COMMISSIONE SENATORIALE DI INCHIESTA
SULL’URANIO IMPOVERITO E SU ALTRE
CAUSE DI NOCIVITÀ PER I NOSTRI MILITARI
AUDIZIONE TENUTA IL 26 LUGLIO 2007
Ringrazio la gentile Presidente insieme a tutta la Commissione e in particolare il sen.
PAOLO AMATO per avermi invitato a questa audizione. Sono un oncologo,
specialista del S S N in pensione e libero docente dell’Università di Siena, dove ho
solo depositato la mia docenza in Semeiotica chirurgica conseguita a Roma, come
prescrive la legge senza mai ricoprire incarichi universitari. Sono il presidente della
sezione di Siena della Lega italiana per la lotta contro i tumori (per brevità
Legatumori), una ONLUS che svolge attività di prevenzione oncologica sia primaria
che secondaria. (www.legatumori.siena.it)
Per prevenzione primaria si intendono l’informazione e l’educazione sanitaria.
Per prevenzione secondaria si intende la diagnosi precoce del cancro. Infatti
quanto più riusciamo ad anticipare la diagnosi di tumore tanto maggiori saranno le
possibilità di curarlo con successo. Fra le varie categorie di cittadini controllate da
Legatumori nel suo Centro “Prevenzione” di Siena ci sono anche i corpi armati
dello Stato (Polizia, CC, Finanza, Esercito) e tra questI la Brigata Paracadutisti
“ Folgore” verso la quale, mediante una convenzione stipulata con il Comando di
Brigata di stanza a Livorno, da molti anni vengono svolte attività di prevenzione
primaria e secondaria (ALLEGATO 1) in accordo con la Sanità Militare.
Un
doveroso e sentito ringraziamento per la collaborazione a tutta la Brigata “Folgore ”
e in particolare al suo attuale comandante, generale Maurizio Fioravanti, che era il
colonnello comandante del 186°
reggimento all’inizio delle
nostre indagini
preventive.
Nel quadro di questi controlli, convenzionati e volontari appena
cominciarono a diffondersi le notizie circa i possibili rischi di contaminazione con
Uranio Impoverito impiegato a scopi bellici abbiamo rivolto le nostre indagini di
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prevenzione oncologica anche in tale direzione. All’ALLEGATO 2 riportiamo uno
schema esplicativo sull’Uranio Impoverito.
A Siena sono di stanza oltre 600 paracadutisti della “Folgore” inquadrati
nel 186° Reggimento reduci da diverse missioni nei Balcani, in Iraq, in Somalia, a
Timor Est, in Albania, in Afghanistan ed attualmente operativi in Libano, che per
circa due anni sono stati sottoposti da Legatumori ad esami clinici, di laboratorio ed
ecografici, compresa la ricerca dell’Uranio Impoverito nei liquidi organici con lo
spettrometro di massa. L’impostazione, lo svolgimento e le conclusioni di tali
indagini sono contenute sia nel volume “La prevenzione oncologica nei reduci dai
Balcani ” che si allega anche nella sua recente versione in inglese (ALLEGATI 3 e 3
BIS), sia nella mia audizione del 22 settembre 2005 presso la Commissione
parlamentare di inchiesta della precedente legislatura, consultabile su Internet.
Riassumendo, le nostre indagini tecnico-scientifiche, hanno escluso la
presenza di danni attualmente evidenziabili con le tecniche usate e riconducibili a
tossicità chimica e/o a contaminazione radioattiva da Uranio Impoverito in tutti i
soggetti esaminati. E’ stata altresì eseguita un’indagine sui territori Kosovari colpiti
in base ad una mappatura fornitaci dalla NATO (compresi alimenti, acque di falda,
licheni in quanto bioaccumulatori) che non ha evidenziato livelli tali di rischio da
assumere rilevanza sanitaria sotto i profili tossicologico e radioprotezionistico (Per
evitare
equivoci
terminologici,
peraltro
frequentissimi,
precisiamo
che
l’inquinamento è dovuto a microrganismi, la tossicità è dovuta a sostanze
chimiche e la contaminazione è dovuta a elementi radioattivi).
Aggiungiamo solo che abbiamo costantemente tenuto al corrente delle nostre
indagini i diversi
livelli della Sanità Militare, fino ai Comandi Regionale e
Nazionale.
