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L’EPOCA D’ORO DELLA STAMPA
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Sommario: 1. Centralità dei giornali e modernizzazione tra XIX e XX secolo. - 2. La
nascita della tabloid press inglese. - 3. L’ascesa della stampa di massa e l’editoria
«non pura» in Francia. - 4. Il nuovo giornalismo popolare-sensazionalistico americano. - 5. L’autonomia della stampa negli Stati Uniti.
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1. CENTRALITÀ DEI GIORNALI E MODERNIZZAZIONE TRA
XIX E XX SECOLO
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A) I mutamenti socio-economici nei paesi occidentali
Il periodo che va dalla seconda metà dell’Ottocento alla Grande Guerra
viene considerato come l’epoca d’oro dei giornali: la carta stampata —
insieme al cinema — divenne il principale mezzo di comunicazione di
massa.
Tale fenomeno si inserì in un processo più generale di modernizzazione
che investì le società occidentali, caratterizzato dai seguenti elementi fondamentali:
— la progressiva affermazione nelle diverse realtà nazionali di un quadro
politico-giuridico liberale che ammetteva la libertà di stampa;
— lo sviluppo della Seconda Rivoluzione industriale che inaugurò l’impiego di fonti di energia diverse (petrolio, elettricità) con un risparmio in
termini di tempo nella produzione dei giornali;
— il consolidarsi dei mercati editoriali nazionali;
— l’allargamento del pubblico, determinato dall’introduzione dell’istruzione
obbligatoria e dall’estensione del diritto di voto.
Quella giornalistica assunse le caratteristiche di un’impresa capitalistica legata alla logica del profitto e pertanto i giornali per sopravvivere puntarono ad una crescita continua della produttività e dell’efficienza. Con lo
sviluppo di un pubblico di massa e con la maggiore attenzione che le aziende riservarono alla comunicazione sociale, la pubblicità assunse in questo
senso sempre più importanza per la vita stessa dei giornali.
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B) Gli sviluppi del settore tecnologico
A partire dalla seconda metà del XIX secolo si ebbe in Europa e negli
Stati Uniti uno sviluppo tecnologico senza precedenti: si diffuse l’illuminazione elettrica nelle città, nacquero la macchina da scrivere e il telefono
(1876), furono compiuti importanti progressi nel campo della fotografia.
Nel settore della stampa di fondamentale importanza fu l’introduzione
della prima macchina per la composizione tipografica meccanica nel 1886.
Si tratta della linotype («linea di
caratteri») inventata da Ottmar Morgenthaler, un tedesco immigrato in
America, che consentì di triplicare i
ritmi di lavoro, ma soprattutto rese
più facili le operazioni di composizione che fino a quel momento erano state condotte interamente a
mano.
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C) «L’invenzione del giornalismo»
Al di là dei progressi ottenuti in
termini quantitativi, grazie all’impiego della linotype, ciò che caratterizzò questo periodo fu la netta trasformazione qualitativa dei giornali,
che ha fatto parlare alcuni studiosi
di «invenzione del giornalismo», inteso come oggi noi lo conosciamo.
In primo luogo si verificò il grande boom del quotidiano che fino ad
allora aveva costituito ancora una piccola parte del mercato giornalistico.
Ma l’aspetto senza dubbio peculiare risiedette nel fatto che l’analisi del
contenuto divenne sempre più importante determinando una crescente specializzazione e separazione della stampa.
In altri termini si delineò un’opposizione fra stampa d’élite, concentrata
sulla politica e sulla cultura, e stampa popolare sulla cronaca nera, l’intrattenimento e la mondanità. In questo modo la stampa si distinse in generi
diversi rivolti a pubblici altrettanto diversi tra di loro, subendo l’influenza
del fenomeno pubblicitario cresciuto in quegli anni sia quantitativamente
che qualitativamente.
