ArchigraficA paperback Bruno Taut 14 La dissoluzione delle città la terra come buona abitazione a cura di Giacomo Ricci ArchigraficA 2008 ISSN 1974-2843 ArchigraficA paperback ArchigraficA paperback collana monografica on-line del semestrale di architettura, città e paesaggio ArchigraficA 14 bruno taut La dissoluzione delle città la terra come buona abitazione a cura di Giacomo Ricci Stampato in Italia © novembre 2008 by ArchigraficA prima edizione per ArchigraficA formato ebook for educational purpose Creative Common licence - con restrizioni ArchigraficA, live architecture on the web www.archigrafica.org info: [email protected] testo di approfondimento tematico per il corso di Sistemi Costruttivi Facoltà di Architettura Università degli Studi “G. D’Annunzio” di Chieti-Pescara in copertina: Bruno Taut, Casa del Popolo, 1920 ISSN 1974-2843 Archigrafica paperback [online] Il ritorno alla Terra Tralasciando di raccontare qui la storia personale di Bruno Taut, architetto tedesco tra i più interessanti che contribuirono in maniera fondamentale alla nascita e crescita del Movimento Moderno e del cosiddetto “Razionalismo”, perfettamente inserito nel fermento culturale mittleuropeo tra le due guerre, che nella Germania, e, segnatamente, nella Berlino degli anni venti, ebbe uno dei maggiori poli di discussione, ci occuperemo qui di illustrare brevemente Die Auflösung der Städte (La dissoluzione delle città) uno dei lavori grafico-letterari di Taut del cosiddetto periodo “espressionista” dell’avanguardia architettonica tedesca del primo Novecento1. L’avanguardia architettonica espressionista è caratterizzata da una serie di avvenimenti importanti e le sue premesse teorico-culturali affondano in tutte le esperienze più significative che fiorirono in Europa dalla fine dell’Ottocento in poi. Di questo mi sono occupato di tratteggiare gli elementi salienti in un altro lavoro pubblicato su “ArchigrafiicA”2. Il libro, ma sarebbe meglio dire la raccolta di disegni fantastico-utopistici, che Taut produsse negli anni 1916-19 e che venne pubblicata nel 1920, fa parte di un insieme di libretti utopistico-visionari che hanno fatto molto discutere la critica successiva e che sono stati interpretati, a seconda del periodo e dell’ideologia di fondo che caratterizzava i recensori, come distaccati totalmente dalla realtà e dal pratico impegno costruttivo(Siegfried Giedion) come bizzarrie e tergiversazioni dovute alla presenza della prima guerra mondiale e del disastro morale-intellettuale-umano che rappresentò (Manfredo Tafuri), a volte delle regressioni ideologiche inattuali verso un mondo preborghese ( Francesco Dal Co), a volte illuminanti intuizioni critiche, quasi critiche anticipate di tutto il razionalismo architettonico successivo e del suo fallimento. Non è certamente qui il caso di addentrarci in disquisizioni su quale delle interpretazioni ora in breve esposte abbia colto maggiormente nel segno, perché non v’è interesse nell’individuare maggiori elementi di “verità” in una interpretazione piuttosto che in un’altra; d’altro canto sono convinto che il lavoro di Bruno Taut del periodo espressionista è fortemente in contraddizione con quello del Taut costruttore, in pieni anni venti, del Berlin Britz, ed ancora in contraddizione con 1 Valga, per tutte, la bella biografica scritta da Kurt JUNGHANNS, Bruno Taut 1880-1938, Franco Angeli, Milano, 1978. 2 Per tutto quello che si dirà in questa sede rimando ai miei lavori sull’espressionismo, ormai lontani nel tempo: Giacomo RICCI, La cattedrale del futuro, Officina, Roma 1982 e Giacomo RICCI, Hermann Finsterlin, dal gioco di stile all’architettura “marsupiale”, Dedalo, Bari, 1982 ma anche ai lavori recentemente pubblicati sulla rivista on-line “ArchigraficA” e sulla collana ArchigraficA paperback. In particolare il saggio al quale qui faccio riferimento è Giacomo RICCI, Trasparenza e illusione, Lineamenti dell’architettura moderna delle origini: il contributo dell’espressionismo, ArchigraficA paperback, agosto 2008 rintracciabile sul sito web: http://www.archigrafica.org. 3 quello successivo che l’architetto tedesco realizzò in Turchia. Lasciando da parte l’ostentazione di coerenza come una vera e propria maschera della cattiva coscienza di alcuni, bisogna dire che la contraddizione fa parte della storia, dei suoi conflitti, delle sue convenienze, delle idee del momento e smentirsi, cambiare fronte, cambiare opinione non è soltanto giustificato e giustificabile, ma un vero e proprio diritto dell’uomo di pensiero, dell’uomo attivo che partecipa della storia che lo circonda e si fa attraversare dalla passione. E Taut era, prima che architetto, artista, soprattutto uomo di pensiero che sottoponeva la realtà al vaglio critico dell’intelligenza. Un’intelligenza