Dispensa Elementi di anatomia, fisiologia e tecniche di primo soccorso ed igiene Ente: Artha Corso: “Operatore/trice socio-assistenziale” Docente: Trapani Narcisa 1 El. di Anatomia e fisiologia L'Anatomia è la scienza che studia il corpo umano utilizzando dei “riscontri reali” attraverso lo studio della struttura di ogni parte dell'organismo. L’Anatomia si divide in: Microscopica (non visibile ad occhio nudo) e Macroscopica ovvero ciò che è visibile ad occhio nudo. Fisiologia: è la scienza che studia i meccanismi che permettono e regolano la vita (es. la funzione di un organo). Il corpo umano è costituito da: atomi, molecole, cellule, tessuti, organi, apparati e sistemi La cellula: L'unità costitutiva fondamentale di tutti gli esseri viventi è la cellula, la cui struttura biologica è comune, nelle sue componenti essenziali, a tutti gli organismi animali e vegetali. La conoscenza della struttura di una cellula è importante per la comprensione dei fenomeni chimici e fisici di un corpo. La cellula è costituita da un insieme di organi e strutture, delimitate da una membrana permeabile esterna (Membrana Plasmatica), con delle capacità di filtrazione altamente selettive; ha dimensioni microscopiche e una forma variabile, in relazione alle altre cellule adiacenti e, più che altro, alle funzioni a cui è destinata; generalmente ogni tessuto è formato da cellule di forma caratteristica. All'interno della membrana plasmatica, immersi in una sostanza gelatinosa proteica (citoplasma) vi sono un insieme di organelli, separati da appositi sistemi di membrane, ognuno con un compito ben definito che sono importanti per la vita della cellula e per la sua riproduzione. I mitocondri sono gli organelli più evidenti, nel loro interno avvengono i processi respiratori ed energetici; il reticolo endoplasmatico liscio ha il compito di assemblare i lipidi, quello rugoso invece assembla le proteine; nell'apparato di Golgi avviene la trasformazione delle proteine e la loro preparazione per essere secrete nell'ambiente esterno. Il nucleo, separato dal citoplasma da una membrana nucleare, rappresenta il patrimonio genetico della cellula in quanto contiene il DNA (Acido Desossiribonucleico). 2 La durata della vita delle cellule è varia ed in alcuni casi ha la stessa durata della vita dell'organismo, come, ad esempio, le cellule nervose; in altri casi le cellule vanno incontro a rapida distruzione (i globuli rossi del sangue e le cellule dei tessuti di rivestimento= cellule epiteliali). La riproduzione cellulare avviene in seguito ad un fenomeno che prende il nome di mitosi. I Tessuti Un insieme di cellule altamente organizzato forma un Tessuto; gli elementi cellulari che compongono un determinato tessuto sono simili tra loro sia per la forma che per la struttura ed hanno il compito di espletare la stessa funzione. I tessuti possono essere classificati in 4 grandi gruppi: 1. Tessuti Epiteliali o di Rivestimento; 2. Tessuti Muscolari; 3. Tessuti Connettivi; 4. Tessuti Nervosi. La cute e le mucose che tappezzano le cavità interne fanno parte dei tessuti epiteliali, così come le ghiandole che sono composte da cellule epiteliali con capacità secretive. I tessuti muscolari sono i componenti fondamentali della muscolatura, che può essere, in funzione delle fibre componenti e della specifica funzione, liscia, striata e miocardica. La caratteristica delle cellule muscolari sono le Miofibrille, formazioni che riescono a trasformare l'energia chimica in energia cinetica generando movimento. I tessuti Connettivi sono tessuti di riempimento e di sostegno, ne fanno parte il T. Osseo, il T. Cartilagineo, la parte fibrosa dei vasi sanguigni ed il Sangue. La caratteristica di questi tessuti è la presenza di una sostanza intercellulare (matrice) che può essere più o meno fluida e che ha la proprietà di conferire maggior resistenza al tessuto; ad esempio nel tessuto osseo la matrice è rappresentata dai sali di Calcio, che conferiscono durezza e resistenza alle ossa; nel sangue la matrice è il Plasma, la cui fluidità conferisce le capacità di scorrimento e di trasporto tipiche del Sangue. Il Tessuto Nervoso è un tessuto composto da cellule ad alta differenziazione con caratteristiche talmente particolari che ne fanno il tessuto nobile del corpo umano, in quanto dai suoi "terminali" partono tutte le informazioni che ci consentono di vivere e che connettono tra loro tutto l'insieme delle funzioni di un organismo. 3 Organi e apparati Tanto il termine apparato quanto il termine sistema indicano complessi di organi che partecipano allo svolgimento di una determinata funzione. Un insieme di più tessuti ordinati danno origine ad un Organo, struttura più complessa con caratteristiche anatomiche ben definite e funzioni altamente specializzate. Ad esempio una ghiandola presenta una componente di tessuto epiteliale (parte secernente) compresa in una trama di tessuto connettivo attraversati entrambi da vasi nutritizi. Più organi destinati alla medesima funzione formano un apparato ( ad esempio: l'insieme di vene, arterie e cuore che formano l'apparato Cardiocircolatorio). Apparato tegumentario È costituito dal tegumento, o cute, o pelle: una "membrana" che ricopre tutto il corpo. Si può considerare la pelle come un solo organo che ospita al proprio interno una serie di formazioni anatomiche diverse:ghiandole, terminazioni nervose, vasi, formazioni pilifere. La funzione della pelle è quella di delimitare l'organismo e di consentire una certa individuazione dell'ambiente, svolgendo funzioni di protezione meccanica dagli agenti esterni, di controllo della temperatura e degli scambi idrici; inoltre le formazioni anatomiche a cui dà ospitalità svolgono un ruolo fondamentale nella raccolta di informazioni che vengono dall'esterno e che devono essere elaborate nel cervello. Quindi l'apparato tegumentario è importante sia per la vita di relazione, sia per quella vegetativa. L'apparato tegumentario è il mantello esterno dell'organismo e ne determina le forme esteriori adagiandosi su tutta la superficie corporea. La pelle si continua negli orifizi naturali con le mucose, rivestimento delle cavità viscerali, e risulta più o meno saldamente ancorata con gli strati più profondi. Essa è suddivisibile in due porzioni: una epiteliale di rivestimento più esterno, e una connettivale più profonda, spesso ricca di tessuto adiposo, il quale può fungere da accumulo di sostanze nutritizie, utilizzabili in caso di necessità, oltre a collaborare alle altre funzioni dell'apparato tegumentario. Cute Detta anche pelle, la cute si svolge per una superficie superiore a 150 cm2 e si compone di tre strati principali: epidermide, derma, ipoderma o tessuto sottocutaneo. Epidermide È formata da più strati cellulari che crescono continuamente a partire da quello più interno, germinativo, verso l'esterno, per poi sfaldarsi e cadere per desquamazione. All'interno dello strato basale si trovano cellule pigmentate, i melanociti, responsabili del colore della pelle e della sua risposta agli stimoli provenienti dalla luce solare. Priva di vasi, l'epidermide viene nutrita dal derma, con il quale prende contatto tramite invaginazioni dello strato basale che ospitano le papille dermiche, estroflessioni del derma da cui filtrano i liquidi organici. Derma È uno strato di tessuto connettivo che comprende fibre collagene ed elastiche, molto vascolarizzato e fornito di una buona rete linfatica e di molte terminazioni nervose. Esso ospita anche ghiandole sudoripare, ghiandole sebacee, bulbi piliferi. 4 Le ghiandole sudoripare si trovano nello strato più profondo del derma e producono una secrezione, il sudore, il quale giunge all'esterno seguendo un dotto escretore che sbocca in genere direttamente alla superficie dell'epidermide. Le ghiandole sebacee sono poste più in superficie rispetto alle sudoripare e secernono il sebo, che raggiunge l'esterno seguendo il tragitto del follicolo del pelo. Unito al sudore e alle cellule epidermiche desquamate, il sebo forma una pellicola idrolipidica con funzioni difensive e di mantenimento dell'epidermide, e quindi dell'organismo. Le ghiandole sebacee sono assenti nelle zone particolarmente cheratinizzate come il palmo delle mani e la pianta dei piedi. I peli sono annessi cutanei presenti su tutta la cute a eccezione del palmo delle mani e della pianta dei piedi. Originano dai bulbi piliferi, costituiti da cellule epidermiche che crescendo si differenziano e si organizzano a formare una struttura cilindrica a lamelle cornee più o meno concentriche: il pelo. Stessa struttura di base hanno i capelli, peli presenti in folto numero nel cuoio capelluto. Il numero di peli varia a seconda delle zone corporee, e la loro distribuzione è influenzata dal sesso, oltre che da caratteristiche proprie delle varie popolazioni e individuali. Ogni pelo consta di un bulbo da cui trae origine, di una radice ancora affondata nel derma e di uno stelo che sporge sulla cute. Sulla radice del pelo è inserito un piccolo fascetto muscolare, detto muscolo piloerettore, che contraendosi ne provoca il raddrizzamento (fenomeno dell'orripilazione). Le unghie costituiscono un altro tipo di struttura derivata per differenziazione dalle cellule epidermiche (cheratinizzazione). Comprendono una radice, affondata nel tessuto circostante, che giunge all'esterno mediante una zona biancastra (lunula) e che si continua nel corpo dell'unghia, il quale per trasparenza assume un colorito roseo, come i tessuti che ricopre. La porzione più esterna dell'unghia è detta estremità libera. L'unghia cresce a partire da una lamina di cellule detta matrice. 