esplorazione ecografica dell`apparato urinario nei bovini

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Esplorazione ecografica dell’apparato urinario nei bovini
ESPLORAZIONE ECOGRAFICA
DELL’APPARATO URINARIO NEI BOVINI*
BÉRANGÈRE RAVARY
Maître de Conférences en Chirurgie bovine, Unité Pédagogique de Chirurgie,
Ecole Nationale Vétérinaire d’Alfort, 94704 Maisons-Alfort cedex, France
Nei bovini, la diagnosi clinica delle affezioni dell’apparato
urinario si fonda principalmente sulla palpazione transaddominale e/o transrettale dei reni e della vescica. Tuttavia, in
un certo numero di casi, le strutture del tratto urinario appaiono normali alla palpazione, per dimensione e consistenza. L’esame delle urine o addirittura la loro analisi (biochimica, citologica e batteriologica) sono indagini complementari
relativamente frequenti. Talvolta, la valutazione della funzione renale può venire effettuata attraverso il dosaggio di alcuni parametri biochimici ematici (urea, creatinina) o delle frazioni di escrezione di alcuni ioni a livello urinario. Tuttavia,
questi esami sono utilizzati raramente dai veterinari pratici
perché occorre far riferimento ad un laboratorio di analisi
cliniche.
L’esame ecografico rappresenta uno strumento diagnostico interessante per la valutazione dell’apparato urinario, per
il suo carattere non invasivo e non doloroso per l’animale,
per la sua fattibilità in azienda e il suo interesse sia sul piano
diagnostico che prognostico.
Data la diversa localizzazione anatomica del rene destro
(retroperitoneale) e di quello sinistro (fluttuante) nei bovini,
la tecnica di esplorazione ecografica dei reni risulta specifica
per ciascuno di essi. Poiché alcune nefropatie (ad es., pielonefrite, urolitiasi) possono colpire uno solo dei due reni, è
importante esplorarli sistematicamente entrambi.
Il rene destro è visualizzabile per via transaddominale,
mediante una sonda ecografica da 3,5 MHz di frequenza
(adulto) o 5 MHz (vitello giovane), posizionando la sonda in
zone diverse: a) regione dorsale lombare (tra i processi trasversi dell’ultima vertebra toracica e le tre prime vertebre
lombari), b) fossa del fianco (appena dietro l’ultima costola,
sotto i processi trasversi delle vertebre lombari) e c) ultimo
spazio intercostale (dorsalmente). Occorre preventivamente
tosare queste diverse aree ed applicare del gel ecografico sulle zone1,3,6,8. L’area più propizia per visualizzare le strutture
del rene destro e per valutarne la taglia è la regione lombare;
viceversa, la fossa del fianco è la più adatta alla realizzazione
di una biopsia renale ecoguidata1. A seconda dei siti e della
posizione della sonda, si possono ottenere immagini in sezione trasversale o longitudinale del rene destro. Tuttavia, quest’ultimo può essere impossibile da visualizzare interamente
posizionando la sonda dorsalmente, nella regione lombare,
in animali che presentino delle masse muscolari sviluppate.
Nell’adulto, il rene sinistro e la vescica vengono esaminati
ecograficamente per via transrettale con l’aiuto di una sonda
lineare transrettale da 5 o 7,5 MHz di frequenza. La sonda
può essere rivestita con un gel acustico e poi ricoperta con
una guaina di rivestimento (ad es., guanto da esplorazione)
prima di essere introdotta nel retto. A livello del rene sinistro
*Relazione tenuta all’8° Congresso Nazionale Multisala SIVAR, 12-13
maggio 2006, Cremona.
e della vescica si ottengono soltanto delle immagini in sezione longitudinale2,3. Nel soggetto giovane, l’esplorazione ecografica di questi organi si effettua per via transaddominale,
posizionando la sonda nella regione lombare sinistra per il
rene sinistro e davanti al pube, lungo la linea alba, per la vescica6,8. La visualizzazione di queste strutture può essere difficile a causa della loro localizzazione intraddominale relativamente profonda e della possibile interposizione di altri organi addominali tra questi e la parete.
All’ecografia, le varie strutture del rene (lobi, parenchima,
piramidi, bacinetti renali) risultano ben identificabili per la
differente ecogenicità tra i vari tessuti. Il parenchima renale
(costituito da corticale e midollare) è iperecogeno rispetto alle piramidi che risultano relativamente più ipoecogene. Invece, appare meno ecogeno del bacinetto renale (molto iperecogeno per la presenza tessuto fibroso e tessuto adiposo in
questa zona) (Fig. 1). Il parenchima renale di norma presenta uno spessore di circa 2 cm. Le piramidi appaiono sotto
forma di strutture di forma variabile da rotonda ad ovalare o
triangolare, con un diametro inferiore a 5 cm (Fig. 1). Negli
animali sani, l’uretere non è visibile1,2,6,8.
La vescica appare sotto forma di un organo ripieno di un
liquido ipoecogeno e delimitata da una parete iperecogena,
di spessore variabile secondo lo stato di riempimento della
vescica stessa (Fig. 2)2,6,7,8.