Archiviato il problema dell’Uranio Impoverito abbiamo continuato ed esteso i
controlli ai parà della “Folgore” sia perché contemplato dalla citata convenzione
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con Legatumori sia per cercar di dare una spiegazione a “quell’eccesso significativo
di linfomi di Hodgkin ” riscontrato a suo tempo nei reduci dalla commissione
Mandelli (ALLEGATI 3 e 14). Anche la precedente Commissione di inchiesta
presieduta dal sen. Franco non avendo ritenuto provata scientificamente la
responsabilità dell’Uranio Impoverito, a conclusione dei suoi lavori invitava ad
esperire ulteriori indagini. Indagini, gioverà ricordare, tatt’altro che semplici o facili
sia per la cronica carenza di dati epidemiologici certi, ed ufficiali nonché di un
Registro Tumori per i militari, sia
per la accesa
campagna mediatica tuttora
imperversante, per colpevolizzare emotivamente l’Uranio Impoverito senza
corrispondenti riscontri scientifici.
Ne abbiamo disponibile una circostanziata
documentazione probante, dove figurano dati di morbilità e di mortalità attribuiti
all’Uranio Impoverito ma privi di riscontri ufficiali, con disinvolte affermazioni su
ricoveri mai avvenuti negli Ospedali citati ed operazioni chirurgicamente assurde. Vi
lasciamo immaginare le conseguenze psicologicamente stressanti sui militari, in
servizio e congedati e sulle loro angosciate famiglie. E lo stress è dannoso per il
nostro sistema immunitario di difesa. In allegato troverete un’interessante tesi di
laurea dell’Università di Torino dal titolo “Riconoscimento e gestione dello stress
nelle missioni di pace all’estero (ALLEGATO 13).
A tale proposito, consentitemi di aprire una breve parentesi per fornirvi
qualche nozione di immunologia in modo da rendervi più comprensivo possibile il
proseguimento della nostra audizione.
La nostra immunità naturale, cioè scritta nel nostro codice genetico, cerca di
difenderci dalle malattie sviluppando sin dalla nascita una serie di difese sia umorali
(gli anticorpi) sia cellulari (i linfociti). Queste sentinelle naturali, umorali e cellulari,
appena individuano un agente estraneo, cioè diverso dalle cellule del proprio corpo,
lo riconoscono come un potenziale nemico (allarmi, c’è un antigene!) e lo attaccano
per renderlo inoffensivo. Dopo la vittoria, le sentinelle umorali e cellulari restano in
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servizio permanente effettivo verso l’antigene debellato per respingerne eventuali
contrattacchi. L’esempio più comune è l’immunità acquisita verso le malattie
esantematiche: quando le difese immunitarie naturali del bambino vengono a
contatto con gli antigeni, per esempio con i virus del morbillo presenti nel suo
ambiente di vita lo attaccano con le proprie sentinelle immunitarie. E così il bambino,
vinta da solo la battaglia, guarisce e acquisisce l’immunità verso il morbillo per tutta
la vita. Anche il sistema immunitario fa parte dell’organismo in via di sviluppo di un
bambino e quindi, venendo continuamente stimolato dagli agenti patogeni (cioè dagli
antigeni) si rafforza e arriva a maturazione.
La vaccinazione consiste nel creare nuove sentinelle in maniera non dannosa
per l’organismo, in modo da averle già pronte a combattere i futuri nemici: la
prevenzione dei loro danni è appunto la profilassi vaccinale delle malattie.
Ad esempio, per vaccinare contro il vaiolo, se ne iniettano i virus resi
inoffensivi o attenuati con vari procedimenti, in modo che perdano il loro potere
patogeno ma conservino il loro potere antigene, cioè la facoltà di stimolare la
produzione di anticorpi e altri meccanismi di difesa specifica. Per cui pur senza
“ammalarsi ” (tra virgolette) apparentemente di vaiolo, si acquisisce l’immunità
contro il vaiolo per tutta la vita.
