Studio conoscitivo sui processi di evoluzione in atto relativamente

Studio conoscitivo sui processi
di evoluzione in atto relativamente
alla rinaturalizzazione del sito,
all’insediamento della vegetazione
spontanea, ai fattori limitanti ed alle
potenzialità future, nell’ambito del
SIC-ZPS “Valle del Basento, Grassano
Scalo, Grottole”
connesso all’attuazione
del Progetto LIFE NATURA
“Tutela dei siti Natura 2000 gestiti da CFS”
n. LIFE04NAT/IT/000190
Responsabile scientifico: SIMONETTA FASCETTI
Professore Associato di Botanica Ambientale ed Applicata
Dipartimento di Biologia, Difesa e Biotecnologie Agr.-For.
Università della Basilicata - Potenza
Collaboratori: MARIA RITA LAPENNA
Dottore Forestale
Potenza, ottobre 2007
Sommario:
INTRODUZIONE
1.
INQUADRAMENTO TERRITORIALE
2.
CARATTERISTICHE FISICHE E BIOCLIMATICHE
2.1
Stazione di Albano di Lucania
8
2.2
Stazione di Grassano
9
2.3
Sintesi delle caratteristiche bioclimatiche
11
2.4
Portata fluviale
15
2.5
Conclusioni
17
3.
AMBIENTI
E
CARATTERISTICHE
6
FLORISTICO–
VEGETAZIONALI
3.1.
Dati e metodi
19
3.2.
La vegetazione degli alvei fluviali: caratteristiche vegetazionali
19
3.3.
Vegetazione e copertura del suolo dell’alveo del F. Basento nel
territorio del Sic-Zps “Valle Basento, Grassano Scalo, Grottole”
22
3.3.1. Vegetazione a idrofite radicate
23
3.3.2. Vegetazione a elofite
24
3.3.3. Vegetazione su suoli idromorfi
25
3.3.4. Vegetazione forestale
26
3.3.5. Vegetazione arbustiva
29
4.
AREA DELL’INTERVENTO DI RINATURALIZZAZIONE
4.1
Scenario dinamico
31
4.2
Vegetazione e copertura del suolo attuali
32
4.3
Vegetazione potenziale
33
4.4
Habitat di Interesse Comunitario
34
4.5
Interventi di rinaturalizzazione
35
4.6
Modalità d’intervento
36
5.
MODELLI DEI NUCLEI D’IMPIANTO E SPECIE DA
UTILIZZARE
5.1
Modulo 1
40
5.1.1
Descrizione delle specie
42
5.2
Modulo 2
47
5.2.1
Descrizione delle specie
49
5.3
Modulo 3
54
2
5.3.1
Descrizione delle specie
56
6.
CARTOGRAFIA
6.1
Dati e metodologia di realizzazione
6.2
Carta della vegetazione/copertura del suolo (Corine Land Cover)
62
64
6.3
Carta della Vegetazione Potenziale
66
6.4
Carta degli Habitat di Interesse Comunitario
67
6.5
Confronto tra Vegetazione Attuale e Vegetazione Potenziale
68
6.6
Cartografia tematica per l’area dell’intervento
69
7.
BIBLIOGRAFIA
70
8.
ALLEGATI
72
8.1
Sito SIC-ZPS IT9220260 “Valle Basento, Grassano Scalo,
Grottole”: scheda di sintesi
73
8.2
Elenco floristico
78
8.3
Quadro sintassonomico delle Unità Fitosociologiche citate nel testo
82
3
INTRODUZIONE
L’area interessata dal progetto è localizzata all’interno del
territorio”SIC-ZPS 1T9220260 Tipo: C Valle Basento,
Grassano Scalo, Grottole che comprende parte del territorio
dei Comuni di Grassano, Grottole, Garaguso e Calciano.
Si tratta di una delle aree della Rete Natura 2000 per le quali è
riconosciuto un elevato valore biologico e naturalistico,
individuate allo scopo di conservare la biodiversità degli habitat,
della flora e della fauna attraverso l’istituzione di Zone a
Protezione Speciale (ZPS) secondo la Direttiva CEE
“Uccelli” (79/409 Cee) e Siti di Importanza Comunitaria
(SIC) secondo la Direttiva CEE “Habitat” (92/43 Cee).
Le zone ZPS sono a protezione speciale per l’ornitofauna in
quanto territori di riproduzione, muta, svernamento e stazioni
sulle rotte migratorie.
Le zone SIC sono destinate alla conservazione e ripristino degli
habitat (92/43 Cee, allegato I) e alla tutela delle specie a rischio,
rare e vulnerabili della flora e fauna selvatiche (92/43 Cee,
allegati II e IV).
In Basilicata sono stati individuati 48 siti tra cui quello di Valle
Basento, Grassano Scalo, Grottole.
In allegato (8.1) è riportata la scheda descrittiva del sito
(A.A.V.V., Regione Basilicata, 2003), con le informazioni relative
alle caratteristiche ambientali e del popolamento biologico,
ampliata ed aggiornata in occasione della redazione del Piano
Strutturale Provinciale di Matera”.
Lo scopo del presente studio conoscitivo è stato quello di
evidenziare tra le caratteristiche dell’ambiente naturale,
4
quelle componenti che permettono di individuare una
metodologia di rinaturalizzazione del sito nel quale sono
attualmente presenti situazioni a rischio di degrado e
perdita di significatività naturalistica.
Pertanto particolare importanza è stata rivolta allo studio
floristico-vegetazionale delle tipologie ambientali del sito
collegate
all’ecologia
dell’ambiente
fluviale,
che
ancora
presentano caratteri di discreta naturalità e buono stato di
conservazione.
La presenza in territori limitrofi all’area d’intervento di
formazioni forestali igrofile e mesoigrofile, ha permesso infatti
di individuare specie idonee alla rinaturalizzazione e di
ricostruire i processi dinamici che possono portare in tempi
relativamente brevi alla ristrutturazione ecologica dell’area.
5
1.
INQUADRAMENTO TERRITORIALE
Il territorio ”SIC-ZPS Valle Basento Grassano Scalo – Grottole”
è localizzato lungo l’alveo del fiume Basento nel tratto compreso
tra la stazione di Calciano ed il toponimo “Macchia del Cerro”.
Sulla destra idrografica il confine risulta segnato dalla strada
Statale Basentana e dalla linea ferroviaria Potenza – Metaponto,
mentre nella sinistra idrografica ricade all’interno del perimetro
del Sic – Zps, anche il versante sinistro della valle fluviale
caratterizzato da spettacolari forme di erosione calanchiva.
Esteso su una superficie di 779 ha che copre un dislivello
altimetrico compreso tra un’altitudine minima di 172 ms.l.m. ed
una massima di 309m s.l.m., il sito presenta una elevata diversità
di habitat in funzione di condizioni fisiche e geomorfologiche che
variano con la distanza dal fiume e con la differenza di substrato
tra le limitrofe colline
argillose e l’alveo fluviale. La presenza di
molteplici tipologie ambientali particolarmente rappresentative del
paesaggio vegetale delle valli fluviali del medio corso dei fiumi
lucani con foce nel Mar Jonio, consente il mantenimento di specie
animali (mammiferi e uccelli) e vegetali di interesse comunitario
(v. allegati alle Dir. “Uccelli” 79/409/CEE e Dir. “Habitat”
92/43/CEE).
L’attuale assetto della valle e dell’ alveo fluviale sono il risultato di
trasformazioni territoriali che negli ultimi decenni hanno
profondamente
influito
sulle
caratteristiche
fisiche
e
geomorfologiche.
Tra le cause che hanno comportato incisive modificazioni delle
condizioni ambientali è sicuramente la costruzione di dighe e
sbarramenti a monte del sito che hanno determinato una
6
diminuzione del deflusso idrico e abbassamento della falda
subalvea con conseguente progressivo inaridimento delle sponde
e dei terrazzi fluviali, facilmente constatabile nella grande
estensione di greto asciutto che ormai caratterizza questo tratto
del fiume Basento.
La costruzione di infrastrutture, l’apertura di strade interpoderali,
la messa a coltura ed il pascolo effettuati sui terreni disboscati dei
terrazzi fluviali e dell’alveo, hanno ulteriormente sottratto
significatività ambientale al territorio.
L’originaria e caratteristica copertura forestale di querce, pioppo
nero e grigio e frassino meridionale ancora osservabile su
superfici relittuali, versa in condizioni di grande criticità dovuta
allo stress idrico, al disturbo antropico ed alla frammentazione
degli habitat.
7
2.
CARATTERISTICHE
CLIMATICHE
E
BIOCLIMATICHE
Dall’osservazione
ed
elaborazione
dei
dati
delle
stazioni
termpluviometriche di Tricarico, Calciano ed Grassano, si nota come
il tratto del fiume Basento che scorre nel territorio dell’area Sic –Zps
sia caratterizzato da un bioclima di transizione tra il tipo
mesomediterraneo umido-subumido delle aree interne a ridosso
dei rilievi appeninici, ed il tipo mesomediterraneo arido dei territori
costieri e sub-costieri dell’Arco Jonico.
L’elaborazione dei dati climatici è stata effettuata sui dati
termopluviometrici di Albano di Lucania, (a monte del sito) e di
Grassano (in prossimità del sito).
Particolare attenzione è stata rivolta alla individuazione del regime
delle precipitazioni in quanto da questo dipendono sia la portata del
fiume, come quantità di acqua e come variazione annuale, sia la
tipologia ed estensione degli habitat dell’alveo.
2.1
Stazione di Albano di Lucania (893 m s.l.m.)
Per la stazione di Albano di Lucania (893 m s.l.m.) il periodo di
osservazione è di 66 anni, dal 1921 al 1939, e dal 1951 al 2002. La
piovosità media totale è di 737,44 mm/a con punte massime nei mesi
di novembre e dicembre e minime nel mese di luglio (tab. 1).
L’andamento mostra una mediterraneità molto attenuata dal breve
periodo di aridità estiva (figg.2-3).
gen
feb
mar
apr
mag
giu
lug
ago
set
ott
nov
dic
media
tot
annua
8
79,4 70,5
59,6
59,5
56,6
33,9
22,4 35,6
55,4
77,8
93,1
93,5 737,44
Tab. 1: Precipitazioni medie mensili e media annuale per la stazione pluviometrica
di Albano di Lucania
40,0
80,0
30,0
60,0
50,0
20,0
40,0
30,0
10,0
20,0
precipitazioni medie
mm
temperature medie
°C
70,0
10,0
0,0
ge
nn
fe aio
bb
ra
m io
ar
zo
ap
m rile
ag
g
gi io
ug
no
lu
g
ag lio
se os
tte to
m
b
ot r e
t
no ob
ve re
m
di br
ce e
m
br
e
0,0
US
fig. 2: Diagramma di Bagnouls-Gaussen della stazione termopluviometrica di
Albano di Lucania (893 ms.l.m.).
80
70
60
50
40
30
20
10
0
mds
mcs
io z o
io
io
ile
no lio sto br e bre br e bre
na br a ar ap r agg iug lug
o m t to
m
m
n
b
m
g
ag tte
o o ve ice
m
ge fe
e
d
n
s
mesi
fig. 3: Grafico dello stress da aridità (Drought Stress) e dello stress da freddo
(Could Stress) per la stazione termopluviometrica di Albano di Lucania
2.2
Stazione di Grassano (578 m s.l.m.)
9
Per la stazione di Grassano (578 m s.l.m.) il periodo di osservazione
delle precipitazioni e delle temperature è di 62 anni, dal 1922 al 1939,
dal 1951 al 1977 e dal 1986 al 2002. La piovosità media annuale risulta
di 654.3 mm/a con punte massime nei mesi di novembre e dicembre e
minime nei mesi agosto (tab. 2). Dal diagramma ombrotermico di
Bagnouls – Gaussen si evidenzia un periodo di aridità estiva nei mesi
di giugno, luglio e agosto (fig. 4).
L’elaborazione degli indici di Stress per la vegetazione (Mitrakos,
1982) segnala periodi di stress da aridità nei mesi estivi, e con minore
intensità, nel mese di aprile. Significativo e prolungato risulta anche lo
stress da freddo nei mesi di dicembre, gennaio e febbraio (fig. 5).
gen feb
mar
apr
61
59,6
47,3 51,5
56,8
mag
giu
lug
ago
set
ott
nov
dic
39,1
35,4
32,2
54,7
65,3
78,2
73,3
media
tot
annua
654,3
Tab. 2: Precipitazioni medie mensili e media annuale per la stazione
50,0
100,0
40,0
80,0
30,0
60,0
20,0
40,0
10,0
20,0
0,0
0,0
precipitazioni medie
mm
temperature medie
°C
pluviometrica di Grassano.
io io z o ile io no lio to r e re r e re
na br a ar ap r agg iug lug os mb tob mb mb
n
b m
ag tte ot o ve ice
m g
ge fe
d
n
se
fig. 4: Diagramma di Bagnouls-Gaussen della stazione termopluviometrica di
Grassano (578 m s.l.m.).
10
60
50
US
40
mds
30
mcs
20
10
0
e
o
e
o
o
o
e
e
o
ai r ai arz p ril gg io g n gli osto br e obr
br
br
n
u
b
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m
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m
n
a
i
a
g
t
b
e
m
e
g
a
o ov
c
m
tte
ge fe
di
n
se
Fig. 5: Grafico dello stress da aridità (Drought Stress) e dello stress da freddo
(Could Stress) per la stazione termopluviometrica di Grassano
2.3
Sintesi delle caratteristiche bioclimatiche
L’analisi climatica è stata integrata e completata con il calcolo di alcuni
degli indici climatici maggiormente utilizzati ai fini vegetazionali per
individuare le caratteristiche bioclimatiche e la vegetazione potenziale
di una territorio.
Le seguenti elaborazioni sono state effettuate per le stazioni di Albano
di Lucania(il periodo di osservazione è di anni 7) e di Grassano (il
periodo di osservazione è di anni 5).

