pentecostale - Assemblee di Dio in Italia

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Periodico Mensile - Poste Italiane spa - Spedizione in Abbonamento Postale - D.L.353/2003 (conv. in L.27/02/2004 n.46) art.1 comma 2, DCB Vicenza
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RISVEGLIO
PENTECOSTALE
Organo ufficiale delle Chiese Cristiane Evangeliche Assemblee di Dio in Italia
Numero 11 - Anno LIX
Novembre 2005
In questo numero:
Eliseo Cardarelli
Obiettivi immutati
pagina 3
Giuseppe Federico
Giovani illusi
pagina 11
Francesco D. Scianna
Tempi difficili
pagina 17
Giuseppe Bortoli
Dove sei?
pagina 5
Salvatore Ciofalo
L’uso del tempo
pagina 13
Alessandro Cravana
Beati gli operatori
di pace
pagina 7
Sebastiano Bozzon
Mettetevi all’opera!
pagina 15
La mia testimonianza
Il Signore è la mia forza
... in Lui s’è confidato
il mio cuore
pagina 19
Raffaele Frezza
Noi predichiamo
Angelo Gargano
Ritornare alla preghiera Cristo crocifisso
pagina 16
pagina 9
Dalle nostre comunità
pagina 21
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A RTICOLI
RISVEGLIO
PENTECOSTALE
Organo ufficiale
delle Chiese Cristiane
Evangeliche
“Assemblee di Dio in Italia”
Ente Morale di Culto D.P.R. 5.12.1959
n.1349 - Legge 22.11.1988 n.517
Pubblicato dal Consiglio
Generale delle Chiese:
Presidente Francesco Toppi
Segretario Eliseo Cardarelli
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del 1.3.2000 Trib. di Padova
La pubblicazione è distribuita a
membri e simpatizzanti delle Chiese
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articoli firmati impegnano esclusivamente i loro autori. I manoscritti
non pubblicati non si restituiscono.
Direttore Responsabile:
Vincenzo Specchi
Comitato di Redazione Risveglio
Pentecostale:
Francesco Toppi,
Vincenzo Specchi,
Eliseo Cardarelli,
Salvatore Cusumano,
Vincenzo Martucci.
2
Crediamo e accettiamo l’intera Bibbia
come la ispirata Parola di Dio, unica, infallibile e autorevole regola della nostra
fede e della nostra condotta (II Timoteo
3:15-17; II Pietro 1:21; Romani 1:16; I
Tessalonicesi 2:13).
Crediamo nell’unico vero Dio, Eterno,
Onnipotente, Creatore e Signore di tutte
le cose e che nella Sua unità vi sono tre
distinte Persone: Padre, Figliolo e Spirito
Santo (Efesini 4:6; Matteo 28:19; Luca
3:21-22, I Giovanni 5:7).
Crediamo che il Signore Gesù Cristo fu
concepito dallo Spirito Santo e assunse la
natura umana in seno di Maria vergine.
Vero Dio e vero uomo (Giovanni 1:1,2,
14; Luca 1:34,35; Matteo 1:23).
Crediamo nella Sua vita senza peccato,
nei Suoi miracoli, nella Sua morte vicaria,
come “prezzo di riscatto per tutti” gli
uomini, nella Sua resurrezione, nella Sua
ascensione alla destra del Padre, quale unico mediatore, nel Suo personale e imminente ritorno per i redenti e poi sulla
terra in potenza e gloria per stabilire il
Suo regno (I Pietro 2:22; II Corinzi 5:21;
Atti 2:22; I Pietro 3:18; Romani 1:4;
2:24; I Corinzi 15:4; Atti 1:9-11, Giovanni 14:1-3; I Corinzi 15:25; I Timoteo 2:5).
Crediamo all’esistenza degli angeli creati
tutti puri e che una parte di questi, caduti
in una corruzione e perdizione irreparabili, per diretta azione di Satana, angelo
ribelle, saranno con lui eternamente puniti (Matteo 25:41; Efesini 6:11-12).
Crediamo che soltanto il ravvedimento e
la fede nel prezioso sangue di Cristo, unico Sommo Sacerdote, siano indispensabili per la purificazione dal peccato di
chiunque Lo accetta come personale
Salvatore e Signore (Romani 3:22-25;
Atti 2:38; I Pietro 1:18,19; Efesini 2:8).
Crediamo che la rigenerazione (nuova
nascita) per opera dello Spirito Santo è
assolutamente essenziale per la salvezza
(Giovanni 3:3; I Pietro 1:23; Tito 3:5).
Crediamo alla guarigione divina, secondo le Sacre Scritture mediante la preghiera, l’unzione dell’olio e l’imposizione
delle mani (Isaia 53:4-5; Matteo 8:16-17;
I Pietro 2:24; Marco 16:17-18; Giacomo
5:14-16).
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DI
F EDE
Crediamo al battesimo nello Spirito
Santo, come esperienza susseguente a
quella della nuova nascita, che si manifesta, secondo le Scritture, con il segno
del parlare in altre lingue e, praticamente, con una vita di progressiva santificazione, nell’ubbidienza a tutta la verità
delle Sacre Scritture, nella potenza dell’annuncio di “Tutto l’Evangelo” al
mondo (Atti 2:4; 2:42-46, 8:12-17;
10:44-46; 11:14-16; 15:7-9; 19:2-6;
Marco 16:20; Giovanni 16:13; Matteo
28:19-20).
Crediamo ai carismi e alle grazie dello
Spirito Santo nella vita dei cristiani che,
nell’esercizio del sacerdozio universale
dei credenti, si manifestano per l’edificazione, l’esortazione e la consolazione
della comunità cristiana e, conseguentemente, della società umana (I Corinzi
12:4-11; Galati 5:22; Ebrei 13:15;
Romani 12:1).
Crediamo ai ministeri del Signore glorificato, quali strumenti autorevoli di guida, d’insegnamento, di edificazione e di
servizio nella comunità cristiana, rifuggendo da qualsiasi forma gerarchica
(Efesini 1:22-23; 4:11-13; 5:23; Colossesi
1:18).
Crediamo all’attualità e alla validità delle
deliberazioni del Concilio di Gerusalemme, riportate in Atti 15:28-29; 16:4.
Crediamo alla resurrezione dei morti,
alla condanna dei reprobi e alla glorificazione dei redenti, i quali hanno perseverato nella fede fino alla fine (Atti 24:15;
Matteo 25:46; 24:12,13).
Celebriamo il battesimo in acqua per
immersione, nel nome del Padre e del
Figliolo e dello Spirito Santo, per coloro
che fanno professione della propria fede
nel Signore Gesù Cristo come loro personale Salvatore (Matteo 28:18-19; Atti
2:38; 8:12).
Celebriamo la cena del Signore o Santa
Cena, sotto le due specie del pane e del
vino, rammemorando così la morte del
Signore e annunziando il ritorno, amministrata a chiunque sia stato battezzato
secondo le regole dell’Evangelo e vive una vita degna e santa davanti a Dio e alla
società (I Corinzi 11:13; 26-29).
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Obiettivi
immutati
Gli scopi dell’Istituto Biblico Italiano
L’Istituto Biblico Italiano è
sorto nel 1954 e quello iniziato
da poco più di un mese è quindi il
cinquantunesimo Anno Accademico.
Nello stabile di Via Prenestina, 639, che lo ospita attualmente, si è trasferito nel 1961.
Non è però della longevità degli edifici che c’interessa parlare,
bensì della persistenza della visione spirituale, volta alla salvezza e
all’edificazione delle anime.
Nel corso di questi cinquantun anni, l’Istituto Biblico Italiano ha cercato di realizzare una
stessa, costante visione: la formazione di giovani credenti, ripieni
dello Spirito Santo, capaci di essere testimoni efficaci dell’Evangelo
nella loro generazione.
La Scuola, quindi, si propone
di rimanere una “fucina” dove il
carattere degli studenti viene trasformato “nell’istessa immagine di
lui (di Cristo, n.d.r.), di gloria in
gloria, secondo che opera il Signore,
che è Spirito” (II Cor.3:18).
Proprio in questo periodo della loro vita, infatti, possono ricevere una formazione adeguata,
un po’ come l’argilla, morbida e
malleabile, nelle mani del vasaio.
Il servizio spirituale
Il primo scopo che la Scuola si propone è quella di formare dei servitori.
Prima ancora di svolgere qualsiasi attività spirituale, dovranno acquisire la giusta
attitudine, quella del servitore.
Il ministerio cristiano, nella prospettiva
biblica, è scevro da ogni forma di professionismo.
Lo stesso Nuovo Testamento indica
con una stessa parola sia il ministro sia il
servitore.
Presso l’Istituto Biblico Italiano quindi
si deve essere disposti a compiere ogni servizio pratico, utile per il sereno svolgimento della vita comunitaria.
Si pulisce, si lava, si serve a tavola, si
svolgono lavori manuali di ogni genere
per mantenere un buon livello di efficienza nella struttura che ospita gli studenti.
A volte capita di dover adempiere anche servizi sgradevoli.
Un po’ come quei giovani degli Atti
degli Apostoli che all’occorrenza si disposero organizzando una artigianale ed improvvisata agenzia di pompe funebri…
due funerali in tre ore: Anania e Saffira
(cfr. Atti 5:6, 10).
Ogni attività svolta con spirito di servizio porterà l’impronta dello Spirito di
Cristo, che “non è venuto per esser servito,
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ma per servire … il quale, essendo in forma di
Dio non reputò cosa da ritenersi con avidità
l’essere uguale a Dio, ma annichilì se stesso,
prendendo forma di ser vo” (Marco 10:45;
Filipp.2:7, 8).
La conoscenza biblica
Presso l’Istituto Biblico Italiano, gli studenti dedicano oltre otto mesi allo studio della Parola di Dio.
La conoscenza biblica è indispensabile, ma
lo studio non si propone soltanto lo scopo di
impartire loro una istruzione; non ci si prefigge lo scopo di formare degli “eruditi” della
Sacra Scrittura. Piuttosto l’accento viene posto sulla necessità non soltanto di conoscere
la Parola di Dio, ma di viverla.
Ogni lezione viene svolta coltivando una
necessaria abnegazione della mente e un opportuno spirito di preghiera.
Il Sommo Insegnante rimane, infatti, lo
Spirito Santo, capace di “guidare in tutta la
verità” (Giov.16:13). È la Parola di Dio che,
come il martello in grado di spezzare il sasso,
opera nella mente e nel cuore per formare il
carattere di Cristo e rendere i giovani studenti capaci di distinguere la verità dall’errore. E
questo è tanto più necessario oggi nel mondo
in cui viviamo, che può rendere confusi e
smarriti anche i credenti.
Un po’ come avvenne a Giosuè che mentre scendeva dal monte Sinai, “udendo il clamore del popolo… , disse a Mosè: S’ode un fragore di battaglia nel campo. E Mosè rispose:
Questo non è né grido di vittoria, né grido di
vinti; il clamore che io odo è di gente che canta"
(Eso.32:17,18).
Si può confondere la battaglia con il canto… errore in cui oggi incorrono spesso le
giovani generazioni!
Allora è opportuna e necessaria una solida
conoscenza della sana dottrina biblica, perché
“non siamo più dei bambini, sballottati e portati qua e là da ogni vento di dottrina, per la
frode degli uomini, per l’astuzia loro nelle arti
seduttrici dell’errore” (Efes. 4:14).