5 Apparato scheletrico È l'apparato più voluminoso del corpo umano, di cui rappresenta l'80% circa del peso. Si compone di ossa,articolazioni (o giunti articolari). La variabilità individuale della morfologia esteriore, dovuta a fattori genetici, costituzionali, ambientali, sessuali, trova riscontro anche nelle differenze di forma e dimensioni degli elementi che compongono l'apparato locomotore. Le ossa, organi statici, sono unite tra loro mediante articolazioni. Ossa e articolazioni insieme formano lo scheletro che svolge attività di sostegno del corpo, costituendone l'impalcatura generale. In misura diversa, secondo le loro caratteristiche, le articolazioni conferiscono una certa libertà di movimento reciproco alle ossa che collegano. I muscoli, organi dinamici, sfruttano queste possibilità di movimento. Infatti essi si inseriscono opportunamente in diversi punti delle ossa e contraendosi, cioè accorciandosi, esercitano trazioni sulle leve ossee, ottenendo come risultato funzionale il movimento dei diversi segmenti corporei, l'uno rispetto all'altro, o dell'intero organismo, nell'ambiente esterno, come pure il mantenimento di posizioni statiche. Nell'apparato locomotore si distinguono tre sottoapparati corrispondenti a tre distretti corporei: testa,tronco, arti. La testa comprende le ossa della scatola cranica, che racchiudono da ogni lato l'encefalo, e l'osso mandibolare, nella parte anteriore corrispondente alla faccia. I muscoli servono a regolare le aperture naturali e la mimica facciale. I movimenti della testa rispetto al tronco sono attuati da muscoli provenienti dal tronco e non da quelli intrinseci del capo. Il tronco è stutturato attorno alla colonna vertebrale(o rachide) formata dalle vertebre. Sulle vertebre si stratificano per lopiù dorsalmente i muscoli. La colonna vertebrale è solidale con le ossa del bacino a livello sacrale; sostiene la testa, dà attacco ai dispositivi osteoarticolari o muscolari delle spalle, del torace e dell'addome; verso il basso dà inserzione al bacino, su cui si inseriscono gli arti inferiori; svolge funzioni determinanti per la stazione eretta e partecipa con gli altri sottoapparati ai movimenti del tronco e degli arti. Gli arti superiori costituiscono il sottoapparato della prensione formato dalle spalle, dalle braccia e dagliavambracci, dalle mani; tutti i suoi settori si strutturano su una porzione scheletrica centrale rivestita di muscoli, raccolti in gruppi con funzioni opposte: flessorie ed estensorie, pronatorie e supinatorie, abduttorie e adduttorie, e così via. Gli arti inferiori costituiscono il sottoapparato della deambulazione, che consente gli spostamenti del corpo nell'ambiente esterno, ma svolge sia in marcia sia da fermo attività antigravitarie, coordinate a quelle della colonna vertebrale; è costituito dal bacino, dalle cosce, dalle gambe e dai piedi. Caratteristiche e funzioni delle ossa Le ossa sono organi duri, formati prevalentemente da tessuto osseo, che a seconda della struttura si distingue in compatto e spugnoso. Hanno colore variabile con l'età 6 dell'individuo (biancastro nell'infanzia, avorio nell'età adulta, giallastro nella vecchiaia), consistenza diversa in rapporto alla quantità di tessuto osseo presente. Essendo molto elastiche, le ossa sono in grado di resistere a sollecitazioni meccaniche di notevole entità e di svolgere quindi una funzione protettiva nei confronti di organi più delicati, come cuore e polmoni ospitati nella gabbia toracica, cervello e midollo spinale alloggiati nella scatola cranica e nel canale vertebrale. Se però le sollecitazioni meccaniche sono d'intensità tale da superare le capacità di resistenza alle deformazioni dell'osso, questo può subire una frattura. Le ossa presentano alcune caratteristiche costanti che consentono, in presenza di pochi o anche di un solo elemento osseo, di stabilire se si tratti di un reperto umano, e in tal caso di ipotizzare certi caratteri esteriori dell'individuo a cui apparteneva. A seconda della forma si distinguono ossa lunghe, corte, piatte. Le ossa lunghe possono essere scomposte in una parte tubulare (diafisi) e altre due terminali (epifisi ossee) e sono caratterizzate dalla lunghezza prevalente su spessore e larghezza. Le ossa corte, costituite perlopiù da sostanza spugnosa ricoperta da un sottile strato di sostanza compatta, hanno lunghezza, larghezza e spessore equivalenti. Nelle ossa piatte lunghezza e larghezza prevalgono sullo spessore; nel caso delle ossa craniche la sostanza spugnosa è detta diploe. Le ossa sono costituite da tessuto osseo, ma anche da materiale connettivo: il periostio che le ricopre all'esterno e l'endostio che ne tappezza le cavità interne; da parti cartilaginee che ne rivestono le superfici articolari, e nell'età pre-puberale anche dalla cartilagine di accrescimento. Esse inoltre ospitano al loro interno il midollo osseo, tessuto con attività emopoietica (in cui cioè si formano gli elementi corpuscolati del sangue: globuli rossi, globuli bianchi, piastrine). Nel loro insieme le ossa fungono da deposito di sali minerali, in particolare di sali di calcio, ione che riveste un ruolo importante nelle attività cellulari, nei processi della contrazione muscolare e della coagulazione del sangue. Caratteristiche e funzioni delle articolazioni Le articolazioni concorrono con le ossa a formare l'apparato dello scheletro, in cui assolvono a due funzioni: rendere le ossa solidali, consentire il movimento reciproco delle ossa contigue e quindi di segmenti scheletrici tra loro. Tenuto conto del fatto che ogni elemento osseo ha più punti articolari, le articolazioni sono più numerose dei segmenti ossei. I tipi di articolazione presenti nel corpo umano sono circa una trentina. A seconda delle parti scheletriche coinvolte, le articolazioni devono far fronte a esigenze contrastanti: una statica, l'altra dinamica. Ciò avviene mediante due categorie fondamentali di articolazioni, le sinartrosi e lediartrosi. Un tipo particolare di articolazione è poi quello delle anfiartrosi intervertebrali. Nelle sinartrosi, tra le ossa messe in relazione è interposto un altro tessuto con funzione meccanica, cosicché le sinartrosi sono definite articolazioni per continuità. Sul contorno del punto articolare possono esistere dispositivi connettivali detti legamenti periarticolari. Sono sinartrosi le suture, in cui le ossa entrano in contatto per mezzo dei loro margini sottili (come nel caso delle ossa craniche), tra i quali sta del tessuto connettivo, senza presenza di legamenti; le sincondrosi, in cui le ossa sono unite da un tratto di cartilagine ialina, come nel caso della giunzione tra coste e cartilagini costali; le sinfisi, come nel caso di quella 7 pubica, un tipo di articolazione solitamente rinforzata da numerosi legamenti. Nelle diartrosi invece i capi articolari sono in contatto tramite superfici cartilaginee, tra le quali si mantiene uno spazio o intervallo articolare. In questo spazio talvolta trova posto un disco fibroso, o menisco, con funzione di "cuscinetto". Nelle diartrosi le ossa sono unite da una sorta di manicotto che impedisce il distacco dei due segmenti ed è composto da una capsula articolare e da legamenti articolari.Tra superficie articolare e faccia interna del manicotto si crea una cavità articolare, rivestita di una membrana, detta sinoviale, contenente un liquido detto sinovia, che ha il compito di facilitare lo scorrimento delle superfici cartilaginee. Le diartrosi sono dette articolazioni per contiguità e comprendono: le artrodie, le enartrosi, lecondiloartrosi, i ginglimi (articolazioni come il ginocchio e il gomito), nonché articolazioni complesse derivanti dall'insieme di più tipi di diartrosi tra ossa, che restano però unite da un'unica capsula, con una sola cavità sinoviale. 8 Sistema muscolare Il sistema muscolare è l'insieme di organi che permette, attraverso la contrazione muscolare, il movimento del soggetto e lo scorrimento di sostanze organiche interne come sangue e cibo. La contrazione avviene nel momento in cui le fibre di cui è costituito il muscolo, in seguito ad uno stimolo nervoso, scorrono gli uni sugli altri generando una forza che attraverso iltendine si trasmette alla leva ossea, permettendo così il movimento del corpo o di una sua parte. Il sistema muscolare è costituito da due tipologie principali di muscoli: I muscoli volontari formati da tessuto muscolarestriato e che permettono il movimento del soggetto. Sono legati alle ossa tramite tendini e vengono spesso indicati anche come muscoli scheletrici. I muscoli involontari o lisci, che sono invece di natura liscia. Vengono detti anche muscoli viscerali perché si trovano a ricoprire gran parte delle pareti degli organi interni, come nel tratto digestivo, nella vescica, nei dotti, nelle arterie, nellevene, ecc. Fa eccezione il muscolo cardiaco (detto anche miocardio), anch'esso striato ma involontario: è infatti innervato dal sistema nervoso autonomo. Insieme al sistema scheletrico forma l'apparato locomotore, di cui è la parte attiva. Dal punto di vista della funzione motoria è possibile distinguere muscoli deputati alla statica, in particolare i muscoli della parte posteriore del corpo, e deputati alla dinamica, rappresentati grosso modo dai muscoli della parte anteriore. Il sistema muscolare svolge le seguenti funzioni: -locomozione: muove le parti dello scheletro; -attività motoria degli organi interni: i muscoli lisci si contraggono collaborando con gli altri sistemi; -mimica: i muscoli facciali permettono di esprimere sensazioni e sentimenti; -protezione: i muscoli, come quelli della parete addominale, proteggono gli organi interni. Il tessuto muscolare è composto da una pluralità di fibre raggruppate in fasci. Le fibre muscolari possiedono delle strutture chiamate miofibrille, che si trovano in parallelo lungo l'asse maggiore della cellula e occupano quasi l'intera massa cellulare. Le miofibrille delle fibre muscolari lisce sono apparentemente omogenee, ma posseggono bande scure e chiare alternate, a causa della distribuzione dei componenti principali delle miofibrille, le proteine actina e miosina. 9 10 Apparato digerente L'apparato digerente provvede alla digestione e all'assimilazione di cibi e bevande, assolve cioè a funzioni nutritive. Il nome sottolinea l'importanza della digestione dei nutrienti, quell'insieme di processi che consentono la scomposizione degli alimenti introdotti in sostanze veicolabili dal sangue e utilizzabili dalle cellule nei diversi tessuti. La porzione principale di questo apparato è l'intestino, che si presenta come un lungo tubo, il quale va dalla rima labiale, punto in cui si introducono in condizioni normali i cibi, all'orifizio dell'ano, punto in cui vengono eliminate le scorie non utilizzabili. All'intestino, che ospita nella sua parete diverse popolazioni di ghiandole esocrine, vanno aggiunti organi ghiandolari che in esso immettono le loro secrezioni; si tratta delle ghiandole salivari, del fegato e del pancreas. Cavità orale La cavità orale è delimitata dalle arcate dentarie; dal palato che la separa dalle fosse nasali; dal pavimento della bocca, costituito da un solo muscolo, il miloioideo; ospita un organo muscoloso, la lingua, importante per il senso del gusto, che si inserisce sull'osso ioide. Tutta la cavità orale è rivestita di mucosa. Un ruolo importante è svolto dai denti. Le pareti della cavità orale, costituite dalle guance, contraendosi favoriscono la progressione del bolo verso la faringe. La cavità è mantenuta umida da cellule che producono muco e dalle ghiandole salivari che producono la saliva. Nella saliva sono contenuti enzimi digestivi come la ptialina, importante per l'azione che esercita sugli amidi; e inoltre il lisozima, un enzima ad attività antibatterica. Le parotidi, che sono le ghiandole salivari più grandi, si trovano dietro i rami montanti della mandibola. Il loro dotto escretore, detto di Stenone, attraversa il muscolo buccinatore e sbocca nei pressi del secondo molare superiore. La secrezione delle parotidi è di tipo sieroso. Le sottomandibolari si trovano sotto la lingua nello spessore del pavimento orale; sotto la lingua si apre pure il loro dotto escretore, detto di Warthon, in prossimità degli sbocchi delle ghiandole sottolinguali. La secrezione è di tipo misto. Le sottolinguali sono le ghiandole salivari più piccole e si trovano nel pavimento della bocca, al di sotto della parte libera della lingua; i loro dotti escretori sboccano vicino a quelli delle sottomandibolari; la secrezione è prevalentemente mucosa. Faringe È un organo in comune tra apparato digerente e apparato respiratorio, e possiede pareti muscolari che facilitano la progressione del bolo alimentare. Se si eccettua la zona di contatto con le cavità nasali, è rivestita di mucosa simile a quella orale. Esofago È la continuazione del canale digerente, dopo la faringe. È un organo tubolare che percorre il mediastino, dietro la trachea e davanti all'aorta, e