Nella mente di principiante ci sono molte possibilità, in quella da

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Mente di principiante
“Nella mente di principiante ci sono molte
possibilità, in quella da esperto poche”
Se la vostra mente è vuota, è sempre pronta per
qualsiasi cosa; è aperta a tutto. Nella mente di
principiante ci sono molte possibilità, in quella da
esperto poche.
Nella mente di principiante non si trovano mai
pensieri del tipo: “Io ho ottenuto qualcosa”. Ogni
pensiero egocentrico limita la nostra vasta mente.
Quando non abbiamo alcun pensiero di
conseguimento, alcun pensiero di un “sé”, allora
siamo dei veri principianti. Allora possiamo realmente
imparare qualcosa. La mente di principiante è la
mente della compassione.
Quando la nostra mente è compassionevole, diventa
sconfinata. (…)
Allora siamo sempre veri di fronte a noi stessi, in
armoniosa assonanza con tutti gli esseri, e possiamo
attuare sul serio la nostra pratica.
Shunryu Suzuki, “Mente zen mente di principiante”
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INTRODUZIONE
Prima di fare il lavoro che si descriverà più avanti, è importante aver completato le tecniche già insegnate.
Questo include l'ingresso toracico, la base cranica, i temporali, lo sfenoide, il lavoro sulle membrane interne del cranio e
la mandibola.
E’ anche importante ricordare che l’osso mascellare, il vomere ed i palatini non sono parte del sistema cranio-sacrale
ma vi si connettono solo indirettamente. Sono guidati dallo sfenoide, ma non hanno liquido cefalorachidiano o
membrane durali che vi si inseriscono, quindi non sono sotto il potere di autocorrezione del sistema idraulico craniosacrale.
Il nostro approccio a queste ossa ha una natura più meccanica. Dobbiamo essere gentili ma più diretti con i nostri
approcci, lasciando tempo perché le correzioni avvengano.
Il movimento è osso contro osso e quindi la sensazione che avremo sarà di questo tipo e anche di rilascio di tessuti
molli.
Inoltre, per favore, ricordate che in tutte questi approcci di facilitazione, una piccola forza per un lungo periodo di
tempo è più efficace e molto meno traumatica di una forza più grande.
I movimenti non fisiologici che induciamo per la valutazione e la correzione devono essere indotti durante il punto
neutro dell’attività cranio-sacrale. Questa scelta di tempo permette che queste procedure siano meno lesive possibile per
questo sistema, che sappiamo molto sensibile.
Per tutti i test di valutazione e i bilanciamenti del palato duro in relazione con lo sfenoide, lo
sfenoide e l'occipite sono stabilizzati al punto neutro e la forza intenzionale del test o del
lavoro sono applicate al palato duro.
Se lo sfenoide non è stabilizzato, le forze di test o bilanciamento saranno trasmesse alla base
cranica attraverso lo sfenoide e quindi si potrebbero indurre disfunzioni della base cranica.
VEDUTA D’INSIEME SUL LAVORO CRANICO
Ciò che viene definito come “lesione cranica” é un’alterazione del movimento sfeno-basilare ideale. Queste lesioni
hanno una denominazione e sono dovute a tensioni di membrane: lesione in flessione, in estensione, side bending,
torsion e strain. In genere sono interessate anche le suture. Si nomina la lesione dove c’é la direzione facilitata. Gli
strain vengono definiti di origine traumatica e si riconoscono perché provocano rotazioni parallele di sfenoide e
occipite, le altre lesioni sono di origine periferica.
Nella palpazione, come sempre, é necessario essere leggeri e permettere al movimento di accadere dentro
alle nostre mani: il movimento sarà così libero di essere e le nostre mani si “muoveranno” in conseguenza al
movimento del cranio. Perché il ritmo non venga interrotto é importante usare dei fulcri di riferimento nel nostro corpo,
che nel caso del lavoro sul cranio sono i nostri gomiti e i nostri avambracci, usati come punti fissi di appoggio e di
scarico del nostro peso.
Il movimento completo si svolge in 5 fasi:
1. flessione
2. ritorno dalla flessione
3. punto neutro
4. estensione
5. ritorno dall’estensione
La flessione corrisponde alla rotazione esterna e l’estensione alla rotazione interna.
Iniziamo sempre dalla sfeno-basilare per verificare se il movimento é fisiologico.
Si possono usare le varie palpazioni: a cinque dita; con una mano sotto l’occipite e l’altra sul frontale; con i pollici sulle
grandi ali dello sfenoide e le altre dita a contatto con l’occipite.
Le braccia sono ben appoggiate e rilassate, i polsi sono il più possibile rilassati e morbidi.
Dopo avere verificato il movimento, si deve valutare il ritmo: il numero di cicli per minuto, l’ampiezza, la forza e
la simmetria. Portiamo attenzione al punto neutro: se manca ampiezza sarà questo che avrà tempi più lunghi.
Valutiamo poi se ci sono lesioni in flessione o estensione: con la flessione o l’estensione più lunga da un lato
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valutiamo o il side bending o la torsione. La mancanza o quasi di movimento indica invece una lesione in compressione.
I test con occipite stabilizzato sul punto neutro amplificano il movimento della lesione e rallentano il movimento che
poi ripartirà gradualmente. Spesso con questo test avvengono molte autocorrezioni, ma possiamo anche invitare
direttamente la facilitazione.
Le lesioni in strain coinvolgono sempre le suture: dopo la correzione eseguiamo dei lift e se é necessario usiamo
le tecniche per le suture e i V-spread.
Chiaramente tutto il lavoro dei diaframmi, delle vertebre, liberazioni somatiche locali, C0-C1 e i lift sarà già stato
facilitato per quanto ci é stato permesso dal sistema. A questo punto possiamo facilitare le correzioni adeguate a
ciò che abbiamo trovato.
Insistiamo a ricordare l’importanza dei lift, che stirano la dura nelle vari direzione delle fibre e ci fanno trovare la
lesione pura, come movimento ma anche come forza, che é quella che usiamo per accompagnare in facilitata. Grande
importanza va data all’occipite, all’ascolto del tubo durale, alla liberazione dei condili e dell’atlante.
I temporali possono avere tensioni esagerate dai muscoli masticatori, dai parietali, dall’occipite, dallo sfenoide e dallo
zigomatico. Nelle facilitazioni delle correzioni iniziamo sempre da quello che va di più in rotazione esterna,
verifichiamo poi che siano sincronizzati ed usciamo sul punto neutro.
Possiamo concludere con una compressione del IV° ventricolo, usandola anche come ascolto, o comunque con un invito
allo still point.
Le avvertenze sono insomma sempre le stesse: inizia sempre da una cicatrice, che nel cranio, anche se molto piccole,
sono spesso molto significative e liberatorie.
L'approccio dell’arching é veramente indicativa dal cranio, ma é importante abituarsi anche ad una analisi visiva, della
qualità della pelle per esempio, oppure se un occhio é leggermente disassato o più grande e di conseguenza l’altro più
piccolo.
Osservare la respirazione della persona: durante le correzioni a volte puoi notare un cambiamento
significativo. L’espressione é chiaramente indicativa, ma anche l’emissioni di suoni, magari piccoli. Portiamo
attenzione ai piccoli movimenti dovuti al lavoro, che succedono spesso anche lontano da dove stai operando . Altre
volte é lo spazio energetico che cambia densità o luminosità. La percezione della temperatura é
un’altra importante indicazione. E’ interessante notare come tutte queste cose possiamo osservarle direttamente quando
riceviamo una seduta.
Ancora insistiamo sullo stare seduti comodi e osservare se ci sono tensioni nel nostro corpo, sentire
i piedi appoggiati a terra, il sedere sullo sgabello o sulla sedia, la schiena diritta con la testa in linea,
osservare se il respiro é libero, i suoni che arrivano e le sensazioni; la contemporanea sensazione di
radicamento e di allungamento verso l'alto, il mantenimento di uno spazio percettivo ampio.
Buon lavoro!
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UN'OCCHIATA ALL'ANATOMIA....
