SPETTACOLI
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«Sabatino era un uomo come
tanti altri, ma la sua storia ha molto da raccontare». Lo spettacolo
che verrà presentato questa sera al
Meeting - che prende il nome del
suo protagonista, Sabatino - ha lo
scopo di raccontare questa storia
semplice ma essenziale, come ci
spiega il regista Emanuele Fant:
«Di Sabatino non sappiamo molto:
era un fattorino, lavorava molto ed
era emigrato dal sud Italia a Milano per cercare un’occupazione». A
Milano incontra fratel Ettore Boschini, camilliano che si dedica
dal ’79 fino al giorno della sua
morte ai poveri, al quale si lega
subito in una sincera amicizia.
Fratel Ettore inizia la sua opera
recuperando i senzatetto che sostano sotto i ponti della stazione Centrale di Milano, poi si dedica alla
costruzione di alcune case di accoglienza che potessero diventare un
luogo dove custodire chi non aveva nulla. Quest’opera di enorme
solidarietà diventa una testimonianza per molti e, anche dopo la
morte di fratel Ettore, continua a
costruire.
Una volta che Sabatino incontra
questo grande testimone di fede, inizia a seguirlo e diventa uno dei
suoi primi aiutanti. «Questa storia
- ci spiega il regista - ha qualcosa
da dire perché l’identità di Sabatino si costruisce man mano che incontra le persone intorno a sé, e in
questo l’incontro con fratel Ettore
è stato decisivo». Da qui la decisione di farlo conoscere al Meeting, e non solo. E di portare in
scena questa storia, così chiara ed
27 agosto
Comincerà stasera alle 20 in B7
lo spettacolo “Sabatino”
I senzatetto portano
in scena Sabatino
Alle 20 lo spettacolo sulla vita umile del primo amico di fratel Ettore
Era emigrato dal sud e faceva il fattorino. «Una vita per i poveri»
essenziale. Sabatino, infatti, è
morto di polmonite all’età di 35
anni, dopo aver scaricato sotto una
pioggia scrosciante un furgone di
vestiti destinati ai senzatetto.
La scenografia è semplice ma di
grande impatto emotivo. Sabatino
è impersonificato da un manichino
artigianale, mentre la figura di fratel Ettore è imponente. Ma lo spettacolo più grande che si ammira
sul palco è quello degli otto exsenzatetto ospiti della comunità
che recitano come fossero attori
professionisti. Emanuele Fant
spiega: «Il teatro fa bene a me e ai
ragazzi che ospitiamo nei nostri
centri: non si tratta di teatroterapia
o di chissà quale opera “di guarigione”, è teatro puro. Spesso mi
commuovo quando mi dicono che,
recitando e sentendosi apprezzati
dal pubblico dopo il loro duro lavoro di preparazione, tutto ciò li fa
stare bene». E li fa sentire voluti
bene.
L’intuizione di portare in scena
queste storie, e di proporre agli ex
senzatetto ospitati nelle case accoglienza di diventare dei veri e propri attori, viene da suor Teresa, una delle prime aiutanti di fratel Ettore che durante la sua giovinezza
si era dedicata al mondo della recitazione.
Non è la prima volta che questa
opera incontra il Meeting. «Lo
stesso fratel Ettore era molto legato a questo evento e nel 2010 abbiamo presentato uno spettacolo
dedicato proprio a lui». Quest’anno, poi, il tema del Meeting è sentito particolarmente vicino sia dal
regista che dai suoi ragazzi: «Tra
questi padiglioni si possono incontrare volti e storie di persone che
vivono la povertà nel mondo intero. Sotto tutti i punti di vista. Noi
siamo qui semplicemente perché
l’opera della comunità di fratel Ettore ha come cuore Gesù». E
quando il cuore è lo stesso non si
può fare altro che condividerlo, aprirlo sempre di più, facendo spazio a quanto di buono si può scoprire.
L’“Opera Fratel Ettore” sente
poi una vocazione particolare:
quella di portare il proprio spettacolo (e, quindi, la propria storia) a
tutti, nelle piazze. Emanuele ci
spiega: «Abbiamo fatto nostro
l’invito di papa Francesco di andare nelle periferie dell’uomo e dell’esistenza, e stiamo lavorando per
portare questo spettacolo in luoghi
aperti a tutti, fuori Milano».
Lo spettacolo si terrà alle 20
presso l’International Arena Frecciarossa 1000 B7 al prezzo di 10
euro (prezzo ridotto: 8 euro) e sarà
introdotto dall’open act “Canta per
il mondo”, un viaggio intorno alla
terra per incontrare le diverse culture attraverso il canto.
Giovanni Ferrari
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