Musica
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“Bimbi Suoni”
a cura di
Valeria Anfossi, Marina Canale,
Patrizia Mantovani e Manuela Ravecca
ITER, Città di Torino
ITER
L’Istituzione Torinese per una Educazione Responsabile è
un servizio della Città di Torino che si pone all’interno di
un sistema cittadino che mira a definire un piano educativo attento ai bisogni di bambini e ragazzi, ai livelli d’istruzione richiesti dalla società e alla ricerca del senso di sé e di
appartenenza, principio per la costruzione di una comunità. Le attività proposte da ITER si rivolgono sia alle scuole
sia alle famiglie, accompagnandole nell’organizzazione
del tempo libero, attraversano cinque grandi aree pedagogiche e si declinano nei servizi offerti dai Centri di Cultura
per l’Infanzia e l’Adolescenza, dislocati sul territorio.
Nato nell’anno scolatico 1989-90, il Laboratorio musicale
“Bimbi Suoni” fa parte dei laboratori del Centro di Cultura
per l’Arte e la Creatività di ITER.
Il Laboratorio nasce da un progetto di formazione condotto dal maestro Liberovici negli anni 1986-89. Tale progetto si
basa sul valore del suono come espressione e comunicazione, e
sul linguaggio musicale come esperienza individuale e collet-
tiva di conoscenza, esplorazione e invenzione; le proposte partono da un lavoro di ricerca e sperimentazione e propongono
materiali e situazioni vicine all’esperienza infantile.
Il Laboratorio si ispira prevalentemente a due approcci alla
musica, quello iniziale di Sergio Liberovici e quello acquisito
successivamente di Edgar Willems®, intraprendendo recentemente interessanti percorsi di contaminazione.
L’obiettivo principale del Laboratorio è quello di applicare
non solo una metodologia di educazione musicale ma anche
di praticare un atteggiamento verso la musica legato a risorse
presenti in ciascuno di noi. Si fa musica partendo dal principio che la musica esiste intorno a noi così come la rappresentazione del ritmo che si evidenzia attraverso il gesto e il
segno, per giungere poi alla comprensione e alla conoscenza
del valore del codice specifico.
Il Laboratorio intende arricchire il bagaglio sonoro di bambini, bambine e adulti attraverso l’affinamento dei parametri del
suono: timbro, intensità, ritmo e melodia, l’avvicinamento a un
codice sonoro (nota/pausa), favorendo la partecipazione a eventi di teatro musicale con musiche originali eseguite dal vivo.
L’educazione musicale può partire dal mondo anziché dalla
musica. Dal mondo degli oggetti, dai materiali che ci circondano. Tutto produce o può produrre suoni e quindi trasformarsi in una vera e propria scoperta e ricerca sonora.
Il bambino incomincia a prestare orecchio all’universo sonoro nel quale è vissuto e senza rendersene conto si diverte a
cercare, producendoli, suoni diversi, che confronta, che raccoglie come materia prima di esperienza. Può incominciare
da ciò che gli è molto famigliare, come la carta ad esempio,
per rendersi conto che può farsi sentire oltre che vedere.
Attorno a noi sono i materiali che suonano: acqua, legno,
metallo, pietre, aria; naturali e manufatti.
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L’EDUCAZIONE MUSICALE
Dal mondo della natura: la ghiaia
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È con loro che nascono gli strumenti e da loro che provengono le prime note.
Il bambino è portato a scoprire che questi suoni si possono
disporre in un certo ordine, che possono raggrupparsi per
timbro e che a ognuno di essi è possibile far corrispondere
un segno. Questo è il passo più significativo dell’educazione
musicale: l’intuizione di un universo di suoni a cui si può
dare un ordine e una misura. L’esperienza rende evidente
che sono possibili tanti ordini e tante misure e che la notazione in uso, o quella più diffusa, può cambiare.
Il bambino si appropria delle operazioni concrete dell’analizzare e ordinare i suoni, dell’identificarli con segni che diventano un codice che può valere anche per altri bambini.