I MASCELLARI
I mascellari sono formati da 2 ossa simmetriche situate nella parte centrale della faccia, e sono una parte predominante
dello scheletro facciale.
Insieme formano l'arcata elveolare superiore, formando un'ampia cavità, il seno mascellare, creando così il soffitto della
bocca, il pavimento e le pareti laterali della cavità nasale e parte del pavimento dell'orbita.
Il corpo del mascellare ha una forma cuboide, e presenta 4 FACCE:
 ANTERIORE - è incavata e forma la fossa canina. Dal basso, si trovano:
- processo alevolare
- varie fossette per l'insersione dei muscoli mimici
- foro infraorbitario, dove passano i vasi e i nervi infraordibtari
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- incisura nasale e spina nasale anteriore
- inserzione dei muscoli nasali e del depressore del setto
 SUPERIORE - forma la maggior parte del pavimento dell'orbita, che ha 3 margini:
1) mediale: si articola con l'osso lacrimale, l'etmoide (lamina papiracea) e col processo orbitario del palatino
2) posteriore: forma il margine anteriore della fessura orbitaria inferiore
3) anteriore: forma il margine anteriore dell'orbita e lateralmente forma il processo frontale (articolato con
l'osso frontale)
 POSTERIORE – presenta:
- il processo zigomatico per l'articolazione con l'osso zigomatico
- orifizi per il passaggio di vasi e nervi alveolari
- la tuberosità mascellare per l'articolazione con il processo piramidale del palatino
- il solco per il nervo mascellare
- anteriormente limita la fossa pterigo-palatina
 MEDIALE – da cui emerge il processo platino. Presenta:
- l'apertura del seno mascellare
- la superficie articolare con l'etmoide e con l'osso lacrimale
- la parete inferiore del meato nasale
Il seno mascellare forma la cavità interna dell'osso mascellare e comunica con la cavità nasale con 2 orifizi
rivestiti da mucosa. La sua parete posteriore è attraversata dai canali alveolari dove si collocano i molari. Il pavimento è
formato dal processo alveolare. Le sue pareti son generalmente molto sottili e la forma può variare da persona a
persona.
Il processo zigomatico ha la forma di una stanghetta ossea appiattiva che si volge orizzontalmente in avanti
per congiungersi con l'osso zigomatico. Sotto la radice posteriore del processo zigomatico si trova il meato acustico
esterno e più in avanti la faccia articolare per l'articolazione temporo-mandibolare.
Il processo frontale è mediale e verticale e si interpone tra le ossa nasali e lacrimali:
- la faccia laterale è intraorbitaria: dà inserzione al muscolo orbicolare, accoglie la ghiandola lacrimale e alcuni fasci di
muscoli mimici
- la faccia mediale è intranasale e si articola con l'etmoide
- il margine superiore si articola con il frontale
- il margine anteriore si articola con il nasale
- il margine posteriore si articola con il lacrimale
Il processo alevolare è arcuato e forma gli alevoli dentari nei quali si impiantano le radici dei denti. Il più
profondo è quello per il canino.
Il processo palatino è largo e appiattito, disposto orizzontalmente, e assieme al suo controlaterale, forma il
pavimento delle fosse nasali e la parte anteriore del palato duro:
- la faccia inferiore ha fossette e incisure per i vasi e per i nervi palatini e per le piccole ghiandole salivari accessorie
- la faccia superiore presenta il canale incisivo e forma il pavimento delle fosse nasali
- il margine mediale, articolandosi con il controlaterale, forma la
sutura intermascellare e superiormente si articola con il vomere
- il margine posteriore si articola con la lamina orizzontale del
palatino
La mobilità di ognuna delle 2 ossa mascellari è data da una
rotazione, interna ed esterna, attorno ad un asse verticale, che passa
per il processo frontale e per lo spazio tra canino e incisivo laterale.
La mobilità dipende sopratutto dalla sfenoide, a cui le ossa
mascellari sono articolate posteriormente, con l'interposizione dei
palatini. La mobilità è influenzata anche dall'osso frontale, con cui
si articolano tramite i processi frontali, e dal vomere, disposto
lungo la sutura intermascellare, che trasferisce sulle ossa mascellari
i movimenti dello sfenoide, a cui è articolato.
A differenza delle ossa del nuerocranio, l'osso mascellare non
risponde direttamente al movimento C.S. E non è guidato dai
movimenti delle membrane a tensione reciproca: il suo movimento
è un adattamento meccanico articolare pure, che risponde al
movimento primario della base cranica.
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MASCELLA: ROTAZIONE ESTERNA
IL VOMERE
Il vomere è un osso sottile e piatto con forma trapezoidale che forma la parte postero-inferiore del setto nasale.
Attraverso un solco si incastra nella cresta mediale del corpo dello sfenoide.
Presenta 2 facce, che guardano verso le coane nasali e sono solcate dal passaggio di vasi e nervi, e e 4 margini:
- superiore: si sdoppia in 2 ali e si sutura con lo sfenoide
- inferiore: si sutura con il mascellare e il palatino
- anteriore: si sutura con la lamica perpendicolare dell'etmoide ed è in contatto con la cartilagine del setto nasale
- posteriore: è libero e delimita posteriormente il setto
Il vomere è l'unica struttura centrale ed impari del viscerocranio. La sua importanza è data dal fatto che si articola sia
con lo sfenoide che con l'etmoide, i mascellari e i palatini.
Il suo movimento di flesso-estensione è dato dal corpo sfenoidale, a cui è articolato tramite il suo rostro. Il
movimento è dovuto alla pressione dello sfenoide sul suo margine superiore. Nella flessione scende insieme al palato e
ruota posteriormente attorno ad un asse che attraversa la lamina verticale. Oscillando, il suo margine posteriore scende e
l’anteriore sale superiormente e posteriormente opposto alla lamina perpendicolare dell’etmoide.
Anche il vomere non è in contatto con le membrane a tensione reciproca o con la dura madre, e il suo movimento è un
adattamento meccanico articolare puro che risponde al movimento primario della base cranica.
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Il suo asse di movimento, sul quale realizza i movimenti di flesso-estensione, è orizzontale e trasversale, e passa per il
centro della losanga.
I PALATINI
L'osso palatino è la continuazione posteriore del mascellare. Ha una forma ad L, costituita da una lamina orizzontale
posta a terminazione del palato duro, e da una lamina verticale che completa la parete laterale delle cavità nasali e che si
congiunge con il processo pterigoideo dello sfenoide.
La lamina orizzontale è quadrilatera, con 2 facce (superiore o nasale e inferiore o palatina) e 4 margini:
- posteriore: costituisce il limite posteriore del palato duro, dove si inserisce parte del tensore del velo palatino.
Posta medialmente c'è la spina nasale posteriore a cui si inserisce il muscolo dell'ugola.
- anteriore: si articola con la lamina orizzontale del mascellare
- laterale: continua nella lamina verticale
- mediale: si articola con il palatino contro-laterale sulla linea mediana
La lamina verticale è sottile. Ha 2 facce:
- mediale o nasale: forma la parete poseriore della fossa nasale omolaterale e resenta superfici articolari per i turbinati
medio ed inferiori
- laterale o mascellare: si articola con il mascellare, e contribuisce a formare la fossa pterigo-palatina, che accoglie i
vasi e i nervi palatini maggiori
Ha 4 margini:
- anteriore: si articola con il turbinato inferiore
- posteriore: si articola con il processo pterigoideo dello sfenoide
- superiore: si continua con il processo orbitario sul davanti, e ne processo sfenoidale posteriormente, separati
dall'incisura palatina, e che articolandosi con lo sfenoide crea il foro sfenoideo-palatino, da cui passano i vasi e i nervi
nasali posteriori superiori.
Il processo piramidale si incunea tra le lamine del processo pterigoideo e da inserzione ad alcune fibre del
muscolo pterigoideo interno.
Il processo orbitario è unito alla lamina verticale del palatino da un piccolo collo. Forma la parte posteriore ed
inferiore dell'orbita delimitando sia il foro ottico che la fessura orbitaria inferiore.