INDICE DI TERMICITÀ E TERMOTIPO
I (t) = (T+M+m) x 10
T = temperatura media annua
M = media delle temperature massime mese più caldo
m = media delle temperature minime mese più freddo
Considerando i valori delle temperature minime e massime del mese
più freddo per le varie stazioni si è potuto calcolare l’Indice di
Termicità. da questo possiamo notare che i valori aumentano partendo
dalla stazione di Potenza con un valore di 204 sino ad arrivare alla
stazione Basento Freatimetro con un valore 341.
Albano di Lucania:
I (t) = (12,6+7,8+0,89)x10= 216 Regione Temperata, Orizzonte
Collinare.
11
Grassano:
I (t) = (15+9,0+3,5)x10= 275,2
Collinare.
Regione Temperata, Orizzonte

INDICE DI ARIDITÀ DI DE MARTONNE
Ia = P/ (10+T)
P = Precipitazioni medie annue
T = Temperatura media annua
Analizzando i valori delle temperature medie annue e le precipitazioni
medie annue calcoliamo l’indice di De Martonne che ci permette di
evidenziare vari gradi di umidità e di aridità esprimendo
numericamente le condizioni climatiche idonee alle diverse formazioni
vegetali. L’aridità di una stazione risulta inversamente proporzionale ai
valori dell’indice. Per le stazioni che si trovano sul fiume Basento, la
stazione di Potenza e la stazione di Albano di Lucania hanno un
valore superiore a 20 e questo significa che possiamo trovare
vegetazione forestale dominante, mentre le stazioni di Grassano,
Ferrandina, Torre Accio e Basento Freatimetro hanno un valore tra 10
e 20 che indica prateria.
L’esame di questo dato evidenzia il territorio diviso in tre parti un’
area ascrivibili al tipo umido (30-60) ne fanno parte le stazioni di
Potenza e di Albano di Lucania, la seconda parte è di tipo subumida
(20-30) ne fanno parte le stazioni di Grassano e Torre Accio, l’ultima
parte è di tipo semiarida (15-20) delle stazioni di Ferrandina e Basento
Freatimetro.
Albano di Lucania
Ia = 575,0/ (10+12,5) = 25,5 → Vegetazione Forestale Dominante
Grassano
Ia = 502,7/ (10+15) = 20,1 → Prateria

INDICE DI DE MARTONNE E GOTTMANN
Ia = (P / (10+T) + 12 p/ (t+10)) /2
P = precipitazioni medie annue in mm
T = temperatura media annua in gradi centigradi
p = precipitazioni medie del mese più arido
t = temperatura media del mese più caldo
L’indice di De Martonne e Gottman è un perfezionamento dell’indice
di aridità di De Martonne e consente di evitare che stazioni con o
senza stagione secca possano avere valori uguali, viene espresso come
12
la media fra l’indice di De Martonne e quello dell’indice di aridità
mensile più basso.
Albano di Lucania
Ia = (575,0/(10+12,5)+12x18,6/(22,1+10))/2 = 16,2
Grassano
Ia = (502,7/(10+15,0)+12x34,1/(25,4+10))/2 = 15,9

QUOZIENTE PLUVIOMETRICO DI EMBERGER
Q = 100P / (M2 – m2 )
P = Precipitazione media annua
M = temperatura media massima del mese più caldo espressa in
gradi assoluti
m = temperatura media minima del mese più freddo espressa in
gradi assoluti
La classificazione di Emberger
esprime
l’aridità del clima
mediterraneo che risulta tanto più accentuata quanto più basso è il
valore. I valori più bassi, infatti, li possiamo osservare man mano che
ci avviciniamo alla zona Metapontina.
Albano di Lucania
Q = 100x575,0/(22,02 – 4,22) = 123,1
Grassano
Q = 100x502,7/(25,42 – 6,22) = 83

PLUVIOFATTORE DI LANG
Pf = P/T
P = precipitazione media annua
T = Temperatura media annua
L’indice di Lang esprime entro certi limiti di temperatura l’umidità
della stazione. Lungo il Basento i valori sono compresi tra il valore di
Ferrandina (28.8) e il valore di Potenza (59.7). I valori tendono ad
aumentare andando dalle stazioni litoranee verso quelle più interne.
Albano di Lucania
Pf = 575,0/ 12,5 = 45,9
Grassano
Pf = 502,7/ 15 = 33,6
13

INDICE IGROMETRICO DI AMANN
H = P T /E
P = Precipitazione media annua
T = Temperatura media annua
E = Escursione termica annua
L’indice Igrometrico di Amann indica l’oceanicità del clima. Per valori
superiori a 50.
il clima è di tipo oceanico temperato.
Albano di Lucania
H = ( 575,0x12,5)/17,8 = 404,3 clima oceanico temperato
Grassano
H = ( 502,7x15)/19,2 = 392,1

INDICE OMBROMETRICO ESTIVO
Iov = (Σ P mesi estivi) / (Σ T mesi estivi)
Permette di distinguere il bioclima mediterraneo da quello medioeuropeo.
Le stazioni di Albano di Lucania e Grassano hanno un indice
compreso tra 1,5 e 2 ed è stato quindi opportuno calcolare l’indice
Ombrotermico Estivo Compensato (Iovc) che, a differenza del primo,
prende in considerazione anche le precipitazioni del mese di maggio:
Iovc = (Σ P mesi estivi + P maggio) / (Σ T mesi estivi + T
maggio)
Entrambe le stazioni stazioni esaminate hanno un valore inferiore a 2,
quindi l’unità fitoclimatica è “Mediterranea di Transizione”.
Albano di Lucania
Iov = (129,1) /(81,1) = 1,6
il valore è compreso tra 1,5 e 2
Indice Ombrotermico Compensato
Iovc = 174,4 / 96,3= 1,8
Grassano
Indice Ombrotermico Estivo
Iov = (164,8) /(92,5) = 1,8
Poichè il valore è compreso tra 1,5 e 2 occorre calcolare anche
Indice Ombrotermico Compensato
Iovc = 206,4 / 110,7= 1,9
Indici climatici
Albano di Lucania
Grassano
14

Indice 216
di Termicità e Regione Temperata,
Orizzonte Collinare
Termotipo
275,2
Regione Temperata,
Orizzonte Collinare
Indice di aridità 25,1 umido
di De Martonne
Vegetazione
Forestale Dominante
Indice di De 16,2 umido
Martonne
Vegetazione
e Gottmann
Forestale Dominante
20,1 subumido
cespuglieti,
macchia mediterranea
15,9 subumido
tendente all’arido
macchia
mediterranea,
Prateria
83
poco Mediterraneo di media
intensità
33,6
medio-bassa umidità
Quoziente
123,1
Pluviometrico di Mediterraneo
Emberger
accentuato
Pluviofattore di 45,9
Lang
media umidità
Indice
Igrometrico
di Amann
Indice
Ombrotermico
Estivo
Indice
Ombrotermico
Compensato
404,3
Oceanico temperato
1,6
Mediterraneo
accentuato
1,8
Mediterranea
Transizione”.
392,1
Oceanico temperato
1,8
poco Mediterraneo
accentuato
1,9
di Mediterranea
Transizione”.
poco
di
Tab. 3: Tabella sinottica delle elaborazioni bioclimatiche per le stazioni
termopluviometriche di Albano di Lucania e Grassano
2.4
Portata fluviale
Lungo il fiume Basento sono dislocate 3 stazioni per la misurazione
delle portate: Pignola, Gallipoli e Menzena. Le portate aumentano
man mano che ci avviciniamo alla foce per i graduali apporti da parte
dei torrenti che affluiscono al Basento, mentre le precipitazioni
tendono a diminuire andando dalla zona appenninica verso la foce. La
portata del fiume malgrado le numerose captazioni, non è mai nulla,
in quanto le varie sorgenti montane sono alimentate da precipitazioni
medio - elevate (> di 1500 mm/a di pioggia e neve). Inoltre, anche nel
tratto in cui il Basento attraversa il territorio SIC-ZPS “Valle Basento,
Grassano Scalo, Grottole”, si verificano episodi di aumento della
15
portata di centinaia di mq/s in corrispondenza degli sversamenti o
dall’apertura della diga della Camastra. Questi eventi sono rilevabili in
seguito a periodi invernali o primaverili particolarmente piovosi.
I dati relativi alla portata del fiume Basento sono stati elaborati per la
stazione di Gallipoli – Albano di Lucania, posta a monte del sito. Pur
non vicinissima, è tuttavia oltre che l’unica disponibile in questo tratto
del fiume, anche significativa in quanto è situata a valle della
confluenza con il Torrente Camastra e a monte di un tratto fluviale
privo di insediamenti urbani, captazioni, su terreni che avvicinandosi
al sito divengono meno permeabili (da arenarie e depositi terrigeni del
Flysch di Gorgoglione alle argille plio-pleistoceniche della Fossa
Bradanica).
Il grafico ottenuto mette in relazione la portata con le precipitazioni
evidenziando un andamento annuale tendenzialmente costante nel
corso del tempo (fig.6).
2.4.1 Stazione di Gallipoli
Alla stazione di Gallipoli l’altitudine media del bacino scende
notevolmente (da 950 m s.l.m. di Potenza a 650 m s.l.m.), mentre la
superficie aumenta di 20 volte rispetto al territorio
del bacino
montano.
Il fiume attraversa territori in cui diminuisce l’incidenza dei terreni
affioranti a elevata permeabilità. Si verifica inoltre un brusco calo
dell’afflusso meteorico dovuto all’estensione del sottobacino verso la
parte nord-orientale del territorio regionale, dove le precipitazioni
scendono al di sotto di 800 mm/a. Il regime dei deflussi presenta un
solo massimo per l’effetto regolatore legato alla circolazione idrica in
superficie e nel sottosuolo, nonché al verificarsi delle precipitazioni
16
nevose. Il periodo di osservazioni per le portate è di 40 anni dal 1927
al 1943, dal 1948 al 1971 con una portata media di 9.51 m3/s.
100,0
20,0
80,0
15,0
60,0
10,0
40,0
5,0
20,0
0,0
0,0
Precipitazioni m m
25,0
ge
nn
f e ai o
bb
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to
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ve
m
di c br e
em
br
e
P ortate m c/s
Gallipoli-Albano di Lucania
fig. 6 : Correlazione tra portata e precipitazione per la stazione di Gallipoli –
Albano di Lucania
2.5
Conclusioni
L'analisi dei dati climatici registrati nelle stazioni termo-pluviometriche
di Albano di Lucania e di Grassano evidenzia che il territorio del SICZPS “Valle del Basento, Grassano Scalo, Grottole” si trova in una
zona a clima mediterraneo con periodo di aridità concentrato nei mesi
estivi.
Il regime pluviometrico risulta di tipo mediterraneo, irregolare,
caratterizzato da massimi invernali tra novembre e gennaio e da
minimi in estate, il principale del mese di luglio e, meno intenso nel
mese di agosto.
Dall’ elaborazione dei dati climatici è emerso che l’ indice di Mitrakos
(Fig. 3) raggiunge i valori più elevati rispettivamente nei mesi di luglio a
Grassano (54 S.U.) ed agosto ad Albano di Lucania (44 S.U.).
Va inoltre rilevato che il territorio di Grassano è soggetto a stress
da freddo piuttosto prolungato da novembre ad aprile con
intensità massima nel periodo di gennaio (> di 50 S.U.) ed il
17
mese di aprile si contraddistingue come un mese moderatamente
siccitoso e freddo.
Sempre per il territorio di Grassano, nel quale ricade l’area
dell’intervento, i valori ottenuti per l’Indice di Aridità di De Martonne,
per il pluviofattore di Lang e per il Quoziente Pluvometrico di
Emberger, (Tab. 3) consentono complessivamente di definire le
condizioni climatiche come “mesomediterranee, moderatamente
xeriche”.
In relazione alle caratteristiche bioclimatiche sopra indicate, la
vegetazione zonale e potenziale della valle del medio corso del fiume
Basento risulta formata da boschi misti a prevalenza di querce decidue
termoxerofile quali QQuercus ilexRhamnus alaternus, Smilax aspera, ecc.,).
Sui versanti meridionali possono affermarsi in seguito a diradamenti di
origine antropica o naturali, aspetti di macchia mediterranea
edafoclimatica a prevalenza di specie stenomediterranee quali Olea
europea, Rhamnus alaternus, Pistacia lentiscus, Calicotome infesta.
La vegetazione potenziale dell’alveo, determinata dalla presenza del
corso d’acqua, si discosta notevolmente da quella del resto del
territorio e risulta con evidenti caratteristiche di azonalità ed esigenze
idriche che solo la presenza dell’ambiente fluviale può conservare.
18
3.
AMBIENTI E CARATTERISTICHE FLORISTICO-
VEGETAZIONALI
3.1
Dati e metodi
Lo studio ambientale del sito è stato impostato secondo il metodo
fitosociologico (BRAUN-BLANQUET, 1928), secondo cui il rilevamento
delle comunità vegetali avviene con criteri floristico-statistici. I circa 20
rilievi fitosociologici utilizzati nelle tabelle relative alle varie tipologie
di vegetazione sono stati eseguiti per la massima parte nel mese di
giugno 2005 ed integrati da successive raccolte floristiche nel 2006.
Il confronto dei rilievi relativi ai singoli habitat ha permesso di
caratterizzare le associazioni vegetali per le quali si riportano nel testo
la descrizione e le relative tabelle fitosociologiche (tabb.4, 5,6).
Le fitocenosi riconosciute sono state ricondotte ad unità vegetazionali
riferibili al modello gerarchico di classificazione della vegetazione in
chiave fitosociologica e sinteticamente indicate nello schema
sintassonomico.
La nomenclatura delle specie fa riferimento alla Flora d'Italia
(PIGNATTI ,1982), ed alla Flora Europaea (TUTIN et al.,1996).
3.2
La vegetazione degli alvei fluviali: caratteristiche generali
La vegetazione degli alvei fluviali presenta caratteristiche ecologiche,
floristiche e strutturali del tutto particolari in quanto interessata oltre
che dalla presenza del corso d’acqua, anche dalle variazioni della
portata idrica e della falda subalvea.
In condizioni naturali si osserva una caratteristica successione di
associazioni vegetali che si dispongono lungo un gradiente di umidità
decrescente dalla sponda del fiume ai versanti della valle fluviale sulla
19
cui struttura e dinamica esercitano un ruolo determinante il regime del
corso d'acqua e le quote relative del terreno e della superficie freatica.
La vegetazione delle sponde fluviali svolge un ruolo fondamentale per
la funzionalità degli ecosistemi acquatici in quanto direttamente
inserita
nelle catene trofiche del popolamento
biologico
e
determinante nel mantenere costanti i parametri fisico-chimici
necessari alla conservazione delle comunità animali e vegetali,
riducendo tra l’altro la velocità della corrente durante le piene e
proteggendo le rive dall'erosione stagionale.
Queste fasce di vegetazione agiscono inoltre come "zona filtro" tra
l'ambiente terrestre ed il corso d'acqua, trattenendo, per azione
meccanica, il carico solido delle acque di ruscellamento superficiale e
rimuovendo attivamente, per il processo dell'assorbimento, nutrienti
ed inquinanti. In questo modo svolgono un importante ruolo di
fitodepurazione protettivo nei confronti dell'eutrofizzazione delle
acque fluviali che attraversano regioni ad antropizzazione medio
elevata (zone agricole ed aree urbane).
Gli habitat degli alvei fluviali sviluppandosi potenzialmente lungo
tutto il corso d'acqua, sono inoltre importanti corridoi ecologici di
collegamento tra ambienti terrestri adiacenti al fiume e tra ambienti
presenti a quote ed in condizioni bioclimatiche diverse tra le sorgenti e
la foce del fiume.
Gli ambienti ripariali e planiziali presenti nelle zone di alveo fluviale ed
in quelle contigue al corso d’acqua sono caratterizzati da specie vegetali
e fitocenosi molto specializzate di tipo igrofilo e mesoigrofilo.
Dalla sponda al versante della valle fluviale si susseguono, secondo un
gradiente di disponibilità idrica decrescente, comunità vegetali
indicatori, a livello locale, della disponibilità di acqua
sia di
scorrimento superficiale che di falda.
20
Le variazioni della portata del fiume nel corso del tempo sono
verificabili ed osservabili direttamente nelle trasformazioni qualitative e
di estensione dei vari aspetti di vegetazione che si incontrano lungo il
corso fluviale interessato dal fenomeno.
Le trasformazioni ed il dinamismo in atto nelle valli fluviali possono
essere
valutati
sulla
ricostruzione
del
potenziale
paesaggio
vegetazionale confrontato con l’attuale situazione situazione al suolo
(Fig.:7).
Le caratteristiche della vegetazione potenziale dell’alveo del medio e
basso corso dei fiumi lucani sono state ricavate dall’osservazione della
distribuzione di lembi relitti di fitocenosi planiziali e di specie guida
degli habitat quali, per esempio, individui isolati e vetusti di grandi
dimensioni di Quercus cerris, Quercus robur, Fraxinus angustifolia, Populus
alba, P. canescens e P. nigra e dall’analisi diacronica effettuata con
l’acquisizione di documentazione storica ed aerofotogrammi della
seconda metà del XX° secolo.1
1
In particolare è possibile valutare il dinamismo in atto e le modificazioni incorse negli
ultimi 30-40 anni nell'estensione della superficie di alcune associazioni vegetali rinvenute
lungo il corso dei fiumi in Basilicata quali, ad esempio:
Salicetum albae Issler 1926: vegetazione ripariale arborea e arbustiva con
comportamento pioniero e struttura nemorale. Si estende dalla sponda fino alla zona
direttamente interessata da esondazioni prolungate nel periodo di portata maggiore ed è
presente anche nelle aree golenali su substrati limoso-sabbiosi. Le specie caratteristiche
sono: Salix alba ssp.alba, Salix alba ssp.vitellina, Salix triandra ssp. discolor, Salix purpurea ssp.
lambertiana. I saliceti hanno subito una forte riduzione di superficie ed attualmente si
mantengono lungo le linee di scorrimento principali e perenni.
Roso sempervirenti – Populetum nigrae Pedrotti et Gafta 1992: vegetazione arborea
mesoigrofila con struttura nemorale dei terrazzi fluviali recenti. Si colloca al limite della
zona di esondazione e costituisce una fascia di transizione con la vegetazione planiziale. E’
presente negli alvei particolarmente ampi e sovralluvionati su substrati misti sabbiosociottolosi. La specie guida è Populus nigra. E' scomparsa quasi ovunque o ridotta a pochi
sporadici esemplari di pioppo nero sia a causa del prosciugamento del terreno sia per la
realizzazione di infrastrutture viarie, insediamenti urbani e coltivi. La passata estensione e
le zone di potenziale pertinenza di questa associazione sono riconoscibili dalla presenza di
vecchi ed isolati esemplari di Populus nigra osservabili lontano dal corso attuale del fiume
nei campi e nei greti asciutti. In prossimità del sito si osservano sulla sponda sinistra del
Basento
Populetum canescentis Fascetti 2001 e Carici remotae-Fraxinetum oxycarpae
Pedrotti 1970 corr. 1992: vegetazione arborea planiziale dei terrazzi fluviali fossili, con
alberi di aspetto imponente quali frassino meridionale (Fraxinus angustifolia), querce (Quercus
cerris e Q. robur) e pioppo bianco (Populus alba), caratterizzati da fitto e quasi impenetrabile
21
3.3
Vegetazione e copertura del suolo dell’alveo del fiume
Basento nel territorio del Sic-Zps “Valle Basento, Grassano
Scalo, Grottole”
Fig. 7: Transect della valle fluviale del medio corso del Fiume Basento con struttura
e dislocazione delle principali fitocenosi potenzialmente presenti (in alto) a
confronto con la situazione reale (in basso).
Legenda: (a) linea di scorrimento fluviale con vegetazione a idrofite radicate
(Potamogetea s.l.); (p) sponde basse sabbioso-limose e aree golenali periodicamente
emerse con vegetazione ad elofite (Phragmitetea); (s) vegetazione arboreo-arbustiva
delle sponde fluviali a Salix alba prevalente ( Salicetum albae Issler 1926); (c) foresta
planiziale mesoigrofila a Populus canescens prevalente (Populetum canescentis Fascetti
2002); (d) geosigmeto delle argille plio-pleistoceniche della Fossa Bradanica con
macchia mediterranea a prevalenza di lentisco (Helictotricho convoluti-Pistacietum
lentisci Di Pietro, Fascetti et Pompili 2003).
Il territorio del Sic-Zps è interamente attraversato dall’alveo del fiume
Basento e solo marginalmente include i versanti collinari sulla sinistra
idrografica della valle.
sottobosco. in Basilicata queste tipologie forestali sono ancora presente al "Bosco Pantano
di Policoro" e su ridotte superfici lungo i fiumi Basento, Agri e Sinni.
22
Nell’alveo fluviale si osservano fasce longitudinali di vegetazione con
caratteristiche omogenee in relazione alla distanza dalla linea di
scorrimento ed alle variazioni stagionali della portata fluviale e della
falda subalvea.
Le comunità vegetali rinvenute in questo tratto del fiume sono
numerose, anche se dislocate in modo frammentario a causa di
interventi di disboscamento e rimboschimento, di bonifica e messa a
coltura, nonché di apertura di strade e costruzione di infrastrutture che
nel corso degli ultimi decenni hanno interessato i terreni di fondovalle.
A partire dalla linea di scorrimento verso la base delle colline
circostanti si rinvengono le seguenti tipologie di vegetazione:

3.3.1
Vegetazione a idrofite radicate (cod. Natura 2000:
3150: Mosaico di vegetazione ad idrofite radicate e natanti (Potamogeton
sp.pl., Polygonum amphybium, Lemna minor, Potamogetonetea) delle rive
fluviali e dei canali di bonifica, laghi eutrofici naturali con vegetazione
del Magnopotamion o Hydrocarition)
costituita da specie completamente immerse nel corpo idrico o
parzialmente emerse che si sviluppano dove le variazioni di portata
sono minime e la corrente non è particolarmente forte. Sono
rappresentate da idrofite radicanti sommerse (Potamogeton natans) e da
rizofite di tipo ninfeide quali Alisma plantago-aquatica, Apium nodiflorum e
Nasturtium officinalis (tab4: rill. 1,2). Molto rarefatti e sporadicamente
presenti in alcuni tratti del fiume, questi popolamenti sono importanti
bioindicatori di qualità delle acque e tendono a scomparire in situazioni
di eccessiva eutrofizzazione e torbidità del corpo idrico. Nel tratto del
Basento all’interno dell’area Sic–Zps, questi aspetti di vegetazione si
rinvengono in corrispondenza di acque debolmente fluenti meso- o
eutrofiche, profonde più di 30 cm.
23
3.3.2 Vegetazione a elofite: costituita da piante anfibie con apparati
ipogei rizomatosi immersi nel fango umido e parte aerea a sviluppo
stagionale formanti canneti lungo le sponde poco ripide e nelle
depressioni umide (tab.4: ril.4) Tra le specie più comuni e diffuse si
rinvengono cannuccie di palude (Phragmites australis, Typha latifoglia),
menta acquatica (Mentha acquatica) e carici (Carex pseudocyperus). Sono
riferibili alla classe Phragmitetea che raggruppa popolamenti a elofite a
distribuzione subcomopolita delle zone temperate.
In presenza di substrato argilloso-limoso e dove l’oscillazione
stagionale dell’acqua è maggiore, si insediano specie di grosse
dimensioni, con apparati radicali rizomatoso-stoloniferi a forte
riproduzione vegetativa in grado di sopportare per periodi più o meno
lunghi un terreno appena umido o quasi asciutto. Anche se fortemente
ridotti in seguito alla riduzione di portata fluviale, i popolamenti ad
elofite svolgono un importante funzione di rifugio, pascolo e
nidificazione per avifauna e anfibi del sito.
Tab.4: vegetazione a idrofite radicate ed
elofite
Rilevamento n°
Cop. strato erbaceo (%)
substrato: sabbia-limo (L), sabbia-ciottoli (c)
sup. ril. (mq.)
4
40
c
3
5
30
c
5
1
50
L
10
3
20
L
10
presenze
Heloschiadetum e ord. sup.
Nasturtium officinalis
Apium nodiflorum
Phragmitetum australis e ord.sup.
Alisma plantago-aquatica
Mentha aquatica
Phragmites australis
Polygonum lapathyfolium
Veronica beccabunga
Typha latifolia
Juncetum acuti ed ord.sup.
Juncus acutus
Juncus conglomeratus
Schoenus nigricans
Paspalo - Agrostidion
Paspalum digitaria
Agrostis stolonifera
1
.
1
2
.
.
.
+
2
1
1
+
1
.
.
.
+
.
.
+
.
.
.
.
.
+
.
.
.
+
+
.
1
1
2
2
2
2
1
1
.
.
.
.
2
1
.
.
1
1
.
.
.
.
1
1
.
.
1
1
24
altre
Artemisia vulgaris
Arundo pliniana
Carex flacca
Carex pendula
Carex pseudocyperus
Lycopus europaeus

3.3.3
.
.
.
.
.
+
.
.
.
.
.
.
+
+
1
.
.
.
+
.
.
+
1
.
2
1
1
1
1
1
Vegetazione su suoli idromorfi (cod. Natura 2000:
3280: Fiumi mediterranei a flusso permanente con il Paspalo-Agrostidion
e con filari ripari di Salix e Populus alba)
Si tratta di vegetazione erbacea localizzata su superfici di limitata
estensione in corrispondenza di depositi fluviali limoso-argillosi
affioranti nei periodi di bassa portata nella aree golenali ed in tratti di
sponda al riparo dalla corrente del fiume.
Fortemente condizionata dalle caratteristiche edafiche di suoli asfittici
e fangosi con fortei variazioni di umidità subsuperficiale, si presenta
come una prateria a copertura elevata con prevalenza di specie
giunchiformi perenni (Juncus conglomeratus, J. acutus, Carex otrubae, C.
flacca, ecc.),
specie graminoidi a sviluppo tardo estivo (Polygonum
lapathyfolium, Paspalum paspaloides, Paspalum digitaria, Echinocloa colonum,
Agrostis stolonifera, Setaria sp.pl., ecc.) e specie moderatamente nitrofile
(Rumex sp.pl, Polygonum sp. pl., Chenopodium sp. pl., ecc.,) che si insediano
sui detriti organici depositati dalle piene fluviali (tab.4. ril.3).
Nelle zone di ruscellamento in cui l’acqua mantiene una certa mobilità
e limpidezza è presente un aspetto di vegetazione di tipo non
graminoide con specie quali: Veronica beccabunga, Veronica anagallisaquatica, Ranunculus repens.
25
3.3.4 Vegetazione forestale: nel sito risultano presenti le tipologie di
seguito descritte caratteristiche di ambienti di alveo fluviale
sovralluvionato e soggetto a vari cicli di sedimentazione che, nel corso
del tempo, hanno portato a differenziare dalla linea di scorrimento alla
base dei versanti della valle fluviale, aspetti di vegetazione legati al
gradiente di progressiva diminuzione dell’umidità edafica. Attualmente
anche la vegetazione forestale si presenta con superfici ridotte e
frammentate, ridotta e particolarmente destrutturata e degradata
nell’area di intervento.

A)
Vegetazione arboreo-arbustiva igrofila (cod. Natura
2000: 92A0 Foreste a galleria di Salix alba e Populus alba):
Si tratta di una vegetazione forestale con carattere pioniero di sponde
e greti fluviali prevalentemente sabbiosi, con suoli non evoluti a basso
tenore di humus, formati da depositi alluvionali recenti ed interessati
da frequenti e talora prolungate piene.
Nella struttura prevalgono salici (Salix alba, S. triandra, S, lambertiana, S.
fragilis), con addensamenti di pioppo nero (Populus nigra), specie
caratterizzate
da
facile
disseminazione
anemocora
e
forte
rigenerazione vegetativa, che colonizzano velocemente tratti di sponda
a diretto contatto con il corso d’acqua adattandosi sia ai periodi di
piena che a quelli di emersione nella stagione asciutta.
Le ripisilve a salici, comunemente diffuse nel medio e basso corso dei
fiumi mediterranei, sono ben rappresentate lungo il fiume Basento e
costituiscono dal tratto submontano fino alla foce, un importante
corridoio ecologico per continuità e ruolo funzionale nell’ecosistema
fluviale.
Ben rappresentate anche nel tratto di fiume che attraversa il sito, le
fitocenosi arboreo-arbustive a salice bianco sono riferibili al Salicetum
albae Issler 1996, associazione ad areale medio – europeo e
mediterraneo.
26
Il saliceto si rinviene con aspetti maturi e strutturati dove lo strato
arboreo è pluristratificato, di altezza variabile tra 8 e 15 m e coperture
variabili tra 20 e 70% (tab. 5: rill. 1-6).
Nell’area interessata dall’intervento ed in prossimità della sponda
sinistra si osserva una fase pioniera di colonizzazione recente da parte
di Salix alba del greto fluviale con una fitta boscaglia monofitica a
salici arbustivi.
In questi aspetti il saliceto risulta relativamente povero di specie, con
densi arbusteti e rari esemplari arborei. Lo strato arbustivo è poco
sviluppato con prevalenza di sambuco nero (Sambucus nigra), pioppo
nero (Populus nigra) e qualche pollone di salice bianco.
Lo strato erbaceo presenta un basso grado di ricoprimento a causa
dell'azione di dilavamento delle piene con specie nitrofile e ruderali
quali Agrostis stolonifera, Artemisia vulgaris, Urtica dioica.
B) Foresta mesoigrofila planiziale (cod. Natura 2000: 91F0: Foreste miste
riparie di grandi fiumi a Quercus robur, Ulmus laevis e Ulmus minor, Fraxinus
excelsior o Fraxinus angustifolia (Ulmenion minoris)
C)
)::Si localizza sui terrazzi alluvionali fossili in superfici distanti
dall’attuale linea di scorrimento, ma interessati dalla falda subalvea.
Rappresentata da lembi relittuali di vegetazione forestale a pioppi e
frassino meridionale,
è ancora osservabile sia sulla sponda sinistra del Basento alla base delle
colline argillose, che sulla sponda destra, a valle dell’area d’intervento in
località “Macchia del Cerro”, e lungo la ferrovia Potenza-Metaponto.
Nelle situazioni in miglior stato di conservazione il bosco si presenta
pluristratificato, con strato arboreo dominante alto fino a 20-25 m e
coperture elevate (80-90%), formato in prevalenza da Populus canescens e
rare presenze di Populus alba, Fraxinus angustifolia e Quercus cerris (tab.5:
rill. 7-8).
27
La notevole componente limoso-argillosa del terreno favorisce
l’abbondante presenza di pioppo gatterino (Populus canescens), specie
arborea a comportamento azonale delle foreste ripariali e planiziali
dell’Europa meridionale, la cui distribuzione nell’Italia meridionale è
ancora poco conosciuta. In Basilicata, la specie è diffusa e localmente
abbondante
in
corrispondenza
di
suoli
asfittici,
pesanti
e
moderatamente salini, lungo il medio e basso corso dei fiumi con foce
nel Mar Jonio e nelle zone umide e negli impluvi dei rilievi collinari
(CERONE et al., 2002).
Questa tipologia forestale è riferibile all’associazione
Populetum
canescentis Fascetti, 2002, descritta per analoghe situazioni rinvenute
lungo il fiume Sinni ed al Bosco di Policoro (Fascetti et al 2004) ed è
caratteristica dei terrazzi fluviali con substrato limoso-argilloso
raramente interessati dalle esondazioni. Si può considerare vicariante
delle formazioni planiziali a pioppo bianco (Populetum albae BraunBlanquet 1931 ex Tchou 1947), rispetto alle quali differisce per le
caratteristiche edafiche e per l’autoecologia del P. canescens.
Un secondo strato arboreo, alto da 6 a 10 m, risulta prevalentemente
formato da olmo campestre (Ulmus minor Miller). L’edera (Hedera helix
L.) forma ampi tappeti nel sottobosco ed avvolge fino a notevole
altezza i tronchi dei pioppi. In alcuni punti, il diradamento naturale,
derivato dalla morte di vecchi alberi è occupato da specie infestanti
quali Robinia pseudoacacia L. e Rubus caesius L. Nello strato erbaceo
accanto a specie tipicamente nemorali (Brachypodium sylvaticum, Viola
alba ssp. dehenardtii, Luzula forsteri, Buglossoides purpureo- cerulea, ecc.,), sono
presenti piante indicatrici di suoli umidi a notevole contenuto di
argilla, quali Tussilago farfara L. ed Arundo pliniana Turra.
In vari punti lungo il margine del bosco si osservano alberi danneggiati
da tagli abusivi e da incendi sviluppatisi a partire dai cespuglieti aridi
del greto fluviale o dalla scarpata stradale e della ferrovia.
28
Indice del disturbo antropico dovuto alla frequentazione del bosco per
il prelievo del legname e per il pascolo, è inoltre, la presenza, nello
strato erbaceo, di specie nitrofile ed ubiquitarie quali, ad esempio,
Urtica urens L., Blackstonia perfoliata (L.) Hudson e Clinopodium vulgare L.
3.3.5 Vegetazione arbustiva: molto frammentaria e su superfici
ridotte, è presente con due aspetti condizionati da differenti
situazioni di umidità edafica:

A)
Boscaglia aloigrofila (cod. Natura 2000: 92D0 Foreste
riparali e delle depressioni umide a Tamarix sp. (Galleriee forteti ripari
meridionali (Nerio-Tamaricetea e Securinegion tinctoriae).: sono cespuglieti o
alberi di bassa taglia di Tamarix gallica che si insediano alla base dei
versanti argillosi, negli impluvi ed in prossimità del greto fluviale in
presenza di substrati limoso-argillosi ad elevata ritenzione idrica e
moderatamente alini. Sono riferibili alle comunità termoigrofile del
Tamaricetum gallicae Braun-Blanquet et Bolòs 1957, caratterizzate da
specie arbustive a distribuzione circummediterranea, pioniere lungo
corsi d'acqua permanenti e temporanei, con elevata resistenza allo
stress idrico del periodo estivo di magra.
B)
Cespuglieti termoxerofili: (tab. 6): di recente insediamento
nel greto fluviale, rappresentano le trasformazioni in senso xerico della
vegetazione di alveo, determinate dalla riduzione della portata del
fiume e dalla scomparsa delle esondazioni. Questi lembi di macchia
mediterranea e garga si insediano nelle rotture di pendio dei terrazzi
fluviali fossili e nelle zone più elevate del greto fluviale in
corrispondenza di depositi alluvionali ciottolosi e sabbiosi. Sono
dinamicamente collegati alla macchia mediterranea edafoclimatica a
lentisco (Helictotricho convoluti-Pistacietum lentisci Di Pietro, Fascetti et
Pompili 2003) presente sulle limitrofe colline argillose.
29
4.
AREA
DELL’INTERVENTO
DI
RINATURALIZZAZIONE
L’area per la quale è previsto l’intervento di rinaturalizzazione è
localizzata sulla sponda destra del Fiume Basento in posizione centrale
rispetto al territorio del SIC-ZPS.
Il terreno che si estende su una superficie di circa 20 ha su suoli del
demanio, circa 30 anni fa è stato utilizzato per un impianto di
pioppicoltura ibrido destinato alla produzione di cellulosa.
Non utilizzato a fine turno, l’impianto è progressivamente andato
incontro a degrado per invecchiamento degli alberi, schianti e tagli
abusivi. Dell’originario numero di alberi ne rimane attualmente circa il
5% in uno stato di precaria sopravvivenza.
All’interno dell’area Sic-Zps “Valle Basento, Grassano Scalo,
Grottole” sono presenti altri terreni nelle stesse condizioni localizzati
nella sponda sinistra del fiume (Tav.1).
Per l’area di intervento, raggiungibile dalla strada provinciale per
Grassano con una strada interpoderale, è stata prodotta la seguente
documentazione cartografica a scala 1:2.000 allegata alla presente
relazione:

Carta della copertura del suolo e vegetazione attuale (2005)
secondo Corine Land Cover con dettaglio al 5° livello (Tav. 5);

Carta della Vegetazione Potenziale (Tav. 6);

Carta
degli
Habitat
di
interesse
comunitario
(Dir.“Habitat”92/43/CEE)(Tav. 7);

Carta
della
Vegetazione
e
Copertura
del
suolo
con
localizzazione e tipologia degli interventi da mettere in atto per la
rinaturalizzazione del sito (Tav. 8).
30
4.1
Scenario dinamico del territorio di intervento
Nel caso specifico l’area prescelta dal progetto si colloca all’interno di
territorio in cui i processi evolutivi della vegetazione sono condizionati
da due tipologie di cause che agiscono in modo sindinamico:
I.
Cause “locali”: sono rappresentate dall’intenso utilizzo del
territorio per attività antropiche, per la maggior parte a medio-basso
impatto ambientale (coltivazioni annuali, impianti di fruttiferi ed
oliveti, prelievo di legname, pascolo). Queste cause non costituiscono
motivo di alterazione irreversibile delle caratteristiche ecosistemiche, e
pertanto, dal momento in cui vengono a cessare, in tempi
relativamente brevi in funzione d’entità del disturbo, l’ambiente
recupera la condizione di climax. L’unico importante motivo di
alterazione ambientale presente nell’area del SIC-ZPS “Valle Basento,
Grassano Scalo, Grottole” è rappresentato dall’estrazione in greto di
inerti attivamente effettuata sulla destra del Basento a monte del ponte
della strada provinciale per Grassano.
II.
Cause “extralocali”: A) sversamento nel fiume di reflui urbani
provenienti dagli insediamenti antropici a monte del sito che
compromettono la qualità dell’acqua soprattutto nei periodi di minore
portata fluviale; B) presenza di dighe (bacino della Camastra) nella
zona submontana del bacino idrografico del fiume Basento che hanno
provocato una forte diminuzione della portata fluviale e abbassamento
della falda subalvea con conseguente inaridimento dell’alveo.
Mentre gli scarichi urbani, per l’entità che hanno localmente,
costituiscono motivo di perturbazione e inquinamento facilmente
rimovibile con conseguenze temporanee sull’ambiente del SIC-ZPS
“Valle Basento, Grassano Scalo, Grottole”, di entità assai più incidente
sulle caratteristiche ecosistemiche risulta invece la diminuzione della
portata fluviale, che nel corso degli ultimi venti anni ha
progressivamente sottratto superfici agli habitat tipicamente di
31
pertinenza fluviale (golene, stagni temporanei, isolotti, terrazzi di
esondazione).
Questi ambienti sono stati sostituiti da coltivazioni, pascoli, impianti
artificiali di pioppi, ampie estensioni di greto fluviale asciutto e
ciottoloso caratteristico di “fiumare” con flusso idrico stagionale.
La conseguenza più importante è la diminuzione di biodiversità per
sottrazione di habitat ottimali alle specie spontanee di flora e fauna
locali, e banalizzazione del popolamento biologico (= diminuzione di
specie caratteristiche ed endemiche e aumento di specie ubiquitarie
e/o alloctone infestanti).
Alla luce di quanto sopra esposto, obiettivo dell’intervento di
rinaturalizzazione risulta in modo prioritario la conservazione delle
caratterististiche degli habitat di pertinenza fluviale attraverso
l’inserimento di specie vegetali delle fitocenosi appartenenti alle serie
di vegetazione che portano alla ricostituzione della foresta ripariale e
planiziale quali tipologie di vegetazione edafoclimaciche2 potenziali.
4.2
Vegetazione e copertura del suolo attuali (Tav. 5)
Attualmente la zona destinata all’intervento di rinaturalizzazione
risulta occupata dalle seguenti tipologie di vegetazione e di copertura
del suolo:

Bosco igrofilo a prevalenza di salice bianco (Salix alba) in
prossimità della linea di scorrimento del fiume (cod. Natura
2000: 92A0):: si estende verso l’interno.per una fascia che varia dai 30
m ai 50 m. Di insediamento relativamente recente ed in fase di
stabilizzazione su sedimenti alluvionali prevalentemente sabbiosolimosi, è formato di alberi ed arbusti di bassa taglia.
2
edafoclimax = condizioni di equilibrio ambientale fortemente condizionate
dalle caratteristiche morfolitologiche del substrato.
32

Vegetazione con radi elementi arborei di pioppo ibrido
(Populus x hybrida) residuo di un impianto di pioppicoltura
senescente e non utilizzato. Si estende su un’area golenale raramente
inondata, per una superficie di circa 1,7 ha. Il suolo è ad elevata
componente argillosa e risulta utilizzato come pascolo per mandrie di
ovi-caprini e bovini.

Vegetazione arbustiva mista di caducifoglie e sclerofille
sempreverdi (Pistacia lentiscus, Rhamnus alaternus, Asparagus
acutifolius, Clematis vitalba, Crataegus monogyna, Rubus
fruticosus, Rosa arvensis, ecc.,) localizzata sulla rottura di pendio tra
le zone di pertinenza fluviale ed i sovrastanti terrazzi fluviali fossili
attualmente utilizzati come aree agricole.
4.3
Vegetazione potenziale (Tav. 6)
Lo studio ambientale effettuato nel biennio 2005-06 nel territorio del
SIC-ZPS ha avuto, tra l’altro come scopo quello di individuare in
prossimità dell’area da rinaturalizzare, situazioni di habitat con
caratteristiche quanto più prossime alla naturalità e quindi in grado di
fornire indicazioni puntuali sul popolamento biologico da ricostituire.
Nelle situazioni con discreta naturalità rinvenute, sia a monte che a
valle del sito, anche se su superfici residuali, sono stati effettuati
numerosi rilevamenti floristico-vegetazionali (Tabb. 4,5,6), che hanno
permesso
di
definire
le
caratteristiche
della
vegetazione
potenzialmente presente nell’area dell’intervento e di individuare le
specie che possono accelerare l’evoluzione verso situazioni di
vegetazione strutturataed in equilibrio con l’ambiente circostante.
33
L’area è risultata caratterizzata da attivo dinamismo determinato dalle
trasformazioni ambientali fisiche e di origine antropica che interessano
il territorio.
Potenzialmente mostra una rapida evoluzione verso le seguenti serie
azonali della vegetazione forestale degli alvei fluviali del medio –
basso corso dei fiumi della Regione Mediterranea:

boschi ripariali igrofili di corsi d’acqua a deflusso perenne
e sponde stagionalmente inondate (Salicetum albae) (cod.
Natura 2000: 92A0):

