Studio conoscitivo sui processi di evoluzione in atto relativamente alla rinaturalizzazione del sito, all’insediamento della vegetazione spontanea, ai fattori limitanti ed alle potenzialità future, nell’ambito del SIC-ZPS “Valle del Basento, Grassano Scalo, Grottole” connesso all’attuazione del Progetto LIFE NATURA “Tutela dei siti Natura 2000 gestiti da CFS” n. LIFE04NAT/IT/000190 Responsabile scientifico: SIMONETTA FASCETTI Professore Associato di Botanica Ambientale ed Applicata Dipartimento di Biologia, Difesa e Biotecnologie Agr.-For. Università della Basilicata - Potenza Collaboratori: MARIA RITA LAPENNA Dottore Forestale Potenza, ottobre 2007 Sommario: INTRODUZIONE 1. INQUADRAMENTO TERRITORIALE 2. CARATTERISTICHE FISICHE E BIOCLIMATICHE 2.1 Stazione di Albano di Lucania 8 2.2 Stazione di Grassano 9 2.3 Sintesi delle caratteristiche bioclimatiche 11 2.4 Portata fluviale 15 2.5 Conclusioni 17 3. AMBIENTI E CARATTERISTICHE 6 FLORISTICO– VEGETAZIONALI 3.1. Dati e metodi 19 3.2. La vegetazione degli alvei fluviali: caratteristiche vegetazionali 19 3.3. Vegetazione e copertura del suolo dell’alveo del F. Basento nel territorio del Sic-Zps “Valle Basento, Grassano Scalo, Grottole” 22 3.3.1. Vegetazione a idrofite radicate 23 3.3.2. Vegetazione a elofite 24 3.3.3. Vegetazione su suoli idromorfi 25 3.3.4. Vegetazione forestale 26 3.3.5. Vegetazione arbustiva 29 4. AREA DELL’INTERVENTO DI RINATURALIZZAZIONE 4.1 Scenario dinamico 31 4.2 Vegetazione e copertura del suolo attuali 32 4.3 Vegetazione potenziale 33 4.4 Habitat di Interesse Comunitario 34 4.5 Interventi di rinaturalizzazione 35 4.6 Modalità d’intervento 36 5. MODELLI DEI NUCLEI D’IMPIANTO E SPECIE DA UTILIZZARE 5.1 Modulo 1 40 5.1.1 Descrizione delle specie 42 5.2 Modulo 2 47 5.2.1 Descrizione delle specie 49 5.3 Modulo 3 54 2 5.3.1 Descrizione delle specie 56 6. CARTOGRAFIA 6.1 Dati e metodologia di realizzazione 6.2 Carta della vegetazione/copertura del suolo (Corine Land Cover) 62 64 6.3 Carta della Vegetazione Potenziale 66 6.4 Carta degli Habitat di Interesse Comunitario 67 6.5 Confronto tra Vegetazione Attuale e Vegetazione Potenziale 68 6.6 Cartografia tematica per l’area dell’intervento 69 7. BIBLIOGRAFIA 70 8. ALLEGATI 72 8.1 Sito SIC-ZPS IT9220260 “Valle Basento, Grassano Scalo, Grottole”: scheda di sintesi 73 8.2 Elenco floristico 78 8.3 Quadro sintassonomico delle Unità Fitosociologiche citate nel testo 82 3 INTRODUZIONE L’area interessata dal progetto è localizzata all’interno del territorio”SIC-ZPS 1T9220260 Tipo: C Valle Basento, Grassano Scalo, Grottole che comprende parte del territorio dei Comuni di Grassano, Grottole, Garaguso e Calciano. Si tratta di una delle aree della Rete Natura 2000 per le quali è riconosciuto un elevato valore biologico e naturalistico, individuate allo scopo di conservare la biodiversità degli habitat, della flora e della fauna attraverso l’istituzione di Zone a Protezione Speciale (ZPS) secondo la Direttiva CEE “Uccelli” (79/409 Cee) e Siti di Importanza Comunitaria (SIC) secondo la Direttiva CEE “Habitat” (92/43 Cee). Le zone ZPS sono a protezione speciale per l’ornitofauna in quanto territori di riproduzione, muta, svernamento e stazioni sulle rotte migratorie. Le zone SIC sono destinate alla conservazione e ripristino degli habitat (92/43 Cee, allegato I) e alla tutela delle specie a rischio, rare e vulnerabili della flora e fauna selvatiche (92/43 Cee, allegati II e IV). In Basilicata sono stati individuati 48 siti tra cui quello di Valle Basento, Grassano Scalo, Grottole. In allegato (8.1) è riportata la scheda descrittiva del sito (A.A.V.V., Regione Basilicata, 2003), con le informazioni relative alle caratteristiche ambientali e del popolamento biologico, ampliata ed aggiornata in occasione della redazione del Piano Strutturale Provinciale di Matera”. Lo scopo del presente studio conoscitivo è stato quello di evidenziare tra le caratteristiche dell’ambiente naturale, 4 quelle componenti che permettono di individuare una metodologia di rinaturalizzazione del sito nel quale sono attualmente presenti situazioni a rischio di degrado e perdita di significatività naturalistica. Pertanto particolare importanza è stata rivolta allo studio floristico-vegetazionale delle tipologie ambientali del sito collegate all’ecologia dell’ambiente fluviale, che ancora presentano caratteri di discreta naturalità e buono stato di conservazione. La presenza in territori limitrofi all’area d’intervento di formazioni forestali igrofile e mesoigrofile, ha permesso infatti di individuare specie idonee alla rinaturalizzazione e di ricostruire i processi dinamici che possono portare in tempi relativamente brevi alla ristrutturazione ecologica dell’area. 5 1. INQUADRAMENTO TERRITORIALE Il territorio ”SIC-ZPS Valle Basento Grassano Scalo – Grottole” è localizzato lungo l’alveo del fiume Basento nel tratto compreso tra la stazione di Calciano ed il toponimo “Macchia del Cerro”. Sulla destra idrografica il confine risulta segnato dalla strada Statale Basentana e dalla linea ferroviaria Potenza – Metaponto, mentre nella sinistra idrografica ricade all’interno del perimetro del Sic – Zps, anche il versante sinistro della valle fluviale caratterizzato da spettacolari forme di erosione calanchiva. Esteso su una superficie di 779 ha che copre un dislivello altimetrico compreso tra un’altitudine minima di 172 ms.l.m. ed una massima di 309m s.l.m., il sito presenta una elevata diversità di habitat in funzione di condizioni fisiche e geomorfologiche che variano con la distanza dal fiume e con la differenza di substrato tra le limitrofe colline argillose e l’alveo fluviale. La presenza di molteplici tipologie ambientali particolarmente rappresentative del paesaggio vegetale delle valli fluviali del medio corso dei fiumi lucani con foce nel Mar Jonio, consente il mantenimento di specie animali (mammiferi e uccelli) e vegetali di interesse comunitario (v. allegati alle Dir. “Uccelli” 79/409/CEE e Dir. “Habitat” 92/43/CEE). L’attuale assetto della valle e dell’ alveo fluviale sono il risultato di trasformazioni territoriali che negli ultimi decenni hanno profondamente influito sulle caratteristiche fisiche e geomorfologiche. Tra le cause che hanno comportato incisive modificazioni delle condizioni ambientali è sicuramente la costruzione di dighe e sbarramenti a monte del sito che hanno determinato una 6 diminuzione del deflusso idrico e abbassamento della falda subalvea con conseguente progressivo inaridimento delle sponde e dei terrazzi fluviali, facilmente constatabile nella grande estensione di greto asciutto che ormai caratterizza questo tratto del fiume Basento. La costruzione di infrastrutture, l’apertura di strade interpoderali, la messa a coltura ed il pascolo effettuati sui terreni disboscati dei terrazzi fluviali e dell’alveo, hanno ulteriormente sottratto significatività ambientale al territorio. L’originaria e caratteristica copertura forestale di querce, pioppo nero e grigio e frassino meridionale ancora osservabile su superfici relittuali, versa in condizioni di grande criticità dovuta allo stress idrico, al disturbo antropico ed alla frammentazione degli habitat. 7 2. CARATTERISTICHE CLIMATICHE E BIOCLIMATICHE Dall’osservazione ed elaborazione dei dati delle stazioni termpluviometriche di Tricarico, Calciano ed Grassano, si nota come il tratto del fiume Basento che scorre nel territorio dell’area Sic –Zps sia caratterizzato da un bioclima di transizione tra il tipo mesomediterraneo umido-subumido delle aree interne a ridosso dei rilievi appeninici, ed il tipo mesomediterraneo arido dei territori costieri e sub-costieri dell’Arco Jonico. L’elaborazione dei dati climatici è stata effettuata sui dati termopluviometrici di Albano di Lucania, (a monte del sito) e di Grassano (in prossimità del sito). Particolare attenzione è stata rivolta alla individuazione del regime delle precipitazioni in quanto da questo dipendono sia la portata del fiume, come quantità di acqua e come variazione annuale, sia la tipologia ed estensione degli habitat dell’alveo. 2.1 Stazione di Albano di Lucania (893 m s.l.m.) Per la stazione di Albano di Lucania (893 m s.l.m.) il periodo di osservazione è di 66 anni, dal 1921 al 1939, e dal 1951 al 2002. La piovosità media totale è di 737,44 mm/a con punte massime nei mesi di novembre e dicembre e minime nel mese di luglio (tab. 1). L’andamento mostra una mediterraneità molto attenuata dal breve periodo di aridità estiva (figg.2-3). gen feb mar apr mag giu lug ago set ott nov dic media tot annua 8 79,4 70,5 59,6 59,5 56,6 33,9 22,4 35,6 55,4 77,8 93,1 93,5 737,44 Tab. 1: Precipitazioni medie mensili e media annuale per la stazione pluviometrica di Albano di Lucania 40,0 80,0 30,0 60,0 50,0 20,0 40,0 30,0 10,0 20,0 precipitazioni medie mm temperature medie °C 70,0 10,0 0,0 ge nn fe aio bb ra m io ar zo ap m rile ag g gi io ug no lu g ag lio se os tte to m b ot r e t no ob ve re m di br ce e m br e 0,0 US fig. 2: Diagramma di Bagnouls-Gaussen della stazione termopluviometrica di Albano di Lucania (893 ms.l.m.). 80 70 60 50 40 30 20 10 0 mds mcs io z o io io ile no lio sto br e bre br e bre na br a ar ap r agg iug lug o m t to m m n b m g ag tte o o ve ice m ge fe e d n s mesi fig. 3: Grafico dello stress da aridità (Drought Stress) e dello stress da freddo (Could Stress) per la stazione termopluviometrica di Albano di Lucania 2.2 Stazione di Grassano (578 m s.l.m.) 9 Per la stazione di Grassano (578 m s.l.m.) il periodo di osservazione delle precipitazioni e delle temperature è di 62 anni, dal 1922 al 1939, dal 1951 al 1977 e dal 1986 al 2002. La piovosità media annuale risulta di 654.3 mm/a con punte massime nei mesi di novembre e dicembre e minime nei mesi agosto (tab. 2). Dal diagramma ombrotermico di Bagnouls – Gaussen si evidenzia un periodo di aridità estiva nei mesi di giugno, luglio e agosto (fig. 4). L’elaborazione degli indici di Stress per la vegetazione (Mitrakos, 1982) segnala periodi di stress da aridità nei mesi estivi, e con minore intensità, nel mese di aprile. Significativo e prolungato risulta anche lo stress da freddo nei mesi di dicembre, gennaio e febbraio (fig. 5). gen feb mar apr 61 59,6 47,3 51,5 56,8 mag giu lug ago set ott nov dic 39,1 35,4 32,2 54,7 65,3 78,2 73,3 media tot annua 654,3 Tab. 2: Precipitazioni medie mensili e media annuale per la stazione 50,0 100,0 40,0 80,0 30,0 60,0 20,0 40,0 10,0 20,0 0,0 0,0 precipitazioni medie mm temperature medie °C pluviometrica di Grassano. io io z o ile io no lio to r e re r e re na br a ar ap r agg iug lug os mb tob mb mb n b m ag tte ot o ve ice m g ge fe d n se fig. 4: Diagramma di Bagnouls-Gaussen della stazione termopluviometrica di Grassano (578 m s.l.m.). 10 60 50 US 40 mds 30 mcs 20 10 0 e o e o o o e e o ai r ai arz p ril gg io g n gli osto br e obr br br n u b m u m t l m n a i a g t b e m e g a o ov c m tte ge fe di n se Fig. 5: Grafico dello stress da aridità (Drought Stress) e dello stress da freddo (Could Stress) per la stazione termopluviometrica di Grassano 2.3 Sintesi delle caratteristiche bioclimatiche L’analisi climatica è stata integrata e completata con il calcolo di alcuni degli indici climatici maggiormente utilizzati ai fini vegetazionali per individuare le caratteristiche bioclimatiche e la vegetazione potenziale di una territorio. Le seguenti elaborazioni sono state effettuate per le stazioni di Albano di Lucania(il periodo di osservazione è di anni 7) e di Grassano (il periodo di osservazione è di anni 5). INDICE DI TERMICITÀ E TERMOTIPO I (t) = (T+M+m) x 10 T = temperatura media annua M = media delle temperature massime mese più caldo m = media delle temperature minime mese più freddo Considerando i valori delle temperature minime e massime del mese più freddo per le varie stazioni si è potuto calcolare l’Indice di Termicità. da questo possiamo notare che i valori aumentano partendo dalla stazione di Potenza con un valore di 204 sino ad arrivare alla stazione Basento Freatimetro con un valore 341. Albano di Lucania: I (t) = (12,6+7,8+0,89)x10= 216 Regione Temperata, Orizzonte Collinare. 