Il processo sfenoidale si articola nella parte posteriore e superiore delle fosse nasali, ed è compreso tra i
processi pterigoidei dello sfenoide. Medialmente si articola con il vomere.
Grazie alla loro posizione tra sfenoide e mascellari, i platini funzionano come frizioni o relais di movimento, scivolando
nelle incisure piramidali tra i processi pterigoidei. Questo permette al movimento dello sfenoide di venire modulato e
quindi trasmesso alle altre ossa della faccia.
Anche i palatini non rispondono direttamente ai cambiamenti di pressione all'interno del S.C.S. e non danno inserzione
alle membrane a tensione reciproca. Il loro movimento è un adattamento meccanico-articolare puro, in risposta a quello
primario della base cranica.
Il movimento dei palatini corrisponde al movimento del mascellare, con rotazione interna-esterna. In più ha uno
scorrimento in alto e in basso nel solco piramidale.
Le ossa palatine armonizzano i movimenti tra sfenoide e mascellari, essendo interposti tra queste 2 ossa.
Nella flessione il corpo dello sfenoide scende e poggia sul processo sfenoidale del palatino e sul vomere, che la
trasmette espandendosi in basso alla sutura cruciforme del palato. Si crea una doppia forza sul palatino che spinge in
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basso il palato. Contemporaneamente la rotazione dello sfenoide con i suoi processi pterigoidei verso l’esterno viene
equilibrata dai palatini trasmettendo la rotazione esterna ai mascellari.
Il palatino dunque equilibria ed organizza i movimenti delle 2 ossa uno in rapporto all’altro.
a-b: rotazione esterna c-d: rotazione interna
OSSO ZIGOMATICO
L'osso zigomatico è posto nella parte più laterale della faccia, e ha una forma quadrangolare. Forma la parete laterale ed
il pavimento dell'orbita e le pareti della fossa temporale e infra-temporale.
Ha 3 facce, 5 margini e 3 processi:
- Faccia laterale: forma la prominenza dello zigomo, con un aspetto a pomello, e dà passaggio ai vasi e nervi
zigomatico-facciali. Con il foro zigomatico-facciale fa inserzione ai muscoli mimici piccolo e grande zigomatico.
- Faccia temporale: è concava, guarda all'indietro e medialmente, e si articola con il mascellare. Dà passaggio al nervo
zigomatico-temporale.
- Faccia orbitaria: è liscia e concava, disposta supero-medialmente, e forma gran parte della parete laterale e basale
dell'orbita. Dà passaggio ai nervi zigomatico-faciale e sigomatico-temporale.
- Margine antero-superiore: delimita la parte infro-laterale della circonferenza orbitaria, è liscio e concavo.
- Margine antero-inferiore o temporale: da sotto prosegue nel processo zigomatico del temporale, e da sopra prosegue
con il processo zigomatico del frontale. Dà inserzione all'aponeurosi del temporale.
- Margine posteriore-inferiore: dà inserzione al muscolo massetere.
- Margine postero-mediale: è dentellato e si articola superiormente con la grande ala dello sfenoide e inferiormente
con il mascellare. Tra i 2 tratti c'è una piccola concavità che delimita lateralmente la fessura orbitaria inferiore.
- Processo fronto-sfenoidale: è grosso e dentato e si articola superiormente con il processo zigomatico del frontale, e
posteriormente con la grande alla dello sfenoide. Nella sua faccia orbitaria c'è il tubercolo di inserzione del tendine del
m. retto laterale. Dà inserzione a parte del m. elevatore della palpebra superiore, al legamento sospensore del bulbo
oculare ed al legamento palpebrale laterale.
- Processo temporale: forma la parte anteriore dell'arcata zigomatica, e si articola con il processo zigomatico del
temporale.
- Processo mascellare: lo unisce, appunto, al mascellare
Da un punto di vista funzionale, le ossa zigomatiche agiscono come connettori tra le ossa tra cui si articolano.
Le disfunzioni degli zigomi possono essere il riflesso di una disfunzione dei frontali, mascellari o temporali, oppure
possono derivare da un trauma diretto.
Lo zigomo inoltre mantiene la malposizione della mascella.
Il movimento dello zigomatico si adatta ed è coordinato con il movimento del frontale e dello sfenoide, a cui è
articolato.
Il suo asse di movimento è orizzontale, obliquo dall'esterno
all'interno e da dietro in avanti, e passa per il processo temporale e
per il processo mascellare. Attorno a questo asse realizza
movimenti di rotazione interna-esterna. Anche il suo movimento è
un adattamento meccanico articolare al movimento primario delle
ossa del neurocranio, con cui si articola.
Le ossa zigomatiche sono interessate dai movimenti dello sfenoide,
del temporale, del mascellare e del frontale. Si muovono su un asse
obliquo in senso esterno-interno e postero-anteriore.
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La grande ala dello sfenoide spinge in avanti, inferiormente ed
esternamente il processo orbitale dell’osso zigomatico attorno ad un
asse longitudinale. Questo movimento viene ulteriormente accentuato
dalla spinta che il processo zigomatico del temporale che anch’esso si
muove in basso esternamente.
Il frontale ed il mascellare, che ruotano su assi verticali ed
internamente interessano la porzione laterale (frontale) e quella
anteriore (mascellare).
Quindi nella rotazione esterna lo zigomatico oscilla in avanti verso il
basso ed in fuori, allargandosi.
Per la sua particolare posizione e le sue connessioni l’osso zigomatico
può essere considerato la chiave del movimento della sfera dello
sfenoide.
OSSA NASALI
Il nasale è costituito da una laminetta piccola e robusta con forma quadrangolare. Assieme al controlaterale colma lo
spazio compreso tra frontale ed i processi frontali del mascellare, formando un tetto spiovente inclinato verso il basso e
in avanti.
Si articolano con i mascellari e con il frontale.
La loro disfunzione è solitamente il risultato di un trauma.
ETMOIDE
L'etmoide è un osso leggero e friabile di forma cuboidale. Si colloca sotto al frontale nella fossa cranica anteriore.
Contribuisce a formare la parte mediale dell'orbita ed il setto nasale e forma il tetto e parte delle pareti laterali
dell'orbita.
E' formato da 4 parti: 2 lamine e i labirinti etmoidali destro e sinistro.
- Lamina verticale: è piatta e quadrata. Si pone perpendicolarmente alla lamina orizzontale, ed è il prolungamento
verso il basso della crista galli (un prolungamento rigonfio), che contribuisce a formare la parte superiore del setto
nasale. Si articola con la spina nasale del frontale, le ossa nasali e posteriormente con il vomere. Sotto si prolunga con la
parte cartilaginea del setto nasale.
- Lamina cibrosa od orizzontale: è disposta orizzontalmente e si articola con l'incisura etmoidale del frontale e
delimita la volta delle cavità nasali. Viene divisa in 2 metà, destra e sinistra, dalla crista galli. Sui 2 lati presenta dei
forellini per il passaggio del nervo olfattivo. Nella parte anteriore vi è il foro etmoidale, per il passaggio del nervo
etmoidale anteriore.
- Labirinti etmoidali: sono 2 masse di osso pneumatico, appese ai margini laterali della lamina cibrosa, e sono
costituite da un sistema di cavità anfrattuose dette cellule etmoidali. Sono delimitate da 2 lamine sottili che si attaccano
dalla faccia mediale dei labirinti. La lamina laterale (detta papiracea per la sua sottigliezza) forma una parte della parete
mediale dell'orbita e si articola superiormente con il frontale, inferiormente con il mascellare ed il palatino,
anteriormente con il lacrimale e posteriormente con lo sfenoide.
L'etmoide è un osso della base cranica. La sua mobilità dipende dallo sfenoide a cui è posto anteriormente.
Il suo asse di movimento è orizzontale e trasversale, e passa per il centro della lamina perpendicolare, poco al di sotto
della lamina cibrosa. Attorno a questo asse compie movimenti di flesso-estensione, essendo un osso della linea
mediana.