Si rende conto che il codice può cambiare e che possono
cambiare i suoni, ha scoperto come si inventa una regola, e
che la regola è necessaria perché altri capiscano e facciano
quello che fa lui, diventa necessario quindi condividerla.
Anche la carta suona. Il suo suono è da prima legato a un gesto, tende a identificarsi con il gesto che strappa, stropiccia,
agita, scuote, sfrega, batte ma presto sarà l’orecchio a guidare la mano, sarà la mente che ascolta a guidare la mente che
muove. Allora la carta sarà uno strumento, non provocherà
rumori inaspettati, ma produrrà sequenze previste, frasi di
Iniziamo ora il nostro viaggio alla scoperta del Laboratorio
“Bimbi Suoni” di ITER. Nella prima trama narrante “Musica
per pietre” vi racconteremo un percorso ispirato al metodo Liberovici mentre nella seconda “Suono che scopre e inventa” ci
soffermeremo su un’attività realizzata grazie alle suggestioni
dell’approccio Willems®.
un discorso molto diverso da quello delle parole, ma non
meno rigoroso e comprensibile per tutti quelli che ne avranno assimilato le norme e i codici.
Il lavoro iniziato con l’osservazione, la ricerca, e sviluppato
in operazioni in cui l’azione didattica ha trovato riscontro
nelle risposte e nelle azioni originali del bambino, si conclude in una storia che riassume tutti i momenti salienti
del lavoro svolto. Una storia sonorizzata che si fa spettacolo per i protagonisti, le loro famiglie, il pubblico.
Dal mondo dell’orchestra: i piatti sospesi
storie inventate, da un’esperienza principalmente di piacere
senso-motorio all’accesso a codici cognitivi complessi, che
per molti di noi, non così fortunati come i protagonisti di
questa storia, rimangono spesso ancora misteriosi.
DOSSIER MARZO 2013
MUSICA PER PIETRE
Dal fascino di una pietra alla Musica nuova
“Non c’è un vedere che non sia anche un guardare
né un sentire che non sia anche un ascoltare:
e il modo in cui guardiamo e ascoltiamo è plasmato
dalle nostre attese, dalla nostra posizione
e dalle nostre intenzioni”
( J. Bruner )
Musica, intensa ancestrale presenza nelle nostre esistenze.
Pulsazione primigenia che nel mettere e nel levare tutto inventa:
ritmo, pausa, melodia, andamento…
Battito materno che ci sostiene nel primo viaggio alla vita ritrova la sua eco nella ricerca del gesto che suona: pietra che batte
sulla terra, arcaico movimento da cui tutto ha inizio.
Da qui parte l’affascinante viaggio alla scoperta e alla codifica della musica: dalle pietre che suonano alla stesura della
partitura, dalla ritmica di base alla sonorizzazione di brevi
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Ecco una partitura per pietre. L’autore ha lasciato la sua firma tratteggiando all’inizio della partitura il suo autoritratto.
Unendo più partiture si crea una composizione, una musica
per pietre che riesce a sonorizzare storie, racconti, fiabe. La
musica è composta e suonata dai bimbi e dagli adulti che frequentano i percorsi proposti dal Laboratorio musicale “Bimbi
Suoni”. Ma come è possibile giungere a questo risultato? Ecco
svelato, in questo breve racconto, il percorso che ci ha condotto all’esito finale.
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Liberamente tratto e integrato da:
http://it.wikipedia.org/wiki/Sergio_Liberovici
La ricerca delle pietre
Usciamo dal laboratorio e cerchiamo le pietre.
“Prendi una pietra, toccala, da dove verrà? Ti ricorda qualcosa? Me lo racconti? Una tua pietra, una pietra tutta mia,
cerchiamo ancora…”.
Le pietre hanno delle storie, inventiamo una storia, con le pietre possiamo costruire degli oggetti, dei personaggi… Il signor
Pietro ci accompagna alla scoperta dei suoni delle pietre, così
apparentemente simili e invece così profondamente diversi. Da
un’esplorazione naturale a una ricerca strutturata.