che, dopo aver attraversato il diaframma 11 (hiatus esofageo), sbocca nello stomaco. Ha una parete costituita da tre strati: due muscolari e uno sottomucoso; è rivestito di mucosa, che si solleva in pliche che vengono poi distese dal passaggio del cibo. Stomaco È il primo tratto di intestino addominale, che il cardias separa dall'esofago. Ha una tipica forma a bisaccia, con una grossa curvatura convessa a sinistra, e una piccola curvatura concava a destra. Consta di un fondo, o recesso, che risale oltre il livello del cardias; di un corpo, ossia di una vasta porzione centrale; e infine della regione dell'antro, cui segue lo sfintere del piloro, che lo separa dal duodeno. La mucosa gastrica si presenta sollevata in pliche per le contrazioni della tonaca muscolare. Altrimenti risulta distesa e rende visibili delle aree, dette fossette gastriche, sul cui fondo si trovano molte ghiandole. Duodeno Dopo lo stomaco, l'apparato digerente riprende la forma di tubo. Il duodeno si trova dietro il peritoneo, è disposto a C e forma un'ansa in cui si adagia la testa del pancreas. La sua mucosa di rivestimento mostra un carattere nuovo: è provvista di sottilissime sporgenze, dette villi intestinali. Importantissimi per l'assorbimento dei principi alimentari, i villi sono comuni a tutto l'intestino tenue. La parete consta di una mucosa, di una tonaca muscolare comprendente due strati, e di una tonaca sierosa solo sulla parete anteriore. Intestino tenue L'intestino tenue è detto anche intestino mesenterico, perché avvolto dal peritoneo e collegato alla parete posteriore dell'addome da una plicatura sierosa della stessa, il mesentere. Comprende due tratti: il digiuno e l'ileo. I villi intestinali sono estroflessioni della mucosa. La loro presenza moltiplica la superficie di contatto con il materiale contenuto nel canale digerente e disponibile per l'assorbimento dei nutrienti. Ogni villo ha un asse costituito da vasi sanguigni e linfatici, fondamentali per la funzione di assorbimento. Intestino crasso Il primo tratto di intestino crasso è costituito dal colon, suddiviso in quattro regioni: colon ascendente, colon trasverso, colon discendente e sigma (o colon sigmoideo); dove il tenue finisce, inserendosi ad angolo retto nel tratto iniziale del colon ascendente, troviamo la valvola ileocecale, che serve a impedire il reflusso del contenuto del colon nell'intestino tenue. L'inizio del colon è detto intestino cieco, e da esso prende origine l'appendice vermiforme (o appendice cecale), che possiamo considerare un diverticolo cavo comunicante col lume del cieco, ricca di tessuto linfoide. La superficie esterna del colon mostra tre formazioni a nastro, composte di cellule muscolari lisce, dette tenie coliche. Esse delimitano aree denominate austre. Sulla superficie interna si trovano, in corrispondenza delle tenie, le pliche mucose, dette pieghe semilunari, e in corrispondenza delle austre si trovano le tasche; mancano i villi poiché l'assorbimento avviene solo nell'intestino tenue. 12 Intestino retto È l'ultimo tratto del canale digerente e verso la fine presenta un insieme di fibre muscolari lisce che formano lo sfintere interno o involontario, mentre sull'orifizio cutaneo esterno, l'ano, vi sono fibre muscolari striate che costituiscono lo sfintere esterno volontario. Fegato Situato nell'ipocondrio destro, il fegato è la ghiandola più grande dell'intero organismo, e può essere considerato il laboratorio principale del metabolismo corporeo. È avvolto quasi interamente dal peritoneo e rivestito da una membrana fibrosa (capsula di Glisson); risulta suddiviso in lobuli al cui centro si trova una vena, detta appunto centrolobulare, che confluendo in vasi via via di maggior diametro viene a formare le vene sovraepatiche. A partire dalla vena centrolobulare si dispongono a raggiera i cordoni di cellule epatiche. Le cellule epatiche o epatociti formano con le loro pareti delle semidocce che, accostate a quelle di altri epatociti, danno origine a canali detti capillari biliari, perché in essi si riversa la bile prodotta dagli epatociti. Più capillari biliari confluiscono in dotti biliari, fino a formare, per successive confluenze, due dotti distinti che si uniscono poi nel dotto epatico. In questo si innesta il dotto cistico, che proviene dalla cistifellea o colecisti. Dopo di che i secreti provenienti dal dotto epatico e dalla colecisti vengono convogliati al duodeno dal coledoco, che sbocca alla papilla di Vater. La colecisti è una sacchetta che funge da serbatoio e concentra la bile prodotta costantemente dagli epatociti. Il fegato è diviso in un lobo destro e in un lobo sinistro dal solco anteroposteriore visibile sulla faccia superiore dell'organo. La faccia inferiore invece presenta due solchi paralleli (fosse sagittali) riuniti da un terzo solco, detto solco trasverso; nell'insieme si viene a disegnare una sorta di H che delimita altri due lobi epatici: il lobo quadrato e il lobo caudato. Al solco trasverso corrisponde l'ilo del fegato, che costituisce il punto d'ingresso della vena porta e dell'arteria epatica e di uscita dei dotti biliari. Pancreas È l'altra grossa ghiandola extraintestinale, che fa parte dell'apparato digerente almeno per la sua componente esocrina: secerne infatti molti enzimi digestivi. Peritoneo È la membrana sierosa composta da mesotelio che avvolge quasi tutto il canale digerente e tappezza la cavità addominale. Il peritoneo riflettendosi sugli organi addominali forma i mesi, ossia le pliche in cui decorrono i vasi e i nervi a quelli destinati. 13 Apparato respiratorio L'apparato respiratorio è una struttura anatomica atta alla respirazione, costituita dalle vie aeree, dai polmoni e da eventuali annessi come i sacchi aeriferi; permette gli scambi gassosi di ossigeno ed anidride carbonica attraverso l'emoglobina negli eritrociti del sangue secondo un processo chiamatoematosi. L'apparato respiratorio è costituito funzionalmente da differenti parti anatomiche che sono: -gli organi cavi da dove passano aria e gas, i quali vengono convogliati all'interno o all'esterno dei polmoni rispettivamente durante i processi di inspirazione ed espirazione; -i polmoni, in cui avviene lo scambio di gas con il sangue, a livello degli alveoli per gli organismi che ne sono dotati, come i mammiferi. Ad essi vanno ad aggiungersi eventuali organi ausiliari, tra cui: -la gabbia toracica, costituita da costole, vertebre toraciche e sterno, che fornisce il supporto strutturale; -il diaframma e i muscoli intercostali, che permettono l'allargamento della gabbia toracica e quindi l'espansione polmonare. Dal punto di vista della struttura l'apparato respiratorio è costituito da: -naso esterno (fosse nasali e cavità nasali); -faringe; -laringe; -trachea; -bronchi e bronchioli; -polmoni costituiti da alveoli polmonari; -pleura (costituito da pleura interna ed esterna, al cui interno è presente il liquido pleurico). Vie aeree Le vie aeree sono formate da organi cavi in cui le sostanze gassose,vengono trasportate da o verso i polmoni. Devono essere mantenuti costantemente liberi, motivo per cui sono sostenute esternamente da una struttura ossea o cartilaginea e muscolare. Pur essendo in continuità tra di loro, vengono suddivise in vie aeree superiori ed inferiori, in base ad aspetti organogenetici e clinici. Le vie aeree superiori sono costituite da: -naso esterno e cavità orale; -fosse nasali e seni paranasali; -faringe. -Laringe, tessuto cartilagineo 14 Si trovano nel primo tratto dell'apparato respiratorio e sono parzialmente in comune con l'apparato digerente. Tra le funzioni accessorie delle vie aeree superiori vi sono l'umidificazione ed il riscaldamento dell'aria, oltre alla cattura del pulviscolo per mezzo del muco, espulso verso l'alto tramite le ciglia dell'epitelio. Gli organi delle vie aeree superiori derivano dai quattro archi faringei, che compaiono circa alla quinta settimana di sviluppo embrionale. Le vie aeree inferiori sono costituite da: -trachea, tessuto cartilagineo; bronchi, anelli di tessuto cartilagineo sulla parte anteriore, mentre nella parte posteriore tessuto connettivo. Polmoni Il polmone è l'organo essenziale per la respirazione dei vertebrati. La sua principale funzione è di trasportare l'ossigeno dall'atmosfera al sangue, di espellere l'anidride carbonica dal sangue e di inviarla nell'atmosfera. I polmoni hanno vita autonoma, possono funzionare indipendenti uno dall'altro, sia per il nutrimento che per la vascolarizzazione. Sono rivestiti da una membrana chiamata pleura viscerale, che a sua volta si continua in una pleura parietale che riveste la cavità toracica. Il sottile spazio tra le due membrane, spazio pleurico, è ripieno di un liquido che riduce l'attrito tra polmone e parete toracica e aiuta a creare una pressione negativa tra le due membrane, impedendo il collasso dei polmoni e la chiusura delle vie aeree inferiori. All'interno troviamo i bronchi che nascono dalla trachea, e si ramificano diventando sempre più piccoli, sino a diventare bronchioli terminali, e servono per far passare l'ossigeno negli alveoli, questo a livello capillare venoso, passeranno ai capillari arteriosi esterni, cambiandolo con l'anidride carbonica che hanno trasportato da tutto l'organismo. Questo scambio di gas è compiuto in un mosaico di cellule specializzate che formano delle piccole sacche d'aria chiamate alveoli. Inspirazione ed espirazione L'atto respiratorio si divide in due fasi: inspirazione ed espirazione. L'inspirazione avviene grazie alla contrazione dei muscoli intercostali e del diaframma, tale contrazione provoca un aumento di volume polmonare e una diminuzione della pressione intrapleurica: ne consegue un'aspirazione dell'aria nei polmoni.L'espirazione solitamente è passiva, determinata dal rilascio della forza elastica del parenchima polmonare. Il volume toracico diminuisce, i polmoni vengono compressi e l'aria espulsa.Gli scambi gassosi avvengono a livello alveolare, ma anche a livello cellulare. A livello alveolare vi è uno scambio dei gas tra aria e sangue: l'ossigeno passa dall'alveolo al sangue e l'anidride carbonica dal sangue all'alveolo per diffusione o secondo gradiente di concentrazione (passaggio passivo). Anche a livello cellulare l'ossigeno passa da sangue a cellula e l'anidride carbonica da cellula a sangue per diffusione.Entrambi i gas vengono portati in tutto il corpo attraverso il circolo ematico. L'ossigeno si lega all'atomo di ferro dell'eme dell'emoglobina per essere trasportato ai tessuti; l'anidride carbonica si lega invece all'acqua presente nel sangue. 