medicina pratica < 67 Dialogo sui farmaci • n. 2/2008 ATTIVITÀ FISICA E NEOPLASIE evidenze e incertezze in prevenzione n a cura della Redazione di Dialogo sui Farmaci in collaborazione con S Morgante - Dipartimento di Prevenzione, ULSS 20 di Verona PREMESSA La pratica costante di attività fisica (AF) va consigliata perché riduce la mortalità e previene l’insorgenza di patologie cardiovascolari e diabete (DsF n. 5/2007: pagg. 210-18). L’impatto dell’AF sulla patologia tumorale è un argomento di elevato interesse e con abbondante letteratura, anche se la sua valutazione appare estremamente complessa: sono state avanzate numerose ipotesi su tale correlazione, ma tuttora non si conoscono gli esatti meccanismi con cui l’AF abbia un impatto su forme tumorali diverse. Obiettivo dell’articolo è la valutazione degli studi che hanno analizzato l’impatto dell’AF su alcuni tumori (mammella, colon-retto, polmone, endometrio, prostata e rene) per stabilire quanto sia consistente tale correlazione nella prevenzione primaria e secondaria di queste forme tumorali. Per rispondere a tale quesito è stata eseguita una ricerca in Pub Med utilizzando i seguenti termini Mesh che identificano l’AF: motor activity, sports, exercise, exercise therapy e physical fitness. Per quanto riguarda le patologie oncologiche, sono stati utilizzati i termini Mesh che identificano tali forme tumorali. Per la presente revisione sono state selezionate metanalisi, revisioni sistematiche, RCT e studi osservazionali senza limiti temporali. TUMORE DELLA MAMMELLA • Prevenzione primaria Una recente revisione sistematica di 19 studi di coorte e 29 caso-controllo, ha analizzato la relazione tra AF e carcinoma della mammella, concludendo che ad ogni età le donne che svolgono regolarmente AF presenterebbero una riduzione del rischio relativo del 15-20% di sviluppare tale tumore. L’effetto sembrerebbe maggiore nel periodo post-menopausale che in età fertile e proporzionale alla quantità, con una riduzione del rischio relativo del 6% per ogni ora/settimana di AF svolta, purché l’esercizio fisico sia protratto nel tempo. L’efficacia dell’AF non sembra dipendere dal BMI1. Una precedente revisione è giunta a conclusioni simili: un’AF intensa (2-7 ore/settimana) durante l’adolescenza sembra ridurre il rischio del 20%2. • Prevenzione secondaria Uno studio di coorte condotto su 2.987 donne con tumore della mammella (stadio I-III) ha rilevato che 3-5 ore alla settimana di AF aerobica (camminare a passo moderato) dimezzerebbero il rischio relativo di morte per tumore della mammella. Nelle donne che praticano più di 3 ore alla settimana di AF vi sarebbe una riduzione del rischio assoluto del 4% a 5 anni e del 6% a 10 anni rispetto a quelle che camminano meno di un’ora alla settimana. Non si osserva una correlazione tra quantità di AF svolta e riduzione del rischio. Per quanto riguarda le recidive, l’AF ne diminuirebbe il rischio, tuttavia non in modo proporzionale alla quantità di AF svolta3. Anche altri fattori sembrano avere un ruolo preventivo. Uno studio di coorte su 1.490 donne con diagnosi di tumore al seno (stadio I-III) ha valutato l’impatto della dieta, dell’obesità e dell’AF sulla sopravvivenza dopo diagnosi di cancro al seno. Dallo studio emerge che un consumo di 5 o più porzioni al giorno di frutta e verdura associato a 30 minuti di cammino al giorno per 6 giorni alla settimana porterebbero a dimezzare il rischio relativo di mortalità totale indipendentemente dal BMI4. Inoltre, secondo una revisione sistematica che ha incluso esclusivamente 14 RCT, l’AF in donne con tumore della mammella (stadio I-III) è un intervento efficace Summary Physical activity appears to reduce the risk of breast, endometrial and colon cancer (in the last case only for men, whereas the correlation in women is not clear). In subjects with breast cancer, regular physical activity would have a positive impact on survival. Results are unclear for rectal, lung, prostate and renal cancer. L’attività fisica sembra ridurre il rischio di sviluppare un tumore della mammella, dell’endometrio e del colon (in quest’ultimo caso solo negli uomini, mentre nelle donne non è chiara tale correlazione). Nei soggetti con