assai vivace la sua, come ci dimostrano le numerose testimonianze. E soprattutto scomoda, che finiva per infastidire gli stessi suoi compagni di strada come, ad esempio, Hermann Muthesius o Walter Gropius. Non è un caso che, infatti, pur partecipando con grande attivismo a tutti i movimenti e le associazioni più importanti del momento (la Novembergruppe, L’Arbeitsrat für Kunst, le esposizioni del Werkbund) non soltanto con interventi e scritti – manco a dirlo sempre molto polemici – ma anche con opere che hanno avuto grande risonanza e che ancora sono ricordate come fondamentali tappe dell’evoluzione del linguaggio moderno dell’architetttura3, non abbia mai ricoperto ruoli di dirigenza o di prestigio come è accaduto agli altri suoi compagni come il già nominato Gropius, Mies van de Rohe, Van de Velde e così via. Fino a qui niente di nuovo. Ma c’è qualcosa di più. Le idee di ritorno ai valori propri del mondo preindustriale, di cui Taut si fa portatore nelle sue utopie architettoniche, suonano, oggi, in una crisi del mondo occidentale che non ha eguali, come interrogativi per niente secondari, anzi non privi di una certa quale angoscia, proprio intorno ai meccanismi della globalizzazione e dell’economia, dello svincolamento dei valori economici “nominali” dalla reale produzione e, quindi, delle speculazioni che provocano enormi “bolle” finanziarie artefatte le quali, sgonfiandosi, provocano disastri la cui portata non è ancora del tutto chiara. Se poi al quadro economico si aggiunge il depauperamento delle risorse, l’inquinamento, l’innalzamento della temperatura media dell’atmosfera e le sue imprevedibili conseguenze abreve termine sulla vita, si comprende bene come, tutta una serie di intuizioni di cui il testo e i grafici di Taut sono dissseminati, assumano il valore profetico di vere e proprie illuminazioni anticipatrici di un atteggiamento culturale che ha ampiamente previsto il disastro complessivo della civiltà contemporanea. Già il titolo del saggio — la dissoluzione delle città ovvero la terra come buona abitazione — e la prima delle tavole che lo compongono, denunciano apertamente la determinazione teorica — e, per così dire, filosofica — cui Taut è giunto. “Lasciate crollare le costruite volgarità, case di pietra fanno cuori di pietra” è l’affermazione lapidaria che compare con chiarezza nella parte alta della tavola, dove sono rappresentati — stavolta con un tratto che si accosta molto da vicino alla violenza dei disegni tipici dell’espressionismo, rapido, furioso, tanto da ricordare la feroce penna di Grosz — edifici anonimi a più piani, tipici dell’edilizia della Grossstadt, che crollano, rovinando gli uni sugli altri. E’ solo dopo questa distruzione che si aprono le possibilità per una nuova vita. “Ora 3 Mi riferisco al famosissimo padiglione del vetro (Glashaus) realizzato per l’esposizione del Deutscher Werkbund del 1914 a Colonia. 4 la nostra terra inizia a fiorire”, aggiunge Taut nel lato basso della tavola dov’è rappresentata una grande campagna vista dall’alto. Il senso del termine “fiorire” è duplice ed è legato al fatto stesso di citare per la prima volta la “terra” quasi come fosse una persona, la grande madre naturale che fiorisce dopo che le sterili costruzioni della città-di-pietra sono svanite, che può riprendere a respirare e a germogliare. Lacampagna è piena di fiori: questo è il primo significato. Ma, risulterà chiaro in seguito, nello sviluppo successivo del testo, il significato che le tesi di Taut assumono: è come se essa stessa partorisse le città, come se queste diventassero un fatto assolutamente naturale — non violento, come le vecchie città, vere e proprie sovrapposizioni, prevaricazioni perpetrate dagli uomini contro ogni equilibrio naturale — come se si trattasse di fiori. Nel disegno planimetrico, infatti, la città-futura proposta da Taut assume sempre la forma di un fiore che si adagia con gli elementi che lo compongono — petali, stelo, foglie — sul territorio senza entrare in contraddizione con tutto quello che è già presente, con l’ordine del mondo. Ritorna, in questa rappresentazione organicistica del rapporto città-campagna, un vecchio tema caro all’antichità classica, quello del rispetto del luogo naturale, delle sue valenze. La città non è più dunque una forzata sovrapposizione alla natura, un soffocamento della terra, ma un suo pieno realizzarsi, quasi una sua diretta emanazione, una conseguenza dei processi di crescita vegetale che in essa avvengono. Le città fioriscono, secondo Taut, letteralmente. Che tutto ciò sia utopia è chiaro fin dall’inizio. Egli stesso, dopo il sottotitolo la terra come buona abitazione, infatti dice che “naturalmente è solo un’utopia e un breve intrattenimento, benché fornito di documentazione