INSEGNAMENTO DI
GLOTTOLOGIA E LINGUISTICA
Prof Laura Bafile
a.a. 2013-14
Corsi di Studio:
Scienze e tecnologie della comunicazione
Letterature e lingue moderne e classiche
Logopedia
LA LINGUISTICA, IL
LINGUAGGIO
La linguistica è lo studio scientifico del linguaggio.
Per affrontarlo dobbiamo prima di tutto definire
l’oggetto dello studio: che cosa è il linguaggio?
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CHE COSA SI INTENDE CON
LINGUAGGIO
La parola linguaggio è usata con significati
diversi.
Le seguenti definizione sono tratte, con alcune
modifiche, dal Vocabolario Treccani.
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1
“Facoltà di esprimersi attraverso altri
(=non linguistici) segni sia gesti (l. dei
gesti), sia simboli (il l. dei fiori). In
partic., l’insieme dei mezzi espressivi
e stilistici, diversi dalla parola, che
sono peculiari delle varie arti: il l. della
musica; il l. delle arti figurative; il l.
cinematografico.”
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2
“Per analogia, la capacità degli animali di
comunicare informazioni (riconoscimento
del sesso, segnali di allarme, di presenza
di cibo, ecc.) ad altri membri della propria
specie per mezzo di segnali chimici
(percepiti attraverso il gusto, l’olfatto) o
fisici (percepiti attraverso l’udito, il tatto, la
vista) : il l. delle termiti, delle api, delle
formiche; il l.degli uccelli, dei pesci, ecc.”
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3
“ In diverse scienze e tecniche sono
usati varî tipi di l. artificiali, o simbolici,
formati da cifre, lettere, simboli, codici
usati convenzionalmente, sulla base
di norme prefissate, per:
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a. esprimere teorie o concetti in
modo non ambiguo o per
esplicitare le connessioni formali
di un sistema logico (è il caso
dei l. formalizzati della
matematica e della logica);
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b. comunicare informazioni, dare
istruzioni, richiedere l’esecuzione di
determinate operazioni, e simili.
Sono tali, per es., i varî l. di
programmazione usati per
esprimere le istruzioni dei
programmi con cui si fanno
eseguire ai calcolatori elettronici le
operazioni desiderate”.
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Quella che segue è la definizione più specifica di
linguaggio, quella a cui si fa riferimento nella linguistica, e
quella a cui, quando non diversamente specificato, faremo
riferimento da qui in poi:
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“La capacità e la facoltà, peculiare
degli esseri umani, di comunicare
pensieri, esprimere sentimenti, e in
genere di informare altri esseri sulla
propria realtà interiore o sulla realtà
esterna, per mezzo di un sistema di
segni vocali o grafici”
adattato da Vocabolario Treccani
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LA SPECIFICITÀ UMANA DEL
LINGUAGGIO
Nel mondo animale esistono sistemi di comunicazione, che utilizzano
diversi tipi di segnali.
Segnali visivi (postura e movimenti del corpo; espressioni di occhi e bocca;
segnali luminosi, come nelle lucciole);
Segnali sonori (ad es. canto degli uccelli e dei mammiferi marini,
vocalizzazioni dei primati, canto di insetti);
Segnali chimici (emissione di sostanze, dette feromoni, percepibili
nell’ambiente)
Questi sistemi di comunicazione sono spesso indicati con il termine
linguaggio, che in questo caso assume il significato generico, ricordato prima,
di trasmissione di informazioni per mezzo di segnali.
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Un sistema di comunicazione ben noto è
quello delle api. Se ne può trovare una
descrizione a questo link:
http://www.unife.it/letterefilosofia/comunicazione/insegnamenti/glottologia_linguistica/materiale_didattico/aa-2013-14/la-danza-delle-api/view
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Gli etologi si sono posti varie domande fondamentali
riguardo alle proprietà dei sistemi di comunicazione animale.
Un caso approfonditamente studiato è quello dei
cercopitechi dell’Africa orientale.
... e un lattante
Cercopiteco adulto...
In questi studi sono stati registrati i richiami prodotti da
cercopitechi in situazioni di avvistamento di leopardi,
serpenti e aquile, e poi riprodotti in situazioni artificiali.
Si è osservato che gli animali reagivano diversamente ai
diversi segnali uditi (si arrampicavano sugli alberi al
richiamo ‘leopardo’, si ponevano in posizione eretta al
richiamo ‘serpente’, si nascondevano nei cespugli al richiamo
‘aquila’).
Richiami del cercopiteco:
http://www.bbc.co.uk/programmes/p016dgw1
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Questi diversi comportamenti hanno portato a pensare che i
richiami prodotti dai cercopitechi non siano semplicemente
l’espressione di uno stato emotivo, il che non spiegherebbe la
diversità segnali sonori. Si tratta di segnali capaci di portare
un’informazione sul contesto esterno, quindi un’informazione
utile per gli individui conspecifici.
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Una domanda successiva riguarda la possibilità che la
comunicazione animale sia intenzionale, come la comunicazione
umana. L’intenzionalità presuppone una proprietà cognitiva
detta teoria della mente, che consiste nella capacità di
rappresentarsi gli stati cognitivi di altri individui, cioè capire
che cosa gli altri “abbiano in mente”.