11 Grassano: I (t) = (15+9,0+3,5)x10= 275,2 Collinare. Regione Temperata, Orizzonte INDICE DI ARIDITÀ DI DE MARTONNE Ia = P/ (10+T) P = Precipitazioni medie annue T = Temperatura media annua Analizzando i valori delle temperature medie annue e le precipitazioni medie annue calcoliamo l’indice di De Martonne che ci permette di evidenziare vari gradi di umidità e di aridità esprimendo numericamente le condizioni climatiche idonee alle diverse formazioni vegetali. L’aridità di una stazione risulta inversamente proporzionale ai valori dell’indice. Per le stazioni che si trovano sul fiume Basento, la stazione di Potenza e la stazione di Albano di Lucania hanno un valore superiore a 20 e questo significa che possiamo trovare vegetazione forestale dominante, mentre le stazioni di Grassano, Ferrandina, Torre Accio e Basento Freatimetro hanno un valore tra 10 e 20 che indica prateria. L’esame di questo dato evidenzia il territorio diviso in tre parti un’ area ascrivibili al tipo umido (30-60) ne fanno parte le stazioni di Potenza e di Albano di Lucania, la seconda parte è di tipo subumida (20-30) ne fanno parte le stazioni di Grassano e Torre Accio, l’ultima parte è di tipo semiarida (15-20) delle stazioni di Ferrandina e Basento Freatimetro. Albano di Lucania Ia = 575,0/ (10+12,5) = 25,5 → Vegetazione Forestale Dominante Grassano Ia = 502,7/ (10+15) = 20,1 → Prateria INDICE DI DE MARTONNE E GOTTMANN Ia = (P / (10+T) + 12 p/ (t+10)) /2 P = precipitazioni medie annue in mm T = temperatura media annua in gradi centigradi p = precipitazioni medie del mese più arido t = temperatura media del mese più caldo L’indice di De Martonne e Gottman è un perfezionamento dell’indice di aridità di De Martonne e consente di evitare che stazioni con o senza stagione secca possano avere valori uguali, viene espresso come 12 la media fra l’indice di De Martonne e quello dell’indice di aridità mensile più basso. Albano di Lucania Ia = (575,0/(10+12,5)+12x18,6/(22,1+10))/2 = 16,2 Grassano Ia = (502,7/(10+15,0)+12x34,1/(25,4+10))/2 = 15,9 QUOZIENTE PLUVIOMETRICO DI EMBERGER Q = 100P / (M2 – m2 ) P = Precipitazione media annua M = temperatura media massima del mese più caldo espressa in gradi assoluti m = temperatura media minima del mese più freddo espressa in gradi assoluti La classificazione di Emberger esprime l’aridità del clima mediterraneo che risulta tanto più accentuata quanto più basso è il valore. I valori più bassi, infatti, li possiamo osservare man mano che ci avviciniamo alla zona Metapontina. Albano di Lucania Q = 100x575,0/(22,02 – 4,22) = 123,1 Grassano Q = 100x502,7/(25,42 – 6,22) = 83 PLUVIOFATTORE DI LANG Pf = P/T P = precipitazione media annua T = Temperatura media annua L’indice di Lang esprime entro certi limiti di temperatura l’umidità della stazione. Lungo il Basento i valori sono compresi tra il valore di Ferrandina (28.8) e il valore di Potenza (59.7). I valori tendono ad aumentare andando dalle stazioni litoranee verso quelle più interne. Albano di Lucania Pf = 575,0/ 12,5 = 45,9 Grassano Pf = 502,7/ 15 = 33,6 13 INDICE IGROMETRICO DI AMANN H = P T /E P = Precipitazione media annua T = Temperatura media annua E = Escursione termica annua L’indice Igrometrico di Amann indica l’oceanicità del clima. Per valori superiori a 50. il clima è di tipo oceanico temperato. Albano di Lucania H = ( 575,0x12,5)/17,8 = 404,3 clima oceanico temperato Grassano H = ( 502,7x15)/19,2 = 392,1 INDICE OMBROMETRICO ESTIVO Iov = (Σ P mesi estivi) / (Σ T mesi estivi) Permette di distinguere il bioclima mediterraneo da quello medioeuropeo. Le stazioni di Albano di Lucania e Grassano hanno un indice compreso tra 1,5 e 2 ed è stato quindi opportuno calcolare l’indice Ombrotermico Estivo Compensato (Iovc) che, a differenza del primo, prende in considerazione anche le precipitazioni del mese di maggio: Iovc = (Σ P mesi estivi + P maggio) / (Σ T mesi estivi + T maggio) Entrambe le stazioni stazioni esaminate hanno un valore inferiore a 2, quindi l’unità fitoclimatica è “Mediterranea di Transizione”. Albano di Lucania Iov = (129,1) /(81,1) = 1,6 il valore è compreso tra 1,5 e 2 Indice Ombrotermico Compensato Iovc = 174,4 / 96,3= 1,8 Grassano Indice Ombrotermico Estivo Iov = (164,8) /(92,5) = 1,8 Poichè il valore è compreso tra 1,5 e 2 occorre calcolare anche Indice Ombrotermico Compensato Iovc = 206,4 / 110,7= 1,9 Indici climatici Albano di Lucania Grassano 14 Indice 216 di Termicità e Regione Temperata, Orizzonte Collinare Termotipo 275,2 Regione Temperata, Orizzonte Collinare Indice di aridità 25,1 umido di De Martonne Vegetazione Forestale Dominante Indice di De 16,2 umido Martonne Vegetazione e Gottmann Forestale Dominante 20,1 subumido cespuglieti, macchia mediterranea 15,9 subumido tendente all’arido macchia mediterranea, Prateria 83 poco Mediterraneo di media intensità 33,6 medio-bassa umidità Quoziente 123,1 Pluviometrico di Mediterraneo Emberger accentuato Pluviofattore di 45,9 Lang media umidità Indice Igrometrico di Amann Indice Ombrotermico Estivo Indice Ombrotermico Compensato 404,3 Oceanico temperato 1,6 Mediterraneo accentuato 1,8 Mediterranea Transizione”. 392,1 Oceanico temperato 1,8 poco Mediterraneo accentuato 1,9 di Mediterranea Transizione”. poco di Tab. 3: Tabella sinottica delle elaborazioni bioclimatiche per le stazioni termopluviometriche di Albano di Lucania e Grassano 2.4 Portata fluviale Lungo il fiume Basento sono dislocate 3 stazioni per la misurazione delle portate: Pignola, Gallipoli e Menzena. Le portate aumentano man mano che ci avviciniamo alla foce per i graduali apporti da parte dei torrenti che affluiscono al Basento, mentre le precipitazioni tendono a diminuire andando dalla zona appenninica verso la foce. La portata del fiume malgrado le numerose captazioni, non è mai nulla, in quanto le varie sorgenti montane sono alimentate da precipitazioni medio - elevate (> di 1500 mm/a di pioggia e neve). Inoltre, anche nel tratto in cui il Basento attraversa il territorio SIC-ZPS “Valle Basento, Grassano Scalo, Grottole”, si verificano episodi di aumento della 15 portata di centinaia di mq/s in corrispondenza degli sversamenti o dall’apertura della diga della Camastra. Questi eventi sono rilevabili in seguito a periodi invernali o primaverili particolarmente piovosi. I dati relativi alla portata del fiume Basento sono stati elaborati per la stazione di Gallipoli – Albano di Lucania, posta a monte del sito. Pur non vicinissima, è tuttavia oltre che l’unica disponibile in questo tratto del fiume, anche significativa in quanto è situata a valle della confluenza con il Torrente Camastra e a monte di un tratto fluviale privo di insediamenti urbani, captazioni, su terreni che avvicinandosi al sito divengono meno permeabili (da arenarie e depositi terrigeni del Flysch di Gorgoglione alle argille plio-pleistoceniche della Fossa Bradanica). Il grafico ottenuto mette in relazione la portata con le precipitazioni evidenziando un andamento annuale tendenzialmente costante nel corso del tempo (fig.6). 2.4.1 Stazione di Gallipoli Alla stazione di Gallipoli l’altitudine media del bacino scende notevolmente (da 950 m s.l.m. di Potenza a 650 m s.l.m.), mentre la superficie aumenta di 20 volte rispetto al territorio del bacino montano. Il fiume attraversa territori in cui diminuisce l’incidenza dei terreni affioranti a elevata permeabilità. Si verifica inoltre un brusco calo dell’afflusso meteorico dovuto all’estensione del sottobacino verso la parte nord-orientale del territorio regionale, dove le precipitazioni scendono al di sotto di 800 mm/a. Il regime dei deflussi presenta un solo massimo per l’effetto regolatore legato alla circolazione idrica in superficie e nel sottosuolo, nonché al verificarsi delle precipitazioni 16 nevose. Il periodo di osservazioni per le portate è di 40 anni dal 1927 al 1943, dal 1948 al 1971 con una portata media di 9.51 m3/s. 100,0 20,0 80,0 15,0 60,0 10,0 40,0 5,0 20,0 0,0 0,0 Precipitazioni m m 25,0 ge nn f e ai o bb ra i m o ar zo ap r m i le ag g giu io gn o lu g l ag i o o s e st tte o m br ot e to no bre ve m di c br e em br e P ortate m c/s Gallipoli-Albano di Lucania fig. 6 : Correlazione tra portata e precipitazione per la stazione di Gallipoli – Albano di Lucania 2.5 Conclusioni L'analisi dei dati climatici registrati nelle stazioni termo-pluviometriche di Albano di Lucania e di Grassano evidenzia che il territorio del SICZPS “Valle del Basento, Grassano Scalo, Grottole” si trova in una zona a clima mediterraneo con periodo di aridità concentrato nei mesi estivi. Il regime pluviometrico risulta di tipo mediterraneo, irregolare, caratterizzato da massimi invernali tra novembre e gennaio e da minimi in estate, il principale del mese di luglio e, meno intenso nel mese di agosto. Dall’ elaborazione dei dati climatici è emerso che l’ indice di Mitrakos (Fig. 3) raggiunge i valori più elevati rispettivamente nei mesi di luglio a Grassano (54 S.U.) ed agosto ad Albano di Lucania (44 S.U.). Va inoltre rilevato che il territorio di Grassano è soggetto a stress da freddo piuttosto prolungato da novembre ad aprile con intensità massima nel periodo di gennaio (> di 50 S.U.) ed il 17 mese di aprile si contraddistingue come un mese moderatamente siccitoso e freddo. Sempre per il territorio di Grassano, nel quale ricade l’area dell’intervento, i valori ottenuti per l’Indice di Aridità di De Martonne, per il pluviofattore di Lang e per il Quoziente Pluvometrico di Emberger, (Tab. 3) consentono complessivamente di definire le condizioni climatiche come “mesomediterranee, moderatamente xeriche”. In relazione alle caratteristiche bioclimatiche sopra indicate, la vegetazione zonale e potenziale della valle del medio corso del fiume Basento risulta formata da boschi misti a prevalenza di querce decidue termoxerofile quali QQuercus ilexRhamnus alaternus, Smilax aspera, ecc.,). Sui versanti meridionali possono affermarsi in seguito a diradamenti di origine antropica o naturali, aspetti di macchia mediterranea edafoclimatica a prevalenza di specie stenomediterranee quali Olea europea, Rhamnus alaternus, Pistacia lentiscus, Calicotome infesta. La vegetazione potenziale dell’alveo, determinata dalla presenza del corso d’acqua, si discosta notevolmente da quella del resto del territorio e risulta con evidenti caratteristiche di azonalità ed esigenze idriche che solo la presenza dell’ambiente fluviale può conservare. 18 3. AMBIENTI E CARATTERISTICHE FLORISTICO- VEGETAZIONALI 3.1 Dati e metodi Lo studio ambientale del sito è stato impostato secondo il metodo fitosociologico (BRAUN-BLANQUET, 1928), secondo cui il rilevamento delle comunità vegetali avviene con criteri floristico-statistici. I circa 20 rilievi fitosociologici utilizzati nelle tabelle relative alle varie tipologie di vegetazione sono stati eseguiti per la massima parte nel mese di giugno 2005 ed integrati da successive raccolte floristiche nel 2006. Il confronto dei rilievi relativi ai singoli habitat ha permesso di caratterizzare le associazioni vegetali per le quali si riportano nel testo la descrizione e le relative tabelle fitosociologiche (tabb.4, 5,6). Le fitocenosi riconosciute sono state ricondotte ad unità vegetazionali riferibili al modello gerarchico di classificazione della vegetazione in chiave fitosociologica e sinteticamente indicate nello schema sintassonomico. La nomenclatura delle specie fa riferimento alla Flora d'Italia (PIGNATTI ,1982), ed alla Flora Europaea (TUTIN et al.,1996). 3.2 La vegetazione degli alvei fluviali: caratteristiche generali La vegetazione degli alvei fluviali presenta caratteristiche ecologiche, floristiche e strutturali del tutto particolari in quanto interessata oltre che dalla presenza del corso d’acqua, anche dalle variazioni della portata idrica e della falda subalvea. In condizioni naturali si osserva una caratteristica successione di associazioni vegetali che si dispongono lungo un gradiente di umidità decrescente dalla sponda del fiume ai versanti della valle fluviale sulla 19 cui struttura e dinamica esercitano un ruolo determinante il regime del corso d'acqua e le quote relative del terreno e della superficie freatica. La vegetazione delle sponde fluviali svolge un ruolo fondamentale per la funzionalità degli ecosistemi acquatici in quanto direttamente inserita nelle catene trofiche del popolamento biologico e determinante nel mantenere costanti i parametri fisico-chimici necessari alla conservazione delle comunità animali e vegetali, riducendo tra l’altro la velocità della corrente durante le piene e proteggendo le rive dall'erosione stagionale. Queste fasce di vegetazione agiscono inoltre come "zona filtro" tra l'ambiente terrestre ed il corso d'acqua, trattenendo, per azione meccanica, il carico solido delle acque di ruscellamento superficiale e rimuovendo attivamente, per il processo dell'assorbimento, nutrienti ed inquinanti. In questo modo svolgono un importante ruolo di fitodepurazione protettivo nei confronti dell'eutrofizzazione delle acque fluviali che attraversano regioni ad antropizzazione medio elevata (zone agricole ed aree urbane). Gli habitat degli alvei fluviali sviluppandosi potenzialmente lungo tutto il corso d'acqua, sono inoltre importanti corridoi ecologici di collegamento tra ambienti terrestri adiacenti al fiume e tra ambienti presenti a quote ed in condizioni bioclimatiche diverse tra le sorgenti e la foce del fiume. Gli ambienti ripariali e planiziali presenti nelle zone di alveo fluviale ed in quelle contigue al corso d’acqua sono caratterizzati da specie vegetali e fitocenosi molto specializzate di tipo igrofilo e mesoigrofilo. Dalla sponda al versante della valle fluviale si susseguono, secondo un gradiente di disponibilità idrica decrescente, comunità vegetali indicatori, a livello locale, della disponibilità di acqua sia di scorrimento superficiale che di falda. 