Le sue peculiarità articolari fanno si che il suo movimento si realizzi con una direzione inversa allo sfenoide, con un
meccanismo tipo ruota dentata.
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Essendo localizzato nella parte più anteriore-superiore delle membrane a
tensione reciproca, si trova in continuità con il sistema membranoso,
trasferendo le sue condizioni fino al coccige, e viceversa, ricevendo influenze
dirette dalle condizioni del coccige (es. una caduta).
L’etmoide e il coccige sono accoppiati da un punto di vista
embriologico, ricoprendo i due poli opposti della stria primitiva,
l’antenato embriologico della colonna vertebrale, mettendo così
in diretta connessione la parte superiore e quella inferiore del
sistema cranio-sacrale.
L’etmoide è la zona del corpo in cui si trova la più alta concentrazione di
magnetismo nel corpo, interagendo così con i campi elettromagnetici. Si
pensa che questa caratteristica abbia permesso, nel corso dell’evoluzione, lo
sviluppo del senso di orientamento.
Da un punto di vista energetico l’etmoide si trova localizzato nella area del 6°
chakra, la zona corrispondente al terzo occhio, l’organo della percezione
interiore, che permette di portare la luce della consapevolezza e l’intuizione nella nostra vita. In molte tradizioni questa
zona è considerata la porta di accesso per l’anima.
Dal punto di vista fisico è comunque in contatto con la zona degli occhi fisici, organi della percezione esterna, e
comunque anch’essi definiti da più parti “porta dell’anima”.
Da un punto di vista meccanico, l’etmoide può trovarsi compresso via osso frontale, mascella, vomere e risente
direttamente di tutte le disfunzioni dello sfenoide (torsioni, side-bending, strains).
L'OCCHIO
L'occhio è l'organo della vista, specializzata per la detenzione, la localizzazione e l'analisi della luce. La sua funzione è
quella di tradurre le onde elettromagnetiche della luce in impulsi nervosi che vengono trasmessi al cervello mediante il
nervo ottico. E' una struttura complessa costituita dal bulbo oculare, da strutture motorie e di protezione e dalle vie
nervose che portano gli impulsi alla corteccia cerebrale.
L'occhio è adagiato nell'orbita, formata da un insieme di segmenti ossei articolati tra loro: sfenoide, etmoide, frontale,
mascellare, palatino, zigomatico e lacrimale.
Il bulbo oculare ha la forma di un globo con circa 2,5 cm di diametro, con una sporgenza sulla sua parte anteriore,
ed è posto nella cavità orbitale.
La parte esterna è formata da 3 strati di tessuto.
Lo strato più esterno è la sclera, un rivestimento protettivo bianco, opaco e duro che ricopre circa 5/6 della
superficie oculare. Nella parte anteriore la sclera è in continuità con la cornea, trasparente e sporgente. La cornea è
costituita da 5 strati, attraverso i quali la luce penetra all'interno dell'occhio.
Dietro alla cornea c'è una cavità contenente l'umor acqueo, un liquido trasparente e acquoso, che separa la cornea dal
cristallino. Il cristallino rappresenta la lente dell'occhio, ha la forma di una sfera appiattita ed è formato da fibre
trasparenti poste a strati. E' circondato dal muscolo ciliare, di forma anulare, a cui è collegato da legamenti. Insieme ai
tessuti circostanti, il muscolo ciliare forma il corpo ciliare che, appiattendo o arrotondando il cristallino, ne modifica la
lungezza focale, cioè la distanza per mettere a fuoco le immagini. Dietro al cristallino, il bulbo oculare contiene l' umor
vitreo, una sostanza gelatinosa trasparente racchiusa da uno stato membranoso sottile, la membrana ialoidea. La
pressione dell'umor vitreo mantiene il bulbo oculare disteso.
Lo strato intermedio è la coroide, molto ricca di vasi sanguigni, che riveste i 3/5 della parte posteriore del bulbo
oculare ed è in continuuità con il corpo ciliare e con l'iride. L'iride è il diaframma ottico, costituito da connettivo
pigmentato ed è localizzato dietro alla cornea e davanti al cristallino. Presenta un foro centrale, la pupilla, le cui
dimensioni sono controllate da un muscolo posto al suo margine. Contraendosi e rilassandosi, questo muscolo fa
allargare o rimpicciolire la pupilla, controllando la quantità di luce che penetra nell'occhio.
Lo strato più interno è la retina, un tessunto nervoso sensibile alla luce, formata in gran parte da cellule nervose
stratificate. Queste cellule, i coni e i bastoncelli, si distinguono per il loro aspetto e le loro funzioni, e hanno diversa
sensibilità ai colori e alla quantità di luce. I coni sono più sensibili ai colori permettono un'accentuata acutezza visiva. I
bastoncelli sono più sensibili alla luce e pemettono la visione crepuscolare.
Sul fondo dell'occhio si trova la papilla ottica, il punto di ingresso del nervo ottico nel bulbo oculare, una piccola
zona rotonda di retina priva di cellule fotosensibili, detta anche punto cieco.
Il rivestimento durale del nervo ottico si attacca sull'endostio delle superfici esterne delle ossa che costituiscono la
cavità orbitaria.
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Gli occhi possono essere paragonati a macchine fotografiche. Il cristallino forma sulla retina (paragonabile alla pellicola
fotografica) l'immagine capovolta degli oggetti. La messa a fuoco viene ottenuta tramite il processo di accomodazione,
con l'appiattimento o l'arrotondamento del cristallino. Nella prima infanzia si riesce a mettere chiaramente a fuoco a una
distanza di circa 6 cm. Crescendo il cristallino si indirisce, e la messa a fuoco da vicino nell'adulto è di circa 15 cm. Con
l'avanzare dell'età, si comincia a perdere la capacità di adattamento per le distanze ravvicinate.
I muscoli oculari permettono l'incredibile mobilità dell'occhio, che mantenendosi in costante movimento permette di
avere una visione nitida, altrimenti percepiremmo solo la zona centrale come nitida, circondata da una crescente
sfocatura. I muscoli oculari, lavorando insieme, permettono anche di far convergere entrambi gli occhi sullo stesso
punto, in modo che le immagini percepite dai 2 occhi coincidano. Quando la convergenza è difettosa le immagini
appaiono sdoppiate. Il lavoro dei muscoli oculari pemette anche la visione globale, la valutazione delle dimensioni,
della tridimensionalità e della distanza dell'oggetto osservato.
L'occhio possiede anche strutture protettive localizzate esernamente al bulblo oculare. La più importante di esse sono le
palpebre, una superiore e una inferiore, guidate da muscoli che ne permettono la chiusura per proteggere l'occhio da
troppa luce o da pericoli, e che generalmente si chiudono per azione riflessa ogni 6 secondi circa. Le ciglia fungono da
schermo. Ciascun occhio è dotato, al suo angolo esterno, di ghiandola lacrimale, un organo a secrezione esterna, la cui
soluzione salina ripulisce l'occhio. Le sopracciglia hanno la funzione di assorbire o deviare il sudore o la pioggia e di
impedire che l'umidità finisca negli occhi. I margini ossei dell'orbita, infine, lo proteggono da eventuali colpiture.
I nervi cranici che governano la mobilità dell'occhio sono il III, il IV, la prima branca del V e del VI, i quali nel loro
tragitto fino all'organo bersaglio passano per il tentorio.
Le grandi vie artero-venose che irrorano e drenano l'occhio sono: l'arteria oftalmica, branca dell'arteria carotide interna,
che corre insieme al nervo ottico nel canale ottico, e la vena oftalmica, che dalla finestra sfenoidale superiore drena nel
seno cavernoso.
ASCOLTO GLOBALE FACCIA E BOCCA
Entra in contatto con la faccia e la fronte del cliente, avvicinando lateralmente il pollice al frontale, (vedi immagine), il
dito indice in maniera morbida ma aderente al mascellare ed il dito medio lateralmente alla mandibola.