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A tal proposito basti pensare che agli inizi del ‘900 anche i quotidiani iniziarono ad abituarsi alla pagina intera di pubblicità e, nello stesso periodo, comparve il primo manuale di
pubblicità, scritto dall’americano Walter Dill Scott ed intitolato The Theory of Advertising.
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Così come agiva la pubblicità, anche la stampa, infatti, iniziò a diversificare i messaggi informativi in base al pubblico cui voleva rivolgersi.
Il cambiamento investì la stessa attività giornalistica che tese a «professionalizzarsi». Nacquero sia negli Stati Uniti che in Europa le prime scuole
di giornalismo e in molti paesi comparvero i primi codici di deontologia,
che posero l’obiettività come una virtù imprescindibile del giornalismo.
Si ricollega a ciò la netta distinzione che si affermò in questo periodo tra
fatti e opinioni che fino a quel momento erano rimasti sostanzialmente
confusi. Si diffuse l’idea che si dovesse distinguere tra news e opinion. Per
questo motivo nacque un nuovo tipo di articolo «di opinione», l’editoriale
graficamente diverso dagli altri.
2. LA NASCITA DELLA TABLOID PRESS INGLESE
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Con l’abolizione tra il 1853 e il 1869 delle imposizioni fiscali sugli annunci e sulla carta, che avevano mantenuto il prezzo dei giornali ancora
alto, il giornalismo inglese conobbe la diffusione di un fenomeno inedito,
ossia la nascita della stampa popolare di massa, grazie anche alla maggiore alfabetizzazione incoraggiata dalle nuove leggi sull’istruzione obbligatoria. Questo tipo di giornalismo sancì una vera e propria rottura con il passato: l’intrattenimento fu posto in primo piano a scapito del dibattito politico.
La svolta si ebbe con il Daily Mail nel 1896 vero e proprio capostipite di
quella stampa inglese ancora oggi definita tabloid press caratterizzata da
quotidiani con un formato particolare, ridotto (32×48cm) rispetto al foglio-lenzuolo e che nel corso del Novecento divenne tipico della stampa
popolare.
La formula introdotta dal Daily, con articoli brevi scritti in un linguaggio semplice che puntavano in modo particolare alla cronaca ad effetto
(crimini, eventi speciali), ma anche al pettegolezzo, ebbe da subito grande
successo al punto che i nuovi quotidiani riuscirono a vendere milioni di
copie ogni giorno.
Le pagine erano divise per temi e con rubriche immediatamente riconoscibili, in modo da essere più facilmente leggibili. La politica era trattata in
modo ridotto e semplicistico e ciò distinse nettamente i nuovi giornali da
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quelli tradizionali con la diffusione della cosiddetta «regola delle tre S»
(Scandali, Sesso, Soldi), propria del giornalismo popolare moderno.
Alla fine del XIX secolo si venne così delineando in Inghilterra la netta
distinzione tra la quality press piuttosto elitaria — con il Times in prima fila
cui si aggiunse il The Guardian dal 1821 — e la tabloid press, rimasta ancora oggi piuttosto valida.
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Il successo del Daily Mail fu dovuto al grande talento imprenditoriale del suo fondatore,
Alfred Harmsworth che ebbe il merito di capire i gusti del nuovo pubblico. In pochi anni
Harmsworth animò più di 100 testate e tra queste spiccò il Daily Mirror, primo quotidiano
scritto da giornaliste donne e rivolto ad un pubblico femminile.
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3. L’ASCESA DELLA STAMPA DI MASSA E L’EDITORIA «NON
PURA» IN FRANCIA
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A) La nuova legislazione
Anche in Francia l’età d’oro dei giornali si collegò ad un processo di
liberalizzazione legislativa che si ebbe nel 1881. La libertà di stampa fu
riconosciuta un diritto di ogni cittadino e rispetto alla precedente legislazione (cfr. Cap. 5 § 1) i reati a mezzo stampa furono definiti in modo più circostanziato. Dopo un periodo particolarmente repressivo coincidente con il
regno di Napoleone III (imperatore dei francesi dal 1852 al 1870), la nuova
legge sulla stampa, che in merito agli articoli relativi ai reati commessi nei
confronti dei privati cittadini rifletteva un orientamento piuttosto garantista
a favore dei giornalisti (era ritenuto responsabile solo il direttore e non i
singoli cronisti), divenne un punto di riferimento per i diversi paesi europei.