20 Le variazioni della portata del fiume nel corso del tempo sono verificabili ed osservabili direttamente nelle trasformazioni qualitative e di estensione dei vari aspetti di vegetazione che si incontrano lungo il corso fluviale interessato dal fenomeno. Le trasformazioni ed il dinamismo in atto nelle valli fluviali possono essere valutati sulla ricostruzione del potenziale paesaggio vegetazionale confrontato con l’attuale situazione situazione al suolo (Fig.:7). Le caratteristiche della vegetazione potenziale dell’alveo del medio e basso corso dei fiumi lucani sono state ricavate dall’osservazione della distribuzione di lembi relitti di fitocenosi planiziali e di specie guida degli habitat quali, per esempio, individui isolati e vetusti di grandi dimensioni di Quercus cerris, Quercus robur, Fraxinus angustifolia, Populus alba, P. canescens e P. nigra e dall’analisi diacronica effettuata con l’acquisizione di documentazione storica ed aerofotogrammi della seconda metà del XX° secolo.1 1 In particolare è possibile valutare il dinamismo in atto e le modificazioni incorse negli ultimi 30-40 anni nell'estensione della superficie di alcune associazioni vegetali rinvenute lungo il corso dei fiumi in Basilicata quali, ad esempio: Salicetum albae Issler 1926: vegetazione ripariale arborea e arbustiva con comportamento pioniero e struttura nemorale. Si estende dalla sponda fino alla zona direttamente interessata da esondazioni prolungate nel periodo di portata maggiore ed è presente anche nelle aree golenali su substrati limoso-sabbiosi. Le specie caratteristiche sono: Salix alba ssp.alba, Salix alba ssp.vitellina, Salix triandra ssp. discolor, Salix purpurea ssp. lambertiana. I saliceti hanno subito una forte riduzione di superficie ed attualmente si mantengono lungo le linee di scorrimento principali e perenni. Roso sempervirenti – Populetum nigrae Pedrotti et Gafta 1992: vegetazione arborea mesoigrofila con struttura nemorale dei terrazzi fluviali recenti. Si colloca al limite della zona di esondazione e costituisce una fascia di transizione con la vegetazione planiziale. E’ presente negli alvei particolarmente ampi e sovralluvionati su substrati misti sabbiosociottolosi. La specie guida è Populus nigra. E' scomparsa quasi ovunque o ridotta a pochi sporadici esemplari di pioppo nero sia a causa del prosciugamento del terreno sia per la realizzazione di infrastrutture viarie, insediamenti urbani e coltivi. La passata estensione e le zone di potenziale pertinenza di questa associazione sono riconoscibili dalla presenza di vecchi ed isolati esemplari di Populus nigra osservabili lontano dal corso attuale del fiume nei campi e nei greti asciutti. In prossimità del sito si osservano sulla sponda sinistra del Basento Populetum canescentis Fascetti 2001 e Carici remotae-Fraxinetum oxycarpae Pedrotti 1970 corr. 1992: vegetazione arborea planiziale dei terrazzi fluviali fossili, con alberi di aspetto imponente quali frassino meridionale (Fraxinus angustifolia), querce (Quercus cerris e Q. robur) e pioppo bianco (Populus alba), caratterizzati da fitto e quasi impenetrabile 21 3.3 Vegetazione e copertura del suolo dell’alveo del fiume Basento nel territorio del Sic-Zps “Valle Basento, Grassano Scalo, Grottole” Fig. 7: Transect della valle fluviale del medio corso del Fiume Basento con struttura e dislocazione delle principali fitocenosi potenzialmente presenti (in alto) a confronto con la situazione reale (in basso). Legenda: (a) linea di scorrimento fluviale con vegetazione a idrofite radicate (Potamogetea s.l.); (p) sponde basse sabbioso-limose e aree golenali periodicamente emerse con vegetazione ad elofite (Phragmitetea); (s) vegetazione arboreo-arbustiva delle sponde fluviali a Salix alba prevalente ( Salicetum albae Issler 1926); (c) foresta planiziale mesoigrofila a Populus canescens prevalente (Populetum canescentis Fascetti 2002); (d) geosigmeto delle argille plio-pleistoceniche della Fossa Bradanica con macchia mediterranea a prevalenza di lentisco (Helictotricho convoluti-Pistacietum lentisci Di Pietro, Fascetti et Pompili 2003). Il territorio del Sic-Zps è interamente attraversato dall’alveo del fiume Basento e solo marginalmente include i versanti collinari sulla sinistra idrografica della valle. sottobosco. in Basilicata queste tipologie forestali sono ancora presente al "Bosco Pantano di Policoro" e su ridotte superfici lungo i fiumi Basento, Agri e Sinni. 22 Nell’alveo fluviale si osservano fasce longitudinali di vegetazione con caratteristiche omogenee in relazione alla distanza dalla linea di scorrimento ed alle variazioni stagionali della portata fluviale e della falda subalvea. Le comunità vegetali rinvenute in questo tratto del fiume sono numerose, anche se dislocate in modo frammentario a causa di interventi di disboscamento e rimboschimento, di bonifica e messa a coltura, nonché di apertura di strade e costruzione di infrastrutture che nel corso degli ultimi decenni hanno interessato i terreni di fondovalle. A partire dalla linea di scorrimento verso la base delle colline circostanti si rinvengono le seguenti tipologie di vegetazione: 3.3.1 Vegetazione a idrofite radicate (cod. Natura 2000: 3150: Mosaico di vegetazione ad idrofite radicate e natanti (Potamogeton sp.pl., Polygonum amphybium, Lemna minor, Potamogetonetea) delle rive fluviali e dei canali di bonifica, laghi eutrofici naturali con vegetazione del Magnopotamion o Hydrocarition) costituita da specie completamente immerse nel corpo idrico o parzialmente emerse che si sviluppano dove le variazioni di portata sono minime e la corrente non è particolarmente forte. Sono rappresentate da idrofite radicanti sommerse (Potamogeton natans) e da rizofite di tipo ninfeide quali Alisma plantago-aquatica, Apium nodiflorum e Nasturtium officinalis (tab4: rill. 1,2). Molto rarefatti e sporadicamente presenti in alcuni tratti del fiume, questi popolamenti sono importanti bioindicatori di qualità delle acque e tendono a scomparire in situazioni di eccessiva eutrofizzazione e torbidità del corpo idrico. Nel tratto del Basento all’interno dell’area Sic–Zps, questi aspetti di vegetazione si rinvengono in corrispondenza di acque debolmente fluenti meso- o eutrofiche, profonde più di 30 cm. 23 3.3.2 Vegetazione a elofite: costituita da piante anfibie con apparati ipogei rizomatosi immersi nel fango umido e parte aerea a sviluppo stagionale formanti canneti lungo le sponde poco ripide e nelle depressioni umide (tab.4: ril.4) Tra le specie più comuni e diffuse si rinvengono cannuccie di palude (Phragmites australis, Typha latifoglia), menta acquatica (Mentha acquatica) e carici (Carex pseudocyperus). Sono riferibili alla classe Phragmitetea che raggruppa popolamenti a elofite a distribuzione subcomopolita delle zone temperate. In presenza di substrato argilloso-limoso e dove l’oscillazione stagionale dell’acqua è maggiore, si insediano specie di grosse dimensioni, con apparati radicali rizomatoso-stoloniferi a forte riproduzione vegetativa in grado di sopportare per periodi più o meno lunghi un terreno appena umido o quasi asciutto. Anche se fortemente ridotti in seguito alla riduzione di portata fluviale, i popolamenti ad elofite svolgono un importante funzione di rifugio, pascolo e nidificazione per avifauna e anfibi del sito. Tab.4: vegetazione a idrofite radicate ed elofite Rilevamento n° Cop. strato erbaceo (%) substrato: sabbia-limo (L), sabbia-ciottoli (c) sup. ril. (mq.) 4 40 c 3 5 30 c 5 1 50 L 10 3 20 L 10 presenze Heloschiadetum e ord. sup. Nasturtium officinalis Apium nodiflorum Phragmitetum australis e ord.sup. Alisma plantago-aquatica Mentha aquatica Phragmites australis Polygonum lapathyfolium Veronica beccabunga Typha latifolia Juncetum acuti ed ord.sup. Juncus acutus Juncus conglomeratus Schoenus nigricans Paspalo - Agrostidion Paspalum digitaria Agrostis stolonifera 1 . 1 2 . . . + 2 1 1 + 1 . . . + . . + . . . . . + . . . + + . 1 1 2 2 2 2 1 1 . . . . 2 1 . . 1 1 . . . . 1 1 . . 1 1 24 altre Artemisia vulgaris Arundo pliniana Carex flacca Carex pendula Carex pseudocyperus Lycopus europaeus 3.3.3 . . . . . + . . . . . . + + 1 . . . + . . + 1 . 2 1 1 1 1 1 Vegetazione su suoli idromorfi (cod. Natura 2000: 3280: Fiumi mediterranei a flusso permanente con il Paspalo-Agrostidion e con filari ripari di Salix e Populus alba) Si tratta di vegetazione erbacea localizzata su superfici di limitata estensione in corrispondenza di depositi fluviali limoso-argillosi affioranti nei periodi di bassa portata nella aree golenali ed in tratti di sponda al riparo dalla corrente del fiume. Fortemente condizionata dalle caratteristiche edafiche di suoli asfittici e fangosi con fortei variazioni di umidità subsuperficiale, si presenta come una prateria a copertura elevata con prevalenza di specie giunchiformi perenni (Juncus conglomeratus, J. acutus, Carex otrubae, C. flacca, ecc.), specie graminoidi a sviluppo tardo estivo (Polygonum lapathyfolium, Paspalum paspaloides, Paspalum digitaria, Echinocloa colonum, Agrostis stolonifera, Setaria sp.pl., ecc.) e specie moderatamente nitrofile (Rumex sp.pl, Polygonum sp. pl., Chenopodium sp. pl., ecc.,) che si insediano sui detriti organici depositati dalle piene fluviali (tab.4. ril.3). Nelle zone di ruscellamento in cui l’acqua mantiene una certa mobilità e limpidezza è presente un aspetto di vegetazione di tipo non graminoide con specie quali: Veronica beccabunga, Veronica anagallisaquatica, Ranunculus repens. 25 3.3.4 Vegetazione forestale: nel sito risultano presenti le tipologie di seguito descritte caratteristiche di ambienti di alveo fluviale sovralluvionato e soggetto a vari cicli di sedimentazione che, nel corso del tempo, hanno portato a differenziare dalla linea di scorrimento alla base dei versanti della valle fluviale, aspetti di vegetazione legati al gradiente di progressiva diminuzione dell’umidità edafica. Attualmente anche la vegetazione forestale si presenta con superfici ridotte e frammentate, ridotta e particolarmente destrutturata e degradata nell’area di intervento. A) Vegetazione arboreo-arbustiva igrofila (cod. Natura 2000: 92A0 Foreste a galleria di Salix alba e Populus alba): Si tratta di una vegetazione forestale con carattere pioniero di sponde e greti fluviali prevalentemente sabbiosi, con suoli non evoluti a basso tenore di humus, formati da depositi alluvionali recenti ed interessati da frequenti e talora prolungate piene. Nella struttura prevalgono salici (Salix alba, S. triandra, S, lambertiana, S. fragilis), con addensamenti di pioppo nero (Populus nigra), specie caratterizzate da facile disseminazione anemocora e forte rigenerazione vegetativa, che colonizzano velocemente tratti di sponda a diretto contatto con il corso d’acqua adattandosi sia ai periodi di piena che a quelli di emersione nella stagione asciutta. Le ripisilve a salici, comunemente diffuse nel medio e basso corso dei fiumi mediterranei, sono ben rappresentate lungo il fiume Basento e costituiscono dal tratto submontano fino alla foce, un importante corridoio ecologico per continuità e ruolo funzionale nell’ecosistema fluviale. Ben rappresentate anche nel tratto di fiume che attraversa il sito, le fitocenosi arboreo-arbustive a salice bianco sono riferibili al Salicetum albae Issler 1996, associazione ad areale medio – europeo e mediterraneo. 26 Il saliceto si rinviene con aspetti maturi e strutturati dove lo strato arboreo è pluristratificato, di altezza variabile tra 8 e 15 m e coperture variabili tra 20 e 70% (tab. 5: rill. 1-6). Nell’area interessata dall’intervento ed in prossimità della sponda sinistra si osserva una fase pioniera di colonizzazione recente da parte di Salix alba del greto fluviale con una fitta boscaglia monofitica a salici arbustivi. In questi aspetti il saliceto risulta relativamente povero di specie, con densi arbusteti e rari esemplari arborei. Lo strato arbustivo è poco sviluppato con prevalenza di sambuco nero (Sambucus nigra), pioppo nero (Populus nigra) e qualche pollone di salice bianco. Lo strato erbaceo presenta un basso grado di ricoprimento a causa dell'azione di dilavamento delle piene con specie nitrofile e ruderali quali Agrostis stolonifera, Artemisia vulgaris, Urtica dioica. B) Foresta mesoigrofila planiziale (cod. Natura 2000: 91F0: Foreste miste riparie di grandi fiumi a Quercus robur, Ulmus laevis e Ulmus minor, Fraxinus excelsior o Fraxinus angustifolia (Ulmenion minoris) C) )::Si localizza sui terrazzi alluvionali fossili in superfici distanti dall’attuale linea di scorrimento, ma interessati dalla falda subalvea. Rappresentata da lembi relittuali di vegetazione forestale a pioppi e frassino meridionale, è ancora osservabile sia sulla sponda sinistra del Basento alla base delle colline argillose, che sulla sponda destra, a valle dell’area d’intervento in località “Macchia del Cerro”, e lungo la ferrovia Potenza-Metaponto. Nelle situazioni in miglior stato di conservazione il bosco si presenta pluristratificato, con strato arboreo dominante alto fino a 20-25 m e coperture elevate (80-90%), formato in prevalenza da Populus canescens e rare presenze di Populus alba, Fraxinus angustifolia e Quercus cerris (tab.5: rill. 7-8). 