Elementi di anatomia, fisiologia e tecniche di primo

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Dispensa
Elementi di anatomia,
fisiologia e tecniche di primo
soccorso ed igiene
Ente: Artha
Corso: “Operatore/trice socio-assistenziale”
Docente: Trapani Narcisa
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El. di Anatomia e fisiologia
L'Anatomia è la scienza che studia il corpo umano utilizzando dei “riscontri reali”
attraverso lo studio della struttura di ogni parte dell'organismo. L’Anatomia si divide in:
Microscopica (non visibile ad occhio nudo) e Macroscopica ovvero ciò che è visibile ad
occhio
nudo.
Fisiologia: è la scienza che studia i meccanismi che permettono e regolano la vita (es. la
funzione di un organo).
Il corpo umano è costituito da: atomi, molecole, cellule, tessuti, organi, apparati e sistemi
La cellula: L'unità costitutiva fondamentale di tutti gli esseri viventi è la cellula, la cui
struttura biologica è comune, nelle sue componenti essenziali, a tutti gli organismi animali e
vegetali.
La conoscenza della struttura di una cellula è importante per la comprensione dei fenomeni
chimici
e
fisici
di
un
corpo.
La cellula è costituita da un insieme di organi e strutture, delimitate da una membrana
permeabile esterna (Membrana Plasmatica), con delle capacità di filtrazione altamente
selettive; ha dimensioni microscopiche e una forma variabile, in relazione alle altre cellule
adiacenti e, più che altro, alle funzioni a cui è destinata; generalmente ogni tessuto è formato
da cellule di forma caratteristica.
All'interno della membrana plasmatica, immersi in una sostanza gelatinosa proteica
(citoplasma) vi sono un insieme di organelli, separati da appositi sistemi di membrane,
ognuno con un compito ben definito che sono importanti per la vita della cellula e per la sua
riproduzione.
I mitocondri sono gli organelli più evidenti, nel loro interno avvengono i processi respiratori
ed energetici; il reticolo endoplasmatico liscio ha il compito di assemblare i lipidi, quello
rugoso invece assembla le proteine; nell'apparato di Golgi avviene la trasformazione delle
proteine e la loro preparazione per essere secrete nell'ambiente esterno.
Il nucleo, separato dal citoplasma da una membrana nucleare, rappresenta il patrimonio
genetico della cellula in quanto contiene il DNA (Acido Desossiribonucleico).
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La durata della vita delle cellule è varia ed in alcuni casi ha la stessa durata della vita
dell'organismo, come, ad esempio, le cellule nervose; in altri casi le cellule vanno incontro a
rapida distruzione (i globuli rossi del sangue e le cellule dei tessuti di rivestimento= cellule
epiteliali). La riproduzione cellulare avviene in seguito ad un fenomeno che prende il nome
di mitosi.
I Tessuti
Un insieme di cellule altamente organizzato forma un Tessuto; gli elementi cellulari che
compongono un determinato tessuto sono simili tra loro sia per la forma che per la struttura
ed hanno il compito di espletare la stessa funzione.
I tessuti possono essere classificati in 4 grandi gruppi:
1. Tessuti Epiteliali o di Rivestimento;
2. Tessuti Muscolari;
3. Tessuti Connettivi;
4. Tessuti Nervosi.
La cute e le mucose che tappezzano le cavità interne fanno parte dei tessuti epiteliali, così
come le ghiandole che sono composte da cellule epiteliali con capacità secretive.
I tessuti muscolari sono i componenti fondamentali della muscolatura, che può essere, in
funzione delle fibre componenti e della specifica funzione, liscia, striata e miocardica. La
caratteristica delle cellule muscolari sono le Miofibrille, formazioni che riescono a
trasformare l'energia chimica in energia cinetica generando movimento.
I tessuti Connettivi sono tessuti di riempimento e di sostegno, ne fanno parte il T. Osseo, il
T. Cartilagineo, la parte fibrosa dei vasi sanguigni ed il Sangue.
La caratteristica di questi tessuti è la presenza di una sostanza intercellulare (matrice) che
può essere più o meno fluida e che ha la proprietà di conferire maggior resistenza al tessuto;
ad esempio nel tessuto osseo la matrice è rappresentata dai sali di Calcio, che conferiscono
durezza e resistenza alle ossa; nel sangue la matrice è il Plasma, la cui fluidità conferisce le
capacità di scorrimento e di trasporto tipiche del Sangue.
Il Tessuto Nervoso è un tessuto composto da cellule ad alta differenziazione con
caratteristiche talmente particolari che ne fanno il tessuto nobile del corpo umano, in quanto
dai suoi "terminali" partono tutte le informazioni che ci consentono di vivere e che
connettono tra loro tutto l'insieme delle funzioni di un organismo.
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Organi e apparati
Tanto il termine apparato quanto il termine sistema indicano complessi di organi che
partecipano allo svolgimento di una determinata funzione.
Un insieme di più tessuti ordinati danno origine ad un Organo, struttura più complessa con
caratteristiche anatomiche ben definite e funzioni altamente specializzate.
Ad esempio una ghiandola presenta una componente di tessuto epiteliale (parte secernente)
compresa in una trama di tessuto connettivo attraversati entrambi da vasi nutritizi.
Più organi destinati alla medesima funzione formano un apparato ( ad esempio: l'insieme di
vene, arterie e cuore che formano l'apparato Cardiocircolatorio).
Apparato tegumentario
È costituito dal tegumento, o cute, o pelle: una "membrana" che ricopre tutto il corpo. Si
può considerare la pelle come un solo organo che ospita al proprio interno una serie di
formazioni anatomiche diverse:ghiandole, terminazioni nervose, vasi, formazioni pilifere.
La funzione della pelle è quella di delimitare l'organismo e di consentire una certa
individuazione dell'ambiente, svolgendo funzioni di protezione meccanica dagli agenti
esterni, di controllo della temperatura e degli scambi idrici; inoltre le formazioni anatomiche
a cui dà ospitalità svolgono un ruolo fondamentale nella raccolta di informazioni che
vengono dall'esterno e che devono essere elaborate nel cervello. Quindi l'apparato
tegumentario è importante sia per la vita di relazione, sia per quella vegetativa.
L'apparato tegumentario è il mantello esterno dell'organismo e ne determina le forme
esteriori adagiandosi su tutta la superficie corporea. La pelle si continua negli orifizi naturali
con le mucose, rivestimento delle cavità viscerali, e risulta più o meno saldamente ancorata
con gli strati più profondi. Essa è suddivisibile in due porzioni: una epiteliale di
rivestimento più esterno, e una connettivale più profonda, spesso ricca di tessuto adiposo, il
quale può fungere da accumulo di sostanze nutritizie, utilizzabili in caso di necessità, oltre a
collaborare
alle
altre
funzioni
dell'apparato
tegumentario.
Cute
Detta anche pelle, la cute si svolge per una superficie superiore a 150 cm2 e si compone di
tre strati principali: epidermide, derma, ipoderma o tessuto sottocutaneo.
Epidermide
È formata da più strati cellulari che crescono continuamente a partire da quello più interno,
germinativo, verso l'esterno, per poi sfaldarsi e cadere per desquamazione. All'interno dello
strato basale si trovano cellule pigmentate, i melanociti, responsabili del colore della pelle e
della
sua
risposta
agli
stimoli
provenienti
dalla
luce
solare.
Priva di vasi, l'epidermide viene nutrita dal derma, con il quale prende contatto tramite
invaginazioni dello strato basale che ospitano le papille dermiche, estroflessioni del derma
da
cui
filtrano
i
liquidi
organici.
Derma
È uno strato di tessuto connettivo che comprende fibre collagene ed elastiche, molto
vascolarizzato e fornito di una buona rete linfatica e di molte terminazioni nervose. Esso
ospita anche ghiandole sudoripare, ghiandole sebacee, bulbi piliferi.
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Le ghiandole sudoripare si trovano nello strato più profondo del derma e producono una
secrezione, il sudore, il quale giunge all'esterno seguendo un dotto escretore che sbocca in
genere direttamente alla superficie dell'epidermide.
Le ghiandole sebacee sono poste più in superficie rispetto alle sudoripare e secernono
il sebo, che raggiunge l'esterno seguendo il tragitto del follicolo del pelo. Unito al sudore e
alle cellule epidermiche desquamate, il sebo forma una pellicola idrolipidica con funzioni
difensive e di mantenimento dell'epidermide, e quindi dell'organismo. Le ghiandole sebacee
sono assenti nelle zone particolarmente cheratinizzate come il palmo delle mani e la pianta
dei piedi.
I peli sono annessi cutanei presenti su tutta la cute a eccezione del palmo delle mani e della
pianta dei piedi. Originano dai bulbi piliferi, costituiti da cellule epidermiche che crescendo
si differenziano e si organizzano a formare una struttura cilindrica a lamelle cornee più o
meno concentriche: il pelo. Stessa struttura di base hanno i capelli, peli presenti in folto
numero nel cuoio capelluto. Il numero di peli varia a seconda delle zone corporee, e la loro
distribuzione è influenzata dal sesso, oltre che da caratteristiche proprie delle varie
popolazioni e individuali. Ogni pelo consta di un bulbo da cui trae origine, di una radice
ancora affondata nel derma e di uno stelo che sporge sulla cute. Sulla radice del pelo è
inserito un piccolo fascetto muscolare, detto muscolo piloerettore, che contraendosi ne
provoca
il
raddrizzamento
(fenomeno
dell'orripilazione).
Le unghie costituiscono un altro tipo di struttura derivata per differenziazione dalle cellule
epidermiche (cheratinizzazione). Comprendono una radice, affondata nel tessuto circostante,
che giunge all'esterno mediante una zona biancastra (lunula) e che si continua nel corpo
dell'unghia, il quale per trasparenza assume un colorito roseo, come i tessuti che ricopre. La
porzione più esterna dell'unghia è detta estremità libera. L'unghia cresce a partire da una
lamina di cellule detta matrice.
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Apparato scheletrico
È l'apparato più voluminoso del corpo umano, di cui rappresenta l'80% circa del peso. Si
compone di ossa,articolazioni (o giunti articolari).
La variabilità individuale della morfologia esteriore, dovuta a fattori genetici, costituzionali,
ambientali, sessuali, trova riscontro anche nelle differenze di forma e dimensioni degli
elementi
che
compongono
l'apparato
locomotore.
Le ossa, organi statici, sono unite tra loro mediante articolazioni. Ossa e articolazioni
insieme formano lo scheletro che svolge attività di sostegno del corpo, costituendone
l'impalcatura generale. In misura diversa, secondo le loro caratteristiche, le articolazioni
conferiscono una certa libertà di movimento reciproco alle ossa che collegano. I muscoli,
organi dinamici, sfruttano queste possibilità di movimento. Infatti essi si inseriscono
opportunamente in diversi punti delle ossa e contraendosi, cioè accorciandosi, esercitano
trazioni sulle leve ossee, ottenendo come risultato funzionale il movimento dei diversi
segmenti corporei, l'uno rispetto all'altro, o dell'intero organismo, nell'ambiente esterno,
come
pure
il
mantenimento
di
posizioni
statiche.
Nell'apparato locomotore si distinguono tre sottoapparati corrispondenti a tre distretti
corporei: testa,tronco, arti.
La testa comprende le ossa della scatola cranica, che racchiudono da ogni lato l'encefalo, e
l'osso mandibolare, nella parte anteriore corrispondente alla faccia. I muscoli servono a
regolare le aperture naturali e la mimica facciale. I movimenti della testa rispetto al tronco
sono attuati da muscoli provenienti dal tronco e non da quelli intrinseci del capo.