Le principali anomalie visibili con l’ecografia dei reni sono
un aumento delle loro dimensioni, una dilatazione del bacinetto renale e/o dei calici renali o addirittura dell’uretere (in
caso di idronefrosi, di pielonefrite o di ostruzione urinaria
dovuta a calcoli) o di zone anomale visibili all’interno del parenchima renale (in caso di cisti, ascessi o tumori).
Poiché il diametro verticale (corrispondente allo spessore)
FIGURA 1 - Ecografia di un rene destro sano. L’immagine è stata ottenuta per via transcutanea mediante l’impiego di una sonda settoriale da
3,5 MHz, posizionata dorsalmente a livello della fossa del fianco destra,
appena dietro l’ultima costola.
Large Animal Review, Anno 12, n. 3, Giugno 2006
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dei reni di norma è di circa 5 cm nel caso del rene destro, e
di circa 6 nel caso di quello sinistro, ogni misura superiore a
questi valori indica un aumento della loro dimensione1,2.
In caso di idronefrosi, si osserva una dilatazione dei calici
a causa di un contenuto anecogeno, un aumento della dimensione del rene o, addirittura, un assottigliamento del parenchima, un’atrofia delle piramidi o un accumulo di liquido
anecogeno tra il parenchima e la capsula dell’organo3,5.
Quando si verifica una pielonefrite, si può riscontrare una
dilatazione dell’uretere, dei calici renali e/o del bacinetto renale e la presenza nel lume dell’uretere o dei calici di materiale ecogeno (purulento o cristallino) (Fig. 3)4,6,8.
L’esame ecografico della vescica consente di evidenziare le
seguenti anomalie: un contenuto vescicale anomalo, eterogeneo e di ecogenicità variabile (corrispondente a pus, sedimenti o calcoli)4 e una parete anomala (ispessimento, irregolarità, massa)6,7,8. In caso di cistite, la vescica appare delimitata da una parete più spessa e la superficie della mucosa può
essere irregolare4,8. Il contenuto della vescica presenta un
aspetto flocculare. Invece, si possono rilevare delle masse
anomale sotto forma di gemmazioni a livello della parete della vescica: può trattarsi di papillomi, carcinomi, adenocarcinomi, emangiomi o fibromi6,8.
L’esame ecografico dei reni risulta quindi utile per confermare un aumento della dimensione di uno o dei due reni
(anomalia possibile in caso di idronefrosi, pielonefrite, ascessualizzazione, linfosarcoma, amiloidosi renale …), ma anche
per evidenziare una dilatazione dell’uretere o dei calici renali
(dovuta a pus nel caso di pielonefrite o ad urina in caso di
idronefrosi o di ostruzione ureterale), un aumento (in caso di
fibrosi o calcoli) o una diminuzione (in caso di edema) dell’ecogenicità dei reni, una riduzione dello spessore del parenchima renale (in caso di idronefrosi), la presenza di zone
anomale a livello del parenchima stesso (in caso di cisti,
ascessi, tumore o metastasi) e, infine, la raccolta di liquido
intorno al rene destro (in caso di uroperitoneo). Inoltre, l’esame ecografico dei reni può essere completato realizzando
una biopsia ecoguidata del parenchima renale o un ago aspirato ecoguidato di tutta la zona anomala, per affinare la diagnosi.
L’esame ecografico della vescica consente di confermare
una cistite o di evidenziare la presenza di masse anomale a li-
vello della parete vescicale. Allo stesso modo, questo esame
può aiutare il veterinario pratico a realizzare una cistocentesi
ecoguidata in vista di un esame batteriologico o citologico
dell’urina, nel caso che il sondaggio uretrale si riveli impossibile.
L’esplorazione ecografica dell’apparato urinario permette
dunque di apprezzare la dimensione dei reni e della vescica
ma anche di visualizzare le anomalie localizzate all’interno
del sistema collettore dell’urina (infezione, accumulo di urina, calcoli) o del parenchima renale (ciste, ascessi, assottigliamento del parenchima). A seconda dell’importanza delle
anomalie visibili, si può stabilire, in alcuni casi, una prognosi
più o meno riservata. Tuttavia, non va dimenticato che alcune affezioni (glomerulonefrite, necrosi tubulare) non possono essere diagnosticate mediante l’ecografia, nel caso l’aspetto dei reni rimanga normale. L’esame ecografico di questi ultimi e della vescica rappresenta così un’interessante tecnica
di indagine complementare da mettere in atto nei bovini per
formulare una diagnosi precisa e determinare la gravità di un
certo numero di affezioni dell’apparato urinario. Oltre al suo
interesse diagnostico, l’ecografia può apportare degli elementi importanti da prendere in considerazione nella scelta
del trattamento da attuare.
FIGURA 2 - Ecografia della vescica di un bovino, ottenuta per via transrettale mediante l’impiego di una sonda lineare da 6 MHz.
FIGURA 3 - Ecografia di una pielonefrite che colpiva il rene sinistro di
una bovina charolaise. L’immagine è stata ottenuta per via transrettale
mediante l’impiego di una sonda lineare da 6 MHz. I calici renali del rene sinistro apparivano dilatati, per la presenza di materiale purulento.
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ATTI EVENTI SIVAR - Ecografia bovina 1ª Parte
Bibliografia