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B) Stampa d’èlite e stampa popolare
Come in Inghilterra anche in Francia si sviluppò una forte stampa popolare accanto a quella d’élite che continuava ad occuparsi di politica e che
vedeva i diversi giornali schierati su posizioni moderate (Le Temps), repubblicane (L’Aurore), conservatrici (L’Echo de Paris).
I maggiori quotidiani del nuovo giornalismo di massa tra Ottocento e Novecento furono 4:
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— Le Petit Journal, il più antico, nato nel 1863, che sostituì la politica con la cronaca nera e
quella mondana;
— Le Petit Parisien, fondato da Jean Dupuy che proponeva un giornalismo commercialesensazionalistico con grande spazio per il feuilleton;
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— Le Matin, fondato da Maurice Bunau-Varilla, che cercò, rispetto agli altri, di mantenere un
livello elevato riservando una certa attenzione alla politica e curando in modo scrupoloso
l’impaginazione;
— Le Journal, quotidiano fondato da Fernand Xau, di formato tabloid, che riservò lo spazio
maggiore agli annunci commerciali;
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C) Il caso Dreyfus
Rispetto a quanto accadeva contemporaneamente nei paesi anglosassoni, però, l’editoria francese fu meno «pura» e spesso gli editori erano
strettamente legati a uomini politici e ai loro interessi. Spesso venivano sollevati scandali per danneggiare esponenti del governo e dei partiti ostili ai
politici «amici» della testata su cui veniva riportato lo scandalo.
L’importanza del giornalismo nella vita politica del paese fu evidente in
occasione del caso Dreyfus, l’ufficiale dell’esercito francese di origine ebraica
ingiustamente accusato di spionaggio a favore della Prussia nel 1894. La
stampa si divise sulla sua colpevolezza e fondamentale nell’indirizzare la
vicenda a favore dell’ufficiale fu l’intervento di Emile Zola con il suo editoriale intitolato J’accuse pubblicato sull’Aurore con cui lo scrittore accusò
l’esercito e le corti di giustizia per aver condannato una persona innocente.
4. IL NUOVO GIORNALISMO POPOLARE-SENSAZIONALISTICO
AMERICANO
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A) Pulitzer e Hearst
Negli Stati Uniti l’epoca d’oro del giornalismo coincise con il periodo
successivo alla Guerra Civile durante la quale la grande sete di notizie —
come accade sempre in occasione di un conflitto — aveva determinato un
considerevole incremento delle tirature ma anche una forte radicalizzazione
della linea politica dei diversi giornali.
Dopo la fine del conflitto, la generazione dei direttori dei penny papers
venne sostituita da due personaggi con i quali prese avvio il nuovo giornalismo popolare-sensazionalistico americano. Si tratta di Joseph Pulitzer direttore del World di New York dal 1882 (che più tardi istituì un’importante
premio giornalistico ancora oggi considerato come la più prestigiosa onorificenza per il giornalismo) e William Randolph Hearst che nel 1895 fondò il
New York Journal.
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Entrambi diedero vita ad
un giornalismo rivolto
alle classi più povere
caratterizzato da una forte vena populista — il
World in particolare si rivolse agli immigrati che
affollavano New York —
e che privilegiò il sensazionalismo riempiendo
le pagine di scandali, fatti inusuali e spesso anche
orribili dando così priorità alla cronaca mondana da un lato e a quella
nera dall’altro.
Ciò portò ad una vera e propria rivoluzione grafica con l’introduzione
di titoli a caratteri cubitali caratterizzati da brevi frasi ad effetto e di grandi illustrazioni e figure per facilitare la lettura di un pubblico poco istruito.