Il tronco è stutturato attorno alla colonna vertebrale(o rachide) formata dalle vertebre. Sulle
vertebre si stratificano per lopiù dorsalmente i muscoli. La colonna vertebrale è solidale con
le ossa del bacino a livello sacrale; sostiene la testa, dà attacco ai dispositivi osteoarticolari o
muscolari delle spalle, del torace e dell'addome; verso il basso dà inserzione al bacino, su
cui si inseriscono gli arti inferiori; svolge funzioni determinanti per la stazione eretta e
partecipa con gli altri sottoapparati ai movimenti del tronco e degli arti.
Gli arti superiori costituiscono il sottoapparato della prensione formato dalle spalle,
dalle braccia e dagliavambracci, dalle mani; tutti i suoi settori si strutturano su una
porzione scheletrica centrale rivestita di muscoli, raccolti in gruppi con funzioni opposte:
flessorie ed estensorie, pronatorie e supinatorie, abduttorie e adduttorie, e così via.
Gli arti inferiori costituiscono il sottoapparato della deambulazione, che consente gli
spostamenti del corpo nell'ambiente esterno, ma svolge sia in marcia sia da fermo attività
antigravitarie, coordinate a quelle della colonna vertebrale; è costituito dal bacino,
dalle cosce,
dalle gambe e
dai piedi.
Caratteristiche e funzioni delle ossa
Le ossa sono organi duri, formati prevalentemente da tessuto osseo, che a seconda della
struttura si distingue in compatto e spugnoso. Hanno colore variabile con l'età
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dell'individuo (biancastro nell'infanzia, avorio nell'età adulta, giallastro nella vecchiaia),
consistenza diversa in rapporto alla quantità di tessuto osseo presente. Essendo molto
elastiche, le ossa sono in grado di resistere a sollecitazioni meccaniche di notevole entità e
di svolgere quindi una funzione protettiva nei confronti di organi più delicati, come cuore e
polmoni ospitati nella gabbia toracica, cervello e midollo spinale alloggiati nella scatola
cranica e nel canale vertebrale. Se però le sollecitazioni meccaniche sono d'intensità tale da
superare le capacità di resistenza alle deformazioni dell'osso, questo può subire una frattura.
Le ossa presentano alcune caratteristiche costanti che consentono, in presenza di pochi o
anche di un solo elemento osseo, di stabilire se si tratti di un reperto umano, e in tal caso di
ipotizzare
certi
caratteri
esteriori
dell'individuo
a
cui
apparteneva.
A seconda della forma si distinguono ossa lunghe, corte, piatte. Le ossa lunghe possono
essere scomposte in una parte tubulare (diafisi) e altre due terminali (epifisi ossee) e sono
caratterizzate dalla lunghezza prevalente su spessore e larghezza. Le ossa corte, costituite
perlopiù da sostanza spugnosa ricoperta da un sottile strato di sostanza compatta, hanno
lunghezza, larghezza e spessore equivalenti. Nelle ossa piatte lunghezza e larghezza
prevalgono sullo spessore; nel caso delle ossa craniche la sostanza spugnosa è detta diploe.
Le ossa sono costituite da tessuto osseo, ma anche da materiale connettivo:
il periostio che le ricopre all'esterno e l'endostio che ne tappezza le cavità interne; da parti
cartilaginee che ne rivestono le superfici articolari, e nell'età pre-puberale anche dalla
cartilagine di accrescimento. Esse inoltre ospitano al loro interno il midollo osseo, tessuto
con attività emopoietica (in cui cioè si formano gli elementi corpuscolati del sangue: globuli
rossi, globuli bianchi, piastrine). Nel loro insieme le ossa fungono da deposito di sali
minerali, in particolare di sali di calcio, ione che riveste un ruolo importante nelle attività
cellulari, nei processi della contrazione muscolare e della coagulazione del sangue.
Caratteristiche e funzioni delle articolazioni
Le articolazioni concorrono con le ossa a formare l'apparato dello scheletro, in cui
assolvono a due funzioni: rendere le ossa solidali, consentire il movimento reciproco delle
ossa contigue e quindi di segmenti scheletrici tra loro. Tenuto conto del fatto che ogni
elemento osseo ha più punti articolari, le articolazioni sono più numerose dei segmenti
ossei. I tipi di articolazione presenti nel corpo umano sono circa una trentina.
A seconda delle parti scheletriche coinvolte, le articolazioni devono far fronte a esigenze
contrastanti: una statica, l'altra dinamica. Ciò avviene mediante due categorie
fondamentali di articolazioni, le sinartrosi e lediartrosi. Un tipo particolare di articolazione
è
poi
quello
delle
anfiartrosi
intervertebrali.
Nelle sinartrosi, tra le ossa messe in relazione è interposto un altro tessuto con funzione
meccanica, cosicché le sinartrosi sono definite articolazioni per continuità. Sul contorno del
punto articolare possono esistere dispositivi connettivali detti legamenti periarticolari. Sono
sinartrosi le suture, in cui le ossa entrano in contatto per mezzo dei loro margini sottili
(come nel caso delle ossa craniche), tra i quali sta del tessuto connettivo, senza presenza di
legamenti; le sincondrosi, in cui le ossa sono unite da un tratto di cartilagine ialina, come
nel caso della giunzione tra coste e cartilagini costali; le sinfisi, come nel caso di quella
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pubica, un tipo di articolazione solitamente rinforzata da numerosi legamenti. Nelle diartrosi
invece i capi articolari sono in contatto tramite superfici cartilaginee, tra le quali si mantiene
uno spazio o intervallo articolare. In questo spazio talvolta trova posto un disco fibroso, o
menisco, con funzione di "cuscinetto". Nelle diartrosi le ossa sono unite da una sorta di
manicotto che impedisce il distacco dei due segmenti ed è composto da una capsula
articolare e da legamenti articolari.Tra superficie articolare e faccia interna del manicotto si
crea una cavità articolare, rivestita di una membrana, detta sinoviale, contenente un liquido
detto sinovia, che ha il compito di facilitare lo scorrimento delle superfici cartilaginee.
Le diartrosi sono dette articolazioni per contiguità e comprendono: le artrodie,
le enartrosi, lecondiloartrosi, i ginglimi (articolazioni come il ginocchio e il gomito),
nonché articolazioni complesse derivanti dall'insieme di più tipi di diartrosi tra ossa, che
restano però unite da un'unica capsula, con una sola cavità sinoviale.
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Sistema muscolare
Il sistema muscolare è l'insieme di organi che permette, attraverso la contrazione
muscolare, il movimento del soggetto e lo scorrimento di sostanze organiche interne come
sangue e cibo. La contrazione avviene nel momento in cui le fibre di cui è costituito il
muscolo, in seguito ad uno stimolo nervoso, scorrono gli uni sugli altri generando una forza
che attraverso iltendine si trasmette alla leva ossea, permettendo così il movimento del
corpo o di una sua parte.
Il sistema muscolare è costituito da due tipologie principali di muscoli:
I muscoli volontari formati da tessuto muscolarestriato e che permettono il movimento del
soggetto. Sono legati alle ossa tramite tendini e vengono spesso indicati anche come
muscoli scheletrici.
I muscoli involontari o lisci, che sono invece di natura liscia. Vengono detti anche muscoli
viscerali perché si trovano a ricoprire gran parte delle pareti degli organi interni, come nel
tratto digestivo, nella vescica, nei dotti, nelle arterie, nellevene, ecc.
Fa eccezione il muscolo cardiaco (detto anche miocardio), anch'esso striato ma involontario:
è infatti innervato dal sistema nervoso autonomo.
Insieme al sistema scheletrico forma l'apparato locomotore, di cui è la parte attiva. Dal
punto di vista della funzione motoria è possibile distinguere muscoli deputati alla statica, in
particolare i muscoli della parte posteriore del corpo, e deputati alla dinamica, rappresentati
grosso modo dai muscoli della parte anteriore.
Il sistema muscolare svolge le seguenti funzioni:
-locomozione: muove le parti dello scheletro;
-attività motoria degli organi interni: i muscoli lisci si contraggono collaborando con gli altri
sistemi;
-mimica: i muscoli facciali permettono di esprimere sensazioni e sentimenti;
-protezione: i muscoli, come quelli della parete addominale, proteggono gli organi interni.
Il tessuto muscolare è composto da una pluralità di fibre raggruppate in fasci. Le fibre
muscolari possiedono delle strutture chiamate miofibrille, che si trovano in parallelo lungo
l'asse maggiore della cellula e occupano quasi l'intera massa cellulare. Le miofibrille delle
fibre muscolari lisce sono apparentemente omogenee, ma posseggono bande scure e chiare
alternate, a causa della distribuzione dei componenti principali delle miofibrille, le
proteine actina e miosina.
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Apparato digerente
L'apparato digerente provvede alla digestione e all'assimilazione di cibi e bevande, assolve
cioè a funzioni nutritive. Il nome sottolinea l'importanza della digestione dei nutrienti,
quell'insieme di processi che consentono la scomposizione degli alimenti introdotti in
sostanze veicolabili dal sangue e utilizzabili dalle cellule nei diversi tessuti.
La porzione principale di questo apparato è l'intestino, che si presenta come un lungo
tubo, il quale va dalla rima labiale, punto in cui si introducono in condizioni normali i cibi,
all'orifizio dell'ano, punto in cui vengono eliminate le scorie non utilizzabili.
All'intestino, che ospita nella sua parete diverse popolazioni di ghiandole esocrine, vanno
aggiunti organi ghiandolari che in esso immettono le loro secrezioni; si tratta
delle ghiandole salivari, del fegato e del pancreas.
Cavità orale
La cavità orale è delimitata dalle arcate dentarie; dal palato che la separa dalle fosse
nasali; dal pavimento della bocca, costituito da un solo muscolo, il miloioideo; ospita un
organo muscoloso, la lingua, importante per il senso del gusto, che si inserisce sull'osso
ioide. Tutta la cavità orale è rivestita di mucosa. Un ruolo importante è svolto dai denti. Le
pareti della cavità orale, costituite dalle guance, contraendosi favoriscono la progressione
del bolo verso la faringe. La cavità è mantenuta umida da cellule che producono muco e
dalle ghiandole salivari che producono la saliva. Nella saliva sono contenuti enzimi
digestivi come la ptialina, importante per l'azione che esercita sugli amidi; e inoltre il
lisozima,
un
enzima
ad
attività
antibatterica.
Le parotidi, che sono le ghiandole salivari più grandi, si trovano dietro i rami montanti
della mandibola. Il loro dotto escretore, detto di Stenone, attraversa il muscolo buccinatore e
sbocca nei pressi del secondo molare superiore. La secrezione delle parotidi è di tipo
sieroso.
Le sottomandibolari si trovano sotto la lingua nello spessore del pavimento orale; sotto la
lingua si apre pure il loro dotto escretore, detto di Warthon, in prossimità degli sbocchi delle
ghiandole
sottolinguali.
La
secrezione
è
di
tipo
misto.
Le sottolinguali sono le ghiandole salivari più piccole e si trovano nel pavimento della
bocca, al di sotto della parte libera della lingua; i loro dotti escretori sboccano vicino a
quelli
delle
sottomandibolari;
la
secrezione
è
prevalentemente
mucosa.
Faringe
È un organo in comune tra apparato digerente e apparato respiratorio, e possiede pareti
muscolari che facilitano la progressione del bolo alimentare. Se si eccettua la zona di
contatto con le cavità nasali, è rivestita di mucosa simile a quella orale.
Esofago
È la continuazione del canale digerente, dopo la faringe. È un organo tubolare che percorre
il mediastino, dietro la trachea e davanti all'aorta, e che, dopo aver attraversato il diaframma
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(hiatus esofageo), sbocca nello stomaco. Ha una parete costituita da tre strati:
due muscolari e uno sottomucoso; è rivestito di mucosa, che si solleva in pliche che
vengono poi distese dal passaggio del cibo.
