Casa Internazionale della Donne
Trieste
Primavera di donne 8 marzo 2009
Concerto “Frauenlieder und…”
Teatrino di San Giovanni
Relazione
Eleonora Matijašić, Tamara Stanese, Elisabetta Buffulini
Aprile 2009
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Primavera di donne
Concerto “Frauenlieder und…”
Il gruppo di artiste.
L’idea di formare un sodalizio artistico tra i soprani Eleonora Matijašić e
Tamara Stanese con la pianista Elisabetta Buffulini nasce nel dicembre
del 2008 sui banchi del coro della Cappella Civica della cattedrale di san Giusto
a Trieste, coro del quale fanno parte entrambe le cantanti e di cui la pianista è
l’archivista.
In realtà il rapporto musicale tra Eleonora ed Elisabetta è nato già nel 1996 in
occasione del concorso di arte e cultura “Istria Nobilissima” e non si è mai
interrotto, rafforzato anche da una sincera amicizia: in questi 13 anni le due
artiste hanno affrontato ogni genere di repertorio, liederistica, cameristica
italiana, musica sacra, melodramma, musica popolare, collaborando con
vari cantanti e gruppi letterari ed esibendosi in Italia e all’estero.
L’inserimento di Tamara ha lo scopo di affrontare assieme l’affascinante mondo
dei duetti per voci femminili e pianoforte per il quale hanno scritto grandi
compositori quali Schumann, Brahms, Dvorak e Mendelssohn-Bartholdy. E
proprio da quest’ultimo, del quale ricorre quest’anno il bicentenario dalla
nascita, è iniziato il nostro lavoro, affrontando lo studio dei duetti dell’opera
63.
A seguito della proposta della dott.ssa Taddeo, per il concerto del 7 marzo,
trattandosi di un evento inserito in un contesto dedicato alla donna, ci è
sembrato interessante e opportuno affiancare ai duetti un repertorio di brani
di compositrici, eseguiti sia in duetto che singolarmente, alcune di esse in
qualche modo legate a Mendelssohn stesso. Per prima la sorella minore Fanny,
tanto osteggiata dalla famiglia a differenza del fratello, poi Clara Wieck, moglie
di Robert Schumann che tante volte si esibì sul pianoforte a quattro mani
proprio con la Mendelssohn.
Infine, volendo noi celebrare la figura della donna artista di ogni epoca e
padrona di se stessa, non potevano mancare le due sorelle che hanno segnato
profondamente la scena mondiale artistica, e non solo, per la durata di tutto
l’ottocento: Maria Malibran e Pauline Viardot.
Il concerto, della durata di circa un’ora e trenta minuti, prevede prima di ogni
autore una presentazione dei brani ed una breve biografia.
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Elisabetta Buffulini, triestina, si è diplomata con il massimo dei voti presso il Conservatorio
di Trieste, intraprendendo giovanissima un’intensa attività concertistica in Italia e all’estero,
quale solista ed in varie formazioni cameristiche.
Ha collaborato quale pianista accompagnatore in varie edizioni di concorsi internazionali, con il
teatro lirico G.Verdi e ha effettuato registrazioni per la RAI.
Si è in seguito specializzata nell’accompagnamento vocale, perfezionandosi con illustri
specialisti, quali E.Silvestri e W.Dörmann. Ha inciso vari Cd da solista e con diverse formazioni
vocali.
Dal 1992 collabora con la Cappella Civica di Trieste sia come pianista in corsi, seminari e
attività concertistica, che come corista.
Dal 2004 svolge il ruolo di archivista nella medesima Istituzione.
Nel 2003 ha conseguito il Diploma del Triennio Superiore di Primo Livello in Didattica della
Musica con il punteggio di 110 e lode.
Dall’ottobre 2008 è assunta con mansione di istruttore culturale nell’Area Cultura del Comune
di Trieste dove affianca all’ attività di archivista della Cappella Civica quella di aiuto
bibliotecario presso il Museo Teatrale “Carlo Schmidl”.
Eleonora Matijašić, nata a Capodistria, è laureata presso la Facoltà di Pedagogia di Lubiana
e diplomata in canto presso il Conservatorio di Trieste.
Vincitrice di concorsi nazionali ed internazionali tra cui quello di arte e cultura “Istria
Nobilissima”, svolge da anni una notevole attività concertistica, esibendosi in Italia, Slovenia,
Croazia, Ungheria in qualità di soprano lirico leggero.
