LA NUOVA CONCEZIONE - La Rivista della Scuola

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LA RIVISTA DELLA SCUOLA
INSERTO SPECIALE
parte dell’orecchio interno che si chiama chiocciola, che è una cavità all’interno dell’osso temporale,
in cui sono disposte a forma di peli cellule acustiche in collegamento col nervo acustico che porta
le stimolazioni ad aree particolari della corteccia
cerebrale raggruppate nella cosiddetta area di Wernike. Si pensa che i peluzzi delle varie rampe della
chiocciola siano sensibili a vibrazioni sonore di
altezza diversa secondo che si vada dalle rampe
basali a quelle terminali della chiocciola. I peluzzi
sono stimolati dal liquido che riempie la cavità
della chiocciola, quando vibra in seguito alle vibrazioni di una membrana detta finestra ovale, che
costituisce un setto divisorio tra l’orecchio interno e l’orecchio esterno. A sua volta la finestra
ovale entra in vibrazione in seguito alle vibrazioni
di una catena di ossicini (staffa-incudine-martello),
che si trova nell’orecchio medio e trasmette le
vibrazioni del timpano che chiude il fondo del
dotto uditivo, appartenente all’orecchio esterno.
Le vibrazioni dell’aria esterna fanno vibrare il timpano, queste vibrazioni vengono amplificate e trasmesse alla finestra ovale, facendo vibrare il liquido o linfa dell’orecchio interno e stimolando le
terminazioni uditive della chiocciola, che trasmettono alla corteccia cerebrale gli stimoli sotto
forma di suoni.
Anche la percezione uditiva deve essere educata in vari modi. Prima di tutto l’orecchio dei bambini deve essere protetto da suoni troppo alti e
violenti, che possono lacerare il timpano o ridurre
la sensibilità dei peli acustici. Perciò i bambini
vanno tenuti lontani dalle zone di inquinamento
acustico, e le scuole, soprattutto quelle dell’Infanzia e quelle Primarie, dovrebbero essere remote
dalle strade con grande traffico, dalle officine, dai
cantieri di lavoro dove sono usati martelli pneumatici e da luoghi dove sono parcheggiate auto
con allarmi acustici. In secondo luogo l’udito dei
bambini va curato fin dai primi tempi dopo la
nascita attraverso la percezione della voce materna e della sue articolazioni linguistiche. A mano a
mano che i bambini crescono e frequentano la
scuola dell’Infanzia e la scuola Primaria devono
essere educati a discriminare la distanza delle fonti
sonore, l’altezza dei suoni e la direzione da cui
provengono. Questo serve come educazione dei
sensi e mette i soggetti in condizione di evitare
pericoli soprattutto nella complessità e nel dinamismo della vita moderna. É bene che le percezioni uditive vengano associate a percezioni visive, in
modo che i bambini siano capaci di distinguere i
suoni anche in rapporto alle speciali forme degli
oggetti da cui provengono.
L’educazione linguistica aggiunge poi un capitolo
a parte all’educazione acustica ed esige capacità
discriminative assai sottili, che devono mettere i
bambini in condizione di discernere i fonemi e le
loro combinazioni nei morfemi e nei sintagmi. Ma
non si può ignorare che l’educazione acustica
trova il suo coronamento nell’educazione al canto
ed alla musica. I bambini amano molto cantare e
sentire cantare ed amano molto la musica. Ma
devono essere tenuti lontano da musiche a volumi
eccessivi, cioè a molti decibel. Infatti queste musiche non sono educative dell’orecchio, ma indeboliscono la sensibilità uditiva. Piuttosto bisogna
curare che i bambini ascoltino canti che siano essi
stessi in grado di riprodurre e per essi l’educazione della percezione acustica diventi anche educazione all’arte e, quindi, educazione del sentimento.
Il canto sereno, sia individuale che collettivo, costitui-
Anno XXX, 1/31 maggio 2009, n.9
LA NUOVA CONCEZIONE
sce uno stimolo controllato delle emozioni ed induce i bambini a vivere le situazioni più significative
della loro vita attraverso suggerimenti emozionali
provenienti da musiche e canti. Non c’è niente di più
adatto per rendere i bambini sereni e pacati, soprattutto quando sono stanchi e agitati, che farli cantare
o farli ascoltare semplici canti e musiche dolci.