nell’appendice letteraria per il gentilissimo lettore. Una parabola, oppure (benché alquanto prematura) parafrasi del terzo millennio dopo Cristo”. Taut ha dunque coscienza di proporre una provocazione: il valore della costruzione utopistico è soprattutto valido sul piano concettuale, filosofico, ideale, culturale visto che nell’appendice figurano scritti di Novalis, Scheerbart, Whitman, Tolstoi, Hòlderin, Lenin, Engels, Nietzsche, Kropotkin, Marx, e così via. Taut, degli autori che cita, insomma, fa sue, ingloba, in un suo complessivo “manifesto di idee e di visioni del futuro”, le parti più adatte ad illuminare le sue intenzioni, la sua radicale critica a qualsiasi mediazione con i vecchi poteri, la sua propensione verso sistemi sociali differenti da quelli che hanno sempre caratterizzato la Germania, fin dai tempi più antichi. Dopo questa premessa, il discorso di Taut passa ad illustrare, nelle prime tavole, il sistema principale sul quale la sua utopia si fonda. Le cooperative agricole, assunte dalle teorizzazioni di Kropotikn, formano le unità di partenza — sia dal punto di vista produttivo, sia da quello di modello di aggregazione sociale — dalle quali parte la sua costruzione alternativa alla Grossstadt. I loro insediamenti urbanistici assumono la forma di immensi fiori che ricoprono la terra. La Landergeistgemeinschaft non poteva non fare da modello ai sistemi produttivi scelti da Taut, sia per motivi di natura culturale-filosofica, sia per realizzare quell’affratellamento — che è uno dei 5 temi fondamentali dell’espressionismo — di cui ha parlato fin da prima della guerra: gli uomini, espropriati di ogni significato dall’universo urbano contemporaneo e dal lavoro ripetitivo, seriale, alienante che li ha resi simili alle macchine, possono ricercare un nuovo ruolo produttivo, un nuovo significato soltanto se riallacciano fra loro rapporti di uguaglianza e di collaborazione. Tutto questo è implicitamente contenuto nell’idea di affratellamento “cosmico” che lega tra loro ‘gli espressionisti e, dunque, anche Taut e gli architetti radicali a lui più viciniu. Prospettando un’immagine del pianeta completamente trasformato, Taut afferma: “il principio del superfluo — diremmo oggi del non produttivo — mantiene il mondo. Lavoro competitivo è lavoro superfluo, lavoro cooperativo porta alla sovrabbondanza”. “Cinquanta famiglie in luogo della villa padronale” egli afferma più avanti; in questo modo la cooperazione può essere in grado di vincere l’angoscioso dottor Mabuse dai mille volti, invenzione filmica di Lang, simbolo del sistema produttivo moderno, invisibile e crudele e, soprattutto, può mettere fuori causa il padre-padrone, il grande proprietario terriero e il suo impero fatto di ingiustizia e di appropriazione indebita. Ciò vale per le grandi aziende, dove alla gestione attuale deve sostituirsi un’organizzazione cooperativa del lavoro come sistema più giusto e vantaggioso per tutta la collettività; ma “anche per le aziende medie e piccole” il sistema dell’aiuto reciproco è funzionale. Una volta stabilito ciò, il discorso svolto da Taut si sposta dalla produzione agricola a quella industriale. Per questa fornisce indicazioni: essa dev’essere concentrata in particolari punti del territorio e non sparsa su di esso indiscriminatamente, sia per ovvie ragioni di centralizzazione di impianti tecnologici — che si traduce immediatamente in vantaggio economico per la collettività —, sia perché in questo modo si impedisce un irrazionale sfruttamento della natura. “Dappertutto — prosegue Taut — ciascuno deve avere la quantità di terra di cui per natura ha bisogno”. Ed è in questo tipo di localizzazione delle fonti di produzione sul territorio che ricompare, tra le righe, l’ideale delle Arts and Crafts propugnato da William Morris, basato sul lavoro artigianale, del controllo completo del singolo esecutore sul prodotto, anche se l’utopia di Taut — non negando la produzione industriale — segna un avanzamento rispetto alle idee di Morris. Nei grandi centri, infatti, v’è il lavoro “primario” di estrazione e di “sgrossamento” mentre la prosecuzione del ciclo lavorativo, l’affinamento, per così dire, del prodotto è compito delle comunità artigianali-agricole. “Ogni lavorazione — ribadisce Taut — dev’essere in contatto diretto con la terra”. Passando dal disegno planimetrico delle comunità agricole e dal piano complessivo che esse sottintendono alla descrizione delle singole tipologie edilizie, Taut introduce molti elementi che saranno propri del razionalismo architettonico successivo. Infatti, parlando della casa, egli fa derivare la sua forma da vento, sole e posizione. Dunque i princìpi compositivi sono direttamente legati ad esigenze funzionali, con l’eliminazione di qualsiasi compiacimento