Ha seguito corsi perfezionamento in Italia e Slovenia con docenti di fama italiani e stranieri tra
i quali Carlo Cossutta e Irena Baar.
Ha collaborato e registrato con il coro della RAI di Torino e altri cori del litorale sloveno.
Ha registrato per emittenti radio televisive. Spicca l’incisione di brani inediti di alcuni
importanti autori triestini in qualità di soprano solista per la RAI nazionale.
Ha insegnato canto presso la scuola di musica di Capodistria e la Glasbena Matica di Trieste.
Attualmente insegna presso la scuola elementare di Isola.
Dal 1988 è soprano titolare del coro della Cappella Civica di Trieste.
Tamara Stanese, programmista regista della sede Rai di Trieste ha compiuto gli studi di
canto a Trieste, intraprendendo in seguito anche lo studio di composizione e direzione corale.
Ha cantato nei massimi cori europei sotto la direzione di Frieder Bernius, Gary Graden, Eric
Ericcson, Andraz Hauptman collaborando ai progetti anche come vice maestro. Come direttore
ha vinto insieme al coro femminile della Glasbena Matica di Trieste e al gruppo vocale Musica
noster amor ai concorsi internazionali di Maribor (SLO), Arezzo e al Seghizzi di Gorizia .
Regolarmente pubblica articoli sulle riviste specializzate Nasi zbori, Coralia, Let the people sing
come anche recensioni sui quotidiani sloveni Primorski Dnevnik, Primorske novice, Delo.
È membro della commissione artistica dei concorsi corali sloveni di Postumia e Maribor.
Regolarmente è invitata ai concorsi internazionali di voci bianche come membro della giuria.
È soprano titolare del coro della Cappella Civica di Trieste.
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FELIX MENDELSSOHN-BARTHOLDY
Jakob Ludwig Felix Mendelssohn Bartholdy fu un compositore, direttore
d'orchestra e pianista tedesco.
Nacque ad Amburgo da un'aristocratica famiglia di origine ebraica. Era figlio di
Abraham, banchiere, e nipote del filosofo Moses Mendelssohn.
La famiglia di Felix, poi, più per motivi politici che di effettivo credo religioso, si
convertì al luteranesimo, aggiungendo al proprio cognome Bartholdy per
distinguersi dai membri della famiglia rimasti ancora fedeli all'ebraismo. Felix
non rimase sconvolto da questa scelta del padre, poiché la spensieratezza e la
sua saggezza giovanile e prematura gli permettevano di pensare più alla
musica e alle arti che alla religione.
Il giovane Felix ebbe modo di maturare rapidamente, grazie ai suoi genitori,
assai colti, che fecero in modo che gli venisse impartita un'educazione
completa, rivelandosi veloce nell'apprendimento della musica. Imparò a
suonare il pianoforte dalla madre all'età di sei anni, a sette divenne
allievo di Marie Bigot.
Sua sorella, Fanny Mendelssohn conosciuta poi come Fanny Hensel era lei
stessa pianista di fama e compositrice di rilievo tanto che alcune opere
firmate dal fratello furono scritte in realtà da lei.
Nel XIX secolo infatti non era ritenuto conveniente che una donna si dedicasse
alla composizione musicale.
Nel 1819 si trasferì con la famiglia a Berlino, dove si concentrò nello studio del
pianoforte sotto l'insegnamento di Ludwig Berger - allievo diretto di Muzio
Clementi - e della composizione con Carl Friedrich Zelter, che gli insegnò ad
amare la musica di Bach e gli presentò, nel 1821, Goethe.
L'anziano poeta manifestò grande ammirazione per il giovane Mendelssohn,
tanto che lo invitò a suonare per lui per alleviare la sua malinconia.
Mendelssohn si esibì nel suo primo concerto all'età di nove anni, quando prese
parte ad un'esibizione da camera suonando in modo impeccabile il difficile
Concerto militare di Dussek. Si rivelò un compositore prolifico fin dalla più
giovane età, pubblicando il suo primo lavoro, un quartetto per pianoforte,
all'età di tredici anni, ma in realtà aveva già al suo attivo uno svariato numero
di operette, musica da camera e pianistica.