Il signor Pietro e Pietrino
La scoperta delle pietre
Dal sacchetto delle pietre estraiamo una pietra (N.d.R. sacchetto delle pietre di Liberovici vedi box scatole sonore) e a
occhi chiusi con le mani dietro la schiena la esploriamo: è
liscia/lunga/ruvida/grande/piccola/a punta ecc.? Sempre a occhi chiusi la mettiamo a terra, davanti a noi, insieme alle altre
pietre.
Poi apriamo gli occhi. Sapremo riconoscere la nostra pietra
tra tutte le altre? Sapremo vedere la forma e la dimensione
della nostra pietra, scoperta con le mani e a occhi chiusi?
Proviamo!
“Fare è pensare”
(Richard Sennett)
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SERGIO LIBEROVICI
(TORINO, 1930–1991)
Nato nel 1930 a Torino, da famiglia ebraica, dopo aver
preso parte a soli 14 anni alla lotta partigiana, nel dopoguerra studia armonia e pianoforte. Compone nel 1954 il
balletto Chagalliana, e due anni più tardi, con Italo Calvino che scrive per lui il suo primo libretto, l’atto unico La
panchina (ispirato ad un episodio di Marcovaldo). Per il
Teatro delle Novità di Bindo Missiroli, e sempre con Calvino, realizza il balletto Lo spaventapasseri. Massimo Mila
lo vuole come suo vice nella critica musicale del quotidiano l’Unità. Con altri intellettuali fonda il Teatro Stabile di
Torino e inizia a comporre per la scena oltre cento pièces
per i principali registi italiani. Nel 1957 fonda il gruppo
Cantacronache con l’intento di promuovere la canzone
d’autore. Registra, con spedizioni sul campo, e pubblica
il canto popolare di protesta, contadino e operaio. Riutilizza creativamente i materiali raccolti in lavori di teatro
musicale. Nel 1982 nasce Bandiere, relazione da concerto
su frammenti di canti, documenti, testimonianze popolari. Dopo aver fondato lo Stabile Ragazzi di Torino nel 1975,
poco alla volta si avvicina alla musica nel mondo dell’infanzia. Fu anche grazie alla sua iniziativa che l’educazione
musicale fu resa obbligatoria nella scuola elementare con
i nuovi programmi del 1985.
Con l’Opera dei Bambini nascono molti spettacoli, operine
da camera e da scuola anche in collaborazione con noti
pittori tra i quali Francesco Casorati, Mauro Chessa, Ugo
Nespolo. Alla fine degli anni Ottanta compone la cantata
De origine musices per coro e orchestra di ragazzi. Si dedica alla didattica musicale e al teatro per bambini con
alcune opere tra le quali: Fogli d’album, Il grande chiasso,
Il Cartamondo.
Nel 1985 promuove, in collaborazione con gli Assessorati
all’Istruzione e alla Cultura della Città di Torino, un corso
di formazione triennale al quale parteciparono numerose
insegnanti. Alcune di esse fondarono l’attuale Laboratorio
musicale “Bimbi Suoni” di ITER. Le scatole musicali, strumento base del metodo, ideate dal Maestro Liberovici e
dal liutaio Walter Macovaz sono state pensate per sollecitare nei bambini il piacere di esplorare, formulare ipotesi,
comunicare e rendere visibili a sé e agli altri emozioni e
sensazioni. La presentazione dei materiali (pietre, acqua,
carta, aria, corde, metallo, legno) e, via via, le situazioni di
uso delle scatole introducono in maniera attiva il concetto
di silenzio e di tempo. L’attività ha inizialmente caratteristiche globali e coinvolge tutti i sensi. Una pietra ha a che
fare con il greto di un fiume o con la strada, una foglia è
pur sempre tale e, tuttavia, sono anche strumenti musicali, ricchi di sonorità antiche.
