Atti 16 - Studi Biblici CBC-ME

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ATTI 16
Signore, entrate in casa mia, e alloggiatevi11».
E ci costrinse ad accettare7.
Conversione del carceriere di Filippi.
25 Verso mezzanotte Paolo e Sila, pregando,
cantavano inni a Dio ed i carcerati li
ascoltavano. 26 A un tratto, vi fu un gran
terremoto, la prigione fu scossa dalle
fondamenta e in quell'istante tutte le porte si
aprironog e le catene18 di tutti si spezzarono19.
27 Il carceriere, svegliatosi, vedendo tutte le
porte del carcere spalancate, pensando che i
prigionieri fossero fuggiti, sguainò la spada
per uccidersi4. 28 Ma Paolo gli gridò ad alta
voce: «non farti del male, perché siamo tutti
qui». 29 Il carceriere, chiesto un lume29, balzò
dentro e tutto tremante25, si gettò ai piedi di
Paolo e di Sila; 30 poi li condusse fuori e
disse: «signori, che debbo fare per essere
salvatoh?» 31 Ed essi risposero: «credi nel
Signore Gesù, e sarai salvato tu e la tua
casai5». 32 Poi annunziarono la Parola del
Signore a lui e a tutti quelli che erano in
casa sua. 33 Ed egli li prese con sé in quella
stessa ora della notte, lavò le loro piaghe
e subito fu battezzato lui con tutti i suoi.
34 Poi li fece salire in casa sua, apparecchiò
loro la tavolam e si rallegrava10 con tutta la
sua famiglia, perché aveva creduto in Dio.
35 Fattosi giorno, i pretori mandarono i littori
a dire: «libera quegli uomini». 36 Il carceriere
riferì a Paolo queste parole, dicendo: «i
pretori hanno mandato per rimettervi in
libertà; dunque uscite ed andate in pace6».
37 Ma Paolo disse loro: «dopo averci battuti
in pubblico senza che fossimo stati
condannati, noi che siamo cittadini romanin9,
ci hanno gettati in prigione e ora vogliono
rilasciarci22 di nascosto? No davvero! Anzi,
vengano loro stessi a condurci fuori».
38 I littori riferirono queste parole ai pretori
a 1Sam.28.7 - b Mar.16.17 - c Atti 19.25-26
d Matt.10.18 - e 1Re 18.17 - f 2Cor.11.23, 25;
1Tess.2.2 - g Atti 5.19; 12.7,10 - h Atti 2.37; 9.6
i Giov.3.16, 36; 6.47; 1Giov.5.10 - m Luc.5.29; 19.6
n Atti 22.25 - 1 manteuomai=rendere oracoli,
vaticinare - 2 agora=foro, piazza era il centro della
vita sociale - 3 kataggellô=annunziare - 4 cf. Atti
12.18-19. Per la legge romana se un prigioniero
fuggiva il carceriere che lo custodiva subiva la pena
che doveva essere comminata al prigioniero. Era
comune ed approvato, sia tra i Greci che fra i Romani,
che un uomo potesse suicidarsi quando comprendeva
che non poteva sfuggire dai pericoli che incombevano
su lui. Marco Porcio Catone Uticense, detto
anche Minor ; (95a.C. – 46a.C.) politico, scrittore, e
magistrato romano, per essersi ribellato alla presa di
potere da parte del suo rivale Giulio Cesare, preferì
il suicidio piuttosto che farsi arrestare e assistere alla
fine dei valori repubblicani di Roma, che aveva sempre
difeso. Nel 42 a.C., quando, nella battaglia di Filippi,
Bruto e Cassio, che avevano partecipato all’assassinio
di Cesare(15 Marzo del 44.a.C.), furono sconfitti da
Antonio e Ottaviano, si tolsero la vita - 5 oikos=casa,
famiglia, cf. Es.12.4 6 nel senso di sicurezza
7 parabiazomai=costringere con la forza, imporre, cf.