Durante la giovinezza si concentrò sul suo lavoro nella sua abitazione grazie ad
un'Orchestra privata. Scrisse le sue prime dodici sinfonie, che iniziarono ad
essere eseguite con regolarità solamente in tempi recenti, durante i primi anni
di adolescenza (più precisamente, dai dodici ai quattordici anni). A quindici
anni scrisse la prima sinfonia per orchestra completa, op. 11 in Do minore
(1824), nel 1825 il celebre Ottetto per archi op.20, e a diciassette l'Ouverture
per il Sogno di una notte di mezza estate di Shakespeare, forse il suo primo
grande successo.
Tuttavia Felix intraprese non di rado viaggi per l'Europa, incontrando le
personalità di spicco della musica di quel tempo. A Parigi nel 1825 ebbe modo
di conoscere Gioachino Rossini, Giacomo Meyerbeer e Luigi Cherubini,
responsabile in parte della carriera musicale poi intrapresa da Felix, avendo
dato un favorevole giudizio al quartetto in si minore op. 3 (dedicato a Goethe).
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A Roma incontrò Hector Berlioz, con il quale instaurò una duratura amicizia,
pur non considerandolo un musicista di gran livello.
Mendelssohn ebbe il merito di riportare alla luce la musica di Johann Sebastian
Bach, caduta in oblio in quel periodo, in particolare la Passione secondo Matteo
(mai più interpretata dalla morte di Bach), di cui diresse un'esecuzione (non
integrale e rimaneggiata nella strumentazione dal giovane Mendelssohn stesso)
nel 1829, con un grande successo che gli permise di guadagnare un'ottima
reputazione, e i cui effetti di riscoperta verso la musica bachiana durano
tutt'oggi.
Felix ebbe un ruolo determinante anche nella riscoperta dei lavori di Mozart,
dal quale (congiuntamente a Bach) subì la maggior influenza musicale.
La sua vita si svolse su binari piuttosto convenzionali, se comparata a quella di
altri compositori dell'Ottocento. Il suo matrimonio con Cécile Jeanrenaud nel
marzo del 1837 (la luna di miele, sulla Foresta Nera, gli ispirò il concerto per
pianoforte e orchestra in re minore op.40) fu molto felice e fu coronato dalla
nascita di cinque figli.
Dal 1829 al 1832 fu in viaggio in Inghilterra, Svizzera, Francia ed Italia
cogliendo quasi ovunque grande successo esibendosi come pianista, organista
e direttore d'orchestra. Successivamente lavorò con molta intensità alle sue
opere, dividendosi tra la composizione e le tournées.
Nel 1835 fu nominato direttore dell'orchestra del Gewandhaus di Lipsia e nel
1843 fondò il Conservatorio di Lipsia.
Patì di cattiva salute negli ultimi anni di vita, problemi che gli impedirono in
gran parte esibizioni come pianista, e, come egli stesso dichiarò, soffrì di una
grave forma di depressione a causa della morte della sorella Fanny nel maggio
del 1847, alla quale dedicò il così chiamato "Requiem per Fanny", ossia il
quartetto op. 80, in fa minore, sua ultima composizione di spessore (fu
completato nel settembre del 1847) opera nella quale si riscontra per la prima
volta una profonda malinconia.
Morì nello stesso anno a causa di una serie di infarti che portarono infine
all'ictus, il 4 novembre 1847 alle 21.24, nella sua casa al numero 12 di
Goldschmidtstrasse a Lipsia, e fu sepolto nel Dreifaltigkeitsfriedhof (il Cimitero
della Trinità) presso Berlino.
Il matematico Dirichlet sposò Rebecca Mendelssohn, una delle sorelle del
compositore.
La cugina prima di Felix, Ottilie, sposò il matematico tedesco Ernst Eduard
Kummer e il loro nipote Ronald Perceval Sprague fu il coideatore della teoria di
Sprague-Grundy, nella teoria dei giochi del XX secolo.
Inoltre la nonna del matematico Kurt Hensel, Fanny Mendelssohn, era sorella
del compositore.[1]
Egli era dotato di una memoria prodigiosa: Si racconta che mentre si stava
recando ad un auditorium per eseguire Sogno di una notte di mezza estate, si
dimenticò nella carrozza gli spartiti dell'opera; per nulla demoralizzato
dall'inconveniente la riscrisse tutta a memoria.
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FANNY MENDELSSOHN
Fanny Cäcilie Mendelssohn Bartholdy, in seguito, da sposata, Fanny
Hensel, è stata una pianista e compositrice tedesca.