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● R ISVEGLIO P ENTECOSTALE ● N OVEMBRE 2005
La visione sana
Il periodo di permanenza all’Istituto Biblico Italiano è indubbiamente utile per scoprire qual è il
proprio ruolo nell’Opera di Dio.
Non sono stati rari i casi in cui il
Signore ha chiamato al ministerio
valenti servitori proprio durante il
periodo di consacrazione al Signore
presso l’IBI.
Al di là della chiamata specifica, è
necessario, però, ricordare che ciascun credente deve tenere sempre
ardente e alta la fiamma della passione per le anime.
Prima della visione dell’uomo
che implorava: “Passa in Macedonia
e soccorrici” (Atti 16:9), l’Apostolo
Paolo aveva avuto una più generale
visione delle anime perdute, alle
quali aveva iniziato, subito dopo la
conversione, ad annunciare l’Evangelo della grazia: “E Saulo rimase
alcuni giorni coi discepoli che erano a
Damasco. E subito si mise a predicar
nelle sinagoghe che Gesù è il Figliuol
di Dio” (9:19, 20).
Un consistente periodo speso in
comunione con Dio non può lasciare indifferenti. Infonderà piuttosto
lo stesso sentimento che era in Cristo Gesù: “E come… fu sbarcato, vide
una gran moltitudine e n’ebbe compassione, perché erano come pecore che
non hanno pastore; e si mise ad insegnar loro molte cose” (Marco 6:34) e
trasmetterà la stessa visione che Dio
stesso nutre dell’umanità: “Non dite
voi che ci sono ancora quattro mesi e
poi vien la mietitura? Ecco, io vi dico:
’Levate gli occhi e mirate le campagne come già son bianche da mietere’”
(Giov. 4:35).
Eliseo Cardarelli
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Dove sei?
Genesi 3:1-13
Una richiesta che da migliaia d’anni Dio rivolge all’uomo è: “Dove sei?”
“Dove sei?” Fu anche la prima domanda che
Dio rivolse all’uomo dopo la caduta dovuta alla
sua disubbidienza, quando Adamo e sua moglie, dopo aver peccato, si nascosero dalla presenza di Dio.
Dio fece questa domanda, non perché non
sapesse dove era l’uomo; Dio sa dove siamo.
Davide esprimeva la perfetta conoscenza di
Dio con queste parole: “Dove potrei andarmene
lontano dal Tuo Spirito, dove fuggirò dalla Tua
presenza?… Se dico: Certo le tenebre mi nasconderanno e la luce diventerà notte intorno a me,
le tenebre stesse non possono nasconderTi nulla e
la notte per Te è chiara come il giorno; le tenebre e
la luce Ti sono uguali” (Sal.139:7, 11-12).
“Dove sei?” È una domanda attuale che ancora oggi Dio rivolge a ciascuno di noi riguardo alla nostra situazione personale.
Dove sei spiritualmente?
Adamo stava sperimentando in quel momento una condizione di morte interiore, spirituale, a causa della trasgressione all’ordine di
Dio: “Dell’albero della conoscenza del bene e del
male non ne mangiare; perché nel giorno che tu
ne mangerai, certamente morirai” (Gen.2:17).
Noi pensiamo di essere vivi, ma la Scrittura
dice: “Voi che eravate morti nelle vostre colpe e
nei vostri peccati” (Efe.2:1).
Dove sei spiritualmente? Sei vivo o sei morto? Sei sulla via della vita o sulla via della morte?
Dio lo sa, ma vuole che tu possa esserne consapevole.
Dio ci ha creati come essere liberi e quindi
responsabili delle nostre scelte e della condizione nella quale siamo.
La tua libertà dove ti ha portato?
La tua sapienza, il tuo saper fare, il tuo
non curarti di Dio dove ti ha portato?
Spiritualmente dove sei? Sei nella Grazia
o nel peccato? Sei nell’ubbidienza o nella ribellione? Stai vivendo una vita in comunione con Dio producendo dei frutti spirituali,
oppure una vita lontano da Lui realizzando
opere carnali e mortali?
Dio non può operare nella tua vita se in
te non c’è la consapevolezza di voler uscire
dalla tua situazione.
Il Signore Gesù è quel Medico che cura
gli ammalati che riconoscono il male del loro cuore e che chiedono a Lui guarigione.
Spiritualmente sei vivo? Hai comunione
con Dio, parli con Lui?
Hai la certezza di poter chiamare Dio,
Padre, per la fede in Gesù Cristo, oppure
non senti la Sua presenza nelle tua vita?
Dove sei moralmente?
Adamo rispose a Dio: “Ho avuto paura”
(Gen.3:10). La sua scelta lo portò a trovarsi
in una misera condizione morale di paura.
Quanto è brutto passare dall’amore di
Dio alla paura di Dio; dal favore di Dio allo
spavento. A causa del peccato aveva perso
tutto.
Dove sei moralmente? Il tuo cuore è sicuro, oppure hai bisogno di stimolanti psicofisici per affrontare le prove della vita?
Puoi anche tu affermare con certezza:
“So in chi ho creduto” e “Se Dio è per noi chi
sarà contro di noi?” (2 Tim.1:12; Rom.8:31),
oppure il domani ti spaventa?
Dove è il tuo morale, la tua fiducia, la tua
aspettativa di vita?
Dio aveva una piano di serenità e sicurezza per la vita di Adamo, ma ora egli vive
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nella paura.
Le tue scelte che cosa hanno prodotto in te?
Sei contento della tua condizione morale? Oppure hai l’ansia nel cuore e vorresti sentire la pace
del Signore? Vorresti smettere di nasconderti e
dire piuttosto: «Signore, sono qui!»
Dove sei moralmente? La paura della vita, la
paura della morte, del dolore, la paura del diavolo… tante cose ci possono spaventare.
Ai discepoli spaventati sulla barca sbattuta dalle onde, Gesù disse: “Dov’è la vostra fede?” (Luca
8:25). Ma poi calmò la tempesta!
Forse, a causa delle tue scelte, ti trovi nel mare
della paura, quella paura di vivere, di andare avanti. Se lo vuoi Dio, può cambiare la tua situazione
moralmente distrutta e donarti certezza di fede e
gioia di vivere: “Nell’amore non c’è paura; anzi,
l’amore perfetto caccia via la paura” (1 Giov.4:
18).
devono cambiare, per dire che non è colpa
nostra.
Per il prossimo, per la società, noi possiamo essere fonte di benedizione o causa di
problemi; se siamo in Cristo saremo di benedizione per gli altri, perché i problemi dell’umanità si risolvono spiritualmente.
Dio non ha mandato uno statista, un politico, un economista, ecc…, per risolvere i
problemi dell’umanità; Egli ha mandato il
Salvatore per togliere il peccato dal cuore
dell’uomo e farlo così una nuova creatura
che può amare e aiutare il suo prossimo.
Dio inizia a risolvere i problemi dell’uomo pulendolo dal di dentro.
Il problema non è la società, non sono le
autorità terrene, il problema è nel cuore dell’uomo e Dio desidera donarti un cuore
nuovo in Cristo Gesù.
Dove sei socialmente?
Dove sei fisicamente?
Guardando la società odierna, molti dicono:
«Sta andando tutto a rotoli!».
L’apostolo Paolo dice che un tempo eravamo
“odiosi ed odiantici gli uni gli altri” (Tito 3:3).
Questo odio è iniziato proprio nel giorno in
cui l’uomo ha peccato. Dio gli aveva donato ogni
cosa, l’aveva messo al centro della Sua creazione e
gli aveva posto al fianco la donna come coronamento di gioia.
Ora Adamo si giustifica dicendo: “La donna
che Tu mi hai messa accanto, è lei che mi ha dato
del frutto dell’albero, e io ne ho mangiato”
(Gen.3:12). Sono sempre gli altri che devono
cambiare, mentre noi ci sentiamo a posto. Adamo
stava dicendo a Dio: «Io non ho sbagliato, è stata
la donna». Molti oggi dicono: «Io non ho colpa,
è la società che mi fa essere così»; «Io non ho colpa, è la famiglia che mi fa essere così»…, è sempre
colpa degli altri! Ma Dio disse: «Adamo, tu dove
sei?» «Lo sto chiedendo a te, non a tua moglie,
non agli altri!».
Dio sta ancora chiedendo a me e a te: «Tu dove sei?»
Forse cerchiamo scuse per dire che è la società
che non va, per dire che sono le istituzioni che devono cambiare, per dire che sono i genitori che
devono cambiare, per dire che sono gli altri che
Da quel giorno, assieme al peccato sono
entrate nel mondo la malattia, il dolore, la
morte.
Forse a causa di una scelta sbagliata, di
una falsa libertà, qualcuno sta subendo anche nella sua vita fisica le tristi conseguenze
del peccato.
Però noi sappiamo che la Scrittura dice
che Gesù è salito su quella croce per prendere su di Sé le terribili conseguenze del nostro peccato: “Egli è stato trafitto a causa delle nostre trasgressioni, stroncato a causa delle
nostre iniquità; il castigo, per cui abbiamo
pace, è caduto su di Lui e mediante le Sue lividure noi siamo stati guariti” (Isaia 53:5).
Forse qualcuno è chiamato, anche riguardo la sua condizione fisica, a riconoscere di aver fatto un cattivo uso della sua libertà. Il Vangelo ci attesta che tutti quelli
che andavano a Gesù con cuore sincero e
semplice fede venivano guariti.
Spiritualmente, moralmente, socialmente e fisicamente, siamo chiamati a prendere
coscienza della nostra condizione e a dare
una risposta alla domanda di Dio: “Dove
sei?”
Giuseppe Bortoli
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BEATI
DI PACE
gli operatori
“Beati quelli che si adoperano
per la pace, perché saranno chiamati
figli di Dio” (Matt.5.9).
La parola “pace” può avere tante implicazioni ed essere applicata a vari
ambiti; tuttavia la pace avrà sempre una sola origine: Dio. Quanti desiderano essere portatori di pace, devono prima realizzarla in sé stessi, recandosi alla inesauribile fonte.
Generati dall’Iddio della pace
Chi si impegna a realizzare la pace verrà chiamato non “padre della pace”, ma “figlio di Dio”, poiché Dio è l’unico Generatore della pace, che
può instaurarsi dove si stabilisce il Suo governo (Giob. 25:2; Giac.1:17).
La pace, nella Bibbia, presuppone sempre la riconciliazione con Dio,
contro cui i peccatori sono entrati in conflitto; è scritto: “Riconcìliati dunque con Dio; avrai pace…” ( Giob.22:21).
Procacciatori di pace sono quindi coloro che ricercano innanzitutto il
Regno di Dio e la Sua giustizia nei loro cuori, che si umiliano, si arrendono a Dio e vengono rigenerati nella pace come Suoi figli, attraverso Cristo
(Rom.5:1; Gal.6:15-16). Soltanto quando il “Principe della pace” regna
nei cuori vi è vera pace (Isa.9:5).