“La mano è
la finestra della mente”
(Emmanuel Kant)
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LE SCATOLE SONORE
Contengono acqua, pietre, carta, suoni e silenzi, corde e • 8 piani 15x45 cm di legno dolce, legno duro, cartone, pelle,
alluminio, rame, pietra, plexiglas
aria. Sono dei piccoli laboratori portatili di materiale non
strutturato, scelto e organizzato per favorire la scoperta e la • 1 sacchetto con stringhe di cuoio per sospendere cilindri
e piani
sperimentazione di un numero elevato di suoni.
La Scatola delle pietre, ad esempio, è composta da pietre di • 8 prismi a sezione triangolare (e due altezze 6,5 e 7,5 cm)
per inclinare i piani
varie fogge, grandezze, con superfici lisce o ruvide, che sfregate o battute fra loro o su altri materiali possono produrre • 1 base di legno forata con montanti e traverse per sospendere i cilindri
una miriade di suoni diversi.
• un certo numero di mazzuoli di diversi materiali
Ecco l’elenco dei materiali raccolti in una valigia di legno:
• 10 feltri colorati di varie grandezze
• 1 sacchetto con graniglia di mare
• 1 sacchetto con sassi sferici piccoli
Esposizione completa della scatola delle pietre
• 1 sacchetto con sassi sferici medi
• 1 sacchetto con sassi sferici grandi
• 1 sacchetto con sassi piatti larghi piccoli
• 1 sacchetto con sassi piatti larghi medi
• 1 sacchetto con sassi piatti larghi grandi
• 1 sacchetto con sassi piatti lunghi piccoli
• 1 sacchetto con sassi piatti lunghi medi
• 1 sacchetto con sassi piatti lunghi grossi
• 8 cilindri 10x15 cm di legno dolce, legno duro, cartone,
pelle, alluminio, rame, pietra e plexiglas
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Pietre preziose
Le nostre pietre sono preziose, sono diverse da tutte le altre.
“Volete vederle? Possiamo disporle, come preziosi gioielli naturali, su stoffe di panno o di velluto”. Tra pieghe e volute delicate
ecco che da ognuna di loro traspare un’idea, un’ombra, una
suggestione, un ricordo. Oggetti divenuti preziosi.
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Il suono delle pietre
Usiamo la scatola delle pietre. Due pietre che battono fanno
lo stesso suono? Dipende. Ma da cosa dipende? Dalla forma,
dalla consistenza, dal peso, dalla relazione reciproca. Le molteplicità e le differenze fanno la differenza! proviamo a registrare in qualche modo i suoni che si producono, inventiamo
un segno grafico per ricordarci…
Andiamo a suonare le pietre.
Due pietre lunghe battono e fanno…
Una pietra lunga e una pietra tonda battono e fanno...
Una pietra pesante e una leggera battono e fanno...
Una pietra leggera batte sull’acqua e fa...
Una pietra pesante batte sull’acqua e fa...
Una pietra sottile batte sul legno e fa...
Si fa un suono e si cerca di riprodurlo.
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La partitura con le pietre
Registriamo i suoni e li trascriviamo su fogli quadrati come
possiamo, inventiamo nuovi codici.
Uniamo i suoni e i fogli quadrati e mettiamo anche le pause
così ci ricordiamo quando vogliamo fermarci o soffermarci
un po’... ecco la nostra prima partitura a pavimento e poi riportata in piccolo. Uniamo poi più partiture, una direzione
con più partiture.
La codifica musicale
I nostri codici sono codici universali, solo sono registrati con
grafie differenti.
Ecco due partiture
a confronto:
la nostra
e la classica
La sonorizzazione. Concerto per parole e pietre
Abbiamo inventato una storia e ora che abbiamo imparato a
fare musica vogliamo comporre una colonna sonora per accompagnare il testo quando lo leggiamo o lo recitiamo. Prepariamo uno storyboard sonoro, a ogni fase della storia assegniamo un accompagnamento musicale.
Ecco il nostro teatro musicale, il pianoforte ci accompagna.