tumore della mammella, l’AF regolare avrebbe un impatto positivo sulla sopravvivenza. Le prove sono contraddittorie per il tumore del retto, polmone, della prostata e del rene. 68 > medicina pratica Praticare attività fisica ridurrebbe il rischio di sviluppare un tumore alla mammella e avrebbe un impatto positivo sulla sopravvivenza Dialogo sui farmaci • n. 2/2008 per migliorare la qualità di vita, la funzionalità cardio-respiratoria e psico-fisica. Tuttavia gli autori sono cauti nel raccomandare l’AF per questi scopi a tutte le donne con tumore perché queste conclusioni sono basate su pochi studi metodologicamente deboli e su un numero limitato di donne (717). Inoltre non in tutti gli studi sono stati sistematicamente indagati gli effetti avversi e sarebbe opportuno approfondirli meglio5. Infine, una revisione di 9 studi randomizzati e non, che hanno coinvolto 452 donne, ha studiato l’effetto dell’esercizio fisico esclusivamente in donne in terapia adiuvante (chemio- e radio-terapia) per tumore della mammella (stadio I-III): l’AF migliora la funzionalità cardio-respiratoria aiutando a riacquistare la capacità di compiere le attività abituali, spesso compromessa dai trattamenti. Invece, le prove per altri outcomes considerati dalla revisione è limitata (“fatigue”, recupero del peso, qualità di vita, depressione, funzione immunitaria, umore, forza, ansietà, disturbi del sonno e nausea)6. TUMORE DEL COLON-RETTO Con l’attività fisica sembrerebbe esserci una riduzione del rischio di sviluppare un tumore del colon negli uomini, mentre non vi è accordo per tale beneficio nelle donne, né per la diminuzione del rischio di sviluppare un tumore del retto in entrambi i sessi • Prevenzione primaria Secondo una metanalisi del 2004 che ha considerato 19 studi di coorte, l’AF ridurrebbe il rischio relativo di cancro del colon del 22% negli uomini e del 29% nelle donne; anche negli studi caso-controllo si è riscontrato un effetto protettivo dell’AF, mentre non è stata riscontrata una protezione per il cancro del retto7. Nei 9 studi8-16 (7 di coorte e 2 caso-controllo) condotti successivamente su popolazioni diverse (4 sono stati condotti in America, 2 in Europa e 3 in Giappone e Cina), l’AF sembrerebbe avere un’influenza diversa tra i due sessi. In tutti gli studi, tranne in tre11-13, è stata confermata la riduzione del rischio di cancro del colon negli uomini mentre nelle donne tale effetto non sembra essere presente. È stata suggerita la possibilità che la TOS possa mascherare l’effetto benefico dell’AF nella riduzione del tumore del colon. Infatti la TOS (intesa solo come terapia con farmaci estro-progestinici) è un fattore protettivo del cancro del colon, anche se in modo modesto (DsF 2/2006: pagg. 56-64). Per capire ciò, è stato condotto uno studio su donne insegnanti californiane di cui il 59% era in postmenopausa ed il 74% assumeva TOS. Dallo studio è emerso che l’AF nella popolazione complessiva studiata non diminuiva il rischio di tumore del colon. L’analisi per sottogruppi mostra che nel gruppo di donne che non hanno mai utilizzato TOS, quelle che facevano AF per almeno 4 ore alla settimana avevano una riduzione del rischio relativo del 49% rispetto a chi ne faceva meno di mezz’ora alla settimana9. Tuttavia tale ipotesi non è stata confermata da un secondo studio americano condotto sempre solo su donne16. Per quanto riguarda la quantità di AF efficace, è stato condotto un ampio studio di coorte in Europa (studio EPIC) per indagare l’associazione tra dieta, stili di vita, fattori genetici e ambientali e il rischio di specifici tipi di cancro. Lo studio ha arruolato 413.044 soggetti di 10 Paesi europei, fra cui l’Italia. L’AF era distinta in attività lavorativa e non lavorativa (eseguire le faccende domestiche, le attività di riparazione in casa, il giardinaggio, salire le scale; muoversi nel tempo libero: camminare, andare in bicicletta e praticare sport). Dai risultati emerge che vi è una proporzionalità fra intensità dell’AF e riduzione del rischio di sviluppare tumore del colon, tuttavia l’effetto complessivo osservato nello studio non è stato statisticamente significativo. Un secondo studio di coorte condotto su 151.174 soggetti (età