Sembrerebbe però che le cose non vadano sempre così lisce. Infatti qualche
sistema immunitario, stimolato in maniera innaturale con l’iniezione di un vaccino
(con tutti gli annessi e connessi) potrebbe reagire in maniera altrettanto innaturale o,
quanto meno, imprevedibile, anche a medio e a lungo termine. Ad esempio a seguito
dello stimolo artificiale di un vaccino, anziché naturale come quello di un germe
“ruspante”, qualche sistema immunitario forse geneticamente predisposto potrebbe
confondersi e non riuscire più a distinguere l’amico dal nemico, innescando una
serie di reazioni
indesiderate perché dannose. Reazioni che possono andare
dall’ignorare completamente i segnali di pericolo perché è stato depresso, cioè
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disarmato, fino ad attaccare addirittura le cellule del proprio corpo, rendendolo
vulnerabile alle cosidette “malattie autoimmuni” (come certe tiroiditi, la sclerosi
multipla, l’eritema nodoso il lupus, l’artrite reumatoide, il diabete, la neurite ottica
ecc.) nonché probabilmente a certi tipi di tumore, i linfomi e le leucemie, di cui
parleremo più avanti.
Non vorrei buttare il sasso in uno stagno, peraltro più vasto di un Oceano,
ma sono sempre di più i ricercatori che attribuiscono a queste immunodeficienze,
provocate dalle estese campagne vaccinali, non solo l’aumento delle allergie ma
anche delle malattie autoimmuni, provocate dalla disorganizzazione del sistema
immunitario disturbato dei vaccini.
La letteratura scientifica più recente (come
sempre pro e contro) sulla disabilitazione del sistema immunitario a causa delle
vaccinazioni, soprattutto nei riguardi dei vaccini geneticamente modificati (Allegato
7) potrebbe consigliare di adottare almeno qualche principio di precauzione. Chiudo
la parentesi e torno alle nostre ricerche, informandoVi che nell’ALLEGATO 9
abbiamo compilato un succinto glossario circa i termini scientifici ricorrenti in
questa relazione, perché talvolta risultano astrusi perfino a qualche addetto ai lavori
medici.
Sulla scorta delle più aggiornate acquisizioni scientifiche circa i rapporti tra
situazione immunitaria e insorgenza di certe patologie anche neoplastiche abbiamo
ritenuto opportuno proseguire le nostre indagini di oncologia preventiva per
verificare se eventuali modificazioni dei poteri immunitari di difesa nei nostri soldati
potessero predisporli a contrarre certe patologie autoimmuni, da quelle
infiammatorie (ad esempio tiroiditi) a quelle tumorali (ad esempio linfomi e
leucemie).
In base a queste premesse scientifiche e in base ai citati dati epidemiologici
della Commissione Madelli (ALLEGATO 14) Legatumori, ha avviato a proprie
spese un’indagine nei militari (presentatisi spontaneamente) sia rimasti sempre in
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patria sia reduci da missioni all’estero per valutare se si fossero verificate alterazioni
immunitarie tali da renderli sensibili allo sviluppo di certe patologie. A proposito di
tali spese, sentiamo il dovere di ringraziare il munifico Monte dei Paschi di Siena sia
come Banca che come Fondazione per il loro sostegno finanziario e di escludere
categoricamente di aver mai ricevuto per effettuare tali ricerche contributi e/o
finanziamenti da qualsiasi altro ente e/o istituzione, pubblico e /o privato. Ministeri
compresi.
I nosri legali stanno esaminando il materiale documentale raccolto al fine di tutelare
la nostra onorabilità e quella della Lega Contro i Tumori per adottare eventuali
iniziative penali con richiesta di risarcimento che destineremmo alle famiglie dei
militari.
In pratica il monitoraggio immunologico è stato effettuato mediante il prelievo di 10
cc di sangue, con la compilazione di una scheda anamnestica nel massimo rispetto
della privacy .
Il nostro progetto si è sviluppato su vari livelli sequenziali che riassumiamo
sommariamente restando a disposizione, insieme ai nostri collaboratori,
per
eventuali approfondimenti tecnico scientifici.
Il primo passaggio
dell’indagine è consistito nel ricercare nei soggetti
apparentemente sani (militari in servizio), mediante analisi immuno-citofluorimetrica,
eventuali deficit in alcune sottopopolazioni linfocitarie (Linfociti T,B. e NK in
generale; poi cellule T Helper (CD4+) e cellule citotossiche (CD8+), con memoria
(HLA - classe I e II / CD45RO, o di cellule attivate (FAS, FASL / CD25+ /
CD63+). Successivamente nei linfociti del sangue periferico sono state esaminate:
1) la capacità citotossica antitumorale (specifica e aspecifica) mediante test di
citotossicità al 51Cr e 2) la capacità di produrre citochine immunostimolanti e
immunodepressive.