Primo libro dei suoni
e cubi leggio
Materiali utilizzati per la sonorizzazione della storia
È un doppio baule contenente di
tutto un po’, tutto ciò che costituisce l’attrezzatura base del laboratorio musicale “Bimbi Suoni”
in quantità essenziali per allestire
un’attività ludico-educativa:
• elementi della scatola delle scritture
• elementi della scatola dell’aria
• elementi della scatola delle corde
• tasti di xilofono cromatico contralto
• tasti di metallofono cromatico contralto
• strumenti a base legno, metallo e membrana a suono indeterminato
• elementi della scatola delle pietre e della scatola dell’acqua.
Il Piccolo Laboratorio Musicale Mobile viene dato in prestito alle
scuole che hanno frequentato il percorso formativo presso il Laboratorio di ITER.
Particolare della Boite à
Musique dipinta da Ugo Nespolo e utilizzata nell’opera
“Il grande chiasso” composta dal Maestro Liberovici,
rappresentata al Teatro Carignano di Torino
I cassetti contengono materiali sonori vari
Martina, 4 anni
Come non desiderare di tornare bambini per attraversare,
nutrendosene, lo stupore che ancora oggi le insegnanti del
Laboratorio sanno trasmettere a chi si avvicina al loro lavoro.
Avvicinarsi alla musica divertendosi e sentendola risuonare in
sé come parte di sé e del mondo è sicuramente la chiave d’accesso più efficace per la comprensione e la godibile fruizione,
un domani, di una musica adulta.
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LA BOITE À MUSIQUE
PICCOLO LABORATORIO MUSICALE MOBILE
(METODO LIBEROVICI)
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SUONO CHE SCOPRE E INVENTA
Non è pensabile condensare il tutto in un breve e sintetico
contributo. Il nostro intento è quello di cercare di offrire delle
suggestioni e indurre quella curiosità che anticipa qualsiasi
forma di apprendimento.
Tra i tanti fili che tessono la trama musicale tentiamo di esplorare la sensorialità melodica, ispirandoci ad alcuni principi
che ci offre il metodo Willems®.
Si è avvolti dalla musica parlando con Patrizia,
il percorso accompagna a vivere la musica
attraversandone l’energia vitale che la caratterizza.
E poi, solo al termine, pian piano si arriva al codice musicale.
Prima l’esperienza, poi la voce e le parole.
Prima il gioco e il piacere del suono poi le note e il pentagramma.
La parola magica è invenzione.
Invenzione di suoni e movimenti generati dai bambini e dagli
adulti che affiancano l’esperienza alla pratica dell’apprendimento della musica.
La complessità della musica e della sua codifica si manifesta in
tutta la sua ricchezza e a volte anche difficoltà ma Patrizia riesce a renderla comprensibile e semplice a chiunque: ai bambini,
agli adulti e a tutti coloro che si rivolgono al Laboratorio.
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“È la vita a creare le forme e non le forme la vita”
(E. Willems)
La sirena
Si parte dal suono, si parte dal corpo, si parte dalla voce.
Iniziamo ascoltando il suono della sirena, un suono che gira,
continuo, si arrotola, ma come
gira, come si arrotola?
Proviamo a renderlo con il corpo, proviamo a riprodurlo con la
voce. I bambini provano, sperimentano, attraversano la meraviglia e lo stupore. In un secondo
tempo inventano un movimento
melodico con la voce che poi viene ripetuto da tutto il gruppo. Il
movimento è globale, occupa lo spazio, tutto lo spazio.
La voce si muove e con essa il corpo. Il braccio si alza e definisce l’altezza del suono associato al movimento melodico della
voce. È il suono che guida.
Il passaggio successivo è grafico. Si passa a tracciare il segno
dall’aria alla carta sulla lavagna.
Il suono era movimento, ora è segno.