15 Apparato urinario L'apparato urinario è l'insieme di organi e di strutture finalizzati all'escrezione dell'urina o di altri prodotti del catabolismo in alcuni taxa animali, principalmente appartenenti ai cordati. Appartiene alla più vasta categoria degli apparati escretori animali, differenti per anatomia e fisiologia da gruppo a gruppo. La funzione principale dell'apparato è l'eliminazione dei rifiuti metabolici, principalmente dei composti azotati; i gruppi amminici non riutilizzati dall'organismo per sintetizzare nuovi composti azotati vengono escreti sotto diverse forme chimiche Nell'uomo, l'apparato è rappresentato da: -Reni -Canali escretori (ureteri) -Vescica -Uretra Il rene provvede principalmente alla produzione dell'urina. Nel corpo umano i reni sono due e sono posizionati ai lati della colonna vertebrale, tra l'undicesima vertebra toracica e la seconda- terza lombare. Il rene destro si trova sotto il fegato, il sinistro dietro la milza (le due aree in cui si trovano sono note come "fosse lombari"). Lunghi circa 12 centimetri, sono caratterizzati da una forma che ricorda quella di un fagiolo; il loro peso si aggira intorno ai 110-130 grammi ciascuno. L'uretere è il condotto che consente all'urina di passare dai reni alla vescica urinaria. Presente in ciascuno dei due reni, è un dotto muscolo-mucoso che può idealmente essere suddiviso in una porzione addominale e una pelvica. I due ureteri sono disposti ai lati della colonna vertebrale, verticalmente. Il loro diametro misura circa un centimetro, mentre la lunghezza è di circa 25-30 centimetri. Internamente sono rivestiti da una parete mucosa che entra in contatto con l'urina; questa parete è, a sua volta, ricoperta da una tonaca muscolare che, contraendosi, provoca l'espulsione dell'urina nella vescica. Ogni uretere presenta nella sua estremità inferiore, 16 nell'area di sbocco nella parete della vescica, una valvola che permette all'urina di riversarsi nella vescica ma che le impedisce il percorso inverso, evitando che rifluisca verso i reni. L'uretra è il canale che mette in comunicazione la vescica con l'orifizio (meato) uretrale. È caratterizzata da funzioni e morfologie diverse nei due sessi: se, infatti, nella donna la sua unica funzionalità è quella di permettere l'espulsione dell'urina al di fuori dell'organismo, nell'uomo è invece deputata, oltre che al trasporto dell'urina verso l'esterno del corpo, anche al trasporto dello sperma. Il diametro medio di questo condotto è di circa 10 millimetri sia nell'uomo sia nella donna; la lunghezza, invece, varia in maniera significativa nei due sessi. La vescica urinaria, dalla forma simile a una sfera, raccoglie l'urina prodotta dai reni. Riceve i due ureteri (ovvero i condotti che trasportano l'urina dai reni alla vescica) ed espelle l'urina attraverso l'uretra. La vescica urinaria è collocata diversamente nella donna e nell'uomo: nell'organismo femminile si trova sotto il peritoneo, davanti all'utero, mentre nell'organismo maschile è collocata al di sopra della prostata e anteriormente al retto. Il Sistema nervoso Il sistema nervoso è, per così dire, l'hardware attraverso il quale sperimentiamo noi stessi, in quanto individui inconfondibili, e per mezzo del quale interagiamo con l'ambiente che ci circonda. Come un computer, il nostro sistema nervoso analizza dati che provengono da diversi luoghi e distribuisce informazioni a molte sedi remote. Anche il computer più sofisticato non può vantare l'incredibile complessità di circuiti, di correlazioni, di centri di elaborazione e di vie di informazione posseduta dal sistema nervoso umano. Il sistema nervoso è la sede dell'assunzione, elaborazione e trasmissione delle informazioni relative a tutto il corpo umano, in altre parole è il sistema di regolazione delle funzioni corporee. Il sistema nervoso comprende tutto il tessuto nervoso del nostro organismo. Il tessuto nervoso trasporta informazioni ed istruzioni da una regione del corpo ad un'altra. Le funzioni del sistema nervoso comprendono: fornire sensazioni sull'ambiente interno ed esterno integrare le informazioni sensoriali coordinare le attività volontarie e involontarie regolare e controllare le strutture e gli apparati periferici Il tessuto nervoso comprende due distinte popolazioni cellulari: le cellule nervose o neuroni e le cellule di sostegno o neuroglia. Le cellule di sostegno isolano i neuroni e forniscono una rete di sostegno; sono più numerose dei neuroni e costituiscono circa la metà del volume del sistema nervoso. I neuroni sono invece i responsabili del trasferimento e dell'elaborazione delle informazioni nel sistema nervoso. 17 I neuroni Un neurone tipico possiede un corpo cellulare, o soma, molte diramazioni, dendriti sensoriali e un lungo assone che termina in una o più stazioni sinaptiche. A livello di ciascuna sinapsi il neurone è in rapporto con altre cellule. Ogni neurone deve adempiere cinque funzioni fondamentali: ricevere informazioni (input) dall'ambiente esterno o interno, oppure da altri neuroni; integrare le informazioni ricevute e produrre un'adeguata risposta in forma di segnale (output); condurre il segnale al suo terminale di uscita; trasmettere il segnale ad altre cellule nervose, ghiandole o muscoli; coordinare le proprie attività metaboliche , mantenendo l'integrità della cellula. Ecco ora una spiegazione sulle varie parti costituenti il neurone: I dendriti Sono ramificazioni che si estendono dal corpo della cellula nervosa, specializzati nel rispondere ai segnali provenienti da altri neuroni o dall'ambiente esterno. La loro forma ramificata offre un'ampia superficie alla ricezione dei segnali. I dendriti dei neuroni sensoriali sono dotati di speciali adattamenti della membrana che consentono loro di rispondere a stimoli ambientali specifici come la pressione, gli odori, la luce o il calore. Nei neuroni del cervello e del midollo spinale, i dendriti rispondono ai neurotrasmettitori chimici liberati da altri neuroni. Essi sono dotati di recettori proteici di membrana che si legano a neurotrasmettitori specifici e inviano, come risultato di quel legame, segnali elettrici. 18 Il soma (corpo cellulare) Assicura le funzioni vitali del neurone e integra i segnali elettrici provenienti dai dendriti. Viaggiando lungo i dendriti, i segnali confluiscono al corpo cellulare del neurone che, comportandosi come un centro di integrazione, li "interpreta" e "decide" se produrre un potenziale d'azione, il segnale elettrico di uscita (output) del neurone. Trasporta a destinazione i segnali elettrici generati dal corpo cellulare. In un neurone tipico, l'assone, che è una fibra lunga e sottile, si protende dal corpo cellulare, facendo del neurone la cellula più lunga del corpo umano. Singoli assoni, per esempio, si estendono dal midollo spinale alle dita dei piedi, coprendo una distanza superiore a un metro. Gli assoni costituiscono le linee di distribuzione lungo le quali si propagano i potenziali d'azione in direzione centrifuga verso le estremità del neurone. I terminali sinaptici I terminali sinaptici comunicano con altri neuroni, muscoli e ghiandole. La maggior parte dei terminali sinaptici contiene una sostanza chimica specifica, detta neurotrasmettitore, che viene liberata in risposta a un potenziale d'azione che percorre l'assone. Il sistema nervoso viene diviso anatomicamente in due parti:il sistema nervoso centrale e il sistema nervoso periferico. Il sistema nervoso centrale (SNC) è costituito dall'encefalo, racchiuso nella scatola cranica, e dal midollo spinale, contenuto invece nel canale vertebrale. Ogni singolo segmento midollare ha la capacità di controllare autonomamente funzioni motorie specifiche (riflessi). Il SNC è responsabile dell'integrazione, analisi e coordinazione dei dati sensoriali e dei comandi motori. E' anche la sede di funzioni più importanti quali l'intelligenza, la memoria, l'apprendimento e le emozioni. A differenza del sistema nervoso periferico, il SNC non è solo in grado di raccogliere e trasmettere informazioni, ma anche di integrarle .Il sistema nervoso periferico (SNP) è costituito da tutto il tessuto nervoso al di fuori del SNC. Il sistema nervoso periferico svolge essenzialmente la funzione di trasmissione del segnale attraverso fasci di conduzione . I segnali, afferenti da un'unità periferica (organo) o in uscita (efferenti) verso un'unità periferica, decorrono in fibre separate (assoni) che generalmente sono raggruppate in un fascio di conduzione unitario (nervo). Un nervo contiene esclusivamente assoni, cellule di Schwann e tessuto connettivo. I corpi delle cellule nervose sono raggruppati nei gangli del sistema nervoso periferico e nei nuclei del midollo spinale e del tronco encefalico. Il midollo spinale, con l'encefalo, forma il sistema nervoso centrale; ha forma cilindrica, larghezza media di 8-10 mm e spessore di 5-7 mm. Si estende dal grande forame occipitale 19 fino a raggiungere pressappoco il primo corpo vertebrale lombare, non occupando quindi il canale vertebrale in tutta la sua lunghezza. Il canale vertebrale rappresenta per il midollo spinale, che è molto delicato, un'ottima protezione dai danni meccanici. Il midollo spinale è molto più breve della colonna vertebrale, ma è costituito da tanti segmenti quanti sono i corpi vertebrali. Per tale ragione i nervi spinali e le loro radici, dal rachide cervicale a quello lombare, decorrono in modo sempre più obliquo verso il basso.Se si seziona una porzione qualsiasi del SNC, si nota in primo luogo che vi sono territori ben delimitati in rapporto fra loro, rispettivamente la sostanza grigia e la sostanza bianca. La sostanza grigia contiene soprattutto i corpi delle cellule nervose, mentre la sostanza bianca è composta dagli assoni e dai loro rivestimenti. Al centro del midollo spinale si trova un canale centrale molto sottile che è un residuo embrionale e non di rado è occluso o dilatato in cisti. Encefalo Con un peso di 1,3-1,5 kg, l'encefalo, dopo il fegato, è l'organo più pesante del corpo. A riposo viene utilizzata fino al 25% dell'energia metabolica per rifornire l'encefalo. La parte più antica dell'encefalo è il midollo allungato o bulbo, la cui struttura ricorda ancora la suddivisione metamerica del midollo spinale. Attraverso confini ben definiti, esso passa nel ponte che presenta connessioni importanti con il cervelletto. Il cervelletto, dopo il cosiddetto "cervello" costituito da diencefalo e telencefalo, è la parte che occupa maggiore spazio all'interno della scatola cranica. Il cervelletto è appoggiato sul midollo allungato e sul ponte. Il midollo allungato, il ponte e il cervelletto lavorano in stretta collaborazione e controllano importanti funzioni del movimento . Il mesencefalo è composto fondamentalmente dal talamo destro e sinistro, nonché dall'ipotalamo , situato al centro. I due talami e l'ipotalamo delimitano il terzo ventricolo che ha la forma di una fessura situata sull'asse mediano del corpo. 