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All’inizio i test sono stati condotti su di un gruppo di 20 militari mai andati
in missione, e su un gruppo di 20 militari reduci da più missioni. Comunichiamo
a questa autorevole Commissione ufficialmente e riservatamente questi
risultati preliminari perché ritenuti interessanti,
rilevanza statistica, in attesa di reperire i
pur nella loro ridotta
finanziamenti necessari per
proseguire le indagini in corso e raggiungere così una maggiore
significatività epidemiologica. Tra l’altro il reggimento in oggetto si trova
da qualche mese in missione all’estero.
Queste prime analisi condotte su un totale di 40 militari hanno evidenziato
una frequente alterazione immunologica che si manifestava con una riduzione del
rapporto nei linfociti T (CD3+) tra CD4+ e CD8+ che in analogia a quanto succede
nell’AIDS e nei pazienti oncologici terminali era fortemente suggestiva di
immunodepressione.
Negli stessi soggetti è stato poi osservato un aumento significativo della
percentuale di linfociti B (CD19/CD20) immaturi. Si tratta di un atteggiamento
simile a quello riscontrato in pazienti esposti al virus Epstein Barr (EBV) un virus
oncògeno correlato nell’uomo alla eziopatogenesi di alcuni linfomi.
Tali risultati preliminari ci sono sembrati meritevoli di approfondimento,
perché se venissero confermati su più ampia scala, il loro signficato sarebbe quello
che senza
opportune misure preventive i nostri militari in condizioni di
immunodepressione potrebbero essere esposti al rischio di contrarre malattie, anche
autoimmuni, e forse certi tipi di tumore.
Cercando di limitare al minimo indispensabile i riferimenti ai nostri
protocolli di ricerca di tutt’altro che facile comprensione perfino per non tutti gli
addetti ai lavori sanitari vi informiamo che, per approfondire il progetto, sarebbe
necessario aumentare non solo la casistica (cioé il numero dei soggetti controllati)
ma anche le categorie (studiare i militari alla partenza e al ritorno dalla prima
7
missione e in relazione al numero di missioni), oltre ad istituire opportuni gruppi di
controllo, compreso un gruppo di civili della medesima fascia di età dei militari.
Il definitivo riscontro di un eventuale deficit immunitario correlabile con la
comparsa di certe patologie (come ad esempio le tiroidi e i linfomi) potrebbe aprire
diverse possibilità operative:
1) scoprire e rimuovere le cause dell’alterazione immunitaria riscontrata;
2) attivare delle procedure di follow up e chemioprevenzione adeguate;
3) ricercare eventuali immunostimolanti (per esempio interleuchine e
interferoni) che siano in grado di compensare il deficit immunitario
verificatosi in certi militari.
La nostra indagine, in sintonia con le più avanzate ricerche scientifiche anche
internazionali nel settore delle immunodepressioni si avvale della supervisione di
famosi scienziati, come ad esempio il prof. Giulio Tarro insigne virologo ed
immunologo che ha preso visione ed approvato la presente relazione (ALLEGATO
11) inviandomi questa risposta:
“ Grazie per la bella relazione che mi hai inviato e complimenti per la mirabile
stesura. Credo che l’impostazione sia corretta anche per la nuova parte che riguarda
la eventuale patologia indotta dalle vaccinazioni soprattutto per la sequenza con cui
sono state somministrate ai militari in partenza per le missioni di pace.
Il Professore Hugh Fudenberg ha di recente pubblicato alcune interessanti
osservazioni sull’argomento, anche sulla rivista di cui sono direttore responsabile
(International Journal of Clinic Investigation). Ovviamente sono disponibile per
qualsiasi impegno su questo tema anche perché ho già svolto diverse relazioni sugli
eventi avversi da vaccini e quanto da me scritto ha costituito giurisprudenza per i
tribunali militari nelle cause di risarcimento. ”
Procediamo con forzata lentezza, a causa delle croniche carenze finanziarie che
affliggono la ricerca scientifica nel nostro Paese e per far fronte alle quali abbiamo
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rivolto un appello alle massime Autorità Governative e Istituzionali compresa la
Presidenza della Repubblica (ALLEGATTI 10 e 10 Bis) che mi aveva conferito la
medaglia d’oro per gli studi sull’Uranio Impoverito (ALLEGATO 10 Bis). A
questo punto delle nostre ricerche ci è sorta spontanea la domanda Quale causa (o
concausa) ha potuto provocare la caduta dei poteri immunitari di difesa nei
militari esaminati?
