q ITINERARI DI LETTURA 1 L'universo infinito SOMMARIO T1 CU S A N O (da La dotta ignoranza) L'universo infinito, senza centro ne circonferenza T2 CU S A N O (da La dotta ignoranza) Gli abitanti degli altri mondi T3 BR U N O (dalla Cena delle ceneri) La nuova cosmologia T4 BR U N O (dal De la causa, principio e uno) L'universo come Uno-tutto T 1 La rivoluzione astronomica eÁ in realtaÁ una rivoluzione del modo di pensare. Prima ancora di affermarsi in ambito scientifico con Copernico, si manifesta in filosofia con Cusano, che sostiene, in modo piuÁ radicale rispetto a quanto faraÁ Copernico, l'infinitaÁ dell'universo, che dunque non ha un centro (neppure il Sole). La nuova visione cosmologica deriva dal ripensamento del rapporto fra Dio e il mondo, nel pensiero di Cusano come, piuÁ tardi, in quello di Bruno: se il mondo deriva da Dio, se Dio eÁ presente in esso, allora i predicati dell'uno devono essere propri anche dell'altro. Non eÁ possibile immaginare un universo vivificato da Dio che non sia anch'esso infinito. L'affermazione dell'infinitaÁ dell'universo non comporta peroÁ una svalutazione dell'uomo, che adesso non ne eÁ piuÁ al centro. Anzi, in un universo senza piuÁ centro, l'uomo deve trovare in se stesso il punto di riferimento per orientarsi nel cosmo e per dare senso alla realtaÁ. Cusano: L'universo infinito, senza centro ne circonferenza Á Il mondo e explicatio Á avere limiti, pur non essendo propriamente di Dio e quindi non puo  una circonferenza: il cosmo aristotelicoinfinito. Se non ha limiti, non ha neppure un centro ne tolemaico viene messo in discussione, anche se con qualche incertezza. " Ricostruisci le argomentazioni di Cusano " Sai cogliere alcune contraddizioni o incertezze presenti nel brano? I conferenza. Se avesse un centro, il mondo avrebbe anche una circonferenza, e l centro del mondo coincide con la circonferenza. Ma il mondo non ha cir- avrebbe in se stesso, al suo interno, l'inizio e la fine, e avrebbe dei limiti in rapporto a qualcosa d'altro e, al di fuori del mondo, vi sarebbe dell'altro e vi sarebbero altri luoghi ancora. Affermazioni tutte senza veritaÁ. Essendo impossibile che il mondo si 5 racchiuda fra un centro corporeo e una circonferenza, il mondo risulta inintelligibile, e Dio stesso ne eÁ centro e circonferenza. E sebbene il mondo non sia infinito, tuttavia non lo si puoÁ concepire nemmeno finito, mancante com'eÁ di termini che lo racchiudano. PercioÁ quella Terra, che non puoÁ essere il centro del mondo, non eÁ del tutto priva 10 di moto. EÁ necessario che essa si muova di tal moto che possa divenire minore di quello che eÁ1, all'infinito. Come la Terra non costituisce il centro del mondo, cosõÁ nemmeno la sfera delle stelle fisse ne costituisce la circonferenza, sebbene, paragonando fra loro la Terra e quel cielo, la prima appaia essere piuÁ vicina al centro e il secondo piuÁ vicino ad essere la circonferenza. 15 (La dotta ignoranza, II, XI , par. 156, p. 171) 1. che possa ... che eÁ: la Terra non puoÁ essere il centro, perche il centro del mondo eÁ Dio, ma eÁ vicina al centro del mondo, 74 & Loescher Editore, 2008 - da ISBN 97-888-201-2725-1 come si legge subito sotto. Cusano non si eÁ ancora del tutto liberato dal modello tolemaico; di conseguenza, la Terra deve muo- versi in quanto non eÁ centro, ma il suo movimento deve poter decrescere all'infinito, tendendo verso il centro e verso Dio. 1. L'universo infinito L ITINERARI DI LETTURA GUIDA ALL'ANALISI Nonostante la modernitaÁ della concezione astronomica che sostiene, soprattutto se si considera che scrive circa un secolo prima rispetto a Copernico, Cusano presenta ancora incertezze nel delineare la nuova immagine dell'universo. Ad esempio, l'universo eÁ illimitato in quanto explicatio di Dio, ma non puoÁ essere infinito altrimenti coinciderebbe completamente con Lui. Queste e altre contraddizioni della T 2 cosmologia di Cusano si spiegano con il fatto che egli non supera completamente la concezione aristotelico-tolemaica. Il suo eÁ piuttosto un universo tolemaico dilatato all'infinito, che perde percioÁ un centro immobile e le sfere chiuse, ma ne conserva i punti di riferimento (centro, circonferenza ecc.), seppure sottratti al loro significato originario. Cusano: Gli abitanti degli altri mondi Á abitato e tra i diversi esseri, pur non essendovi rapporto diretto e intenzionale, Tutto l'universo e Á . Anche se inconsasussiste la consonanza che deriva dal loro essere parti della stessa totalita pevolmente, dunque, gli esseri concorrono allo stesso progetto universale. Cusano non rinuncia Á tuttavia a congetture sugli abitanti degli altri corpi celesti, sulla base dell'analogia tra qualita fisiche e psichiche, per cui ogni elemento fisico ha caratteristiche tali da influenzare anche gli Á piu Á solari, sulla Luna piu Á lunatici ecc.). elementi psichici (sul Sole si e " Gli abitanti degli altri mondi " L'influenza degli elementi sulla psiche M diversa, limitandoci a supporre che nella regione del SoleÁ essi siano piuÁ so- olto meno, senza proporzione, potremo capire degli abitanti d'una regione lari, abitanti dotati d'una intelligenza chiara e illuminata, piu spirituali anche di quelli della Luna, ove sono piuÁ lunatici, mentre gli abitatori della Terra sono piuÁ materiali e grossolani; e cosõÁ gli intelletti di natura solare sono molto in atto e poco 5 in potenza, quelli terreni piuÁ in potenza e poco in atto, e quelli della Luna oscillano in una posizione intermedia. Sono opinioni che esprimiamo, considerando l'influenza ignea esercitata dal Sole, quella acquatica e ariosa, ad un tempo, della Luna e la gravezza materiale della Terra; e pensiamo in maniera analoga circa