Fu nonna del matematico Kurt Hensel e sorella del più noto compositore Felix
Mendelssohn; entrambi erano nipoti del filosofo ebreo Moses Mendelssohn.
Fanny Mendelssohn nacque ad Amburgo, prima figlia del banchiere Abraham
Mendelssohn, che più tardi cambiò il nome della famiglia in Mendelssohn
Bartholdy e della moglie Lea, nipote dell'imprenditore Daniel Itzig.
Fanny ebbe la possibilità di usufruire degli stessi insegnamenti dati al
fratello Felix, condividendo numerosi insegnanti, fra cui Zelter.
Come Felix, Fanny mostrò preococemente una grande abilità nel comporre
musica. I frequenti ospiti del salotto di casa Mendelssohn, negli anni intorno al
1820, fra i quali c'erano Ignaz Moscheles e Sir George Smart, erano
meravigliati dal talento dei due giovani fratelli Mendelssohn.
Tuttavia, fu limitata dai pregiudizi del tempo nei confronti delle donne,
pregiudizi sostenuti, pare, anche dal padre che tollerava, più che supportare, la
sua attività di compositrice.
Egli le scrisse nel 1820: 'La musica forse diventerà la sua (di Felix)
professione, mentre per te può e deve essere solo un ornamento'.
Il fratello Felix inizialmente la supportava sia come compositrice che come
artista, anche se era cauto sull'idea che lei pubblicasse le sue opere a proprio
nome.
In seguito in una lettera dall’Italia le scrisse:”Siccome non si può pretendere
che uno come me debba augurarti idee musicali, saresti veramente
irragionevole se ti lamentassi di non averne abbastanza: per Bacco, se tu ne
avessi voglia, avresti già composto quello che ti suggerisce il tuo talento: se
non ne hai voglia, perché te ne crucci tanto? Se io avessi dovuto dare la
pappa al mio bambino, non avrei scritto alcuna partitura e, siccome ho
composto il Non nobis, sfortunatamente non posso tenere in braccio mio
nipote. - Per parlare seriamente: il tuo bimbo non ha ancora sei mesi, e tu
vorresti già avere altre idee al di fuori di Sebastiano (non Bach!). Ti basti la
gioia di avere lui; la musica deve essere messa da parte, perché non
c’è posto per lei.
O vuoi diventare una madre snaturata?”
Sono le parole, durissime che chiariscono molto bene i motivi per cui l’attività
compositiva di Fanny sia rimasta sconosciuta per così tanto tempo.
Nonostante il grande apprezzamento dei contemporanei, quasi nulla della sua
opera musicale è stato pubblicato; come in molte biografie dell’Ottocento, ciò
appare imputabile all’ordine sociale del suo tempo, che prevedeva per la donna
solo il ruolo di moglie e madre. Anche nel suo caso si nota un fatto tipico di
molte biografie femminili dell’Ottocento, cioè un’educazione culturalmente
elevata e paritaria sino all’adolescenza, alla quale segue un radicale
cambiamento di indirizzo imposto dall’autorità paterna, che nel
passaggio all’età adulta orienta la figlia verso la sua vera professione,
l’unica professione di una donna, quella della donna di casa.
Nel 1829, dopo un corteggiamento durato vari anni, Fanny sposò il pittore
Wilhelm Hensel, che incoraggiava la sua produzione artistica.
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In seguito, le sue opere erano sempre suonate insieme a quelle del fratello
durante i concerti che si tenevano nella casa di famiglia, a Berlino.
Il suo debutto in pubblico al piano avvenne nel 1838, quando si esibì sulle note
dell'opera del fratello, il Concerto per Pianoforte n.1.
Morì nel 1847 a causa di complicazioni in seguito ad un ictus avvenuto mentre
provava un'opera del fratello, 'The First Walpurgis Night'.
In anni recenti, la sua musica è diventata nota grazie ad esecuzioni di sue
opere durante dei concerti e alla pubblicazione di CD da parte di etichette quali
Hyperion e CPO, oltre che a ricerche condotte sulla creatività musicale
femminile, di cui è uno dei pochi esemplari dell'inizio del XIX secolo.
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CLARA SCHUMANN
Clara Josephine Wieck Schumann (Lipsia, 13 settembre 1819 – Francoforte
sul Meno, 20 maggio 1896) è stata una pianista e compositrice tedesca, moglie
del compositore Robert Schumann.
È stata una delle pianiste più importanti dell'era romantica.