Ma la natura ci ha fornito anche di altre capacità sensoriali. Il gusto, ad esempio, è della massima
importanza perché i percettori gustativi sono collocati nella bocca, cioè all’inizio del tubo digerente, e costituiscono un primo controllo, per quanto
approssimativo, di ciò che viene ingerito. In linea
generale, ciò che è disgustoso è anche dannoso
all’organismo. I recettori gustativi, distribuiti sulla
lingua e sulle pareti della bocca, sono in grado di
discernere il dolce, l’amaro, l’acido e il salato. I
cosiddetti sapori, che appaiono così vari e ricchi,
sono combinazioni di questi quattro sapori elementari con sensazioni tattili e sensazioni olfattive. Infatti, immediatamente sopra la bocca, sono
collocate le fosse nasali, ossia una cavità costituita
mi motori, percezioni, aspettative di percezioni e
percezioni passate. Ciascuno di noi può fare un
esperimento molto semplice a conferma di questa
concezione della conoscenza percettiva, che oggi
sostituisce quella vecchia, che considerava il soggetto come passivo recettore di dati sensibili. L’esperienza che tutti possono fare consiste nel notare
come, quando guardiamo qualcosa di sfuggita, noi
cogliamo l’insieme fisionomico della cosa, senza
averne osservato tutti i particolari. Se, mentre
guido, passa davanti alla mia macchina un gatto
con un balzo, io non ho il tempo di osservarne il
muso, le zampe, le orecchie, il corpo, la coda, ma
mentre percepisco una macchina con poco altro,
che passa in un lampo, io ritengo di vedere un
gatto, perché agli elementi che percepisco di fatto,
aggiungo tutti gli altri elementi che ho percepito
altre volte, quando ho visto un gatto.
Similmente noi di sfuggita abbiamo la consapevolezza di vedere un cane, un cavallo, una persona
e tante altre cose. Ogni volta noi integriamo lo
spunto effettivamente colto mediante percezione a
tutto un insieme di altri elementi, che,
uniti in un sistema, costituiscono un
oggetto mai visto prima; allora effettuiamo un’integrazione errata. Uno che non
abbia mai visto una volpe, mentre va in
macchina, si trova ad avere la strada attraversata da una volpe; può accadere che
egli pensi che un cane gli sia passato
davanti, ma forse un cane un po’ strano.
Oppure può accadere che egli rimanga
perplesso, perché non sa integrare subito
gli elementi di percezione con altri elementi appropriati percepiti e organizzati
precedentemente.
Può succedere che uno veda lontano, sulla
strada davanti a sé, qualcosa di cui ha una
percezione approssimativa, che subito egli
integra, pensando che forse è un cane
investito da una macchina; ma poi, accostandosi e ricevendo nuovi spunti percettivi, si accorge che deve correggere l’integrazione precedentemente effettuata, ed
alla fine egli, giunto vicino all’oggetto, si
accorge che è uno straccio.
Esperienze di questo genere possono essere
anche rivelatrici degli studi psicologici del
soggetto che effettua l’integrazione percettiva; infatti, ciascuno integra gli spunti percettivi del momento con un sistema di altre
percezioni, ubbidendo anche a stati emozionali interni: il pessimista integra in
maniera diversa dall’ottimista, l’ansioso in
maniera diversa dalla persona tranquilla e
così via. Questo processo avviene ogni
volta che si percepisce qualcosa.
É noto a tutti che quando leggiamo parole
note, non osserviamo tutte le lettere, ma leggiamo una parola osservando solo la sua
Una fisarmonica portoghese lunghezza e due o tre lettere; il resto viene
aggiunto per integrazione. Questo spiega
foto di Alfredo Cunha
perché è difficile all’autore di uno scritto
Lisbona 1973
correggere le bozze di stampa dello scritto
medesimo; infatti gli errori presenti sulle
bozze sono generalmente alterazioni non
prevedibili di parole note.
da una membrana detta pituitaria, nella quale si
Questo rivela che, ogni volta che percepiamo,
sfiocca il nervo olfattivo, che è distinto dalle vie
noi facciamo intervenire la nostra immaginazione
nervose del gusto. Le terminazioni olfattive sono
col suo patrimonio di ricordi a integrazione delle
le uniche che non sono corticalizzate, quindi gli
percezioni stesse. I prodotti dell’immaginazione
odori sono le uniche sensazioni che non hanno
sono costruzioni di componenti sensoriali e compouna speciale area della corteccia cerebrale destinenti motorie, che si fanno continuamente presenti
nata ad elaborarle.