27 La notevole componente limoso-argillosa del terreno favorisce l’abbondante presenza di pioppo gatterino (Populus canescens), specie arborea a comportamento azonale delle foreste ripariali e planiziali dell’Europa meridionale, la cui distribuzione nell’Italia meridionale è ancora poco conosciuta. In Basilicata, la specie è diffusa e localmente abbondante in corrispondenza di suoli asfittici, pesanti e moderatamente salini, lungo il medio e basso corso dei fiumi con foce nel Mar Jonio e nelle zone umide e negli impluvi dei rilievi collinari (CERONE et al., 2002). Questa tipologia forestale è riferibile all’associazione Populetum canescentis Fascetti, 2002, descritta per analoghe situazioni rinvenute lungo il fiume Sinni ed al Bosco di Policoro (Fascetti et al 2004) ed è caratteristica dei terrazzi fluviali con substrato limoso-argilloso raramente interessati dalle esondazioni. Si può considerare vicariante delle formazioni planiziali a pioppo bianco (Populetum albae BraunBlanquet 1931 ex Tchou 1947), rispetto alle quali differisce per le caratteristiche edafiche e per l’autoecologia del P. canescens. Un secondo strato arboreo, alto da 6 a 10 m, risulta prevalentemente formato da olmo campestre (Ulmus minor Miller). L’edera (Hedera helix L.) forma ampi tappeti nel sottobosco ed avvolge fino a notevole altezza i tronchi dei pioppi. In alcuni punti, il diradamento naturale, derivato dalla morte di vecchi alberi è occupato da specie infestanti quali Robinia pseudoacacia L. e Rubus caesius L. Nello strato erbaceo accanto a specie tipicamente nemorali (Brachypodium sylvaticum, Viola alba ssp. dehenardtii, Luzula forsteri, Buglossoides purpureo- cerulea, ecc.,), sono presenti piante indicatrici di suoli umidi a notevole contenuto di argilla, quali Tussilago farfara L. ed Arundo pliniana Turra. In vari punti lungo il margine del bosco si osservano alberi danneggiati da tagli abusivi e da incendi sviluppatisi a partire dai cespuglieti aridi del greto fluviale o dalla scarpata stradale e della ferrovia. 28 Indice del disturbo antropico dovuto alla frequentazione del bosco per il prelievo del legname e per il pascolo, è inoltre, la presenza, nello strato erbaceo, di specie nitrofile ed ubiquitarie quali, ad esempio, Urtica urens L., Blackstonia perfoliata (L.) Hudson e Clinopodium vulgare L. 3.3.5 Vegetazione arbustiva: molto frammentaria e su superfici ridotte, è presente con due aspetti condizionati da differenti situazioni di umidità edafica: A) Boscaglia aloigrofila (cod. Natura 2000: 92D0 Foreste riparali e delle depressioni umide a Tamarix sp. (Galleriee forteti ripari meridionali (Nerio-Tamaricetea e Securinegion tinctoriae).: sono cespuglieti o alberi di bassa taglia di Tamarix gallica che si insediano alla base dei versanti argillosi, negli impluvi ed in prossimità del greto fluviale in presenza di substrati limoso-argillosi ad elevata ritenzione idrica e moderatamente alini. Sono riferibili alle comunità termoigrofile del Tamaricetum gallicae Braun-Blanquet et Bolòs 1957, caratterizzate da specie arbustive a distribuzione circummediterranea, pioniere lungo corsi d'acqua permanenti e temporanei, con elevata resistenza allo stress idrico del periodo estivo di magra. B) Cespuglieti termoxerofili: (tab. 6): di recente insediamento nel greto fluviale, rappresentano le trasformazioni in senso xerico della vegetazione di alveo, determinate dalla riduzione della portata del fiume e dalla scomparsa delle esondazioni. Questi lembi di macchia mediterranea e garga si insediano nelle rotture di pendio dei terrazzi fluviali fossili e nelle zone più elevate del greto fluviale in corrispondenza di depositi alluvionali ciottolosi e sabbiosi. Sono dinamicamente collegati alla macchia mediterranea edafoclimatica a lentisco (Helictotricho convoluti-Pistacietum lentisci Di Pietro, Fascetti et Pompili 2003) presente sulle limitrofe colline argillose. 29 4. AREA DELL’INTERVENTO DI RINATURALIZZAZIONE L’area per la quale è previsto l’intervento di rinaturalizzazione è localizzata sulla sponda destra del Fiume Basento in posizione centrale rispetto al territorio del SIC-ZPS. Il terreno che si estende su una superficie di circa 20 ha su suoli del demanio, circa 30 anni fa è stato utilizzato per un impianto di pioppicoltura ibrido destinato alla produzione di cellulosa. Non utilizzato a fine turno, l’impianto è progressivamente andato incontro a degrado per invecchiamento degli alberi, schianti e tagli abusivi. Dell’originario numero di alberi ne rimane attualmente circa il 5% in uno stato di precaria sopravvivenza. All’interno dell’area Sic-Zps “Valle Basento, Grassano Scalo, Grottole” sono presenti altri terreni nelle stesse condizioni localizzati nella sponda sinistra del fiume (Tav.1). Per l’area di intervento, raggiungibile dalla strada provinciale per Grassano con una strada interpoderale, è stata prodotta la seguente documentazione cartografica a scala 1:2.000 allegata alla presente relazione: Carta della copertura del suolo e vegetazione attuale (2005) secondo Corine Land Cover con dettaglio al 5° livello (Tav. 5); Carta della Vegetazione Potenziale (Tav. 6); Carta degli Habitat di interesse comunitario (Dir.“Habitat”92/43/CEE)(Tav. 7); Carta della Vegetazione e Copertura del suolo con localizzazione e tipologia degli interventi da mettere in atto per la rinaturalizzazione del sito (Tav. 8). 30 4.1 Scenario dinamico del territorio di intervento Nel caso specifico l’area prescelta dal progetto si colloca all’interno di territorio in cui i processi evolutivi della vegetazione sono condizionati da due tipologie di cause che agiscono in modo sindinamico: I. Cause “locali”: sono rappresentate dall’intenso utilizzo del territorio per attività antropiche, per la maggior parte a medio-basso impatto ambientale (coltivazioni annuali, impianti di fruttiferi ed oliveti, prelievo di legname, pascolo). Queste cause non costituiscono motivo di alterazione irreversibile delle caratteristiche ecosistemiche, e pertanto, dal momento in cui vengono a cessare, in tempi relativamente brevi in funzione d’entità del disturbo, l’ambiente recupera la condizione di climax. L’unico importante motivo di alterazione ambientale presente nell’area del SIC-ZPS “Valle Basento, Grassano Scalo, Grottole” è rappresentato dall’estrazione in greto di inerti attivamente effettuata sulla destra del Basento a monte del ponte della strada provinciale per Grassano. II. Cause “extralocali”: A) sversamento nel fiume di reflui urbani provenienti dagli insediamenti antropici a monte del sito che compromettono la qualità dell’acqua soprattutto nei periodi di minore portata fluviale; B) presenza di dighe (bacino della Camastra) nella zona submontana del bacino idrografico del fiume Basento che hanno provocato una forte diminuzione della portata fluviale e abbassamento della falda subalvea con conseguente inaridimento dell’alveo. Mentre gli scarichi urbani, per l’entità che hanno localmente, costituiscono motivo di perturbazione e inquinamento facilmente rimovibile con conseguenze temporanee sull’ambiente del SIC-ZPS “Valle Basento, Grassano Scalo, Grottole”, di entità assai più incidente sulle caratteristiche ecosistemiche risulta invece la diminuzione della portata fluviale, che nel corso degli ultimi venti anni ha progressivamente sottratto superfici agli habitat tipicamente di 31 pertinenza fluviale (golene, stagni temporanei, isolotti, terrazzi di esondazione). Questi ambienti sono stati sostituiti da coltivazioni, pascoli, impianti artificiali di pioppi, ampie estensioni di greto fluviale asciutto e ciottoloso caratteristico di “fiumare” con flusso idrico stagionale. La conseguenza più importante è la diminuzione di biodiversità per sottrazione di habitat ottimali alle specie spontanee di flora e fauna locali, e banalizzazione del popolamento biologico (= diminuzione di specie caratteristiche ed endemiche e aumento di specie ubiquitarie e/o alloctone infestanti). Alla luce di quanto sopra esposto, obiettivo dell’intervento di rinaturalizzazione risulta in modo prioritario la conservazione delle caratterististiche degli habitat di pertinenza fluviale attraverso l’inserimento di specie vegetali delle fitocenosi appartenenti alle serie di vegetazione che portano alla ricostituzione della foresta ripariale e planiziale quali tipologie di vegetazione edafoclimaciche2 potenziali. 4.2 Vegetazione e copertura del suolo attuali (Tav. 5) Attualmente la zona destinata all’intervento di rinaturalizzazione risulta occupata dalle seguenti tipologie di vegetazione e di copertura del suolo: Bosco igrofilo a prevalenza di salice bianco (Salix alba) in prossimità della linea di scorrimento del fiume (cod. Natura 2000: 92A0):: si estende verso l’interno.per una fascia che varia dai 30 m ai 50 m. Di insediamento relativamente recente ed in fase di stabilizzazione su sedimenti alluvionali prevalentemente sabbiosolimosi, è formato di alberi ed arbusti di bassa taglia. 2 edafoclimax = condizioni di equilibrio ambientale fortemente condizionate dalle caratteristiche morfolitologiche del substrato. 32 Vegetazione con radi elementi arborei di pioppo ibrido (Populus x hybrida) residuo di un impianto di pioppicoltura senescente e non utilizzato. Si estende su un’area golenale raramente inondata, per una superficie di circa 1,7 ha. Il suolo è ad elevata componente argillosa e risulta utilizzato come pascolo per mandrie di ovi-caprini e bovini. Vegetazione arbustiva mista di caducifoglie e sclerofille sempreverdi (Pistacia lentiscus, Rhamnus alaternus, Asparagus acutifolius, Clematis vitalba, Crataegus monogyna, Rubus fruticosus, Rosa arvensis, ecc.,) localizzata sulla rottura di pendio tra le zone di pertinenza fluviale ed i sovrastanti terrazzi fluviali fossili attualmente utilizzati come aree agricole. 4.3 Vegetazione potenziale (Tav. 6) Lo studio ambientale effettuato nel biennio 2005-06 nel territorio del SIC-ZPS ha avuto, tra l’altro come scopo quello di individuare in prossimità dell’area da rinaturalizzare, situazioni di habitat con caratteristiche quanto più prossime alla naturalità e quindi in grado di fornire indicazioni puntuali sul popolamento biologico da ricostituire. Nelle situazioni con discreta naturalità rinvenute, sia a monte che a valle del sito, anche se su superfici residuali, sono stati effettuati numerosi rilevamenti floristico-vegetazionali (Tabb. 4,5,6), che hanno permesso di definire le caratteristiche della vegetazione potenzialmente presente nell’area dell’intervento e di individuare le specie che possono accelerare l’evoluzione verso situazioni di vegetazione strutturataed in equilibrio con l’ambiente circostante. 33 L’area è risultata caratterizzata da attivo dinamismo determinato dalle trasformazioni ambientali fisiche e di origine antropica che interessano il territorio. Potenzialmente mostra una rapida evoluzione verso le seguenti serie azonali della vegetazione forestale degli alvei fluviali del medio – basso corso dei fiumi della Regione Mediterranea: boschi ripariali igrofili di corsi d’acqua a deflusso perenne e sponde stagionalmente inondate (Salicetum albae) (cod. Natura 2000: 92A0): foreste planiziali mesoigrofile dei terrazzi fluviali fossili raramente inondati, con falda subalvea sub-superficiale (Populetum canescentis) ed ingressione nelle zone più elevate ed asciutte di macchia mediterranea extrazonale proveniente dai limitrofi rilievi collinari (cod. Natura 2000: 91F0). 4.4 Habitat di interesse comunitario potenzialmente presenti nell’area di intervento (Tav. 7); L’ area individuata per l’intervento sulla base delle indicazioni emerse dallo studio del territorio del SIC-ZPS, risulta potenzialmente di pertinenza dei seguenti habitat di interesse comunitario (dir. 92/43 Cee): 3280 Fiumi mediterranei a flusso permanente con Paspalon – Agrostidion e filari ripari di Salix alba e Populus alba Si tratta dell’habitat caratteristico del medio – basso corso di fiumi della Bio-Regione Mediterranea nel cui alveo nei periodi di minore portata emergono tratti di sponda e isolotti nel letto fluviale prevalentemente formati da substrati franco-sabbiosi e limosi sui quali si insediano fitocenosi (Paspalon – Agrostidion) caratterizzate da erbe 34 graminoidi a ciclo biologico breve o rizomatose che costituiscono ambiente di pascolo, rifugio e nidificazione per l’avifauna. 92A0 Foreste a galleria di Salix alba e Populus alba In questo tratto del fiume sono localizzate in modo frammentario e relittuale sulle sponda di rami secondari del fiume, con scorrimento relativamente lento delle acque e sponde in prevalenza sabbiosolimose. Gli alberi, fitti e di bassa taglia, hanno chiome e rami prostrati sulla superficie del fiume. 91F0 Foreste miste riparie di grandi fiumi a Quercus robur, Ulmus laevis e Ulmus minor, Fraxinus execelsior e Fraxinus angustifolia (Ulmenion minoris) Sono le ripisilve del medio – basso corso dei fiumi dell’Europa centro meridionale con alvei sovralluvionati e ampie aree golenali. Di elevata complessità strutturale e biocenotica, nella Regione Mediterranea questo habitat ha subito drastiche riduzioni in seguito agli interventi di bonifica delle aree paludose ed è diventato particolarmente vulnerabile e a rischio di scomparsa. Gli interventi previsti hanno come obiettivo la ricostituzione in tempi relativamente brevi di condizioni ambientali idonee al ripristino ed alla conservazione del popolamento floro-faunistico caratteristico di questi habitat.. 4.5 Interventi di rinaturalizzazione Scopo dell’intervento di rinaturalizzazione è quello di restituire caratteristiche in equilibrio con le condizioni dell’ambiente circostante ad un’area attualmente in stato di degrado (WHITEHEAD, 1993). Dall’analisi ecologico ambientale effettuata è chiaramente emerso che la vegetazione da ricostituire è di tipo forestale e caratteristica delle zone di alveo fluviale del medio corso dei fiumi mediterranei. 