Stomaco
È il primo tratto di intestino addominale, che il cardias separa dall'esofago. Ha una tipica
forma a bisaccia, con una grossa curvatura convessa a sinistra, e una piccola curvatura
concava a destra.
Consta di un fondo, o recesso, che risale oltre il livello del cardias; di un corpo, ossia di una
vasta porzione centrale; e infine della regione dell'antro, cui segue lo sfintere del piloro,
che lo separa dal duodeno.
La mucosa gastrica si presenta sollevata in pliche per le contrazioni della tonaca
muscolare. Altrimenti risulta distesa e rende visibili delle aree, dette fossette gastriche, sul
cui fondo si trovano molte ghiandole.
Duodeno
Dopo lo stomaco, l'apparato digerente riprende la forma di tubo. Il duodeno si trova dietro
il peritoneo, è disposto a C e forma un'ansa in cui si adagia la testa del pancreas. La sua
mucosa di rivestimento mostra un carattere nuovo: è provvista di sottilissime sporgenze,
dette villi intestinali. Importantissimi per l'assorbimento dei principi alimentari, i villi sono
comuni a tutto l'intestino tenue. La parete consta di una mucosa, di una tonaca muscolare
comprendente due strati, e di una tonaca sierosa solo sulla parete anteriore.
Intestino tenue
L'intestino tenue è detto anche intestino mesenterico, perché avvolto dal peritoneo e
collegato alla parete posteriore dell'addome da una plicatura sierosa della stessa, il
mesentere. Comprende due tratti: il digiuno e l'ileo.
I villi intestinali sono estroflessioni della mucosa. La loro presenza moltiplica la superficie
di contatto con il materiale contenuto nel canale digerente e disponibile per l'assorbimento
dei nutrienti. Ogni villo ha un asse costituito da vasi sanguigni e linfatici, fondamentali per
la funzione di assorbimento.
Intestino crasso
Il primo tratto di intestino crasso è costituito dal colon, suddiviso in quattro regioni: colon
ascendente, colon trasverso, colon discendente e sigma (o colon sigmoideo); dove il tenue
finisce, inserendosi ad angolo retto nel tratto iniziale del colon ascendente, troviamo la
valvola ileocecale, che serve a impedire il reflusso del contenuto del colon nell'intestino
tenue. L'inizio del colon è detto intestino cieco, e da esso prende origine l'appendice
vermiforme (o appendice cecale), che possiamo considerare un diverticolo cavo
comunicante col lume del cieco, ricca di tessuto linfoide. La superficie esterna del colon
mostra tre formazioni a nastro, composte di cellule muscolari lisce, dette tenie coliche. Esse
delimitano aree denominate austre. Sulla superficie interna si trovano, in corrispondenza
delle tenie, le pliche mucose, dette pieghe semilunari, e in corrispondenza delle austre si
trovano le tasche; mancano i villi poiché l'assorbimento avviene solo nell'intestino tenue.
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Intestino retto
È l'ultimo tratto del canale digerente e verso la fine presenta un insieme di fibre muscolari
lisce che formano lo sfintere interno o involontario, mentre sull'orifizio cutaneo esterno,
l'ano, vi sono fibre muscolari striate che costituiscono lo sfintere esterno volontario.
Fegato
Situato nell'ipocondrio destro, il fegato è la ghiandola più grande dell'intero organismo, e
può essere considerato il laboratorio principale del metabolismo corporeo. È avvolto quasi
interamente dal peritoneo e rivestito da una membrana fibrosa (capsula di Glisson); risulta
suddiviso in lobuli al cui centro si trova una vena, detta appunto centrolobulare, che
confluendo in vasi via via di maggior diametro viene a formare le vene sovraepatiche. A
partire dalla vena centrolobulare si dispongono a raggiera i cordoni di cellule epatiche.
Le cellule epatiche o epatociti formano con le loro pareti delle semidocce che, accostate a
quelle di altri epatociti, danno origine a canali detti capillari biliari, perché in essi si riversa
la bile prodotta dagli epatociti. Più capillari biliari confluiscono in dotti biliari, fino a
formare, per successive confluenze, due dotti distinti che si uniscono poi nel dotto epatico.
In questo si innesta il dotto cistico, che proviene dalla cistifellea o colecisti. Dopo di che i
secreti provenienti dal dotto epatico e dalla colecisti vengono convogliati al duodeno
dal coledoco, che sbocca alla papilla di Vater. La colecisti è una sacchetta che funge da
serbatoio e concentra la bile prodotta costantemente dagli epatociti.
Il fegato è diviso in un lobo destro e in un lobo sinistro dal solco anteroposteriore visibile
sulla faccia superiore dell'organo. La faccia inferiore invece presenta due solchi paralleli
(fosse sagittali) riuniti da un terzo solco, detto solco trasverso; nell'insieme si viene a
disegnare una sorta di H che delimita altri due lobi epatici: il lobo quadrato e il lobo
caudato. Al solco trasverso corrisponde l'ilo del fegato, che costituisce il punto d'ingresso
della vena porta e dell'arteria epatica e di uscita dei dotti biliari.
Pancreas
È l'altra grossa ghiandola extraintestinale,
che fa parte dell'apparato digerente almeno
per la sua componente esocrina: secerne
infatti molti enzimi digestivi.
Peritoneo
È la membrana sierosa composta da
mesotelio che avvolge quasi tutto il canale
digerente e tappezza la cavità addominale.
Il peritoneo riflettendosi
sugli
organi
addominali forma i mesi, ossia le pliche in cui
decorrono i vasi e i nervi a quelli destinati.
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Apparato respiratorio
L'apparato respiratorio è una struttura anatomica atta alla respirazione, costituita dalle vie
aeree, dai polmoni e da eventuali annessi come i sacchi aeriferi; permette gli scambi gassosi
di ossigeno ed anidride carbonica attraverso l'emoglobina negli eritrociti del sangue secondo
un processo chiamatoematosi. L'apparato respiratorio è costituito funzionalmente da
differenti parti anatomiche che sono:
-gli organi cavi da dove passano aria e gas, i quali vengono convogliati all'interno o
all'esterno dei polmoni rispettivamente durante i processi di inspirazione ed espirazione;
-i polmoni, in cui avviene lo scambio di gas con il sangue, a livello degli alveoli per gli
organismi che ne sono dotati, come i mammiferi.
Ad essi vanno ad aggiungersi eventuali organi ausiliari, tra cui:
-la gabbia toracica, costituita da costole, vertebre toraciche e sterno, che fornisce il supporto
strutturale;
-il diaframma e i muscoli intercostali, che permettono l'allargamento della gabbia toracica e
quindi l'espansione polmonare.
Dal punto di vista della struttura l'apparato
respiratorio è costituito da:
-naso esterno (fosse nasali e cavità nasali);
-faringe;
-laringe;
-trachea;
-bronchi e bronchioli;
-polmoni costituiti da alveoli polmonari;
-pleura (costituito da pleura interna ed
esterna, al cui interno è presente il liquido
pleurico).
Vie aeree
Le vie aeree sono formate da organi cavi in cui
le sostanze gassose,vengono trasportate da o
verso i polmoni. Devono essere mantenuti
costantemente liberi, motivo per cui sono sostenute esternamente da una struttura ossea o
cartilaginea e muscolare. Pur essendo in continuità tra di loro, vengono suddivise in vie
aeree superiori ed inferiori, in base ad aspetti organogenetici e clinici.
Le vie aeree superiori sono costituite da:
-naso esterno e cavità orale;
-fosse nasali e seni paranasali;
-faringe.
-Laringe, tessuto cartilagineo
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Si trovano nel primo tratto dell'apparato respiratorio e sono parzialmente in comune con
l'apparato digerente. Tra le funzioni accessorie delle vie aeree superiori vi sono
l'umidificazione ed il riscaldamento dell'aria, oltre alla cattura del pulviscolo per mezzo del
muco, espulso verso l'alto tramite le ciglia dell'epitelio.
Gli organi delle vie aeree superiori derivano dai quattro archi faringei, che compaiono circa
alla quinta settimana di sviluppo embrionale.
Le vie aeree inferiori sono costituite da:
-trachea, tessuto cartilagineo;
bronchi, anelli di tessuto cartilagineo sulla parte anteriore, mentre nella parte posteriore
tessuto connettivo.
Polmoni
Il polmone è l'organo essenziale per la respirazione dei vertebrati. La sua principale
funzione è di trasportare l'ossigeno dall'atmosfera al sangue, di espellere l'anidride carbonica
dal sangue e di inviarla nell'atmosfera. I polmoni hanno vita autonoma, possono funzionare
indipendenti uno dall'altro, sia per il nutrimento che per la vascolarizzazione. Sono rivestiti
da una membrana chiamata pleura viscerale, che a sua volta si continua in una pleura
parietale che riveste la cavità toracica. Il sottile spazio tra le due membrane, spazio pleurico,
è ripieno di un liquido che riduce l'attrito tra polmone e parete toracica e aiuta a creare una
pressione negativa tra le due membrane, impedendo il collasso dei polmoni e la chiusura
delle vie aeree inferiori.
All'interno troviamo i bronchi che nascono dalla trachea, e si ramificano diventando sempre
più piccoli, sino a diventare bronchioli terminali, e servono per far passare l'ossigeno negli
alveoli, questo a livello capillare venoso, passeranno ai capillari arteriosi esterni,
cambiandolo con l'anidride carbonica che hanno trasportato da tutto l'organismo. Questo
scambio di gas è compiuto in un mosaico di cellule specializzate che formano delle piccole
sacche d'aria chiamate alveoli.
Inspirazione ed espirazione
L'atto respiratorio si divide in due fasi: inspirazione ed espirazione. L'inspirazione avviene
grazie alla contrazione dei muscoli intercostali e del diaframma, tale contrazione provoca un
aumento di volume polmonare e una diminuzione della pressione intrapleurica: ne consegue
un'aspirazione dell'aria nei polmoni.L'espirazione solitamente è passiva, determinata dal
rilascio della forza elastica del parenchima polmonare. Il volume toracico diminuisce, i
polmoni vengono compressi e l'aria espulsa.Gli scambi gassosi avvengono a livello
alveolare, ma anche a livello cellulare. A livello alveolare vi è uno scambio dei gas tra aria e
sangue: l'ossigeno passa dall'alveolo al sangue e l'anidride carbonica dal sangue all'alveolo
per diffusione o secondo gradiente di concentrazione (passaggio passivo). Anche a livello
cellulare l'ossigeno passa da sangue a cellula e l'anidride carbonica da cellula a sangue per
diffusione.Entrambi i gas vengono portati in tutto il corpo attraverso il circolo ematico.
L'ossigeno si lega all'atomo di ferro dell'eme dell'emoglobina per essere trasportato ai
tessuti; l'anidride carbonica si lega invece all'acqua presente nel sangue.
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Apparato urinario
L'apparato urinario è l'insieme di organi e di strutture finalizzati all'escrezione dell'urina o
di altri prodotti del catabolismo in alcuni taxa animali, principalmente appartenenti ai
cordati. Appartiene alla più vasta categoria degli apparati escretori animali, differenti per
anatomia e fisiologia da gruppo a gruppo.
La funzione principale dell'apparato è l'eliminazione dei rifiuti metabolici, principalmente
dei composti azotati; i gruppi amminici non riutilizzati dall'organismo per sintetizzare nuovi
composti azotati vengono escreti sotto diverse forme chimiche
Nell'uomo, l'apparato è rappresentato da:
-Reni
-Canali escretori (ureteri)
-Vescica
-Uretra
Il rene provvede principalmente alla produzione dell'urina. Nel corpo umano i reni sono
due e sono posizionati ai lati della colonna vertebrale, tra l'undicesima vertebra toracica e la
seconda- terza lombare. Il rene destro si trova sotto il fegato, il sinistro dietro la milza (le
due aree in cui si trovano sono note come "fosse lombari"). Lunghi circa 12 centimetri, sono
caratterizzati da una forma che ricorda quella di un fagiolo; il loro peso si aggira intorno ai
110-130 grammi ciascuno.