Lascia che le parti delle mani abbiano un contatto leggero e spazioso per permettere alla faccia ed al frontale di
esprimere la respirazione del sistema cranio-sacrale e continua a creare spazio nelle mani senza perdere il contatto.
Verifica la rotazione esterna ed interna, ma anche scivolamenti laterali o torsioni e riconosci come eventuali movimenti
nella direzione facilitata influenzino l’espressione delle membrane a tensione reciproca.
Prenditi tempo nell’ascolto e nell’espressione della respirazione entra in contatto con l’intenzione del sistema e
riconoscila. Memorizza e prendi nota (scheda) per quando farai il lavoro diretto all’interno della bocca.
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APPROCCI DI FACILITAZIONE
Il lavoro che segue riguardante mascellari e vomere, è eseguito insieme ad un altro facilitatore. Solo dopo tanta pratica
ed esperienza sarà possibile eseguirlo da soli, e ne riparleremo a quel momento!
E' quindi una splendida pratica per lavorare in coppia!
Deciderete in anticipo chi starà allo sfenoide e chi ai mascellari e vomere. La persona che starà allo sfenoide porterà
particolare attenzione al fatto di non lasciare mai lo sfenoide senza prima essersi assicurata che
l'altro non stia ancora facilitando correzioni. Questa semplice precauzione vi proteggerà dai rischi di
indurre lesioni anziché facilitare la loro liberazione!
Sui bambini (fino a 12-14 anni) fare solo gli approcci diretti!!!
OSSA MASCELLARI
Valutazione del movimento, test e trattamento
LESIONI IN FLESSIONE ED ESTENSIONE
Le ossa mascellari sono guidate dallo sfenoide, e seguono la sua flessione ed estensione. Quando lo
sfenoide va in fase di flessione, l’osso mascellare segue con una rotazione esterna, ovvero un allargamento e un
movimento in senso caudale dei processi alveolari e quando lo sfenoide va in estensione, le ossa mascellari seguono
con una rotazione interna, con un avvicinamento mediale e un movimento cefalico dei processi alveolari.
Per valutare il movimento di flesso-estensione, un facilitatore appoggia le dita dell’indice e del medio sulla superficie
masticatoria dei molari superiori, mentre l'altro facilitatore è impegnato nell'ascolto del movimento di flesso-estensione
dello sfenoide.
Notate insieme la sincronicità tra il movimento esterno-interno delle ossa mascellari e quello dello sfenoide: sono
armoniosi?
Ora portate la vostra attenzione alla rotazione esterna ed interna delle ossa mascellari: sono uguali od una fase è più
facile e lunga dell’altra? Per esempio, la rotazione esterna è più facile e più lunga della rotazione interna?
Se non siete sicuri o se non è chiaro, potete fare un test di movimento:
Con lo sfenoide stabilizzato, invita le ossa mascellari prima in una direzione, ad es nel loro allargarsi ed incoraggia
gentilmente questo movimento, perché vadano più lontano, poi invitale nella direzione opposta.
Devi valutare un movimento e compararlo con l’altro, individuando quale è la direzione facilitata. Spesso un osso
mascellare va più lontano dell'altro.
Noi vogliamo facilitare la correzione applicando prima un approccio indiretto, seguito poi da un approccio
diretto (l'approccio diretto è quello che permette la correzione).
Questo significa, per esempio, che se tu trovi l’osso mascellare che si muove in rotazione esterna più facilmente che in
interna, una volta stabilizzato lo sfenoide al punto neutro, si accompagna e si facilita la rotazione esterna (direzione
facilitata, indiretta), fino alla sua barriera naturale e lì aspetti, invitando ad andare oltre.
Inviti più release finchè non ottieni una sensazione di liberazione massima (se non ci sono release, dopo un tempo
corrispondente a circa 7-8 cicli, passi comunque alla fase successiva).
Dopodichè, sfruttando la forza del sistema, inviti il mascellare in rotazione interna (direzione non facilitata,
diretta) fino alla sua barriera naturale, ed aspetti di nuovo per diversi release fino ad una sensazione di liberazione
massima.
Esegui nuovamente il test di movimento e valuta i cambiamenti avvenuti.
Dopo aver eseguito questa facilitazione si dovrebbe sempre controllare ed eventualmente facilitare la sincronicità di
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movimento con lo sfenoide prima di finire l'approccio.
TORSIONE SFENO-MASCELLARE
In questa lesione è come se il palato duro e lo sfenoide siano ruotati in opposte direzioni attorno ad un asse verticale che
corre attraverso il corpo, dal bregma fino ai piedi. Si può sentire che le ossa mascellari sono ruotate a sinistra o a destra
attorno a questo asse.
La lesione viene nominata dal lato in cui avviene la rotazione.
Metti le tue dita sui molari superiori come hai fatto nell'approccio precedente, e seguendo il movimento della rotazione
interna od esterna , nota se c’è un movimento di torsione delle ossa mascellari a sinistra od a destra.
Se la torsione non è evidente o non sei sicuro puoi fare un test di movimento:
Lo sfenoide è stabilizzato, perché non vada in torsione. La torsione sfeno-mascellare non è un movimento fisiologico,
ma tutti normalmente hanno una tolleranza ad un certo grado di torsione delle ossa mascellari sullo sfenoide. La forza
da applicare è molto gentile e costante.
Invita una torsione delle ossa mascellari in una direzione o nell’altra, (destra o sinistra) e lascia il tempo al palato duro
per seguire le tue indicazioni.
Ricorda che stiamo lavorando “osso con osso” e non c’è il sistema
idraulico ad aiutarci. Tieni la torsione indotta per pochi secondi, il
grado di torsione indotta deve essere uguale bilateralmente. Se il
movimento non è uguale ed il palato duro si muove, per esempio, di
più verso destra piuttosto che a sinistra, allora sei testimone di una
torsione destra.
A sfenoide sempre stabilizzato, inizi allora a facilitare la correzione.
All'inizio inviti ad esagerare la lesione, invitando le ossa mascellari ad
andare nella direzione facilitata; arrivi alla barriera naturale e lì aspetti
per 10-15 secondi o finchè il movimento va oltre.
Questo approccio indiretto è sempre seguito da un approccio diretto:
usando la forza del sistema, inverti la direzione, accompagnando
quindi i mascellari in direzione non facilitata (diretta) fino alla barriera,
dove aspetti finché senti che la barriera si scioglie.
Dopo aver finito dovresti aspettare un attimo (di solito ce lo prendiamo
togliendo le mani di bocca e lasciando andare lo sfenoide, dando così
tempo a tutti di prendere un attimo di pausa) e rivalutare.
SCIVOLAMENTO TRASVERSALE (SHEAR)
SFENO-MASCELLARE
Questa lesione, come implica il nome, significa che il palato duro si muove in maniera anormale in un piano trasverso o
verso destra o verso sinistra in relazione allo sfenoide.
Puoi renderti conto di come possa succedere se pensi ad un boxeur che prende un colpo diretto su un lato della mascella
che la forzi nel lato opposto.
Come al solito, per fare il test lo sfenoide deve essere stabilizzato, così che non segua la mascella, per non indurre uno
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strain laterale dello sfenoide.
Ora, usando la stessa posizione delle mani come negli approcci precedenti, invita il palato duro lateralmente in un piano
trasversale parallelo al piano dello sfenoide.
Il palato duro o lo sfenoide non devono ruotare quando fai questo test.
Questo non è un movimento fisiologico normale, comunque se eserciti
un invito gentile ma persistente, puoi sentire un certo movimento di
scivolamento laterale, che è normalmente tollerato in situazioni normali.
Lascia tempo in entrambe le direzioni, per permettere alle strutture ossee
di seguire l'invito che stai facendo. L'invito deve avere la stessa intensità
sia verso destra che verso sinistra.
Se il movimento non è simmetrico, ma è facilitato in una direzione, è
presente una restrizione in scivolamento (shear) trasverso della
sfenomascellare.
Per facilitare la correzione, come sempre si parte dall'approccio
indiretto: si invita il palato duro nella direzione facilitata, fino alla
barriera, dove si aspetta per almeno 10-15 secondi o finché non arriva un
release.