20 Il sistema nervoso periferico Il sistema nervoso periferico è costituito dai nervi periferici che collegano il cervello e il midollo spinale al resto del corpo , compresi i muscoli, gli organi di senso e gli organi dei sistemi digerente, respiratorio, escretore e circolatorio. All'interno dei nervi periferici si trovano gli assoni dei neuroni sensoriali che trasmettono al sistema nervoso centrale l'informazione sensoriale proveniente da tutte le parti del corpo. I nervi periferici contengono anche gli assoni dei neuroni motori (o motoneuroni) che trasmettono i segnali dal sistema nervoso centrale agli organi e ai muscoli. La porzione motoria del sistema nervoso periferico può essere suddivisa in due parti: il sistema nervoso somatico e il sistema nervoso autonomo. I motoneuroni del sistema nervoso somatico stabiliscono sinapsi con i muscoli scheletrici e controllano il movimento volontario. I loro corpi cellulari si trovano nella sostanza grigia del midollo spinale, e i loro assoni raggiungono direttamente i muscoli controllati. I motoneuroni del sistema nervoso autonomo controllano invece le risposte involontarie. Essi stabiliscono sinapsi con il cuore, i muscoli lisci e le ghiandole.Il sistema nervoso autonomo è controllato sia dal midollo allungato sia dall'ipotalamo. Si usa suddividere il sistema nervoso autonomo in sistema nervoso simpatico e sistema nervoso parasimpatico. Il sistema nervoso simpatico agisce sugli organi interni in modo da preparare l'organismo ad affrontare un'attività logorante o dispendiosa da un punto di vista energetico: il cuore batte più velocemente, il sangue defluisce dal sistema digerente per poter meglio irrorare i muscoli, le pupille si dilatano per ricevere una maggior quantità di luce e le vie aree nei polmoni si espandono in previsione di un maggior afflusso di ossigeno. Il sistema nervoso parasimpatico è invece associato ad attività caratteristiche dei momenti di ozio. Sotto il suo controllo la muscolatura liscia del sistema digerente entra in piena attività, il battito cardiaco rallenta e le vie respiratorie si restringono. Inoltre gli assoni parasimpatici si trovano nei nervi che hanno origine dall'encefalo (mesencefalo e midollo allungato) e dalla base del midollo spinale. Al contrario gli assoni simpatici si trovano nei nervi che hanno origine dalle sezioni mediana e inferiore del midollo spinale. In entrambi i sistemi simpatico e parasimpatico si trovano due neuroni che trasmettono messaggi in sequenza dal sistema nervoso centrale a ciascun organo bersaglio, ma le sinapsi che stabiliscono sono localizzate in sedi diverse. Nel sistema nervoso simpatico la sinapsi è localizzata nei gangli vicini al midollo spinale, mentre nel sistema nervoso parasimpatico la sinapsi è localizzata nei gangli più piccoli situati intorno o in prossimità di ciascun organo bersaglio. 21 Tecniche di “primo soccorso” Comportamenti in caso di infortunio o malessere: non perdere la calma evitare azioni inconsulte e dannose allontanare le persone non indispensabili verificare se sono ancora presenti la cause dell'infortunio (es. corrente elettrica, sostanze nocive, gas, pavimento scivoloso) e eliminarle o allontanarle prodigare le prime cure se si è in grado di farlo esame dell'infortunato: controllare immediatamente le funzioni vitali fare un'ispezione accurata del soggetto valutare la dinamica dell'incidente rassicurare l'infortunato se è cosciente (soccorso psicologico) evitare commenti sul suo stato anche se pare incosciente chiamare il pronto intervento (118) qualora si ritenga necessario, specificando chiaramente l'indirizzo e le modalità di accesso alla struttura non lasciare l'infortunato da solo fino a che non verrà affidato a persone competenti in caso di incidente provocato da contatto con sostanze chimiche, consegnare al medico l'imballaggio con l'etichetta della sostanza. Valutazione delle funzioni vitali E' sempre difficile capire come comportarsi di fronte ad una situazione di emergenza. La paura di sbagliare, di non ricordarsi cosa fare possono impedire o ritardare i primi soccorsi. Di seguito alcune regole pratiche che riassumono con ordine le azioni da compiere in caso ci si trovi a dover gestire una situazione di emergenza in casa, in strada o nel luogo di lavoro. 1. Valutare la sicurezza: la prima cosa da fare in caso di emergenza è assicurarsi che non ci siano pericoli per chi deve prestare i primi soccorsi. Bisogna fare attenzione soprattutto ai pericoli nascosti e a quelli meno evidenti: fughe di gas, perdite di olio o benzina, cavi elettrici scoperti, oggetti pericolanti o taglienti. Se ci facciamo male mentre cerchiamo di prestare soccorso, non solo non riusciamo nel nostro intento, ma complichiamo l'azione di chi verrà dopo di noi che dovrà prestare soccorso a una persona in più. 2. Valutare lo stato di coscienza: una volta che ci siamo assicurati che non ci sono pericoli, possiamo avvicinarci all'infortunato e fargli qualche semplice domanda. Avremo così modo di valutare se risponde in maniera appropriata e, allo stesso tempo, di ricavare utili informazioni sull'accaduto e sulle sue condizioni. 22 3. Valutare le vie aeree: possiamo ora valutare se le vie aeree sono libere oppure occluse. Se l'infortunato parla, o anche solo se respira, possiamo dire che le vie aeree sono pervie. In caso contrario, possiamo cercare di rimuovere gli eventuali corpi estranei che impediscono un corretto passaggio dell'aria. E' importante ricordare che se una persona incosciente è abbandonata a se stessa, questa rischia il soffocamento a causa della perdita di tono della lingua che, rilassandosi, va a ostruire le vie aeree. Per evitare questa situazione, qualora si debba abbandonare l'infortunato in attesa dei soccorsi, è bene posizionarlo su un fianco come descritto al punto. 4. Valutare il respiro: è importantissimo riuscire a capire se un infortunato a terra incosciente respira spontaneamente. Per fare questo, una volta appurato che nessun corpo estraneo ostacola il passaggio dell'aria, ci posizioniamo alla testa dell'infortunato e avviciniamo il nostro orecchio alla sua bocca e contiamo quanti atti respiratori compie in 15 secondi. La normale attività respiratoria avviene senza sforzo, senza rumori (fischi o sibili), in modo regolare e con una frequenza di circa 16-20 atti (cioè inspirazione+espirazione) al minuto. Quanto più ci allontaniamo da queste condizioni (ad esempio, per la presenza di rumori o per un evidente affaticamento durante l'atto respiratorio), tanto più dovremo preoccuparci di riferire questa informazione al 118. 5. Valutare l'attività cardiaca: una volta stabilito che l'infortunato non respira, si procede alla valutazione dell'attività cardiaca (se respira, l'attività cardiaca è senz'altro presente). Per fare questo, ci posizioniamo alla testa del soggetto e mettiamo due dita della nostra mano sopra al pomo d'Adamo. Spostandoci leggermente di lato e premendo leggermente nell'incavo tra il pomo d'Adamo e il muscolo a lato del collo, sentiamo i battiti cardiaci sotto forma di pulsazioni dell'arteria; contiamo i battiti che sentiamo in 15 secondi. La normale attività cardiaca è regolare e ritmica ed ha una frequenza di circa 80-100 battiti al minuto. Anche in questo caso, quanto più ci allontaniamo da queste condizioni, tanto più dovremo preoccuparci di riferire queste informazioni al 118. 6. Effettuare una chiamata di soccorso: dopo aver valutato i parametri vitali dell'infortunato, e dopo aver annotato tutte le informazioni relative alla scena, dobbiamo effettuare la chiamata di soccorso, per attivare i soccorsi qualificati. Il numero da fare è il 118; è il numero unico per le emergenze ed è gratuito da ogni telefono. Il personale professionale guiderà la telefonata cercando di ottenere tutte le informazioni necessarie per attivare i soccorsi più adatti per la situazione. E' importante riferire dove è successo l'incidente, quante persone sono coinvolte, se l'infortunato è cosciente e se respira, se e dove ha dolore e se soffre di qualche malattia. La posizione laterale di sicurezza Il paziente su un fianco e la testa in estensione, sono le componenti essenziali della posizione laterale di sicurezza che deve essere raggiunta senza provocare torsioni del capo sulla colonna vertebrale. Chiunque può praticare questa manovra, che serve esclusivamente ad evitare il peggioramento delle condizioni dell'infortunato, nell'attesa di essere trasportato in un luogo idoneo per essere soccorso da personale medico. 23 Come fare: inginocchiarsi di fianco all'infortunato; slacciare cintura, colletto, corsetti, elastici ecc.; vuotare la bocca del suo contenuto mobile: protesi dentaria, residui di cibo, sangue, vomito ecc.; preparare uno spessore di stoffa o di indumenti ripiegati e infilarlo con delicatezza sotto il capo disponendolo in maniera tale che eventuali sostanze defluenti dalla bocca colino direttamente sul pavimento; posizionare il capo in iperestensione spingendo in avanti gli angoli della mandibola per migliorare la respirazione ed evitare la caduta della testa in avanti; allungare ad angolo retto il braccio dell'infortunato che si trova dal lato del soccorritore; flettere il ginocchio del lato opposto a quello del soccorritore; ripiegare l'altro braccio sul torace; afferrare contemporaneamente la spalla ed il bacino dal lato opposto a quello del soccorritore e ruotarli in avanti, mentre un altro soccorritore con movimento coordinato sposta nello stesso senso il capo ed il cuscino insieme; orientare secondo convenienza le braccia che, a manovra completata, vengono a trovarsi entrambe dalla parte del soccorritore. 24 Distorsioni, lussazioni e contusioni Distorsioni Sono lesioni delle articolazioni. Le estremità ossee dell'articolazione si allontanano per un attimo, producendo una lacerazione della capsula o dei legamenti di rinforzo. Lussazioni Sono lesioni articolari in cui le estremità osse perdono il rapporto, lacerando capsula e tendini di rinforzo, e rimangono fuori posto. Non consentono piu' il movimento dell'articolazione. Contusioni Sono lesioni delle parti molli del corpo: tessuto sottocutaneo, muscoli. Sintomi • dolore localizzato • gonfiore nella parte lesa • difficoltà o impossibilità al movimento • presenza di tumefazione Trattamenti Distorsioni • applicare ghiaccio o impacchi freddi • non sollecitare l'articolazione • immobilizzare l'articolazione • consultare un medico Lussazioni • applicare ghiaccio o impacchi freddi • non cercare di ridurre la lussazione • immobilizzare l'articolazione nella posizione più comoda per l'infortunato • consultare un medico Contusioni • applicare ghiaccio o impacchi freddi • eventuale bendaggio a protezione della parte lesa • consultare un medico nel caso si sospetti un trauma più grave Fratture La frattura è la rottura di un osso causata da un trauma. Ci sono due tipi di fratture: frattura chiusa: quando l'osso fratturato non fuoriesce dalla pelle; frattura esposta: quando invece una parte dell'osso sporge dalla pelle ferita. In caso di frattura, la zona colpita è gonfia, tumefatta e causa dolore nel muoversi. 25 Procedere in questo modo: Chiamate o fate chiamare il 118 Applicate una borsa di ghiaccio (o simile) sulla parte dolorante Se la estremità dell’osso fratturato sporge dalla pelle e c'è una forte perdita di sangue, cercate di fermarla ma non cercate di riportare l’osso al suo posto. Se l’infortunato deve essere trasportato per essere curato, la frattura deve essere immobilizzata con stecche per evitare danni maggiori. Come stecche, potete usare tutto ciò che può servire a tenere ferme le ossa fratturate: cartone, giornali o riviste per le braccia, manici di scopa o assi per le gambe. Adoperate stecche abbastanza lunghe da giungere oltre le articolazioni che sono al di sopra e al di sotto della frattura. Se si tratta di una frattura della colonna cervicale o dorsale, del bacino o del cranio non tentate di muovere il paziente Se il ferito non muove le dita delle mani o se avverte formicolio alle mani, può esservi frattura della colonna cervicale. Se l’infortunato non può muovere i piedi o le dita dei piedi, se avverte un formicolio alle gambe, o dolore se tenta di muovere la schiena e il collo, può esservi frattura della colonna dorsale. In questi casi non bisogna assolutamente muovere il ferito. Cosa non fare NON trattenersi con manovre sulla parte lesa NON tentare mai di ridurre una frattura o una lussazione cioè ripristinare il normale allineamento delle parti ossee NON spostare il paziente senza aver prima immobilizzata la parte, a meno che non ci sia un pericolo immediato NON spostare l’infortunato senza prendere le opportune misure di sicurezza, specie quando si riconosce o si sospetta (valutare la dinamica dell'incidente) una lesione alla colonna vertebrale. In questo caso procedere come segue: Infortunato COSCIENTE: NON MUOVERE l'infortunato. Lasciarlo DOVE si trova COME si trova. NON praticare la Posizione Laterale di Sicurezza. Chiamare il 118. 