EDGAR WILLEMS
(LAEKEN, BELGIO 1890 – GINEVRA 1978)
Conclusi gli studi all’École Normal si dedica alla pittura
frequentando l’École des Beaux Arts di Bruxelles. Affascinato dalla musica sin dall’infanzia, vi si dedica come autodidatta. Conclude gli studi presso il Conservatorio di Musica di Ginevra dove dal 1927 insegna filosofia e psicologia
della musica. Viene poi nominato professore di solfeggio.
Nel suo primo scritto del 1934, Nuove idee filosofiche sulla musica e le sue applicazioni pratiche, esprime i criteri
fondamentali che diventano la base della sua vasta opera
pedagogica e scientifica.
La sua idea pedagogica di educazione musicale parte direttamente dalla musica cercando di dimostrarne la stretta relazione con la natura umana: la vita fisiologica, affettiva e mentale dell’essere umano si rispecchia totalmente
nella natura musicale del ritmo, della melodia e dell’armonia. Tra i due poli opposti, quello materiale e quello spirituale, si realizza questa sintesi che permette di risvegliare
e sviluppare la musicalità presente in ogni essere umano.
La musica viene vissuta in modo globale per ciò che riguarda il suo rapporto vitale in relazione con l’essere umano, ma anche analitico per ciò che riguarda lo sviluppo
della consapevolezza. Edgar Willems utilizza elementi che
vanno dalla concretezza del suono alla sua astrazione per
arrivare, attraverso l’istintività e la consapevolezza, agli
automatismi, caratteristici dell’esecuzione musicale, mentre vengono esclusi tutti gli elementi extra-musicali (fiabe,
colori, disegni, pupazzi…) a favore di quelli tratti direttamente dalla musica: suono, movimento sonoro, spazio
infratonale, ritmo, intervalli, accordi, scala, canzoni…
L’educazione dell’orecchio musicale considerato nelle
sue funzioni di sensorialità, affettività, ascolto analitico
e consapevole è essenziale per mettere in atto l’itinerario
di educazione musicale secondo il pensiero Willemsiano.
Liberamente tratto da
Centro di Ricerca Divulgazione Musicale –Willems®
Via Mazzini n. 9 – 33030 Majano (Ud)
www.crdmitalia.org – tel. 0432 959019
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SALA MUSICA
Il Laboratorio si è dotato negli anni di una ricca raccolta di strumenti musicali. Accanto al pianoforte, alle scatole sonore del maestro Sergio Liberovici e allo strumentario Orff si trovano strumenti
particolari e spesso poco utilizzati o noti.
Hang
Strumento composto da due
semisfere in acciaio, inventato
nel 2000 da Felix Roher e Sabina Schärer, artigiani di Berna.
Con il polso, la mano e i polpastrelli si genera una vibrazione
che affascina.
Metallofono
infratonale
Strumento composto da
due casse di risonanza e
24 lamine mobili intonate fino al diciottesimo di
tono. Serve ad affinare la
percezione uditiva fino
all’ambito infratonale.
Mascella d’asino
o vibraslap
Strumento a suono indeterminato che produce
una particolare vibrazione
simile al suono prodotto
dal battito dei denti di una
mascella d’asino.
intonazione determinata (metallofoni, xilofoni…) che si prestano a essere impiegati come il flauto a coulisse ma anche altri strumenti particolari e per molti sconosciuti come lo hang,
il metallofono infratonale, il vibraslap o mascella d’asino.
Il canto
Il canto è molto importante in questo percorso. L’orecchio si
sviluppa ascoltando e ripetendo, e ancora ascoltando e ripetendo, solo così è possibile appropriarsi di un’esperienza. Le
canzoni e la musica vengono scelte secondo un’idea graduale
di sviluppo (suoni per gradi congiunti, incipit che determinino
intervalli riconoscibili poi dai bambini nella fase di codifica)
ma devono piacere ai bambini, questo è un elemento molto
importante. La canzone deve essere piacevole.
Patrizia utilizza canzoni semplici, per gradi congiunti, di intervallo, ritmiche, di carattere e canzoni per i nomi delle note
(repertorio Willems®)1, utili in un secondo tempo, soprattutto
per il riconoscimento delle singole note.