L'uretere è il condotto che consente all'urina di passare dai reni alla vescica urinaria.
Presente in ciascuno dei due reni, è un dotto muscolo-mucoso che può idealmente essere
suddiviso in una porzione addominale e una pelvica.
I due ureteri sono disposti ai lati della colonna vertebrale, verticalmente. Il loro diametro
misura circa un centimetro, mentre la lunghezza è di circa 25-30 centimetri.
Internamente sono rivestiti da una parete mucosa che entra in contatto con l'urina; questa
parete è, a sua volta, ricoperta da una tonaca muscolare che, contraendosi, provoca
l'espulsione dell'urina nella vescica. Ogni uretere presenta nella sua estremità inferiore,
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nell'area di sbocco nella parete della vescica, una valvola che permette all'urina di riversarsi
nella vescica ma che le impedisce il percorso inverso, evitando che rifluisca verso i reni.
L'uretra è il canale che mette in comunicazione la vescica con l'orifizio (meato)
uretrale. È caratterizzata da funzioni e morfologie diverse nei due sessi: se, infatti, nella
donna la sua unica funzionalità è quella di permettere l'espulsione dell'urina al di fuori
dell'organismo, nell'uomo è invece deputata, oltre che al trasporto dell'urina verso
l'esterno del corpo, anche al trasporto dello sperma. Il diametro medio di questo condotto
è di circa 10 millimetri sia nell'uomo sia nella donna; la lunghezza, invece, varia in maniera
significativa nei due sessi.
La vescica urinaria, dalla forma simile a una sfera, raccoglie l'urina prodotta dai reni.
Riceve i due ureteri (ovvero i condotti che trasportano l'urina dai reni alla vescica) ed
espelle l'urina attraverso l'uretra. La vescica urinaria è collocata diversamente nella donna e
nell'uomo: nell'organismo femminile si trova sotto il peritoneo, davanti all'utero, mentre
nell'organismo maschile è collocata al di sopra della prostata e anteriormente al retto.
Il Sistema nervoso
Il sistema nervoso è, per così dire, l'hardware attraverso il quale sperimentiamo noi stessi, in
quanto individui inconfondibili, e per mezzo del quale interagiamo con l'ambiente che ci
circonda. Come un computer, il nostro sistema nervoso analizza dati che provengono da
diversi
luoghi
e
distribuisce
informazioni
a
molte
sedi
remote.
Anche il computer più sofisticato non può vantare l'incredibile complessità di circuiti, di
correlazioni, di centri di elaborazione e di vie di informazione posseduta dal sistema
nervoso umano.
Il sistema nervoso è la sede dell'assunzione, elaborazione e trasmissione delle informazioni
relative a tutto il corpo umano, in altre parole è il sistema di regolazione delle funzioni
corporee. Il sistema nervoso comprende tutto il tessuto nervoso del nostro organismo. Il
tessuto nervoso trasporta informazioni ed istruzioni da una regione del corpo ad un'altra.
Le funzioni del sistema nervoso comprendono:
 fornire sensazioni sull'ambiente interno ed esterno
 integrare le informazioni sensoriali
 coordinare le attività volontarie e involontarie
 regolare e controllare le strutture e gli apparati periferici
Il tessuto nervoso comprende due distinte popolazioni cellulari: le cellule nervose o neuroni
e le cellule di sostegno o neuroglia. Le cellule di sostegno isolano i neuroni e forniscono una
rete di sostegno; sono più numerose dei neuroni e costituiscono circa la metà del volume del
sistema nervoso. I neuroni sono invece i responsabili del trasferimento e dell'elaborazione
delle informazioni nel sistema nervoso.
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I neuroni
Un neurone tipico possiede un corpo cellulare, o soma, molte diramazioni, dendriti
sensoriali e un lungo assone che termina in una o più stazioni sinaptiche.
A livello di ciascuna sinapsi il neurone è in rapporto con altre cellule.
Ogni neurone deve adempiere cinque funzioni fondamentali:
 ricevere informazioni (input) dall'ambiente esterno o interno, oppure da altri
neuroni;
 integrare le informazioni ricevute e produrre un'adeguata risposta in forma di
segnale (output);
 condurre il segnale al suo terminale di uscita;
 trasmettere il segnale ad altre cellule nervose, ghiandole o muscoli;
 coordinare le proprie attività metaboliche , mantenendo l'integrità della cellula.
Ecco ora una spiegazione sulle varie parti costituenti il neurone:
I dendriti
Sono ramificazioni che si estendono dal corpo della cellula nervosa, specializzati nel
rispondere ai segnali provenienti da altri neuroni o dall'ambiente esterno. La loro forma
ramificata offre un'ampia superficie alla ricezione dei segnali. I dendriti dei neuroni
sensoriali sono dotati di speciali adattamenti della membrana che consentono loro di
rispondere a stimoli ambientali specifici come la pressione, gli odori, la luce o il calore. Nei
neuroni del cervello e del midollo spinale, i dendriti rispondono ai neurotrasmettitori
chimici liberati da altri neuroni. Essi sono dotati di recettori proteici di membrana che si
legano a neurotrasmettitori specifici e inviano, come risultato di quel legame, segnali
elettrici.
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Il soma (corpo cellulare)
Assicura le funzioni vitali del neurone e integra i segnali elettrici provenienti dai dendriti.
Viaggiando lungo i dendriti, i segnali confluiscono al corpo cellulare del neurone che,
comportandosi come un centro di integrazione, li "interpreta" e "decide" se produrre un
potenziale d'azione, il segnale elettrico di uscita (output) del neurone.
Trasporta a destinazione i segnali elettrici generati dal corpo cellulare. In un neurone tipico,
l'assone, che è una fibra lunga e sottile, si protende dal corpo cellulare, facendo del neurone
la cellula più lunga del corpo umano. Singoli assoni, per esempio, si estendono dal midollo
spinale alle dita dei piedi, coprendo una distanza superiore a un metro.
Gli assoni costituiscono le linee di distribuzione lungo le quali si propagano i potenziali
d'azione in direzione centrifuga verso le estremità del neurone.
I terminali sinaptici
I terminali sinaptici comunicano con altri neuroni, muscoli e ghiandole. La maggior parte
dei terminali sinaptici contiene una sostanza chimica specifica, detta neurotrasmettitore, che
viene liberata in risposta a un potenziale d'azione che percorre l'assone.
Il sistema nervoso viene diviso anatomicamente in due parti:il sistema nervoso centrale e il
sistema nervoso periferico.
Il sistema nervoso centrale (SNC) è costituito dall'encefalo,
racchiuso nella scatola cranica, e dal midollo spinale, contenuto
invece nel canale vertebrale. Ogni singolo segmento midollare ha
la capacità di controllare autonomamente funzioni motorie
specifiche (riflessi). Il SNC è responsabile dell'integrazione,
analisi e coordinazione dei dati sensoriali e dei comandi motori. E'
anche la sede di funzioni più importanti quali l'intelligenza, la
memoria, l'apprendimento e le emozioni. A differenza del sistema
nervoso periferico, il SNC non è solo in grado di raccogliere e
trasmettere informazioni, ma anche di integrarle .Il sistema
nervoso periferico (SNP) è costituito da tutto il tessuto nervoso al
di fuori del SNC. Il sistema nervoso periferico svolge
essenzialmente la funzione di trasmissione del segnale
attraverso fasci di conduzione . I segnali, afferenti da un'unità
periferica (organo) o in uscita (efferenti) verso un'unità periferica,
decorrono in fibre separate (assoni) che generalmente sono
raggruppate in un fascio di conduzione unitario (nervo). Un nervo
contiene esclusivamente assoni, cellule di Schwann e tessuto
connettivo. I corpi delle cellule nervose sono raggruppati nei
gangli del sistema nervoso periferico e nei nuclei del midollo
spinale e del tronco encefalico.
Il midollo spinale, con l'encefalo, forma il sistema nervoso centrale; ha forma cilindrica,
larghezza media di 8-10 mm e spessore di 5-7 mm. Si estende dal grande forame occipitale
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fino a raggiungere pressappoco il primo corpo vertebrale lombare, non occupando quindi il
canale vertebrale in tutta la sua lunghezza. Il canale vertebrale rappresenta per il midollo
spinale, che è molto delicato, un'ottima protezione dai danni meccanici.
Il midollo spinale è molto più breve della colonna vertebrale, ma è costituito da tanti
segmenti quanti sono i corpi vertebrali. Per tale ragione i nervi spinali e le loro radici, dal
rachide cervicale a quello lombare, decorrono in modo sempre più obliquo verso il basso.Se
si seziona una porzione qualsiasi del SNC, si nota in primo luogo che vi sono territori ben
delimitati in rapporto fra loro, rispettivamente la sostanza grigia e la sostanza bianca. La
sostanza grigia contiene soprattutto i corpi delle cellule nervose, mentre la sostanza bianca è
composta dagli assoni e dai loro rivestimenti. Al centro del midollo spinale si trova un
canale centrale molto sottile che è un residuo embrionale e non di rado è occluso o dilatato
in cisti.
Encefalo
Con un peso di 1,3-1,5 kg, l'encefalo, dopo il fegato,
è l'organo più pesante del corpo. A riposo viene
utilizzata fino al 25% dell'energia metabolica per
rifornire l'encefalo. La parte più antica dell'encefalo
è il midollo allungato o bulbo, la cui struttura ricorda
ancora la suddivisione metamerica del midollo
spinale. Attraverso confini ben definiti, esso passa
nel ponte che presenta connessioni importanti con il
cervelletto. Il cervelletto, dopo il cosiddetto
"cervello" costituito da diencefalo e telencefalo, è la
parte che occupa maggiore spazio all'interno della scatola cranica. Il cervelletto è
appoggiato sul midollo allungato e sul ponte. Il midollo allungato, il ponte e il cervelletto
lavorano in stretta collaborazione e controllano importanti funzioni del movimento .
Il mesencefalo è composto fondamentalmente dal
talamo destro e sinistro, nonché dall'ipotalamo ,
situato al centro. I due talami e l'ipotalamo
delimitano il terzo ventricolo che ha la forma di una
fessura situata sull'asse mediano del corpo.
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Il sistema nervoso periferico
Il sistema nervoso periferico è costituito dai nervi periferici che collegano il cervello e il
midollo spinale al resto del corpo , compresi i muscoli, gli organi di senso e gli organi dei
sistemi digerente, respiratorio, escretore e circolatorio. All'interno dei nervi periferici si
trovano gli assoni dei neuroni sensoriali che trasmettono al sistema nervoso centrale
l'informazione sensoriale proveniente da tutte le parti del corpo. I nervi periferici
contengono anche gli assoni dei neuroni motori (o motoneuroni) che trasmettono i segnali
dal
sistema
nervoso
centrale
agli
organi
e
ai
muscoli.
La porzione motoria del sistema nervoso periferico può essere suddivisa in due parti: il
sistema
nervoso
somatico
e
il
sistema
nervoso
autonomo.
I motoneuroni del sistema nervoso somatico stabiliscono sinapsi con i muscoli scheletrici e
controllano il movimento volontario. I loro corpi cellulari si trovano nella sostanza grigia
del midollo spinale, e i loro assoni raggiungono direttamente i muscoli controllati. I
motoneuroni del sistema nervoso autonomo controllano invece le risposte involontarie.
Essi stabiliscono sinapsi con il cuore, i muscoli lisci e le ghiandole.Il sistema nervoso
autonomo è controllato sia dal midollo allungato sia dall'ipotalamo. Si usa suddividere il
sistema nervoso autonomo in sistema nervoso simpatico e sistema nervoso parasimpatico.