estetizzante o legame con il vecchio concetto di “stile”. La casa, al suo interno, segue identici procedimenti razionali di progettazione: assicurare da un lato comodità, dall’altro la possibilità di adattamento ai desideri ed al carattere del singolo abitante ed al suo bisogno di isolamento. “Nessun armadio lo ostacola perché tutti gli armadi sono a muro e tutto il resto è costituito da mobili mobilissimi”. Una chiara 6 liquidazione di ogni revival stilistico, di ogni pretesa di rappresentatività formale dell’alloggio. “Ogni parte — egli prosegue, anticipando un tema che successivamente approfondirà e svilupperà — ha colore diverso anche all’esterno. Il soffitto altrettanto, entrambe gli elementi di materiale isolante, agli angoli con incastri e forme modulari. La casa è trasformabile con l’uomo, mobile eppure stabile...”. Una volta che l’esigenza di fondo dell’abitare moderno sia chiarita in tutti gli aspetti che precedono, la conclusione è che “è sufficiente, appunto, che le semplici case di uomini siano solo case. Difesa dalla pioggia, dal freddo, dal cielo... ma non tane di talpe. Giacché ci consideriamo gli esseri meglio organizzati del mondo”. La possibilità di rintracciare nell’utopia di Taut, come ho già detto, elementi di anticipazione dei processi che, qualche anno più tardi, si trasformeranno in concrete realizzazioni è, di nuovo, il senso progressivo del metodo utopico, la sua capacità di anticipare lo sviluppo del reale, la sua capacità di svelare “il sapere non ancora conscio” come scrive il filosofo Ernst Bloch. Ma, nonostante il loro valore, questi elementi non danno conto, se considerati isolati, di tutto quello che il lavoro di Taut vuole esprimere. E’, difatti, nell’organizzazione generale che l’elaborazione teorica dell’utopia si disvela nella sua lucida capacità critica da un lato e di assoluta novità dall’altro. Taut costruisce la logica complessiva che deve essere propria della nuova città. Riprendendo il vecchio tema del centro, già affrontato precedentemente nell’elaborazione della Stadtkrone, egli ripropone il problema di fondo che in essa era celato, cercando di qualificarlo in maniera più articolata. Il centro, infatti, nella definizione del futuro assetto della città, non è più monoliticamente “congelato” in un’unica forma stabilita una volta per tutte ma, al contrario, è come se esplodesse in una serie infinita di nodi “significativi” sparsi sul territorio. Tutto il tessuto residenziale, in tal modo, finisce per trovare la sua ragione compositiva coagulandosi intorno ad edifici, o gruppi di edifici, che hanno il compito di costituire la “testa”, il significato simbolico-espressivo della nuova città. Taut fornisce una lunga serie di esempi di spazi collettivi, di luoghi rappresentativi della comunità degli uomini, altrettante concretizzazioni particolari della Zukunftskathedrale: la Volkhaus (casa del popolo) “per l’incontro dei lavoratori, scambio delle esperienze, premiazione delle fatiche più grandi”. Costruita su di un organismo membraniforme a sette punte, essa è costituita da un ampio spazio in cui la collettività si possa radunare ed ascoltare gli oratori che parlano dall’alto di una gru. Ai fianchi della vasta arena centrale, sono collocati spazi per “mostre”, “laboratori per ricerche” e per lavorazioni artigianali, alberghi e luoghi per il commercio, piattaforme per l’arrivo di aereoplani e, perfino silos di raccolta del grano da utilizzare “nei tempi difficili”. Una volta che tutto ciò sia realizzato, aggiunge Taut, che senso hanno più le frontiere, le divisioni nazionali, lo spirito nazionalista? “Sopra la terra è stato costruito in modo eguale”, non v’è dunque bisogno più di competere e di lottare per il necessario alla vita. Altra costruzione è il Gelehertenheim (casa degli studi) che si affaccia sul mare, costituito da “ambienti di studio e abitazioni su due piani, piattaforme con funzioni di cortili”, raccolti — e proprio qui il vetro, con le qualità simboliche che 7 lo caratterizzano, non può mancare — attorno ad una Kristallsaal (sala di cristallo) dalla quale si può accedere agli osservatori. L’organizzazione della scienza è basata su una struttura comunitaria utopica, distaccata dal mondo come quella che, molti anni più tardi, Hermann Hesse immaginerà nel Das Glasperlenspiel (il gioco delle perle di vetro), dove la scienza assume il ruolo guida di sintesi di tutte le esperienze spirituali dell’uomo. Gli elementi naturali, l’acqua, il fuoco, l’aria, la terra delle antiche cosmogonie sono l’oggetto degli studi e vengono utilizzati, interpretati. La cattedrale di cristallo si concretizza, ancora, nel Grosse Blume (grande fiore) dove, superati tutti i limiti angusti della tecnica attuale, si assorbe energia solare “con lastre