la realtaÁ delle altre stelle, che cioeÁ 10 nessuna puoÁ mancare di abitanti, come se vi siano tante parti particolari di mondo nell'unico universo quante sono le stelle, che sono innumerevoli, cosicche alla fine un unico mondo universale si trova contratto trinitariamente, nella sua graduale discesa per quattro elementi, in tanti mondi particolari, innumerevoli di numero, noti solo a colui che nel numero ha creato ogni cosa. 15 (La dotta ignoranza, II, XII XI I , parr. 171-72, pp. 177-78) T 3 Bruno: La nuova cosmologia Á del secolo Nella seconda meta XVI Á al centro di molte polemiche. A Londra il copernicanesimo e nel 1584 Giordano Bruno viene invitato a esporre le sue idee sulle tesi di Copernico in una riunione amichevole, svoltasi nel primo giorno di Quaresima, il giorno delle Ceneri. Da questo incontro trae spunto la Cena delle Ceneri, consistente in cinque dialoghi nei quali Bruno espone la propria visione dell'universo. Copernico, proponendo una cosmologia in cui la concezione della Terra come un astro in movimento elimina qualsiasi subordinazione del mondo terrestre al mondo celeste, apre la strada & Loescher Editore, 2008 - da ISBN 97-888-201-2725-1 75 Umanesimo e Rinascimento MODULO 1 Á dalle tenebre dell'ignoranza. La compiuta liberazione sarebbe poi alla liberazione dell'umanita venuta dall'opera di Bruno. Nel dialogo, il protagonista Teofilo, dopo aver parlato di Copernico, tesse l'elogio dello stesso Bruno, definito come «il Nolano». " Elogio di Bruno passati gli margini del mondo, fatte svanir le fantastiche muraglia de le prime, O ottave, none, decime ed altre , che vi s'avesser potuto aggiungere, sfere, per relar ecco quello, ch'ha varcato l'aria, penetrato il cielo, discorse le stelle, tra1 " Il rinnova- mento della conoscenza si intreccia con quello etico e religioso " Che cos'eÁ «l'infinito effetto dell'infinita causa»? Che cosa significa «vestigio»? zione de vani matematici e cieco veder di filosofi volgari; cossõÁ al cospetto d'ogni senso e raggione, co' la chiave di solertissima inquisizione aperti que' chiostri de la veritaÁ, che da noi aprir si posseano, nudata la ricoperta e velata natura, [...] n'apre gli occhi a veder questo nume, questa nostra madre, che nel suo dorso ne alimenta e ne nutrisce, dopo averne produtti dal suo grembo, al qual di nuovo sempre ne riaccoglie [...]. CossõÁ conoscemo tante stelle, tanti astri, tanti numi, che son quelle tante centinaia di migliaia, ch'assistono al ministerio2 e contemplazione del primo, universale, infinito ed eterno efficiente. Non eÁ piuÁ imprigionata la nostra raggione coi ceppi de' fantastici mobili e motori otto, nove e diece. Conoscemo, che non eÁ ch'un cielo, un'eterea reggione immensa, dove questi magnifici lumi serbano le proprie distanze, per comoditaÁ de la participazione de la perpetua vita. Questi fiammeggianti corpi son que' ambasciatori, che annunziano l'eccellenza de la gloria e maestaÁ di Dio. CossõÁ siamo promossi a scuoprire l'infinito effetto dell'infinita causa, il vero e vivo vestigio de l'infinito vigore; ed abbiamo dottrina di non cercar la divinitaÁ rimossa da noi, se l'abbiamo appresso, anzi di dentro, piuÁ che noi medesmi siamo dentro a noi; non meno che gli coltori degli altri mondo non la denno cercare appresso di noi, l'avendo appresso e dentro di seÂ, atteso che non piuÁ la luna eÁ cielo a noi, che noi alla luna. 5 10 15 20 (Cena delle Ceneri, Dialogo primo, in Dialoghi italiani, pp. 33-34) 1. fantastiche ... ed altre: il riferimento, come si dice subito dopo, eÁ all'universo aristotelico-tolemaico, nel quale le sfere cristalline, nella loro soliditaÁ, erano per L Bruno come «muraglia», parola che assume anche un evidente senso metaforico, in quanto indica un ostacolo posto alla conoscenza. 2. ministerio: la dilatazione dell'universo e la moltiplicazione dei corpi celesti sono un tributo all'infinitaÁ di Dio, al cui culto presenziano («assistono al ministerio»). GUIDA ALL'ANALISI Bruno, elencando i propri meriti per bocca di Teofilo, propone una nuova cosmologia che contribuiraÁ a demolire il modello aristotelico-tolemaico: l'universo, non avendo piuÁ margini, eÁ diventato infinito; sono venute meno le sfere celesti che trasportavano i corpi celesti, come anche tutte le sfere aggiuntive, introdotte per spiegare i diversi moti celesti. La nuova visione astronomica si coniuga con una nuova concezione della natura, considerata un unico grande organismo del quale tutti facciamo parte. Il rinno- T 4 vamento non eÁ peroÁ solo scientifico, ma morale, perche la nuova astronomia ha liberato la ragione dai ceppi della tradizione e ha aperto di nuovo la strada della ricerca. Da ultimo, l'infinitaÁ dell'universo eÁ fatta derivare, come in Cusano, dall'infinitaÁ di Dio che lo ha prodotto. Da qui deriva un esplicito panteismo che si traduce in un avvicinamento dell'uomo a Dio. Altro elemento suggestivo della cosmologia bruniana, giaÁ presente in Cusano, eÁ il tema degli infiniti mondi, che ospitano un'infinitaÁ di forme di vita. Bruno: L'universo come Uno-tutto Á concepito da Bruno come Uno-tutto, come totalita Á che da Á significato alle parti, L'universo e  ogni divenire, rimanendo pero Á immobile e come unico organismo vivente che racchiude in se Á un «capace loco di moto e di quiete», cioe Á accoglie in se  identico a se stesso. L'universo e 76 & Loescher Editore, 2008 - da ISBN 97-888-201-2725-1 1. L'universo infinito ITINERARI DI LETTURA Á e Á immobile; e Á in continuo divenire nelle diverse forme di moto o di quiete, ma come totalita Á e Á inalterabile, e cosõ Á via. Dio rispetto all'universo ha un rapsingole parti, ma come unita Á porto di immanenza-trascendenza. Dio