Il sistema nervoso simpatico agisce sugli organi interni in modo da preparare
l'organismo ad affrontare un'attività logorante o dispendiosa da un punto di vista
energetico: il cuore batte più velocemente, il sangue defluisce dal sistema digerente per
poter meglio irrorare i muscoli, le pupille si dilatano per ricevere una maggior quantità di
luce e le vie aree nei polmoni si espandono in previsione di un maggior afflusso di ossigeno.
Il sistema nervoso parasimpatico è invece associato ad attività caratteristiche dei
momenti di ozio. Sotto il suo controllo la muscolatura liscia del sistema digerente entra in
piena attività, il battito cardiaco rallenta e le vie respiratorie si restringono.
Inoltre gli assoni parasimpatici si trovano nei nervi che hanno origine dall'encefalo
(mesencefalo e midollo allungato) e dalla base del midollo spinale. Al contrario gli assoni
simpatici si trovano nei nervi che hanno origine dalle sezioni mediana e inferiore del
midollo spinale. In entrambi i sistemi simpatico e parasimpatico si trovano due neuroni che
trasmettono messaggi in sequenza dal sistema nervoso centrale a ciascun organo bersaglio,
ma
le
sinapsi
che
stabiliscono
sono
localizzate
in
sedi
diverse.
Nel sistema nervoso simpatico la sinapsi è localizzata nei gangli vicini al midollo spinale,
mentre nel sistema nervoso parasimpatico la sinapsi è localizzata nei gangli più piccoli
situati intorno o in prossimità di ciascun organo bersaglio.
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Tecniche di “primo soccorso”
Comportamenti in caso di infortunio o malessere:
non perdere la calma
evitare azioni inconsulte e dannose
allontanare le persone non indispensabili
verificare se sono ancora presenti la cause dell'infortunio (es. corrente elettrica,
sostanze nocive, gas, pavimento scivoloso) e eliminarle o allontanarle
prodigare le prime cure se si è in grado di farlo
esame dell'infortunato:
controllare immediatamente le funzioni vitali
fare un'ispezione accurata del soggetto
valutare la dinamica dell'incidente
rassicurare l'infortunato se è cosciente (soccorso psicologico)
evitare commenti sul suo stato anche se pare incosciente
chiamare il pronto intervento (118) qualora si ritenga necessario, specificando
chiaramente l'indirizzo e le modalità di accesso alla struttura
non lasciare l'infortunato da solo fino a che non verrà affidato a persone competenti
in caso di incidente provocato da contatto con sostanze chimiche, consegnare al
medico l'imballaggio con l'etichetta della sostanza.
Valutazione delle funzioni vitali
E' sempre difficile capire come comportarsi di fronte ad una situazione di emergenza. La
paura di sbagliare, di non ricordarsi cosa fare possono impedire o ritardare i primi soccorsi.
Di seguito alcune regole pratiche che riassumono con ordine le azioni da compiere in caso
ci si trovi a dover gestire una situazione di emergenza in casa, in strada o nel luogo di
lavoro.
1. Valutare la sicurezza: la prima cosa da fare in caso di emergenza è assicurarsi che non ci
siano pericoli per chi deve prestare i primi soccorsi. Bisogna fare attenzione soprattutto ai
pericoli nascosti e a quelli meno evidenti: fughe di gas, perdite di olio o benzina, cavi
elettrici scoperti, oggetti pericolanti o taglienti. Se ci facciamo male mentre cerchiamo di
prestare soccorso, non solo non riusciamo nel nostro intento, ma complichiamo l'azione di
chi verrà dopo di noi che dovrà prestare soccorso a una persona in più.
2. Valutare lo stato di coscienza: una volta che ci siamo assicurati che non ci sono pericoli,
possiamo avvicinarci all'infortunato e fargli qualche semplice domanda. Avremo così modo
di valutare se risponde in maniera appropriata e, allo stesso tempo, di ricavare utili
informazioni
sull'accaduto
e
sulle
sue
condizioni.
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3. Valutare le vie aeree: possiamo ora valutare se le vie aeree sono libere oppure occluse.
Se l'infortunato parla, o anche solo se respira, possiamo dire che le vie aeree sono pervie. In
caso contrario, possiamo cercare di rimuovere gli eventuali corpi estranei che impediscono
un corretto passaggio dell'aria. E' importante ricordare che se una persona incosciente è
abbandonata a se stessa, questa rischia il soffocamento a causa della perdita di tono della
lingua che, rilassandosi, va a ostruire le vie aeree. Per evitare questa situazione, qualora si
debba abbandonare l'infortunato in attesa dei soccorsi, è bene posizionarlo su un fianco
come descritto al punto.
4. Valutare il respiro: è importantissimo riuscire a capire se un infortunato a terra
incosciente respira spontaneamente. Per fare questo, una volta appurato che nessun corpo
estraneo ostacola il passaggio dell'aria, ci posizioniamo alla testa dell'infortunato e
avviciniamo il nostro orecchio alla sua bocca e contiamo quanti atti respiratori compie in 15
secondi. La normale attività respiratoria avviene senza sforzo, senza rumori (fischi o sibili),
in modo regolare e con una frequenza di circa 16-20 atti (cioè inspirazione+espirazione) al
minuto. Quanto più ci allontaniamo da queste condizioni (ad esempio, per la presenza di
rumori o per un evidente affaticamento durante l'atto respiratorio), tanto più dovremo
preoccuparci di riferire questa informazione al 118.
5. Valutare l'attività cardiaca: una volta stabilito che l'infortunato non respira, si procede
alla valutazione dell'attività cardiaca (se respira, l'attività cardiaca è senz'altro presente). Per
fare questo, ci posizioniamo alla testa del soggetto e mettiamo due dita della nostra mano
sopra al pomo d'Adamo. Spostandoci leggermente di lato e premendo leggermente
nell'incavo tra il pomo d'Adamo e il muscolo a lato del collo, sentiamo i battiti cardiaci sotto
forma di pulsazioni dell'arteria; contiamo i battiti che sentiamo in 15 secondi. La normale
attività cardiaca è regolare e ritmica ed ha una frequenza di circa 80-100 battiti al minuto.
Anche in questo caso, quanto più ci allontaniamo da queste condizioni, tanto più dovremo
preoccuparci di riferire queste informazioni al 118.
6. Effettuare una chiamata di soccorso: dopo aver valutato i parametri vitali
dell'infortunato, e dopo aver annotato tutte le informazioni relative alla scena, dobbiamo
effettuare la chiamata di soccorso, per attivare i soccorsi qualificati. Il numero da fare è il
118; è il numero unico per le emergenze ed è gratuito da ogni telefono. Il personale
professionale guiderà la telefonata cercando di ottenere tutte le informazioni necessarie per
attivare i soccorsi più adatti per la situazione. E' importante riferire dove è successo
l'incidente, quante persone sono coinvolte, se l'infortunato è cosciente e se respira, se e dove
ha dolore e se soffre di qualche malattia.
La posizione laterale di sicurezza
Il paziente su un fianco e la testa in estensione, sono le componenti essenziali della
posizione laterale di sicurezza che deve essere raggiunta senza provocare torsioni del capo
sulla colonna vertebrale. Chiunque può praticare questa manovra, che serve esclusivamente
ad evitare il peggioramento delle condizioni dell'infortunato, nell'attesa di essere trasportato
in un luogo idoneo per essere soccorso da personale medico.
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Come fare:
 inginocchiarsi di fianco all'infortunato;
 slacciare cintura, colletto, corsetti, elastici ecc.;
 vuotare la bocca del suo contenuto mobile: protesi dentaria, residui di cibo, sangue,
vomito ecc.;
 preparare uno spessore di stoffa o di indumenti ripiegati e infilarlo con delicatezza
sotto il capo disponendolo in maniera tale che eventuali sostanze defluenti dalla
bocca colino direttamente sul pavimento;
 posizionare il capo in iperestensione spingendo in avanti gli angoli della mandibola
per migliorare la respirazione ed evitare la caduta della testa in avanti;
 allungare ad angolo retto il braccio dell'infortunato che si trova dal lato del
soccorritore;
 flettere il ginocchio del lato opposto a quello del soccorritore;
 ripiegare l'altro braccio sul torace;
 afferrare contemporaneamente la spalla ed il bacino dal lato opposto a quello del
soccorritore e ruotarli in avanti, mentre un altro soccorritore con movimento
coordinato sposta nello stesso senso il capo ed il cuscino insieme;
 orientare secondo convenienza le braccia che, a manovra completata, vengono a
trovarsi entrambe dalla parte del soccorritore.
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Distorsioni, lussazioni e contusioni
Distorsioni
Sono lesioni delle articolazioni. Le estremità ossee dell'articolazione si allontanano per un
attimo, producendo una lacerazione della capsula o dei legamenti di rinforzo.
Lussazioni
Sono lesioni articolari in cui le estremità osse perdono il rapporto, lacerando capsula e
tendini di rinforzo, e rimangono fuori posto. Non consentono piu' il movimento
dell'articolazione.
Contusioni
Sono lesioni delle parti molli del corpo: tessuto sottocutaneo, muscoli.
Sintomi
• dolore localizzato
• gonfiore nella parte lesa
• difficoltà o impossibilità al movimento
• presenza di tumefazione
Trattamenti
Distorsioni
• applicare ghiaccio o impacchi freddi
• non sollecitare l'articolazione
• immobilizzare l'articolazione
• consultare un medico
Lussazioni
• applicare ghiaccio o impacchi freddi
• non cercare di ridurre la lussazione
• immobilizzare l'articolazione nella posizione più comoda per l'infortunato
• consultare un medico
Contusioni
• applicare ghiaccio o impacchi freddi
• eventuale bendaggio a protezione della parte lesa
• consultare un medico nel caso si sospetti un trauma più grave
Fratture
La frattura è la rottura di un osso causata da un trauma.
Ci sono due tipi di fratture:
 frattura chiusa: quando l'osso fratturato non fuoriesce dalla pelle;
 frattura esposta: quando invece una parte dell'osso sporge dalla pelle ferita.
In caso di frattura, la zona colpita è gonfia, tumefatta e causa dolore nel muoversi.
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Procedere in questo modo:
 Chiamate o fate chiamare il 118
 Applicate una borsa di ghiaccio (o simile) sulla parte dolorante
 Se la estremità dell’osso fratturato sporge dalla pelle e c'è una forte perdita di sangue,
cercate di fermarla ma non cercate di riportare l’osso al suo posto.
 Se l’infortunato deve essere trasportato per essere curato, la frattura deve essere
immobilizzata
con
stecche
per
evitare
danni
maggiori.
Come stecche, potete usare tutto ciò che può servire a tenere ferme le ossa fratturate:
cartone, giornali o riviste per le braccia, manici di scopa o assi per le gambe.
Adoperate stecche abbastanza lunghe da giungere oltre le articolazioni che sono al di
sopra e al di sotto della frattura.
 Se si tratta di una frattura della colonna cervicale o dorsale, del bacino o del
cranio non tentate di muovere il paziente
Se il ferito non muove le dita delle mani o se avverte formicolio alle mani, può esservi
frattura della colonna cervicale.
Se l’infortunato non può muovere i piedi o le dita dei piedi, se avverte un formicolio alle
gambe, o dolore se tenta di muovere la schiena e il collo, può esservi frattura della
colonna dorsale.
In questi casi non bisogna assolutamente muovere il ferito.
