Rassegna stampa
A cura dell’Ufficio Stampa
FIDAS Nazionale
Venerdì 24 giugno 2016
Rassegna associativa
2
Rassegna Sangue e emoderivati
5
Rassegna sanitaria, medico-scientifica e Terzo settore
8
Prima pagina
15
Rassegna associativa
Rassegna
sangue e emoderivati
OSSERVATORIO MALATTIE RARE
Virus Zika, "Europa a rischio basso-moderato". I consigli per chi
viaggia
24 Giugno 2016
"Ammesso che la probabilità di infezione da virus Zika sia associata a un'elevatissima percentuale di casi con malformazioni a carico del feto come la microcefalia - spiega il Prof. Massimo
Galli, vicepresidente SIMIT - poiché i riscontri dicono che le malformazioni sono particolarmente frequenti in Brasile, ma potrebbero riguardare anche altri co-fattori riguardanti la popolazione o l'ambiente brasiliano.
I Paesi coinvolti da queste epidemie sono dunque quelli dell'America centro-meridionale nella
fascia tropicale. Prima ancora c'erano stati casi nella Polinesia francese e in varie isole e in vari
arcipelaghi del Pacifico, quindi sempre nella fascia tropicale del globo, e prima ancora erano
state segnalate epidemie in Africa, dove ha avuto origine il virus. Attualmente sia la Polinesia
sia l'area dell'America centro-meridionale sono le più interessate con un numero di casi
particolarmente elevato, sopr attutto il Br asile e i Paesi confinanti nella fascia equator iale."
Si è parlato anche di Zika ad ICAR, Italian Conference on AIDS and Antiviral Research, a Milano presso l’Università MilanoBicocca, nella lettura magistrale di Giuseppe Ippolito, direttore scientifico dell’Istituto di Malattie Infettive L. Spallanzani
di Roma e rappresentante italiano della Task Force internazionale creata per combattere l’infezione.
“Zika è solo l’ultimo dei virus - spiega il Prof. Ippolito - che dal continente africano sono passati dapprima in Sudamerica e
quindi nel nostro continente: ma diversamente dagli altri, la sua rapida diffusione ed alcune caratteristiche inusuali ci
hanno costretti a confrontarci e a gestire informazioni del tutto nuove. Questa epidemia è sostenuta, infatti, da una
“congiuntura” mai capitata prima di diversi fattori: l’infezione viene trasmessa non solo da un vettore assai diffuso
(oltre alla comune zanzara Aedes egypti anche da molte altre specie di zanzare) ma utilizza sia la trasmissione verticale
che sessuale che la contaminazione attraverso prodotti ematici infetti (trasfusioni).
A fine maggio 2016, secondo i dati di sorveglianza sulle infezioni dell’European Center for Disease Control (ECDC), erano
51 i paesi a segnalare casi autoctoni di infezione da virus Zika nei 9 mesi precedenti: il numero casi di microcefalia o di
altre malformazioni associate a questa infezione vede il primato del Brasile (1.326) seguito dagli altri paesi con numeri
molto più contenuti: Colombia (7), Panama (5), Martinica (3), Capo Verde e USA (2), Isole Marshall e Spagna (1). Tredici
paesi o territori in tutto il mondo hanno segnalato un numero di casi della sindrome di Guillain-Barré, correlata a Zika,
superiore all’atteso.
A fine maggio non erano stati segnalati casi autoctoni di infezione nell’Europa continentale, ed i casi importati sono 607,
in 18 paesi: di questi, 34 in donne in gravidanza. Si tratta però di dati che, in mancanza di una rete di sorveglianza, non
possono essere considerati definitivi.
Alcuni giorni fa il nuovo report dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha calcolato il rischio nella regione europea, che riguarda 900 milioni di persone: il livello del rischio varia da Paese a Paese ed è più alto in quelli dove sono già
presenti le zanzare Aedes aegypti, principali vettori dell’infezione. Secondo l’OMS, per la presenza della zanzara Aedes
albopictus, o zanzara tigre, il rischio di diffusione locale dell’epidemia, è moderato in 18 Paesi: tra questi c’è il nostro, con
un punteggio di 8.12 su 10, dopo Francia e prima di Malta. Solo nell’isola di Madeira e sulla costa nord-orientale del Mar
Nero, dove la zanzara Aedes aegypti è già presente, il rischio è considerato alto. Nei restanti 36 Paesi il rischio di epidemia è basso, bassissimo o nullo, grazie all’assenza di zanzare del genere Aedes e alle condizioni climatiche.