di vetro e lenti e specchi ustori per ammassarla” nella Grosse Stern (grande stella) costituita dal tempio di cristallo, dalle dimore dei saggi nei “cortili”, piscine e servizi danzanti. Come era già accaduto per la Zukunftskathedrale in precedenza, ognuno dei singoli edifici ha, principalmente, un ruolo simbolico, rimanda, cioè, ad un significato e a discorsi che sono fuori dall’architettura. In tal modo si viene delineando, al posto di una città fisicamente identificabile — anche se ciò è possibile come molte delle realizzazioni successive dell’architettura moderna stanno a dimostrare — l’esistenza di un discorso che Taut svolge sulle nuove possibilità di vita tra gli uomini. Proseguendo, infatti, dal punto dov’è partito — l’organizzazione del lavoro futuro in cui scompare ogni competitivita attraverso la realizzazione dei princìpi della cooperazione — Taut affronta, l’uno dopo l’altro, i problemi più scottanti della società moderna regolata dal grande capitale: l’organizzazione della cultura e della scienza come capacità di analizzare e conoscere il mondo naturale sul pianeta ed oltre di esso; la produzione energetica attraverso l’assorbimento dei raggi del sole; la libertà delle relazioni interpersonali con “assoluta franchezza nei fatti sessuali... Il concetto del possesso è scomparso, quindi anche il matrimonio. Tutto è talento prestato, piacere è solo gioia”; l’amministrazione della giustizia e della proprietà privata perché “senza proprietà non vi sono delitti contro il patrimonio. Il reo ha il dovere — se vuole rimanere nella comunità — di proclamare ad alta voce la sua azione. Non c’è costrizione. Chi è riconosciuto colpevole ha il dovere di espiare di sua iniziativa. Nel caso di delitto di sangue l’espiazione consiste nel fatto che l’omicida dal momento dell’atto rimane presso l’assassinato e gli presti le onoranze funebri”; l’organizzazione scolastica: “la scuola, con lo stesso stato e città è un concetto sconosciuto. Il bambino lavora dove vuole, nell’officina, nei campi e negli orti, passeggia; nessuno lo coarta secondo la sua volontà ne gli impone uno stampo. Egli può vivere la sua vita. Si amano i bambini, cioè si prendono e si lasciano come sono”. Come già è avvenuto in campo filosofico, infine, così anche Taut, nella sua “profezia visionaria” dichiara la morte dell’arte: “l’arte come realtà a sé è finita” poiché essa come mondo della mancanza e del desiderio inespresso non ha più ragione di esistere. Le ultime tavole del lavoro di Taut sono soltanto le possibili — o impossibili — rappresentazioni “cosmiche” di questa alterità realizzata. La conclusione riporta al senso complessivo della dissoluzione delle città: “Si può disegnare la felicità? Noi, tutti, la possiamo sperimentare e costruire”. 8 Si tratta — e Taut ne è perfettamente consapevole — di un manifesto, di un’improbabile fantasticheria, come già all’inizio era stato preannunciato, certamente un’utopia. Ma, giunto a questo punto, egli sembra chiedersi quale sia il senso dell’utopia, che cosa distingue la “prefigurazione utopica” dal raziocinio funzionalista, qual è, insomma, la sua caratteristica positiva, al di là del contenuto che, si è capito, è frutto di immaginazione. “Utopia. — afferma Taut — Non è forse il sicuro, reale, l’utopia che nuota sullo stagno della pigra abitudine? Non è forse il contenuto del nostro desiderio il vero presente?...”. In una parola: come si può pretendere foss’anche di “razionalizzare” il mondo, di placare le sue contraddizioni se non si ha presente la sua miseria concreta e se non si fa del desiderio la spinta verso una prospettiva diversa? 9 LA DISSOLUZIONE DELLE CITTA’ La terra OPPURE una buona abitazione oppure anche: La via all’Architettura alpina naturalmente è solo un’utopia e un breve intrattenimento benchè fornito di documentazione nell’appendice documentaria per il gentilissimo lettore una parabola fio e v ri ne i oppure una (“benchè alquanto prematura”) parafrasi id h del 3° millennio dopo Cristo. cc fio li (Tuttavia potrebbe anche essere utile prepararsi a tutte le possibilità di rinascita qualora non si sia ancora maturi per accedervi). iul A t i ti ut c fan ea lle ste lle Pubblicato presso l’editrice Folkwang, Hagen in Westfalia - 1920 10 Le illustrazioni 1. Lasciate crollare ... 