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I risultati degli studi riguardo a questo punto sono
controversi, e c’è bisogno di ulteriore ricerca su questo
argomento. E’ invece chiaro che diverse specie animali sono in
grado di usare dei segnali in modo simbolico.
Da questo punto di vista sono stati particolarmente utili gli
studi sull’apprendimento linguistico nei primati.
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I PRIMATI: STUDI
SULL’APPRENDIMENTO
Un’idea largamente condivisa nella comunità scientifica è che ciò
che rende diversi gli esseri umani dagli animali sia una proprietà
del cervello, e quindi della mente, che rende gli umani predisposti
al linguaggio. Va contro questa concezione la visione, adottata
anche da una parte degli studiosi del linguaggio, secondo la quale
il cervello umano è una tabula rasa e l’apprendimento del
linguaggio si basa su capacità cognitive generali.
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Secondo questa ipotesi, quindi, nell’acquisizione linguistica il
cervello si plasmerebbe a poco a poco per effetto dell'esperienza.
Se questa ipotesi fosse quella giusta, però, dovremmo comunque
pensare che il cervello del neonato umano sia una tabula rasa un
po' particolare, visto che i neonati di altri animali, anche quelli
più simili all'essere umano, non sono in grado di sviluppare un
linguaggio che sia anche minimamente paragonabile al
linguaggio umano.
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Si è a lungo pensato, per esempio, che anche i primati non umani
avrebbero potuto sviluppare il linguaggio umano se posti
nell'ambiente adatto, cioè in presenza di stimoli linguistici.
Negli ultimi decenni alcuni ricercatori hanno insegnato a primati
(soprattutto scimpanzé) l’uso di sistemi di segnali, come la lingua
dei segni americana (ASL) o linguaggi artificiali basati su simboli.
Questi tentativi sono stati condotti allevando primati di pochi
mesi in famiglia, o comunque in situazioni molto simili a quelle in
cui i bambini imparano a parlare.
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Nei primi tentativi si è provato, senza alcun successo, ad
addestrare i primati alla lingua parlata.
Successivamente, nel 1967, due ricercatori dell’Università del
Nevada, Allen e Beatrice Gardner, iniziarono il loro esperimento
con Washoe, una femmina di scimpanzé di 2 anni (Washoe è
morta nel 2007), addestrandola alla lingua dei segni americana.
Secondo i Gardner, Washoe sapeva utilizzare circa 250 segni, ma
questo risultato è molto controverso, e in molti considerano il
dato non attendibile.
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Nel 1967 David e Ann Premach (Università di Pennsylvania)
cominciarono il loro addestramento di Sarah, anch’essa uno
scimpanzé, a cui insegnarono ad usare dei simboli visivi (pezzi di
plastica di varia forma e colore).
Nel corso degli anni Ottanta-Novanta, Sue Savage-Rumbaugh
(Università di Georgia/Iowa) ha sperimentato l’addestramento al
linguaggio con vari scimpanzé della specie bonobo, ottenendo i
migliori risultati con Kanzi un maschio nato nel 1980.
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Il linguaggio che è stato insegnato a Kanzi è fatto di simboli
visivi astratti, cui corrispondono significati: come nel linguaggio
umano, il significato di un simbolo non è cioè trasparente,ma è
arbitrariamente collegato alla forma del simbolo. Un triangolo
rosso, ad esempio, significa ‘banana’, mentre un quadrato giallo
significa ‘fragola’.
Kanzi è in grado di indicare il simbolo corrispondente al
significato che le viene richiesto. Ha dimostrato cioè di avere
buone capacità simboliche e di poter imparare un piccolo lessico
di alcune decine di segni.
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KANZI
Puoi vedere dei video di Kanzi ai seguenti link.
http://www.youtube.com/watch?v=wRM7vTrIIis
http://www.youtube.com/watch?v=2Dhc2zePJFE
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Nessuno dei primati sottoposti ad esperimenti di addestramento
linguistico ha mostrato la capacità di sviluppare la proprietà più
specifica del linguaggio umano, cioè la grammatica. Kanzi è riuscito
ad apprendere un buon numero di simboli e, seguendo un
insegnamento esplicito, è riuscito anche metterli insieme creando
delle combinazioni elementari (del tipo, ‘volere’+’banana’).
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Kanzi però non riesce a combinare i segni in modi diversi da
quelli che ha già visto. Il suo linguaggio cioè non ha creatività, a
differenza del linguaggio dei bambini che già in giovanissima età ci
stupiscono dicendo frasi che sicuramente non hanno mai sentito
prima.
Ciò va a conferma dell’ipotesi che l’acquisizione del linguaggio
umano segua percorsi (almeno in parte) diversi da quelli
dell’apprendimento generico.
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I risultati di questo tipo di esperimenti sono discussi
nell’interessante articolo di Terrace et al. (1979) "Can an ape
create a sentence" Scienze 206:891-902, che si trova anche al
seguente link:
http://petitto.gallaudet.edu/~petitto/archive/Scien
ce1979.pdf
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