Perché la loro normale sorveglianza immunologica, ad esempio anche contro
le cellule cancerose, si sarebbe abbassata? E che cosa è riuscita a provocare un
abbassamento tale dell’immunoreattività da impedire il rigetto delle cellule tumorali
da parte del militare che le ospita?
Abbiamo condensato negli Allegati 6 e 7 una sommaria rassegna della
letteratura scientifica circa i rapporti tra immunologia e tumori, restando a personale
disposizione per eventuali chiarimenti.
Per la verità, anche nella Commissione d’indagine della trascorsa legislatura
si era accennato a compromissioni immunologiche non meglio precisate vedi la
riunione informale dell’Ufficio di presidenza del 19 gennaio scorso, dedicata alla
questione vaccini (Allegato 5). Anche nell’avvio dei lavori dell’attuale Commissione
di indagine, forse a causa dell’indimostrata (scientifica, non mediatica)
responsabilità dell’Uranio Impoverito, l’argomento è tornato sul tavolo. Vedasi ad
esempio la 4a seduta dell’11 aprile scorso di questa onorevole Commissione.
Le nostre ricerche sulle possibili cause dell’accertato turbamento delle
difese immunitarie hanno prioritariamente iniziato ad indagare su quei farmaci che ci
vengono somministrati sin dai primi mesi di vita per potenziare proprio il nostro
corredo immunitario: vale a dire i vaccini.
Ci preme sottolineare subito e con forza gli innegabili ed enormi
progressi compiuti contro le malattie infettive dopo la scoperta delle
vaccinazioni, il cui fine ultimo è l’eradicazione di malattie devastanti come il vaiolo e
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la polio, mentre quello intermedio è la loro prevenzione, individuale e/o di intere
popolazioni. Come oncologo, non posso non ricordare che proprio grazie ai vaccini
dell’ultima generazione quelli cosiddetti personalizzati si vanno profilando successi
insperati nella terapia mirata dei tumori.
Diciamo subito che, come per qualsiasi altro farmaco, occorre distinguere
tra i vaccini come tali dalle modalità con cui vengono somministrati.
Vediamo prima il vaccino come farmaco riportando all’allegato 8 le
vaccinazioni obbligatorie e facoltative in Italia. Dall’epoca delle scoperte di Jenner e
di Pasteur ad oggi il dibattito pro e contro la profilassi vaccinale ha assunto
dimensioni oceaniche, anzi interplanetarie e non riteniamo che in questa sede sia il
caso di addentrarvisi. Pertanto consentitemi di dare per scontata l’innocuità dei
costituenti dei vaccini, anche se, in verità, non lo sono con assoluta certezza. Basti
ricordare, per esempio, i sospetti avanzati ricorrentemente sui vari componenti
elencati nel foglietto di accompagnamento (i cosiddetti “bugiardini ”) e che variano
secondo le aziende: dagli antigeni vivi, attenuati o uccisi, agli agenti coniugati, dai
conservanti e stabilizzanti, agli adiuvanti (per i quali per farli “adiuvare” di più e
prolungare l’effetto si ricorre a metalli pesanti come il mercurio (solo l’Italia non
l’ha ancora vietato) e l’alluminio, pericolosi per la salute dei vaccinati) I metalli
pesanti sono tossici perché penetrano nell’organismo con cibi, bevande, farmaci, aria
respirata, per contatto e si accumulano in ossa, fegato, rene, sistema nervoso e
grasso, bloccando importanti reazioni enzimatiche, alterando il metabolismo e gli
scambi energetici fino a provocare malattie autoimmuni, tumori e malattie cronicodegenerative come l’autismo, la sclerosi multipla, il Parkinson, l’Alzheimer. Le
intossicazioni più frequenti sono da piombo, arsenico, cadmio, alluminio e mercurio.