e mens super omnia e mens insita omnibus, ma Á la natura, e Á la sua manifestazione immediata, e partecipa dei suoi attributi. l'universo, cioe In questo passo sta parlando Teofilo, il filosofo che, come nella alter ego " In quali significati Bruno definisce l'universo «immobile»? " Il filosofo nega il cambiamento nell'universo o dell'universo? Cena delle ceneri, funge da di Bruno. ± EÁ dunque l'universo uno, infinito, inmobile. Una, dico, eÁ la possibilitaÁ assoluta, uno l'atto, una la forma o anima, una la materia o corpo, una la cosa, uno lo ente, uno il massimo ed ottimo; il quale non deve posser essere compreso; e peroÁ infinibile e interminabile, e per tanto infinito e interminato, e per conseguenza immobile. Questo non si muove localmente, perche non ha cosa 5 fuor di se ove si trasporte, atteso che sia il tutto. Non si genera; perche non eÁ altro essere, che lui possa desiderare o aspettare, atteso che abbia tutto lo essere. Non si corrompe; perche non eÁ altra cosa in cui si cange, atteso che lui sia ogni cosa. Non puoÁ sminuire o crescere, atteso che eÁ infinito; a cui come non si puoÁ aggiongere, cossõÁ eÁ da cui non si puoÁ sottrarre, per cioÁ che lo infinito non ha parte 10 proporzionabili. Non eÁ alterabile in altra disposizione, perche non ha esterno, da cui patisca e per cui venga in qualche affezione. Oltre che, per comprender tutte contrarietadi nell'esser suo in unitaÁ e convenienza, e nessuna inclinazione posser avere ad altro e novo essere, o pur ad altro e altro modo di essere, non puoÁ esser soggetto di mutazione secondo qualitaÁ alcuna, ne puoÁ aver contrario o diverso, 15 che lo alteri, perche in lui eÁ ogni cosa concorde. Non eÁ materia, perche non eÁ figurato ne figurabile, non eÁ terminato ne terminabile. Non eÁ forma, perche non informa ne figura altro, atteso che eÁ tutto, eÁ massimo, eÁ universo. Non eÁ misurabile ne misura. T EO . (De la causa, principio e uno, Dialogo quinto, in Dialoghi italiani, pp. 318-19) L GUIDA ALL'ANALISI Ricostruiamo l'argomentazione di Bruno, che si articola in vari passaggi. 1. La premessa generale eÁ l'unitaÁ del tutto, che viene affermata inizialmente come postulato, richiamando per analogia l'importanza del concetto di unitaÁ nell'indagine filosofica e nella descrizione del mondo (una la possibilitaÁ, una l'anima, uno l'ente ecc.). 2. Inizialmente Bruno enuncia la tesi che poi dimostreraÁ nei diversi aspetti: l'universo eÁ uno, dunque non puoÁ essere compreso (da altro, perche se vi fosse altro non sarebbe uno), quindi eÁ infinito e percioÁ immobile. 3. Poste le premesse e la tesi, segue la dimostrazione dell'immobilitaÁ dell'universo, secondo tutti i diversi significati del movimento (che sono quelli distinti e descritti anticamente da Aristotele), compreso ovviamente il divenire: ± non si muove di moto locale, perche se eÁ tutto, non avrebbe altro luogo dove andare fuori di seÂ; & Loescher Editore, 2008 - da ISBN 97-888-201-2725-1 ± non puoÁ generarsi, perche ha giaÁ tutto l'essere; ± non puoÁ corrompersi, percheÂ, essendo tutto, non puoÁ cambiarsi in altro. Merita un commento la chiusura: non eÁ forma ne materia perche non eÁ un principio spirituale nella natura o semplice materia senza un principio formale: la natura comprende in se questi diversi aspetti, ma non si identifica con nessuno in particolare. La natura-tutto di Bruno eÁ l'unitaÁ di tutte le cose, eÁ l'universo concepito come un unico organismo, come un essere che comprende in se tutti gli enti e daÁ loro senso. Il singolo uomo, la singola pianta, il singolo animale nascono, crescono, muoiono, cioeÁ divengono, ma il tutto in cui cioÁ avviene eÁ sempre uguale a se stesso. Nella filosofia di Bruno c'eÁ un panteismo di fondo, anche se in qualche modo il filosofo nolano cercheraÁ di salvare anche la trascendenza divina, parlando di mens super omnia. 77 Umanesimo e Rinascimento MODULO 1 LAVORO SUL TESTO & | T1 Trova i residui dell'universo tolemaico in Cusano. O Individua nel brano le concessioni che Cusano ancora fa al sistema aristotelico-tolemaico, sottolineando le espressioni che esprimono questa adesione. 2 | T1-T2-T3 Confronta l'universo di Cusano con quello bruniano. O Ricava dalla lettura dei tre brani un confronto tra la cosmologia di Cusano e quella di Bruno, evidenziando analogie e differenze. 3 | T3 Leggi il brano con attenzione e rintraccia l'argomento a favore dell'infinitaÁ dell'universo. O Sottolinea e commenta la frase in cui si concentra l'argomento. O Pur negando che l'universo sia finito e racchiuso entro le mura delle sfere celesti, Cusano non ne afferma la positiva infinitaÁ. Il termine usato dal pensatore tedesco al riguardo eÁ «interminato». Il primo ad asserire esplicitamente l'infinitaÁ dell'universo eÁ Giordano Bruno. Tale sua visione non eÁ il risultato di osservazioni astronomiche o di calcoli matematici, bensõÁ di un argomento di carattere metafisico, presente giaÁ nella tarda Scolastica. Rintraccialo nel brano. q 2 La natura vivente Uno degli aspetti piuÁ caratteristici e affascinanti del Rinascimento eÁ il vitalismo: tutta la natura viene considerata vivente, anche cioÁ che di solito sembra inerte o inorganico. In realtaÁ, nella concezione rinascimentale della natura non esiste l'«inorganico»: anche le pietre (si pensi all'alchimia) influenzano gli uomini, o si trasformano, o producono cambiamenti (piuÁ tardi si diraÁ «reazioni chimiche»). Le stelle inSOMMARIO fluenzano il destino degli uomini e tutti gli esseri dell'universo sono T5 FI C I N O legati da fili invisibili, costituendo nel loro insieme un unico grande (dalla Teologia platonica) organismo. L'anima del mondo Nella tradizione neoplatonica questa