2. Una cooperativa di lavoro 3.Cooperativa agricola 4. Centri di attività primaria 5. Piano di viabilità 6. Dalla regione dei giardinieri del vetro 7. Case di abitazione 8. Gruppi di abitazioni - da 300 metri di altezza 9. Idem a 1000 metri 10. Comunità e individualisti - da 5000 metri 11. Dispersione sulla terra - da 1500 metri 12. Casa del popolo 13. Centro studi sul mare 14. Il grande fiore - fonte di energia 15. Santuario degli ardenti 16. La grande stella 17. Abitazione dei saggi presso la grande stella 18. Nel grande tempio stellare 19. Piscine accanto al grande tempio stellare 20. Il carosello - Divertimento cosmico-comico in argento 21. Notte sulla terra - edifici risplendenti 22. Le stelle della terra 23. La grande chiesa con campanile eccentrico 24. Grande chiesa in costruzione 25. L’isola del tempio 26. Casa di cristallo tra i monti 27. Fiori e frutti 28. Architettura alpina 29. Santo! Santo! - Otrnato sacrale 30. La triadicità del cosmo Realizzato al principio della primavera 1920 - ideato l’estate 1918 11 Tavola 1 La le costruite sc iat ec ro lla volgarità re case di pietra fanno cuori di pietra Ora comincia a fiorire la nostra terra 12 Tavola 2 UN A 10 CO 0 c OP as ER e - AT 50 IVA 0Tut 60 DI L ti 0 p AV er OR ort lavo so ran ie ne O on ne ità Un ll’ e art azien gli igia da na le ità plic e t l mo da ro à ivo ont it ’inc omun ricreat d a c l sa la azio Una voro e da sp a il l ute per reced p ia cine è gio ffiv oro v 5o a l il Qui Una strada collega gli edifici Nessuna recinzione, perchè si tratta di una comunità con senso di aiuto e solidarietà; ciascuno vive di ciò che la comunità produce. Il pane, tutto ciò che manca, e il sovrappiù vengono dall’esterno, guadagnati attraverso lo scambio con il prodotto dell’attività professionale. 13 Tavola 3 pa ag nde gli e ion S ni le al mi m ea az str st ala ion caz le al st uni om di c via e èd cio ri lto o ric Gra ti or li na o dr e d Su e nil fie va i t a per Coo la ico r g a scoli con pa co b e os ale” adron il cortile p “ la il v este e o o della tra qu le d’incontr in luog e li sa ig m le a f e 0 e 5 zion tigiani) inistra l’amm inato (di ar a - e co ur e di vic el bos mietit ecc., n perativ r i lavori di o a o r c u t e L hia pe orano patate, sarc evendo in collab ric e ll li e a d n a io raccolt alità di stag simili e u ... in q farina, latte io b cam geri 000 iu 2 a c ir di c Podere A qu nch ai alo e p ut r e o ae rl re s e ci ist az pr a ie oc no nd o ,q e ue pic st co o le e m ed ie , 14 Tavola 4 D cia app sc ert u u qu av no tto d e a di nti re eve la cu tà i p di er ter ha nat ra bis ura og no IA AR IM PR ’ ITA TIV RIE T DE IA N D FO RI NT RE ILI E I CE SIM NT A E C RE NIE I M nso nte iù i sione p o o iffu ent tan am ale’. D ta i abi questo to’ d e e a r s h t g c n e in A en un cco ce a coll ali. loro voro. ezzam tp o e c z s a o n n l r an l ‘bl gr diret inte rtigia i pe o al di ‘ e icin ziat i vicin voro ntatto le v ione d meno tive a l n e a a N co dist ent lo l unz mpre opera in f più ggiam . - So ifica in se le co o r al allo otore spec lavo i di . I loro lli a m zione n r a Tu tano con atte vor lon oli e b gni la la ù i O p veic ntri. o erra e p t c sco tali in 15 Tavola 5 CO IL FI F A R T Canali collegano i fiumi anche per l’ irrigazione Rete di linee di traffico principale per veicoli a motore. Ampiezza delle maglie proporzionata alla densità di dispersione sul territorio. La ferrovia è morta. Linee di treni veloci? Anche la città è morta. Viaggiare? Ma si vive già “dispersi”. “Commercio su scala mondiale”? Anch’esso è morto linee aeree per viaggi lunghi per scambiare ricchezze interiori per incontrarsi vicino alle stelle 16 Tavola 6 Il principio del superfluo mantiene il mondo Lavoro competitivo è lavoro superfluo Lavoro cooperativo porta alla sovrabbondanza Dal la r egi one tro e v del i r inie d r gia i e d Sopra la casa di abitazione una casa oscillante di orchidee con serbatoi d’acqua e irradiatori solari mobili orio rit ne l ter zazio tutto i z i l a su ntr ento a ce ssun centram e n i qu e de nche sibil via a nto pos a t t Tu ua er q Ma p Tutti i frutti del mondo vengono qui prodotti. E la pratica Glasarchitektur diventa qui più che pratica 17 Tavola 7 CONTENUTI DI VITA DIVERSI CREANO DIVERSE FORME DI VITA I sensi si affinano. Eliminano la realtà ‘urbana’ e del tutto fanno una realtà vissuta. Nei confronti della realtà concreta stessa si pongono come realtà concreta e da essa prendono l’aspetto spirituale di tutte le cose. Santa terra! Materia e spirito insieme, così come anche l’uomo. Generato e generante, una sola cosa con la terra - rispetto ad essa una unità, singolarità contrapposta a una grande molteplicità. Più gli uomini sono lontani tra loro nello spazio, più vivono una vita individuale il cui maggior valore aumenta il valore dell’insieme. Vivono più nell’altro perchè v’è la distanza - lo cercano solo se più maturi, allora sono suoi ospiti e hanno spazio per l’ospite. Ospitalità tra loro così come la terra è ospitale nei loro confronti. La loro abitazione è sempre ‘singolare’ e quando vi sono altre comunità vicine non vi sono casi di imitazione scimmiesca o pappagallesca ma un modificare in infinite varianti le medesime parti essenziali della casa, per es. Proiezioni