35 Si tratta di foreste igrofile e mesoigrofile che in area mediterranea, localizzandosi in condizioni edafoclimatiche particolarmente favorevoli, risultano caratterizzate da biomassa e biodiversità elevate. La biomassa del bosco si accresce e differenzia nella struttura pluristratificata della foresta dove specie arboree di grandi dimensioni e longevità consentono dall’altezza delle chiome dominanti (20 -30 – 40 m) fino al suolo, la presenza di numerose nicchie ecologiche popolate da flora e fauna con differenti esigenze nei confronti di luce, umidità e nutrienti. Tappa fondamentale è stata l’individuazione degli stadi dinamici preforestali della foresta il cui impianto consente di accelerare i tempi di ricostituzione del bosco. Nel terreno destinato all’intervento si sono evidenziate due distinte situazioni (Tav. 5) riferibili nella copertura attuale del suolo al bosco a prevalenza di Salix alba ed alla retrostante zona occupata dall’impianto di pioppo ibrido degradato. L’area attualmente occupata dal saliceto è in fase di attiva evoluzione e non necessita di interventi particolarmente importanti. Per agevolare un recupero strutturale e rendere fruibile al transito perdonale il bosco igrofilo a salici, si possono effettuare diradamenti allo scopo di migliorare le condizioni di accrescimento dello strato arboreo e lo sviluppo di specie arbustive ed erbacee attualmente quasi assenti. Nell’area occupata dai resti dell’impianto a pioppo ibrido, l’intervento deve prevedere la ricostituzione della struttura e della composizione floristica di una foresta mesoigrofila a partire da nuclei di specie arboreo – arbustive con comportamento pioniero, rapido accrescimento e presenti nei limitrofi boschi dell’alveo fluviale. 4.6 Modalità d’intervento 36 L’impianto deve essere effettuato avendo come modello le fasi di colonizzazione della vegetazione preforestale. Si tratta di formare dei nuclei di impianto di forma subcircolare in cui al centro si collocano i semenzali delle specie arboree più vulnerabili che necessitano di maggior protezione negli stati precoci di sviluppo. Nelle parti periferiche troveranno posto arbusti preforestali con funzione di colonizzazione del terreno nudo, protezione per gli alberi e rifugio per lo sviluppo di specie erbacee e basso arbustive del sottobosco. La presenza in sito di arbusti (rose, rovi, biancospino, caprifoglio, sanguinella) può costituire una base per accelerare la riuscita dell’impianto nelle fasi iniziali: queste piante eliofile, infatti hanno inizialmente un comportamento infestante e colonizzano velocemente gli spazi privi di vegetazione, ma tendono progressivamente a diminuire quando si afferma la copertura delle specie arboree. Queste specie arbustive rivestono inoltre un ruolo di grande importanza per la produzione di bacche e piccoli frutti appetiti da ornitofauna, micromammiferi ed invertebrati che contribuiscono alla disseminazione delle specie stesse ripristinando un elevato livello di biodiversità nel popolamento floro-faunistico del sito. Le specie arbustive rinvenute sono riportate nell’allegato elenco floristico (§ 8.2) e tra queste ne sono state individuate molte adatte all’impianto iniziale che pertanto non vanno rimosse nelle operazioni di preparazione del terreno per le piantumazioni. Per quanto riguarda gli alberi di pioppo ibrido ancora presenti sul posto, è importante che non vengano rimossi perché costituiscono, anche in fase di senescenza e successiva necromassa, substrati idonei per decompositori animali e vegetali indispensabili a ricreare le catene trofiche dell’ecositema. 37 5. MODELLI DEI NUCLEI D’IMPIANTO E SPECIE DA UTILIZZARE In questa parte della relazione ambientale, vengono presentati come esempio applicativo alcuni modelli d’impianto con le schede descrittive delle specie e dei nuclei di vegetazione che possono fungere da riferimento per attuare l’intervento di rinaturalizzazione. Le specie di seguito riportate sono tra le più adatte allo scopo e risultano presenti nel territorio del SIC-ZPS “Valle Basento, Grassano Scalo, Grottole” dal quale deve essere prelevato il materiale vegetale per l’impianto. Di seguito sono schematizzati i moduli d’impianto e, in cartografia, la localizzazione più adatta sul terreno destinato all’intervento (fig.8 e Tav. 8). Per ogni modulo si riportano un modello per l’impianto sul terreno delle specie da mettere a dimora ed uno schema sintetico delle caratteristiche quantitative e dimensionali delle specie ad accrescimento ultimato. L’indicazione relativa al numero totale per ogni singola specie delle piante da mettere a dimora è stimato con circa un 20-30 % in più rispetto a quanto si prevede di avere ad accrescimento definitivo, in quanto potrebbero verificarsi fallanze nell’attecchimento negli stadi giovanili di accrescimento soprattutto per le specie arboree. Deve inoltre essere previsto un impianto di irrigazione per i mesi di giugno, luglio agosto almeno per i primi due anni. 38 Fig.8 : Area dell’intervento e localizzazione dei moduli 39 5.1 Modulo 1: Quercus cerris, Crataegus monogyna, Ligustrum vulgare, Rubia peregrina, Lonicera etrusca Il modulo 1 risulta composto da una specie arborea dominante, il cerro (Quercus cerris), di grandi dimensioni con ruolo edificante, ma ad accrescimento non veloce. Le specie arbustive e lianose svolgono un ruolo di protezione delle plantule di cerro e nello stesso tempo contribuiscono a formare il sottobosco nelle fasi iniziali dell’impianto. Questo modulo, moderatamente xerofilo, va localizzato nella zona più distante dal corso d’acqua e può inglobare anche le specie arbustive già presenti (rose, rovi, ecc.). La superficie del modulo 1 può variare da 80 a 100 mq. in accordo con l’estensione dei rilevamenti fitosociologici relativi a questa tipologia di vegetazione (v. Tab.8). Fig.9: Modello d’impianto del modulo 1 Modulo 1 Quercus cerris Crataegus monogyna Ligustrum vulgare Rubia peregrina Lonicera etrusca 40 Tab. 7 : Sintesi delle informazioni qualitative e quantitative relative al modulo 1 specie Dimensione della pianta adulta (alt x largh in m) N° piante x modulo da mettere a dimora Quercus cerris Crataegus monogyna Ligustrum vulgare Rubia peregrina Lonicera etrusca Totale 15-25 x 8-15 2-4 x 3-5 2-3 x 1-2 0,80 x 0,30 1,5 x 0,50-1,50 10 15 15 30 20 90 41 5.1.1 Descrizione delle specie Quercus cerris L. (cerro): grande albero, imponente e longevo (fino a 30 m), a fusto eretto, corteccia grigia, spessa, suberosa e fessurata in placche longitudinali; cupola della ghianda a scaglie lunghe (fino a 10 mm) ed estroflesse; foglie ruvide, lanceolate a margine irregolarmente lobato; specie forestale a distribuzione eurimediterranea, il cerro è tra gli alberi maggiormente presenti nelle formazioni forestali mesofile e mesoigrofile dal piano basale all’orizzonte submontano dell’Italia centro-meridionale. Tollerante di suoli argillosi ad elevata ritenzione idrica, è presente nelle foreste planiziali di lunga continuità ecologica dei grandi alvei fluviali. In Basilicata si rinviene, oltre che sui rilievi montuosi, anche in forma residuale lungo i fiumi Agri e Basento e nel Bosco Pantano di Policoro. Da rilevare all’interno sito il toponimo “Macchia del Cerro” che designa questa parte di territorio sulla destra dell’alveo del fiume Basento. Modalità di impianto e propagazione: l’impianto va effettuato con semenzali di 1-2 anni. Foto 1: Quercus cerris: foglie e ghiande 42 Crataegus monogyna Jacq. (biancospino): arbusto o piccolo albero cespitoso (2-6 m) a distribuzione mediterranea, dotato di grande plasticità ecologica, si rinviene dal livello del mare fino alle zone montane, dove caratterizza i cespuglieti eliofili e pionieri di ricostituzione degli habitat forestali. Le foglie sono piccole (1-2 cm), laciniate e dotate di brattee. I fiori sono bianchi e profumati, portati in corimbi; i frutti carnosi, simili a bacche, sono vivacemente colorati di rosso e permangono sulla pianta anche dopo la caduta delle foglie. Modalità di impianto e propagazione: l’impianto va effettuato per talea o semenzali di 1-2 anni. Foto 3: Crataegus monogyna: fiori Foto 4: Crataegus monogyna: frutti 43 Ligustrum vulgare L. (ligustro): arbusto o piccolo albero (2-6 m) sempreverde a rapido accrescimento, frequente nelle siepi e nel sottobosco dei querceti mesofili. Le foglie sono opposte, ovali, di piccole dimensioni (1-2 cm); le infiorescenze sono in racemi apicali, di colore bianco; i frutti sono bacche di colore bruno – nerastro a maturità. Modalità di impianto e propagazione: l’impianto va effettuato per talea o semenzali di 1 -2 anni. Foto 5 : Ligustrum vulgare: fiori Foto 6 : Ligustrum vulgare: frutti 44 Lonicera etrusca L. (caprifoglio): arbusto lianoso e reptante, a foglie caduche, diffuso nelle siepi, nei cespuglieti preforestali e nel sottobosco dei querceti caducifogli. Le foglie sono opposte, ovali, di medie dimensioni (2-4 cm), debolmente pubescenti e con margine cigliato; le infiorescenze sono in racemi apicali, formate da fiori con corolle grandi (fino a 3 cm), di colore bianco latte o giallastro, intensamente profumati; i frutti sono bacche di colore bruno – nerastro a maturità. Per quanto riguarda l’autoecologia della specie, a differenza degli altri arbusti comunemente indicati con il nome di “caprifoglio”, la Lonicera etrusca è moderatamente termofila e predilige suoli sub-acidi. Modalità di impianto e propagazione: la propagazione va effettuata a fine inverno per divisione dei cespi e radicazione dei rami. Foto 7: Lonicera etrusca Foto 8 : Lonicera etrusca: fiori 45 Rubia peregrina L. (robbia): specie con portamento cespitoso a base perenne e lignificata e rami erbacei. E’ una specie moderatamente sciafila che caratterizza il sottobosco delle formazioni forestali termofile e mesoigrofile dell’area mediterranea, dalla macchia, ai boschi di leccio, ai querceti caducifogli. I fusti sono prostrati e reptanti, a sezione quadrangolare, ispidi per abbondanti peli uncinati; le foglie, verde scuro, lucenti sulla pagina superiore, sono verticillate in gruppi di 4-6-8. Modalità di impianto e propagazione: la propagazione va effettuata a fine inverno per divisione dei cespi. Foto 9: Rubia peregrina: foglie e fiori 46 5.2 Modulo 2: Fraxinus angustifolia, Ulmus minor, Prunus spinosa, Clematis vitalba, Hedera helix Il modulo 2 risulta composto da una specie arborea dominante di grandi dimensioni e longevità e da uno strato arboreo-arbustivo a rapido accrescimento ed elevata copertura rappresentato dall’olmo campestre e dal prugnolo selvatico. La vitalba (Clematis vitalba) e l’edera (Hedera helix) svolgono un ruolo di tappezzamento del suolo e favoriscono l’insediamento di specie nemorali. All’interno dell’area di intervento, il modulo 2 trova la collocazione ottimale fra il corso d’acqua ed i terrazzi fluviali occupati dal modulo1, in una posizione intermedia rispetto alla profondità della falda subalvea che risulta la più idonea rispetto alle esigenze autoecologiche del frassino meridionale. La superficie del modulo 2 può variare da 80 a 100 mq. in accordo con l’estensione dei rilevamenti fitosociologici relativi a questa tipologia di vegetazione (v. Tab.5). 47 Fig. 10: Modello d’impianto del modulo 2 Fraxinus angustifolia Ulmus minor Prunus spinosa Hedera helix Clematis vitalba Tab. 8 : Sintesi delle informazioni qualitative e quantitative relative al modulo 2 specie Dimensione della pianta adulta (alt x largh in m) N° piante x modulo da mettere a dimora Fraxinus angustifolia 15-25 x 8-15 10 Ulmus minor, Prunus spinosa, Clematis vitalba, Hedera helix Totale 6-10 x 5-8 0,5-1,5 x 1-2 0,50 x 2-3 0,3 x 2-3 20 20 30 20 90 48 5.2.1 Descrizione delle specie Fraxinus angustifolia (frassino meridionale): albero a distribuzione circummediterranea, è presente soprattutto nell’Italia meridionale ed isole dove si rinviene su suoli umidi e nelle foreste mesoigrofile, risalendo dalle zone di foce fluviale fino all’orizzonte submontano. Specie a rapido accrescimento di notevoli dimensioni (20-30 m di altezza), fornisce legname pregiato. Il tronco è slanciato con corteccia grigio chiaro da giovane, tendente a fessurare invecchiando in piccole placche grigio-brune. Le foglie sono composte, imparipennate (7-9 elementi), allungate; le infiorescenze apicali, primaverili, con impollinazione anemofila; i frutti portati in racemi sono samare dotate di ala sottile. In Basilicata il frassino meridionale è una specie non molto frequente, ma localmente può presentarsi abbondante. Si rinviene nei boschi planiziali residuali lungo i principali corsi d’acqua, nel Bosco Pantano di Policoro, nella Foresta di Gallipoli – Cognato. Nell’area SIC-ZPS “Valle Basento, Grassano Scalo – Grottole” il frassino meridionale è presente in pochi esemplari nei lembi residui di vegetazione arborea localizzata alla base delle colline. Modalità di impianto e propagazione: il frassino meridionale si propaga con semine effettuate in primavera con semi stratificati a freddo per 2-8 settimane o con semenzali di 2-3 anni. Foto 10: :Fraxinus angustifolia: foglie 49 Ulmus minor Miller (olmo campestre): albero di medie dimensioni (fino a 15 m), pollonifero, a rapido accrescimento, spesso arbusto, è frequente nello strato arboreo dominato e lungo i margini del bosco. La corteccia è bruna, fessurata in piccole placche longitudinali, tendente a formare