visione eÁ sorretta filosoficaT6 FI C I N O (dalla Teologia platonica) mente dall'idea che esista un'anima del mondo, che unisce e vivifica il L'artista immanente tutto; nel naturalismo eÁ giustificata, in forme a volte ingenue, dalla T7 BR U N O magia, come in Campanella. Il denominatore comune a queste diverse (dal De la causa, principio e uno) concezioni eÁ che il cosmo eÁ un tutto organico, eÁ animato da un principio Trascendenza e immanenza dell'intelletto universale razionale, l'anima del mondo, comprendendo la quale possiamo conoT8 CA M P A N E L L A scerlo e prevederne il comportamento. La stessa magia non rinvia a un (da Del senso delle cose mondo irrazionale e superstizioso, ma alla possibilitaÁ di controllarlo e e della magia) padroneggiarlo con la conoscenza degli elementi che lo costituiscono: eÁ Il senso delle stelle con questa conoscenza che l'uomo puoÁ dedurre i princõÁpi che governano la natura, riuscendo a comprenderla senza dover piuÁ necessariamente farla dipendere dalla volontaÁ divina. EÁ quell'atteggiamento di attenzione sistematica e razionale per la natura che prepara la strada al metodo scientifico. 78 & Loescher Editore, 2008 - da ISBN 97-888-201-2725-1 2. La natura vivente T 5 ITINERARI DI LETTURA Ficino: L'anima del mondo Á considerata da Ficino, in generale, come il principio razionale che struttura la realta Á L'anima e Á vita. Essa non e Á percio Á propria soltanto dell'uomo, ma anche secondo i modelli delle idee e le da Á di tutto cio Á che e Á organizzato secondo ragione e orientato del mondo e delle sfere celesti, cioe Á. verso una finalita " Quali sono le tre anime di cui parla Ficino? " La Terra eÁ vista come un unico organismo T anime degli esseri viventi; e ciascun grado abbraccia una sfera determinata. re sono i gradi delle anime razionali: l'anima del mondo; le anime delle sfere; le Ponemmo, in principio, cinque gradi, ascendendo dall'infimo al supremo, e poi li abbiamo comparati fra loro in ordine discendente concludendo col porre su un piano medio fra essi l'anima razionale. SaraÁ ora oggetto della nostra indagine se- 5 condo il procedimento dei teologi mercuriali1 ± il grado di quest'anima. La generazione eÁ il principio del nutrimento e della crescita: nulla, infatti, puoÁ nutrirsi o crescere senza la generazione di alcune parti. D'altra parte l'esperienza ci ha insegnato che laÁ dove nutrizione e crescita tengono dietro alla generazione, ivi esistono anche vita ed anima. Vediamo che la terra 10 da semi determinati genera innumerevoli alberi ed animali non solo, ma che anche li alimenta durante la crescita. Vediamo che essa fa crescere anche pietre, a mo' quasi di denti, nonche erbe svariate, quasi suo vello, le quali crescono sin tanto che siano attaccate alle loro radici, mentre, una volta strappate dalla terra, avvizziscono. E chi potrebbe sostenere che manchi di vita il grembo di questa donna che tanti feti 15 spontaneamente procrea ed alimenta, che da se stesso si sostiene, sul cui dorso spuntano e denti e vello? Allo stesso modo va considerata la massa dell'acqua. Hanno dunque un'anima sia l'acqua che la terra. (Teologia platonica, IV, I , vol. I, p. 239) 1. teologi mercuriali: i seguaci di Ermete Trismegisto. T 6 Ficino: L'artista immanente Ficino si chiede se la causa della formazione degli esseri naturali sia immanente o trascendente. Non esclude l'influenza di intelligenze celesti, ma esse dovrebbero in ogni caso operare attraverso Á questa dunque che, Á tramite un'anima. E un principio mediatore tra loro e la materia, cioe Á una vera esaltazione della natura, agendo dall'interno, forgia la natura. La filosofia di Ficino e Á provvista di una razionalita Á complessiva ed e Á vivente in ogni sua parte, anche nei corpi la quale e che appaiono come inanimati. Questi non hanno un'anima individuale, ma sono tutti pervasi dalla vita dell'anima del mondo. T " Come valuta Ficino l'arte? ali cause dunque dovranno trovarsi nell'anima della terra, la quale, tramite la naturale ed essenziale idea per esempio della vite, genereraÁ la vite, per mezzo dell'idea delle mosche, produrraÁ le mosche. E l'anima produrraÁ questi o quei determinati effetti nella materia dopo che questa sia stata disposta in questo o quel modo dall'anima stessa nell'atto in cui, per disporre la materia come la dispone, 5 essa determina gli influssi del mondo in questo o quel determinato modo. E se l'arte degli uomini null'altro eÁ se non una imitazione della natura, e quest'arte realizza le sue opere tramite certi ben determinati mezzi tecnici di esecuzione, similmente opera la natura, e con arte tanto piuÁ viva e sapiente quanto piuÁ efficace & Loescher Editore, 2008 - da ISBN 97-888-201-2725-1 79 Umanesimo e Rinascimento MODULO 1 " Spiega l'espressione «forme ne principali ne integre» " Qual eÁ la differenza tra arte e natura per Ficino? L eÁ la sua esecuzione e quanto piuÁ belle sono le sue opere. E se possiede principi vitali di creazione l'arte, che pur plasma opere prive di vita e non si serve nell'atto creativo di forme ne principali ne integre, quanto a maggior ragione si deve supporre che siano presenti principi vitali di creazione nella natura, la quale crea esseri viventi e produce forme principali ed integre! Cos'eÁ infatti l'arte dell'uomo? EÁ una natura che tratta dall'esterno la materia. Cos'eÁ invece la natura? EÁ l'arte che modella dall'interno la materia proprio come se il falegname fosse dentro il legno. Che se l'arte umana, pur trovandosi esterna alla materia, tuttavia a tal punto armonizza e si accosta all'opera che deve eseguire da riuscire a realizzare determinate opere secondo determinate idee, quanto piuÁ un simile risultato