Diversamente, la ribellione alla volontà di Dio procurerà inevitabilN OVEMBRE 2005 ● R ISVEGLIO P ENTECOSTALE ●
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mente lo sconvolgimento, ogni aberrante forma di
guerra e la morte (Giac.4:1-7), senza potere mai
godere la promessa di Dio: “Io metterò la lode sulle
sue labbra. Pace, pace a chi è lontano e a chi è vicino,
dice il Signore, io lo guarirò! Ma gli empi sono come
il mare agitato, quando non si può calmare e le sue
acque cacciano fuori fango e pantano. Non c’è pace
per gli empi, dice il mio Dio” (Isa.57:19-21).
Generatori di concordia
“Operatori di pace” sono quei credenti che si
impegnano a vivere in pace con tutti, che non fomentano contese fra altri, ma si prodigano per l’unità e l’edificazione delle anime, sempre inclini a
spegnere ogni focolaio di conflitto (Prov. 15:1; II
Tim. 2:22-23).
Quando, per volontà altrui, la pace non è realizzabile nella pratica, i figli di Dio, benchè colpiti,
coltivano uno spirito pacifico verso il prossimo,
preservando nella preghiera i loro cuori da sentimenti di ostilità ed ira. “Non rendete ad alcuno male per male… Se è possibile, per quanto dipende da
voi, vivete in pace con tutti gli uomini. Non fate le
vostre vendette, cari miei, ma cedete il posto all’ira
di Dio (Rom. 12:17-18).
In tale modo i “procacciatori di pace” si conserveranno pronti ad operare al momento opportuno,
per coronare la loro testimonianza con parole e gesti dettati dall’Evangelo della pace (Efes. 6:15), “poiché sta scritto: A me la vendetta; io darò la retribuzione, dice il Signore. Anzi, se il tuo nemico ha fame,
dagli da bere; poiché, facendo così, tu radunerai dei
carboni accesi sul suo capo. Non essere vinto dal male, ma vinci il male col bene” (Rom.12:19-21).
Procacciatori dell’onore divino
Al pari della vendetta, attuata secondo istinti
aggressivi o arroganti criteri di giustizia personale,
certamente non onora Dio l’accordo col peccato,
stabilito su un distorto “amor di pace” con gli uomini, quando finiamo coll’essere complici del male (Sal.119:163-165). Uno stare bene insieme con
gli uomini perseguito per sentieri di sola convenienza materiale, con scorciatoie morali, è la pace
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● R ISVEGLIO P ENTECOSTALE ● N OVEMBRE 2005
che offre il mondo (Ger.6:1415), non quella vera, che dona
solo Cristo, la quale libera dalle
paure che spingono ad infedeli
compromessi.
Gesù, infatti, ha detto: “Io vi
lascio pace; vi do la mia pace. Io
non vi do come il mondo dà”
(Giov.14:27), aggiungendo: “Vi
ho detto queste cose, affinchè abbiate pace in me. Nel mondo avrete tribolazione; ma fatevi animo,
io ho vinto il mondo” (Giov.16:
33).
Il mondo può attingere a
qualunque cisterna, ma l’inesauribile fonte della pace per i cristiani sarà sempre “Il Dio della
pace” (Filip. 4:7-9; I Tess.5:23),
mentre continuano a riposare
nella fedeltà della grazia divina,
mediante la preghiera: “Signore,
tu ci darai la pace; poiché ogni opera nostra la compi tu per noi,
Signore, Dio nostro, altri signori,
fuori di te, hanno dominato su
noi; ma grazie a te solo noi possiamo lodare il tuo nome” (Isa.
26:12-13).
Coloro che confidano nel
Signore godono di una benedizione che li conserva sereni anche in mezzo alle ritorsioni contro la loro coerenza alla Parola di
Dio, perché non hanno procacciato una pace mondana, bensì
quella di Cristo (Isa.26:3; I Pie.
4:13-14).
Tali uomini fedeli e coraggiosi sono i beati ricercatori di pace
che, in ogni tempo, manifestano
nella santità un cuore “fregiato
dell’ornamento incorruttibile dello spirito benigno e pacifico, che agli occhi di Dio è di gran prezzo”
(I Pie.3:4).
Alessandro Cravana
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Ritornare
alla preghiera
2 CRONACHE 29:1-11
La storia ci insegna che il fervore spirituale, lo zelo e la fedeltà possono affievolirsi in presenza di
grandi benedizioni spirituali.
Questa è la storia di Israele, la storia di grandi uomini di Dio.
Spesso il popolo d’Israele si ribellava a Dio o Lo dimenticava, proprio
dopo aver conseguito delle gloriose vittorie.
Spesso uomini di Dio sono venuti meno, si sono assopiti nella fede proprio dopo delle gloriose
conquiste spirituali (Davide, Elia).
Quando ciò è accaduto, il Signore sempre ha richiamato il Suo
popolo, affinché si riaccendesse il
fervore spirituale e potesse ritornare sul sentiero della fedeltà.
L’assopimento spirituale, lo sviamento non è una condizione che
si verifica all’improvviso, ma un
processo che si verifica gradatamente.
Il re Ezechia si rese conto che
per realizzare un potente risveglio
spirituale, Giuda doveva restaurare
la preghiera. Questo è uno dei passi fondamentali per far si che il risveglio spirituale si manifesti.
Spesso si parla di risveglio, si desidera il risveglio ma non sempre si
è disposti a fare quanto è necessario perché Dio lo mandi dal cielo
Non può esserci risveglio senza
una vita di preghiera. Molti pensa-
no che la preghiera sia importante, ne parlano spesso, ma
non la praticano. La Bibbia insegna che la preghiera deve costituire il fondamento della nostra vita e del nostro servizio.
Dio ha stabilito che la Sua Casa sia chiamata casa di preghiera. Non può esserci alcun risveglio se non c’è un ritorno alla
preghiera.
LA PREGHIERA
COME SENSO DI PRIORITÀ
(v.1-3)
Il padre di Ezechia fu uno dei più malvagi re di Giuda,
ma ora era morto ed Ezechia era ben intenzionato ad essere
fedele al Signore. Ezechia voleva che il Signore ritornasse a
regnare su Giuda e “nel primo anno del suo regno, nel primo
mese, riaprì le porte della casa del Signore e le restaurò” (v. 3).
Ezechia ritenne il ritorno a Dio come la cosa da fare prima di tutto. Quest’uomo di Dio comprese che non poteva
esserci alcun risveglio se non ci fosse stato un urgente ritorno
al Signore.
Probabilmente ad alcuni il modo di fare di Ezechia sembrò
arretrato, si stava comportando come si faceva una volta, ora il
popolo di Giuda era aperto a nuove idee, era diventato più
moderno, più sofisticato. Ezechia non era né moderno, né sofisticato. Ezechia aveva compreso che per realizzare la potenza
e il risveglio di Dio bisognava tornare al vecchio, bisognava
tornare urgentemente a una vita di intensa preghiera.
Molti pensano che la preghiera sia qualcosa di antico, che
fa parte della nostra storia. La verità è solo una: la preghiera è
la base per un glorioso futuro. Se vogliamo vivere un potente risveglio spirituale è urgente tornare alla preghiera.
LA PREGHIERA
COME RITORNO ALLA PUREZZA
(v.4-9)
Naturalmente non si poteva tornare al Signore facendo
finta di nulla, non riflettendo sugli errori del passato.
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Ezechia comprese che una efficace preghiera può uscire solo da un cuore puro: “Non
toccate nulla di impuro!... Purificatevi voi che
portate i vasi del Signore” (Isaia 52:11).
Chiamò i leviti, i sacerdoti e ordinò loro di
santificarsi. Le nostre preghiere non otterranno alcun effetto, se prima non permettiamo al
sangue di Cristo di purificarci e se non siamo
determinati nell’abbandonare il peccato che è
in noi: “Se dunque tu stai per offrire la tua offerta sull’altare e lì ti ricordi che tuo fratello ha
qualcosa contro di te, lascia lì la tua offerta davanti all’altare, e va’ prima a riconciliarti con
tuo fratello; poi vieni a offrire la tua offerta”
(Matteo 5:23,24).
Ezechia stava richiamando il popolo alla
serietà nel servizio al Signore, al senso di responsabilità; dovevano fare ammenda del passato e invocare il perdono di Dio.
Ezechia spiega al popolo che se si trovano
nella confusione è perché avevano abbandonato la preghiera e la fedeltà alla Parola di Dio.
Ezechia collega la condizione del presente
al comportamento del passato…
Ancora oggi è così. Ognuno vive le proprie scelte. Se vogliamo un futuro glorioso,
oggi dobbiamo creare le basi: bisogna tornare
alla purezza e alla preghiera.
LA PREGHIERA
COME DIALOGO CON DIO
(v.10)
La preghiera è stata definita “il respiro dell’anima”, “il telefono senza fili”…
Attraverso la Parola Dio parla a noi, attraverso la preghiera noi parliamo a Dio.
Ezechia vuole instaurare un dialogo continuo con il Signore, perché comprende che ciò
è fondamentale per vivere il risveglio.
Se vogliamo vivere un potente risveglio
spirituale, la preghiera deve diventare uno stile di vita, il dialogo con Dio deve essere quotidiano e continuo.
Non è solo importante quello che Dio ha
da dire a noi. Per Dio è anche importante
quello che noi abbiamo da dire a Lui. Lui vuole parlare, vuole dialogare con te.
Ancora oggi Egli continua a dire: “Venite,
e discutiamo, dice il Signore: Anche se i vostri
peccati fossero scarlatto, diventeranno bianchi
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● R ISVEGLIO P ENTECOSTALE ● N OVEMBRE 2005
come la neve; anche se fossero rossi come porpora,
diventeranno come la lana” (Isaia 1:18).
Una cosa sulla quale riflettere è che Gesù non
insegnò ai Suoi discepoli come predicare, ma come pregare. Si può ben predicare, se si impara a
pregare.
Non può esserci alcun risveglio, se non si ha
un dialogo quotidiano e continuo con il Signore
attraverso la preghiera.
LA PREGHIERA
COME PREPARAZIONE AL SERVIZIO
(v.11)
Ezechia adesso richiama i sacerdoti e i Leviti
e chiede loro di mostrarsi intelligenti, rendendosi conto che hanno ricevuto una chiamata da
Dio.
La chiamata che abbiamo ricevuto la possiamo adempiere soltanto se la preghiera occupa
nella nostra scala di valori un posto importante:
“Prega e va’…”.
“Figli miei, non siate negligenti; perché il
Signore ha scelto voi affinché stiate davanti a lui
per servirlo, per essere suoi ministri, per offrirgli
incenso” (v. 11). Vale a dire, usate la testa, usate il
cervello. Voi siete stati chiamati al servizio del
Signore, ma potrete adempiere alla chiamata ricevuta soltanto se usate l’intelligenza e tornate a
una vita di preghiera.
L’incenso era il simbolo della preghiera, e ritornare a bruciare incenso sull’altare significava
ritornare al Signore con una intensa vita di preghiera.
Si può dare agli altri solo se si riceve da Dio,
si può servire Dio solo se si dipende da Dio. Non
può esserci nessun servizio efficace senza una
reale vita di preghiera.
La preghiera è sempre stata una tappa fondamentale sulla via del risveglio, anzi è sempre stata il cuore del risveglio. Se vogliamo vivere un
potente risveglio spirituale, dobbiamo ritornare
alla preghiera individuale e collettiva.
È impossibile realizzare la presenza di Dio
senza una vita di preghiera.