foreste planiziali mesoigrofile dei terrazzi fluviali fossili
raramente
inondati,
con
falda
subalvea
sub-superficiale
(Populetum canescentis) ed ingressione nelle zone più elevate ed
asciutte di macchia mediterranea extrazonale proveniente dai limitrofi
rilievi collinari (cod. Natura 2000: 91F0).
4.4
Habitat di interesse comunitario potenzialmente presenti
nell’area di intervento (Tav. 7);
L’ area individuata per l’intervento sulla base delle indicazioni emerse
dallo studio del territorio del SIC-ZPS, risulta potenzialmente di
pertinenza dei seguenti habitat di interesse comunitario (dir. 92/43
Cee):
3280 Fiumi mediterranei a flusso permanente con Paspalon –
Agrostidion e filari ripari di Salix alba e Populus alba
Si tratta dell’habitat caratteristico del medio – basso corso di fiumi
della Bio-Regione Mediterranea nel cui alveo nei periodi di minore
portata emergono tratti di sponda e isolotti nel letto fluviale
prevalentemente formati da substrati franco-sabbiosi e limosi sui quali
si insediano fitocenosi (Paspalon – Agrostidion) caratterizzate da erbe
34
graminoidi a ciclo biologico breve o rizomatose che costituiscono
ambiente di pascolo, rifugio e nidificazione per l’avifauna.
92A0 Foreste a galleria di Salix alba e Populus alba
In questo tratto del fiume sono localizzate in modo frammentario e
relittuale sulle sponda di rami secondari del fiume, con scorrimento
relativamente lento delle acque e sponde in prevalenza sabbiosolimose. Gli alberi, fitti e di bassa taglia, hanno chiome e rami prostrati
sulla superficie del fiume.
91F0 Foreste miste riparie di grandi fiumi a Quercus robur,
Ulmus laevis e Ulmus minor, Fraxinus execelsior e Fraxinus
angustifolia (Ulmenion minoris)
Sono le ripisilve del medio – basso corso dei fiumi dell’Europa centro
meridionale con alvei sovralluvionati e ampie aree golenali.
Di elevata complessità strutturale e biocenotica, nella Regione
Mediterranea questo habitat ha subito drastiche riduzioni in seguito
agli interventi di bonifica delle aree paludose ed è diventato
particolarmente vulnerabile e a rischio di scomparsa.
Gli interventi previsti hanno come obiettivo la ricostituzione in tempi
relativamente brevi di condizioni ambientali idonee al ripristino ed alla
conservazione del popolamento floro-faunistico
caratteristico di
questi habitat..
4.5
Interventi di rinaturalizzazione
Scopo dell’intervento di rinaturalizzazione è quello di restituire
caratteristiche in equilibrio con le condizioni dell’ambiente circostante
ad un’area attualmente in stato di degrado (WHITEHEAD, 1993).
Dall’analisi ecologico ambientale effettuata è chiaramente emerso che
la vegetazione da ricostituire è di tipo forestale e caratteristica delle
zone di alveo fluviale del medio corso dei fiumi mediterranei.
35
Si tratta di foreste igrofile e mesoigrofile che in area mediterranea,
localizzandosi
in
condizioni
edafoclimatiche
particolarmente
favorevoli, risultano caratterizzate da biomassa e biodiversità elevate.
La biomassa del bosco si accresce e differenzia nella struttura
pluristratificata della foresta dove specie arboree di grandi dimensioni
e longevità consentono dall’altezza delle chiome dominanti (20 -30 –
40 m) fino al suolo, la presenza di numerose nicchie ecologiche
popolate da flora e fauna con differenti esigenze nei confronti di luce,
umidità e nutrienti.
Tappa fondamentale è stata l’individuazione degli stadi
dinamici preforestali della foresta il cui impianto consente di
accelerare i tempi di ricostituzione del bosco.
Nel terreno destinato all’intervento si sono evidenziate due distinte
situazioni (Tav. 5) riferibili nella copertura attuale del suolo al bosco a
prevalenza di Salix alba ed alla retrostante zona occupata dall’impianto
di pioppo ibrido degradato.
L’area attualmente occupata dal saliceto è in fase di attiva evoluzione e
non necessita di interventi particolarmente importanti. Per agevolare
un recupero strutturale e rendere fruibile al transito perdonale il bosco
igrofilo a salici, si possono effettuare diradamenti allo scopo di
migliorare le condizioni di accrescimento dello strato arboreo e lo
sviluppo di specie arbustive ed erbacee attualmente quasi assenti.
Nell’area occupata dai resti dell’impianto a pioppo ibrido, l’intervento
deve prevedere la ricostituzione della struttura e della composizione
floristica di una foresta mesoigrofila a partire da nuclei di specie
arboreo
–
arbustive
con
comportamento
pioniero,
rapido
accrescimento e presenti nei limitrofi boschi dell’alveo fluviale.
4.6
Modalità d’intervento
36
L’impianto deve essere effettuato avendo come modello le fasi di
colonizzazione della vegetazione preforestale. Si tratta di formare dei
nuclei di impianto di forma subcircolare in cui al centro si collocano i
semenzali delle specie arboree più vulnerabili che necessitano di
maggior protezione negli stati precoci di sviluppo.
Nelle parti periferiche troveranno posto arbusti preforestali con
funzione di colonizzazione del terreno nudo, protezione per gli alberi
e rifugio per lo sviluppo di specie erbacee e basso arbustive del
sottobosco.
La presenza in sito di arbusti (rose, rovi, biancospino, caprifoglio,
sanguinella) può costituire una base per accelerare la riuscita
dell’impianto nelle fasi iniziali: queste piante eliofile, infatti hanno
inizialmente un comportamento infestante e colonizzano velocemente
gli spazi privi di vegetazione, ma tendono progressivamente a
diminuire quando si afferma la copertura delle specie arboree.
Queste specie arbustive rivestono inoltre un ruolo di grande
importanza per la produzione di bacche e piccoli frutti appetiti da
ornitofauna, micromammiferi ed invertebrati che contribuiscono alla
disseminazione delle specie stesse ripristinando un elevato livello di
biodiversità nel popolamento floro-faunistico del sito.
Le specie arbustive rinvenute sono riportate nell’allegato elenco
floristico (§ 8.2) e tra queste ne sono state individuate molte adatte
all’impianto iniziale che pertanto non vanno rimosse nelle operazioni
di preparazione del terreno per le piantumazioni.
Per quanto riguarda gli alberi di pioppo ibrido ancora presenti sul
posto, è importante che non vengano rimossi perché costituiscono,
anche in fase di senescenza e successiva necromassa, substrati idonei
per decompositori animali e vegetali indispensabili a ricreare le catene
trofiche dell’ecositema.
37
5.
MODELLI DEI NUCLEI D’IMPIANTO E SPECIE DA
UTILIZZARE
In questa parte della relazione ambientale, vengono presentati come
esempio applicativo alcuni modelli d’impianto con le schede
descrittive delle specie e dei nuclei di vegetazione che possono
fungere da riferimento per attuare l’intervento di rinaturalizzazione.
Le specie di seguito riportate sono tra le più adatte allo scopo e
risultano presenti nel territorio del SIC-ZPS “Valle Basento,
Grassano Scalo, Grottole”
dal quale deve essere prelevato il
materiale vegetale per l’impianto.
Di seguito sono schematizzati i moduli d’impianto e, in cartografia, la
localizzazione più adatta sul terreno destinato all’intervento (fig.8 e
Tav. 8).
Per ogni modulo si riportano un modello per l’impianto sul terreno
delle specie da mettere a dimora ed uno schema sintetico delle
caratteristiche
quantitative
e
dimensionali
delle
specie
ad
accrescimento ultimato. L’indicazione relativa al numero totale per
ogni singola specie delle piante da mettere a dimora è stimato con
circa un 20-30 % in più rispetto a quanto si prevede di avere ad
accrescimento definitivo, in quanto potrebbero verificarsi fallanze
nell’attecchimento negli stadi giovanili di accrescimento soprattutto
per le specie arboree. Deve inoltre essere previsto un impianto di
irrigazione per i mesi di giugno, luglio agosto almeno per i primi due
anni.
38
Fig.8 : Area dell’intervento e localizzazione dei moduli
39
5.1 Modulo 1:
Quercus cerris, Crataegus monogyna, Ligustrum vulgare, Rubia
peregrina, Lonicera etrusca
Il modulo 1 risulta composto da una specie arborea dominante, il
cerro (Quercus cerris), di grandi dimensioni con ruolo edificante, ma ad
accrescimento non veloce. Le specie arbustive e lianose svolgono un
ruolo di protezione delle plantule di cerro e nello stesso tempo
contribuiscono a formare il sottobosco nelle fasi iniziali dell’impianto.
Questo modulo, moderatamente xerofilo, va localizzato nella zona
più distante dal corso d’acqua e può inglobare anche le specie
arbustive già presenti (rose, rovi, ecc.).
La superficie del modulo 1 può variare da 80 a 100 mq. in accordo
con l’estensione dei rilevamenti fitosociologici relativi a questa
tipologia di vegetazione (v. Tab.8).
Fig.9: Modello d’impianto del modulo 1
Modulo 1
Quercus cerris
Crataegus monogyna
Ligustrum vulgare
Rubia peregrina
Lonicera etrusca
40
Tab. 7 : Sintesi delle informazioni qualitative e quantitative relative al
modulo 1
specie
Dimensione della
pianta adulta (alt x
largh in m)
N° piante x modulo
da
mettere
a
dimora
Quercus cerris
Crataegus monogyna
Ligustrum vulgare
Rubia peregrina
Lonicera etrusca
Totale
15-25 x 8-15
2-4 x 3-5
2-3 x 1-2
0,80 x 0,30
1,5 x 0,50-1,50
10
15
15
30
20
90
41
5.1.1

Descrizione delle specie
Quercus cerris L. (cerro): grande albero, imponente e longevo
(fino a 30 m), a fusto eretto, corteccia grigia, spessa, suberosa e
fessurata in placche longitudinali; cupola della ghianda a scaglie
lunghe (fino a 10 mm) ed estroflesse; foglie ruvide, lanceolate a
margine irregolarmente lobato; specie forestale a distribuzione
eurimediterranea, il cerro è tra gli alberi maggiormente presenti nelle
formazioni forestali mesofile e mesoigrofile dal piano basale
all’orizzonte submontano dell’Italia centro-meridionale. Tollerante di
suoli argillosi ad elevata ritenzione idrica, è presente nelle foreste
planiziali di lunga continuità ecologica dei grandi alvei fluviali. In
Basilicata si rinviene, oltre che sui rilievi montuosi, anche in forma
residuale lungo i fiumi Agri e Basento e nel Bosco Pantano di
Policoro. Da rilevare all’interno sito il toponimo “Macchia del Cerro”
che designa questa parte di territorio sulla destra dell’alveo del fiume
Basento.
Modalità di impianto e propagazione: l’impianto va effettuato con
semenzali di 1-2 anni.
Foto 1: Quercus cerris: foglie e ghiande
42

Crataegus monogyna Jacq. (biancospino): arbusto o piccolo
albero cespitoso (2-6 m) a distribuzione mediterranea, dotato di
grande plasticità ecologica, si rinviene dal livello del mare fino alle
zone montane, dove caratterizza i cespuglieti eliofili e pionieri di
ricostituzione degli habitat forestali. Le foglie sono piccole (1-2 cm),
laciniate e dotate di brattee. I fiori sono bianchi e profumati, portati
in corimbi; i frutti carnosi, simili a bacche, sono vivacemente colorati
di rosso e permangono sulla pianta anche dopo la caduta delle foglie.
Modalità di impianto e propagazione: l’impianto va effettuato per
talea o semenzali di 1-2 anni.
Foto 3: Crataegus monogyna: fiori
Foto 4: Crataegus monogyna: frutti
43

Ligustrum vulgare L. (ligustro): arbusto o piccolo albero (2-6
m) sempreverde a rapido accrescimento, frequente nelle siepi e nel
sottobosco dei querceti mesofili. Le foglie sono opposte, ovali, di
piccole dimensioni (1-2 cm); le infiorescenze sono in racemi apicali,
di colore bianco; i frutti sono bacche di colore bruno – nerastro a
maturità.
Modalità di impianto e propagazione: l’impianto va effettuato per
talea o semenzali di 1 -2 anni.
Foto 5 : Ligustrum vulgare: fiori
Foto 6 : Ligustrum vulgare: frutti
44

Lonicera etrusca L. (caprifoglio): arbusto lianoso e reptante, a
foglie caduche, diffuso nelle siepi, nei cespuglieti preforestali e nel
sottobosco dei querceti caducifogli. Le foglie sono opposte, ovali, di
medie dimensioni (2-4 cm), debolmente pubescenti e con margine
cigliato; le infiorescenze sono in racemi apicali, formate da fiori con
corolle grandi (fino a 3 cm), di colore bianco latte o giallastro,
intensamente profumati; i frutti sono bacche di colore bruno –
nerastro a maturità. Per quanto riguarda l’autoecologia della specie, a
differenza degli altri arbusti comunemente indicati con il nome di
“caprifoglio”, la Lonicera etrusca è moderatamente termofila e
predilige suoli sub-acidi.
Modalità di impianto e propagazione: la propagazione va
effettuata a fine inverno per divisione dei cespi e radicazione dei rami.
Foto 7: Lonicera etrusca
Foto 8 : Lonicera etrusca: fiori
45

Rubia peregrina L. (robbia): specie con portamento cespitoso
a base perenne e lignificata e rami erbacei. E’ una specie
moderatamente sciafila che caratterizza il sottobosco delle formazioni
forestali termofile e mesoigrofile dell’area mediterranea, dalla
macchia, ai boschi di leccio, ai querceti caducifogli. I fusti sono
prostrati e reptanti, a sezione quadrangolare, ispidi per abbondanti
peli uncinati; le foglie, verde scuro, lucenti sulla pagina superiore,
sono verticillate in gruppi di 4-6-8.
Modalità di impianto e propagazione: la propagazione va
effettuata a fine inverno per divisione dei cespi.
Foto 9: Rubia peregrina: foglie e fiori
46
5.2 Modulo 2:
Fraxinus angustifolia, Ulmus minor, Prunus spinosa, Clematis
vitalba, Hedera helix
Il modulo 2 risulta composto da una specie arborea dominante di
grandi dimensioni e longevità e da uno strato arboreo-arbustivo a
rapido accrescimento ed elevata copertura rappresentato dall’olmo
campestre e dal prugnolo selvatico.
La vitalba (Clematis vitalba) e l’edera (Hedera helix) svolgono un ruolo
di tappezzamento del suolo e favoriscono l’insediamento di specie
nemorali.
All’interno dell’area di intervento, il modulo 2 trova la collocazione
ottimale fra il corso d’acqua ed i terrazzi fluviali occupati dal
modulo1, in una posizione intermedia rispetto alla profondità della
falda subalvea che risulta la più idonea rispetto alle esigenze
autoecologiche del frassino meridionale.
La superficie del modulo 2 può variare da 80 a 100 mq. in accordo
con l’estensione dei rilevamenti fitosociologici relativi a questa
tipologia di vegetazione (v. Tab.5).
47
Fig. 10: Modello d’impianto del modulo 2
Fraxinus angustifolia
Ulmus minor
Prunus spinosa
Hedera helix
Clematis vitalba
Tab. 8 : Sintesi delle informazioni qualitative e quantitative relative al
modulo 2
specie
Dimensione della
pianta adulta (alt
x largh in m)
N° piante x modulo
da mettere a dimora
Fraxinus angustifolia
15-25 x 8-15
10
Ulmus minor,
Prunus spinosa,
Clematis vitalba,
Hedera helix
Totale
6-10 x 5-8
0,5-1,5 x 1-2
0,50 x 2-3
0,3 x 2-3
20
20
30
20
90
48
5.2.1

Descrizione delle specie
Fraxinus angustifolia (frassino meridionale):
albero a distribuzione circummediterranea, è presente soprattutto
nell’Italia meridionale ed isole dove si rinviene su suoli umidi e nelle
foreste mesoigrofile, risalendo dalle zone di foce fluviale fino
all’orizzonte submontano.
Specie a rapido accrescimento di notevoli dimensioni (20-30 m di
altezza), fornisce legname pregiato. Il tronco è slanciato con corteccia
grigio chiaro da giovane, tendente a fessurare invecchiando in piccole
placche grigio-brune. Le foglie sono composte, imparipennate (7-9
elementi), allungate; le infiorescenze apicali, primaverili, con
impollinazione anemofila; i frutti portati in racemi sono samare
dotate di ala sottile. In Basilicata il frassino meridionale è una specie
non molto frequente, ma localmente può presentarsi abbondante. Si
rinviene nei boschi planiziali residuali lungo i principali corsi d’acqua,
nel Bosco Pantano di Policoro, nella Foresta di Gallipoli – Cognato.
Nell’area SIC-ZPS “Valle Basento, Grassano Scalo – Grottole” il
frassino meridionale è presente in pochi esemplari nei lembi residui di
vegetazione arborea localizzata alla base delle colline.
Modalità di impianto e propagazione: il frassino meridionale si
propaga con semine effettuate in primavera con semi stratificati a
freddo per 2-8 settimane o con semenzali di 2-3 anni.
Foto 10: :Fraxinus angustifolia: foglie
49

Ulmus minor Miller (olmo campestre):
albero di medie dimensioni (fino a 15 m), pollonifero, a rapido
accrescimento, spesso arbusto, è frequente nello strato arboreo
dominato e lungo i margini del bosco. La corteccia è bruna, fessurata
in piccole placche longitudinali, tendente a formare creste suberose
nei rami e tronchi giovani. Le foglie sono lancelolate con nervature
secondarie parallele e base del lembo asimmetrica. Il frutto è una
samara con ala circolare, precocemente matura. Specie a distribuzione
europea e circummediterranea, l’olmo campestre è largamente diffuso
anche in Basilicata sia negli ambienti mesoigrofili che sinantropici e
ruderali dove è stato favorito per l’utilizzo del fogliame come
foraggio.
Modalità di impianto e propagazione: l’impianto va effettuato con
semenzali di 1 anno, più raramente da polloni radicali.
Foto 12: Ulmus minor: foglie
Foto 13: Ulmus minor: giovani rami suberosi
50

Clematis vitalba L. (vitalba): arbusto lianoso eliofilo con rami
flessibili modificati all’apice in cirri volubili per il sostegno su altre
piante in cerca di luce. Foglie composte tri-fogliate, fiori bianchi in
infiorescenze terminali; semi dotati di lunga (2-3 cm) appendice
piumosa per la disseminazione anemofila. A distribuzione europea, la
vitalba è una delle rare specie lianose perenni della vegetazione dei
climi temperati.
Modalità di impianto e propagazione: si riproduce facilmente per
talea e polloni radicali.
Foto 14: semi di Clematis vitalba (acheni dotati di espansione piumosa per la
disseminazione anemofila)
Foto15: Clematis vitalba in fiore
51

Hedera helix L. (edera): arbusto reptante – lianoso, sciafilo. I
rami differenziano radici avventizie con cui la pianta si ancora a
sostegni o striscia sul terreno. Le foglie sono palmato – trilobate,
sempreverdi; le infiorescenze apicali formate da numerosi piccoli fiori
verdastri, si differenziano in autunno, ma difficilmente la pianta
fiorisce
in
posizione
ombreggiata.
Specie
a
distribuzione
mediterraneo – atlantica, l’edera è comune nei boschi mesofili ad
elevata copertura, dal piano basale al submontano.
Modalità di impianto e propagazione: si riproduce facilmente per
talea e per radicazione dei rami.
Foto 16: rami fertili con infiorescenze di Hedera helix
Foto 17: Hedera helix: foglie
52