26 Fratture agli arti Telo triangolare Per immobilizzare stabilmente la frattura di un arto occorre immobilizzare le articolazioni a monte ed a valle della frattura stessa; nelle fratture ed anche nelle lussazioni l’ arto deve essere immobilizzato nella posizione in cui si trova; è bene controllare assiduamente il polso a valle della lesione per assicurarsi che le fasciature non siano troppo strette. Una volta immobilizzata la frattura dell’arto superiore anche con mezzi di fortuna, si provvederà a sostenere l’arto stesso con un telo triangolare. Il capo A del triangolo viene sistemato sotto il braccio addotto con avambraccio flesso ad angolo retto e ruotato verso la linea mediana. Lo stesso angolo A gira intorno al collo e viene annodato in avanti col secondo angolo B. Il capo C viene fissato con uno spillo al telo sottostante. In caso di necessità le stesse funzioni del triangolo ad armacollo possono essere conseguite utilizzando parte degli indumenti adattati all’uopo. Fratture dell’arto inferiore Il traumatizzato deve essere comunque ospedalizzato. Qualora per particolari condizioni ambientali si dovesse provvedere al trasporto con mezzi impropri, occorre procedere alla immobilizzazione dell’arto fratturato. Tenere presente che, in caso di frattura del femore, l’arto inferiore appare spesso accorciato rispetto al controlaterale, mentre il piede si presenta ruotato verso l’esterno. Occorre ricordarsi di immobilizzare con una stecca sufficientemente lunga anche le articolazioni a monte ed a valle del focolaio di frattura. 27 Ferite Una ferita è un'interruzione della continuità della cute o delle mucose con danneggiamento dei tessuti sottostanti. Viene definita ferita superficiale se interessa solo i primi strati della cute, profonda se interessa muscoli, ossa o organi interni, penetrante se l'azione traumatica raggiunge cavità anatomiche come l'addome o il torace. Le ferite vengono anche distinte e classificate a seconda di come si presentano. Si ha un'abrasione quando un corpo tagliente danneggia o asporta i primi strati della cute. Un'escoriazione è dovuta invece a corpi contundenti irregolari, come le ferite da strisciamento, che possono presentare schegge di legno, terriccio e altre piccole particelle che devono essere rimosse. Le ferite da punta, dovute a spilli, chiodi, schegge o altro, sono quelle che penetrano nella cute perpendicolarmente. Le ferite da taglio sono provocate da vetri, coltelli e lamine. Le ferite lacere avvengono per strappamento della cute. Le ferite lacero contuse sono infine provocate da botte o contusioni che includono una lacerazione della pelle ma anche la presenza di ematomi e ecchimosi. Intervento Di fronte a una ferita bisogna operare in ambiente il più possibile sterile ed osservare tutte le norme di igiene e disinfezione. Nello stesso tempo il soccorritore deve prestare attenzione anche alla propria salute. Il sangue è un potenziale veicolo per la trasmissione di numerose malattie: è necessario proteggersi dal contatto diretto col sangue mediante l'uso di appositi guanti in lattice. ATTENZIONE: in caso di perforazioni non rimuovere mai gli oggetti estranei ma immobilizzarli. L'estrazione deve infatti essere fatta sotto controllo medico perché può aggravare notevolmente l'emorragia. ATTENZIONE alle complicazioni delle ferite. Attraverso le ferite spore, batteri e virus possono penetrare all'interno dell'organismo e moltiplicarsi velocemente creando infezioni e altre complicazioni. Il nostro corpo produce appositi anticorpi per difendersi da questi inconvenienti, ma talvolta non sono sufficienti. Nel caso di piccole ferite: Lavare abbondantemente la ferita con acqua e sapone e rimuovere eventuali corpi estranei come terra o schegge. Disinfettare la ferita con acqua ossigenata. Evitare l'uso di alcol (utile invece per sterilizzare) o della tintura di iodio, sostanze nocive se applicate direttamente sulle ferite. Ricoprire la ferita con garze sterili. Al di sopra di queste (non a diretto contatto con la ferita) si può porre del cotone idrofilo con funzione di tampone. La medicazione, infine, può essere fissata mediante bende o cerotti. 28 Ustioni Le ustioni possono essere causate da diverse cause come il calore o l’elettricità oppure da prodotti chimici e a volte anche da congelamento, e si presentano con: - dolore; - arrossamento della pelle (1° grado); - formazione di flittene o bolle o vesciche (2° grado); - danno ai tessuti in profondità (3° grado). La gravità delle ustioni si determina in base alla loro estensione (% di pelle colpita) e profondità (gradi 1°, 2° o 3°), oltre che dalla loro localizzazione sul corpo. Tutte le ustioni interessanti oltre il 5% dell'intera superficie corporea, nonché quelle localizzate agli occhi, in faccia o nelle pieghe del corpo, sono da considerare gravi, qualunque sia il loro grado, e quindi suscettibili di ricovero urgente in ambiente ospedaliero. A titolo indicativo si riporta la "regola del 9" utile per stabilire le percentuali di superficie corporea corrispondenti alle varie parti del corpo: - Testa e collo insieme valgono percentualmente 9% - L'intero arto superiore vale 9% - L'intero arto inferiore vale 18% - L'intero tronco vale 36 (18% la superficie anteriore e 18% quella posteriore) Ustioni termiche da calore e da elettricità Per le ustioni lievi (1° e 2° grado con estensione inferiore al 5%) -COSA FARE - versare abbondantemente acqua fredda sulla parte, fino alla attenuazione del dolore; - applicare sull'ustione della garza sterile ed un antisettico quale il Povidone Iodio; - fasciare, o fissare con cerotto posto su cute sana, senza comprimere; - ricorrere al medico, a meno che non si tratti di ustioni minime o di piccole flittene; - controllare lo stato della vaccinazione antitetanica. -COSA NON FARE - in sede di intervento di Primo Soccorso mai rompere o bucare le eventuali flittene. Per le ustioni più gravi (1° e 2° grado molto estese e quelle di 3° grado): - COSA FARE - se si interviene immediatamente dopo l’evento lesivo occorre tentare di limitare il più possibile il contatto dell’agente lesivo con la superficie cutanea; per questo si deve esporre immediatamente la parte ustionata al getto d’acqua corrente, togliendo tutti gli indumenti venuti a contatto con l’agente lesivo; - non toccare la parte ustionata; - se si interviene tardivamente quando gli abiti, magari di fibra sintetica, risultano adesi tenacemente alla cute, bisogna evitare di rimuoverli e di asportare le sostanze combuste venute direttamente a contatto con la pelle; - individuare e medicare le eventuali ustioni causate dalla corrente di uscita, in caso d'infortunio elettrico; - avvolgere l'infortunato in un telo pulito o ricoprire la zona ustionata con telo pulito o garza sterile; - se l'infortunato è cosciente e senza vomito dare da bere, a piccoli sorsi,una soluzione di 29 acqua ed, eventualmente, di integratore salino evitando di farlo però in caso di shock e/o perdita della coscienza - prevenire e combattere lo stato di shock; - controllare respirazione e polso e, in caso di arresto della respirazione, intervenire come previsto nel paragrafo relativo; - organizzare il trasporto al più vicino ospedale, scegliendo di preferenza centri specializzati e possibilmente avvisando che sta arrivando al Pronto Soccorso un ustionato grave. Ustioni chimiche (da acidi, alcali) - COSA FARE In caso di ustioni alla pelle: - togliere gli indumenti impregnati alla sostanza chimica, se non attaccati alla pelle, tagliandoli se necessario; - in caso di sostanza caustica in polvere, toglier gli eventuali indumenti e poi allontanare meccanicamente il materiale caustico residuo (con una spazzola per esempio), quindi passare al passo successivo - lavare a lungo con acqua corrente. - In caso di lesione agli occhi: vedi la sezione "occhi" - far intervenire il soccorso medico e/o organizzare il trasporto al più vicino ospedale. Asfissia da corpi estranei Dovete sospettare la presenza di un corpo estraneo quando la vittima presenta difficoltà a respirare e porta le mani alla gola. Questi incidenti si presentano soprattutto mentre si mangia o durante il consumo di un chewing gum. I bambini possono aspirare gli oggetti più diversi! La cute del volto diventa di un rosso acceso ma con il passare del tempo, se la difficoltà a respirare persiste o si aggrava, il colorito può diventare bluastro. Agite prontamente. Esortate la vittima a tossire per espellere il corpo estraneo. Non tentate di afferrarlo con le dita: ciò è meno efficace della tosse e può spingerlo ancora più giù. Se la tosse non è sufficiente e il soggetto è un bimbo, tenetelo con la testa in giù sostenendo la faccia con la mano sinistra, appoggiandolo alle vostre gambe e dategli qualche energico colpo sulla schiena tra le scapole oppure voltate il bimbo, sempre con la testa in basso, e premete quattro volte con due dita in mezzo ai capezzoli,esercitando pressione. Se il bimbo è troppo grande per tenerlo così oppure se l’infortunato è un adulto, colpite energicamente per 5 volte il dorso tra le scapole. Dovete quindi eseguire la manovra di Heimlich. Senza perdere tempo, ponetevi dietro al soggetto e cingetelo con le vostre braccia. Unite le mani, serrate a pugno, in corrispondenza della parte più alta dell'addome, cercando di non comprendere le costole. Esercitate con i vostri pugni una pressione brusca e molto intensa: non dovete pensare al dolore che potrete provocare ma a far respirare il malcapitato! Ripetete la manovra in rapida successione per 5 volte. Se il corpo estraneo non 30 si sposta, chiamate un medico o l'ambulanza e continuate con i colpi sul dorso e con la manovra di Hiemlich. Continuate anche in caso di perdita di conoscenza. In questo caso potete sdraiare a terra l'infortunato ed esercitare ripetute pressioni sulla parte alta dell'addome. In caso estremo dovete eseguire la respirazione bocca a bocca. Nei rari casi in cui si riesce a spingere un corpo estraneo più in basso, è possibile che almeno uno dei due polmoni sia libero e riprenda a respirare. Chiamate sempre il medico se il corpo estraneo non è stato espulso dalla gola, anche se cessa di dare disturbo. Se il corpo estraneo giunge ai polmoni può provocare disturbi di vario genere, acuti e cronici e, soprattutto, complicazioni infettive. Se siete voi a soffocare avvertite chi vi sta vicino indicando la vostra gola, datevi quattro rapidi colpi sotto le costole, esercitando pressione verso l'alto sull'addome. Piegatevi sullo schienale di una sedia, appoggiandovi l'addome ed esercitando quattro colpi di pressione. Se continua il soffocamento non fermatevi. Tenete presente