nei processi percettivi. Questo non avviene soltanto
Anche gli odori servono prima di tutto al conquando si tratta di percezioni visive, ma anche
trollo del cibo. Ma nei mammiferi hanno anche
quando si tratta di altre percezioni. Gli spunti peraltre funzioni e nell’uomo, non bisogna dimenticacettivi tattili, per esempio, richiamano l’integraziore, che il rapporto diretto tra le vie nervose delne con costruzioni immaginative visive. Se nell’ol’olfatto ed i centri dell’emozionalità, come l’ipposcurità tocco una sedia conosciuta, subito immagicampo che è alla base del cervello, fanno si che gli
no tutta la sedia, come se la vedessi, e così per ogni
odori abbiano le più forti evocazioni emozionali.
altro oggetto. Per i ciechi nati l’integrazione rimane
A queste percezioni vanno aggiunte quelle tattitattilo-cinestetica, cioè rimane costituita da sensali, che si realizzano attraverso vari e piccoli organi
zioni tattili e movimenti.
recettori, disposti nella profondità della pelle, e le
L’udito fornisce molti spunti che richiamano
percezioni muscolari, che ci danno il controllo
integrazioni non solo uditive, ma anche visive e
dello stato di tensione dei nostri muscoli. Infine va
tattilo-cinestetiche, anzi perfino olfattive. Ma,
aggiunta la percezione della propria posizione e
come si è detto, nell’oggetto costruito nell’atto
del proprio movimento, che si raggiunge attraverpercettivo non ci sono soltanto elementi percepiti
so due settori dell’organismo interno: il ventriconel passato, ma anche aspettative di qualcosa di
lo ed i canali semicircolari. Degli uni e degli altri si
imminente, di prossimo. Percepire soltanto il segparla in relazione a quella che prima si chiamava
mento di una forma significa anche avere il preeducazione fisica e che oggi più appropriatamente,
sentimento di come questa forma prosegue oltre il
ma meno specificamente, si chiama educazione
segmento percepito. Se vedo l’ultima vettura di un
motoria.
treno, mi aspetto di vedere davanti ad essa altre
vetture ed il resto del treno; se dalla spiaggia vedo
emergere dall’acqua delle teste e delle mani, mi
aspetto che in continuità con esse ci siano dei
corpi di bagnanti. Tutto questo è il risultato di un
processo che non avvertiamo più perché siamo
abituati ad esso. Ma dobbiamo tenere presente che
questo processo suppone un lungo lavoro che è
stato compiuto nella prima e nella seconda infanzia.
Perciò i bambini sono sempre impegnati a costruire
schemi immaginativi integrativi delle percezioni.
’essere umano non si limita a percepiEcco perché hanno bisogno sempre di osservare,
re. Il processo percettivo, come si è
toccare, manipolare, far risuonare, accostare alle
visto nel precedente scritto e come
labbra tutto ciò che incontrano. Ecco perché bisooggi è confermato da tutti gli studi
gna favorire questo loro lavoro organizzativo, che li
della psicologia cognitivistica, è un processo attivo
deve mettere in condizione di facilitare le loro perche costruisce gli oggetti, facendo confluire sche-
4. - Dall’apprendimento
percettivo allo sviluppo
dell’immaginazione
L
cezioni quando saranno grandi. Sia la scuola dell’Infanzia che la scuola Primaria devono favorire
l’educazione percettiva proprio facilitando questa
integrazione degli spunti percettivi con schemi
immaginativi costruiti e tenuti a disposizione.
Ma gli schemi immaginativi, una volta costruiti,
rimangono a disposizione dei bambini e degli
adulti anche quando non vengono richiamati da
spunti percettivi.
Essi possono essere richiamati da parole,
soprattutto da nomi, verbi e aggettivi. Ma anche
senza questi richiami sono continuamente a disposizione del soggetto il quale può costruire e vivere
immaginativamente situazioni già vissute o anche
situazioni non vissute mai. Questo si dice fantasticare. Giovan Battista Vico diede grande importanza all’attività del fantasticare e la ritenne fondamentale nei processi cognitivi. Questa sua convinzione, che nasceva dall’introspezione e dall’esperienza che ebbe con i suoi numerosi figli, è stata
confermata nei tempi recenti da tutte le correnti
della scienza psicologica e lo è oggi soprattutto dai
cognitivisti. Quindi rimane inammissibile la pretesa dei comportamentismi di ignorare l’immaginazione e l’immagine mentale in sede di psicologia
sperimentale. (La problematica riguardante le
immagini mentali è stata illustrata in maniera
abbastanza completa da Michel Denis in “Les
images mentales” Presses Universitaires de France).