Quindi si passa all'approccio diretto invitando il palato duro nella
direzione opposta, fino alla barriera, dove si aspetta fino a che il
movimento va oltre.
Lascia che il palato duro torni nella posizione neutra, segui alcuni cicli di
rotazione interna ed esterna, flessione ed estensione e quindi ricontrolla.
Una volta concluso il lavoro, prima di andare oltre, valutare che il
movimento dello sfeno-basilare sia fisiologico.
IMPATTAMENTO SFENO-MASCELLARE
Questa lesione non è comune. L’impattamento del complesso sfeno-mascellare significa che la mascella e lo sfenoide
sono spinti l’uno verso l’altro, con l’interposizione delle ossa palatine.
Spesso con questo tipo di lesione anche il vomere è impattato allo sfenoide.
Se, quando stai testando il movimento della mascella in relazione con lo sfenoide sembra che queste ossa si muovano
come un tutt’uno e non in maniera indipendente, sei probabilmente di fronte ad un impattamento.
Dopo aver completato gli altri approcci sulla mascella, si valuta se è presente
un impattamento del complesso sfeno-mascellare. In questo approccio
valutazione ed eventuale facilitazione della correzione avvengono
contemporanemente.
A sfenoide stabilizzato, prendi la parte anteriore della mascella tra le tue dita
pollice, indice e medio, afferrando il processo alveolare degli incisivi
superiori tra le dita, con il pollice esterno.
Oppure un’altra modalità che puoi usare è questa: scivola con indice e medio
lungo le superfici masticatorie dei molari fino ad agganciare gli ultimi in
maniera ferma con la punta delle dita.
Invita una trazione gentile e ferma in una direzione anteriore, che con il
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ricevente steso sul lettino, risulta in modo perpendicolare verso il soffitto.
Il palato duro dovrebbe scivolare in questa direzione in una maniera facile e “ben lubrificata”. Se questo non succede
cerca di capire dove è la resistenza , da quale parte, a destra a sinistra o sulla linea centrale?
- se la resistenza è da un lato avremo un impattamento monolaterale destro o sinistro
- se è da tutte e due le parti, avremo un impattamento bilaterale
- se è sulla linea centrale ciò indica un impattamento del vomere con lo sfenoide, le ossa mascellari od entrambi.
Per facilitare la liberazione, continua ad invitare i mascellari in avanti, avendo cura di non forzare nelle zone di barriera,
ma di invitare spazio e rilassamento, finché non arrivi ad una sensazione di liberazione.
Ricorda che nemmeno Dio creò il mondo in un solo giorno, e che ci potranno volere più sessioni prima di arrivare ad
una liberazione completa!
Lo spattamento viene comunque eseguito anche se non siamo in presenza di un impattamento sfeno-mascellare, in
quanto facilita il rilascio di restrizioni residue sul palato duro dopo il lavoro appena fatto.
VOMERE
VALUTAZIONE DEL MOVIMENTO E TRATTAMENTO
Il lavoro sul vomere dovrebbe essere fatto solo quando hai completato le tecniche sul complesso sfeno-mascellare.
Ci sono buone probabilità che il vomere abbia le stesse disfunzioni che hai notato e trattato con le tecniche sulle ossa
mascellari.
Il vomere non viene contattato direttamente, ma tramite la sutura sulla volta del palato, per cui devi essere leggero
(come sempre) e al tempo stesso in contatto con qualcosa che non tocchi direttamente, ma che è un pò oltre il contatto
fisico. Visualizzare l'anatomia è molto utile in questi casi! Il contatto è fatto ponendo l'indice lungo la sutura
intermascellare e il processo alveolare degli incisivi, evitando il contatto con i palatini con la punta delle dita, e
coprendo così quanta più superficie puoi.
TEST di MOVIMENTO: Poni in dito indice lungo la sutura tra i processi palatini delle due ossa mascellari. Segui
flessione ed estensione monitorando insieme a chi sta ascoltando lo sfenoide: si muovono in maniera sincrona?
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Il vomere si muove lungo un asse trasversale localizzato nella sua regione media articolandosi come
una ruota dentata sullo sfenoide.
Quando lo sfenoide si muove in flessione, la parte anteriore del vomere si muove superiormente , quando lo sfenoide si
muove in estensione, il bordo posteriore inferiore del vomere, che è in contatto con il palato duro, si muove
superiormente.
La prima valutazione da fare riguarda il movimento di flesso-estensione: 1 dei 2 è facilitato?
Di solito si riesce a valutare semplicemente nell'ascolto, ma se non ti senti sicuro puoi eseguire il test a sfenoide
stabilizzato: prima inviti in una direzione, poi nell'altra, in modo simile a come abbiamo fatto con i mascellari, e valuti
quale direzione avviene più facilmente.
Se individui una direzione facilitata, l'intervento (a sfenoide stabilizzato!!) consiste nel facilitarla, andare oltre, e usando
la forza del sistema, accompagnare poi nella direzione non facilitata, fino a che non va oltre.
TORSIONE DEL VOMERE
Poni in tuo dito indice lungo la sutura intermascellare e il processo alveolare degli incisivi, come spiegato
precedentemente.
Puoi valutare la presenza di una torsione nell'ascolto, oppure puoi fare il test con lo sfenoide stabilizzato nel punto
neutro.
L'asse di torsione del vomere è verticale e corre nel palato duro a circa 2/3 posteriormente. Sii sicuro di avere il tuo dito
appoggiato lì. Induci gentilmente una torsione a destra ed a sinistra: compara ampiezza e facilità di movimento.
Puoi facilitare la correzione (a sfenoide stabilizzato!) invitando prima un approccio indiretto (direzione facilitata) poi
quello diretto, per facilitare il release.
Segui il vomere nella sua direzione facilitata tieni alla barriera per 10-15 secondi, quindi applica un approccio diretto,
torcendo il vomere nella direzione opposta, contro la torsione intraossea e alla barriera aspetta finché non senti il
release.
Sentirai una riduzione della resistenza quando la correzione si è completata.
Questa correzione (come tutte le correzioni!) può richiedere un pò di tempo: ricorda che una piccola forza per un tempo
lungo è il modo migliore di facilitare una correzione, non essere impaziente e non forzare il release (MAI!).
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SCIVOLAMENTO LATERALE DEL VOMERE (SHEAR)
Usa la stessa posizione dell'indice come già descritto. La sola differenza è che invece
di invitare la torsione del vomere, lo invitiamo a muoversi lateralmente a destra ed a
sinistra, rispetto allo sfenoide.
Stabilizza lo sfenoide sul punto neutro.
Compara la simmetria e la facilità di movimento. Quando trovi una disfunzione, se fai
il movimento di valutazione alcune volte, molte di queste si risolvono.
Se non funziona usa l'approccio indiretto-diretto, per allentare prima e correggere poi
lo strain intraosseo.
IMPATTAMENTO DEL VOMERE
Metti il tuo indice sulla linea mediana del palato duro e il tuo pollice sulla superficie esterna della pelle tra il naso e le
labbra.
Invita una trazione in una direzione anteriore e leggermente caudale (45°).
Quando trovi un impattamento del vomere con lo sfenoide, la trazione sul
vomere interferirà dapprima col normale movimento di flessione estensione
dello sfenoide.
Nel momento in cui si continua la trazione, l’impattamento tra sfenoide e
vomere tende a portare il corpo dello sfenoide anteriormente, esagerando
l’estensione dello sfenoide.
Quando questo accade, si continua la trazione anteriore del vomere.
In questo modo si facilita la liberazione dell’articolazione sfenoide-vomere e l’
allungamento dei tessuti connettivi.
Lavora prendendoti tempo.
Quando la decompressione avviene, lo sfenoide si assesta indietro e il vomere
fluttua in avanti in risposta alla tua trazione, con un meraviglioso senso di
liberazione.
A volte è necessario fare un V-spread, dirigendo l’energia dalla protuberanza
occipitale esterna alla V che le tue dita fanno a cavallo della glabella. Puoi
anche farlo dal palato duro al bregma. Questo aiuta a liberare l’impattamento.