Il bambino vive con le prime note della canzone (incipit), ad
esempio, un intervallo di terza
maggiore. Cantando e ascoltando interiorizza l’intervallo e poi
al richiamo delle note il bambino riconoscerà la canzone e così
anche l’intervallo. Il riconoscimento avviene semplicemente
cantando le canzoni.
Patrizia propone anche giochi
d’invenzione con la voce. Il movimento melodico e la voce del
singolo bambino vanno a depositarsi nella memoria melodica di tutto il gruppo che riprova la
melodia ripetendola e/o trasformandola. Nell’invenzione melodica a coppie il gioco si fa più intenso e complicità sonore si
sviluppano immediatamente. Il gioco è coinvolgente e molto
divertente. La dimensione architettonica della musica si diffonde e si espande nello spazio tridimensionale e lo occupa.
Le note
Dopo aver imparato le canzoni, le si analizza da un punto di
vista più tecnico, con delle differenze tra bambini, a seconda
dell’età, e adulti. Il testo della canzone richiama spesso i nomi
dei suoni e, in un secondo tempo, alle parole si sostituiscono
i nomi delle note, facilitandone così la scrittura e la lettura.
Il percorso si sviluppa nell’arco di un tempo che è non definibile a priori. Quando il bambino è pronto si passa alla fase
successiva, non si può parlare di tempo e di tempi con precisione. Ogni incontro è la verifica dell’incontro precedente.
In ogni attività il bambino inventa – ogni volta inventa – un
movimento, un andamento melodico, un ritmo...
Si passa poi alla scrittura dei suoni grazie al pentagramma.
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Il flauto a coulisse
Con il flauto a coulisse il suono
si può spezzettare.
Si introducono i suoni non continui e definiti, si introduce lo
spazio sonoro, la separazione tra
i suoni diventa possibile e apre
all’invenzione di nuovi suoni e
andamenti melodici. Tanti sono i moduli melodici (i movimenti del suono dall’acuto al grave e viceversa) che scoprono
i bambini: si passa nuovamente dal suono al corpo e dal corpo
al suono per appropriarsi di tutte le sfumature.
Il suono sale e scende. Si ferma.
Sta. Sarà importante ascoltare e
sperimentare queste caratteristiche
del suono che ritroveremo, ormai
consolidate, nel passaggio che porterà i bambini e gli adulti alla codifica delle note sul pentagramma.
Patrizia utilizza anche strumenti a
M. Bolle, P. Mantovani, M.G. Voto (a cura di), 2008.
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Il pentagramma
Il bambino, o l’adulto, è abituato a questo punto a cantare con
i nomi delle note in diverse tonalità, scale e modi (maggiore,
minore, modi antichi: dorico, frigio, lidio…).
Attraverso dei pallini che rappresentano i suoni ma non ancora le figure di valore (note) si collocano i suoni in ordine
sparso sul pentagramma. Grazie alle esperienze precedenti,
ormai interiorizzate, che aiutano le operazioni di codifica si
ordinano i suoni secondo la loro altezza.
I bambini si accorgono di possedere già l’esperienza alla quale abbinare la concettualizzazione teorica. Sono così pronti a
inventare brevi melodie e a leggere le loro invenzioni.
catori e sono finalizzati alla conoscenza dello strumentario
Orff e di un repertorio di brani per l’infanzia. È possibile
istituire un piccolo gruppo strumentale permanente.
• La magia dei suoni - Suonanido (1 anno scolastico)
Gli incontri sono dedicati a sperimentare l’utilizzo delle
scatole sonore e si alternano a quelli che si realizzano all’interno del nido d’infanzia con i bambini.
• Corsi regionali per Educatori dei servizi integrativi della prima
infanzia (16-20 ore)
Gli argomenti vengono proposti attraverso pratiche specifiche per lo sviluppo della sensorialità affettiva-uditiva e del
senso ritmico. Il movimento è sperimentato al fine di sottolineare la forma dei brani proposti, il tempo, la divisione, il
ritmo e la misura fino ad arrivare al grafismo e alla figura di
valore. Le canzoni sono considerate in riferimento ai nomi
delle note, agli intervalli e al ritmo.
