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Francesca Di Dio
MINOSSE
Illustrazioni di Silvana Rinaldi
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Minosse, Teseo e il Minotauro
Tanti e tanti anni fa si svolgevano ad Atene, città della Grecia,
alcune competizioni sportive.
In tale occasione lo stadio della città diventava teatro delle varie
gare, che si protraevano per qualche giorno, e tutt’intorno si respirava un clima festoso.
Gli atleti provenivano da tutte le città della Grecia ed erano tantissimi e molto agguerriti. Ai concorrenti vincitori venivano infatti
consegnati ricchi premi.
Fu proprio in tale occasione che Minosse, re di Creta, disse
a suo figlio Androgeo: “Mi piacerebbe che ti recassi ad Atene e
partecipassi anche tu ai giochi. Sei giovane, forte e vigoroso e
potresti rappresentare con onore la nostra isola”.
Androgeo ubbidì ed in giornata stessa partì, diretto verso Atene,
fortemente motivato e desideroso di non deludere le aspettative
paterne.
Per alcuni giorni il cretese prese parte alle varie gare, acclamato
dal pubblico, che entusiasta ne osservava la prestanza fisica e
l’astuzia. Non v’era infatti alcuna competizione, dal salto in lungo,
alla lotta, fino ad arrivare alla rischiosissima corsa coi carri, in cui
Androgeo non si affermasse vincitore incontrastato.
Non si può certo dire che non avesse fatto onore alla sua isola:
il vessillo cretese fu infatti quello più issato e applaudito di tutti i
giochi.
Le schiaccianti vittorie del giovane suscitarono però l’ira e l’invidia di Egeo, re di Atene, il quale decise di vendicarsi delle umiliazioni subite dai suoi atleti. Così preparò un calice di vino avvelenato e lo fece recapitare ad Androgeo, che esausto per la stanchezza
e molto assetato lo bevve subito. Non fece però in tempo a finirlo
che già cadeva morto.
La notizia dell’avvelenamento del figlio giunse presto alle orecchie del re Minosse, che furibondo per l’accaduto lanciò su Atene
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