OSSA PALATINE
Vi sono 2 ossa palatine che si incontrano nella linea mediana inter-mascellare, destra e sinistra, che formano un ponte
tra le ossa mascellari ed i processi pterigoidei dello sfenoide, lamina laterale.
Quindi sono soggette alla forza di entrambe le ossa e possono facilmente andare in lesione.
Possono anche andare in disfunzione dopo un estensivo lavoro in bocca, come estrazione dei denti del giudizio o molari
superiori.
Frequentemente la correzione delle disfunzioni dello sfenoide o dei mascellari corregge anche le disfunzioni dei
palatini.
Dovrebbero essere sempre valutati dopo il lavoro sul palato duro.
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movimento del palatino dx
movimento del palatino sin
a: cefalico
b: laterale
c: mediale
d: caudale
a-b rotazione esterna
c-d rotazione interna
VALUTAZIONE E TRATTAMENTO dei PALATINI
L'approccio per la valutazione ed il trattamento è la stessa. Si fanno entrambe allo stesso tempo, quindi si controlla il
lavoro fatto.
Fai scivolare il tuo dito, l’indice è il più comodo, lungo i molari di un lato, passa l’ultimo molare, appoggiandoti sul
palato duro. Fai scivolare il tuo dito in modo da sentire il piatto del palatino piuttosto che l’eminenza del molare.
Poggia l’altra mano sul bregma e manda energia come per fare un V-spread.
Poniti in ascolto del movimento del palatino.
A volte il palatino è ristretto in senso caudale e semplicemente non si eleva. Usa una pressione gentile e intenzionale,
non oltre i 5 gr, per un certo periodo di tempo, finchè il palatino si libera e va in direzione cefalica; poi invitalo
gentilmente verso la posizione laterale (rotazione esterna) fino alla barriera, finché non va oltre.
Ora, senza togliere le dita, invitalo in rotazione interna sino alla linea mediana e con la tua mano sul bregma che
manda energia, usando il tuo dito come una calamita, porta il palatino inferiormente alla sua posizione naturale.
Ripeti questa procedura per l’altro lato.
Ripeti il tutto, se è necessario, tenendo presente che, se senti che c’è un certo grado di compressione tra sfenoide e
mascellare puoi ripetere la decompressione tra sfenoide e mascellare, per liberare il palatino.
Spesso il palatino si trova ristretto in una posizione più cefalica di quella naturale. In questi casi il palatino scenderà di
più di quanto non si elevi, dopo il release.
Questa liberazione può prendere più di una sessione.
Una volta che hai finito con la correzione dei palatini, torna indietro e ribilancia il palato duro in flessione ed estensione
con lo sfenoide.
Ribilancia anche la mandibola focalizzandoti sul movimento anteriore per accomodare il riposizionamento anteriore che
hai fatto con il complesso del palato duro con la decompressione sfeno-mascellare.
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OSSO ZIGOMATICO
COME SI FA?
Gentilmente metti un dito, indice o mignolo, dentro la bocca, tra la mascella e lo zigomo.
Ricorda che la mucosa della bocca è molto sensibile.
Ascolta il movimento dello zigomo. Si dovrebbe muovere dentro e fuori.
Se non lo fa invita il movimento con una piccola pressione
intenzionale.
Si può anche mettere il pollice e l’indice dell’altra mano
sulla superficie esterna dove lo zigomo si articola con
l’arco zigomatico del temporale, faccendo un V-spread
contemporaneamente, mentre applico la pressione anterolaterale.
Se dopo un pò di tempo questo zigomo non si muove,
appoggiati alla superficie interna inferiore laterale
dell’orbita con il pollice.
Ora tieni l’osso tra il tuo dito intrabuccale ed il tuo pollice
orbitario.
Gentilmente traziona lo zigomo nella sua direzione
anterolaterale.
Questo decomprime le suture e l’orbita.
Di nuovo una piccola trazione per un lungo periodo di tempo, porta risultati migliori, non producendo nessuna ingiuria
ai tessuti e non induce lesioni secondarie.
Il lavoro sugli zigomi è particolarmente importante se in precedenza abbiamo dovuto lavorare su uno strain laterale
della sfeno-basilare.
OSSA NASALI
VALUTAZIONE E TRATTAMENTO
La valutazione di una disfunzione suturale si fa sulla base della tenerezza alla palpazione e perdita del movimento in
risposta all’attività del sistema craniosacrale.
Un approccio per facilitare la correzione degli impattamenti tra frontale e nasale è coperta nelle tecniche per l’orbita.
Un’altra si fa usando l'approccio del V-spread: la punta di un dito è appoggiata sulla glabella sulla linea mediana, le
altre 2 dita sono su ciascun osso nasale: questo forma un tripode.
L’energia è diretta dalla protuberanza occipitale esterna (inion).
Per mobilizzare le suture intranasali o le suture nasomascellari, puoi usare l'approccio del V-spread per incoraggiare la
rotazione esterna ed interna delle ossa nasali: poni i polpastrelli di 2 dita sulle ossa nasali; la tua intenzione è di portare
le 2 ossa lateralmente. L’energia è diretta da inion o dalla glabella fino alle ossa nasali.
FACILITAZIONE DELL'ETMOIDE
A differenza delle altre ossa della linea mediana, l'etmoide non può essere
contattato direttamente.
Tenendo conto che la falce si inserisce sulla crista galli dell'etmoide, è
fondamentale che il frontale possa esprimere il suo movimento di
flessione/rotazione-esterna che apre l'incisura etmoidale, per poter
percepire direttamente il lavoro della falce e quindi dell'etmoide. Prima di
andare a lavorare sull'etmoide bisogna quindi valutare la possibilità di
movimento del frontale e se necessario facilitarla, portando attenzione
anche ai cambiamenti delle tensioni delle membrane a tensione reciproca.
Probabilmene sarà necessario eseguire anche un bilanciamento del sacro,
considerando la continuità fra etmoide e coccige.
La valutazione e il trattamento dell'etmoide avverranno quindi in modo
indiretto a partire dalle ossa con cui è articolato, che sono il frontale, lo
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sfenoide, le nasali e il mascellare, e tramite il movimento della falce.
Per il suo trattamento possiamo usare il V-spread: possiamo porre la V tra gli occhi, sulla glabella, e inviare energia o
dalla parte superiore verso l'anteriore, o da sotto il pavimento della bocca verso il vertice.
Un altro approccio consiste nel poggiare due dita di una mano sulla parte più cefalica delle ossa nasali e due dita
dell'altra mano sul frontale, fra le sopracciglia, agganciandole all'arcata dell'orbita.
Prendi il tempo necessario e ascolta, mantenendo ampio spazio nelle mani e un campo percettivo ampio. Comincerai a
sentire dei movimenti.
L'intenzione è quella di creare liberazione a livello profondo, a livello dell'etmoide. Permetti ai movimenti di accadere,
mentre continui ad invitare spazio, finchè non percepirai un senso di liberazione e di alleggerimento, e i movimenti
cesserrano.
RILASSAMENTO DELLE GENGIVE
Il lavoro viene eseguito su entrambe le arcate, sopra e sotto. Si comincia dalla parte più interna di un lato, e via via si
prosegue fino a raggiungere il lato opposto.
Inserisci il tuo indice, portando il polpastrello a contatto con la gengive e la punta del dito sul punto di attacco fra
gengiva e parte interna delle labbra. Con il dito invia energia, invitando i tessuti a rilassarsi. Piano piano sentirai il
tessuto che si ammorbidisce e che ti lascia entrare.
Puoi proseguire lasciando scivolare via via il tuo dito da un punto a quello successivo, oppure togliere e inserire di
nuovo, sopratutto se senti di aver bisogno di rilassare la tua postura oppure che il ricevente abbia bisogno di una piccola
pausa, in cui magari può darti un breve feedback di come sta andando.