Purtroppo nonostante gli sforzi fatti per la messa a punto di test diagnostici manca ancora uno standard di riferimento
ed i risultati sono di difficile interpretazione. Per questo è necessario ricorrere a centri specializzati che possano utilizzare
più test virologici ed immunologici per cercare di arrivare ad una diagnosi precisa. Questo assume un’importanza ancora maggiore nel caso delle donne gravide, a cui è necessario fornire il maggior numero di informazioni possibili per consentire una scelta consapevole.
In ogni caso l’epidemia da virus Zika sta determinando lo sviluppo di tecniche e metodiche
che potranno rivelarsi utili per l’inquadramento clinico e la ricerca di altre infezioni virali
del Sistema nervoso, come anche per lo studio di malattie neurologiche degener ative.
Inoltre i modelli animali consentiranno di studiare meglio altre infezioni in gravidanza.
Il rischio di un epidemia in Europa, basato sulla probabilità che Zika si diffonda in una determinata area e sulla capacità del singolo Paese di prevenire o fermare rapidamente la trasmissione locale del virus, è stato definito basso-moderato dall’OMS: si parla, infatti, di
“possibilità”. Così, se le Raccomandazioni per i paesi a maggior rischio prevedono attività di
prevenzione dell’introduzione e diffusione delle zanzare, interventi sanitari strutturati
entro le prime 24 ore dalla diagnosi, suppor to alle categor ie a maggior r ischio (come le
donne incinte), in tutti gli altri paesi, come l’Italia, è sufficiente adottare strategie di controllo
e contrasto del vettore sulla base della trasmissione locale del virus, diagnosticare precocemente i casi importati e fornire informazioni adeguate ai viaggiatori diretti a (o provenienti
da) zone dove l’epidemia è in atto, inclusa la possibilità di trasmissione sessuale. Nella seconda metà di giugno, è prevista una prossima riunione europea degli esperti WHO per aggiornare gli interventi in relazione alla diffusione del virus.
Viene sconsigliato alle donne incinte di recarsi nelle zone dove il virus Zika è attivo: un
elenco aggiornato delle zone colpite è pubblicato sul sito dell’European Center for Disease
Control (ECDC).
Secondo l’OMS, i viaggiatori che visitano questi Paesi dovrebbero utilizzare misure di prevenzione individuale contro le punture di zanzara al chiuso e all’aperto, sopr attutto
dall’alba al tramonto. E’ bene utilizzare repellenti per zanzare, secondo le istruzioni indicate
sull’etichetta del prodotto; repellenti a base DEET non sono raccomandati nei bambini sotto i
tre mesi di età, mentre possono essere utilizzati senza controindicazioni specifiche da donne
in gravidanza. Si possono indossare camicie a maniche lunghe e pantaloni lunghi, soprattutto
durante le ore in cui il tipo di zanzara che trasporta il virus Zika (Aedes) è più attivo. Si consiglia di dormire o riposarsi in camere con zanzariere alle finestre o climatizzate e di utilizzare zanzariere da letto, anche durante il giorno.
I viaggiatori che presentano disturbi del sistema immunitario oppure malattie croniche gravi,
le donne in stato di gravidanza o accompagnate da bambini piccoli, devono consultare il proprio medico prima della partenza, per ottenere raccomandazioni sull’uso di repellenti e delle
altre misure di prevenzione. Si consiglia di avere r appor ti sessuali sicur i (ad es. utilizzando correttamente i preservativi) o praticare l’astinenza sessuale durante la permanenza in
zone infette e fino a 6 mesi dopo il ritorno a casa, in particolare se hanno avuto, o hanno attualmente, sintomi di infezione da virus Zika.
I sintomi che fanno sospettare la malattia da virus Zika sono: febbricola e rash cutaneo, ma
anche congiuntiviti, dolori muscolari e articolari, mal di testa e astenia. Il virus generalmente
determina una forma lieve di malattia; i sintomi compaiono un paio di giorni dopo la puntura
e di solito scompaiono in 2-7 giorni. L’80% dei soggetti infettati è asintomatico. Chi presenta questi sintomi entro 3 settimane dal ritorno da aree in cui è stata riportata trasmissione
locale del virus, sono invitati a contattare il proprio medico, avendo cura di riferire del loro
recente viaggio. Le donne in gravidanza, che hanno viaggiato in aree a rischio, devono informare del loro viaggio durante le visite prenatali, al fine di essere valutate e monitorate in modo appropriato.
Rassegna
Politica sanitaria,
Medico-scientifica e
Terzo Settore
Prima pagina