saraÁ in grado di ottenere l'arte della natura, la quale non si limita a toccare la superficie della materia tramite le mani od altri strumenti esterni a lei ± come l'anima del geometra tocca dall'esterno la superficie della sabbia quando vi disegna le figure ± ma agisce piuttosto come la mente geometrica nell'atto in cui formula e definisce dentro di se la sua materia fantastica. Come, infatti, la mente del geometra quando medita entro di se figure e loro proprietaÁ essenziali forma, tramite le immagini di quelle figure, un interno mondo fantastico, e tramite cioÁ manifesta e realizza anche uno spirito fantastico, senza per questo compiere una particolare azione cosciente, cosõÁ nell'arte della natura una sapienza divina, tramite modi determinati dell'intelletto, immette nei semi naturali la potenza vivifica e motrice che le eÁ propria e per mezzo di questa con facilitaÁ estrema forma dall'interno anche la materia. Che cos'eÁ mai un'opera d'arte? La mente dell'artista realizzata in una materia a lei esterna. E che cosa eÁ un'opera della natura? La mente della natura realizzata in una materia a lei intimamente congiunta. 10 15 20 25 30 (Teologia platonica, IV, I , vol. I, pp. 243-44) GUIDA ALL'ANALISI Il brano eÁ fin dall'inizio di ispirazione platonica: l'anima del mondo genera i vari enti a partire dalle idee. La produzione delle cose avviene peroÁ dall'interno, con un processo che Ficino descrive in termini suggestivi: la natura plasma la materia, ma non come l'artista che rimane da essa sepa- T 7 rato, ma come principio vitale che agisce da dentro le cose. Il seme che diviene pianta non eÁ un semplice processo di crescita, ma eÁ, per cosõÁ dire, una crescita guidata, per cui l'anima del mondo, immanente, plasma la materia secondo l'idea di quel determinato ente. Bruno: Trascendenza e immanenza dell'intelletto universale Bruno fa riferimento alla gerarchia delle ipostasi neoplatoniche: Uno, intelletto universale, anima Á l'insieme delle idee platoniche partendo dalle quali l'anima del mondo del mondo. L'intelletto e Á . La novita Á , in Bruno, e Á l'immanenza dell'intelletto, che quasi si confonde con modella la realta l'anima, compenetrando anch'esso la natura e forgiandola dall'interno. Se confrontiamo questo brano con T6, vi troviamo molte analogie, anche nelle immagini proposte: l'intelletto bruniano eÁ quindi simile anche all'anima del mondo di Ficino e ne svolge le funzioni. I protagonisti del dialogo sono Teofilo, l' " Il rapporto fra intelletto e anima del mondo alter ego di Bruno, e Alessandro Dicsono, suo amico fraterno. Á reale e propria facultaÁ e parte [a] TEO . ± L'intelletto universale eÁ l'intima, piu potenziale1 de l'anima del mondo. Questo eÁ uno medesmo, che empie il tutto, illumina l'universo e indrizza la natura a produrre le sue specie come si conviene; e 1. parte potenziale: non in senso aristotelico, ma rinascimentale, come potenza, elemento attivo e vitale. 80 & Loescher Editore, 2008 - da ISBN 97-888-201-2725-1 2. La natura vivente " Confronta questa descrizione con T6. Trovi analogie e differenze? " Sapresti spiegare con parole tue questa differenza? ITINERARI DI LETTURA cossõÁ ha rispetto alla produzione di cose naturali, come il nostro intelletto alla congrua produzione di specie razionali. [...] [b] Questo intelletto, infondendo e porgendo qualche cosa del suo nella materia, mantenendosi lui quieto e immobile, produce il tutto. EÁ detto da' maghi fe2  lui eÁ quello che impregna la materia condissimo de semi, o pur seminatore ; perche di tutte le forme e, secondo la raggione e condizion di quelle, la viene a figurare, formare, intessere con tanti ordini mirabili, li quali non possono attribuirsi al caso, ne ad altro principio che non sa distinguere e ordinare. [...] Plotino lo dice padre e progenitore, perche questo distribuisce gli semi nel campo della natura, ed eÁ il prossimo dispensator de le forme. Da noi si chiama artefice interno, perche forma la materia e la figura da dentro, come da dentro del seme o radice manda ed esplica il stipe3; da dentro il stipe caccia i rami; da dentro i rami le formate brance4; da dentro queste ispiega le gemme; da dentro forma, figura, intesse, come di nervi, le frondi, gli fiori, gli frutti; e da dentro, a certi tempi, richiama gli suoi umori da le frondi e frutti alle brance, da le brance agli rami, dagli rami al stipe, dal stipe alla radice. Similmente negli animali spiegando il suo lavore5 dal seme prima, e dal centro del cuore a li membri esterni, e da quelli alla fine complicando6 verso il cuore le esplicate facultadi, fa come giaÁ venesse a ringlomerare7 le giaÁ distese fila. [c] Or, se credemo non esser senza discorso8 e intelletto prodotta quell'opra come morta, che noi sappiamo fengere9 con certo ordine e imitazione ne la superficie della materia, quando, scorticando e scalpellando un legno, facciamo apparir l'effige d'un cavallo; quanto credere dobbiamo esser maggiore quel intelletto artefice, che da l'intrinseco della seminal materia10 risalda l'ossa, stende le cartilagini, incava le arterie, inspira i pori, intesse le fibre, ramifica gli nervi, e con sõÁ mirabile magistero dispone il tutto11? Quanto, dico, piuÁ grande artefice eÁ questo, il quale non eÁ attaccato ad una sola parte de la materia, ma opra continuamente tutto in tutto? Son tre sorte di intelletto; il divino che eÁ tutto, questo mundano che fa tutto, gli altri particolari che si fanno tutto; perche bisogna che fra gli estremi si ritrove questo mezzo, il quale eÁ vera causa efficiente, non tanto estrinseca come anche intrinseca, de tutte cose naturali. DI CS . ± Vi vorrei veder distinguere come lo intendete causa estrinseca e come causa intrinseca. TEO . ± Lo chiamo causa estrinseca, percheÂ, come efficiente, non eÁ parte de li composti e cose produtte. EÁ causa intrinseca, in quanto che non opra circa la materia e fuor di quella, ma, come eÁ stato poco fa detto. Onde eÁ causa estrinseca per l'esser suo distinto dalla sustanza ed essenza degli effetti, e perche l'essere suo non eÁ come di cose generabili e corrottibili, benche verse circa quelle12; eÁ causa intrinseca quanto a l'atto della sua operazione. [...] 