Cosa non fare
NON trattenersi con manovre sulla parte lesa
NON tentare mai di ridurre una frattura o una lussazione cioè ripristinare il normale
allineamento delle parti ossee
NON spostare il paziente senza aver prima immobilizzata la parte, a meno che non ci sia un
pericolo immediato
NON spostare l’infortunato senza prendere le opportune misure di sicurezza, specie quando
si riconosce o si sospetta (valutare la dinamica dell'incidente) una lesione alla colonna
vertebrale.
In questo caso procedere come segue:
Infortunato COSCIENTE:
NON MUOVERE l'infortunato. Lasciarlo DOVE si trova COME si trova.
NON praticare la Posizione Laterale di Sicurezza.
Chiamare il 118.
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Fratture agli arti
Telo triangolare
Per immobilizzare stabilmente la frattura di un arto occorre immobilizzare le articolazioni a
monte ed a valle della frattura stessa; nelle fratture ed anche nelle lussazioni l’ arto deve
essere immobilizzato nella posizione in cui si trova; è bene controllare assiduamente il polso
a valle della lesione per assicurarsi che le fasciature non siano troppo strette. Una volta
immobilizzata la frattura dell’arto superiore anche con mezzi di fortuna, si provvederà a
sostenere l’arto stesso con un telo triangolare.
Il capo A del triangolo viene sistemato sotto il braccio addotto con avambraccio flesso ad
angolo retto e ruotato verso la linea mediana.
Lo stesso angolo A gira intorno al collo e viene annodato in avanti col secondo angolo B.
Il
capo
C
viene
fissato
con
uno
spillo
al
telo
sottostante.
In caso di necessità le stesse funzioni del triangolo ad armacollo possono essere conseguite
utilizzando
parte
degli
indumenti
adattati
all’uopo.
Fratture dell’arto inferiore
Il traumatizzato deve essere comunque ospedalizzato. Qualora per particolari condizioni
ambientali si dovesse provvedere al trasporto con mezzi impropri, occorre procedere alla
immobilizzazione dell’arto fratturato. Tenere presente che, in caso di frattura del femore,
l’arto inferiore appare spesso accorciato rispetto al controlaterale, mentre il piede si presenta
ruotato verso l’esterno. Occorre ricordarsi di immobilizzare con una stecca sufficientemente
lunga anche le articolazioni a monte ed a valle del focolaio di frattura.
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Ferite
Una ferita è un'interruzione della continuità della cute o delle mucose con danneggiamento
dei tessuti sottostanti.
Viene definita ferita superficiale se interessa solo i primi strati della cute, profonda se
interessa muscoli, ossa o organi interni, penetrante se l'azione traumatica raggiunge cavità
anatomiche come l'addome o il torace.
Le ferite vengono anche distinte e classificate a seconda di come si presentano.
Si ha un'abrasione quando un corpo tagliente danneggia o asporta i primi strati della cute.
Un'escoriazione è dovuta invece a corpi contundenti irregolari, come le ferite da
strisciamento, che possono presentare schegge di legno, terriccio e altre piccole particelle
che devono essere rimosse.
Le ferite da punta, dovute a spilli, chiodi, schegge o altro, sono quelle che penetrano nella
cute perpendicolarmente.
Le ferite da taglio sono provocate da vetri, coltelli e lamine.
Le ferite lacere avvengono per strappamento della cute.
Le ferite lacero contuse sono infine provocate da botte o contusioni che includono una
lacerazione della pelle ma anche la presenza di ematomi e ecchimosi.
Intervento
Di fronte a una ferita bisogna operare in ambiente il più possibile sterile ed osservare tutte le
norme di igiene e disinfezione. Nello stesso tempo il soccorritore deve prestare attenzione
anche alla propria salute. Il sangue è un potenziale veicolo per la trasmissione di numerose
malattie: è necessario proteggersi dal contatto diretto col sangue mediante l'uso di appositi
guanti in lattice.
ATTENZIONE: in caso di perforazioni non rimuovere mai gli oggetti estranei ma
immobilizzarli. L'estrazione deve infatti essere fatta sotto controllo medico perché può
aggravare notevolmente l'emorragia.
ATTENZIONE alle complicazioni delle ferite.
Attraverso le ferite spore, batteri e virus possono penetrare all'interno dell'organismo e
moltiplicarsi velocemente creando infezioni e altre complicazioni. Il nostro corpo produce
appositi anticorpi per difendersi da questi inconvenienti, ma talvolta non sono sufficienti.
Nel caso di piccole ferite:
Lavare abbondantemente la ferita con acqua e sapone e rimuovere eventuali corpi estranei
come terra o schegge.
Disinfettare la ferita con acqua ossigenata. Evitare l'uso di alcol (utile invece per
sterilizzare) o della tintura di iodio, sostanze nocive se applicate direttamente sulle ferite.
Ricoprire la ferita con garze sterili. Al di sopra di queste (non a diretto contatto con la ferita)
si può porre del cotone idrofilo con funzione di tampone.
La medicazione, infine, può essere fissata mediante bende o cerotti.
28
Ustioni
Le ustioni possono essere causate da diverse cause come il calore o l’elettricità oppure da
prodotti chimici e a volte anche da congelamento, e si presentano con:
- dolore;
- arrossamento della pelle (1° grado);
- formazione di flittene o bolle o vesciche (2° grado);
- danno ai tessuti in profondità (3° grado).
La gravità delle ustioni si determina in base alla loro estensione (% di pelle colpita) e
profondità (gradi 1°, 2° o 3°), oltre che dalla loro localizzazione sul corpo.
Tutte le ustioni interessanti oltre il 5% dell'intera superficie corporea, nonché quelle
localizzate agli occhi, in faccia o nelle pieghe del corpo, sono da considerare gravi,
qualunque sia il loro grado, e quindi suscettibili di ricovero urgente in ambiente ospedaliero.
A titolo indicativo si riporta la "regola del 9" utile per stabilire le percentuali di superficie
corporea corrispondenti alle varie parti del corpo:
- Testa e collo insieme valgono percentualmente 9%
- L'intero arto superiore vale 9%
- L'intero arto inferiore vale 18%
- L'intero tronco vale 36 (18% la superficie anteriore e 18% quella posteriore)
Ustioni termiche da calore e da elettricità
Per le ustioni lievi (1° e 2° grado con estensione inferiore al 5%)
-COSA FARE
- versare abbondantemente acqua fredda sulla parte, fino alla attenuazione del dolore;
- applicare sull'ustione della garza sterile ed un antisettico quale il Povidone Iodio;
- fasciare, o fissare con cerotto posto su cute sana, senza comprimere;
- ricorrere al medico, a meno che non si tratti di ustioni minime o di piccole flittene;
- controllare lo stato della vaccinazione antitetanica.
-COSA NON FARE
- in sede di intervento di Primo Soccorso mai rompere o bucare le eventuali flittene.
Per le ustioni più gravi (1° e 2° grado molto estese e quelle di 3° grado):
- COSA FARE
- se si interviene immediatamente dopo l’evento lesivo occorre tentare di limitare il più
possibile il contatto dell’agente lesivo con la superficie cutanea; per questo si deve esporre
immediatamente la parte ustionata al getto d’acqua corrente, togliendo tutti gli indumenti
venuti a contatto con l’agente lesivo;
- non toccare la parte ustionata;
- se si interviene tardivamente quando gli abiti, magari di fibra sintetica, risultano adesi
tenacemente alla cute, bisogna evitare di rimuoverli e di asportare le sostanze combuste
venute direttamente a contatto con la pelle;
- individuare e medicare le eventuali ustioni causate dalla corrente di uscita, in caso
d'infortunio elettrico;
- avvolgere l'infortunato in un telo pulito o ricoprire la zona ustionata con telo pulito o garza
sterile;
- se l'infortunato è cosciente e senza vomito dare da bere, a piccoli sorsi,una soluzione di
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acqua ed, eventualmente, di integratore salino evitando di farlo però in caso di shock e/o
perdita della coscienza
- prevenire e combattere lo stato di shock;
- controllare respirazione e polso e, in caso di arresto della respirazione, intervenire come
previsto nel paragrafo relativo;
- organizzare il trasporto al più vicino ospedale, scegliendo di preferenza centri specializzati
e possibilmente avvisando che sta arrivando al Pronto Soccorso un ustionato grave.
Ustioni chimiche (da acidi, alcali)
- COSA FARE
In caso di ustioni alla pelle:
- togliere gli indumenti impregnati alla sostanza chimica, se non attaccati alla pelle,
tagliandoli se necessario;
- in caso di sostanza caustica in polvere, toglier gli eventuali indumenti e poi allontanare
meccanicamente il materiale caustico residuo (con una spazzola per esempio), quindi
passare al passo successivo
- lavare a lungo con acqua corrente.
- In caso di lesione agli occhi: vedi la sezione "occhi"
- far intervenire il soccorso medico e/o organizzare il trasporto al più vicino ospedale.
Asfissia da corpi estranei
Dovete sospettare la presenza di un corpo estraneo quando la vittima presenta difficoltà a
respirare e porta le mani alla gola. Questi incidenti si presentano soprattutto mentre si
mangia o durante il consumo di un chewing gum. I bambini possono aspirare gli oggetti più
diversi!
La cute del volto diventa di un rosso acceso ma con il passare del tempo, se la difficoltà a
respirare persiste o si aggrava, il colorito può diventare bluastro. Agite prontamente.
Esortate la vittima a tossire per espellere il corpo estraneo. Non tentate di afferrarlo con le
dita: ciò è meno efficace della tosse e può spingerlo ancora più giù.
Se la tosse non è sufficiente e il soggetto è un bimbo, tenetelo con la testa in giù sostenendo
la faccia con la mano sinistra, appoggiandolo alle vostre gambe e dategli qualche energico
colpo sulla schiena tra le scapole oppure voltate il bimbo, sempre con la testa in basso, e
premete quattro volte con due dita in mezzo ai capezzoli,esercitando pressione.
Se il bimbo è troppo grande per tenerlo così oppure se l’infortunato è un adulto, colpite
energicamente per 5 volte il dorso tra le scapole. Dovete quindi eseguire la manovra di
Heimlich. Senza perdere tempo, ponetevi dietro al soggetto e cingetelo con le vostre
braccia. Unite le mani, serrate a pugno, in corrispondenza della parte più alta dell'addome,
cercando di non comprendere le costole. Esercitate con i vostri pugni una pressione brusca e
molto intensa: non dovete pensare al dolore che potrete provocare ma a far respirare il
malcapitato! Ripetete la manovra in rapida successione per 5 volte. Se il corpo estraneo non
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si sposta, chiamate un medico o l'ambulanza e continuate con i colpi sul dorso e con la
manovra di Hiemlich.
Continuate anche in caso di perdita di conoscenza. In questo caso potete sdraiare a terra
l'infortunato ed esercitare ripetute pressioni sulla parte alta dell'addome. In caso estremo
dovete eseguire la respirazione bocca a bocca. Nei rari casi in cui si riesce a spingere un
corpo estraneo più in basso, è possibile che almeno uno dei due polmoni sia libero e
riprenda a respirare. Chiamate sempre il medico se il corpo estraneo non è stato espulso
dalla gola, anche se cessa di dare disturbo. Se il corpo estraneo giunge ai polmoni può
provocare disturbi di vario genere, acuti e cronici e, soprattutto, complicazioni infettive.
Se siete voi a soffocare avvertite chi vi sta vicino indicando la vostra gola, datevi quattro
rapidi colpi sotto le costole, esercitando pressione verso l'alto sull'addome. Piegatevi sullo
schienale di una sedia, appoggiandovi l'addome ed esercitando quattro colpi di pressione. Se
continua il soffocamento non fermatevi.