media 63 anni) confermerebbe il rapporto proporzionale tra quantità di AF svolta e riduzione del rischio di sviluppare tumore al colon13. La relazione tra AF e tumore del retto è stata valutata in 5 studi (4 di coorte e 1 caso-controllo)8,10,11,13,17. Non si osserva alcuna correlazione tra AF e tumore del retto in 3 dei 4 studi di coorte, mentre nel quarto è stata rilevata una riduzione relativa del rischio del 30%13. Anche lo studio caso-controllo rileva un effetto protettivo, ma limitato unicamente agli uomini17. • Prevenzione secondaria Due studi osservazionali (di 573 donne e 883 persone di entrambi i sessi) su pazienti con tumore del colon di stadio I-III18 o esclusivamente di stadio III19 hanno rilevato che la pratica dell’AF per più di 6 ore alla settimana ridurrebbe la morta- medicina pratica < 69 Dialogo sui farmaci • n. 2/2008 lità per cancro al colon-retto e quella complessiva. Questi risultati mostrano una concordanza tra di loro, osservandosi dei benefici anche nei pazienti più gravi. TUMORE DEL POLMONE Una revisione sistematica20 condotta su oltre 185.000 persone ha concluso che l’AF, di tipo moderato o intenso, è efficace nella prevenzione del tumore del polmone. Tuttavia gli studi pubblicati successivamente confondono il quadro: uno studio di coorte21 ha incluso 57.000 soggetti e dopo 4 anni di follow-up ha rilevato una differenza non significativa. Un secondo studio di coorte22 ha incluso 37.000 soggetti seguiti per 16 anni concludendo che chi svolge AF ha un rischio minore di sviluppare il tumore del polmone. Il terzo studio di coorte23 (studio EPIC), nel complesso, ha rilevato una differenza non statisticamente significativa. Nessuno di questi studi distingue però fra fumatori e non. Due studi caso-controllo24,25 hanno concluso che il rischio di tumore al polmone diminuisce nelle donne fumatrici che praticano AF, ma non in quelle non fumatrici. La discordanza tra gli studi disponibili ed il fatto che solo in 2 studi caso-controllo si distinguono i soggetti in fumatori e non, rendono opportuna una nuova valutazione metanalitica. TUMORE DELLA PROSTATA • Prevenzione primaria Una revisione sistematica26 ha incluso 24 studi e solo in 7 il rischio di sviluppare un tumore alla prostata si è significativamente ridotto nella popolazione totale mentre in due unicamente in alcuni sottogruppi; nei rimanenti 15 vi è stata una riduzione non statisticamente significativa o nessuna associazione o, addirittura, un aumento del rischio di cancro alla prostata (4 studi). Gli autori concludono che l’AF potrebbe diminuire il rischio, ma l’effetto protettivo è modesto; inoltre gli studi differiscono tra di loro per i metodi di misurazione dell’AF (solo 4 studi hanno testato gli strumenti per l’attendibilità e validità) e per l’aggiustamento con vari fattori confondenti (il principale che non è stato né misurato né controllato nella maggioranza degli studi è l’introito dietetico). Successivamente alla revisione sono stati pubblicati altri 9 studi osservazionali (5 di coorte e 4 caso-controllo)27-35. Solo in uno31, vi è stata una diminuzione del rischio di cancro alla prostata in chi pratica AF. È stata riscontrata una riduzione in alcuni sottogruppi. Il primo riguarda i soggetti che praticavano AF solo di tipo vigoroso, ma questa conclusione deriva da due studi caso-controllo per cui i soggetti potrebbero ricordarsi di più l’attività vigorosa, rispetto all’attività in casa o lavorativa27,34. Il secondo riguarda una riduzione del rischio solo per il tumore metastatico28,34. Una spiegazione può essere dovuta all’introduzione dello screening del tumore alla prostata con il PSA. Infatti gli studi più recenti hanno compreso i tumori ad uno stadio più basso, mentre quelli antecedenti allo screening potrebbero aver incluso solo i tumori in stadio avanzato e quindi i pazienti con tumori in fase precoce potrebbero essere stati inclusi tra i sani. • Prevenzione secondaria Non vi sono studi che valutano l’effetto dell’AF su mortalità o sopravvivenza nei pazienti affetti da tumore alla prostata. Per quanto riguarda la qualità di vita, le terapie mediche e chirurgiche attualmente disponibili per questa forma di tumore sono associate ad importanti