creste suberose nei rami e tronchi giovani. Le foglie sono lancelolate con nervature secondarie parallele e base del lembo asimmetrica. Il frutto è una samara con ala circolare, precocemente matura. Specie a distribuzione europea e circummediterranea, l’olmo campestre è largamente diffuso anche in Basilicata sia negli ambienti mesoigrofili che sinantropici e ruderali dove è stato favorito per l’utilizzo del fogliame come foraggio. Modalità di impianto e propagazione: l’impianto va effettuato con semenzali di 1 anno, più raramente da polloni radicali. Foto 12: Ulmus minor: foglie Foto 13: Ulmus minor: giovani rami suberosi 50 Clematis vitalba L. (vitalba): arbusto lianoso eliofilo con rami flessibili modificati all’apice in cirri volubili per il sostegno su altre piante in cerca di luce. Foglie composte tri-fogliate, fiori bianchi in infiorescenze terminali; semi dotati di lunga (2-3 cm) appendice piumosa per la disseminazione anemofila. A distribuzione europea, la vitalba è una delle rare specie lianose perenni della vegetazione dei climi temperati. Modalità di impianto e propagazione: si riproduce facilmente per talea e polloni radicali. Foto 14: semi di Clematis vitalba (acheni dotati di espansione piumosa per la disseminazione anemofila) Foto15: Clematis vitalba in fiore 51 Hedera helix L. (edera): arbusto reptante – lianoso, sciafilo. I rami differenziano radici avventizie con cui la pianta si ancora a sostegni o striscia sul terreno. Le foglie sono palmato – trilobate, sempreverdi; le infiorescenze apicali formate da numerosi piccoli fiori verdastri, si differenziano in autunno, ma difficilmente la pianta fiorisce in posizione ombreggiata. Specie a distribuzione mediterraneo – atlantica, l’edera è comune nei boschi mesofili ad elevata copertura, dal piano basale al submontano. Modalità di impianto e propagazione: si riproduce facilmente per talea e per radicazione dei rami. Foto 16: rami fertili con infiorescenze di Hedera helix Foto 17: Hedera helix: foglie 52 Prunus spinosa L. (prugnolo selvatico): arbusto o piccolo albero (0,50 – 2 m) spinoso, a rapido accrescimento, frequente nelle siepi, nei cespuglieti preforestali e nel sottobosco dei querceti mesofili. Le foglie sono ovali, di piccole dimensioni (1-2 cm); la fioritura abbondante e precoce (febbraio – marzo), precede la foliazione; i fiori sono di colore bianco in ciuffi sui rami; i frutti sono drupe di colore blu – violaceo a maturità, appetite dagli animali. Modalità di impianto e propagazione: l’impianto va effettuato per talea o semenzali di 1-2 anni. Foto 18: Prunus spinosa: drupe mature 53 5.3 Modulo 3 Populus canesces, Populus nigra, Sambucus nigra, Cornus sanguinea, Vitis vinifera ssp. sylvestris Il modulo 3 è caratterizzato dalla presenza di specie arboree dominanti di grandi dimensioni (fino a 30 m), quali i pioppi, rapido accrescimento ed esigenze autoecologiche di maggiore igrofilia. Anche in questo caso le specie basso arboree ed arbustive (sambuco nero e sanguinella), favoriscono l’insediamento del sottobosco. L’ impianto trova condizioni ottimali in prossimità del saliceto, nella zona più depressa del terreno dove la falda subalvea è più superficiale o affiorante nei periodi di maggior portata del fiume. La superficie del modulo 3 può variare da 80 a 100 mq. in accordo con l’estensione dei rilevamenti fitosociologici relativi a questa tipologia di vegetazione (v. Tab.8). Fig. 10: Modello d’impianto del modulo 3 54 Modulo 3 Populus canesces Populus nigra Sambucus nigra Cornus sanguinea Vitis vinifera ssp. sylvestris Tab. 9: Sintesi delle informazioni qualitative e quantitative relative al modulo 3 specie Dimensione della pianta adulta (alt x largh in m) N° piante x modulo da mettere a dimora Populus canescens 15-25 x 8-15 10 Populus nigra Sambucus nigra Cornus sanguinea Hedera helix Totale 15-25 x 8-15 3-8 x 4-8 0,50 x 2-3 0,3 x 2-3 10 20 30 20 90 55 5.3.1 Descrizione delle specie Populus canescens Aiton (pioppo grigio o pioppo gatterino): albero a distribuzione sud–europea, è caratterizzata da rapido accrescimento, notevoli dimensioni (20-25 m di altezza), tronco slanciato con corteccia bianco-grigio chiaro tendente a fessurare invecchiando in placche scure e suberose di forma poligonale; le foglie sono a margine ondulato, di colore verde scuro nella pagina superiore, grigio sericee in quella inferiore. A lungo ritenuto ibrido tra Populus alba, con cui mostra affinità autoecologiche, e P. tremula, per le caratteristiche morfologiche della foglia, è tuttavia specie a sè stante. La distribuzione di questo albero non è ben conosciuta in quanto è spesso confuso con il pioppo bianco; in Basilicata è sicuramente sottostimato come frequenza e distribuzione, in quanto sembra particolarmente ben adattato a suoli umidi, argilloso-limosi e subsalsi che si rinvengono, oltre che nelle zone 56 sublitoranee, anche in impluvi, luoghi umidi e valli fluviali nel territorio delle colline argillose dal piano basale fino all’orizzonte submontano. Ripisilve e boschi planiziali con carattere residuale, ma ancora in buono stato di conservazione sono presenti lungo i fiumi Sinni, Agri, Sauro, Cavone, al Bosco Pantano di Policoro e lungo il fiume Basento sia a monte che a valle del SIC-ZPS “Valle Basento,Grassano Scalo, Grottole”. Foto 19: foglie di pioppo grigio (Populus canescens) Foto 20: corteccia di pioppo grigio (Populus canescens) Modalità di impianto e propagazione: radica facilmente per talea. Si utilizzano i polloni radicali prelevati in febbraio-marzo alla fine del riposo vegetativo. 57 Populus nigra L. (pioppo nero): albero a distribuzione circummediterranea, è caratterizzato da rapido accrescimento, notevoli dimensioni (20-25 m di altezza), tronco tozzo con corteccia fessurata logitudinalmente, grigio–bruna; le foglie sono di forma romboidale, di colore verde scuro e lucenti nella pagina superiore, opache in quella inferiore. Il pioppo nero è specie colonizzatrice delle sponde fluviali e delle foreste igrofile. Foto 21-22: Populus nigra: particolare della corteccia (a sinistra) e foglie (a destra) Modalità di impianto e propagazione: La propagazione può avviene facilmente per talea. Come per Populus canescens, si possono 58 utilizzare i polloni radicalii in febbraio-marzo alla fine del riposo vegetativo. Sambucus nigra L. (sambuco nero): albero cespitoso, di medie dimensioni (fino a 10 m), pollonifero, a rapido accrescimento, spesso arbusto, è frequente nello strato arboreo dominato e lungo i margini del bosco. La corteccia è grigio chiara finemente fessurata; le foglie sono composte, imparipennate, di grandi dimensioni (fino a 20-25 cm); le infiorescenze (corimbi) sono bianche e particolarmente appariscenti. I frutti sono bacche viola nerastre, succose ed appetite dagli animali. Largamente diffuso negli ambienti umidi e sinantropici dell’Europa e dell’Asia Minore, il sambuco nero è anche una specie di uso officinale utilizzata per il legno (midollo), i fiori (eduli) ed i frutti (eduli e per coloranti). Modalità di impianto e propagazione: si riproduce facilmente per talea. Foto 23: Sambucus nigra: particolare dei fiori 59 Foto 24: Sambucus nigra: frutti Cornus sanguinea L. (sanguinella): arbusto o piccolo albero (2-6 m) pollonifero con rami opposti, cilindrici, molto flessibili, frequente nei diradamenti e sul margine del bosco. Foglie lanceolate (fino a 10 cm), con nervature secondarie arcuate ed apice acuto. Fiori bianchi in infiorescenze apicali; frutti in bacche brune appetite dagli uccelli. A distribuzione europea, la sanguinella è largamente diffusa negli ambienti mesoigrofili, nelle siepi e lungo fossi ed impluvi. Modalità di impianto e propagazione: si riproduce facilmente per talea e polloni radicali. Foto 25: Cornus sanguinea: particolare dei fiori 60 Foto 26: Cornus sanguinea: particolare dei frutti Vitis vinifera L. ssp. sylvestris (Gmelin) Hegi (vite selvatica): arbusto lianoso rampicante, frequente nei boschi planiziali dell’area mediterranea dove si localizza su suoli umidi e ricchi di nutrienti. Le foglie sono alterne, palmato– lobato, su rami provvisti di cirri con cui la specie si attacca alle piante vicine in cerca di luce. La specie è dioica; le infiorescenze in racemi apicali sono formate da numerosi piccoli fiori verdastri; i frutti in grappoli sono bacche (acini) appetite da micromammiferi ed uccelli. Modalità di impianto e propagazione: si riproduce facilmente per talea. 61 Foto 27: Vitis vinifera ssp. sylvestris: particolare di foglie e fiori Foto 28: Vitis vinifera ssp. sylvestris: particolare dei frutti 6. CARTOGRAFIA 6.1 Dati e metodologia di realizzazione La carta della vegetazione costituisce uno strumento di fondamentale importanza per la pianificazione territoriale e la gestione dei Parchi e delle aree ad alta valenza ambientale. Rappresenta l'estensione e il pattern spaziale di tipi di vegetazione in un territorio, identificati sulla base di una composizione specifica omogenea alla scala della carta, che, nel corso del presente studio, risulta essere 1:10.000. 62 Il supporto tecnico decisivo per l'analisi ecologica mediante documenti cartografici è fornito dai Sistemi Geografici Informativi (GIS) o Sistemi Informativi Territoriali (SIT), sia di tipo raster che vettoriale. In particolare, per la realizzazione del progetto è stato utilizzato il software Arc GIS ESRI Arc Map. Sulla cartografia di base (Aerofotogrammetria 1:10.000 della Regione Basilicata del 1998, Immagini da Satellite Digital Globe 2006) sono stati digitalizzati i limiti della vegetazione dedotti dalla fotolettura, fotointerpretazione ed analisi di campo avvalendosi del software GIS. Le immagini raster e vettoriali sono state riportate nello stesso sistema di proiezione (WGS 84 UTM Zone 33N) per ottenere una base cartografica georeferenziata le cui coordinate di riferimento sono state rilevate con attrezzature GPS (Geodetical Position System). Il risultato di questo lavoro di base è stato utilizzato per realizzare la Carta della copertura e uso del suolo e della vegetazione applicando il sistema di codifica CORINE LAND COVER 3 fino al V livello. 3 Nel giugno del 1985 il Consiglio delle Comunità Europee, con la Decisione 85/338/EEC, ha varato il programma CORINE (Coordination of Information on the Environment), per dotare l’Unione Europea, gli Stati associati e i paesi limitrofi dell’area mediterranea e balcanica di informazioni territoriali omogenee sullo stato dell’ambiente. Uno dei principali progetti realizzati nell’ambito del programma CORINE è il CORINE LAND COVER (1985-1993): Data-base della copertura del suolo su base naturalistica, largamente in uso nei paesi europei, che utilizza la Vegetazione come bioindicatore dei fattori ambientali e delle trasformazioni socio-economiche del territorio. La Legenda di questa cartografia si presenta a struttura gerarchica e articolata su 3 livelli con voci standard: I° livello: 5 categorie riferibili alle principali coperture di vegetazione del pianeta II° livello: 15 voci (scala 1:500.000/1.000.000) III° livello: 44 voci (scala 1:100.000) Il dettaglio progressivo delle categorie permette di adeguare le informazioni alla scala della carta, arrivando ad una elevata risoluzione e definizione, la massima flessibilità e l’inserimento di tutte le tipologie possibili presenti sul territorio anche in presenza di grande variabilità ambientale e paesaggistica. Lo sviluppo di livelli di dettagli superiori al terzo (IV/V livello) è possibile per le tipologie naturali e seminaturali e permette l’analisi quantitativa dei dati di copertura. Il risultato è un documento cartografico di elevata precisione sul quale è possibile estrapolare perimetro ed estensione superficiale di ogni area relativa alle diverse tipologie evidenziate e nel quale sono sintetizzate informazioni sulla fisionomia, copertura del suolo e caratteristiche fitosociologiche della vegetazione del territorio. 63 La documentazione cartografica realizzata per il territorio del SIC-ZPS “Valle Basento-Grassano Scalo-Grottole”, comprende: 1. Carta della Vegetazione/Copertura e uso del suolo (scala 1:10.000 - TAVOLA 1) 2. Carta della Vegetazione Potenziale (scala 1:20.000 - TAVOLA 2) 3. Carta degli Habitat Naturali di interesse comunitario(Dir. “Habitat”92/43/CEE)(scala 1:10.000 - TAVOLA 3) 4. Carta del confronto fra il Corine Land Cover e la Carta della Vegetazione Potenziale (scala 1:10.000 - TAVOLA 4) 6.2 Carta della Vegetazione/Copertura e Uso del suolo del SIC-ZPS “Valle del Basento – Grassano Scalo – Grottole” (scala 1:10.000 - TAVOLA 1) Riporta l’attuale copertura del suolo (anno 2006) e le tipologie di vegetazione cartografabili alla scala del documento (in grassetto le tipologie presenti al IV-V livello di dettaglio). LEGENDA 1. SUPERFICI ARTIFICIALI 64 1.1 1.2 1.3 Zone urbanizzate di tipo residenziale 1.1.2 Zone residenziali a tessuto discontinuo e rado Zone industriali, commerciali ed infrastrutturali 1.2.2 Reti stradali, ferroviarie e infrastrutture tecniche 1.2.2.1 Linee ferroviarie e spazi accessori 1.2.2.2 Viabilità stradale e sue pertinenze Zone estrattive, cantieri, discariche e terreni artefatti ed abbandonati 1.3.1 Aree estrattive 1.3.1.1 Cave di inerti (sabbie e ciottoli alluvionali) 2. 