Una chiesa risvegliata è una chiesa che prega.
Noi vogliamo essere quella chiesa.
Angelo Gargano
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Giovani
illusi
terza parte - Luca 15:11-24
Nelle due parabole che precedono quella del nostro testo, è stato presentato
qualcuno che si era messo alla ricerca della moneta e della pecora, che non sarebbero potute ritornare da sole. In questa storia invece c’è un padre che attende il ritorno del figlio.
La moneta era stata perduta non per colpa propria (15:8); la pecora si perse perché si era allontanata scioccamente (15:3,4).
Il figlio, invece, andò via guidato dall’egoismo (15:12).
Ma il grande amore di Dio è ancora oggi alla ricerca per trovare coloro che sono
perduti: i peccatori! Cristo è venuto per recuperare, per salvare, per ristabilire ciò che
era perso, distrutto (Luca 19:10). Vediamo di seguito che cosa ci presenta questa
parabola.
La vera umiltà
L’umiltà è la primaria caratteristica richiesta da Dio per i Suoi (2 Cron.7:13,
14; 1 Pie.5:5).
Il figliuol prodigo fece una inversione
di marcia e, lasciando la custodia della
mandria di maiali, s’incammino verso
casa.
La prima cosa da fare è abbandonare,
lasciare il luogo del peccato, del degrado
e della sporcizia per appartarci per il Signore.
Nella Parola di Dio si può vedere
come quel figlio fosse disposto finanche
a prendere il posto di servo.
Notiamo come partì orgoglioso e
superbo, ma ritornò umile.
“L’orgoglio abbassa l’uomo, ma chi è
umile di spirito ottiene gloria” (Prov.29:
23).
L’umiliazione non è sinonimo di
umiltà.
Attraverso l’umiliazione, l’abbassamento del proprio io, s’impara l’umiltà,
la sottomissione.
Questa triste esperienza fece scaturire
nel suo cuore il desiderio di amore e
comunione familiare; scaturì il bisogno
di perdono, di liberazione dal male.
Partì a testa alta e tornò a testa bassa!
L’umiltà lo portò a compiere un passo molto importante: si levò, si alzò dalla
bassezza in cui era caduto ed afferrò
l’opportunità di essere ristabilito.
L’orgoglio l’abbassò, l’umiltà lo sollevò!
Questo giovane era illuso, perché credeva che fosse oro tutto quello che luccica, ma scoprì che la realtà era ben
diversa!
Caro giovane, se vuoi essere ristabilito e condotto a casa, devi afferrare la
mano del Padre che è pronto a chinarsi e
tirarti fuori dalla fossa (Sal.40:1-2).
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Il peccato trascina l’uomo in basso,
ma il peccatore deve decidere di non
restarci; deve impegnarsi per alzarsi e
mostrare determinazione a non restare
nella bruttura del peccato nella quale è
caduto.
Bisogna andare sulla via del cammino
verso Dio; bisogna voltare le spalle al
peccato e guardare a Cristo, camminando in santità come Egli camminò.
L’umiltà non portò quel giovane a
nascondere il peccato.
Dinnanzi alla luce del riflettore penetrante della Parola, bisogna solo confessare ed abbandonare il peccato!
Questo figlio, non disse soltanto:
“Ritornerò”, ma anche “Gli dirò: ho peccato”.
La genuinità del suo ravvedimento è
dimostrata da come riconobbe il suo
peccato come una trasgressione contro la
legge divina.
Il giovane mostrò la propria indegnità confessando di essere immeritevole
della grazia del padre, e di quella di Dio
(1Gv.1: 9-10).
Quello che veramente serve è un
mutamento interiore di tutto il nostro
essere!
Una riforma esteriore non ha alcun
valore agli occhi di Colui che vede ogni
cosa! (Sal.11:4-5; 139:7-12).
“Chi copre le sue colpe non prospererà”
(Prov.28:13).
L’orgoglio allontana e rende indipendente l’uomo da Dio; l’umiltà, avvicina e
rende l’uomo dipendente dal Signore!
L’amore inalterabile del Padre
L’amore di Dio è costante e paziente.
Egli ci cercherà e ci darà delle opportunità per rispondere alla Sua chiamata,
ma non ci forzerà ad andare a Lui.
Come quel padre, così Dio aspetta
con pazienza che rinsaviamo e torniamo
a Lui.
Questo giovane scopri che l’amore
del padre era più grande di quanto pen12
● R ISVEGLIO P ENTECOSTALE ● N OVEMBRE 2005
sasse.
L’amore di Dio è intramontabile (Isa.
49:15; Ger.31:3).
Ogni uomo che si ravvede scoprirà
che il Padre Celeste ha un amore inesauribile, incommensurabile, inalterabile,
intramontabile e che aspetta con desiderio di trasformare la vita di coloro che si
rivolgono a Lui.
Il testo dice che, mentre quel figlio
era ancora lontano, il padre lo vide e gli
corse incontro.
Questo padre non aveva mai smesso
di aspettare e di stare a guardare!
Così sta facendo ancora il Signore,
che è ricco in misericordia: Egli ti aspetta!
Che angoscia per quel giovane mentre si avvicinava a casa, come lo accoglierà il padre, che cosa gli dirà? Lo
accetterà? Lo accoglierà? Lo rigetterà?
Non ha bisogno di arrivare fino a casa
per saperlo, perché il commosso incontro avviene prima: il padre gli corre
incontro, gli si getta al collo e lo copre di
baci, è certamente perdonato!
Con questa accoglienza calorosa il
padre gli dimostrò che non aveva mai
smesso di amarlo, e che il suo amore non
si era affievolito.
Non era stato rinnegato, ma era ancora amato e considerato!
Se qualcuno si è allontanato, ritorni
al Padre senza timore e senza indugio,
Egli non respinge un Suo figlio pentito,
anzi lo accoglie con tenerezza, affetto e
dolcezza.
Ricordiamoci che è un Padre benevolo e compassionevole perché “le Sue compassioni si rinnovano ogni mattina”.
Torna a Colui che ti aspetta e non
darGli maggior pena tardando nel tuo ritorno. Riprendi la via verso casa e sarai
ricevuto come quel figliol prodigo!
“Tornate a Colui dal quale vi siete così
profondamente allontanati” (Is.31:6).
Giuseppe Federico
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L’uso del
TEMPO
In generale il termine «tempo» ha svariati
significati. Si va dal tempo della vita di una persona, inteso come la durata dell’esistenza terrena, al tempo di una giornata di 24 ore .
Anche nella Bibbia questo termine ha più
di un significato. Ma quello che ci interessa
trattare è come va usato il tempo che ha a disposizione l’uomo di Dio, il credente «nato di
nuovo».
L’uomo savio conosce e discerne i tempi
(Ecc.8:5-6)
L’uomo savio è quello che possiede delle
qualità come l’assennatezza, la saggezza, l’accortezza, la prudenza e che pondera bene la situazione, riflette e valuta per il meglio. Nella
Bibbia (ediz. Nuova Riveduta) la parola utilizzata è «Saggio» che equivale a «Savio».
L’uomo savio è riflessivo e ha la capacità di discernere in modo equilibrato. È un uomo saggio perché non spreca il suo tempo riconoscendo che esso è limitato, dopo di che ci sarà
il giudizio. L’uomo che è savio e saggio rappresenta il credente che rigenerato dallo
Spirito Santo acquisisce discernimento e, invece di sprecare il suo tempo, lo investe e lo usa
per dare onore e gloria a Dio.
L’uomo dipende dal tempo e dalle circostanze
(Ecc.9:11)
L’uomo savio considera che gli sforzi umani, l’intelligenza e il vigore dell’uomo sono cosa inutile se non vi sono il tempo e le circostanze per mostrare queste virtù. Il libro
dell’Ecclesiaste fu scritto da Salomone, uomo
di grande saviezza e intelligenza, il cui desiderio era quello di mettere di fronte all’uomo la
realtà alla quale tanti non badano: che l’uomo
è limitato nel tempo e prima o poi dovrà morire.
L’uomo saggio utilizza il tempo. Sapendo
che l’uomo è sottoposto al tempo e alle circostanze, una cosa è restare fermi aspettando passivamente il termine del tempo, altra è fare di
tutto affinché in questo periodo non precisato
si possa essere utili per sé stessi e per gli altri.
Non ha molta importanza quanto tempo si
trascorre su questa terra, ma ha molta importanza come lo si trascorre. Bisogna sfruttare e
gestire il tempo nel mondo migliore, perché ci
è stato affidato dal Padre Eterno. E il modo
migliore di usare il tempo è quello di mettersi
a disposizione per il servizio del Signore. Dio
ci ha dato del tempo affinché noi possiamo impegnarlo per il servizio del Suo Regno e, quando il Re sarà venuto, chiederà a ognuno di noi
come abbiamo amministrato il tempo che Lui
ci ha dato. Il credente intelligente si ricorda di
Dio.
È cosciente della brevità della vita. (Salmo
90:12). Sa che un giorno il suo tempo finirà e,
per questo, desidera imparare a contare i suoi
giorni per acquistare un cuore savio. Desidera
imparare a vivere giorno per giorno con saggezza, senza sprecare nemmeno un giorno
della propria vita.
Il credente sa usare il tempo
Il credente riconosce che ogni cosa buona
viene dal Signore. La maggior parte degli uoN OVEMBRE 2005 ● R ISVEGLIO P ENTECOSTALE ●
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mini non sanno come passare il tempo e inventano svariate forme di piacere e di divertimento,
e altri, meno fortunati, arrivano perfino al suicidio oppure si danno a droga e alcolismo. Il credente sa che il tempo della sua vita è un dono del
Signore e cerca di usarlo per la gloria di Dio.
Il credente usa il tempo per Dio (Salmo 34:1)
• Lo usa benedicendo l’Eterno. C’è chi perde
tempo a destra e a sinistra, parlando male di tutto e di tutti: dello stato, della chiesa, della società, della famiglia, ecc... Così facendo, la bocca
diviene uno strumento per maledire. Il credente
maturo non perde il suo prezioso tempo nel
sparlare o nel proferire maldicenze ma, al contrario, usa il tempo per benedire il suo Signore.
Egli è una testimonianza vivente dell’opera di
Dio nella sua vita, che vivrà come una continua
lode verso il suo Signore.
• Lodando Iddio del continuo. Sembra impossibile lodare del continuo Dio, ma se riflettiamo
sul Suo amore è impossibile non riuscirci. La
Parola di Dio utilizza la parola «sempre»: “La
sua lode sarà sempre nella mia bocca”. E questo
sta a indicare che ogni parola espressa con la bocca, anche se non pronuncia il nome di Dio, sarà
uno strumento esercitato a proferire in ogni circostanza parole di benedizione e di lode.
Egli usa il tempo per fare le cose giuste (Sal.
106:3)
• Amando in ogni tempo (Prov.17:17). Il credente è chiamato ad amare in ogni tempo. L’amore del credente non è limitato nel tempo e
non è nemmeno un amore che nasce da uno stato d’animo ben disposto, perché ogni sentimento, anche se è buono, potrebbe finire. Ma l’amore del credente è per sempre, perché non è un amore umano, è l’amore di Dio che si esprime attraverso tutta la vita. Solo così può essere duraturo. Solo così può essere: in ogni tempo. Il credente usa il tempo per amare il prossimo e il fratello per mezzo dell’amore di Dio che dimora in
lui.