effetti collaterali in grado di compromettere pesantemente la qualità di vita dei pazienti (disfunzioni sessuali, urinarie, intestinali, “fatigue”, osteoporosi, aumento di peso, atrofia muscolare e depressione)36. Due RCT37,38 su un totale di 176 pazienti sottoposti a terapia ormonale antiandrogenica o a radioterapia, hanno riportato un miglioramento della qualità di vita (misurata attraverso la scala FACT-P in entrambi i casi) e della “fatigue” (mi.FACT-P (Functional Assessment of Cancer Therapy-Prostate): questionario per misurare la qualità di vita nei soggetti con cancro della prostata. Presenta 27 domande che riguardano il benessere fisico, sociale, emotivo e funzionale. Inoltre include ulteriori 12 domande su specifici argomenti inerenti la malattia. La capacità dell’attività fisica di prevenire i tumori del polmone e della prostata appare controversa BIBLIOGRAFIA 1. Monninkhof EM et al. Epidemiology 2007; 18: 137-157. 2. Lagerros YT et al. Eur J Cancer Prev 2004; 13: 5-12. 3. Holmes DM et al. JAMA 2005; 293: 247986. 4. Marcia JP et al. J Clin Oncol 2007; 25: 234551. 5. McNeely LM et al. CMAJ 2006; 175: 34-41. 6. Markes M et al. Cochrane Database of Systematic Reviews 2006, Issue 4. 7. 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TUMORE DELL’ENDOMETRIO L’AF ridurrebbe il rischio relativo di sviluppare tumore dell’endometrio del 20-40%: sono queste le conclusioni di una revisione sistematica che analizza i risultati di 20 studi osservazionali (7 di coorte e 13 caso-controllo)40. Sebbene non sia noto con che meccanismo l’AF svolga la sua azione preventiva, sembra comunque che non dipenda dal suo effetto sull’obesità, uno dei principali fattori di rischio per il carcinoma dell’endometrio e responsabile di circa il 40% dei casi in Europa40. I dati sono insufficienti per stabilire in quale periodo della vita la pratica dell’AF è più efficace per la prevenzione, sebbene i risultati di 5 studi caso-controllo sembrerebbero indicare un’associazione più forte tra riduzione del rischio e esercizio fisico svolto in età adulta. Nessuna conclusione infine si è potuta trarre circa l’intensità, la frequenza, la durata e la tipologia di AF40. TUMORE DEL RENE Non è ancora chiaro il ruolo dell’AF nella prevenzione del carcinoma del rene. Il Netherlands Cohort Study, condotto su una popolazione di 120.852 soggetti, in cui è stata valutata la quantità e l’intensità dell’esercizio fisico praticato, ha rilevato che l’AF intensa (30–60 minuti al giorno) solo negli uomini ridurrebbe del 48% l’incidenza del carcinoma renale, ma nel complesso l’associazione non è significativa41. Un secondo studio condotto solo su uomini fumatori ha confermato la sola correlazione tra AF intensa e riduzione del rischio di carcinoma renale42. Invece, un terzo studio di coorte, che ha valutato una popolazione di 17.241 gemelli, ha dimostrato che non esiste alcuna associazione tra AF e rischio di carcinoma renale per alcun grado di intensità di AF43. Neppure i risultati riportati da 5 studi caso-controllo chiariscono la situazione presentando conclusioni tra loro discordanti. Nessuna correlazione viene evidenziata da 3 studi44-46, di cui uno italiano. Anche le conclusioni di uno studio del 2003 presentano dati contradditori suddivisi in molteplici sottogruppi e non forniscono un risultato metodologicamente corretto e trasferibile sulla popolazione generale47. Infine, secondo uno studio caso-controllo inglese esisterebbe un aumento del rischio di cancro renale solo nelle donne che praticano AF meno di una volta al mese48. CONCLUSIONI In soggetti sani, la pratica regolare dell’AF sembra ridurre il rischio di sviluppare tumore della mammella, del colon e dell’endometrio. Tuttavia non è conosciuto quale sia il periodo ottimale di esposizione all’AF, né l’intensità o frequenza necessarie per influenzare la comparsa di un tumore. In prevenzione secondaria, l’AF ridurrebbe il rischio di morte nei pazienti con cancro al seno e colon. Sono necessari ulteriori studi per accertare meglio l’effetto dell’AF nella prevenzione secondaria e nelle altre forme tumorali (retto, polmone, prostata e rene) per le quali gli studi svolti finora hanno prodotto risultati inconsistenti.