2.1 SUPERFICI AGRICOLE UTILIZZATE Seminativi 2.1.1 Seminativi non irrigui 2.1.1.1 Colture estensive 2.1.1.1.1 Colture annuali di cereali (Triticum s.l.) 2.2 Colture permanenti 2.2.3 Oliveti 2.2.4 Altre colture permanenti 2.2.4.1 Impianti di arboricoltura da legno a pioppo ibrido (Populus x hybrida s.l.) 2.2.4.2 Impianti di arboricoltura da legno a noce comune (Juglans regia) 2.4 Zone agricole eterogenee 2.4.2 Sistemi colturali e particellari complessi 3. 3.1 TERRITORI BOSCATI E AMBIENTI SEMINATURALI Zone boscate 3.1.1 Boschi di latifoglie 3.1.1.6 Boschi misti a prevalenza di latifoglie mesofile 3.1.1.6.1 Boschi mesoigrofili di terrazzi fluviali fossili (Populion albae, Populetum canescentis) 1.1.1.6.2 Boschi igrofili di sponde fluviali a prevalenza di Salix alba (Salicion albae, Salicetum albae) 3.1.1.6.3 Boscaglia igrofila a Tamarix gallica (Tamaricetum gallicae) 3.2 Zone caratterizzate da vegetazione arbustiva e/o erbacea 3.2.1 Aree a pascolo naturale e praterie 3.2.1.1 Praterie continue 3.2.1.1.1 Psudosteppe mediterranee a Lygeum spartum (TheroBrachypodietalia, Polygonion tenoreani, Camphorosmo monspeliaceae –Lygetum sparti) 3.2.3 Aree a vegetazione sclerofilla 3.2.3.1 Macchia alta 3.2.3.2 Macchia bassa e garighe 3.2.3.2.1 Macchia mediterranea edafoclimacica delle argille plioplistoceniche dell’Arco Jonico (Oleo-Ceratonion, Helictothrico convoluti – Pistacietum lentisci) 65 3.2.3.2.2 Gariga ad Artemisia variabilis ed Helichrysum italicum 3.3 Zone aperte con vegetazione rada o assente 3.3.2 Rocce nude, falesie, rupi, affioramenti 3.3.2.1 Aree calanchive con vegetazione discontinua 3.3.2.1.1 Vegetazione erbacea annuale e perenne dei calanchi (Geosigmentum delle argille dell’Arco Jonico) 5. 5.1 CORPI IDRICI Acque continentali 5.1.1 Corsi d’acqua 5.1.1.1 Fiumi e aree golenali 6.3 Carta della Vegetazione Potenziale del SIC-ZPS “Valle del Basento – Grassano Scalo – Grottole” (scala 1:10.000 - TAVOLA 2) La vegetazione potenziale è l’ipotetico stato naturale della vegetazione che, allo stato attuale delle conoscenze, si assume in caso di improvvisa sospensione degli influssi antropici. Trattasi in pratica di un'immaginaria proiezione della vegetazione verso questo nuovo stato di equilibrio (TÜXEN, 1956). Nell’area SIC-ZPS sono state individuate le seguenti tipologie di vegetazione potenziale: 66 Boscaglia igrofila a Tamarix gallica Boschi mesoigrofili di terrazzi fluviali fossili (Populion albae, Populetum canescentis) Boschi igrofili di sponde fluviali a prevalenza di Salix alba (Salicion albae, Salicetum albae) Pseudosteppe mediterranee a Lygeum spartum (Thero brachypodietalia, Polygonion tenoreani, Camphorosmo monspeliaceae-Lygetum sparti) Macchia mediterranea edafoclimacica delle argille plio- pleistoceniche dell’Arco Jonico (Oleo-Ceratonion, Helictothrico convolutiPistacetum lentisci) Vegetazione erbacea annuale e perenne dei calanchi (Geosigmetum delle argille plio-pleistoceniche dell’Arco Jonico) Nella carta della vegetazione potenziale sono evidenziati i rapporti spaziali e dinamici delle tipologie di vegetazione in relazione alle differenti situazioni geomorfologiche del sito. 6.4 Carta degli Habitat (Dir. “Habitat” 92/43/CEE) del SIC- ZPS “Valle del Basento, Grassano Scalo, Grottole” (scala 1: 20.000 - TAVOLA 3) Allo scopo di evidenziare le caratteristiche territoriali in relazione alla potenzialità della vegetazione e del popolamento floro-faunistico che potrebbero essere presenti nel sito, malgrado le attuali non ottimali condizioni degli habitat, è stata realizzata una carta degli habitat in cui è riportata la distribuzione potenziale degli stessi. 67 Agli habitat segnalati nell’originaria descrizione del Sito (Regione Basilicata, 2003), si aggiungono situazioni rinvenute in seguito ad indagini effettuate in tempi recenti e nel corso di questo lavoro: o 3280: Fiumi mediterranei a flusso permanente con il Paspalo- Agrostidion e con filari ripari di Salix e Populus alba o 6220*: Percorsi substeppici di graminacee e piante annue del Thero Brachypodietea o 91 FO: Foreste miste riparie di grandi fiumi a Quercus robur, Ulmus laevis e Ulmus minor, Fraxinus excelsior o Fraxinus angustifolia (Ulmenion minoris) o 3150 Mosaico di vegetazione ad idrofite radicate e natanti (Potamogeton sp.pl., Polygonum amphybium, Lemna minor, Potamogetonetea) delle rive fluviali e dei canali di bonifica (Laghi eutrofici naturali con vegetazione del Magnopotamion o Hydrocharition) o 92D0 Foreste riparali e delle depressioni umide a Tamarix sp. (Gallerie e forteti ripari meridionali (Nerio-Tamaritea e Securinegion tinctoriae) o 53 Boscaglie termo-mediterranee e pre-steppiche o 92A0 Foreste a galleria di Salix alba e Populus alba 6.5 Confronto fra Vegetazione Attuale (Corine Land Cover) e Vegetazione Potenziale (per sovrapposizione dei tematismi) (scala 1: 20.000 - TAVOLA 4) Questo documento cartografico è stato realizzato allo scopo di individuare graficamente quale la parte del territorio ha subito maggiormente l’impatto antropico nel corso del tempo. Dall’analisi della carta si evince che l’originaria foresta mista riparia che occupava la zona dei terrazzi fluviali è stata ormai quasi interamente 68 sostituita dai coltivi, o laddove i coltivi sono stati abbandonati, da formazioni a gariga. Ancora oggi sono tuttavia presenti alcuni lembi di foresta mesoigrofila relittuale nella parte centrale e nella estrema parte orientale dell’area SIC-ZPS, a Nord del fiume Basento. La vegetazione ripariale a salici tipica dell’alveo fluviale, insieme alle pseudosteppe mediterraneee delle aree calanchive e collinari a Nord del corso d’acqua, sono ancora ben rappresentate. Tali formazioni sono: Boschi idrofili di sponde fluviali a prevalenza di Salix alba (Salicion albae, Salicetum albae) Boscaglia igrofila a Tamarix gallica Pseudosteppe mediterranee a Lygeum spartum (Thero brachypodietalia, Polygonion tenoreani, Camphorosmo monspeliaceae-Lygetum sparti) Macchia mediterranea edafoclimacica delle argille plio- pleistoceniche dell’Arco Jonico (Oleo-Ceratonion, Helictothrico convolutiPistacetum lentisci) Vegetazione erbacea annuale e perenne dei calanchi (Geosigmetum delle argille plio-pleistoceniche dell’Arco Jonico) L’obiettivo di tutela, quindi, deve essere mirato alla conservazione delle aree che ancora esprimono un alto grado di naturalità e deve prevedere interventi di rinaturalizzazione ovunque sia possibile riattivare quei processi naturali che riporterebbero alla ricostituzione degli Habitat scomparsi. Oltre agli impianti di arboricoltura da legno non più produttivi, tali intervento possono essere estesi, ad esempio, anche ad incolti e pascoli abbandonati. 6.6 Cartografia tematica per l’area dell’intervento di rinaturalizzazione 69 Per l’area destinata all’intervento di rinaturalizazione è stata inoltre realizzata la seguente serie di mappe tematiche specifiche a scala di maggior dettaglio riportate nelle pagine seguenti: 1. Carta della Vegetazione (scala 1:2.000 - TAVOLA 5) 2. Carta della Vegetazione Potenziale (scala 1:2.000 - TAVOLA 6) 3. Carta degli Habitat Naturali di interesse comunitario (Dir. “Habitat”92/43/CEE) (scala 1:2.000 - TAVOLA 7) 4. Carta della Vegetazione e Copertura del suolo attuali con localizzazione e tipologia degli interventi da mettere in atto per la rinaturalizzazione del sito (scala 1:2.000 - TAVOLA 8) 7. BIBLIOGRAFIA AA.VV., 2003. - Natura 2000 in Basilicata.. Ufficio Tutela della Natura. Regione Basilicata. Biondi E., Baldoni M., 1993 – A bioclimatic cheracteristic of italian peninsula. Atti del Convegno “Effect atmospheric pollutants on climate and vegetation”. Taormina, 26-28 settembre 1991”. ED. GEA Prog.:225-250. 70 Biondi E., Ballelli S., Allegrezza M., Taffetani F., Francalancia C., 1994 – La vegetazione delle fiumare del versante jonico calabro-lucano. Fitosociologia 27: 51-66. Braun-Blanquet J., 1951 - Pflanzensoziologie. Grundzuge der Vegetationskunde. Springer Ed.: Vienna, Austria. Cantore V., Iovino F., Pontecorvo G.,1987 - Aspetti climatici e zone fitoclimatiche della Basilicata, CNR. Cosenza. Colacino C.,Fascetti S., Fici S., 1992 – Aspetti della vegetazione forestale del Bosco di Policoro. Atti 87° Congresso SBI, Sassari 1992. De Martonne E., 1926 a - L’indice d’ariditè. Bull. Ass. Geogr. Fr. 9: 35. De Martonne E., 1926 b - Une nouvelle fonction climatologique : l’indice d’ariditè. Météorologie, 2 : 449-458. De Martonne E., 1955 - Traitè de Géographie Physique. Armand Colin Ed., Parigi, Francia. Emberger L., 1930 a - La végétation de la région méditerranéenne. Essai d’une classification des groupments végétaux. Revue de Botanique, 503 : 642-662. Emberger L., 1930 b - La végétation de la région méditerranéenne. Essai d’une classification des groupments végétaux. Revue de Botanique, 504 : 705-721. Fascetti S., Pontrandolfi M.A., 2000 – Carta della Naturalità della Regione Basilicata. in “L’Ambiente in Basilicata”. Regione Basilicata : 317-329. Fascetti S., Pontrandolfi M.A., 2000 – Carta delle Diversità Ambientali della Regione Basilicata in “L’Ambiente in Basilicata”. Regione Basilicata : 301-316. Fascetti S., Navazio G., 2004 - Relazione ambientale in Piano Strutturale Provinciale della Provincia di Matera. Ass. Ambiente e Territorio, Provincia Matera. 71 Gafta D., Pedrotti F., 1995 - Tipificazione di due nuove associazioni forestali ripariali per la Penisola Italiana. Doc. Phytosoc., 15: 413-415. Gafta D., Pedrotti F., 1996 - Vegetazione ripariale e paludosa. In: "Ecologia delle foreste ripariali e paludose dell'Italia", (collana "L'uomo e l'ambiente"), Università degli Studi di Camerino: 23-153. Mitrakos K.,1980 – A theory for mediterranean plant life. Acta Oecologia, vol I (15), n.3: 245-252. Pignatti S., 1982 - Flora d’Italia, Vol. I-II-III. Edagricole, Bologna. Pirone G., 2000 - La vegetazione ripariale nei versanti nord-orientali del Gran Sasso d'Italia e dei Monti della Laga (Abruzzo, Italia). Fitosociologia, 37: 13-63. Rivas-Martinez S., 1990 - Bioclimatic Belts of West Europe (Relation between Bioclimate and Plant Ecosystems). Comm. Europ. Communities, Climat. Nat. Hazards Rev. Prog., Arles, Francia. Venanzoni R., Gigante D., 2000 - Contributo alla conoscenza degli ambienti umidi dell'Umbria (Italia). Fitosociologia, 37: 65-86. Whitehead A., 1993 – Ecologia applicata alla Conservazione della Natura. Edagricole, Bologna. 8. ALLEGATI: 8.1 Scheda di sintesi del SIC-ZPS 1T9220260 “VALLE BASENTO, GRASSANO SCALO – GROTTOLE” 8.2 Elenco floristico 72 8.3 Quadro sintassonomico delle Unità Fitosociologiche citate nel testo 8.1 Scheda di sintesi del SIC-ZPS 1T9220260 “VALLE BASENTO, GRASSANO SCALO – GROTTOLE” Le informazioni che seguono sono tratte dalla Realzione Ambientale del Piano Strutturale Provinciale della Provincia di Matera (Fascetti et al., 2004) e descrivono in modo sintetico le particolarità del popolamento floro-faunistico ed ambientale del sito secondo quanto richiesto dalla Direttive della Comunità Europea (Dir. CEE “Uccelli” 79/409 Cee; Dir. CEE “Habitat” 92/43 Cee). Vengono inoltre 73 riportate indicazioni e prescrizioni di massima rispetto alle possibili modalità di gestione: DENOMINAZIONE Tipo: C; SIC; ZPS Localizzazione topografica: Longitudine: 16 14923794 Latitudine: 40 35925394 Territori amministrativi: Comuni: Grassano, Grottole, Garaguso, Calciano Superficie: 779 ha Range altitudinale: 309-172 rn s.l.m. Caratteristiche ambientali: Tratto del fiume Basento con formazioni forestali mesoigrofile e caratteristiche delle ripisilve. Sui versanti della valle sono presenti morfotipi tipici delle argille con suggestivi fenomeni calanchivi di grande effetto paesaggistico. Sito riproduttivo della lontra, di rapaci e di endemismi entomologici. Impatti e attività: I maggiori problemi riguardano la pessima qualità delle acque fluviali in cui confluiscono reflui urbani, incendi e tagli per far posto nell’alveo a terreni agricoli ed insediamenti industriali. Stato di Protezione: Nessuno Stato di Conservazione: NON SODDISFACENTE, VULNERABILE ED A RISCHIO ELEVATO Problematiche di conservazione: Sono determinate dalla qualità delle acque fluviali e dalle attività antropiche che vengono svolte nell’alveo senza alcun controllo. Significatività del sito: Rappresenta uno dei pochi tratti fluviali lungo il Basento dove è ancora possibile osservare tutta la serie degli habitat caratteristici dei fiumi mediterranei, dalle zone di sponda con vegetazione a salici e pioppi, ai terrazzi fluviali con la foresta planiziale a pioppo grigio, frassino meridionale e cerro. Di grande valenza è 74 inoltre il contatto con gli habitat termoxerici delle steppe mediterranee presenti sui versanti della valle. Area riproduttiva per la lontra e 1’istrice tra i mammiferi; si segnala la presenza di: cicogna nera, picchio rosso mezzano, biancone, albanella reale, nibbio, testuggine d’acqua e raganella. Gestione del sito: Risulta indispensabile ripristinare e mantenere delle condizioni di buona qualità delle acque, in quanto la sopravvivenza di molte specie, animali e vegetali, è strettamente legata all’ambiente fluviale. E’ quindi importante il monitoraggio della qualità delle acque. Molte specie di grande interesse (martin pescatore, lontra, istrice, tartaruga d’acqua), oltre che dell’inquinamento dell’acqua, risentono delle alterazioni dell’habitat nel suo complesso. Occorre quindi preservare la vegetazione forestale e delle sponde presente in alveo, evitando quelle attività che tendono ad alterarla e distruggerla (sbancamenti, sistemazioni idrauliche, insediamenti civili e industriali, tagli indiscriminati). Come gia evidenziato nel Piano Strutturale Provinciale di Matera, la gestione corretta delle sito, al fine di mantenere le risorse ambientali e migliorarne lo stato di conservazione, risulta imprescindibile l’applicazione delle seguenti prescrizioni: DA EVITARE: - apertura di strade e piste nell’alveo; - transito veicolare fuori dalla rete viaria principale; - insediamenti e strutture turistiche permanenti all’interno del sito; - discariche abusive; - immissione di reflui urbani nei corsi d’acqua; DA REGOLAMENTARE: - le attività antropiche che si svolgono in alveo 75 - pascolo - trattamenti silvicolturali del patrimonio boschivo; INDISPENSABILE - monitoraggio delle specie di interesse comunitario, - monitoraggio della qualità delle acque di scorrimento superficiale e di falda; - individuazione e monitoraggio di bioindicatori per flora e fauna. - istituzione di “zone cuscinetto” (Buffer areas) per limitare il disturbo antropico ed il rischio di incendi - divieto permanente di caccia e pesca per tutte le specie presenti - divieto di introduzione nel sito e nelle zone limitrofe di specie animali e vegetali alloctone destinate ad opere di rimboschimento e ripopolamento faunistico. SPECIE E TIPI DI HABITAT COMUNITARIO PRESENTI NEL SITO DI INTERESSE Direttiva “Uccelli” 79/409/CEE; allegato 1 (12specie) Alcedo atthis (Linnaeus, 1758), martin pescatore; Anthus campestris Linnaeus, 1758, calandro; Ardea cinerea Linnaeus, 1758, airone cenerino; Ciconia nigra,cicogna nera; Circaetus gallicus (Gmelin, 1788), biancone; Circus cyaneus, albanella reale; Dendrocopos medius; picchio rosso mezzano; Milvus migrans (Boddaert,1783), nibbio bruno; M. milvus (Linnaeus, 1758), nibbio reale. 