J. Piaget affrontò l’argomento con grande maestria e con la collaborazione di Bärbel Inhelder,
dando i risultati della sua ricerca in un volume di
grande rilievo: “L’image mentale chez l’enfant”.
Un aspetto saliente della sua ricerca è costituito
dalla distinzione tra immagini di riproduzione ed
immagini anticipatrici. Per immagini di riproduzione egli intendeva quelle che consistono nel
riprodurre semplicemente oggetti percepiti (immagini statiche) o movimenti di oggetti (immagini
cinetiche) o di trasformazioni di essi. Anche le
immagini anticipatrici erano da lui ripartite in statiche, cinetiche e di trasformazione. Egli notò,
attraverso accurate indagini, che i bambini più piccoli hanno inizialmente solo immagini riproduttrici statiche (3 -7 anni), poi immagini cinetiche e
immagini di trasformazione. Verso sette-otto anni
cominciano a comparire immagini anticipatrici,
che raggiungono la loro maggiore complessità
verso gli undici anni con le immagini cinetiche e
quelle di trasformazione. Quindi Piaget vedeva
uno sviluppo dell’immaginazione dalle forme
semplicemente riproduttrici alle forme anticipatrici. L’evoluzione sta nel fatto che la semplice riproduzione di immagini già costruite attraverso la
percezione, mentre aiuta il bambino ad integrare le
percezioni che riceve e ad orientarsi nel mondo
che lo circonda, non lo aiuta a prevedere situazioni
diverse, né gli dà la possibilità di ragionare e organizzarsi in funzione di qualcosa di nuovo e di
diverso. Anche qui è di grandissima importanza
l’educazione della fantasia o dell’immaginazione,
a cui spetta il compito di favorire il passaggio
dalla semplice riproduzione all’anticipazione, che
prepara il ragionamento sull’immagine. Il bambino che vede una penna, per esempio, e ricorda la
scatoletta portapenne, utilizza semplicemente l’immaginazione riproduttrice.
Ma se domandiamo ad un bambino come apparirà un oggetto se lo capovolgiamo e quale forma
si avrà dall’unione di due oggetti che lui conosce,
lo sollecitiamo ad anticipare forme che non ha percepite. Questa anticipazione è un mezzo potente
nella vita mentale e mette l’uomo nella condizione
di prevedere in tempi molto brevi ciò che sta per
accadere anche nell’immediato futuro. Se vedo
vacillare un vaso, anticipo subito la sua caduta e il
danno che posso averne, perciò istintivamente
provvedo. Chi guida una vettura, deve continuamente anticipare le manovre anche irregolari, che
possono essere compiute da altre vetture che precedono o da pedoni che sono sul marciapiedi. Gli
sport sono il mezzo più adatto per educare l’immaginazione anticipatrice: il calciatore deve anticipare le mosse dell’avversario, il portiere deve anticipare la traiettoria di un tiro in porta, il tennista
deve anticipare i colpi di racchetta dell’avversario
e così via. A tavolino i giocatori di dama e quello
di scacchi devono anticipare non solo la probabile
mossa che l’avversario farà subito dopo la propria,
ma l’anticipazione deve andare avanti per molte
mosse ed a vincere è sempre quello che ha saputo
anticipare il più gran numero di sequenze di mosse
che l’avversario può fare in seguito a ciascuna
delle sue probabili mosse.
Questo lavoro di anticipazione deve impegnare
non solo i più piccoli, ma anche quelli più grandi,
anche gli studenti dell’ex scuola media inferiore e
delle secondarie superiori, anche lo studente universitario, anche lo scienziato e l’uomo comune nella
sua giornata di lavoro. Insomma l’anticipazione
immaginativa deve impegnare l’essere umano
lungo tutta la sua vita e in tutte le sue attività.
Ma l’immagine è anche portatrice di emozioni
e, quando si diceva che il bambino è tutto fantasia
e sentimento, si diceva qualcosa di valido in quanto si menzionava questo stretto rapporto tra l’immagine e l’emozione, che finisce per plasmare e
costituire la stessa personalità del soggetto, conferendogli particolari caratteristiche destinate a