verticali (piante) pareti appiccicate In principio una ‘scatola’ di un solo vano abitabile Forma variabile in relazione al vento, sole e posizione. Divisione in pareti omogenee composte in modo sempre diverso. La luce dall’alto, riscaldamento in cucina, luce, tutto elettricamente. Parete interne mobili in modo che l’interno dell’abitazione sia in grado di adattarsi facilmente ad ogni desiderio. Ogni membro della casa può isolarsi facilmente da sè nella grande cellula. Nessun armadio lo ostacola perchè tutti gli armadi sono a muro e tutto il resto è costituito da mobili mobilissimi. Ogni parete ha colore diverso anche all’esterno. Il soffitto altrettanto, entrambi di elementi di materiale isolante agli angoli conn incastri e forme modulari. La casa è trasformata con l’uomo, mobile eppure stabile la verticale richiederebbe una stabilità che per “tutti” sarebbe troppo dannosa e rientra nel monumentale. E’ sufficiente appunto che le semplici case degli uomini siano solo case. Difesa dalla pioggia, dal freddo o dal cielo ... ma non tane di talpe. Giacché ci consideriamo gli esseri meglio organizzati del mondo. Ma le capsule attorno ai nostri corpi devono tenere una notevole DISTANZA dall’ABITAZIONE DELLE IDEE 18 Tavola 8 Il senso di distanza esige distanza in spazio e forma e colore 19 Tavola 9 Assenza di barriere 20 Tavola 10 Comunità e individualisti 21 Tavola 11 22 Tavola 12 Chi vorrebbe ora creare frontiere! Quale società potrebbe dire: Alt! Non oltrepassare questo ruscello o quel monte! La terra è coltivata e irrigata allo stesso modo con la fatica di tutti - si vive dispersi dappertutto tra glio oceani d’acqua e bosco -I grandi ragni - le città - non sono che ricordi di un tempo remoto, e con esse gli stati. - Città e stato sono morti l’una con l’altro -- in luogo della nazione è subentrata la patria -- e ciascuno la trova dappertutto se lavora. Non c’è più città e campagna e nemmeno guerra e pace Non si conoscono astrazioni alle quali si dà potere su vita, lavoro, felicità e salute. - Dalla comunanza naturale nell’agire e nel vivere derivano gli interessi comuni ed essi creano le proprie istituzioni per la difesa, lo scambio per il perfezionamento e lo sviluppo per es. CASA del POPOLO Per il raduno dei lavoratori scambio delle esperienze verifica delle migliori prestazioni Festa popolare Sulla cima della gru l’oratore (parla via radio segni e segnali, amplificatori) Arena per spettacoli posti a sedere ricavatidai piani nei quali si trovano gli Hotels -Ampia piattaforma per aviatori L’Arena è attraversata da un canale, sopra il ponte elevatore per trasportare il grano ai solos (S), scorta per anni di carestia Idem per industria e artigianato (H) Sale e piazzali di esposizione e dimostrazione per l’agricoltura (L) Parco di divertimenti Via di scorrimento dalla via di accesso alla piattaforma. Arrivo per Acqua, terra, aria. 23 Tavola 13 Centro studi Ambienti di studio e di abitazione su due piani. Piattaforme con funzione di cortili. Al centro sala di cristallo. Torri a puilastro con scale portano all’ osservatorio (girevole in ogni direzione). Accesso sotterraneo dalle dune. Su questa la Colonia dei novizi sul - mare Provvedono col loro lavoro al centro studi. Ivi sono accolti dopo aver ottenuto importanti risultati scientifici ... Qui la scienza non è addestramento del cervello ma: studio degli elementi acqua, terra, aria, conoscenza delle loro forze delle fluttuazioni ecc. e la loro utilizzabilità il loro significato religioso astronomia e astrologia 24 Tavola 14 IL GRANDE FIORE Santuario per assorbire l’energia solare con lastre di vetro e lenti e specchi ustori e ammassarla in fari - segnalazione aerea - La tecnica è ora completamente diversa dalla preistoria delle fabbriche con ciminiera è impossibile con la costrizione L’uomo è tanto trasformato da non poter fare alcun lavoro L’uomo ha perso la caratteristica di che non sia gioia. Questo essere come un cane Primordiale saggezza rivive: Assoluta franchezza nei fatti sessuali- superamento degli istinti mediante se stessi - fallo e rosetta nuovamente simboli sacri, la sconcezza è impossibile senza sotterfugi e silenzi Il concetto del possesso è scomparso - quindi anche il matrimonio. Tutto è ‘talento prestato’ - piacere è solo gioia. 25 Tavola 15 Santuario degli ardenti Meta del pellegrinaggio e raccolta di tutti coloro che sono di grande passione ricolmi. Tempio di vetro rosso rubino All’interno del grande tempio la grande fiamma che accetta e purifica Tali edifici si trovano completamente isolati. Distanza da uomo a uomo e distanza in oggetti del tutto che appartiene a tutti. A tutti ugualmente lontano e ugualmente vicino. 