2. fecondissimo de semi, o pur seminatore: sono definizioni contenute nei testi attribuiti a Ermete Trismegisto, mitica figura egizia, definito «Trismegisto», cioeÁ «tre volte grandissimo» perche considerato re, sacerdote e sapiente eccelso. 3. stipe: tronco (dal latino stipes -itis). 4. brance: branche, rami minori. 5. spiegando il suo lavore: dispiegando il suo lavoro, la sua attivitaÁ. 6. complicando: ripiegando, riunificando. Il termine complicatio rimanda immediatamente a Cusano, che aveva descritto il rapporto tra Dio e il mondo in termini simili a quelli che Bruno applica al rapporto tra l'intelletto e i singoli esseri. Subito sotto, infatti, Bruno lo correla al precedente processo di explicatio («le esplicate & Loescher Editore, 2008 - da ISBN 97-888-201-2725-1 5 10 15 20 25 30 35 40 facultadi»). 7. ringlomerare: riunificare. 8. discorso: nel significato greco di loÂgos, come ragione, sviluppo razionale. 9. fengere: fingere. 10. seminal materia: agendo dall'interno dell'organismo, a partire dalla materia seminale. 11. stende le cartilagini ...dispone il tutto: la similitudine tra l'opera dell'artigiano e quella, ben piuÁ perfetta, della natura come «artigiano interno» eÁ tipica del neoplatonismo ed eÁ stata riproposta, in particolare, da Ficino ( T6, p. 79). 12. verse circa quelle: rivolte a quelle. ? 81 Umanesimo e Rinascimento MODULO 1 Á detto delle cause; procediamo a raggionar degli principii. [d] DIC I C S . Or assai e " Cerca altri esempi per spiegare la differenza tra causa e principio " Quali sono le differenze tra l'anima del mondo e quelle individuali? " La conce- zione bruniana dell'universo eÁ legata al vitalismo e al naturalismo rinascimentali " Qual eÁ la ragione «logica» per dimostrare che l'universo eÁ animato? TEO . Or, per venir a li principii constitutivi de le cose, prima raggionaroÁ de la forma per esser medesma in certo modo con la giaÁ detta causa efficiente; perche l'intelletto che eÁ una potenza de l'anima del mondo, eÁ stato detto efficiente prossimo13 di tutte cose naturali. DI CS . Ma come il medesmo soggetto puoÁ essere principio e causa di cose naturali? come puoÁ aver raggione di parte intrinseca e non di parte estrinseca?14 TEO . Dico che questo non eÁ inconveniente, considerando che l'anima eÁ nel corpo come nocchiero nella nave. Il qual nocchiero, in quanto vien mosso insieme con la nave, eÁ parte di quella; considerato in quanto che la governa e muove, non se intende parte, ma come distinto efficiente. Cossõ l'anima de l'universo, in quanto che anima ed informa, viene ad esser parte intrinseca e formale di quello; ma, come che drizza e governa, non eÁ parte, non ha raggione di principio, ma di causa. [...]  , se l'essere separata dal corpo alla potenza [e] DIC I C S . Approvo quel che dite, perche intellettiva de l'anima nostra conviene, e lo aver raggione di causa efficiente, molto piu si deve affirmare de l'anima del mondo; perche dice Plotino, scrivendo contra gli Gnostici15, che con maggior facilitaÁ l'anima del mondo regge l'universo, che l'anima nostra il corpo nostro; poscia eÁ gran differenza dal modo con cui quella e questa governa. Quella16 non come alligata17 regge il mondo di tal sorte che la medesma non leghi cioÁ che prende; quella non patisce da l'altre cose ne con l'altre cose; quella senza impedimento s'inalza alle cose superne; quella donando la vita e perfezione al corpo, non riporta da esso imperfezione alcuna: e peroÁ eternamente eÁ congionta al medesmo soggetto. Questa18 poi eÁ manifesto che eÁ di contraria condizione. Or se, secondo il vostro principio, le perfezioni che sono nelle nature inferiori, piu altamente denno essere attribuite e conosciute nelle nature superiori, doviamo senza dubio alcuno affirmare la distinzione che avete apportata. Questo non solo viene affirmato ne l'anima del mondo, ma anco de ciascuna stella, essendo, come il detto filosofo vole, che tutte hanno potenza di contemplare Idio, gli principii di tutte le cose e la distribuzione de gli ordini de l'universo, e vole che questo non accade per modo di memoria, di discorso e considerazione, perche ogni lor opra eÁ opra eterna, e non eÁ atto che gli possa esser nuovo, e peroÁ niente fanno che non sia del tutto concedente, perfetto, con certo e prefisso ordine, senza atto di cogitazione: come, per essempio di un perfetto scrittore e citarista, mostra ancora Aristotele, quando, per questo che la natura non discorre e ripensa, non vuole che si possa conchiudere che ella opra senza intelletto ed intenzion finale, perche li musici e scrittori esquisiti meno sono attenti a quel che fanno, e non errano come gli piu rozzi ed inerti, gli quali, con piu pensarvi ed attendervi, fanno l'opra men perfetta ed anco non senza errore. TEO . La intendete. Or venemo al piu particolare. Mi par che detraano19 alla divina bontaÁ ed all'eccellenza di questo grande animale20 e simulacro del primo 13. efficiente prossimo: causa immediata. 14. intrinseca ... estrinseca: come causa l'intelletto deve essere separato dalla natura, come principio deve essere immanente. 