Dieci punti per il governo del territorio inserito nello spazio europeo

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DIREeFARE GOVERNO DEL TERRITORIO
Scandicci, 6 novembre 2015
Tavolo URBS
Riforma nazionale di urbanistica: superiamo la 1150, superiamo i settorialismi
Dieci punti per il governo del territorio inserito
nello spazio europeo
Giuseppe De Luca
Parlare di urbanistica significa parlare del governo del territorio: una delle principali
azioni dell’agire pubblico e privato nella strutturazione degli assetti insediativi,
infrastrutturali, produttivi e sociali. Urbanistica è governo e i suoi strumenti non sono
altro che il trasferimento nello spazio di una intenzionalità politica manifesta che viene
assunta collettivamente, attraverso processi di democratici e modalità partecipative. Se
questo è lo sfondo, ogni sistema normativo ha delle radici manifeste cui agganciarsi e
delle azioni altrettanto manifeste cui tendere.
Bastano queste poche riflessioni per giustificare l’assoluta necessità di rimettere mano
alla legge urbanistica nazionale del 1942 che, nonostante le numerose modifiche,
integrazioni, adeguamenti ha radici che fanno riferimento ad uno sfondo che non esiste
più da tempo e delineano azioni che non hanno nulla a che fare con la contemporaneità
e l’economia reale.
In queste riflessioni si pongono i dieci punti per un governo del territorio inserito nello
spazio europeo.
Dieci punti per l'urbanistica inserita nello spazio europeo:
1. Modello sociale di riferimento. Urbanistica è azione del fare. E’ un investimento
tecnologico per trasporre nel futuro prossimo un desiderato assetto organizzativo
sociale, economico, ambientale. Prima di porre mano ad una legge è necessario
interrogarsi su quale modello sociale di riferimento vogliamo avere. Il modello sociale ed
economico di riferimento è quello dell’Unione Europea e i principi sono quelli europei
recepiti dagli stati membri: sussidiarietà ed adeguatezza, sulla cui base è necessario
trovare la scala appropriata rispetto alle funzioni e alle politiche considerate.
2. Superare il principio della uniformità tra i Comuni. Urbanistica è riordino degli
assetti territoriali. E’ una azione che delinea modalità organizzative tra i territori, per
questo richiede il superamento del principio della uniformità per avvicinare il territorio
dell’economia reale sia ridefinendo i confini tra le istituzioni, che richiamando una nuova
governance cooperativa interistituzionale.
3. Intraprendere la strada dell’intercomunalità. Urbanistica è giusta dimensione.
Intercomunalità quale unico e possibile percorso cooperativo (innanzitutto di carattere
più politico che non istituzionale) in grado di generare “masse critiche” per superare non
Prof. Giuseppe De Luca
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tanto i confini amministrativi comunali, quanto la limitatezza di un approccio localistico,
non più in grado di affrontare in maniera coerente le nuove politiche che si affacciano al
panorama del governo del territorio, piuttosto che aprire la strada al coordinamento,
mettendo alle corde così la pianificazione di sistema ancora vigente nell’apparato
normativo italiano.
4. Superare l’eclettismo regionalista. Urbanistica è interconnessione degli assetti
istituzionali. Ci siamo trovati, difatti, in una sorta di “eclettico” federalismo regionalistico
per i sistemi legislativi, per gli strumenti, e per le stesse pratiche, cui non sembra
corrispondere un dibattito interregionale e interistituzionale sulla definizione effettiva del
campo d’azione del cosiddetto “governo del territorio” e sul suo ancoraggio concreto alle
pratiche dell’agire cui sono chiamate tutte le amministrazioni territoriali italiane.
5. Ricomporre il settorialismo inconcludente. Urbanistica è superamento delle
pianificazioni separate. L’urbanistica come governo del territorio è azione unica che
presuppone la ricomposizione e l’integrazione di ciò che riguarda la difesa del territorio,
la tutela e valorizzazione dell’ambiente (piani paesaggistici, di bacino, di bonifica, dei
parchi, ecc.); e di ciò che ha contenuto operativo (infrastrutturazione, trasporti, sanità,
impianti di smaltimento, discariche, cave, ecc.).
6. Usare i piani per il riordino fiscale. Urbanistica è progetto di territorio e di città. È il
principale strumento del riconoscimento e della distribuzione della rendita. Se la
distribuisce deve anche tassarla. Accanto al tema dei meccanismi di formazione e
realizzazione della rendita si pone, allora, anche quello di prelievo fiscale, contributivo o
tariffario sui plusvalori generati dalla rendita stessa e dai redditi che da essa derivano in
modo diretto o indiretto. Intorno alla rendita di posizione si generano spesso meccanismi
di creazione di reddito in gran parte elusivi del prelievo fiscale o contributivo, attraverso i
quali si genera ricchezza individuale senza apporto al benessere collettivo e alla finanza
pubblica locale e non.
7. Urbanistica è progetto. Il tema del governo urbanistico della città e dei territori si
regge ormai su tre tipi di sfide: strategie, progetti e dimensione regolativa. Sono queste
le sfide che deve affrontare un dispositivo nazionale.
8. Urbanistica è luogo di definizione della città pubblica 1. Nella dimensione
regolativa si pone il nodo della città pubblica e della sua realizzazione: cioè il
superamento dello standard urbanistico tradizionale e la sua evoluzione in dotazioni
territoriali legati a specifici progetti. Le dotazioni territoriali devono riguardare e includere
anche le infrastrutture immateriali senza le quali la società contemporanea è parziale.
9. Urbanistica è luogo di definizione della città pubblica 2. Perequazione,
compensazione e incentivazione di scala territoriale, anche attraverso strumenti di
fiscalità intercomunale devono diventare strumenti ordinari per l’azione del governo
territoriale.
10. Nuovi strumenti per l’azione. Urbanistica è soprattutto innovazione. Una legge di
principi nazionale dovrebbe confermare lo sdoppiamento della strumentazione
urbanistica tra un livello territoriale a lunga scadenza e un livello conformativo a breve
scadenza, il tutto organizzato (es.) in una vision d’area, un Masterpaln. L’azione del
masterplan ha l’obiettivo di regolare le esigenze di trasformazione della città,
considerando in un quadro organico e globale il sistema degli interventi necessari al suo
sviluppo. Da questo punto di vista il masterplan può essere definito “il progetto dei
progetti”.
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