26 Tavola 16 Ci si incontra nell’ edificio di culto Tempio di cristallo - dimora dei saggi nei cortili - ingresso nei cortili solo dopo il bagno piscine e servizi davanti La grande stella posti per la nessun hotel folla ci si piantano tende tutt’intorno solitudine La terra è generatrice della religione e del culto 27 Tavola 17 Abitazione dei saggi presso la grande stella Pareti di mattoni di vetro. Divisioni di vani sottolineate da maioliche colorate. Ornamenti cosmici. Tetto oro e rame e molto argento --i saggi hanno forza d’attrazione: Vengono consulati i difficili casi giuridici Amministrazione della giustizia in ciascuna comunità: Senza proprietà non vi sono delitti contro il patrimonio. Il reo ha il dovere - se vuole rimanere nella comunità - di proclamare ad alta voce la sua azione. Non c’è costrizione. Chi è riconosciuto colpevole ha il dovere di espiare di sua iniziativa. Nel caso di delitto di sangue l’espiazione consiste nel fatto che l’omicida dal momento dell’atto rimane presso l’assassinato e gli presti onoranze funebri. Da un omicida recidivo si proteggono le altre comunità imprimendogli a fuoco un marchio sulla fronte. Può giungere presso i saggi per annientare il marchio di Caino dopo una pluriennale umiltà a servizio libero. Un secondo marchio in fronte gli conferisce la grandezza di chi ha superato se stesso. Dai saggi viene chi soffre di malattie inguaribili e debilitanti. Da loro vengono spontaneamente anche i bambini. La scuola , con lo stato e la città è un concetto sconosciuto. Il bambino lavora dove vuole, nell’officina, nei campi e negli orti, passeggia - nessuno lo coarta secondo la sua volontà nè gli impone uno stampo. Egli può vivere la sua vita. Si amano i bambini, cioè si prendono e si lasciano come sono. Sono in rovina tutte le prigioni, sono passate le piaghe del leggere e dello scrivere. Si vede e si ode. Scrivere e leggere ora è puramente tecnica. E’ una felicità nutrire e curare i bambini - come curare i fiori, innaffiarli, ecc. Certo non si piantano i fiori se non si ha nè acqua nè terra. 28 Tavola 18 NEL GRANDE TEMPIO STELLARE Musica distribuita nelle parti superiori Le pareti dell’organo inserite nelle pareti e fanno risuonare tutto l’edificio all’esterno e all’interno come una campana I colori I del vetro acquistano fedeli ricevono prima di entrare intensità vesti colorate, diverse a seconda il verso l’alto grado del loro entusiasmo religioso. Secondo queste si dispongono. illuminazione tra I colori più splendenti brillano verso il centro. Da loro si separano gli le doppie oratori, sette - poi cinque attorno all’oratore principale nel centro - cele- pareti. Per chi brazione orale-drammatica - spettacolo in cui la folla costituisce un’unità giunge con l’aereo - non ci sono ‘spettatori’ e attori. la casa splende L’arte come realtà a sé finita - Tutti ne sono pervasi nella notte come una stella. 29 Tavola 19 Piscine accanto al grande tempio stellare Solo dopo la purificazione si prende parte alla celebrazione e se ne riceve la veste adeguata 30 Tavola 20 IL CAROSELLO Divertimento aereo cosmico-comico in argento Sulla grande sfera file di sedili sovrapposti E’ trasportata da aerei e si avvita nel vento per mezzo di ali a spirali - piloti, travestiti da comete, volano attorno al carosello 31 Tavola 21 i grandi e piccoli edifici della comunità e le strade dei fari di volo notte nella splendono 32 Tavola 22 Le stelle della terra i templi risplendenti salutano le stelle 33 Tavola 23 La grande CHIESA con campanile eccentrico Preghiera e crescente ricezione Gratitudine delle comunità nell’innalzare saloni in un grande polimorfo di generazione in generazione 34 Tavola 24 Grande chiesa in costruzione 35 Tavola 25 figure sonore fiocchi di neve L’ISOLA DEL TEMPO 36 Tavola 26 CASA DI CRISTALLO TRA I MONTI 37 Tavola 27 Fiori L’amore alle stelle fa sorgere modelli miracolosi di gruppi di stelle e frutti Nelle chiese e nei santuari le comunità li offrono quali doni sacri e in loro di anno in anno i più scelti frutti e fiori 38 Tavola 28 Inoltre a questo riguardo la Architettura Alpina Editrice Folkwang 1919 Architettura montana FEDE E AMORE diventano fede e amore alla terra , l’angelo che ci porta. L’umanità si sente suo organo e destinatario delle sue volontà di ornarlo sempre più magnificamente. Prende su di sè consapevolmente i sacrifici e le fatiche del colossale lavoro di continuare a trasformare sempre più le montagne per porre freno alle energie sovrabbondanti e agli istinti cattivi. 39 Tavola 29 SANTO ... 40 Tavola 30 Utopia? Non è forse il ‘sicuro’, ‘reale’ l’utopia che nuota sullo stagno dell’illusione e della prigra abitudine! Si può disegnare LA FELICITA’? ...!...? Noi - tutti - la possiamo sperimentare - e costruire Non è forse il contenuto del nostro desiderio il vero presente che poggia sulla roccia della fede e della conoscenza! 41