15. Gnostici: lo gnosticismo eÁ una corrente mistico-religiosa del secolo II , con radici sicuramente pre-cristiane, ma che conosce un'ampia diffusione all'interno del cristianesimo. L'elemento comune alle varie seÁtte in cui si articola il movimento, eÁ l'il- 82 & Loescher Editore, 2008 - da ISBN 97-888-201-2725-1 45 50 55 60 65 70 75 80 luminazione che gli iniziati ricevono e che consente loro di conoscere, per intuizione mistica, Dio. 16. quella: l'anima del mondo. 17. alligata: legata al mondo. 18. questa: l'anima umana. 19. detraano: detraggano, diminuiscano. 20. grande animale: l'universo. 2. La natura vivente ITINERARI DI LETTURA principio21, quelli che non vogliono intendere ne affirmare il mondo con gli suoi membri essere animato, come Dio avesse invidia alla sua immagine, come l'ar- 85 chitetto non amasse l'opra sua singulare; di cui dice Platone che si compiacque nell'opificio suo, per la sua similitudine che remiroÁ in quello. E certo che cosa puoÁ piuÁ bella di questo universo presentarsi agli occhi della divinitaÁ? ed essendo che quello costa di sue parti, a quali di esse si deve piuÁ attribuire che al principio formale? Lascio a meglio e piuÁ particolar discorso mille raggioni naturali oltre 90 questa topicale22 o logica. (De la causa, principio e uno, Dialogo secondo, in Dialoghi italiani, pp. 232-36) 21. simulacro del primo principio: immagine di Dio. 22. topicale: i topici (toÂpoi) sono i «luoghi» dell'argomentazione, L secondo Aristotele. «Topicale» vuol dire quindi che deriva da ragionamenti (senza far ricorso all'esperienza e all'osservazione). GUIDA ALL'ANALISI [a] L'intelletto universale eÁ definito da Bruno come facoltaÁ dell'anima del mondo. Esso eÁ dunque immanente, opera all'interno della natura, ne costituisce la razionalitaÁ e la ordina per produrre le diverse specie. Come l'intelletto umano produce le idee, le rappresentazioni delle cose, quello universale produce le specie reali. [b] L'intelletto feconda le cose con le sue forme, paragonate a semi che guidano il processo di sviluppo dall'interno, conformemente a un disegno razionale. Nella natura in generale, e nello sviluppo dei singoli esseri in particolare, deve esistere un disegno originario, che guidi la materia a organizzarsi secondo la forma propria di ogni determinata specie, che distingua e ordini. La definizione di Plotino eÁ simile, ma, rispetto ad essa, Bruno sottolinea l'immanenza, richiamata anche con il ripetersi della forma stilistica «da dentro», che accompagna la descrizione dell'organismo vegetale. Si noti il movimento di explicatio e complicatio, che rimanda al processo mediante il quale Cusano descriveva il rapporto tra Dio e il mondo. [c] Se presupponiamo che un'opera, come una scultura, che eÁ senza vita, richieda una causa intelligente, a maggior ragione dobbiamo supporla per gli organismi. Lo svolgimento di questo esempio introduce giaÁ la definizione successiva di causa intrinseca: lo scolpire l'effigie di un cavallo riguarda solo la superficie del legno, invece l'intelletto plasma dall'interno, come la densa descrizione illustra. L'intelletto che agisce dall'interno della materia viene distinto sia da quello divino, che unifica ogni molteplicitaÁ (mentre quello dell'anima del mondo agisce nella molteplicitaÁ), sia dall'intelletto umano, il quale non produce le forme delle cose, ma le recepisce passivamente, nella conoscenza. L'intelletto eÁ causa estrinseca, poiche non coincide con gli organismi che produce, non ne di- & Loescher Editore, 2008 - da ISBN 97-888-201-2725-1 venta materia o parte, ma ne costituisce sempre e solo la razionalitaÁ, il principio ordinatore; eÁ peroÁ causa intrinseca perche opera dall'interno, eÁ immanente. [d] Bruno introduce la distinzione tra cause e princõÁpi. Le cause producono l'effetto restando distinte da esso, mentre i princõÁpi diventano l'effetto, come, ad esempio, un seme diventa la pianta. La similitudine di Bruno eÁ particolarmente efficace: il nocchiero guida la nave, e in questo caso eÁ distinto da essa, ma al tempo stesso ne eÁ trasportato e ne fa parte, quindi eÁ causa e principio. [e] Mentre l'anima individuale eÁ legata strettamente al corpo e quindi ne dipende, l'anima del mondo, pur pervadendo tutta la natura, resta distinta da essa. La seconda parte del capoverso accenna alla visione neoplatonica, mutuata dal Timeo platonico, secondo la quale le stelle hanno un'anima e ognuna contempla Dio, conoscendolo in modo perfetto, non attraverso la memoria o il ragionamento, come fa l'uomo. Questa conoscenza immediata, come quella dei musici e degli scrittori migliori, eÁ molto piuÁ efficace di quella indiretta e rielaborata, caratteristica degli uomini. Gli artisti piuÁ ispirati sembrano produrre spontaneamente le loro opere, che sono quasi perfette, mentre quelle dei meno esperti richiedono sforzo e attenzione e sono meno perfette. Dopo le preoccupazioni di Dicsono di non identificare Dio con il mondo, Teofilo riafferma con forza l'immanenza dell'anima del mondo e il concetto che l'intero universo eÁ animato, vivificato da un'intelligenza immanente. Qui presenta un ragionamento a priori: essendo opera di Dio che non puoÁ che volere il meglio, l'universo deve avere un'anima, perche cosõÁ eÁ perfetto ed eÁ simile a Lui. Subito dopo Teofilo proporraÁ tutta una serie di osservazioni tratte dall'osservazione della natura a sostegno di questa tesi. 83 Umanesimo e Rinascimento MODULO 1 Campanella: Il senso delle stelle T 8 Á e Á, secondo Campanella, in tutte le cose, in quanto dipende dal calore. L'elemento La sensibilita Á senziente e Á percio Á quello piu Á caldo, cioe Á il fuoco, e quindi la luce, sua diretta emanazione. Per piu Á simile all'anima; per questo le stelle, che questo, gli occhi, organo della vista, sono il