Il padre di Clara Josephine Schumann, Johann Gottlob Friedrich Wieck, aveva
studiato teologia. Appassionato di musica, fondò una fabbrica di pianoforti.
La madre di Clara, Marianne Tromlitz, era cantante e pianista.
La coppia ebbe cinque figli: Adelheid, morta in giovanissima età, Clara, Alwin,
Gustav e Viktor.
Alla nascita di quest’ultimo (1824), Marianne e Friedrich erano già separati.
Friedrich Wieck sposò in seguito (1828) Clementine Fechner, più giovane di lui
di vent’anni, ed ebbe da lei una figlia (Marie), alla quale insegnò ugualmente il
pianoforte. Marianne si risposò con Adolph Bargiel, da cui ebbe un figlio,
Woldemar Bargiel, più tardi compositore di una certa importanza.
Accortosi ben presto del dono di Clara, Friedrich Wieck decise di sottrarla alle
distrazioni della scuola in comune, di destinarla a corsi privati e, soprattutto, di
farne una virtuosa del pianoforte.
Teneva per lei, ancora incapace di esprimersi correntemente per iscritto, un
diario in cui annotava fatti e avvenimenti alla prima persona.
Più tardi esigette comunque di leggere quanto lei vi annotava. Un esempio, da
quando Clara aveva 9 anni: ‘Mio padre, che da lungo tempo sperava un
cambiamento da parte mia, ha osservato oggi, di nuovo, che sono sempre
ancora pigra, negligente, disordinata, testarda, disubbidiente, e ciò
anche nel suonare il pianoforte; e poiché ho eseguito così male in sua
presenza le nove Variazioni op. 26 di Hünten, egli ha strappato lo spartito di
fronte ai miei occhi, e ha deciso che da oggi non mi avrebbe lasciato una sola
ora, e oramai posso solo suonare scale, studi di Cramer e gli esercizi di Czerny
per i trilli’.
Wieck insegnava personalmente il pianoforte alla figlia.
Il suo metodo pedagogico ne fece una concertista acclamata, e fu applicato con
successo anche da Robert Schumann o Hans von Bülow.
Non fu però particolarmente rispettoso dei diritti dell'infanzia; d'altra parte,
l'insegnamento extramusicale di cui beneficiò Clara fu molto limitato.
L'influsso del padre durò a lungo, ed è palpabile nel repertorio dei concerti del
primo periodo (Friedrich Kalkbrenner, Camille Pleyel, Ignaz Moscheles e Henri
Herz). Solo una volta staccatasti dall'intransigente figura parterna, Clara inserì
nei suoi programmi pagine di Ludwig van Beethoven o Johann Sebastian Bach.
Friedrich Wieck accompagnava sempre la giovane figlia in tournée.
Si preoccupava dei contratti, della sala e dello strumento. Su questo ultimo
aspetto era particolarmente puntiglioso: portava con sé tutto l'armamentario
necessario ad accordare e riparare i pianoforti a coda su cui si sarebbe suonato
Clara. All'epoca, infatti, non era possibile portare con sé uno strumento di
quella taglia e, inoltre, i vari pianoforti erano sovente difettosi: tasti che si
incastravano, sordine che si bloccavano e così via...
Sembra che Clara cominciò a parlare molto tardi, verso i quattro anni, e
solo dopo aver passato un anno lontana dal padre, in casa dei nonni. I
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corsi intensivi di pianoforte cominciano all'età di cinque anni.
Si conosce anche la data del suo primo concerto: il 20 ottobre 1829 presentò,
con un'altra allieva di suo padre, un pezzo a quattro mani di Friedrich
Kalkbrenner.
La piccola concertista si esibirà poi anche di fronte a Goethe, Niccolò Paganini e
Franz Liszt. Tenne concerti in numerose città; a Vienna, all'età di 18 anni, fu
nominata virtuosa da camera dell'imperatore.
Nell'attività di compositrice non fu da meno: le sue Quatre Polonaises op. 1
furono pubblicate quando aveva solo dieci o undici anni.
Seguirono Caprices en forme de Valse, Valses romantiques, Quatre pièces
caractéristiques, Soirées musicales, un concerto per pianoforte e molte altre
pagine ancora.
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MARIA MALIBRAN
Maria Felicia Garcia, fu una delle più grandi cantanti di tutti i tempi.