• Vegliando in ogni tempo (Luca 21:36). Come un buon soldato il credente non può permettersi di approfittare del periodo di guardia
per dormire: bisogna vegliare del continuo per
poter essere in grado di scampare dal pericolo e
dal nemico.
• Pregando in ogni tempo (Luca 21:36). Se è
vero che la preghiera è il respiro dell’anima, allora bisogna pregare in ogni tempo. Come non
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● R ISVEGLIO P ENTECOSTALE ● N OVEMBRE 2005
possiamo smettere di respirare per non fare collassare il nostro corpo, così dovrà essere per il
nostro spirito.
• Dando un buon esempio al mondo (Col.4: 5)
Approfittando delle opportunità che il credente
trova durante il corso della vita e sfruttandole per
dare un buon esempio di vita cristiana, una testimonianza ai non credenti.
Il credente vive il tempo
Il credente non è un illuso o una persona che
vive fuori del tempo e delle circostanze; egli vive
il tempo della sua vita senza esitazioni e con coraggio, sapendo che dopo il tempo del suo pellegrinaggio, lo aspetta l’eternità.
Offrendo a Dio la sua offerta (Num. 28:2) nel
tempo stabilito, per essere gradito a Dio.
Sperando in Dio (Sal.104:27) per ricevere il
sostentamento spirituale nel tempo opportuno.
Cercando l’Eterno (Osea 10:12b) fino a quando Lui non ritorna, per ricevere piogge di benedizione.
Facendo del bene (Gal.6:9) per ricevere la retribuzione.
Predicando la Parola (2 Tim.4:2) con insistenza, in ogni tempo.
Tante volte le persone rispondono di non aver tempo per Dio, di non aver tempo per leggere la Bibbia, di non aver tempo per la loro anima. Eppure, poi vediamo che hanno tempo per
tutto il resto: per cercare di far soldi, per giocare,
per le vacanze, per divertirsi ecc... L’uomo naturale vive come se il tempo non dovesse mai finire. Ma, purtroppo, c’è gente che muore tralasciando la cosa più importante: trovare il tempo per la loro anima, per Dio e per le cose spirituali. Non così il credente: egli è chiamato a vivere il tempo che Dio gli concede con saviezza e
saggezza, approfittando delle opportunità per
fare il bene, per predicare la Parola, offrendo la
sua vita all’Eterno, che è il Signore del tempo.
Come per il non credente, anche per il credente verrà il momento in cui esalerà l’ultimo respiro. Da quel momento in poi per il credente finirà il tempo e inizierà l’eternità. Una eternità
felice e in compagnia di Cristo Gesù.
Non conviene spendere bene il tempo di
quaggiù, anche con un po’ di sofferenza, per poi
godere l’eternità di lassù?
Salvatore Ciofalo
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Mettetevi
all’opera!
Il profeta Aggeo esercitò il suo ministerio in
Israele nel periodo in cui il decreto di Ciro (538
a.C.) permise ai Giudei di tornare in patria per ricostruire il Tempio di Gerusalemme (Esdra 1:14). Dal 535 al 520 a.C. i lavori prima rallentarono,
poi si fermarono del tutto. Solo dopo le esortazioni ispirate dei profeti Aggeo e Zaccaria il tempio
venne completato (515a.C.). Forte è l’esortazione in Aggeo 2:4 e, tra tutte le parole del passo,
particolarmente incisivi i due imperativi: “Fortificati” e “mettetevi all’opera”!
Fortificati!
“Fortificati” significa che se vogliamo servire il
Signore, pur in quello che Egli ci comanda, abbiamo bisogno di forza! È importante ricordare quello che dice la Scrittura, per non rischiare di fondarsi su forze inutili o ricercare quelle necessarie
dove non esistono! Dio solo è la fonte della vera
forza! “Levate gli occhi in alto, e guardate: Chi ha
create queste cose? Colui che fa uscir fuori, e conta le
stelle, che le chiama tutte per nome; e per la grandezza del suo potere e per la potenza della sua forza,
non una manca” (Isa. 40:26)
Dio può dare forza al Suo popolo: “O Dio, tu
sei... quel che dà forza e potenza al suo popolo”
(Sal.68:35); “Da te (o Dio) vengono la ricchezza e
la gloria; in tua mano sono la forza e la potenza, e
sta in tuo potere il far grande e il render forte ogni
cosa” (1 Cron.29:12).
Grande è il compito affidato alla Chiesa, ecco
perché Gesù promette ai Suoi: “Voi riceverete potenza quando lo Spirito Santo verrà su voi, e mi sa-
“«E ora, fortificati, Zorobabele!» Dice
l’Eterno; «Fortificati, Giosuè, figliuolo di
Jehotsadak, sommo sacerdote! Fortificati, o
popolo tutto del paese!» Dice l’Eterno; «E
mettetevi all’opera! Poiché io sono con voi»,
dice l’Eterno degli eserciti” (Aggeo 2:4).
rete testimoni” (Atti 1:8). Questa sarà la
sola potenza in grado di rendere uomini
deboli, capaci di mettersi all’opera per il
Signore! “Non per potenza, né per forza,
ma per lo spirito mio, dice l’Eterno degli eserciti” (Zac.4:6).
Mettetevi all’opera!
“Mettetevi all’opera” significa che, pur
con l’aiuto di Dio, l’uomo deve fare la sua
parte. Re, sacerdoti o semplici popolani,
nessuno era escluso! E mentre ognuno è
esortato a fortificarsi personalmente, l’invito ad operare insieme agli altri è al plurale.
La forza è qualcosa di cui ognuno deve occuparsi personalmente; è come l’olio
delle vergini sagge, che non poté essere
ceduto agli altri oppure ottenuto dagli altri. Una volta ottenuta da Colui che “dona tutto generosamente senza rinfacciare”,
questa forza non serve per lavorare da soli, ma per lavorare insieme.
Dio ci aiuti a sentire la Sua voce che
chiama all’opera; ci conceda di ricercare e
ricevere la forza necessaria per poterLo
servire; ci permetta di realizzare che il solo modo per ottenere gli scopi per cui è
data tale forza è, sì, quello di “mettersi all’opera” per il Signore ma... insieme a tutti gli altri membri del Suo popolo!
Sebastiano Bozzon
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NOI PREDICHIAMO
Cristo crocifisso
“POICHÉ I GIUDEI CHIEDONO DE' MIRACOLI, E I GRECI CERCANO
SAPIENZA; MA NOI PREDICHIAMO CRISTO CROCIFISSO, CHE PER I GIUDEI
È SCANDALO, E PER I GENTILI, PAZZIA” (I CORINZI 1:22-23)
La predicazione della croce è il centro della nostra
predicazione.
Ogni altro argomento predicato, ogni tema trattato
non può e non deve prescindere dalla croce di Gesù
Cristo.
La pressante necessità avvertita da tanti che sprona
a cercare nuove vie e nuovi argomenti di discussione
non può coinvolgere coloro a cui non deve importare
altro che la predicazione della croce.
D’altro canto, non possiamo esser distolti dall’unico messaggio affidatoci da Gesù Cristo stesso (Marco
16:15) che è il messaggio che viene dalla croce (I Cor.
11:26). Non abbiamo altro messaggio da annunciare
se non il messaggio che viene dalla croce.
Ogni altro messaggio rende vana la croce di Gesù
Cristo (v.16), anche se il messaggio della croce “è pazzia” per quelli che periscono, ma per quelli che sono
salvati “è la potenza di Dio” (v.17).
Abbiamo letto: “noi predichiamo Cristo crocifisso...”
NOI
Chi siamo noi, che abbiamo questo particolare ed
unico tipo di predicazione?
• Siamo innanzitutto persone che, secondo lo spirito del mondo, hanno creduto ad una pazzia, hanno
creduto alla possibilità di essere salvati e la nostra vita
ha ora un senso ed uno scopo.
• Abbiamo creduto che nella croce di Gesù Cristo
c’è la potenza necessaria a cambiare totalmente le cose
nella nostra vita, così come la Parola di Dio ci annunciava: abbiamo creduto, l’abbiamo sperimentato e realizzato.
• Abbiamo sperimentato il vero perdono dei nostri
peccati.
• Abbiamo realizzato la piena redenzione della nostra vita e siamo così diventati delle nuove creature
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frutto della croce di Gesù Cristo.
• Siamo persone per le quali è stata
così reale l’opera della croce che sono divenute esse stesse predicatori, annunciatori, di quest’opera.
• Abbiamo udito, abbiamo considerato, abbiamo provato e abbiamo realizzato la potenza della croce. (I Giov.1:1-3)
• Siamo diventati testimoni (Atti
1:8). Non testimoni immuni, ma totalmente coinvolti al punto da poter predicare di quest’opera gloriosa della croce.
La nostra vita intera ne diventa protagonista: per questo la nostra predicazione è efficace, perché predichiamo di cose
che conosciamo molto bene.
PREDICHIAMO
In questo termine non è racchiuso,
perché non vi siano dubbi solo il senso
della vera attività a cui è chiamato ogni
ministro della Parola, ma anche quello di
ogni membro del corpo di Cristo.
Il predicare racchiude in sé il senso
del «parlare in famiglia di un padre».
Parole dettate dall’amore che il Padre
ha per i figli, spinte dall’amore e dal bene
per la loro vita e il loro futuro. Si predica
amando chi ci è di fronte, anche quando
l’argomento dei discorsi diventa duro,
come un padre farebbe con il figlio amato.
Noi siamo chiamati a predicare la croce di Gesù Cristo; perché l’uomo può
guadagnare anche tutto il mondo e, se
poi perde l’anima sua, fallisce miseramente. Ma nell’annuncio della croce,
nella sua predicazione, c’è la potenza che
muta le cose altrimenti immutabili e le
muta per sempre.
Chi non ha sperimentato queste cose,
non ha compreso il senso della croce,
non ha ricevuto il messaggio della croce.
CRISTO CROCIFISSO
È come se l’apostolo Paolo volesse
farci notare che c’è la possibilità di trovarci di fronte a tanti Cristo nella stessa
figura di Gesù, isolandoli l’uno
dall’altro, ma essi non possono
che confluire tutti nel Cristo
della croce, nel Cristo crocifisso, altrimenti non hanno un
senso compiuto.
Senza la croce, tutta l’opera
di Gesù non avrebbe alcun valore e Gesù sarebbe alla stregua di
un Rabbì come tanti altri.
Anche oggi il mondo è pieno di rabbì, dall’Oriente all’Occidente, dal Mezzogiorno al
Settentrione e la gente ricerca
dietro essi miracoli e sensazioni
(v.22), ma solo Gesù Cristo crocifisso salva l’uomo dal suo destino di perdizione (Rom.3: 23).
Agli occhi di qualcuno Egli
forse potrebbe solamente sembrare un procacciatore di fama e
di gloria terrena, ma Dio Gli ha
dato un nome che è al di sopra
di ogni altro nome (Filip.2:89).
Gesù ci è stato dato per la
croce (I Pie.1:18-20) e tutto il
cammino che ha intrapreso a
par tire dalla mangiatoia di
Bethlemme è indirizzato verso
la croce (Marco 10:32).