76 Direttiva “Habitat” 92/43/CEE Allegato I (2 habitat di cui 1 prioritario*): 3280: Fiumi mediterranei a flusso permanente con il PaspaloAgrostidion e con filari ripari di Salix e Populus alba 6220*: Percorsi substeppici di graminacee e piante annue del Thero Brachypodietea A questi si aggiungono i seguenti habitat rinvenuti in seguito ad indagini effettuate successivamente all’originaria segnalazione del SicZps (AA.VV., 2003) e nel corso di questo lavoro: 91 FO: Foreste miste riparie di grandi fiumi a Quercus robur, Ulmus laevis e Ulmus minor, Fraxinus excelsior o Fraxinus angustifolia (Ulmenion minoris) 3150 Mosaico di vegetazione ad idrofite radicate e natanti (Potamogeton sp.pl., Polygonum amphybium, Lemna minor, Potamogetonetea) delle rive fluviali e dei canali di bonifica (Laghi eutrofici naturali con vegetazione del Magnopotamion o Hydrocarition) 92D0 Foreste riparali e delle depressioni umide a Tamarix sp. (Galleriee forteti ripari meridionali (Nerio-Tamaricetea e Securinegion tinctoriae). 53 Boscaglie termomediterranee e presteppiche 92A0 Foreste a galleria di Salix alba e Populus alba Dir. “Habitat”92/43/CEE Allegato II (2 specie) Lutra lutra (Linnaeus, 1758), lontra; Emys orbicularis (Linnaeus, 1758), testuggine d’acqua. Dir. “Habitat”92/43/CEE Allegato IV (3 specie) Lutra lutra (Linnaeus, 1758), lontra; Hystrix cristata, Linnaeus, 1758 istrice, Emys orbicularis (Linnaeus, 1758), testuggine d’acqua. ; Hyla arborea (Linnaeus, 1758), raganella; Rana dalmatina, Bonaparte, 1840, rana agile ; Rana graeca, rana greca. Specie della fauna rare, endemiche, vulnerabili ed a rischio di estinzione di interesse comunitario e/o protette a vario titolo: Alcedo atthis (Linnaeus, 1758), martin pescatore; Anas platyrhynchos Linnaeus, 1758, germano reale; Anthus campestris Linnaeus, 1758, calandro; Apus apus (Linnaeus, 1758), rondone; Ardea cinerea Linnaeus, 1758, airone cenerino; Buteo buteo (Linnaeus, 1758), poiana; Cettia cetti (Temminck, 1820), usignolo di fiume; Ciconia nigra, Circaetus gallicus (Gmelin, 1788), biancone; Circus cyaneus, Corvus corax Linnaeus, 1758 corvo imperiale, Cuculus canorus Linnaeus, 1758, cuculo; Delichon urbica (Linnaeus, 1758), balestruccio; Dendrocopos medius, Falco tinnunculus Linnaeus, 1758, gheppio; Gallinago gallinago (Linnaeus, 1758), beccaccino); Hirundo rustica Linnaeus, 1758, rondine; Lanius senator Linnaeus, 1758, averla capirossa; Milvus migrans (Boddaert,1783), nibbio bruno; M. milvus (Linnaeus, 1758), nibbio reale; Oriolus oriolus Linnaeus, 1766, rigogolo; Otus scops (Linnaeus, 1758), assiolo; Streptopelia turtur (Linnaeus, 1758), tortora; Sylvia atricapilla 77 Linnaeus, 1758, capinera; Troglodytes troglodytes , scricciolo; Turdus merula Linnaeus, 1758, merlo; Upupa epops Linnaeus, 1758, upupa.MAMMIFERI Lutra lutra (Linnaeus, 1758), lontra; Hystrix cristata, Linnaeus, 1758 istrice . RETTILI Emys orbicularis (Linnaeus, 1758), testuggine d’acqua. Altre specie importanti di fauna: MAMMIFERI Martes foina (Erxleben, 1777), faina; Mustela nivalis Linnaeus, 1766, donnola; Erinaceus europaeus, Linnaeus, 1758 riccio ; Vulpes vulpes (Linnaeus, 1758), volpe. ANFIBI Bufo bufo (Linnaeus, 1758), rospo comune; Hyla arborea (Linnaeus, 1758), raganella; Rana dalmatina, Bonaparte, 1840, rana agile ; Rana esculenta, rana verde minore ; Rana graeca, rana greca. RETTILI Natrix natrix (Linnaeus, 1758), biscia dal collare. Specie della flora caratteristiche del sito: Atriplex halimus L., Camphorosma monspeliaca L., Dactylis hispanica Roth, Hedysarum spinosissimum L., Hordeum maritimum With., Lygeum spartum L., Parapholis strigosa (Dumort.) Hubbard, Plantago cornuti Gouan, Podospermum laciniatum (L.)DC. Polygala monspeliaca L., Hedysarum glomeratum, Fraxinus angustifolia, L., Populus alba L., Typha latifolia L., Ophrys apifera L., Brachypodium pinnatum Beauv., Hedera helix L., Rosa sempervirens L., Sambucus nigra L., Sambucus ebulus L., Artemisia variabilis L. 8.2 Elenco floristico Vengono riportate le specie vascolari rinvenute nel corso della campagna di rilevamento 2005-2006 del territorio del Sic-Zps “Valle Basento-Grassano Scalo-Grottole”. Per ogni specie vengono riportate informazioni riguardanti la distribuzione (D), lo stato di conservazione (C)all’interno dell’area Sic-Zps e l’habitat comunitario di pertinenza. Per la nomenclatura si fa riferimento alla Flora d’Italia (Pignatti, 1982). 78 Legenda: 1 frequente e diffusa 2 abbondante, ma localizzata 3 poco frequente 4 sporadica R specie relittuale a rischio di estinzione all’interno del sito S senza particolari problemi 3280: Fiumi mediterranei a flusso permanente con il PaspaloAgrostidion e con filari ripari di Salix e Populus alba 6220*: Percorsi substeppici di graminacee e piante annue del Thero Brachypodietea 91F0: Foreste miste riparie di grandi fiumi a Quercus robur, Ulmus laevis e Ulmus minor, Fraxinus excelsior o Fraxinus angustifolia (Ulmenion minoris) 3150 Mosaico di vegetazione ad idrofite radicate e natanti (Potamogeton sp.pl., Polygonum amphybium, Lemna minor, Potamogetonetea) delle rive fluviali e dei canali di bonifica (Laghi eutrofici naturali con vegetazione del Magnopotamion o Hydrocarition) 92D0 Foreste riparali e delle depressioni umide a Tamarix sp. (Galleriee forteti ripari meridionali (Nerio-Tamaricetea e Securinegion tinctoriae). 53 Boscaglie termomediterranee e presteppiche 92A0 Foreste a galleria di Salix alba e Populus alba specie D C Agrimonia eupatoria Agropyum repens Agrostis stolonifera Ajuga reptans Alisma plantago-aquatica Alkanna tinctoria Alliaria petiolata Alnus cordata Alnus glutinosa Apium nodiflorum Aremonia agrimonioides ArtemisIa vulgaris Artemisia variabilis Arum italicum Arundo pliniana Asparagus acutifolius Asphodelus microcarpus Bartsia viscosa Bellevalia romana Bellis perennis Blackstonia perfoliata Brachypodium ramosum Brachypodium sylvaticum 3 3 2 3 4 4 3 4 4 3 4 2 2 2 2 2 3 3 2 1 2 2 3 S S S S R S S S S R S S, E S S S, E S S S S S S S S habitat 91F0 3280 3280 91F0 3150 53 91F0, 92A0 91F0 91F0 3150 91F0 91F0 53 91F0, 92A0 3280 53 53 53 53 53 53 53 79 Bryonia dioica Buglossoides purpurocoeru Calamintha nepeta Carex flacca Carex otrubae Carex pendula Carex pseudocyperus Carpinus orientalis Centaurium erythraea Cercis siliquastrum Chenopodium album Cirsium arvense Cirsium. triumphetti Cistus monspeliensis Cistus salvifolius Clematis vitalba Clinopodium vulgare Colutea arborescens Cornus mas Cornus sanguinea Coronilla emerus Corylus avellana Crataegus monogyna Crepis leontodotoides Cyclamen hederifolium Cynanchum acutum Cynodon dactylon Cynosurus echinatus Dactylis glomerata Daucus carota Dorycnium hirsutum Dorycnium pentaphyllum Echinochloa colonum Echium italicum Equisetum temalteja Erygeron canadensis Euonymus europaeus Euphorbia amygdaloides Ficus carica Fraxinus angustifolia Fraxinus ornus Galium aparine Geranium dissectum Geranium purpureum Hedera helix Helichrysum italicum Helleborus foetidus Hypericum perforatum Hypochoeris achyrophorus Inula viscosa Juglans regia Juncus acutus Juncus conglomeratus Juniperus. macrocarpa Lamium flexuosum 3 S 91F0, 92A0 4 1 2 2 3 3 4 2 4 2 3 2 3 3 2 3 4 4 2 R S S R R R S S S S S R S S S S S S S S R S S R R S S S S S S R S R S R R R R S S S S R S R S S S S R R S R 91F0 53 3150 3150 3150 91F0 53 53 53 91F0 91F0, 92A0 3280 53 53 91F0, 92A0 91F0, 92A0 53 53 91F0 53 91F0 91F0, 92A0 91F0 91F0 6220 3280 53 3280, 91F0 3280 53 91F0, 92A0 3280 53 3280 91F0, 92A0 91F0 91F0 91F0 91F0 53 91F0, 92A0 91F0, 92A0 91F0, 92A0 91F0 53 91F0 53 53 91F0, 92A0 91F0, 92A0 3150 3150 53 91F0 3 1 3 3 4 2 3 1 1 3 3 4 4 2 2 4 4 4 4 4 1 2 3 3 2 4 1 1 2 2 3 3 4 3 80 Lapsana communis Lathyrus aphaca Ligustrum vulgare Linum strictum Lonicera etrusca Lotus corniculatus Lotus cytisoides Lycopus europaeus Lythrum salicaria Melilitus sulcata Mentha aquatica Mentha longifolia Nasturtium officinalis Olea europaea Ophrys apifera Ophrys sphegodes Osyris alba Paspalum digitaria Paspalum paspaloides Phragmites australis Phyllirea latifolia Picris echioides Picris hieracioides Pinus halepensis Pistacia lentiscus Polygonum lapathyfolium Populus canescens Populus nigra Populus x hybrida Potentilla reptans Primula acaulis Prunus spinosa Psolarea bituminosa Pulicaria dysenterica Pulicaria odora Pyrus pyraster Quercus cerris Quercus virgiliana Ranunculus bulbosus Ranunculus ficaria Ranunculus repens Reichardia picroides Rhamnus alaternus Robinia pseudo acacia Romulea bulbocodium Rosa arvensis Rosa sempervirens Rubia peregrina Rubus caesius Rubus ulmifolius Rumex crispus Rumex sanguineus Ruscus aculeatus Salix alba Salix capraea Salix eleagnos . 1 3 4 2 3 1 3 3 3 2 3 2 3 4 4 3 3 3 3 2 3 1 1 4 3 4 2 3 2 1 4 2 3 2 2 2 4 4 1 2 2 1 3 2 3 3 3 3 1 2 1 1 4 1 3 2 S S R S R S S R R S R S R S R R S S S S S S S S S R R R S S R R S S S S R R S S S S S S S R S S R S S S R S R S 91F0, 92A0 53 91F0 53 91F0 53 53 91F0 3280 6220 3150 3280 3150 53 91F0, 92A0 53 53 3280 3280 3150 53 53 53 53 53 3150 91F0 3280 3280 3280 91F0 91F0 53 3280 3280 91F0 91F0 91F0 3280 3280 3280 53 53 91F0 53 91F0 53 53 91F0 91F0, 53 91F0, 53 3280 91F0, 53 3280, 92A0 3280, 92A0 3280, 92A0 81 Salix fragilis Salix purpurea ssp. lambera Salix triandra ssp. triandra Salvia glutinosa Sambucus ebulus Sambucus nigra Schoenus nigricans Setaria italica Silene cucubalus Smilax aspera Spartium junceum Stachys officinalis Stachys sylvatica Symphytum tuberosus Tamarix africana Tamus communis Trifolium campestre Trifolium pratense Trifolium repens 3 S 3280, 92A0 2 3 4 4 2 3 1 2 2 4 4 4 4 2 3 3 3 2 S S R S S R S S S S R R R S R S S S Tussilago farfara Typha latifolia Ulmus minor Urtica urens Veronica anagallis aquatica Veronica beccabunga Vinca major Viola alba ssp. dehnhardti Vitis vinifera ssp. sylvestris 1 3 1 2 S R S S 3280, 92A0 3280, 92A0 91F0 91F0 91F0 3150 3280, 92A0 91F0, 92A0 53 53 91F0 91F0 91F0 92D0 91F0 53 53 53 3280, 92A0 3150 91F0 91F0, 92A0 4 4 4 R R R 8.3 4 4 3150 3150 91F0 R R QUADRO SINTASSONOMICO DEI RIFERIMENTI FITOSOCIOLOGICI CITATI NEL TESTO Querco-Fagetea Braun-Blanquet et Vlieger 1937 Salici purpureae – Populnea nigrae Rivas- Martinez et Cantò 1987 Populetalia albae Braun-Blanquet et Tchou 1948 Populion albae Braun-Blanquet et Tchou 1948 Populetum canescentis Fascetti 2002 Populetum albae Braun-Blanquet ex Tchou 1948 Roso sempervirenti – Populetum nigrae Pedrotti et Gafta 1992 Carici remotae – Fraxynetum oxycarpae Pedrotti 1992 Alno – Ulmion Braun-Blanquet et Tuxen ex Tchou 1948 Ulmenion minoris Oberdorfer 1952 82 Salicetalia purpureae Moor 1958 Salicetum albae Issler 1926 Nerio -Tamaricetea Braun-Blanquet et Bolòs 1957 Tamaricetalia africanae Braun-Blanquet et Bolòs 1957 em Izco et al. 1984 Tamaricion africanae Braun-Blanquet et Bolòs 1957 Tamaricetum gallicae Braun-Blanquet et Bolòs 1957 Quercetea ilicis Braun-Blanquet et Bolòs 1957 Pistacio lentisci – Rhamnetalia alaterni Rivas- Martinez 1975 Oleo - Ceratonion Braun-Blanquet 1944 Helictotricho convoluti-Pistacietum lentisci Di Pietro, Fascetti et Pompili 2003 Aggr. a Artemisia variabilis et Helichrysum italicum Thero - Brachypodietea ramosi Braun-Blanquet ex Bolòs 1950 Thero - Brachypodietalia ramosi Braun-Blanquet ex Bharucha 1932 Polygonion tenoreani Brullo, De Marco et Signorello 1990 Camphorosmo monspeliacae – Lygetum sparti Brullo, De Marco et Signorello 1990 Phragmitetea Tx. Prsg. 1942 Magnocaricetalia Pignatti 1954 Potametea Tx. Prsg. 1942 83