Gli ultimi due metalli sono presenti come adiuvanti in diversi vaccini. Nell’Allegato
6 ne diamo una sommaria informazione (sottolinando alcun i punti) rimarcando che
eventuali danni da vaccini rappresentano un problema comune a tutta la popolazione
10
vaccinata, sia civile che militare. Ci sembra però che nel nostro Paese le competenti
Autorità sanitarie militari non siano orientate a ricercare, raccogliere e quantificare
tali danni in base all’obbligo della loro denuncia (V. legge 210 del 1992 all’allegato
12) come avviene per i civili né a catalogarli in appropriati database, soprattutto per
prevenirli. Ne parleremo più avanti. Siccome i termini linfoma e leucemia ricorrono
frequentemente, ve ne diamo una rapida spiegazione.
LINFOMI E LEUCEMIE
Il sistema linfatico è parte essenziale del sistema immunitario di difesa ed è
composto dai linfonodi (circa 600) dalla rete dei canali linfatici, dalle tonsille, dalla
milza, dal timo e dal midollo osseo.
Le cellule più importanti del sistema linfatico sono i linfociti, prodotti nel
midollo osseo e assicurano le difese con l’immunità, che può essere:
1) UMORALE = LINFOCITI B = maturano nei linfonodi e producono gli
anticorpi
2) CELLULARE = LINFOCITI T = maturano nel timo ed evolvono in cellule
di difesa
I LINFOMI sono i tumori maligni del sistema linfatico, le cui cellule subiscono
una mutazione maligna per cause diverse e si moltiplicano incontrollate, invece di
morire alla fine del loro ciclo vitale come avviene per le cellule sane con un
processo chiamato apoptosi.
I LINFOMI a carico dei linfociti B sono i LINFOMI DI HODKIN (dal suo
scopritore) e sono il 25%. Il restante 75% sono i LINFOMI NON HODKIN
(oltre 30 sottogruppi)
LA LEUCEMIA è il tumore maligno dei globuli bianchi, prodotti nel midollo
osseo, che non riescono più a giungere a maturazione e si moltiplicano
tumultuosamente invadendo tutto l’organismo, distruggendo i globuli rossi
(anemia) e le piastrine (emorragie)
11
Veniamo ora alle somministrazioni dei vaccini, nei militari cioè alle
modalità pratiche con cui si effettuano le vaccinazioni, che possono differire secondo
la sede, il personale addetto, l’osservanza delle norme prescritte per
la
conservazione dei vaccini alle temperature raccomandate (da sottozero a temperatura
ambiente) per la loro inoculazione (singola e/o contemporanea) e per tanti altri
fattori, come, solo a titolo esemplificativo, il rispetto sia degli intervalli obbligatori di
tempo intercorrenti con le dosi di richiamo, sia delle date di scadenza. Inoltre
saranno state sempre verificate l’interscambiabilità fra i prodotti di aziende diverse
nello stesso soggetto, nonché le eventuali reazioni negative insorte in occasione di
precedenti vaccinazioni, anche durante la vita civile? A questo ultimo proposito in
nessuna delle tante Schede personali vaccinali volontariamente esibite a Legatumori
dai militati controllati è stata compilata la doverosa anamnesi vaccinale, cioè quali
vaccinazioni obbligatorie e facoltative fossero già state effettuate dalla nascita fino
alla data dell’arruolamento e che al giorno d’oggi non sono poche. Talvolta, per
urgenti esigenze di servizio verrebbero somministrate diverse dosi vaccinali ad
intervalli di tempo inferiori a quelli prescritti, come ha ammesso anche un alto
ufficiale
dell’Esercito durante la sua audizione nella citata riunione informale
dell’Ufficio di Presidenza della passata Commissione di inchiesta il 19.01.06.
(Allegato 5) A tale proposito gioverà ricordare che le prescrizioni circa le dosi di
vaccino, le loro vie, le loro tecniche ed il loro calendario di somministrazione devono
essere osservate rigorosamente perché si raggiunga un effetto prevedibile e valido.
Tali prescrizioni risultano determinanti per il successo della vaccinazione o per il
suo insuccesso, con relativi danni alla salute come risulta dalla vastissima casistica
mondiale in proposito ed alla quale si rimanda anche via Internet. Perché in USA
quasi tutte le compagnie non assicurano più i danni da vaccini? Riportiamo
all’Allegato 6 i documentati legami tra certe vaccinazioni e l’insorgenza di
cancri, dalle leucemie ai linfomi , di Hodgkin e di non Hodgkin.