Tutto quello che compie in
questo tragitto: miracoli, guarigioni, liberazioni, tutto è compiuto nella visione della croce.
La croce ci parla del grande
amore di Dio che si dona per
soddisfare pienamente la giustizia divina e aprire davanti ai perduti la porta di un avvenire e di
una speranza.
Vogliamo annunciare Gesù!
Vogliamo predicare Cristo, e
Cristo crocifisso!
Raffaele Frezza
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empi
ifficili
T D
“0r sappi questo, che negli ultimi giorni verranno tempi difficili...” (2Timoteo 3:1)
Viviamo in tempi difficili. Per affrontarli abbiamo bisogno di un risveglio,
quello che viene dal cielo per la potenza
dello Spirito Santo.
Nessuna generazione come quella
odierna ha mai affrontato tanti problemi
e difficoltà. Per uscire da queste nostre
malattie ci vuole un risveglio. Abbiamo
bisogno che lo Spirito Santo scenda
potentemente nella nostra vita.
Viviamo in un tempo nel quale molti
onorano Dio solamente con le labbra.
Per onorare la salvezza che abbiamo
ricevuto in Cristo Gesù, abbiamo bisogno
di un risveglio spirituale che faccia realizzare nella nostra vita quello che ci necessita.
Molti non sentono questo bisogno,
altri procedono dicendo: «Va bene così».
Ma è proprio per questo che c’è bisogno
di un risveglio, di rinascita spirituale interiore e personale.
La giusta visione per la chiesa è di seguire le orme delle Parole della Bibbia:
“Non tornerai forse a darci la vita, perché
il tuo popolo possa gioire in te”? (Sal.58:6).
Per festeggiare in Lui dobbiamo rivivere
per la potenza dello Spirito Santo.
Stiamo camminando in tempi difficili,
perché la morte spirituale si sta insinuando in molti. Il punto cruciale è che non si
accorgono di questo e il male cresce interiormente come un tumore che poi, casualmente, viene diagnosticato facendo
delle visite per altri disturbi.
Noi dobbiamo andare sempre al controllo da Colui che siede sul trono, che
conosce bene tutta la nostra vita.
Purtroppo si riscontra che sempre più
ci stiamo adattando ai tempi, perdendo
vigore spirituale.
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● R ISVEGLIO P ENTECOSTALE ● N OVEMBRE 2005
Ma la volontà di Dio è che la chiesa sia infiammata dalla potenza dello Spirito Santo.
Questa deve essere la Chiesa: “Voi riceverete
potenza...” “vengono da te come fa la folla; il mio
popolo si siede davanti a te e ascolta le tue parole,
ma non le mette in pratica; perché con la bocca
fa mostra di molto amore, ma il suo cuore va dietro alla sua cupidigia (Ez.33:31): le persone andavano davanti a Dio, si sedevano, ascoltavano,
ma tutto finiva lì.
Molti servitori e credenti stanno facendo
così unendosi in preghiera e supplicazione a
Dio, il risveglio viene al grido di cuori umili, e il
Signore spande il Suo Spirito.
Oggi più che mai ci vogliono uomini, donne, giovani disposti a pregare, a gridare a Dio,
con un cuore rotto, ardenti di desiderio per
Lui.
Oggi non possiamo usare alcuna tolleranza
per il peccato, questo è uno dei fattori che
chiude la porta del cielo. La tolleranza evidenzia nel mondo che stiamo vivendo tempi difficili.
La nostra vita non deve essere in conformità
al mondo: “Sappi questo che negli ultimi giorni
verranno tempi difficili”.
Dobbiamo avere visi bagnati, ma molti occhi non sanno che cosa siano le lacrime! Dobbiamo avere un cuore rotto e uno spirito contrito quando ci presentiamo davanti al Signore.
Il peccato e l’indifferenza sono i grandi
ostacoli della vita, con il peccato e l’indifferenza non può esserci tolleranza. Gridiamo al
Signore se siamo ancora vivi! Abbandoniamoci
completamente in Lui, ed Egli ci concederà
quello di cui abbiamo bisogno.
E il nostro grido è questo: «Signore, mandaci un grande risveglio».
Francesco Davide Scianna
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LA MIA TESTIMONIANZA
“Il Signore è la mia forza ...
in lui s’è confidato il mio cuore”
(Sal.28:7)
Mi chiamo Clementina e posso dire con certezza che il Signore Gesù è stato molto
buono con me. Da giovane ero una ragazza che per il mondo poteva considerarsi interessante, con un lavoro appagante, in qualche modo legato alla creatività e alla moda, notoriamente considerati come punti d’arrivo per la società. Dentro il mio cuore però albergava una tristezza mortale e un’insicurezza profonda che cercavo di mascherare in mille
modi. Quel vuoto interiore mi creava inquietudine. Ero quindi sempre alla ricerca di amore, sia nella famiglia che nelle amicizie, per sentirmi sicura e rincorrere così i miei ideali e i miei sogni. Andavo invece accumulando delusioni e sofferenze, che ora, alla luce della Parola di Dio, posso chiamare peccati su peccati.
Mia mamma fin da piccola mi aveva insegnato a pregare e ogni volta che stavo male ricorrevo a Gesù. Egli nella Sua infinita bontà mi aiutava, ma di lì a poco tornavo a condurre la mia vita a modo mio, facendo delle scelte sbagliate e rimanendo sempre più delusa
dagli altri e da me stessa. Cercando di trovare pace interiore, un giorno mi ritrovai con un
gruppo di giovani per fare dello Yoga, non consapevole che stavo per mettermi una pericolosa catena al collo.
Inizialmente questa nuova esperienza esercitò del fascino nei miei confronti. Ero particolarmente vicina a una cara amica, la quale mi esortava a frequentare e ad attenermi agli insegnamenti del guru, il loro capo spirituale. In quell’ambiente si parlava di pace e amore: quello che cercavo! Ci insegnavano a pregare Dio, ma nel contempo si praticavano
riti induisti; citavano il Vangelo, ma falsando la verità biblica, con il fine di procurare una
sorta di abbandono della personalità, per una dipendenza totale al loro credo. Si era spinti con suadenti suggerimenti a lasciare, pian piano, le nostre cose per metterle in comune
e addirittura a lasciare le nostre case, per andare in alcuni luoghi “speciali”, del nostro pianeta. Ci dicevano che eravamo gli eletti, in attesa di un presunto “rapimento”, che sarebbe avvenuto da parte di esseri extraterrestri a scapito dell’intera umanità perduta. Il guru
faceva spesso riferimento a rivelazioni fattegli direttamente da Dio, sottintendendo di essere “colui che doveva venire”, cioè il Cristo. Molti genitori applaudivano a tutto ciò,
perchè vedevano la vita di alcuni loro figli trasformata. C’era chi aveva smesso di usare la
droga, chi l’alcol ed altro ancora; addirittura si parlava di guarigioni da malattie incurabili. Mai una volta, però, si dava gloria a Dio per il sacrificio di Suo Figlio Gesù, per mezzo
del quale soltanto la Bibbia afferma che possiamo ricevere salvezza, liberazione, guarigione e ogni altro bene. Fu allora che sentii una voce interiore che mi diceva di allontanarmi
prontamente da quell’ambiente, per scampare da un baratro che sarebbe stato senza possibilità di ritorno.
Come la Bibbia dice: “C’è una via che all’uomo sembra diritta, ma finisce con il condurre alla morte” (Prov.16:25). Alcune mie amiche ancora oggi sono curate dallo psicologo per gravi disturbi provocati da lunghi digiuni e forzati esercizi fisici, nonché da pericolose pratiche spirituali che allontanano dalla Via, dalla Verità e dalla vera Vita. Il Signore è
stato buono e mi ha tirato fuori senza alcun danno. Seppi in quel tempo valutare la potenza della preghiera: mia mamma pregava giorno e notte che il Signore mi liberasse dal
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laccio del maligno. Conobbi poi Riccardo; mi sembrava che il mio sogno si fosse avverato, con lui potevo essere me stessa e parlare di Gesù, ma ero ancora molto lontana dalla
Verità. Ci sposammo e, felici, avemmo una bambina, ma dopo poco tutto franò.
I miei genitori stavano molto male; i miei suoceri, che io credevo famiglia perfetta, si
divisero e mio marito, con suo padre, caddero in una profonda depressione. Correvo da
un ospedale all’altro, nel frattempo mio padre morì; ero incinta del mio secondo bambino, profondamente delusa ed angosciata, con una sola soluzione che nel cuore voleva farsi spazio, una brutta decisione!
Ma una domenica mattina del 1995 sentii nel mio cuore la voce di Dio che mi invitava ad andare a Lui seguendo mio marito, che nel frattempo stava ritornando al Signore
dopo anni di abbandono: “Egli ti parlerà di cose, per le quali sarai salvato tu e tutta la tua
famiglia” (Atti 11:14). Non conoscevo niente della chiesa del Signore, ma nel pomeriggio dello stesso giorno, nel locale di culto della chiesa evangelica pentecostale di Vicenza,
lo Spirito Santo parlò con potenza al mio cuore con la predicazione della Sua Parola. Per
la seconda volta nella mia vita udii parlare del ritorno del Messia, ma in questo caso fu tutto diverso. Gesù stesso, mettendo in guardia dai falsi profeti, parlava del Suo ritorno: “Se
qualcuno vi dice: Il Cristo è qui, oppure: È là, non lo credete; perché sorgeranno falsi cristi e
falsi profeti, e faranno grandi segni e prodigi da sedurre, se fosse possibile, anche gli eletti.
Ecco, ve l'ho predetto… infatti, come il lampo esce da levante e si vede fino a ponente, così
sarà la venuta del Figlio dell'uomo” (Mat.24:23-27).
Lo Spirito Santo mi fece capire che Gesù è l’unico vero Signore. In quello stesso giorno sentii il bisogno di chiedere a Gesù di lavare il mio cuore sporco e pieno di peccato e di
entrare nella mia vita come mio personale Salvatore e Signore. Lui mi fece una nuova
creatura: una Sua figliola. Le difficoltà non finirono; dopo qualche tempo persi anche mia
mamma, però non ero più sola, con me c’era Gesù e Lui portava i miei pesi. Il Signore mi
battezzò con il Suo Santo Spirito e poi diedi testimonianza della mia conversione con il
battesimo in acqua insieme a mio marito Riccardo, con i nostri tre bei bambini che ci
guardavano e gioivano con noi.
Nel maggio 2004 mi accorsi di un voluminoso nodulo al seno. In giugno, dopo un
primo intervento, mi fu diagnosticato un tumore maligno. I medici decisero di intervenire radicalmente con un’operazione che mette a dura prova, sia fisicamente che psicologicamente. Confesso che ci sono stati momenti difficili per me e per la mia famiglia, dato
che i bambini sono ancora piccoli e ancora bisognosi delle cure di entrambi i genitori.
Sapevo però che il Signore ha tutto sotto il Suo controllo e che la chiesa del Signore pregava per me. Questo mi dava tanta forza e sicurezza. Tutto quello che a noi può apparire
duro e difficile, Gesù lo può trasformare: “Or sappiamo che tutte le cose cooperano al bene
di quelli che amano Dio, i quali sono chiamati secondo il Suo disegno” (Rom.8:28).