Nacque a Parigi nel 1808 da una famiglia di musicisti. Entrambi i genitori erano
cantanti lirici. Il padre Manuel del Popolo Vicente Garcia, di origine andalusa, fu
tenore, compositore e pedagogo. Il fratello maggiore, Manuel, baritono, è
ancora oggi ricordato per la sua scuola di canto.
Il padre si sposta di continuo da un centro musicale all’altro con la famiglia e la
giovane Maria sale per la prima volta sul palcoscenico a Napoli all’età di quattro
anni.
Nello stesso anno assiste alla prima del Barbiere di Siviglia a Roma, dove il
padre impersona Almaviva e lì conosce Gioachino Rossini che contribuirà ad
accelerare la sua carriera stellare. Infatti debutta nel 1825 proprio nel
Barbiere.
La voce naturale di Maria era quella di contralto, ma il padre la forzò ad
arrivare fino alle note acute di un soprano. Ciò la rese famosa per la sua
estensione vocale, ma non l’aiutò certo ad avere un buon rapporto con il
padre.
In seguito tutta la famiglia si trasferisce a New York dove riscuote enorme
successo e, tra le altre, mette in scena la prima americana del Don Giovanni di
Mozart.
Gli scontri con il padre sono frequenti, a volte violenti.
A diciassette anni, contro la volontà dei genitori, sposa Eugene Mailbran, un
ricco commerciante più anziano di 28 anni e per un breve periodo abbandona
le scene. In realtà il marito si rivela pieno di debiti e sull’orlo del fallimento e
ciò influirà non poco nel loro rapporto .
La Malibran riprende a cantare, prima a New York e poi rientra in Europa
lasciando il marito in America.
Con straordinaria rapidità, sempre sotto lo sguardo benevolo di Rossini,
diventa a Parigi una stella ambita e corteggiata da tutti, entra a far parte
dell’alta società e in campo letterario viene immortalata da artisti quali
Georges Sand, Lamartine e Musset. Regolarmente si reca come ospite a
Londra, dove per qualche tempo canta in tre diversi teatri.
Nel frattempo tenta inutilmente di ottenere il divorzio. Conosce l’attraente
violinista belga Charles de Bériot con il quale inizia apertamente una relazione
d’amore da cui nascono due figli. La loro storia divide in due Parigi: per
l’entusiastica gioventù francese Maria diviene un’icona del Romanticismo, ma
l’alta società scandalizzata, la punisce col disprezzo. Pur se rispettata ed
acclamata dai suoi sostenitori, la situazione diventa imbarazzante e la cantante
decide di lasciare la Francia.
Nonostante la fuga dalla Francia, la “febbre Malibran” dilaga in tutta Europa,
specialmente in Italia, dove debutta nei ruoli belliniani (Sonnambula, Norma e
Capuleti) e ottiene un enorme successo alla Scala in Maria Stuarda di
Donizetti.
Tanti sono gli aneddoti sul suo carattere tempestoso, come il rifiuto di esibirsi
al san Carlo di Napoli dove vigeva il divieto di applaudire, ma anche sulla sua
generosità che la porta a salvare con una donazione un teatro a Venezia che
da allora porta il suo nome.
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Ella indossa spesso abiti maschili e si pone alla guida della sua
carrozza.
Si racconta di un viaggio a piedi da Lucca a Milano per sfuggire al colera.
Nel 1836, all’apice della carriera ottiene l’annullamento del matrimonio e sposa
il suo Charles.
Nell’autunno dello stesso anno la sua vita travolgente termina bruscamente:
Maria de Beriot muore, incinta, all’età di appena 28 anni a Manchester per le
conseguenze di un grave incidente di equitazione verificatosi qualche mese
prima a Londra.
Tanti sono i soprannomi con i quali è ricordata: in Spagna, il suo paese di
origine, è la spagnola “Mariquita”, per i francesi la tanto celebrata “Malibran”
nata in Francia, in America è ricordata come la prima star dell’opera
“The Signorina”, dagli italiani come la “Marietta” tanto vicina al popolo, dagli
inglesi come la “Unrivalled Madame Malibran” e dai belgi come la “Mme de
Bériot” sepolta in Belgio dalla sua famiglia.
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PAULINE VIARDOT
Pauline Michelle Ferdinande García, passata alla storia come Pauline
Viardot, nasce a Parigi nel 1821.
Mezzosoprano, pianista e compositrice. anche lei figlia del grande tenore
Manuel García, trascorre l’infanzia in America e alla morte del padre rientra in
Europa dove, assieme alla madre, va a vivere con la sorella Maria a Bruxelles.