LAVORO SULL’OCCHIO
“La vista è il nostro dialogo con la luce” Andrea Olsen, “Body and Earth”
Gli occhi sono organi di senso, che contengono più della metà di tutti i recettori sensoriali del corpo, per cui è
necessario che il 30% circa della corteccia umana sia deputata all’elaborazione dell’informazione visiva.
La vista ha sempre giocato un ruolo di primo nel processo di evoluzione della specie, ed è fondamentale per
l’organizzazione motoria del corpo, infatti è grazie alla vista che impariamo a muoverci nello spazio. Per esempio, i nati
ciechi hanno ritardi nell’acquisizione della deambulazione autonoma e non riescono mai a raggiungere lo sviluppo delle
capacità di motricità fine, proprio per la mancanza dell’apporto visivo.
Gli occhi, dal punto di vista dello sviluppo embrionale, si formano separandosi dai ventricoli laterali. Per questo
condividono proprietà comuni riguardo ai fluidi interni ed alla struttura di base, anche se la consistenza dell’occhio ha
una elasticità maggiore di circa 1/3 rispetto a quella dei ventricoli.
Una buona visualizzazione dell’anatomia dell’occhio e soprattutto delle ossa direttamente e indirettamente coinvolte ti
dovrebbe aiutare nel tuo lavoro.
La maggior parte dei muscoli oculomotori sono inseriti alla dura madre che ricopre il nervo ottico con un tendine ad
anello (tendine anulare comune). Questo anello fibroso si fonde in parte con la dura sfenoidale all’altezza del forame
ottico.
Gli occhi accumulano molta tensione: il nostro ambiente ci manda continuamente molte informazioni visive; spesso
lavoriamo al computer o guardiamo la televisione; molti hanno problemi di vista (i più comuni sono miopia,
astigmatismo, presbiopia).
Nella nostra esperienza abbiamo notato che spesso la tensione agli occhi si ripercuote in particolare sui muscoli della
faccia, in particolare i masticatori. Questo è dovuto allo sforzo che mettiamo nel guardare, come se dovessimo andare a
catturare l'immagine che si trova all'esterno, sforzandoci anche quando non ce n'è bisogno, invece di semplicemente
ricevere l'informazione visiva. Prova a fare un semplice esercizio: osserva la differenza fra “andare” con gli occhi a
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cercare di vedere un oggetto, oppure semplicemente a lasciare che l'immagine arrivi spontaneamente. Nel primo caso ci
sarà uno sforzo di tutto il corpo, una leggera tensione che si ripercuote sopratutto nella parte superiore, spalle e testa; nel
secondo caso ti puoi rilassarti e fidarti che l'immagine arrivi a destinazione.
Inoltre la parte del cervello che elebora l'info visiva percepita dall'occhio è localizzata prevalentemente nella zona
occipitale del cervello, per cui la tensione può ripercuotersi anche su questa area.
Una sessione di approccio diretto include un V-spread dell’orbita, l’apertura della sutura naso-frontale e l’unwinding
dell’occhio.
Come puoi ben immaginare il tuo tocco dovrebbe eccedere in leggerezza.
“Tutti abbiamo organi di senso che sono simili, ma le nostre percezioni sono totalmente uniche...
La percezione riguarda la relazione – con noi stessi, con gli altri, con la Terra e con l'Universo.”
Bonnie Bainbridge Cohen, “Sensing, feeling and action”
V-SPREAD
Posiziona la testa del ricevente inclinata di lato: metti le dita di una mano sopra l’orbita di un occhio, formando una V.
Con l'altra mano sopra o subito sotto la protuberanza occipitale esterna, dalla parte opposta, dirigi la tua energia
all’occhio che deve essere trattato. Prendi tempo, notando ciò che sta accadendo: pulsazione, calore, movimento dei
muscoli attorno all’occhio.
Quando hai finito, tratta l’altro occhio, usando la stessa procedura.
SPREADING DELL’ ORBITA
Con l'approccio seguente si cerca di liberare le restrizioni suturale che si possono trovare nell’orbita. Vogliamo
lavorare a livello di intenzione prendendo tempo per lasciare che le suture si liberino.
In piedi accanto al paziente, metti un dito sulla parte del frontale che si articola con l’osso nasale; metti l’altro dito dito
indice diagonalmente opposto sullo zigomo. Applica una trazione intenzionale, in direzioni opposte, con le tue dita.
Per la posizione successiva metti il dito indice sul frontale al punto di mezzo dell’orbita e l’altro dito sotto, allo zigomo
e ripeti la trazione come sopra.
Per l’ultima posizione metti il dito indice sulla mascella e l’altro sullo zigomo e traziona inferiormente.
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Per aprire la sutura naso-frontale, stabilizza l’incisura frontale con 2 dita, metti il pollice e l’indice dell’altra mano
sui lati delle ossa nasali e esercita una trazione in una direzione caudale ed anteriore, seguendo l’angolo del naso.
UNWINDING DELL’OCCHIO
Gentilmente circonda l’occhio con le dita, sicuro di essere sull’occhio e non sulle ossa e quindi segui i suoi movimenti.
Di nuovo fai un V-spread su ciascun occhio. Dopo aver monitorizzato lo sfenoide, puoi completare con un release C0C1 ed un CV4.
PICCHIETTARE L'OCCHIO
Infine, puoi usare un metodo di rilassamento dell'orbita oculare, molto piacevole da ricevere.
L'idea è quella di picchiettare dolcemente l'occhio (chiuso, naturalmente....) con il polpastrello dell'indice.
Questo può essere fatto direttamente, oppure appoggiando 2 polpastrelli di una mano su di un occhio, e poi picchiettare
con l'indice dell'altra mano sulle tue dita appoggiate.
Ci raccomandiamo la delicatezza!!!
LAVORO SUI MUSCOLI DELLA FACCIA
ATTENZIONE: è richiesta la partecipazione attiva durante la spiegazione del lavoro: segnarsi punti
sulle tavole!
Impara a memorizzare i punti che ti segnerai nella specifica tavola anatomica. In base al punto/i poni i/il polpastrello/i
sui punti indicati da entrambi i lati della faccia. Usa un contatto leggero ma presente, e lascia che se ci sono movimenti
o rilassamenti o aggiustamenti succedano senza seguire i movimenti ma solo rimanendo a contatto. Usa tempi lunghi e
rimani presente. Puoi unire questo lavoro a quello sui muscoli masseteri, temporali o al lavoro interno sulle gengive.
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Riepilogando:
LINEE GUIDA NEL LAVORO del 6° livello:
PRIMA DEL LAVORO IN BOCCA O SULLA FACCIA:
-CONTROLLARE STRAIN
-RIEQUILIBRARE EVENTUALI LESIONI SULLO SFENOIDE
-PREPARAZIONE PER LAVORO SU CRANIO (INGRESSO, C0-C1)
SEQUENZA DEL LAVORO SUL PALATO
-MASCELLARI
-VOMERE
-PALATINI
Eventualmente (se necessario per riequilibrio):
-ZIGOMATICI
-ETMOIDE
DOPO IL LAVORO IN BOCCA O SUL PALATO DURO :
-CONTROLLO TEMPORALI
-CONTROLLO SFENOIDE E SUTURE
-COMPRESS7DECOMPRESS.SFENOIDE
-COMPRESS/DECOMPRESS MANDIBOLA
-SE C'ERANO STRAIN, PORTARE ATTENZIONE AI RIEQUILIBRI SPECIFICI
-PREFERIBILMENTE SESSIONE SEGUENTE SULLE VERTEBRE
LAVORO SULLA FACCIA – MUSCOLI
CONTROLLARE SE IL SISTEMA E’ FISIOLOGICO
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-INGRESSO TORACICO
-CO/C1
LAVORO SUI MUSCOLI DELLA FACCIA
-COMPRESS /DECOMPRESS SFENOIDE
-COMPRESS /DECOMPRESS MANDIBOLA
Buona fine e....
buon principio!
Non smetteremo di esplorare, e la fine di tutta la nostra
esplorazione sarà arrivare là donde eravamo partiti e conoscere
quel luogo per la prima volta.
T.S. Eliot