12
Probabilmente per mettere le mani avanti in vista di eventuali conseguenze le stesse
aziende produttrici di vaccini dichiarano nei loro foglietti illustrativi di non aver
provveduto a testare e a valutare la potenziale cancerogenicità dei vaccini
commercializzati. Nessuna azienda produttrice effettua indagini a medio e a lungo
termine per sapere se i vaccini, che oggi sempre più spesso vengono prodotti
geneticamente modificati, possano rappresentare una concausa per l’insorgenza di
talune patologie o provocare mutazioni genetiche. La formula pilatesca riportata nei
“bugiardini ” è la seguente : “Non è stato valutato per questo vaccino il potenziale
carcinogenetico, mutagenico e i potenziali danni sulla fertilità”. Altre aziende
usano più o meno la stessa dizione, magari aggiungendo “di non aver fatto studi a
lungo termine neanche sugli animali ”.
Anche il nostro Istituto
“Mario Negri ” di Milano ha appurato che le
vaccinazioni antipolio e antibc facevano aumentare il rischio di linfoma (LH e Non
LH) (European Journal of Cancer prevention del febbraio 2000).
Ma anche se segnalazioni del genere si susseguono da parecchi decenni, mai
sono state correlate fra loro, e non solo non vengono svolti, ma neppure richiesti
studi approfonditi e metodologicamente significativi. Anzi, a partire dagli anni ’90
questo genere di pubblicazioni scientifiche sembrerebbe in diminuzione come se
nessuno volesse assumersi la responsabilità di porre un così tremendo interrogativo
sulla consolidata (e remunerativa) pratica delle vaccinazioni di massa, civili e militari,
dell’ordine di diversi miliardi di dosi.
Siccome le precedenti ricerche hanno impoverto il nostro bilancio di
ONLUS più dell’Uranio, ci auguriamo di ricevere dalle competenti sedi istituzionali
i finanziamenti necessari per meglio precisare questa diminuzione dei poteri
immunitari di difesa nei nostri militari. Nel frattempo continuiamo a esaminare le
loro “schedule” vaccinali, che andrebbero tutte raccolte e classificate, come ci
sembra abbia proposto anche uno dei Vostri consulenti in una passata audizione.
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Concludendo con un’ultima informazione. Le aziende produttrici dei vaccini
hanno un loro servizio di Farmacosorveglianza. Abbiamo consultato i loro addetti
ai lavori, che si sono dichiarati cortesemente disponibili a collaborare.
I primi responsabili della Farmacovigilanza di tali aziende personalmente interpellati
ci hanno dichiarato di non aver mai ricevuto segnalazioni di reazioni e/o di danni da
vaccini nei militari. Nel settore civile invece la sanità pubblica segnala diverse
reazioni e i conseguenti danni da vaccini, perché la loro denuncia alle ASL è per
legge obbligatoria per i medici, in base alla legge n°210 del 1992 (Allegato 10).
Tutte queste segnalazioni del SSN confluiscono all’Istituto Superiore di Sanità a
disposizione pubblica. Grazie per la cortese attenzione.
ELENCO ALLEGATI
1) Convenzione tra Legatumori della Toscana e Brigata Paracadutisti
“ FOLGORE ”
2) Schemi esplicativi sull’Uranio Impoverito
3) Volume “La prevenzione oncologica nei reduci dai Balcani ” di Franco
Nobile.
3 bis) Stesso volume tradotto in inglese con presentazione di Umberto Veronesi
e Francesco Schittulli
4) Orientamenti in immunologia di Giulio Tarro
5) Testo stenografico della riunione dell’Ufficio di Presidenza del 19.01.2006
della Commissione sull’Uranio Impoverito presieduta dal sen. Paolo Franco.
6) Rassegna sui rapporti tra vaccinazioni e tumori.
7)
Idem
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8) Vaccinazioni in Italia
9)
Glossario Immunologico
10) Corrispondenza con la Presidenza della Repubblica
11) Curriculum vitae del prof. Giulio Tarro
12) Legge n. 210/1992 sugli indennizzi per danni da vaccini e successive
modifiche e integrazioni
13) Tesi di laurea Università di Torino
14) Relazione Mandelli
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