Prunus spinosa L. (prugnolo selvatico): arbusto o piccolo
albero (0,50 – 2 m) spinoso, a rapido accrescimento, frequente nelle
siepi, nei cespuglieti preforestali e nel sottobosco dei querceti
mesofili. Le foglie sono ovali, di piccole dimensioni (1-2 cm); la
fioritura abbondante e precoce (febbraio – marzo), precede la
foliazione; i fiori sono di colore bianco in ciuffi sui rami; i frutti sono
drupe di colore blu – violaceo a maturità, appetite dagli animali.
Modalità di impianto e propagazione: l’impianto va effettuato per
talea o semenzali di 1-2 anni.
Foto 18: Prunus spinosa: drupe mature
53
5.3 Modulo 3
Populus canesces, Populus nigra, Sambucus nigra, Cornus
sanguinea, Vitis vinifera ssp. sylvestris
Il modulo 3 è caratterizzato dalla presenza di specie arboree
dominanti di grandi dimensioni (fino a 30 m), quali i pioppi, rapido
accrescimento ed esigenze autoecologiche di maggiore igrofilia.
Anche in questo caso le specie basso arboree ed arbustive (sambuco
nero e sanguinella), favoriscono l’insediamento del sottobosco.
L’ impianto trova condizioni ottimali in prossimità del saliceto, nella
zona più depressa del terreno dove la falda subalvea è più superficiale
o affiorante nei periodi di maggior portata del fiume.
La superficie del modulo 3 può variare da 80 a 100 mq. in accordo
con l’estensione dei rilevamenti fitosociologici relativi a questa
tipologia di vegetazione (v. Tab.8).
Fig. 10: Modello d’impianto del modulo 3
54
Modulo 3
Populus canesces
Populus nigra
Sambucus nigra
Cornus sanguinea
Vitis vinifera ssp.
sylvestris
Tab. 9: Sintesi delle informazioni qualitative e quantitative relative al
modulo 3
specie
Dimensione della
pianta adulta (alt
x largh in m)
N° piante x modulo
da mettere a dimora
Populus canescens
15-25 x 8-15
10
Populus nigra
Sambucus nigra
Cornus sanguinea
Hedera helix
Totale
15-25 x 8-15
3-8 x 4-8
0,50 x 2-3
0,3 x 2-3
10
20
30
20
90
55
5.3.1

Descrizione delle specie
Populus canescens Aiton (pioppo grigio o pioppo
gatterino): albero a distribuzione sud–europea, è caratterizzata da
rapido accrescimento, notevoli dimensioni (20-25 m di altezza),
tronco slanciato con corteccia bianco-grigio chiaro tendente a
fessurare invecchiando in placche scure e
suberose di forma
poligonale; le foglie sono a margine ondulato, di colore verde scuro
nella pagina superiore, grigio sericee in quella inferiore. A lungo
ritenuto ibrido tra Populus alba, con cui mostra affinità autoecologiche,
e P. tremula, per le caratteristiche morfologiche della foglia, è tuttavia
specie a sè stante. La distribuzione di questo albero non è ben
conosciuta in quanto è spesso confuso con il pioppo bianco; in
Basilicata è sicuramente sottostimato come frequenza e distribuzione,
in quanto sembra particolarmente ben adattato a suoli umidi,
argilloso-limosi e subsalsi che si rinvengono, oltre che nelle zone
56
sublitoranee, anche in impluvi, luoghi umidi e valli fluviali nel
territorio delle colline argillose dal piano basale fino all’orizzonte
submontano. Ripisilve e boschi planiziali con carattere residuale, ma
ancora in buono stato di conservazione sono presenti lungo i fiumi
Sinni, Agri, Sauro, Cavone, al Bosco Pantano di Policoro e lungo il
fiume Basento sia a monte che a valle del SIC-ZPS “Valle
Basento,Grassano Scalo, Grottole”.
Foto 19: foglie di pioppo grigio (Populus
canescens)


Foto 20: corteccia di pioppo grigio (Populus canescens)
Modalità di impianto e propagazione: radica facilmente per talea.
Si utilizzano i polloni radicali prelevati in febbraio-marzo alla fine del
riposo vegetativo.
57

Populus nigra L. (pioppo nero): albero a distribuzione
circummediterranea, è caratterizzato da rapido accrescimento,
notevoli dimensioni (20-25 m di altezza), tronco tozzo con corteccia
fessurata logitudinalmente, grigio–bruna; le foglie sono di forma
romboidale, di colore verde scuro e lucenti nella pagina superiore,
opache in quella inferiore. Il pioppo nero è specie colonizzatrice delle
sponde fluviali e delle foreste igrofile.
Foto 21-22: Populus nigra: particolare della corteccia (a sinistra) e foglie (a destra)
Modalità di impianto e propagazione: La propagazione può
avviene facilmente per talea. Come per Populus canescens, si possono
58
utilizzare i polloni radicalii in febbraio-marzo alla fine del riposo
vegetativo.

Sambucus nigra L. (sambuco nero): albero cespitoso, di
medie dimensioni (fino a 10 m), pollonifero, a rapido accrescimento,
spesso arbusto, è frequente nello strato arboreo dominato e lungo i
margini del bosco. La corteccia è grigio chiara finemente fessurata; le
foglie sono composte, imparipennate, di grandi dimensioni (fino a
20-25 cm); le infiorescenze
(corimbi) sono
bianche e
particolarmente appariscenti. I frutti sono bacche viola nerastre,
succose ed appetite dagli animali. Largamente diffuso negli ambienti
umidi e sinantropici dell’Europa e dell’Asia Minore, il sambuco nero
è anche una specie di uso officinale utilizzata per il legno (midollo), i
fiori (eduli) ed i frutti (eduli e per coloranti).
Modalità di impianto e propagazione: si riproduce facilmente per
talea.
Foto 23: Sambucus nigra: particolare dei fiori
59
Foto 24: Sambucus nigra: frutti

Cornus sanguinea L. (sanguinella): arbusto o piccolo albero
(2-6 m) pollonifero con rami opposti, cilindrici, molto flessibili,
frequente nei diradamenti e sul margine del bosco. Foglie lanceolate
(fino a 10 cm), con nervature secondarie arcuate ed apice acuto. Fiori
bianchi in infiorescenze apicali; frutti in bacche brune appetite dagli
uccelli. A distribuzione europea, la sanguinella è largamente diffusa
negli ambienti mesoigrofili, nelle siepi e lungo fossi ed impluvi.
Modalità di impianto e propagazione: si riproduce facilmente per
talea e polloni radicali.
Foto 25: Cornus sanguinea: particolare dei fiori
60
Foto 26: Cornus sanguinea: particolare dei frutti

Vitis vinifera L. ssp. sylvestris (Gmelin) Hegi (vite
selvatica): arbusto lianoso rampicante, frequente nei boschi planiziali
dell’area mediterranea dove si localizza su suoli umidi e ricchi di
nutrienti. Le foglie sono alterne, palmato– lobato, su rami provvisti di
cirri con cui la specie si attacca alle piante vicine in cerca di luce. La
specie è dioica; le infiorescenze in racemi apicali sono formate da
numerosi piccoli fiori verdastri; i frutti in grappoli sono bacche (acini)
appetite da micromammiferi ed uccelli.
Modalità di impianto e propagazione: si riproduce facilmente per
talea.
61
Foto 27: Vitis vinifera ssp. sylvestris: particolare di foglie e fiori
Foto 28: Vitis vinifera ssp. sylvestris: particolare dei frutti
6. CARTOGRAFIA
6.1 Dati e metodologia di realizzazione
La carta della vegetazione costituisce uno strumento di fondamentale
importanza per la pianificazione territoriale e la gestione dei Parchi e
delle aree ad alta valenza ambientale. Rappresenta l'estensione e il
pattern spaziale di tipi di vegetazione in un territorio, identificati sulla
base di una composizione specifica omogenea alla scala della carta, che,
nel corso del presente studio, risulta essere 1:10.000.
62
Il supporto tecnico decisivo per l'analisi ecologica mediante documenti
cartografici è fornito dai Sistemi Geografici Informativi (GIS) o Sistemi
Informativi Territoriali (SIT), sia di tipo raster che vettoriale.
In particolare, per la realizzazione del progetto è stato utilizzato il
software Arc GIS ESRI Arc Map.
Sulla cartografia di base (Aerofotogrammetria 1:10.000 della Regione
Basilicata del 1998, Immagini da Satellite Digital Globe 2006) sono stati
digitalizzati i limiti della vegetazione dedotti dalla fotolettura,
fotointerpretazione ed analisi di campo avvalendosi del software GIS.
Le immagini raster e vettoriali sono state riportate nello stesso sistema
di proiezione (WGS 84 UTM Zone 33N) per ottenere una base
cartografica georeferenziata le cui coordinate di riferimento sono state
rilevate con attrezzature GPS (Geodetical Position System).
Il risultato di questo lavoro di base è stato utilizzato per realizzare la
Carta della copertura e uso del suolo e della vegetazione
applicando il sistema di codifica CORINE LAND COVER 3 fino al V
livello.
3
Nel giugno del 1985 il Consiglio delle Comunità Europee, con la Decisione
85/338/EEC, ha varato il programma CORINE (Coordination of Information on the
Environment), per dotare l’Unione Europea, gli Stati associati e i paesi limitrofi dell’area
mediterranea e balcanica di informazioni territoriali omogenee sullo stato dell’ambiente. Uno
dei principali progetti realizzati nell’ambito del programma CORINE è il CORINE LAND
COVER (1985-1993): Data-base della copertura del suolo su base naturalistica, largamente in uso nei
paesi europei, che utilizza la Vegetazione come bioindicatore dei fattori ambientali e delle trasformazioni
socio-economiche del territorio. La Legenda di questa cartografia si presenta a struttura gerarchica e
articolata su 3 livelli con voci standard:
I° livello: 5 categorie riferibili alle principali coperture di vegetazione del pianeta
II° livello: 15 voci (scala 1:500.000/1.000.000)
III° livello: 44 voci (scala 1:100.000)
Il dettaglio progressivo delle categorie permette di adeguare le informazioni alla scala della carta, arrivando
ad una elevata risoluzione e definizione, la massima flessibilità e l’inserimento di tutte le tipologie possibili
presenti sul territorio anche in presenza di grande variabilità ambientale e paesaggistica.
Lo sviluppo di livelli di dettagli superiori al terzo (IV/V livello) è possibile per le tipologie naturali e
seminaturali e permette l’analisi quantitativa dei dati di copertura.
Il risultato è un documento cartografico di elevata precisione sul quale è possibile
estrapolare perimetro ed estensione superficiale di ogni area relativa alle diverse tipologie
evidenziate e nel quale sono sintetizzate informazioni sulla fisionomia, copertura del suolo
e caratteristiche fitosociologiche della vegetazione del territorio.
63
La documentazione cartografica realizzata per il territorio del SIC-ZPS
“Valle Basento-Grassano Scalo-Grottole”, comprende:
1.
Carta della Vegetazione/Copertura e uso del suolo (scala
1:10.000 - TAVOLA 1)
2.
Carta della Vegetazione Potenziale (scala 1:20.000 - TAVOLA
2)
3.
Carta degli Habitat Naturali di interesse comunitario(Dir.
“Habitat”92/43/CEE)(scala 1:10.000 - TAVOLA 3)
4.
Carta del confronto fra il Corine Land Cover e la Carta della
Vegetazione Potenziale (scala 1:10.000 - TAVOLA 4)
6.2
Carta della Vegetazione/Copertura e Uso del suolo
del SIC-ZPS “Valle del Basento – Grassano Scalo – Grottole”
(scala 1:10.000 - TAVOLA 1)
Riporta l’attuale copertura del suolo (anno 2006) e le tipologie di
vegetazione cartografabili alla scala del documento (in grassetto le
tipologie presenti al IV-V livello di dettaglio).
LEGENDA
1.
SUPERFICI ARTIFICIALI
64
1.1
1.2
1.3
Zone urbanizzate di tipo residenziale
1.1.2 Zone residenziali a tessuto discontinuo e rado
Zone industriali, commerciali ed infrastrutturali
1.2.2 Reti stradali, ferroviarie e infrastrutture tecniche
1.2.2.1
Linee ferroviarie e spazi accessori
1.2.2.2
Viabilità stradale e sue pertinenze
Zone estrattive, cantieri, discariche e terreni artefatti ed abbandonati
1.3.1 Aree estrattive
1.3.1.1
Cave di inerti (sabbie e ciottoli alluvionali)
2.
2.1
SUPERFICI AGRICOLE UTILIZZATE
Seminativi
2.1.1 Seminativi non irrigui
2.1.1.1
Colture estensive
2.1.1.1.1
Colture annuali di cereali (Triticum s.l.)
2.2
Colture permanenti
2.2.3 Oliveti
2.2.4 Altre colture permanenti
2.2.4.1
Impianti di arboricoltura da legno a pioppo
ibrido (Populus x
hybrida s.l.)
2.2.4.2
Impianti di arboricoltura da legno a noce
comune (Juglans regia)
2.4
Zone agricole eterogenee
2.4.2 Sistemi colturali e particellari complessi
3.
3.1
TERRITORI BOSCATI E AMBIENTI SEMINATURALI
Zone boscate
3.1.1 Boschi di latifoglie
3.1.1.6
Boschi misti a prevalenza di latifoglie mesofile
3.1.1.6.1
Boschi mesoigrofili di terrazzi
fluviali fossili
(Populion
albae, Populetum canescentis)
1.1.1.6.2
Boschi igrofili di sponde fluviali a prevalenza di Salix
alba (Salicion albae, Salicetum albae)
3.1.1.6.3
Boscaglia igrofila a Tamarix gallica (Tamaricetum
gallicae)
3.2 Zone caratterizzate da vegetazione arbustiva e/o erbacea
3.2.1 Aree a pascolo naturale e praterie
3.2.1.1 Praterie continue
3.2.1.1.1
Psudosteppe
mediterranee
a
Lygeum spartum
(TheroBrachypodietalia, Polygonion tenoreani,
Camphorosmo monspeliaceae –Lygetum sparti)
3.2.3 Aree a vegetazione sclerofilla
3.2.3.1
Macchia alta
3.2.3.2
Macchia bassa e garighe
3.2.3.2.1
Macchia
mediterranea
edafoclimacica delle argille
plioplistoceniche dell’Arco Jonico (Oleo-Ceratonion,
Helictothrico convoluti – Pistacietum lentisci)
65
3.2.3.2.2
Gariga ad Artemisia variabilis ed Helichrysum
italicum
3.3
Zone aperte con vegetazione rada o assente
3.3.2 Rocce nude, falesie, rupi, affioramenti
3.3.2.1 Aree calanchive con vegetazione discontinua
3.3.2.1.1
Vegetazione erbacea annuale e perenne dei calanchi
(Geosigmentum delle argille dell’Arco Jonico)
5.
5.1
CORPI IDRICI
Acque continentali
5.1.1 Corsi d’acqua
5.1.1.1
Fiumi e aree golenali
6.3
Carta della Vegetazione Potenziale del SIC-ZPS “Valle del
Basento – Grassano Scalo – Grottole” (scala 1:10.000 - TAVOLA 2)
La vegetazione potenziale è l’ipotetico stato naturale della vegetazione
che, allo stato attuale delle conoscenze, si assume in caso di
improvvisa sospensione degli influssi antropici. Trattasi in pratica di
un'immaginaria proiezione della vegetazione verso questo nuovo stato
di equilibrio (TÜXEN, 1956).
Nell’area SIC-ZPS sono state individuate le seguenti tipologie di
vegetazione potenziale:
66