Per maggiori informazioni sulle attività del Laboratorio “Bimbi Suoni” e su ITER – Centro di Cultura per l’Arte e la Creatività:
[email protected]; www.comune.torino.it/iter
Il contributo è stato realizzato con la pratica delle restituzioni biografiche. Per maggiori informazioni: [email protected]
Le immagini sono state realizzate dalle educatrici degli asili d’infanzia
comunali “Snoopy” di via Poma n. 2 e “Bay” di via Principe Tommaso
n. 25 e da Valter Di Miceli del Centro promozione servizi di ITER.
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LA FORMAZIONE DEGLI ADULTI
E DEGLI INSEGNANTI
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Il Laboratorio musicale “Bimbi Suoni” si propone, nell’ambito
delle attività del Settore formazione di ITER, anche come centro di formazione per gli adulti, in particolare per gli insegnanti
dei nidi, delle scuole d’infanzia e primarie della Città di Torino.
Le proposte sono differenti: co-progettazioni, proposte formative e consulenze. Tra i percorsi formativi i principali sono:
• Didattica dell’educazione musicale (4-5 anni scolastici)
La formazione si realizza in percorsi che si svolgono parallelamente – a partire dal secondo anno – agli incontri
rivolti a un gruppo pilota di bambini. In laboratorio l’adulto
è accompagnato a sviluppare una consapevolezza e un’autonomia tali da poter inserire l’educazione musicale come
parte integrante dei progetti educativi.
• Esploriamo i suoni – Il bambino esploratore (3 anni scolastici)
Partendo dal materiale naturale si esplorano e si utilizzano
gli strumenti a suono indeterminato e determinato (strumentario Orff), si praticano i parametri del suono, si scopre
il silenzio, si passa dagli oggetti ai simboli, si utilizza il codice musicale e si rielaborano i dati acquisiti per utilizzarli
in un’attività di teatro musicale.
• Oggi si suona (da 1 anno a 3 anni scolastici)
Gli incontri teorico-pratici si rivolgono a insegnanti ed edu-
Valeria Anfossi: pedagogista, Responsabile del Centro di Cultura
per l’Arte e la Creatività e del Laboratorio musicale di ITER;
Marina Canale: insegnante del Laboratorio, esperta del Metodo
Liberovici;
Patrizia Mantovani: insegnante del Laboratorio, diploma pedagogico dell’Educazione Musicale Willems®, c/o CRDM – Majano (Ud);
Manuela Ravecca: pedagogista, formatrice autobiografica, Redazione del Centro promozione servizi di ITER.
BIBLIOGRAFIA ESSENZIALE
Bolle M., Mantovani P., Voto M.G. (a cura di), Non parlare, cantrilla. Canzoniere, Centri di Cultura per l’Infanzia sull’Espressività e la Comunicazione – ITER, Città di Torino, 2008.
Chapuis J., Elementi di solfeggio e armonia del linguaggio musicale, Pro Musica, Friburgo, 1992.
Cremaschi Trovesi G., Leggere, scrivere, far di conto. Superare i
problemi di apprendimento con la musica, Armando, Roma, 2007.
Liberovici S., Musica insieme, La Nuova Italia, Firenze, 1977.
Liberovici S., Il grande chiasso, Ricordi, Milano, 1988.
Ravecca M., Restituzioni biografiche: una pratica per la formazione educativa, Convegno Montecatini Terme (Pt), 31 marzo 2012
(disponibile su: www.comune.torino.it/iter/notizie/parliamo_di/
dalla_parte_del_futuro.shtml).
Willems E., L’orecchio musicale, volumi I e II, Pro Musica, Friburgo, 1976-1977.
Willems E., Il musical ritmo, Pro Musica, Friburgo, 1984.
Willems E., Le basi psicologiche dell’educazione musicale, Pro
Musica, Friburgo, 1989.