che i piccoli oggetti rotondi (perline, bottoni, monete, palline) inghiottiti dai bambini passano di solito senza danni attraverso l’intestino e vengono quindi spontaneamente eliminati. Non somministrate purganti né alimenti che facciano volume: attenetevi alla dieta normale. Se l’oggetto provoca dolore, consultate il medico. Per qualche giorno setacciate le feci per accertare che l’oggetto vengano espulso. Gli oggetti taglienti o appuntiti (forcine, spilli di sicurezza aperti, frammenti di ossa) sono pericolosi. Non perdete la testa, ma consultate immediatamente un medico. Potrà darsi che siano necessari strumenti speciali per scoprire e asportare l’oggetto. Infarto I sintomi comuni dell’attacco di cuore sono: respiro molto affannoso e superficiale; dolore nella parte alta dell’addome; oppure dolore al petto che si estende talora alle braccia o al collo e alla testa; il colorito del viso è pallido, la sudorazione è abbondante e il polso è irregolare. Chiamate l’ambulanza, esponete le condizioni del malato e seguite i consigli. Se il dolore dura già da oltre due minuti e le circostanze presenti fanno pensare ad un infarto, valutate la possibilità di provvedere voi stessi al trasporto del paziente in ospedale. Aiutate il paziente a sistemarsi nella posizione che gli è più comoda (di solito si tratta di una posizione a metà tra quella seduta e quella distesa). Slacciate gli indumenti stretti (cintura, colletto, ecc.) e coprite il paziente per evitare che abbia freddo, ma non tanto da farlo sudare. Non tentate di far alzare il paziente o di spostarlo senza il controllo del medico. Non dategli alcuna bevanda senza il permesso del medico. Rimanete calmi e rassicurate il paziente. Esortatelo a respirare profondamente e lentamente e a espirare dalla bocca. Se il respiro cessa e se siete esperti, effettuate il massaggio cardiaco. 31 Tenete presente che la maggior parte dei dolori al torace non deriva dal cuore, ma da numerosi altri fattori più banali, come indigestione, strappi muscolari, infreddature, infezioni polmonari ecc. Pertanto potrete e dovrete tranquillizzare la persona colpita mentre siete in attesa del soccorso medico. Ictus Un ictus, detto anche colpo apoplettico o apoplessia cerebrale, è causato da un'interruzione dell'afflusso di sangue in una zona del cervello, che può avvenire per un' emorragia e la rottura di un vaso o per un trombo, un'occlusione di un vaso per un coagulo di sangue. Sintomi L'ictus può presentarsi in modo improvviso, spesso con perdita di coscienza e caduta a terra dell'infortunato, o può essere preceduto da segni premonitori come un pesante mal di testa, un senso di vertigini, formicolii, perdita delle forze, pesantezza degli arti. Chi ne viene colpito può perdere coscienza, presenta una respirazione rumorosa e irregolare, afasia (difficoltà o impossibilità di parlare), viso arrossato, spesso con una fisionomia alterata, vomito. Uno dei sintomi più evidenti è la perdita di sensibilità e di motilità da un lato del corpo - emiparesi o emiplegia -. Se l'emiparesi colpisce il lato sinistro del corpo è segno che la lesione ha interessato la zona destra del cervello e viceversa. Può tuttavia capitare una lesione bilaterale che si ripercuote su entrambi i lati del corpo. Intervento In caso di ictus bisogna chiamare i soccorsi e condurre l'infortunato in ospedale. Intanto è bene tenerlo sdraiato, ma con il capo sollevato, in modo che il sangue non affluisca al cervello a peggiorare l'emorragia o l'ingorgo. In attesa dei soccorsi è consigliabile slacciare gli indumenti che costringono per agevolare la circolazione del sangue e applicare degli impacchi freddi sul capo, per evitare l'eccessiva affluenza di sangue. Se il paziente è cosciente, per riconoscere un ictus è utile afferrargli entrambe le mani e chiedergli che le stringa con forza. Una delle due mani, quella dalla parte colpita da emiplegia, sarà molto più debole o inerme. Se l'infortunato è incosciente, controllare le funzioni vitali. Solitamente è molto facile riconoscere la presenza della respirazione che è molto rumorosa e talvolta si ode un sonoro russare. Gravità La gravità dell'ictus dipende dalla parte del cervello che viene lesa. In generale è bene intervenire molto rapidamente. Misurazione della Pressione Arteriosa La pressione arteriosa sistemica è la pressione (forza) esercitata dal sangue sulle pareti delle arterie durante le due fasi dell’ attività cardiaca: contrazione del ventricolo sinistro (sistole) ed il suo rilassamento (diastole). Per questo motivo il valore della pressione, 32 misurato in millimetri di mercurio (mmHg), è dato da due numeri: il primo identifica il valore massimo di pressione (pressione arteriosa sistolica o massima) misurato durante la fase di contrazione del cuore; il secondo è il valore minimo di pressione (pressione arteriosa diastolica o minima) misurato in fase di rilassamento cardiaco. Lo sfigmomanometro è in grado di rilevare la pressione arteriosa minima (diastolica) e quella massima (sistolica) con un meccanismo che varia a seconda del modello di apparecchio che si usa. E'necessaria l'auscultazione dell'arteria brachiale mediante lo stetoscopio per determinare la pressione; questa manovra in ogni caso non è considerata invasiva verso il paziente ed è effettuabile anche da personale non sanitario. Il funzionamento di tale procedura è il seguente. Un manicotto collegato ad un mantice viene legato intorno al braccio del paziente all'altezza del cuore . Tra il manicotto e il braccio è stato posto lo stetoscopio. Pompando aria all'interno del manicotto si crea sull'arteria brachiale una pressione decisamente superiore alla massima arteriosa (120 mmHg circa). Se si sentono dei rumori attraverso lo stetoscopio significa che ancora non è stata oltrepassata la massima e quindi è necessario aumentare ulteriormente la pressione. Grazie ad un'apposita valvola (posta sul corpo della pompetta) si è in grado di abbassare gradualmente la pressione sull'arteria fino a quando non si ausculta uno schiocco caratteristico dallo stetoscopio; questo schiocco coincide con la pressione arteriosa sistolica (detta anche "massima") ed è determinato dalla ripresa del flusso del sangue che è perciò dotato della massima pressione. Lo schiocco assume poi il ritmo del battito cardiaco; quando il rumore cessa totalmente significa che ora sta circolando nuovamente nella brachiale anche il sangue alla pressione arteriosa diastolica (detta anche "minima"). L'operatore legge sul manometro a quanti millimetri di mercurio coincidono questi due "rumori" ed è così in grado di determinare la pressione arteriosa del paziente. Quali sono i valori normali di pressione arteriosa? L’ Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha stabilito i seguenti valori di pressione arteriosa: Pressione arteriosa Sistolica Diastolica Ottimale < 120 < 80 Normale 120-129 80-84 Normale-Alta 130-139 85-89 Ipertensione grado 1 (lieve) 140-159 90-99 33 Ipertensione grado 2 (moderata) 160-179 100-109 Ipertensione grado 3 (grave) >180 >110 E. di Igiene Definizione di Igiene L’Igiene è quella disciplina che studia le condizioni necessarie per prevenire l’insorgenza delle malattie nell’uomo. “Igienico” è tutto ciò che non presenta fattori di rischio per la salute umana, ossia potenziali pericoli di natura microbica, fisica o chimica. L’igiene dei prodotti alimentari è l’insieme di tutte le quelle misure preventive necessarie per garantire la sicurezza e l’integrità degli alimenti. LA PREVENZIONE La prevenzione è un insieme di azioni e di comportamenti con il fine d'impedire l'insorgenza e la progressione delle malattie e il determinarsi di danni irreversibili quando la patologia è in atto. La prevenzione è possibile se se realizza una larga diffusione dell'informazione sanitaria. Gli interventi di prevenzione si dividono in: primaria; secondaria; terziaria. PREVENZIONE PRIMARIA Comprende tutti gli interventi destinati ad ostacolare l'insorgenza della malattia nella popolazione, combattendo le cause e i fattori predisponenti. Previene eventuali rischi di mali sociali legati ad alcoolismo, abuso di farmaci, tossicodipendenze, etc. Si attua attraverso: progetti mirati di ed. alla salute; profilassi immunitaria; interventi sull'ambiente per eliminare o correggere le possibili cause delle malattie; interventi sull'uomo per rilevare e correggere errate abitudini di vita (es. fumo); individuazione e correzione delle situazioni che predispongono alla malattia (es. obesità). PREVENZIONE SECONDARIA Comprende tutte le misure destinate ad ostacolare l'aumento del numero di casi di una malattia nella popolazione, riducendone la durata e la gravità. Ha come obbiettivo l'individuazione precoce dei soggetti ammalati o ad alto rischio per 34 poter ottenere la guarigione o impedirne l'evoluzione. Lo strumento essenziale è la diagnosi precoce rivolta a persone ritenute a rischio. Gli interventi di prevenzione secondaria rivolti a gruppi di popolazioni sono definiti screening. L'esempio più significativo è costituito dagli screening condotti per la diagnosi precoce dei tumori alla mammella tra la popolazione femminile fra i 40 ed i 70 anni. La diagnosi precoce è fondamentale perché rende ancora attuabili interventi terapeutici in grado di condurre alla guarigione. Screening: es. mammografia. PREVENZIONE TERZIARIA Comprende tutte le misure che hanno lo scopo di controllare l'andamento di malattie croniche per evitare o limitare la comparsa di complicazioni e di esiti invalidanti. Viene applicata quando la patologia è già in atto per evitare complicazioni e la cronicizzazione della malattia. Richiede un insieme di interventi e strutture molto diversi. Gli strumenti fondamentali della prevenzione terziaria sono la terapia e soprattutto il recupero e la riabilitazione negli aspetti medico, psicologico, sociale e professionale. GLI AGENTI PATOGENI DELLE MALATTIE INFETTIVE I microrganismi sono molto diffusi in natura e li possiamo trovare sia sull’ambiente che su organismi viventi. Essi vengono distinti in due grandi gruppi: SAPROFITI e PARASSITI. I SAPROFITI sono in grado di vivere e moltiplicarsi utilizzando come sostanze nutritive materiali inanimati. I PARASSITI possono vivere solo su organismi viventi, nutrendosi di cellule, tessuti o materiali organici di cui sono costituiti gli organismi che li ospitano. Non tutti i parassiti sono dannosi per l’organismo ospite, possiamo infatti distinguere 3 possibili interazioni tra il parassita e l’ospite: COMMENSALISMO, SIMBIOSI e PARASSITISMO PATOGENO. COMMENSALI: Il termine "commensale" sta ad indicare colui che partecipa ad un pranzo. Tali parassiti infatti trovano nell’organismo che li ospita i materiali nutritivi che gli sono necessari per vivere e per riprodursi, qui infatti vivono senza arrecare danno a chi li ospita. SIMBIONTI: Nella simbiosi sia il parassita che l’ospite sono avvantaggiati dalla "convivenza", ad esempio alcuni batteri che vivono nell’intestino trovano in questa sede l’ambiente di vita ideale, ma a loro volta producono sostanze utili anche per l’ospite, come la vitamina K. PARASSITI PATOGENI: determinano danni più o meno gravi per l’ospite in cui vive e si riproduce. Le malattie infettive sono provocate da microrganismi parassiti patogeni: 35 BATTERI, VIRUS, FUNGHI