L’operazione andò bene; l’esito fu di un tumore raro al primo stadio che non aveva ancora intaccato nessun linfonodo ed era circoscritto al nodulo. Cosa assai rara per un tumore
maligno al seno, non avrei dovuto fare la chemioterapia e nessun’altra terapia. Gesù è intervenuto in maniera misericordiosa nella mia malattia. Ora a distanza di quasi un anno
dico: fin qui il Signore mi ha soccorso e credo che lo farà anche in futuro, per la Sua infinita bontà e benignità.
La cosa più importante però è che, per la Sua Grazia, Egli mi ha donato la certezza
della Sua salvezza. “Il Signore è la mia forza e il mio scudo; in lui s'è confidato il mio cuore,
e sono stato soccorso; perciò il mio cuore esulta, e io lo celebrerò con il mio canto” (Salmo 28:7).
Al Signore sia l’onore e la gloria.
Clementina Agricola
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NOTIZIE DALLE NOSTRE COMUNITÀ
NOTIZIE DA RAVENNA E PINARELLA DI CERVIA
Domenica 25 maggio è stata una giornata di grande benedizione per le chiese di Ravenna e Pinarella
di Cervia. Al mattino, a Ravenna, il Signore ci ha
dato grazia di veder scendere nelle acque battesimali tre sorelle che hanno testimoniato la loro appartenenza a Cristo davanti a parenti e amici presenti per l’occasione. La nostra preghiera è che la
Parola udita possa toccare i loro cuori. Nel pome-
riggio, a Pinarella di Cervia, abbiamo ricordato la morte del
nostro Signore Gesù Cristo. Abbiamo avuto la gioia di avere
con noi il fratello pastore Alessio Festa e la sua consorte che ci
hanno rallegrato non solo con la loro presenza, ma anche con
la Parola di Dio ministrata dal fratello, sia al mattino che al pomeriggio. Ringraziamo il Signore per la Sua presenza che è stata tangibile e per la Sua fedeltà che non viene mai meno.
Luigi Mendolicchio
NUOVO LOCALE DI CULTO A OVADA (AL)
Siamo grati a Dio per averci dato la possibilità di
aprire una missione nella cittadina di Ovada, in provincia di Alessandria. La cittadina di Ovada si trova
sulla statale n 456 del Turchino che collega Acqui
Terme e Novi Ligure a Genova e ha una popolazione di circa 18.000 abitanti. Erano alcuni anni che si
pregava ed evangelizzava ad Ovada; in diverse riprese la comunità di Novi Ligure era stata in questa cittadina a distribuire volantini; nel 2003 e 2004 la
chiesa di Acqui Terme ha fatto una serie di serate di
evangelizzazioni nel parco centrale di Ovada, ma
solamente quando, in occasione della tenda di evangelizzazione del 2004 in Acqui Terme, una famiglia
di credenti di recente trasferitisi in Ovada, la quale
cercava una comunità, si avvicinò alla tenda, realizzammo che era il tempo opportuno di aprire un locale, come testimonianza a Ovada. Trovato il locale
e dopo alcuni lavori di riattamento, sabato 28 maggio 2005 con il culto di dedicazione e di ringrazia-
mento abbiamo aperto ufficialmente questo locale alla cittadinanza di Ovada. Dio ci ha benedetto con la Sua Parola, portataci dal fratello Gargano, segretario del Comitato di Zona
Nord-Ovest. Il passo, molto diretto ai nostri cuori, è stato tratto dal libro Cantico dei Cantici 4:12-5:1, tramite il quale siamo
stati esortati a tener ben serrato e difeso il giardino del Signore,
che siamo noi figli di Dio e popolo Suo. Insieme al fratello
Gargano sono intervenuti il fratello Martucci, pastore delle
chiese di Asti e Genova e membro del Comitato di Zona, il fratello Giovagnoli, pastore della chiesa di Casalcermelli, il fratello
Lombardo, pastore della chiesa di Alessandria, e il fratello
Lucibello, pastore della chiesa di Alba. Pregate per Ovada e per
tutta la provincia di Alessandria, in cui vi sono diverse cittadine
con un numero rilevante di abitanti senza una chiesa, perché il
Signore ci dia la fede di vedere realizzate tante “testimonianze”
quante sono queste cittadine. La missione di Ovada (AL) si trova in C.so Saracco al numero 155 e si riunisce la domenica alle
ore 18,00 e il venerdì alle ore 20,00.
Natale Brancato
NOTIZIE DELLA CHIESA DI POMPEI (NA)
Siamo particolarmente grati a Dio per l’opera di salvezza che continua a compiere in mezzo a noi.
Vogliamo rendere partecipe tutta la fratellanza e condividere con essa la gioia che si prova quando altre
anime confessano che Gesù Cristo è il loro Salvatore.
Infatti, sabato 21 maggio abbiamo avuto un servizio
di battesimi in cui sei sorelle ed un fratello hanno confessato la loro fede in Gesù Cristo, esprimendo così la
volontà di voler servire il Signore per tutta la loro vita.
Per l’occasione la sala di culto era gremita non solo da credenti,
ma anche da molti ospiti, amici e simpatizzanti. Molto gradita è
stata la visita del pastore Renato Mottola che ci ha ministrato la
Parola di Dio. Domenica 19 giugno abbiamo celebrato un culto
di Santa Cena durantre il quale il Signore ha particolarmente benedetto i nostri cuori. Al Signore vada la lode, la gloria e la nostra
riconoscenza per quello che ci ha donato in queste occasioni e
vorrà ancora donarci. Vi salutiamo con la pace del nostro Signore.
Armando Avella
BATTESIMI A BASSANO
La comunità di Bassano del Grappa (VI) è lieta di comunicare che domenica 29 maggio 2005,un’anima si
è unita alla Chiesa del Signore Gesù Cristo dandone
testimonianza, scendendo nelle acque battesimali.
Ringraziamo il Signore che continua a spandere la
Sua Grazia salvifica prendendosi cura di ogni persona
che volge a Lui il proprio cuore. Per l’occasione abbiamo avuto il piacere di avere con noi il fratello
Andrea Grapeggia, pastore della comunità di Rovigo, il quale ha
nutrito i nostri cuori con la Parola di Dio, parlandoci dell’unica
verità che è in Cristo Gesù. La comunità di Bassano del Grappa
saluta la fratellanza tutta e prega perché le nostre comunità possano crescere nella grazia e nella conoscenza del nostro Signore e
Salvatore Gesù Cristo. A Lui sia la gloria, ora e in sempiterno.
Amen.
Giuseppe Bortoli
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NOT
IZIE
DALLE
NUOVO LOCALE A BELLUNO
Desideriamo informare tutta la fratellanza che sabato
25 giugno 2005 è stato celebrato un culto di dedicazione del nuovo locale di Belluno, sito in Via
Veneggia n.10. Da tempo si pregava per un nuovo
locale più funzionale ed anche più economico e il
Signore, al momento opportuno, ha provveduto.
Per l’occasione abbiamo diffuso degli inviti ad amici,
parenti e volantini per la città. Il nuovo locale che
Dio ci dà grazia di utilizzare alla Sua gloria è molto
più grande del precedente e può ospitare circa 130
posti a sedere. Al culto di dedicazione hanno partecipato i fedeli di Pieve di Cadore, una piccola comunità della provincia di Belluno che il Signore sta benedicendo aggiungendo nuove anime che da poco
stanno frequentando, una rappresentanza delle comunità di Treviso e Bassano con il pastore Giuseppe
Bortoli, e le comunità di Padova e Vicenza. L’annuncio della Parola del Signore, il cui testo è stato
Luca 9:10-17, ha mostrato come Gesù moltiplica il
nostro poco se lo mettiamo a Sua disposizione affin-
ché altri che non conoscono il Signore possano soddisfare la fame, il bisogno di Cristo. La Parola di Dio ci ha incoraggiato a
continuare, anche se pochi ed insufficienti, a distribuire il cibo
spirituale alla moltitudine di gente che sta fuori. L’opera a
Belluno è iniziata oltre vent’anni fa, anche grazie alla disponibilità
data da una coppia di coniugi della propria abitazione per iniziare delle riunioni nella zona. Iniziò allora un periodo di evangelizzazione a cura di fratelli e sorelle di Vicenza. Dai primi culti in
quell’abitazione si è passati al primo locale di Via Vittorio Veneto,
ora lasciato. Il culto è stato anche rallegrato dalle testimonianze e
dai canti del coro di Vicenza, alla gloria del nostro Signore e
Salvatore. Al culto hanno assistito anche persone che non avevano mai sentito parlare prima dell’Evangelo, che presentiamo davanti a Dio affinché il seme della Parola possa germogliare in un
terreno fertile. Chiediamo a tutti preghiere anche per quest’area
del nord-est d’Italia, per la comunità di Belluno e Pieve di
Cadore e per la città di Feltre (BL), dove da qualche mese si stanno svolgendo delle riunioni di preghiera a casa di una famiglia.
Vincenzo Specchi
TENDA A CASALNUOVO DI NAPOLI
Desideriamo informare la fratellanza della campagna
di evangelizzazione tenuta in Casalnuovo dal 18 al
24 giugno. Diversi fratelli hanno collaborato sera dopo sera nell’esposizione della Parola di Dio; i fratelli
Silvano Masullo, Raffaele Frezza, Ambrose Lioyd,
Antonio Cipolletta, Arnaldo Di Falco, Gennaro
Rosato, Archetto Brasiello. Anche questa volta abbiamo fatto un lavoro per i più piccoli dalle ore 17 alle
ore 18, in cui i vari componenti addetti alla “Isola dei
ragazzi” si sono impegnati giorno dopo giorno e a
conclusione l’ultima sera questi piccoli hanno cantato
per la prima volta le lodi al Signore sotto la tenda.
Questo lavoro ci permette di contattare le famiglie
degli stessi fanciulli e particolarmente i genitori per dare loro una
parola di pace, in questi luoghi dove c’è solo angoscia e tribolazione e dove il nemico delle anime nostre ha largo spazio attraverso la droga e la malavita; ma Dio ama tutti gli uomini, benché non
tutti gli uomini Lo amino, e molti sono stati toccati dalla Parola di
Dio, e si sono volontariamente presentati davanti per accettare il
Signore. Siamo ben intenzionati da parte nostra ad impegnarci a
trafficare quei talenti che Lui ci ha donato, col desiderio di
onorarLo e servirLo, con la certezza che l’unzione del Suo Santo
Spirito è per tutti quelli che, con cuore puro, Lo amano e Lo onorano. A Gesù va la nostra gratitudine per quanto sta facendo in
queste zone. Pregate per noi e che Iddio vi dia ogni Sua particolare attenzione e benedizione!
Stefano D’Alessandro
BATTESIMI A PADOVA E VICENZA
Memorabile giornata di testimonianza quella di domenica 26 giugno 2005! Al culto mattutino di Padova sei credenti, di cui uno della comunità di Castelfranco Veneto (TV), hanno testimoniato pubblicamente della propria appartenenza a Cristo, ubbidendo all’ordinamento del Signore con il battesimo in
acqua. Grande è stata la gioia, con i quasi cinquecento credenti presenti nella sala gremita, nell’ascoltare
nelle testimonianze di questi cari le opere grandi
compiute dal nostro Signore al quale va tutta la glo-
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● R ISVEGLIO P ENTECOSTALE ● N OVEMBRE 2005
ria in eterno. Il coro della chiesa di Vicenza in semplicità ha presentato alcuni inni di testimonianza che hanno edificato la chiesa.