Tenete presente che i piccoli oggetti rotondi (perline, bottoni, monete, palline) inghiottiti dai
bambini passano di solito senza danni attraverso l’intestino e vengono quindi
spontaneamente eliminati. Non somministrate purganti né alimenti che facciano volume:
attenetevi alla dieta normale. Se l’oggetto provoca dolore, consultate il medico. Per qualche
giorno setacciate le feci per accertare che l’oggetto vengano espulso. Gli oggetti taglienti o
appuntiti (forcine, spilli di sicurezza aperti, frammenti di ossa) sono pericolosi. Non perdete
la testa, ma consultate immediatamente un medico. Potrà darsi che siano necessari strumenti
speciali per scoprire e asportare l’oggetto.
Infarto
I sintomi comuni dell’attacco di cuore sono: respiro molto affannoso e superficiale; dolore
nella parte alta dell’addome; oppure dolore al petto che si estende talora alle braccia o al
collo e alla testa; il colorito del viso è pallido, la sudorazione è abbondante e il polso è
irregolare.
Chiamate l’ambulanza, esponete le condizioni del malato e seguite i consigli. Se il dolore
dura già da oltre due minuti e le circostanze presenti fanno pensare ad un infarto, valutate la
possibilità di provvedere voi stessi al trasporto del paziente in ospedale.
Aiutate il paziente a sistemarsi nella posizione che gli è più comoda (di solito si tratta di una
posizione a metà tra quella seduta e quella distesa). Slacciate gli indumenti stretti (cintura,
colletto, ecc.) e coprite il paziente per evitare che abbia freddo, ma non tanto da farlo
sudare. Non tentate di far alzare il paziente o di spostarlo senza il controllo del medico. Non
dategli alcuna bevanda senza il permesso del medico. Rimanete calmi e rassicurate il
paziente. Esortatelo a respirare profondamente e lentamente e a espirare dalla bocca. Se il
respiro cessa e se siete esperti, effettuate il massaggio cardiaco.
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Tenete presente che la maggior parte dei dolori al torace non deriva dal cuore, ma da
numerosi altri fattori più banali, come indigestione, strappi muscolari, infreddature,
infezioni polmonari ecc. Pertanto potrete e dovrete tranquillizzare la persona colpita mentre
siete in attesa del soccorso medico.
Ictus
Un ictus, detto anche colpo apoplettico o apoplessia cerebrale, è causato da un'interruzione
dell'afflusso di sangue in una zona del cervello, che può avvenire per un' emorragia e la
rottura di un vaso o per un trombo, un'occlusione di un vaso per un coagulo di sangue.
Sintomi
L'ictus può presentarsi in modo improvviso, spesso con perdita di coscienza e caduta a terra
dell'infortunato, o può essere preceduto da segni premonitori come un pesante mal di testa,
un senso di vertigini, formicolii, perdita delle forze, pesantezza degli arti.
Chi ne viene colpito può perdere coscienza, presenta una respirazione rumorosa e irregolare,
afasia (difficoltà o impossibilità di parlare), viso arrossato, spesso con una fisionomia
alterata, vomito. Uno dei sintomi più evidenti è la perdita di sensibilità e di motilità da un
lato del corpo - emiparesi o emiplegia -. Se l'emiparesi colpisce il lato sinistro del corpo è
segno che la lesione ha interessato la zona destra del cervello e viceversa. Può tuttavia
capitare una lesione bilaterale che si ripercuote su entrambi i lati del corpo.
Intervento
In caso di ictus bisogna chiamare i soccorsi e condurre l'infortunato in ospedale. Intanto è
bene tenerlo sdraiato, ma con il capo sollevato, in modo che il sangue non affluisca al
cervello
a
peggiorare
l'emorragia
o
l'ingorgo.
In attesa dei soccorsi è consigliabile slacciare gli indumenti che costringono per agevolare la
circolazione del sangue e applicare degli impacchi freddi sul capo, per evitare l'eccessiva
affluenza
di
sangue.
Se il paziente è cosciente, per riconoscere un ictus è utile afferrargli entrambe le mani e
chiedergli che le stringa con forza. Una delle due mani, quella dalla parte colpita da
emiplegia,
sarà
molto
più
debole
o
inerme.
Se l'infortunato è incosciente, controllare le funzioni vitali. Solitamente è molto facile
riconoscere la presenza della respirazione che è molto rumorosa e talvolta si ode un sonoro
russare.
Gravità
La gravità dell'ictus dipende dalla parte del cervello che viene lesa. In generale è bene
intervenire molto rapidamente.
Misurazione della Pressione Arteriosa
La pressione arteriosa sistemica è la pressione (forza) esercitata dal sangue sulle pareti
delle arterie durante le due fasi dell’ attività cardiaca: contrazione del ventricolo sinistro
(sistole) ed il suo rilassamento (diastole). Per questo motivo il valore della pressione,
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misurato in millimetri di mercurio (mmHg), è dato da due numeri:
 il primo identifica il valore massimo di pressione (pressione arteriosa sistolica o
massima) misurato durante la fase di contrazione del cuore;
 il secondo è il valore minimo di pressione (pressione arteriosa diastolica o minima)
misurato in fase di rilassamento cardiaco.
Lo sfigmomanometro è in grado di rilevare la pressione arteriosa minima (diastolica) e
quella massima (sistolica) con un meccanismo che varia a seconda del modello di
apparecchio che si usa. E'necessaria l'auscultazione dell'arteria brachiale mediante lo
stetoscopio per determinare la pressione; questa manovra in ogni caso non è considerata
invasiva verso il paziente ed è effettuabile anche da personale non sanitario. Il
funzionamento di tale procedura è il seguente. Un manicotto collegato ad un mantice viene
legato intorno al braccio del paziente all'altezza del cuore . Tra il manicotto e il braccio è
stato posto lo stetoscopio. Pompando aria all'interno del manicotto si crea sull'arteria
brachiale una pressione decisamente superiore alla massima arteriosa (120 mmHg circa). Se
si sentono dei rumori attraverso lo stetoscopio significa che ancora non è stata oltrepassata
la massima e quindi è necessario aumentare ulteriormente la pressione. Grazie ad
un'apposita valvola (posta sul corpo della pompetta) si è in grado di abbassare gradualmente
la pressione sull'arteria fino a quando non si ausculta uno schiocco caratteristico dallo
stetoscopio; questo schiocco coincide con la pressione arteriosa sistolica (detta anche
"massima") ed è determinato dalla ripresa del flusso del sangue che è perciò dotato della
massima pressione. Lo schiocco assume poi il ritmo del battito cardiaco; quando il rumore
cessa totalmente significa che ora sta circolando nuovamente nella brachiale anche il sangue
alla pressione arteriosa diastolica (detta anche "minima"). L'operatore legge sul manometro
a quanti millimetri di mercurio coincidono questi due "rumori" ed è così in grado di
determinare la pressione arteriosa del paziente.
Quali sono i valori normali di pressione arteriosa?
L’ Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha stabilito i seguenti valori di pressione
arteriosa:
Pressione arteriosa
Sistolica
Diastolica
Ottimale
< 120
< 80
Normale
120-129
80-84
Normale-Alta
130-139
85-89
Ipertensione grado 1 (lieve)
140-159
90-99
33
Ipertensione grado 2 (moderata)
160-179
100-109
Ipertensione grado 3 (grave)
>180
>110
E. di Igiene
Definizione di Igiene
L’Igiene è quella disciplina che studia le condizioni necessarie per prevenire l’insorgenza
delle malattie nell’uomo.
“Igienico” è tutto ciò che non presenta fattori di rischio per la salute umana, ossia potenziali
pericoli di natura microbica, fisica o chimica.
L’igiene dei prodotti alimentari è l’insieme di tutte le quelle misure
preventive necessarie per garantire la sicurezza e l’integrità degli alimenti.
LA PREVENZIONE
La prevenzione è un insieme di azioni e di comportamenti con il fine d'impedire l'insorgenza
e la progressione delle malattie e il determinarsi di danni irreversibili quando la patologia è
in atto. La prevenzione è possibile se se realizza una larga diffusione dell'informazione
sanitaria. Gli interventi di prevenzione si dividono in:
 primaria;
 secondaria;
 terziaria.
PREVENZIONE PRIMARIA
Comprende tutti gli interventi destinati ad ostacolare l'insorgenza della malattia nella
popolazione, combattendo le cause e i fattori predisponenti.
Previene eventuali rischi di mali sociali legati ad alcoolismo, abuso di farmaci,
tossicodipendenze,
etc.
Si attua attraverso:
 progetti mirati di ed. alla salute;
 profilassi immunitaria;
 interventi sull'ambiente per eliminare o correggere le possibili cause delle malattie;
 interventi sull'uomo per rilevare e correggere errate abitudini di vita (es. fumo);
 individuazione e correzione delle situazioni che predispongono alla malattia (es.
obesità).
PREVENZIONE SECONDARIA
Comprende tutte le misure destinate ad ostacolare l'aumento del numero di casi di una
malattia
nella
popolazione,
riducendone
la
durata
e
la
gravità.
Ha come obbiettivo l'individuazione precoce dei soggetti ammalati o ad alto rischio per
34
poter ottenere la guarigione o impedirne l'evoluzione. Lo strumento essenziale è la diagnosi
precoce rivolta a persone ritenute a rischio. Gli interventi di prevenzione secondaria rivolti a
gruppi di popolazioni sono definiti screening. L'esempio più significativo è costituito dagli
screening condotti per la diagnosi precoce dei tumori alla mammella tra la popolazione
femminile
fra
i
40
ed
i
70
anni.
La diagnosi precoce è fondamentale perché rende ancora attuabili interventi terapeutici in
grado di condurre alla guarigione. Screening: es. mammografia.
PREVENZIONE TERZIARIA
Comprende tutte le misure che hanno lo scopo di controllare l'andamento di malattie
croniche per evitare o limitare la comparsa di complicazioni e di esiti invalidanti. Viene
applicata quando la patologia è già in atto per evitare complicazioni e la cronicizzazione
della malattia. Richiede un insieme di interventi e strutture molto diversi. Gli strumenti
fondamentali della prevenzione terziaria sono la terapia e soprattutto il recupero e la
riabilitazione negli aspetti medico, psicologico, sociale e professionale.
GLI AGENTI PATOGENI DELLE MALATTIE INFETTIVE
I microrganismi sono molto diffusi in natura e li possiamo trovare sia sull’ambiente che su
organismi viventi. Essi vengono distinti in due grandi gruppi: SAPROFITI e PARASSITI. I
SAPROFITI sono in grado di vivere e moltiplicarsi utilizzando come sostanze nutritive
materiali inanimati. I PARASSITI possono vivere solo su organismi viventi, nutrendosi di
cellule, tessuti o materiali organici di cui sono costituiti gli organismi che li ospitano. Non
tutti i parassiti sono dannosi per l’organismo ospite, possiamo infatti distinguere 3 possibili
interazioni tra il parassita e l’ospite: COMMENSALISMO, SIMBIOSI e PARASSITISMO
PATOGENO.
COMMENSALI: Il termine "commensale" sta ad indicare colui che partecipa ad un
pranzo. Tali parassiti infatti trovano nell’organismo che li ospita i materiali nutritivi che gli
sono necessari per vivere e per riprodursi, qui infatti vivono senza arrecare danno a chi li
ospita.
SIMBIONTI: Nella simbiosi sia il parassita che l’ospite sono avvantaggiati dalla
"convivenza", ad esempio alcuni batteri che vivono nell’intestino trovano in questa sede
l’ambiente di vita ideale, ma a loro volta producono sostanze utili anche per l’ospite, come
la vitamina K.
PARASSITI PATOGENI: determinano danni più o meno gravi per l’ospite in cui vive e si
riproduce. Le malattie infettive sono provocate da microrganismi parassiti patogeni:
35
BATTERI, VIRUS, FUNGHI MICROSCOPICI (MICETI), PROTOZOI..