senso piu Á senzienti dell'universo, e attraverso la luce ne conoscono ogni sono fatte di luce, sono gli esseri piu aspetto. i puoÁ stimare che le stelle, mandandosi la luce l'una all'altra, si manifestino i 1 per la sua schiettezza ve2 demo, e il loro senso esser voluptuoso e non doloroso, perche non han contrarietaÁ di qualitaÁ3, ma piuÁ e meno viva luce, e che esse sappino cose infinite di qua giuÁ, poiche i raggi per tutto stendono, e vedono infacendosi4 i raggi, e odono com- 5 municandosi il moto. GiaÁ s'eÁ visto che non vede l'occhio, ne l'orecchio ode ne' morti e dormienti, ma che lo spirito sottile nell'occhio vede e nell'orecchio ode. Dunque le sottilissime stelle tutte sono occhio e udito e sentimento esquisito; ne credo che tra loro sia oblio ed errore, perche non esalano e non si perturbano, e peroÁ sappian l'origine del 10 mondo, forse, o dubitano, perche il naso non sa quel che sa tutta l'anima. Ma dunque, essendo le stelle parti, non sanno quel che sa tutta l'anima del mondo e tutto il mondo, ma quel che a loro eÁ avvenuto dopo che nacquero e le cose che sono da venire al mondo in gran parte saÁpeno [...]. S loro secreti, poiche la luce infarsi d'ogni passione " Perche le stelle sanno molte piuÁ cose di noi? (Del senso delle cose e della magia, III, cap. 4, pp. 173-74) 1. infarsi d'ogni passione: immedesimandosi in ogni passione. 2. voluptuoso: piacevole. 3. contrarietaÁ di qualitaÁ: non c'eÁ in loro una natura contraria che possa contrastare la tendenza naturale, non c'eÁ il contrasto tra caldo e freddo. 4. infacendosi: rappresentandosi. LAVORO SUL TESTO & | T5 Chiarisci i significati di «anima». O In questo brano, Ficino propone una complessa articolazione dell'anima, distinguendone tre diverse accezioni. Commentale singolarmente, chiarendo la funzione di ognuna. 2 | T6 Esplicita gli elementi del confronto tra artista e natura. O Ficino stabilisce una correlazione tra l'artista e la natura. PercheÂ? Che cosa vuol dimostrare? ± L'artista e la natura (l'anima del mondo) vengono messi a confronto, individuando alcune somiglianze ma anche importanti differenze. Enumera in una tabella le une e le altre. 3 | T7 Elabora un'analisi critica del brano, secondo le indicazioni proposte. O De la causa, principio e uno eÁ un dialogo complesso, che affronta alcune delle questioni metafisiche di fondo della filosofia di Bruno. In Bruno eÁ centrale l'immanenza di Dio, che opera dentro alla natura e all'uomo. Tale immanenza eÁ qui mediata dallo schema neoplatonico dell'intelletto universale e dell'anima del mondo, che vengono peroÁ da Bruno quasi identificati. Alla luce della tua conoscenza del neoplatonismo, includendo Cusano e Ficino, analizza criticamente il brano, discutendo il rapporto tra intelletto e anima del mondo. In particolare: ± cogli la differenza tra l'intelletto dell'anima del mondo, l'intelletto divino e l'intelletto umano; ± individua le metafore utilizzate e spiegane il significato. 84 & Loescher Editore, 2008 - da ISBN 97-888-201-2725-1 2. La natura vivente 4 | ITINERARI DI LETTURA T8 Leggi con attenzione il brano ed esamina le spiegazioni presentate da Campanella. O La visione rinascimentale della natura eÁ fortemente segnata dal panvitalismo: tutto eÁ animato, tutti gli esseri si influenzano l'un l'altro. A cioÁ concorre lo sviluppo dell'alchimia che, seppure con metodo non scientifico, mostra l'attivitaÁ degli elementi non viventi. L'affinitaÁ tra i viventi, tutti egualmente animati, viene spesso spiegata anche con l'analogia, il procedimento dimostrativo per eccellenza del Rinascimento, di cui Campanella fa largo uso. ± Esamina ognuna delle spiegazioni (tutte le volte che trovi le parole «perche», «poiche», «dunque») di Campanella, chiarendo dove vengono applicate l'analogia o la metafora (per esempio, le stelle si raccontano i segreti tramite la luce, che in quanto luminosa eÁ anche schietta e non puoÁ nascondere nulla). & Indicazioni bibliografiche I Opere da cui sono tratti i testi M. Lutero, Il servo arbitrio, a cura di R. P. O. Kristeller, La tradizione classica nel L. B. Alberti, I libri della famiglia, a cura di R. Romano e A. Tenenti, nuova ed. a cura di F. Furlan, Torino, Einaudi, 1994 Jouvenal, Torino, Claudiana, 1969 pensiero del Rinascimento, Firenze, N. Machiavelli, Tutte le opere, a cura La Nuova Italia, 1965 G. Bruno, Dialoghi italiani, a cura di G. Gentile (3a ed. a cura di G. Aquilecchia), Firenze, Sansoni, 1958 di A. Artelli, Firenze, Sansoni, 1971 ± Il pensiero filosofico di Marsilio Ficino, T. Moro, L'Utopia, a cura di M. Isnardi Firenze, Sansoni, 1953 Parente, Roma-Bari, Laterza, 1993 J. Le Goff, Nel medioevo: tempo della I Saggi critici citati o consigliati chiesa e tempo del mercante, Torino, M. Ciliberto, Giordano Bruno, Roma- A. Sani, Infinito, Firenze, La Nuova Italia, Bari, Laterza, 1990 1998 L. Febvre, Problemi di metodo storico, G. Santinello, Introduzione a NiccoloÁ Torino, Einaudi, 1966 Cusano, Bari, Laterza, 1971 L. Firpo, L'utopismo, in Storia delle idee G. Sasso, Studi su Machiavelli, Napoli, politiche, economiche, sociali, vol. III, Morano, 1967 Torino, Utet, 1987 F. A. Yates, Giordano Bruno E. Garin, L'umanesimo italiano, Roma- e la tradizione ermetica, Roma-Bari, Bari, Laterza, 1981 Laterza, 1981 T. Campanella, Del senso delle cose e della magia, a cura di A. Bruers, Bari, Laterza, 1925 ± Metafisica, a cura di G. Di Napoli, Bologna, Zanichelli, 1967, 3 voll. N. Cusano, La dotta ignoranza, Le congetture, a cura di G. Santinello, Milano, Rusconi, 1988 M. Ficino, Teologia platonica, a cura di M. Schiavone, Bologna, Zanichelli, 1965, 2 voll. & Loescher Editore, 2008 - da ISBN 97-888-201-2725-1 Einaudi, 1977 85