Si diffuse il genere dell’inchiesta per cui i cronisti indagavano sullo strapotere dei grandi industriali raggiunto anche con metodi illeciti denunciando gli abusi a danno dei cittadini più poveri e deboli.
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B) La Yellow Press
Le due testate animate da Pulitzer e Hearst entrarono presto in forte
competizione tra loro esasperando sempre di più i toni sensazionalistici a
scapito dell’obiettività e della precisione. Fu in questo momento che la semplice definizione di new journalism data al giornalismo scandalistico-popolare nato con loro, venne sostituita dall’espressione yellow press (dal nome
di uno personaggio dei fumetti, Yellow Kid, pubblicati sulla versione domenicale del World, il Sunday World) che ebbe un’accezione negativa. Nonostante la yellow press si fece portavoce delle nuove masse urbane, criticando il capitalismo monopolistico, le malefatte dei potenti, le pessime condizioni igieniche in cui queste vivevano nei quartieri popolari, non si pose mai
in aperto contrasto con il potere mettendo in dubbio la solidità dell’ordine
costituito, piuttosto ebbe un carattere spoliticizzante, lasciando fuori le
questioni della politica.
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Come in Inghilterra, anche negli Stati Uniti si profilò una separazione netta tra la stampa
popolare, incarnata dalla yellow press, e quella di qualità di cui continuò ad essere l’alfiere il
New York Times. Quest’ultimo a differenza della «stampa gialla» diede ancora ampio spazio
alla politica interna ma anche estera e curò la cronaca in modo scrupoloso diffondendo notizie
affidabili e precise.
5. L’AUTONOMIA DELLA STAMPA NEGLI STATI UNITI
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Il panorama del giornalismo statunitense tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del nuovo secolo si presentava piuttosto ampio, e accanto alla stampa
popolare e alla quality press si diffuse anche una formula intermedia che
si affermò nei quotidiani di provincia, riuniti per lo più in grandi catene
editoriali. Fu il caso della Scripps-Mc Rae League of Newspapers fondata
nel 1889 e che accorpò ben 18 quotidiani.
È importante sottolineare che Pulitzer, Hearst, Scripps furono tutti editori «puri»: uomini che divennero imprenditori dopo aver esercitato la professione giornalistica in prima persona. La loro crescita come industriali
avvenne quindi interamente nell’ambito del settore giornalistico e i loro
sistemi aziendali non si contaminarono mai con interessi in altri settori produttivi.
Essendo, dunque, sostanzialmente indipendenti, i giornali poterono
«schierarsi» dalla parte del pubblico con maggiore facilità rispetto a quanto
accadeva nello stesso periodo negli altri paesi occidentali, distinguendosi in
questo senso per un’altra caratteristica fondamentale: l’attenzione per i mali
della società che attraversò, come evidenziato in precedenza, la yellow press,
ma anche la stampa di qualità — lo stesso New York Times condusse inchieste sui problemi sociali — fino a diventare centrale nell’ambito di alcune
riviste chiamate muckrakers, termine che significa «rastrellatori di letame», con il quale il presidente Theodore Roosevelt nel 1902 indicò alcuni
giornalisti che avevano raggiunto una certa notorietà. Si tratta di alcune riviste di vecchia fondazione tra cui l’Harper’s o il Collier’s impegnate nel
denunciare le piaghe sociali: dalle terribili condizioni igieniche degli slums,
i quartieri in cui vivevano gli immigrati, alla corruzione di politici e industriali, allo sfruttamento del lavoro minorile. Grazie allo sdegno sollevato
da queste riviste, furono varate importanti riforme sociali.
Va sottolineato che il successo del giornalismo muckraker fu dovuto
non solo alla bravura dei singoli giornalisti ma anche alle condizioni favorevoli al suo sviluppo diffuse nella società: esso si affermò in un periodo in