Boscaglia igrofila a Tamarix gallica

Boschi mesoigrofili di terrazzi fluviali fossili (Populion albae,
Populetum canescentis)

Boschi igrofili di sponde fluviali a prevalenza di Salix alba
(Salicion albae, Salicetum albae)

Pseudosteppe
mediterranee
a
Lygeum
spartum
(Thero
brachypodietalia, Polygonion tenoreani, Camphorosmo monspeliaceae-Lygetum
sparti)

Macchia
mediterranea
edafoclimacica
delle
argille
plio-
pleistoceniche dell’Arco Jonico (Oleo-Ceratonion, Helictothrico convolutiPistacetum lentisci)

Vegetazione
erbacea
annuale
e
perenne
dei
calanchi
(Geosigmetum delle argille plio-pleistoceniche dell’Arco Jonico)
Nella carta della vegetazione potenziale sono evidenziati i rapporti
spaziali e dinamici delle tipologie di vegetazione in relazione alle
differenti situazioni geomorfologiche del sito.
6.4
Carta degli Habitat (Dir. “Habitat” 92/43/CEE) del SIC-
ZPS “Valle del Basento, Grassano Scalo, Grottole”
(scala 1: 20.000 - TAVOLA 3)
Allo scopo di evidenziare le caratteristiche territoriali in relazione alla
potenzialità della vegetazione e del popolamento floro-faunistico che
potrebbero essere presenti nel sito, malgrado le attuali non ottimali
condizioni degli habitat, è stata realizzata una carta degli habitat in cui è
riportata la distribuzione potenziale degli stessi.
67
Agli habitat segnalati nell’originaria descrizione del Sito (Regione
Basilicata, 2003), si aggiungono situazioni rinvenute in seguito ad
indagini effettuate in tempi recenti e nel corso di questo lavoro:
o 3280: Fiumi mediterranei a flusso permanente con il
Paspalo-
Agrostidion e con filari ripari di Salix e Populus alba
o 6220*: Percorsi substeppici di graminacee e piante annue del Thero
Brachypodietea
o 91 FO: Foreste miste riparie di grandi fiumi a Quercus robur, Ulmus
laevis e Ulmus minor, Fraxinus excelsior o Fraxinus angustifolia (Ulmenion
minoris)
o 3150 Mosaico di vegetazione ad idrofite radicate e natanti
(Potamogeton sp.pl., Polygonum amphybium, Lemna minor, Potamogetonetea)
delle rive fluviali e dei canali di bonifica (Laghi eutrofici naturali con
vegetazione del Magnopotamion o Hydrocharition)
o 92D0 Foreste riparali e delle depressioni umide a Tamarix sp.
(Gallerie e forteti ripari meridionali (Nerio-Tamaritea e Securinegion
tinctoriae)
o 53 Boscaglie termo-mediterranee e pre-steppiche
o 92A0 Foreste a galleria di Salix alba e Populus alba
6.5
Confronto fra Vegetazione Attuale (Corine Land Cover) e
Vegetazione Potenziale (per sovrapposizione dei tematismi)
(scala 1: 20.000 - TAVOLA 4)
Questo documento cartografico è stato realizzato allo scopo di
individuare graficamente quale la parte del territorio ha subito
maggiormente l’impatto antropico nel corso del tempo.
Dall’analisi della carta si evince che l’originaria foresta mista riparia che
occupava la zona dei terrazzi fluviali è stata ormai quasi interamente
68
sostituita dai coltivi, o laddove i coltivi sono stati abbandonati, da
formazioni a gariga. Ancora oggi sono tuttavia presenti alcuni lembi di
foresta mesoigrofila relittuale nella parte centrale e nella estrema parte
orientale dell’area SIC-ZPS, a Nord del fiume Basento. La vegetazione
ripariale a salici tipica dell’alveo fluviale, insieme alle pseudosteppe
mediterraneee delle aree calanchive e collinari a Nord del corso d’acqua,
sono ancora ben rappresentate. Tali formazioni sono:

Boschi idrofili di sponde fluviali a prevalenza di Salix alba
(Salicion albae, Salicetum albae)

Boscaglia igrofila a Tamarix gallica

Pseudosteppe
mediterranee
a
Lygeum
spartum
(Thero
brachypodietalia, Polygonion tenoreani, Camphorosmo monspeliaceae-Lygetum
sparti)

Macchia
mediterranea
edafoclimacica
delle
argille
plio-
pleistoceniche dell’Arco Jonico (Oleo-Ceratonion, Helictothrico convolutiPistacetum lentisci)

Vegetazione
erbacea
annuale
e
perenne
dei
calanchi
(Geosigmetum delle argille plio-pleistoceniche dell’Arco Jonico)
L’obiettivo di tutela, quindi, deve essere mirato alla conservazione delle
aree che ancora esprimono un alto grado di naturalità e deve prevedere
interventi di rinaturalizzazione ovunque sia possibile riattivare quei
processi naturali che riporterebbero alla ricostituzione degli Habitat
scomparsi. Oltre agli impianti di arboricoltura da legno non più
produttivi, tali intervento possono essere estesi, ad esempio, anche ad
incolti e pascoli abbandonati.
6.6
Cartografia
tematica
per
l’area
dell’intervento
di
rinaturalizzazione
69
Per l’area destinata all’intervento di rinaturalizazione è stata inoltre
realizzata la seguente serie di mappe tematiche specifiche a scala di
maggior dettaglio riportate nelle pagine seguenti:
1.
Carta della Vegetazione (scala 1:2.000 - TAVOLA 5)
2.
Carta della Vegetazione Potenziale (scala 1:2.000 -
TAVOLA
6)
3.
Carta degli Habitat Naturali di interesse comunitario
(Dir. “Habitat”92/43/CEE) (scala 1:2.000 - TAVOLA 7)
4.
Carta della Vegetazione e Copertura del suolo attuali con
localizzazione e tipologia degli interventi da mettere in atto per la
rinaturalizzazione del sito (scala 1:2.000 - TAVOLA 8)
7.
BIBLIOGRAFIA
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Regione Basilicata.
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vegetation”. Taormina, 26-28 settembre 1991”. ED. GEA Prog.:225-250.
70
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C., 1994 – La vegetazione delle fiumare del versante jonico calabro-lucano.
Fitosociologia 27: 51-66.
Braun-Blanquet J., 1951 -
Pflanzensoziologie. Grundzuge der
Vegetationskunde. Springer Ed.: Vienna, Austria.
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fitoclimatiche della Basilicata, CNR. Cosenza.
Colacino C.,Fascetti S., Fici S., 1992 – Aspetti della vegetazione forestale
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De Martonne E., 1926 b - Une nouvelle fonction climatologique : l’indice
d’ariditè. Météorologie, 2 : 449-458.
De Martonne E., 1955 - Traitè de Géographie Physique. Armand Colin
Ed., Parigi, Francia.
Emberger L., 1930 a - La végétation de la région méditerranéenne. Essai
d’une classification des groupments végétaux. Revue de Botanique,
503 : 642-662.
Emberger L., 1930 b - La végétation de la région méditerranéenne. Essai
d’une classification des groupments végétaux. Revue de Botanique,
504 : 705-721.
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Regione Basilicata. in “L’Ambiente in Basilicata”. Regione Basilicata :
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Fascetti S., Pontrandolfi M.A., 2000 – Carta delle Diversità Ambientali
della Regione Basilicata in “L’Ambiente in Basilicata”. Regione Basilicata :
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Fascetti S., Navazio G., 2004 - Relazione ambientale in Piano Strutturale
Provinciale della Provincia di Matera. Ass. Ambiente e Territorio, Provincia
Matera.
71
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forestali ripariali per la Penisola Italiana. Doc. Phytosoc., 15: 413-415.
Gafta D., Pedrotti F., 1996 - Vegetazione ripariale e paludosa. In:
"Ecologia delle foreste ripariali e paludose dell'Italia", (collana
"L'uomo e l'ambiente"), Università degli Studi di Camerino: 23-153.
Mitrakos K.,1980 – A theory for mediterranean plant life. Acta Oecologia,
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Pignatti S., 1982 - Flora d’Italia, Vol. I-II-III. Edagricole, Bologna.
Pirone G., 2000 - La vegetazione ripariale nei versanti nord-orientali del Gran
Sasso d'Italia e dei Monti della Laga (Abruzzo, Italia). Fitosociologia, 37:
13-63.
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Climat. Nat. Hazards Rev. Prog., Arles, Francia.
Venanzoni R., Gigante D., 2000 - Contributo alla conoscenza degli
ambienti umidi dell'Umbria (Italia). Fitosociologia, 37: 65-86.
Whitehead A., 1993 – Ecologia applicata alla Conservazione della Natura.
Edagricole, Bologna.
8. ALLEGATI:
8.1
Scheda di sintesi del SIC-ZPS 1T9220260 “VALLE
BASENTO, GRASSANO SCALO – GROTTOLE”
8.2 Elenco floristico
72
8.3 Quadro
sintassonomico
delle
Unità
Fitosociologiche citate nel testo
8.1
Scheda di sintesi del SIC-ZPS 1T9220260 “VALLE
BASENTO, GRASSANO SCALO – GROTTOLE”
Le informazioni che seguono sono tratte dalla Realzione Ambientale
del Piano Strutturale Provinciale della Provincia di Matera (Fascetti et
al., 2004) e descrivono in modo sintetico le particolarità del
popolamento floro-faunistico ed ambientale del sito secondo quanto
richiesto dalla Direttive della Comunità Europea (Dir. CEE “Uccelli”
79/409 Cee; Dir. CEE “Habitat” 92/43 Cee). Vengono inoltre
73
riportate indicazioni e prescrizioni di massima rispetto alle possibili
modalità di gestione:
DENOMINAZIONE
Tipo: C; SIC; ZPS
Localizzazione topografica: Longitudine: 16 14923794 Latitudine: 40
35925394
Territori amministrativi: Comuni: Grassano, Grottole, Garaguso,
Calciano
Superficie: 779 ha
Range altitudinale: 309-172 rn s.l.m.
Caratteristiche ambientali: Tratto del fiume Basento con formazioni
forestali mesoigrofile e caratteristiche delle ripisilve. Sui versanti della
valle sono presenti morfotipi tipici delle argille con suggestivi fenomeni
calanchivi di grande effetto paesaggistico. Sito riproduttivo della lontra,
di rapaci e di endemismi entomologici.
Impatti e attività: I maggiori problemi riguardano la pessima qualità
delle acque fluviali in cui confluiscono reflui urbani, incendi e tagli per
far posto nell’alveo a terreni agricoli ed insediamenti industriali.
Stato di Protezione: Nessuno
Stato
di
Conservazione:
NON
SODDISFACENTE,
VULNERABILE ED A RISCHIO ELEVATO
Problematiche di conservazione: Sono determinate dalla qualità
delle acque fluviali e dalle attività antropiche che vengono svolte
nell’alveo senza alcun controllo.
Significatività del sito: Rappresenta uno dei pochi tratti fluviali lungo
il Basento dove è ancora possibile osservare tutta la serie degli habitat
caratteristici dei fiumi mediterranei, dalle zone di sponda con
vegetazione a salici e pioppi, ai terrazzi fluviali con la foresta planiziale
a pioppo grigio, frassino meridionale e cerro. Di grande valenza è
74
inoltre il contatto con gli habitat termoxerici delle steppe mediterranee
presenti sui versanti della valle. Area riproduttiva per la lontra e
1’istrice tra i mammiferi; si segnala la presenza di: cicogna nera, picchio
rosso mezzano, biancone, albanella reale, nibbio, testuggine d’acqua e
raganella.
Gestione del sito: Risulta indispensabile ripristinare e mantenere delle
condizioni di buona qualità delle acque, in quanto la sopravvivenza di
molte specie, animali e vegetali, è strettamente legata all’ambiente
fluviale. E’ quindi importante il monitoraggio della qualità delle acque.
Molte specie di grande interesse (martin pescatore, lontra, istrice,
tartaruga d’acqua), oltre che dell’inquinamento dell’acqua, risentono
delle alterazioni dell’habitat nel suo complesso. Occorre quindi
preservare la vegetazione forestale e delle sponde presente in alveo,
evitando quelle attività che tendono ad alterarla e distruggerla
(sbancamenti, sistemazioni idrauliche, insediamenti civili e industriali,
tagli indiscriminati).
Come gia evidenziato nel Piano Strutturale Provinciale di Matera, la
gestione corretta delle sito, al fine di mantenere le risorse ambientali e
migliorarne lo
stato
di conservazione,
risulta
imprescindibile
l’applicazione delle seguenti prescrizioni:
DA EVITARE:
- apertura di strade e piste nell’alveo;
- transito veicolare fuori dalla rete viaria principale;
- insediamenti e strutture turistiche permanenti all’interno del
sito;
- discariche abusive;
- immissione di reflui urbani nei corsi d’acqua;
DA REGOLAMENTARE:
- le attività antropiche che si svolgono in alveo
75
- pascolo
- trattamenti silvicolturali del patrimonio boschivo;
INDISPENSABILE
- monitoraggio delle specie di interesse comunitario,
- monitoraggio della qualità delle acque di scorrimento
superficiale e di falda;
- individuazione e monitoraggio di bioindicatori per flora e
fauna.
- istituzione di “zone cuscinetto” (Buffer areas) per limitare il
disturbo antropico ed il rischio di incendi
- divieto permanente di caccia e pesca per tutte le specie presenti
- divieto di introduzione nel sito e nelle zone limitrofe di specie
animali e vegetali alloctone destinate ad opere di rimboschimento
e ripopolamento faunistico.
SPECIE E TIPI DI HABITAT
COMUNITARIO PRESENTI NEL SITO
DI
INTERESSE
Direttiva “Uccelli” 79/409/CEE; allegato 1 (12specie)
Alcedo atthis (Linnaeus, 1758), martin pescatore; Anthus campestris
Linnaeus, 1758, calandro; Ardea cinerea Linnaeus, 1758, airone
cenerino; Ciconia nigra,cicogna nera; Circaetus gallicus (Gmelin,
1788), biancone; Circus cyaneus, albanella reale; Dendrocopos medius;
picchio rosso mezzano; Milvus migrans (Boddaert,1783), nibbio
bruno; M. milvus (Linnaeus, 1758), nibbio reale.
76
Direttiva “Habitat” 92/43/CEE Allegato I (2 habitat di cui 1
prioritario*):
3280: Fiumi mediterranei a flusso permanente con il PaspaloAgrostidion e con filari ripari di Salix e Populus alba
6220*: Percorsi substeppici di graminacee e piante annue del
Thero Brachypodietea
A questi si aggiungono i seguenti habitat rinvenuti in seguito ad
indagini effettuate successivamente all’originaria segnalazione del SicZps (AA.VV., 2003) e nel corso di questo lavoro:
91 FO: Foreste miste riparie di grandi fiumi a Quercus robur,
Ulmus laevis e Ulmus minor, Fraxinus excelsior o Fraxinus angustifolia
(Ulmenion minoris)
3150 Mosaico di vegetazione ad idrofite radicate e natanti
(Potamogeton sp.pl., Polygonum amphybium, Lemna minor, Potamogetonetea)
delle rive fluviali e dei canali di bonifica (Laghi eutrofici naturali con
vegetazione del Magnopotamion o Hydrocarition)
92D0 Foreste riparali e delle depressioni umide a Tamarix sp.
(Galleriee forteti ripari meridionali (Nerio-Tamaricetea e Securinegion
tinctoriae).
53 Boscaglie termomediterranee e presteppiche
92A0 Foreste a galleria di Salix alba e Populus alba
Dir. “Habitat”92/43/CEE Allegato II (2 specie)
Lutra lutra (Linnaeus, 1758), lontra; Emys orbicularis (Linnaeus,
1758), testuggine d’acqua.
Dir. “Habitat”92/43/CEE Allegato IV (3 specie)
Lutra lutra (Linnaeus, 1758), lontra; Hystrix cristata, Linnaeus, 1758
istrice, Emys orbicularis (Linnaeus, 1758), testuggine d’acqua. ; Hyla
arborea (Linnaeus, 1758), raganella; Rana dalmatina, Bonaparte, 1840,
rana agile ; Rana graeca, rana greca.
Specie della fauna rare, endemiche, vulnerabili ed a rischio di
estinzione di interesse comunitario e/o protette a vario titolo:
Alcedo atthis (Linnaeus, 1758), martin pescatore; Anas platyrhynchos
Linnaeus, 1758, germano reale; Anthus campestris Linnaeus, 1758, calandro;
Apus apus (Linnaeus, 1758), rondone; Ardea cinerea Linnaeus, 1758, airone
cenerino; Buteo buteo (Linnaeus, 1758), poiana; Cettia cetti (Temminck, 1820),
usignolo di fiume; Ciconia nigra, Circaetus gallicus (Gmelin, 1788), biancone;
Circus cyaneus, Corvus corax Linnaeus, 1758 corvo imperiale, Cuculus
canorus Linnaeus, 1758, cuculo; Delichon urbica
(Linnaeus, 1758),
balestruccio; Dendrocopos medius, Falco tinnunculus Linnaeus, 1758,
gheppio; Gallinago gallinago (Linnaeus, 1758), beccaccino); Hirundo rustica
Linnaeus, 1758, rondine; Lanius senator Linnaeus, 1758, averla capirossa;
Milvus migrans (Boddaert,1783), nibbio bruno; M. milvus (Linnaeus, 1758),
nibbio reale; Oriolus oriolus Linnaeus, 1766, rigogolo; Otus scops (Linnaeus,
1758), assiolo; Streptopelia turtur (Linnaeus, 1758), tortora; Sylvia atricapilla
77
Linnaeus, 1758, capinera; Troglodytes troglodytes , scricciolo; Turdus merula
Linnaeus, 1758, merlo; Upupa epops Linnaeus, 1758, upupa.MAMMIFERI
Lutra lutra (Linnaeus, 1758), lontra; Hystrix cristata, Linnaeus, 1758
istrice .
RETTILI
Emys orbicularis (Linnaeus, 1758), testuggine d’acqua.
Altre specie importanti di fauna:
MAMMIFERI
Martes foina (Erxleben, 1777), faina; Mustela nivalis Linnaeus, 1766,
donnola; Erinaceus europaeus, Linnaeus, 1758 riccio ; Vulpes vulpes
(Linnaeus, 1758), volpe.
ANFIBI
Bufo bufo (Linnaeus, 1758), rospo comune; Hyla arborea (Linnaeus,
1758), raganella; Rana dalmatina, Bonaparte, 1840, rana agile ; Rana
esculenta, rana verde minore ; Rana graeca, rana greca.
RETTILI
Natrix natrix (Linnaeus, 1758), biscia dal collare.
Specie della flora caratteristiche del sito:
Atriplex halimus L., Camphorosma monspeliaca L., Dactylis hispanica Roth,
Hedysarum spinosissimum L., Hordeum maritimum With., Lygeum spartum L.,
Parapholis strigosa (Dumort.) Hubbard, Plantago cornuti Gouan,
Podospermum laciniatum (L.)DC. Polygala monspeliaca L., Hedysarum
glomeratum, Fraxinus angustifolia, L., Populus alba L., Typha latifolia L.,
Ophrys apifera L., Brachypodium pinnatum Beauv., Hedera helix L., Rosa
sempervirens L., Sambucus nigra L., Sambucus ebulus L., Artemisia variabilis L.
8.2 Elenco floristico
Vengono riportate le specie vascolari rinvenute nel corso della
campagna di rilevamento 2005-2006 del territorio del Sic-Zps “Valle
Basento-Grassano Scalo-Grottole”. Per ogni specie vengono riportate
informazioni riguardanti la distribuzione (D), lo stato di conservazione
(C)all’interno dell’area Sic-Zps e l’habitat comunitario di pertinenza.
Per la nomenclatura si fa riferimento alla Flora d’Italia (Pignatti, 1982).
78
Legenda:

