La Verbena era un`erba consacrata alla Grande Madre: Greci e

Verbena
La Verbena era un’erba consacrata alla Grande Madre: Greci e
Romani la chiamavano “lacrime di Iside, di Giunone, Demetra,
Cerealis”.
E’ una pianta profumata alta fino a due metri con foglie oblunghe color verde prato:
stropicciando le foglie, scaturisce un profumo fresco con un effetto paragonabile a una chiara
mattina piena di energia incontaminata, quando tutto può succedere.
Rinfresca, dà energia e capacità dinamiche ed è quindi utile quando ci si sente stanchi, apatici,
svogliati.
Per il suo effetto energizzante è adatta nei casi in cui bisogna resistere, portare a termine
compiti al limite delle proprie possibilità (anche nello sport).
Ha un effetto stimolante sulla concentrazione ed è per questo l’essenza ideale da mettere in
una lampada per aromi quando si studia.
Serve a distaccarsi dal passato e a predisporsi alle nuove situazioni e alla gioia.
E’ un rimedio contro le vertigini, mentre per il cuore cura le extrasistoli e la tachicardia.
E’ una pianta tipicamente femminile: facilita le contrazioni uterine, stimola la produzione di latte
ed anche la fertilità.
Tonifica la pelle e i muscoli, rinfresca e rinforza.
E’ in connesione nel regno minerale con il crisolito: una pietra verde intenso che trasmette
apertura verso le energie cosmiche.
La Verbena deriverebbe da herba Veneris cioè erba sacra a Venere: infatti nel passato le spose
erano adornate di Verbena e per molto tempo questa pianta è stata considerata un afrodisiaco
(impiegata in filtri e incantesimi d’amore).
Gli alchimisti invece la chiamavano il “sangue di Mercurio”, perché ne apprezzavano la capacità
di rilassare e
chiarificare la mente.
Queste qualità “meditative” facevano apprezzare la Verbena anche fra i buddhisti.
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