MICROSCOPICI (MICETI), PROTOZOI.. I BATTERI I batteri sono microrganismi UNICELLULARI, costituiti cioè da una sola cellula, simili a cellule vegetali ma privi di clorofilla. Sono PROCARIOTI, ossia organismi dotati di nucleo primordiale, non visibile al microscopio perché privo di membrana nucleare. Le dimensioni dei batteri sono dell’ordine di qualche millesimo di millimetro. La forma dei batteri può essere : sferica, cilindrica, incurvata. I batteri di forma sferica sono i COCCHI, che possiamo ritrovare isolati o raggruppati a due a due (DIPLOCOCCHI), a quattro (TETRADI), ad otto (SARCINE), oppure a catenelle (STREPTOCOCCHI) o a GRAPPOLI ( STAFILOCOCCHI). I batteri di forma cilindrica sono detti BACILLI ed anch’essi possono trovarsi isolati o a gruppi di due o a catenelle. I batteri ricurvi sono detti VIBRIONI se hanno una sola "curva", SPIRILLI se hanno più curve sinuose e SPIROCHETE se hanno forma ad elica. I batteri sono cellule un po’ diverse dalle cellule che conosciamo, essi possiedono infatti un involucro esterno detto PARETE CELLULARE, che permette ai batteri di mantenere la loro forma. Alcuni batteri sono in grado di produrre un involucro resistente, una specie di guscio protettivo chiamato SPORA, che permette la sopravvivenza del germe in condizioni ambientali sfavorevoli. I batteri produttori di spore possono essere AEROBI e allora vengono detti BACILLI o ANAEROBI e allora vengono chiamati CLOSTRIDI. Le spore non sono in grado di riprodursi, sono inerti, sono come dei germi "in letargo" in attesa di "tempi migliori", ossia di condizioni ambientali favorevoli. Sono molto resistenti all’essicamento, all’azione del calore, alle radiazioni UV e ai disinfettanti. Il "Clostridium Tetani" è un germe sporigeno anaerobico responsabile del tetano. Le sue spore sono presenti nel terreno e, quando ci si provoca una ferita, possono penetrare nel nostro organismo. Qui le spore possono trovare condizioni ottimali per riprendere il loro ciclo vitale con produzione di una potente sostanza tossica (tossina) responsabile di questa grave malattia. Per prevenire l’ingresso del tetano nel nostro organismo, in caso di ferite,pulirle bene usando acqua ossigenata, il clostridio del tetano è infatti ANAEROBIO e viene ucciso dall’ossigeno. I batteri patogeni, penetrati nell’organismo, sono in grado di determinare danni agli organi nei quali si localizzano e danni generali (febbre, malessere) legati alla riproduzione stessa dei batteri o alla produzione di sostanze nocive dette TOSSINE. I batteri possono essere combattuti mediante l’uso di disinfettanti che permettono la loro eliminazione dall’ambiente o dalla superficie corporea. I disinfettanti però servono per un uso "esterno" e non possono essere ingeriti. Per distruggere i batteri che si riproducono nei nostri tessuti vengono usati dei farmaci detti appunto "antibatterici". I farmaci antibatterici 36 vengono distinti in due grandi gruppi: gli ANTIBIOTICI, prodotti naturali, in quanto vengono prodotti da batteri o funghi; i CHEMIOTERAPICI composti chimici di sintesi industriale. I VIRUS I virus sono delle particelle ultramicroscopiche che non sono in grado di riprodursi autonomamente perché mancano di una vera e propria organizzazione cellulare, ma possono riprodursi solamente all’interno di cellule di altri organismi, sono perciò PARASSITI INTRACELLULARI OBBLIGATI. Essi sono costituiti solamente da un frammento di una sostanza nucleare ( DNA o RNA) racchiusa da un involucro proteico (CAPSIDE). I virus sono più piccoli dei batteri e l’unità di misura più adatta per queste particelle è il NANOMETRO o millimicron. L’organismo è in grado di difendersi dalle infezioni da virus mediante vari meccanismi: produzione di anticorpi ecc. Per combattere i virus presenti nell’ambiente i disinfettanti più attivi sono i composti del cloro e la formaldeide, mentre meno efficaci sono lo iodio e l’alcool. Gli antibiotici usati per combattere le malattie batteriche NON agiscono sui virus, è perciò sbagliato prendere antibiotici per curare ad esempio l’influenza, malattia di origine virale. Contro i virus esistono numerosi farmaci, tuttavia la loro efficacia è limitata ed hanno una notevole tossicità. I FUNGHI O MICETI Il regno dei funghi comprende, oltre alle forme "a cappello" che ben conosciamo, anche forme microscopiche note con i nomi di MUFFE e LIEVITI, microrganismi uni o pluricellulari in genere aerobi. Alcuni di questi funghi possono provocare malattie nell’uomo, altri sono responsabili di alterazioni degli alimenti, altri ancora sono molto utili e vengono usati ad esempio nella lavorazione del pane (lieviti) o nella produzione del vino e della birra, per non dimenticare le muffe da cui vengono estratti antibiotici come la penicillina. Le cellule che costituiscono muffe e lieviti sono simili a cellule vegetali prive di clorofilla e sono provviste di una parete cellulare, sono EUCARIOTI e possiedono tutti gli organuli tipici delle cellule eucariote (mitocondri, apparato del Golgi, ribosomi ecc.). Come tutti i funghi sono ETEROTROFI. I miceti possono provocare l’insorgenza di infezioni dette MICOSI. Miceti normalmente residenti sulla cute e sulle mucose e normalmente innocui possono provocare infezioni in condizioni di particolare debolezza delle difese dell’organismo. Alcune micosi della pelle possono essere trasmesse per contatto diretto o mediante oggetti o indumenti infetti come asciugamani, pettini, pedane delle docce (in piscina), ecc. 37 I PROTOZOI I protozoi sono microrganismi UNICELLULARI molto diffusi nel suolo e nelle acque o come parassiti di animali e piante. Solo un piccolo numero provoca malattie nell’uomo. Come per i batteri anche per alcuni protozoi è possibile la produzione di spore. Molte infezioni da protozoi (le più gravi) sono frequenti solo nei paesi tropicali perché l’ambiente e vettori particolari (zanzare, ecc.) ne favoriscono la diffusione: è questo il caso della MALARIA. Frequente invece nei Paesi occidentali la Toxoplasmosi Profilassi delle malattie infettive Con la parola profilassi si indicano quegli interventi che possono essere messi in atto allo scopo di impedire, o limitare, l’insorgenza e la diffusione delle malattie infettive nella popolazione. Profilassi diretta e profilassi indiretta - Per profilassi diretta s’intendono i provvedimenti che si attuano in presenza di un pericolo reale, cioè quando si sono già verificati casi della malattia, e sono indirizzati ad impedirne la diffusione. La profilassi diretta può essere attuata con: interventi relativi alla fonte d’infezione; interventi relativi ai veicoli e ai vettori; interventi relativi all’individuo sano. - Per profilassi indiretta, invece, s’intendono i provvedimenti che possono essere indirizzati all’ambiente fisico e sociale allo scopo di correggerlo, bonificarlo e renderlo inadatto alla persistenza e all’insediamento degli agenti infettanti; si tratta quindi di provvedimenti di prevenzione adottabili anche in assenza di casi di malattia. La disinfezione La disinfezione è una misura di profilassi atta a ridurre tramite uccisione, inattivazione od allontanamento/diluizione, la maggior quantità di microrganismi quali, batteri, virus, funghi, protozoi, spore, al fine di controllare il rischio di infezione per persone o di contaminazione di oggetti od ambienti. Il concetto di disinfezione se applicato a superfici e ambienti ha diverso significato rispetto alla sterilizzazione; infatti per sterilizzare si intende l'eliminazione e/o inattivazione totale di qualsiasi forma vivente, compresi virus e spore e nematodi, mentre per disinfezione il processo è circoscritto alle specie patogene. Forme di disinfezione Si usano le seguenti forme di disinfezione: Disinfezione con mezzi naturali: fisici: Radiazioni solari (in particolar modo la frazione ultravioletta della luce solare la quale, però, essendo poco penetrante, per svolgere la funzione 38 disinfettante necessita di colpire direttamente la flora microbica) Essiccamento (il calore della luce solare provoca essiccamento del protoplasma dei germi) Temperatura, calore biologici: Concorrenza vitale (attuata da microrganismi con azione diretta, come nel caso dei virus batteriofagi, oppure con azione indiretta tramite la modificazione del substrato che viene reso inidoneo allo sviluppo) Diluizione (se i germi patogeni sono diluiti nei veicoli, come l'acqua o l'aria, difficilmente raggiungono la quota batterica necessaria perché l'infezione si trasformi in malattia). Essiccamento Luce solare Disinfezione con mezzi artificiali: disinfezione fisica: pastorizzazione e trattamento U.H.T. calore secco (stufe ad aria calda da laboratorio e muffole) calore umido e vapore (autoclave) fiamma, incandescenza e combustione ebollizione lavaggio chemiotermico (lavastoviglie, macchine da lavare, ...), radiazioni ionizzanti (raggi gamma) filtrazione asettica (cappa a flusso laminare) raggi UVA disinfezione chimica con agenti disinfettanti quali: Alcoli come propanolo, alcol isopropilico, etanolo Aldeidi come formaldeide, glutaraldeide, glicossale Fenoli e derivati come timolo, creosolo Ossidanti come ozono, perossido di idrogeno, permanganato di potassio , Alogeni come cloro, iodio, bromo, e derivati (ipoclorito di sodio , ipoclorito di litio, iodofori) Guanidina, Detergenti cationici e anionici (sali di ammonio quaternario) 39 Malattie infettive Per malattie infettive si intende un gruppo di malattie causate da agenti infettivi, cioè batteri, virus, funghi e protozoi. Molte di queste malattie infettive sono anche contagiose, cioè, possono passare molto facilmente da un individuo all’altro, possono essere quindi trasmesse. Periodo di incubazione malattie infettive Ogni malattia infettiva ha un particolare periodo di incubazione, che va dal momento del contagio al momento della sua comparsa, e un decorso tipico. E molto importante conoscere sia l’uno che l’altro per poter avere gli elementi per porre, con una certa sicurezza, la diagnosi. Cenni di Igiene mentale In riferimento alla definizione di Igiene mentale viene collegato il concetto di salute mentale si riferisce ad una condizione di normalità, benessere e/o equilibrio di tipo affettivo, emotivo, neurobiologico, del tono dell'umore, cognitivo e comportamentale; il costrutto si presta però difficilmente ad una definizione univoca e condivisa: per l'Organizzazione Mondiale della Sanità, non esiste una definizione "ufficiale" del concetto di salute mentale. definizione dal dizionario Merriam-Webster: La salute mentale è "uno stato di benessere emotivo e psicologico nel quale l'individuo è in grado di sfruttare le sue capacità cognitive o emozionali, esercitare la propria funzione all'interno della società e rispondere alle esigenze quotidiane della vita di ogni giorno". Alcune delle competenze caratteristiche della condizione di salute mentale sono: Stabilire relazioni sociali e soddisfacenti e mature con gli altri Partecipare costruttivamente ai mutamenti dell'ambiente sociale Sviluppare la propria personalità investendo le proprie pulsioni istintuali nelle relazione sociale Risolvere i propri conflitti in modo equilibrato Adattarsi alle condizioni esterne e ai conflitti interni Avere una buona immagine di sé Essere consapevoli delle proprie emozioni, affetti e modalità relazionali. 40