1 frequente e diffusa

2 abbondante, ma localizzata

3 poco frequente

4 sporadica

R specie relittuale a rischio di estinzione all’interno del sito

S senza particolari problemi
 3280: Fiumi mediterranei a flusso permanente con il PaspaloAgrostidion e con filari ripari di Salix e Populus alba
 6220*: Percorsi substeppici di graminacee e piante annue del Thero
Brachypodietea
 91F0: Foreste miste riparie di grandi fiumi a Quercus robur, Ulmus
laevis e Ulmus minor, Fraxinus excelsior o Fraxinus angustifolia (Ulmenion
minoris)
 3150 Mosaico di vegetazione ad idrofite radicate e natanti
(Potamogeton sp.pl., Polygonum amphybium, Lemna minor, Potamogetonetea)
delle rive fluviali e dei canali di bonifica (Laghi eutrofici naturali con
vegetazione del Magnopotamion o Hydrocarition)
 92D0 Foreste riparali e delle depressioni umide a Tamarix sp.
(Galleriee forteti ripari meridionali (Nerio-Tamaricetea e Securinegion
tinctoriae).
 53 Boscaglie termomediterranee e presteppiche
 92A0 Foreste a galleria di Salix alba e Populus alba
specie
D
C
Agrimonia eupatoria
Agropyum repens
Agrostis stolonifera
Ajuga reptans
Alisma plantago-aquatica
Alkanna tinctoria
Alliaria petiolata
Alnus cordata
Alnus glutinosa
Apium nodiflorum
Aremonia agrimonioides
ArtemisIa vulgaris
Artemisia variabilis
Arum italicum
Arundo pliniana
Asparagus acutifolius
Asphodelus microcarpus
Bartsia viscosa
Bellevalia romana
Bellis perennis
Blackstonia perfoliata
Brachypodium ramosum
Brachypodium sylvaticum
3
3
2
3
4
4
3
4
4
3
4
2
2
2
2
2
3
3
2
1
2
2
3
S
S
S
S
R
S
S
S
S
R
S
S, E
S
S
S, E
S
S
S
S
S
S
S
S
habitat
91F0
3280
3280
91F0
3150
53
91F0, 92A0
91F0
91F0
3150
91F0
91F0
53
91F0, 92A0
3280
53
53
53
53
53
53
53
79
Bryonia dioica
Buglossoides
purpurocoeru
Calamintha nepeta
Carex flacca
Carex otrubae
Carex pendula
Carex pseudocyperus
Carpinus orientalis
Centaurium erythraea
Cercis siliquastrum
Chenopodium album
Cirsium arvense
Cirsium. triumphetti
Cistus monspeliensis
Cistus salvifolius
Clematis vitalba
Clinopodium vulgare
Colutea arborescens
Cornus mas
Cornus sanguinea
Coronilla emerus
Corylus avellana
Crataegus monogyna
Crepis leontodotoides
Cyclamen hederifolium
Cynanchum acutum
Cynodon dactylon
Cynosurus echinatus
Dactylis glomerata
Daucus carota
Dorycnium hirsutum
Dorycnium pentaphyllum
Echinochloa colonum
Echium italicum
Equisetum temalteja
Erygeron canadensis
Euonymus europaeus
Euphorbia amygdaloides
Ficus carica
Fraxinus angustifolia
Fraxinus ornus
Galium aparine
Geranium dissectum
Geranium purpureum
Hedera helix
Helichrysum italicum
Helleborus foetidus
Hypericum perforatum
Hypochoeris achyrophorus
Inula viscosa
Juglans regia
Juncus acutus
Juncus conglomeratus
Juniperus. macrocarpa
Lamium flexuosum
3
S
91F0, 92A0
4
1
2
2
3
3
4
2
4
2
3
2
3
3
2
3
4
4
2
R
S
S
R
R
R
S
S
S
S
S
R
S
S
S
S
S
S
S
S
R
S
S
R
R
S
S
S
S
S
S
R
S
R
S
R
R
R
R
S
S
S
S
R
S
R
S
S
S
S
R
R
S
R
91F0
53
3150
3150
3150
91F0
53
53
53
91F0
91F0, 92A0
3280
53
53
91F0, 92A0
91F0, 92A0
53
53
91F0
53
91F0
91F0, 92A0
91F0
91F0
6220
3280
53
3280, 91F0
3280
53
91F0, 92A0
3280
53
3280
91F0, 92A0
91F0
91F0
91F0
91F0
53
91F0, 92A0
91F0, 92A0
91F0, 92A0
91F0
53
91F0
53
53
91F0, 92A0
91F0, 92A0
3150
3150
53
91F0
3
1
3
3
4
2
3
1
1
3
3
4
4
2
2
4
4
4
4
4
1
2
3
3
2
4
1
1
2
2
3
3
4
3
80
Lapsana communis
Lathyrus aphaca
Ligustrum vulgare
Linum strictum
Lonicera etrusca
Lotus corniculatus
Lotus cytisoides
Lycopus europaeus
Lythrum salicaria
Melilitus sulcata
Mentha aquatica
Mentha longifolia
Nasturtium officinalis
Olea europaea
Ophrys apifera
Ophrys sphegodes
Osyris alba
Paspalum digitaria
Paspalum paspaloides
Phragmites australis
Phyllirea latifolia
Picris echioides
Picris hieracioides
Pinus halepensis
Pistacia lentiscus
Polygonum lapathyfolium
Populus canescens
Populus nigra
Populus x hybrida
Potentilla reptans
Primula acaulis
Prunus spinosa
Psolarea bituminosa
Pulicaria dysenterica
Pulicaria odora
Pyrus pyraster
Quercus cerris
Quercus virgiliana
Ranunculus bulbosus
Ranunculus ficaria
Ranunculus repens
Reichardia picroides
Rhamnus alaternus
Robinia pseudo acacia
Romulea bulbocodium
Rosa arvensis
Rosa sempervirens
Rubia peregrina
Rubus caesius
Rubus ulmifolius
Rumex crispus
Rumex sanguineus
Ruscus aculeatus
Salix alba
Salix capraea
Salix eleagnos .
1
3
4
2
3
1
3
3
3
2
3
2
3
4
4
3
3
3
3
2
3
1
1
4
3
4
2
3
2
1
4
2
3
2
2
2
4
4
1
2
2
1
3
2
3
3
3
3
1
2
1
1
4
1
3
2
S
S
R
S
R
S
S
R
R
S
R
S
R
S
R
R
S
S
S
S
S
S
S
S
S
R
R
R
S
S
R
R
S
S
S
S
R
R
S
S
S
S
S
S
S
R
S
S
R
S
S
S
R
S
R
S
91F0, 92A0
53
91F0
53
91F0
53
53
91F0
3280
6220
3150
3280
3150
53
91F0, 92A0
53
53
3280
3280
3150
53
53
53
53
53
3150
91F0
3280
3280
3280
91F0
91F0
53
3280
3280
91F0
91F0
91F0
3280
3280
3280
53
53
91F0
53
91F0
53
53
91F0
91F0, 53
91F0, 53
3280
91F0, 53
3280, 92A0
3280, 92A0
3280, 92A0
81
Salix fragilis
Salix
purpurea
ssp.
lambera
Salix triandra ssp. triandra
Salvia glutinosa
Sambucus ebulus
Sambucus nigra
Schoenus nigricans
Setaria italica
Silene cucubalus
Smilax aspera
Spartium junceum
Stachys officinalis
Stachys sylvatica
Symphytum tuberosus
Tamarix africana
Tamus communis
Trifolium campestre
Trifolium pratense
Trifolium repens
3
S
3280, 92A0
2
3
4
4
2
3
1
2
2
4
4
4
4
2
3
3
3
2
S
S
R
S
S
R
S
S
S
S
R
R
R
S
R
S
S
S
Tussilago farfara
Typha latifolia
Ulmus minor
Urtica urens
Veronica
anagallis
aquatica
Veronica beccabunga
Vinca major
Viola alba ssp. dehnhardti
Vitis vinifera ssp. sylvestris
1
3
1
2
S
R
S
S
3280, 92A0
3280, 92A0
91F0
91F0
91F0
3150
3280, 92A0
91F0, 92A0
53
53
91F0
91F0
91F0
92D0
91F0
53
53
53
3280,
92A0
3150
91F0
91F0, 92A0
4
4
4
R
R
R
8.3
4
4
3150
3150
91F0
R
R
QUADRO SINTASSONOMICO DEI RIFERIMENTI
FITOSOCIOLOGICI CITATI NEL TESTO
Querco-Fagetea Braun-Blanquet et Vlieger 1937
Salici purpureae – Populnea nigrae Rivas- Martinez et Cantò 1987
Populetalia albae Braun-Blanquet et Tchou 1948
Populion albae Braun-Blanquet et Tchou 1948
Populetum canescentis Fascetti 2002
Populetum albae Braun-Blanquet ex Tchou 1948
Roso sempervirenti – Populetum nigrae Pedrotti et Gafta 1992
Carici remotae – Fraxynetum oxycarpae Pedrotti 1992
Alno – Ulmion Braun-Blanquet et Tuxen ex Tchou 1948
Ulmenion minoris Oberdorfer 1952
82
Salicetalia purpureae Moor 1958
Salicetum albae Issler 1926
Nerio -Tamaricetea Braun-Blanquet et Bolòs 1957
Tamaricetalia africanae Braun-Blanquet et Bolòs 1957 em Izco et
al. 1984
Tamaricion africanae Braun-Blanquet et Bolòs 1957
Tamaricetum gallicae Braun-Blanquet et Bolòs 1957
Quercetea ilicis Braun-Blanquet et Bolòs 1957
Pistacio lentisci – Rhamnetalia alaterni Rivas- Martinez 1975
Oleo - Ceratonion Braun-Blanquet 1944
Helictotricho convoluti-Pistacietum lentisci Di Pietro, Fascetti et
Pompili 2003
Aggr. a Artemisia variabilis et Helichrysum italicum
Thero - Brachypodietea ramosi Braun-Blanquet ex Bolòs 1950
Thero - Brachypodietalia ramosi Braun-Blanquet ex Bharucha 1932
Polygonion tenoreani Brullo, De Marco et Signorello 1990
Camphorosmo monspeliacae – Lygetum sparti Brullo, De Marco et Signorello
1990
Phragmitetea Tx. Prsg. 1942
Magnocaricetalia Pignatti 1954
Potametea Tx. Prsg. 1942
83