Scaricato da MERCATO E CONCORRENZA www.largoconsumo.info PUBBLICITÀ TELEVISIVA Alla guerra degli spot Sky, Rai e Mediaset Percorso di lettura: www.largoconsumo.info/102012/ PL-1012-008.pdf (Pubblicità televisiva) ufera sul mercato pubblicitario, dopo gli sconti praticati nei primi mesi del 2013 dai big player del mercato, Rai e Mediaset. A lanciare il sasso nello stagno sono stati i vertici di Sky, che a marzo hanno denunciato come i due monopolisti della Tv italiana abbiano venduto spot Tv a prezzi stracciati, fino addirittura al 90% del prezzo di listino, in modo da destabilizzare gravemente la concorrenza e l’equilibrio di mercato. L’opinione di tutti gli operatori del settore dei mass media è che, inoltre, questa strategia di prezzi stracciati non faccia altro che peggiorare la grave crisi che sta vivendo l’editoria. La situazione è talmente critica che ormai da più parti, compresa la Fieg (Federazione italiana editori giornali), si levano le richieste di detassare e defiscalizzare gli investimenti pubblicitari sulla carta stampata. La proposta è di finanziare la detassazione con la Link tax, meglio nota come Google tax. Si tratterebbe insomma di tassare Google e gli altri big del web (gli aggregatori di news) che, secondo gli editori europei, sfruttano e pubblicano le notizie dei quotidiani senza pagare nulla alle testate. In Germania, la proposta di legge è arrivata nel Bundestag, la Camera dei Deputati tedesca. La polemica sui forti sconti praticati da Rai e Mediaset per accaparrarsi gli inserzionisti pubblicitari ha scatenato un vero vespa- B di Chiara Mandelli io di polemiche e botta e risposta. Fra l’altro, i vertici di Sky hanno definito fallimentare la strategia di Rai e Mediaset – e delle aziende che hanno acquistato i loro spazi pubblicitari – perché la Tv generalista si rivolge a un target con basso potere d’acquisto, messo ancora più a dura prova dalla crisi. In pratica, telespettatori che acquistano i generi di necessità e non sono sensibili (o meglio non possono esserlo) alle sirene della pubblicità. Una secca smentita Ma a proposito della strategia di sconti folli, la smentita dei due colossi è stata secca. «Liberi i venditori pubblicitari della Tv satellitare di promuovere come meglio credono la propria offerta. Ma lo facciano senza attribuire al leader di mercato comportamenti commerciali che non corrispondono a realtà». Così risponde Mediaset all’accusa lanciata da Sky a Publitalia (Concessionaria di pubblicità delle reti televisive del gruppo Mediaset) e alla Rai di praticare politiche commerciali molto aggressive. «Non sappiamo – continua la società – come si muovono altri operatori, ma Mediaset è una società quotata in Borsa e la politiGLI INVESTIMENTI PUBBLICITARI SUI PRINCIPALI GRUPPI TV: 2012 Mediaset Rai Sky Telecom Italia Media 2.048 miliardi di euro 680 milioni di euro 258 milioni di euro 170 milioni di euro Fonte: : dati ufficiali Largo Consumo ca di sconti folli fuori mercato non è mai stata praticata né mai lo sarà, come possono confermare investitori pubblicitari e centri media». Fabrizio Piscopo, ex senior vice president advertising sales di Sky Italia e attualmente direttore generale di Sipra, concessionaria pubblicitaria della Rai, ha precisato che «le affermazioni rese da Alessandro Militi per i canali Fox e da Daniele Ottier di Sky Pubblicità appaiono incredibili e chiaramente mirate a svilire semplicemente il valore delle Tv concorrenti, in particolare di Rai, peraltro duramente e ingiustificatamente attaccate durante tutta la serata nella convention dei Fox, i cui canali vengono acquistati sul mercato con sconti infinitamente più alti di quelli di Rai. Il mercato sa benissimo dove risiede il 90% di sconto. Le affermazioni sono davvero prive di fondamento, non comprovabili e chiaramente lesive, tant’è che ci riserviamo di agire nelle sedi competenti, in vista degli eventuali danni arrecati da queste insensate dichiarazioni, rese a mezzo stampa e pubblicamente». L’eclettico Urbano Cairo, dal primo maggio editore di La7 e storico concessionario pubblicitario, ha affermato che «le accuse di Sky, probabilmente, si riferiscono a gennaio e febbraio, mesi generalmente poco importanti per la televisione. Sì, certo, febbraio, per la Rai, significa Festival di Sanremo, ma sono cinque giorni su 28. In ogni caso, se i due big fanno troppi sconti significa che non centreranno il budget; e significa pure che hanno un target che non funziona con LARGO CONSUMO n. 7-8/2013 le aziende. Gli sconti sono un segnale di debolezza, ma pure la denuncia di Sky lo è, significa che queste politiche stanno dando fastidio alla pay Tv. Mi verrebbe semplicemente da dire: è la concorrenza, bellezza». Per Andrea Castellari, direttore generale di Discovery Italia e presidente della concessionaria pubblicitaria del gruppo Discovery, «c’è una situazione di panico dei due big del mercato, con una reazione sbagliata che poi provoca pericolose conseguenze per tutti. Un peccato, fra l’altro, che tutto prenda il via da politiche aggressive della Rai, una azienda pubblica. Le aziende investitrici, comunque, hanno bisogno di vendere i loro prodotti, non di offerte speciali». La crisi degli investimenti pubblicitari, d’altra parte, ha raggiunto livelli drammatici. Nel 2012, per la prima volta dal 2003, il valore degli investimenti è sceso sotto la soglia degli 8 miliardi di euro, perdendo oltre il 14% rispetto all’anno precedente. La torta pubblicitaria televisiva in Italia è da 3,36 miliardi di euro, pari a quasi la metà del mercato pubblicitario complessivo (48%). I ricavi nei primi otto mesi del 2012 sono stati pari a 2,55 secondo quanto rilevato da Nielsen (–10,9% rispetto allo stesso periodo del 2011). Relativamente solo alla Tv, gli investimenti pubblicitari sono stati dominati da Mediaset, che ha avuto un peso del 63% (per 2.048 miliardi di euro), segue Rai (680 milioni), Sky vale 258 milioni (8%), e altri 170 milioni (5%) di investimenti riguardano Telecom Italia Media. 21