Alla morte di questa, quando lei ha solo 15 anni, la madre le comunica che
anche lei dovrà diventare una cantante e quindi intraprende dei solidi studi
musicali di canto, peraltro già iniziati col padre, di composizione e con Liszt e
Meysemberg di pianoforte.
In seguito, oltre alla sua carriera di cantante, si sarebbe prodotta sovente
anche come pianista, spesso a quattro mani con la non meno celebre Clara
Schumann.
Pauline García tiene il suo primo récital canoro all'età di sedici anni e debutta a
Londra sulla scena teatrale, l'anno successivo, nel ruolo di Desdemona
nell'Otello di Rossini, con un successo tale da indurre il critico Louis Viardot ad
ingaggiarla immediatamente per il Théâtre des Italiens a Parigi di cui è
direttore. Su consiglio di George Sand, Pauline lo sposa nonostante lei avesse
18 anni e lui 40 e col suo cognome sarebbe poi passata alla storia.
Meno funambolica, su un piano strettamente vocale, della sorella, comunque
dotata di notevole estensione vocale, le sue doti drammatiche, intellettuali e
musicali le consentono di lasciare una profonda traccia di sé.
Pochi anni le sono sufficienti per imporsi: non dotata di una grande bellezza, la
sua affascinante personalità fa si che si innamorino di lei letterarati quali
Musset, compositori quali Gounod e Berlioz che riadatta per la sua voce l'Orfeo
ed Euridice di Gluck. Gounod per parte sua le dona il ruolo di protagonista
nella sua opera Saffo. Diviene anche grande amica di Meyerbeer per il quale
interpreta il ruolo di Fidès nel Profeta.
Nel 1855 la Viardot acquista, con il sacrificio di una parte consistente della sua
fortuna, la partitura autografa del Don Giovanni di Mozart, del quale suo padre
era stato un formidabile protagonista.
La Viardot diviene anche amica fedele del grande scrittore russo Ivan
Turgenev. Le loro residenze di campagna, a Bougival, separate, ma edificate
sullo stesso terreno, sono state oggi trasformate in musei: sulla vera natura
del loro rapporto appare oggi difficile decifrare se si trattasse di un grande
amore e se fosse invece soltanto reciproca (meritata) ammirazione.
Dopo il suo ritiro dalle scene nel 1863, si stabisce a Baden-Baden
dedicandosi all'insegnamento, riservato ad allieve di sesso femminile
(per qualche tempo anche al Conservatorio di Parigi, dove aveva insegnato
pure il fratello Manuel García figlio) e si esibisce ancora per qualche concerto.
Si dedica alla composizione (tra l'altro di parecchie operette su libretti di
Turgenev, tra cui Cendrillon nel 1903).
Genio musicale e teatrale, la Viardot, scomparsa a quasi novant’anni all'epoca
del grammofono, ha portato con sé, nella tomba, il suono della sua voce che
Saint-Saëns, il quale aveva dedicato a lei il suo capolavoro Samson et Dalila,
volle paragonare al gusto delle arance amare.
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PROGRAMMA DEL 7 MARZO 2009, ore 20.30
Teatrino Parco di San Giovanni, TRIESTE
Eleonora Matijašić , soprano
Tamara Stanese, soprano
Elisabetta Buffulini, pianoforte
FELIX MENDELSSOHN-BARTHOLDY (1809-1847) in occasione del 200° dalla nascita
6 Duetti op.63
Ich wollt, meine Lieb ergösse sich
Abschiedslied der Zugvögel
Gruss
Herbstlied
Volkslied
Maiglöckchen und die Blümelein
Scheidend op.9 n.6
Jerusalem! Die du tötest die Propheten (dal Paulus)
FANNY MENDELSSOHN-HENSEL (1805-1847)
Mignon
Die Mainacht op.9 n.6
Aus meinen Tränen spriessen
CLARA SCHUMANN (1819-1896)
Liebst Du um Schönheit op.12 n.4
Auf einem grünen Hügel
Ich stand in dunklen Träumen op. 13 n.1
Sie liebten sich beide op.13 n.2
Der Mond kommt still gegangen op.13 n.4
MARIA MALIBRAN (1808-1836)
La Voix qui dit: je t'aime
La Prisonnier
PAULINE VIARDOT (1821-1910)
Morirò
Haï luli!
Habanera
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