I BATTERI
I batteri sono microrganismi UNICELLULARI, costituiti cioè da una sola cellula, simili a
cellule vegetali ma privi di clorofilla. Sono PROCARIOTI, ossia organismi dotati di nucleo
primordiale, non visibile al microscopio perché privo di membrana nucleare. Le dimensioni
dei batteri sono dell’ordine di qualche millesimo di millimetro.
La forma dei batteri può essere : sferica, cilindrica, incurvata. I batteri di forma sferica sono
i COCCHI, che possiamo ritrovare isolati o raggruppati a due a due (DIPLOCOCCHI), a
quattro (TETRADI), ad otto (SARCINE), oppure a catenelle (STREPTOCOCCHI) o a
GRAPPOLI ( STAFILOCOCCHI). I batteri di forma cilindrica sono detti BACILLI ed
anch’essi possono trovarsi isolati o a gruppi di due o a catenelle. I batteri ricurvi sono detti
VIBRIONI se hanno una sola "curva", SPIRILLI se hanno più curve sinuose e
SPIROCHETE se hanno forma ad elica. I batteri sono cellule un po’ diverse dalle cellule
che conosciamo, essi possiedono infatti un involucro esterno detto PARETE CELLULARE,
che permette ai batteri di mantenere la loro forma.
Alcuni batteri sono in grado di produrre un involucro resistente, una specie di guscio
protettivo chiamato SPORA, che permette la sopravvivenza del germe in condizioni
ambientali sfavorevoli. I batteri produttori di spore possono essere AEROBI e allora
vengono detti BACILLI o ANAEROBI e allora vengono chiamati CLOSTRIDI. Le spore
non sono in grado di riprodursi, sono inerti, sono come dei germi "in letargo" in attesa di
"tempi migliori", ossia di condizioni ambientali favorevoli. Sono molto resistenti
all’essicamento, all’azione del calore, alle radiazioni UV e ai disinfettanti.
Il "Clostridium Tetani" è un germe sporigeno anaerobico responsabile del tetano. Le sue
spore sono presenti nel terreno e, quando ci si provoca una ferita, possono penetrare nel
nostro organismo. Qui le spore possono trovare condizioni ottimali per riprendere il loro
ciclo vitale con produzione di una potente sostanza tossica (tossina) responsabile di questa
grave malattia. Per prevenire l’ingresso del tetano nel nostro organismo, in caso di
ferite,pulirle bene usando acqua ossigenata, il clostridio del tetano è infatti ANAEROBIO e
viene ucciso dall’ossigeno.
I batteri patogeni, penetrati nell’organismo, sono in grado di determinare danni agli organi
nei quali si localizzano e danni generali (febbre, malessere) legati alla riproduzione stessa
dei batteri o alla produzione di sostanze nocive dette TOSSINE.
I batteri possono essere combattuti mediante l’uso di disinfettanti che permettono la loro
eliminazione dall’ambiente o dalla superficie corporea. I disinfettanti però servono per un
uso "esterno" e non possono essere ingeriti. Per distruggere i batteri che si riproducono nei
nostri tessuti vengono usati dei farmaci detti appunto "antibatterici". I farmaci antibatterici
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vengono distinti in due grandi gruppi:
gli ANTIBIOTICI, prodotti naturali, in quanto vengono prodotti da batteri o funghi;
i CHEMIOTERAPICI composti chimici di sintesi industriale.
I VIRUS
I virus sono delle particelle ultramicroscopiche che non sono in grado di riprodursi
autonomamente perché mancano di una vera e propria organizzazione cellulare, ma possono
riprodursi solamente all’interno di cellule di altri organismi, sono perciò PARASSITI
INTRACELLULARI OBBLIGATI. Essi sono costituiti solamente da un frammento di una
sostanza nucleare ( DNA o RNA) racchiusa da un involucro proteico (CAPSIDE). I virus
sono più piccoli dei batteri e l’unità di misura più adatta per queste particelle è il
NANOMETRO o millimicron.
L’organismo è in grado di difendersi dalle infezioni da virus mediante vari meccanismi:
produzione di anticorpi ecc. Per combattere i virus presenti nell’ambiente i disinfettanti più
attivi sono i composti del cloro e la formaldeide, mentre meno efficaci sono lo iodio e
l’alcool. Gli antibiotici usati per combattere le malattie batteriche NON agiscono sui virus, è
perciò sbagliato prendere antibiotici per curare ad esempio l’influenza, malattia di origine
virale. Contro i virus esistono numerosi farmaci, tuttavia la loro efficacia è limitata ed hanno
una notevole tossicità.
I FUNGHI O MICETI
Il regno dei funghi comprende, oltre alle forme "a cappello" che ben conosciamo, anche
forme microscopiche note con i nomi di MUFFE e LIEVITI, microrganismi uni o
pluricellulari in genere aerobi. Alcuni di questi funghi possono provocare malattie
nell’uomo, altri sono responsabili di alterazioni degli alimenti, altri ancora sono molto utili e
vengono usati ad esempio nella lavorazione del pane (lieviti) o nella produzione del vino e
della birra, per non dimenticare le muffe da cui vengono estratti antibiotici come la
penicillina. Le cellule che costituiscono muffe e lieviti sono simili a cellule vegetali prive di
clorofilla e sono provviste di una parete cellulare, sono EUCARIOTI e possiedono tutti gli
organuli tipici delle cellule eucariote (mitocondri, apparato del Golgi, ribosomi ecc.). Come
tutti i funghi sono ETEROTROFI.
I miceti possono provocare l’insorgenza di infezioni dette MICOSI. Miceti normalmente
residenti sulla cute e sulle mucose e normalmente innocui possono provocare infezioni in
condizioni di particolare debolezza delle difese dell’organismo. Alcune micosi della pelle
possono essere trasmesse per contatto diretto o mediante oggetti o indumenti infetti come
asciugamani, pettini, pedane delle docce (in piscina), ecc.
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I PROTOZOI
I protozoi sono microrganismi UNICELLULARI molto diffusi nel suolo e nelle acque o
come parassiti di animali e piante. Solo un piccolo numero provoca malattie nell’uomo.
Come per i batteri anche per alcuni protozoi è possibile la produzione di spore. Molte
infezioni da protozoi (le più gravi) sono frequenti solo nei paesi tropicali perché l’ambiente
e vettori particolari (zanzare, ecc.) ne favoriscono la diffusione: è questo il caso della
MALARIA. Frequente invece nei Paesi occidentali la Toxoplasmosi
Profilassi delle malattie infettive
Con la parola profilassi si indicano quegli interventi che possono essere messi in atto allo
scopo di impedire, o limitare, l’insorgenza e la diffusione delle malattie infettive nella
popolazione. Profilassi diretta e profilassi indiretta - Per profilassi diretta s’intendono i
provvedimenti che si attuano in presenza di un pericolo reale, cioè quando si sono già
verificati casi della malattia, e sono indirizzati ad impedirne la diffusione. La profilassi
diretta può essere attuata con: interventi relativi alla fonte d’infezione; interventi relativi ai
veicoli e ai vettori; interventi relativi all’individuo sano. - Per profilassi indiretta, invece,
s’intendono i provvedimenti che possono essere indirizzati all’ambiente fisico e sociale allo
scopo di correggerlo, bonificarlo e renderlo inadatto alla persistenza e all’insediamento
degli agenti infettanti; si tratta quindi di provvedimenti di prevenzione adottabili anche in
assenza di casi di malattia.
La disinfezione
La disinfezione è una misura di profilassi atta a ridurre tramite uccisione, inattivazione od
allontanamento/diluizione, la maggior quantità di microrganismi quali, batteri, virus, funghi,
protozoi, spore, al fine di controllare il rischio di infezione per persone o di contaminazione
di oggetti od ambienti. Il concetto di disinfezione se applicato a superfici e ambienti ha
diverso significato rispetto alla sterilizzazione; infatti per sterilizzare si intende
l'eliminazione e/o inattivazione totale di qualsiasi forma vivente, compresi virus e spore e
nematodi, mentre per disinfezione il processo è circoscritto alle specie patogene.
Forme di disinfezione
Si usano le seguenti forme di disinfezione:
 Disinfezione con mezzi naturali:
 fisici:
 Radiazioni solari (in particolar modo la frazione ultravioletta della luce
solare la quale, però, essendo poco penetrante, per svolgere la funzione
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disinfettante necessita di colpire direttamente la flora microbica)
 Essiccamento (il calore della luce solare provoca essiccamento del
protoplasma dei germi)
 Temperatura, calore
 biologici:
 Concorrenza vitale (attuata da microrganismi con azione diretta, come
nel caso dei virus batteriofagi, oppure con azione indiretta tramite la
modificazione del substrato che viene reso inidoneo allo sviluppo)
 Diluizione (se i germi patogeni sono diluiti nei veicoli, come l'acqua o
l'aria, difficilmente raggiungono la quota batterica necessaria perché
l'infezione si trasformi in malattia).
 Essiccamento
 Luce solare
 Disinfezione con mezzi artificiali:
 disinfezione fisica:
 pastorizzazione e trattamento U.H.T.
 calore secco (stufe ad aria calda da laboratorio e muffole)
 calore umido e vapore (autoclave)
 fiamma, incandescenza e combustione
 ebollizione
 lavaggio chemiotermico (lavastoviglie, macchine da lavare, ...),
 radiazioni ionizzanti (raggi gamma)
 filtrazione asettica (cappa a flusso laminare)
 raggi UVA
disinfezione chimica con agenti disinfettanti quali:
 Alcoli come propanolo, alcol isopropilico, etanolo
 Aldeidi come formaldeide, glutaraldeide, glicossale
 Fenoli e derivati come timolo, creosolo
 Ossidanti come ozono, perossido di idrogeno, permanganato di potassio ,
 Alogeni come cloro, iodio, bromo, e derivati (ipoclorito di sodio , ipoclorito di litio,
iodofori)
 Guanidina,
 Detergenti cationici e anionici (sali di ammonio quaternario)
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Malattie infettive
Per malattie infettive si intende un gruppo di malattie causate da agenti infettivi, cioè
batteri, virus, funghi e protozoi.
Molte di queste malattie infettive sono anche contagiose, cioè, possono passare molto
facilmente da un individuo all’altro, possono essere quindi trasmesse.
Periodo di incubazione malattie infettive
Ogni malattia infettiva ha un particolare periodo di incubazione, che va dal momento del
contagio al momento della sua comparsa, e un decorso tipico. E molto importante conoscere
sia l’uno che l’altro per poter avere gli elementi per porre, con una certa sicurezza, la
diagnosi.
Cenni di Igiene mentale
In riferimento alla definizione di Igiene mentale viene collegato il concetto di salute
mentale si riferisce ad una condizione di normalità, benessere e/o equilibrio di tipo
affettivo, emotivo, neurobiologico, del tono dell'umore, cognitivo e comportamentale; il
costrutto si presta però difficilmente ad una definizione univoca e condivisa: per
l'Organizzazione Mondiale della Sanità, non esiste una definizione "ufficiale" del concetto
di salute mentale.
definizione dal dizionario Merriam-Webster:
La salute mentale è "uno stato di benessere emotivo e psicologico nel quale l'individuo è in
grado di sfruttare le sue capacità cognitive o emozionali, esercitare la propria funzione
all'interno della società e rispondere alle esigenze quotidiane della vita di ogni giorno".
Alcune delle competenze caratteristiche della condizione di salute mentale sono:
 Stabilire relazioni sociali e soddisfacenti e mature con gli altri
 Partecipare costruttivamente ai mutamenti dell'ambiente sociale
 Sviluppare la propria personalità investendo le proprie pulsioni istintuali nelle
relazione sociale
 Risolvere i propri conflitti in modo equilibrato
 Adattarsi alle condizioni esterne e ai conflitti interni
 Avere una buona immagine di sé
 Essere consapevoli delle proprie emozioni, affetti e modalità relazionali.
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