Luc. 24.29 - 8 pneuma puthôn= spirito pitone, con
riferimento al serpente che custodiva l’oracolo
di
Delfi, di cui era sacerdotessa Pizia - 9 Nel 66
a.C., quando Pompeo riorganizzò l’Asia Minore
dopo le sue conquiste, costituì la Provincia Ciliciae e
Tarso ne divenne la capitale. Più tardi Marco Antonio
concesse alla città libertà, immunità e cittadinanza
romana; diritti che furono in seguito confermati da
Augusto. La legge Porcia, emanata nel 2° secolo a.C.
proibiva che i cittadini romani fossero battuti con
verghe. Cicerone afferma, (secondo le leggi romane):
Paolo e Sila in prigione.
16 Mentre andavamo al luogo di preghiera,
incontrammo12 una serva posseduta da uno
spirito di divinazionea8. Essa, facendo
l'indovina1, procurava molto guadagno ai suoi
padroni. 17 Costei, messasi a seguire13 Paolo
e noi, gridava: «questi uomini sono servi del
Dio altissimo26, e vi annunziano3 la via
della salvezza». 18 Così fece per molti giorni;
ma Paolo, infastidito21, si voltò e disse allo
spirito: «io ti ordino, nel nome di Gesù Cristo,
che tu esca da costei». Ed egli uscì23 in
quell'istanteb. 19 I suoi padroni, vedendo che
la speranza del loro guadagno era svanitac23,
presero Paolo e Sila e li trascinarono sulla
piazza2 davanti ai magistratid 20 e,
presentatili14 ai pretori, dissero: «questi
uomini, che sono Giudei, turbano15 la nostra
cittàe, 21 e predicano3 riti che a noi Romani
non è lecito accettare né praticare20». 22 La
folla insorse24 allora contro di loro ed i
pretori, strappate loro le vesti27, comandarono
che fossero battuti con le verghef28 23 e, dopo
avere dato loro molte vergate16, li misero in
prigione, comandando al carceriere di
sorvegliarli attentamente. 24 Ricevuto tale
ordine, egli li rinchiuse nella parte più interna
del carcere e mise17 dei ceppi ai loro piedi.
ATTI 16
E’ una trasgressione della legge legare un cittadino
romano , è un delitto flagellarlo ..... Molti di coloro che
sono accusati di male possono essere assolti, quando la
causa è esaminata; ma nessun uomo può essere
condannato se inascoltato - 10 agalliaô=esultare
11 menô= rimanere - 12 hupantaô = venire incontro
13 katakoloutheô = seguire da vicino - 14 prosagô=
condurre
15 ektarassô=sconvolgere, agitare
16 plêgas=colpi - 17 asfalizô =stringere, assicurare
18 desmos=fune, catena
- 19 aniêmi=sciogliere
20 I Romani erano molto gelosi del loro culto
nazionale. Cicerone (scrittore e oratore latino, 106 a.C.
- 43 a.C.) dice: "Nessuno può avere Dei separati, né
quelli nuovi; né può adorare privatamente divinità
straniere, a meno che non sia autorizzato
pubblicamente (De Legibus lib.II ) Tertulliano
( scrittore romano e apologeta cristiano 155 circa–
230 circa) ed Eusebio di Cesarea (vescovo e scrittore
greco 265 –340) affermano, che i Romani avevano una
legge antica, che proibiva il culto di nuove divinità
senza il permesso del Senato - 21 diaponeomai=
angustiare, sdegnare, Atti 4.2 - 22 ekballô=fare uscire
23 exêlthen=uscì - 24 sunefistêmi=levarsi contro
25 entromos= tremante, impaurito, Atti 7.32,
Dan.10.11 - 26 cf. Marc.5.7 - 27 il criminale era
solitamente spogliato totalmente dei suoi indumenti
quando doveva essere flagellato o battuto - 28 questo
era compito dei littori – 29 fôta=luci, torce -
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