Nel pomeriggio la nostra gioia è stata completa quando, durante il
culto nella chiesa di Vicenza, tre sorelle hanno dato la propria testimonianza di una nuova vita vissuta in Cristo Gesù, il quale ancora oggi cambia le situazioni, è potente a operare, a salvare e a
battezzare con lo Spirito Santo. A Lui sia la gloria e l’onore da oggi e in eterno!
Vincenzo Specchi
NOST
R
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LE
NOST
RE
COMUNITÀ
TENDA DI EVANGELIZZAZIONE A CAMPOBASSO
È con gran piacere che vi scriviamo per ringraziare il
Signore e per far conoscere ai cari lettori ciò che Dio
fa nelle nostre zone. In particolare Lo ringraziamo
per averci concesso, dopo tanti anni, di avere una
campagna di evangelizzazione attraverso la tenda
nella città di Campobasso, tra il 2 e l’8 luglio. Ogni
sera abbiamo avuto dei pastori delle comunità circostanti che, accompagnati da un gruppo di credenti,
ci hanno rallegrati con dei canti alla gloria del
Signore, ma soprattutto abbiamo potuto ascoltare il
messaggio chiaro e vivente della Parola di Dio. Per
l’occasione abbiamo avuto anche la collaborazione
volontaria e attiva di sei giovani studenti dell’I.B.I.
che sono stati di incoraggiamento alla comunità e di questo ringraziamo il Signore, i fratelli del comitato I.B.I., nonché i giovani stessi che hanno disposto il loro tempo al servizio del Signore
e dei fratelli. Dio li benedica. Siamo lieti di poter raccontare che il
Signore è stato con noi. Ogni sera persone nuove ascoltavano la
Parola di Dio ed erano interessate all’Evangelo. Stiamo pregando
che la Parola seminata possa portare frutto alla gloria Sua. Grazie
a questa campagna evangelistica una famiglia intera, che si era allontanata dal Signore quindici anni fa, è tornata in comunità.
Continueremo a pregare che il Signore possa salvare e fare opere
potenti in mezzo alla Sua chiesa e vi chiediamo di unirvi a noi, ricordandoci nelle vostre preghiere. Dio ci benedica.
Domenico Colangelo
BATTESIMI A BELLUNO
È con gioia che comunichiamo a tutta la fratellanza
che il 30 luglio 2005 la comunità di Belluno ha celebrato un culto di battesimi all’aperto in località
Davestra nella provincia bellunese. Per il secondo
anno consecutivo, grazie a Dio, nelle acque del fiume Piave si sono battezzate delle anime che hanno
pubblicamente confessato Gesù Cristo quale personale Salvatore e di volerLo servire tutti i giorni della
loro vita. A battezzarsi sono stati un giovane ed una
sorella che il Signore ha già battezzato nello Spirito
Santo. Ringraziamo il nostro Signore per la bella
giornata trascorsa lodando il Suo nome con canti,
partecipando alla gioia dei neofiti, ed ascoltando la Parola portata dal fratello Giuseppe Bortoli, pastore delle comunità di Bassano e Treviso. Il testo della predicazione, tratto da Numeri
24:25, ci ha fatto comprendere come Dio sia sempre disposto a
benedire il Suo popolo. Dopo il culto, così come nel passato, abbiamo approfittato del bel luogo all’aperto per pranzare tutti assieme, godendo ancora della comunione fraterna. Siamo certi che
il nostro Signore ha da chiamare ancora tanti a servirLo sia a
Belluno, sia in tutto il Veneto, sia in tutta la nostra nazione e non
solo. Preghiamo affinché, quando Gesù ritornerà, ci trovi tutti a
lavorare, ciascuno come è stato chiamato, nella Sua vigna, ognuno al proprio posto. A Dio sia la gloria!
Vincenzo Specchi
DALLE ALTE MADONIE - SICILIA
Siamo grati al signore, e desideriamo lodarlo e glorificarlo, testimoniando come, anche nei piccoli comuni delle Madonie, l’opera Sua vada avanti, per la
grazia che Dio ci accorda. Considerando il contesto
generale dei suddetti campi di lavoro, anche le cose
minime, per noi, assumono un’ importanza notevole ed un profondo motivo di gioia che ci incoraggia
e fortifica al servizio di Dio. Ad Alimena, le gradite
visite di due comunità di Palermo, una curata dal fratello Romano Simone e l’altra dal fratello Cilio Domenico, ci hanno permesso di dare una più forte testimonianza al paese, sia come evangelizzazione, per
la predicazione della Parola, che per testimonianza
di amore fraterno, dato che il comune stesso ci ha
messo a disposizione due diverse aree attrezzate per
le occasioni, (mentre fino a due anni fa avevamo
grandi opposizioni), dove abbiamo potuto ospitare i
fratelli e godere comunione per la gloria di Dio ed
unità di spirito. Nell’occasione della visita del fratello
Domenico Cilio, con la comunità di Borgo Nuovo,
abbiamo avuto un culto nella villa comunale, alla
presenza di molti fratelli, simpatizzanti e anime
nuove. A Calcarelli abbiamo avuto, con la comunità
di Belmonte Mezzano, guidata dal fratello Dino Passamonte, un
culto di risveglio, durante il quale il Signore ci ha visitati benedicendoci in maniera gloriosa. A Petralia Sottana, Domenica 10 luglio, due credenti (padre e figlio) hanno testimoniato la loro fede
nel Signore Gesù, scendendo nelle acque battesimali, e la Parola
di Dio, predicata dal fratello Infantino Francesco, ha invitato tutti a riflettere sull’importanza della testimonianza, della perseveranza e dell’ impegno che devono seguire questo passo di fede. A
distanza di una settimana, domenica 24 luglio, il Signore ci ha
permesso di svolgere il convegno provinciale a Petralia Sottana,
nella pineta comunale, un salotto nella natura, dove le varie chiese hanno goduto di un giorno particolare, nella pace e comunione fraterna. Vogliamo ringraziare Dio per i fratelli intervenuti e
per la comunità di Bagheria, guidata dal fratello Leonardi
Giuseppe, che è stato lo strumento nelle mani del Signore, per
farci pervenire la Sua Parola. Grazie per l’impegno profuso nella
preziosa collaborazione e partecipazione. Vorremo chiudere con
una frase del testo che Domenica 21 agosto, il fratello Rosavalle
Vincenzo ha predicato, in una riunione di Santa Cena, a Petralia
Sottana: “Che siano tutti uno; e come Tu o Padre sei in me ed Io sono in Te, anch’essi siano in noi, affinché il mondo creda che Tu mi
hai mandato!” (Giov.17:21)
Gaetano Di Pisa
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RISVEGLIO
PENTECOSTALE
Organo ufficiale
delle Chiese Cristiane Evangeliche
“Assemblee di Dio in Italia”
Ente Morale di Culto D.P.R.5.12.1959 n.1349
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Pentecostale, Via Altichieri da Zevio, 1 35132 Padova) che si impegna a corrispondere il diritto fisso specificando il motivo contrassegnando con una X il quadratino corrispondente:
Destinatario
❑ SCONOSCIUTO
❑ PARTITO
❑ TRASFERITO
❑ IRREPERIBILE
❑ DECEDUTO
CALENDARIO
Calendario STORICO
2006
IN ITALIA
LICHE ASSEMBLEE DI DIO8 n.517
22.11.198
CHIESE CRISTIANE EVANGE
D.P.R. 5.12.1959 n.1349 - Legge
Ente Morale di Culto
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Salmo 91
issimo alberga all’ombra
Chi dimora nel ritiro dell’Alt no: «Tu sei il mio rifugio
dell’Onnipotente. Io dico all’Eter
in cui confido!»
a.
e la mia fortezza, il mio Dio,
ellatore e dalla peste mortifer
dell’ucc
laccio
dal
libererà
ti
Certo egli
e sotto le sue ali troverai rifugio.
Egli ti coprirà con le sue penne,ti è scudo e targa.
La sua fedeltà
giorno,
di
notturno, né la saetta che vola
Tu non temerai lo spavento tenebre, né lo sterminio che infierisce
né la peste che va attorno nelle te ne cadranno al fianco,
in pien mezzodì. Mille
contemplerai
tu non ne sarai colpito. Solo
e diecimila alla destra; ma
ione degli empi.
coi tuoi occhi e vedrai la retribuz
tu sei il mio rifugio»;
Poiché tu hai detto: «O Eterno, male alcuno non ti coglierà,
il tuo asilo,
tu hai preso l’Altissimo per
alla tua tenda.
né piaga alcuna s’accosterà
le tue vie.
angeli di guardarti in tutte
Poiché egli comanderà ai suoidi mano, che talora il tuo piè non urti
Essi ti porteranno in palma
sul leone e sull’aspide,
erai
cammin
Tu
in alcuna pietra.
.
serpente
il
e
leoncello
il
ai
calpester
sua affezione, io lo libererò;
Poich’egli ha posta in me la
il mio nome.
lo leverò in alto, perché conoscerisponderò;
Egli m’invocherà, ed io gli , e lo glorificherò.
lo libererò
sarò con lui nella distretta;
.
farò vedere la mia salvezza
Lo sazierò di lunga vita, e gli
SVEGLIO
RI
PENTECOSTALE
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Altichieri da Zevio, 1 - 35132numero 12 - dicembre 2005 - di Risveglio Pentecostale
Risveglio Pentecostale - Via
allegato al
Questo calendario storico è
Inserto redazionale
È in preparazione il
calendario storico di
Risveglio Pentecostale
edizione 2006.
A Dio piacendo, sarà
inviato gratuitamente a tutti gli abbonati
alla rivista col prossimo numero di dicembre 2005.
Se desiderate ricevere alcune copie del calendario oltre a
quelle che verranno inviate a tutti gli abbonati, prenotatele entro il 13 novembre.
Per segnalare la vostra richiesta è sufficiente telefonare o inviare un fax o un messaggio di posta elettronica alla redazione di Risveglio Pentecostale, entro il 13 novembre 2005,
indicando il numero delle copie richieste e l’indirizzo presso
il quale inviarle:
Risveglio Pentecostale
Via Altichieri da Zevio, 1 - 35132 Padova
telefono 049.605127
fax 049.612565
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Ringraziando la fratellanza per la collaborazione e Dio per
l’opportunità concessaci di effettuare anche questo servizio
gradito ai lettori, vi salutiamo nell’amore del Signore Gesù.
Indirizzo
❑ INSUFFICIENTE
❑ INESATTO
Oggetto
❑ RIFIUTATO
❑ NON RICHIESTO
❑ NON AMMESSO
“Risveglio Pentecostale” è una pubblicazione delle Assemblee di
Dio in Italia, che fin dal 1946 ha lo scopo d’essere, con l’aiuto di
Dio, strumento di edificazione per la Chiesa del Signore, sostenendosi esclusivamente con libere offerte.
grazie per la cortese collaborazione
Questo numero di Risveglio Pentecostale è consultabile anche su internet all’indirizzo web delle Chiese Cristiane Evangeliche A.D.I.:
www.adi-it.org
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● R ISVEGLIO P ENTECOSTALE ● N OVEMBRE 2005
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