14 14 LA RIVISTA DELLA SCUOLA INSERTO SPECIALE parte dell’orecchio interno che si chiama chiocciola, che è una cavità all’interno dell’osso temporale, in cui sono disposte a forma di peli cellule acustiche in collegamento col nervo acustico che porta le stimolazioni ad aree particolari della corteccia cerebrale raggruppate nella cosiddetta area di Wernike. Si pensa che i peluzzi delle varie rampe della chiocciola siano sensibili a vibrazioni sonore di altezza diversa secondo che si vada dalle rampe basali a quelle terminali della chiocciola. I peluzzi sono stimolati dal liquido che riempie la cavità della chiocciola, quando vibra in seguito alle vibrazioni di una membrana detta finestra ovale, che costituisce un setto divisorio tra l’orecchio interno e l’orecchio esterno. A sua volta la finestra ovale entra in vibrazione in seguito alle vibrazioni di una catena di ossicini (staffa-incudine-martello), che si trova nell’orecchio medio e trasmette le vibrazioni del timpano che chiude il fondo del dotto uditivo, appartenente all’orecchio esterno. Le vibrazioni dell’aria esterna fanno vibrare il timpano, queste vibrazioni vengono amplificate e trasmesse alla finestra ovale, facendo vibrare il liquido o linfa dell’orecchio interno e stimolando le terminazioni uditive della chiocciola, che trasmettono alla corteccia cerebrale gli stimoli sotto forma di suoni. Anche la percezione uditiva deve essere educata in vari modi. Prima di tutto l’orecchio dei bambini deve essere protetto da suoni troppo alti e violenti, che possono lacerare il timpano o ridurre la sensibilità dei peli acustici. Perciò i bambini vanno tenuti lontani dalle zone di inquinamento acustico, e le scuole, soprattutto quelle dell’Infanzia e quelle Primarie, dovrebbero essere remote dalle strade con grande traffico, dalle officine, dai cantieri di lavoro dove sono usati martelli pneumatici e da luoghi dove sono parcheggiate auto con allarmi acustici. In secondo luogo l’udito dei bambini va curato fin dai primi tempi dopo la nascita attraverso la percezione della voce materna e della sue articolazioni linguistiche. A mano a mano che i bambini crescono e frequentano la scuola dell’Infanzia e la scuola Primaria devono essere educati a discriminare la distanza delle fonti sonore, l’altezza dei suoni e la direzione da cui provengono. Questo serve come educazione dei sensi e mette i soggetti in condizione di evitare pericoli soprattutto nella complessità e nel dinamismo della vita moderna. É bene che le percezioni uditive vengano associate a percezioni visive, in modo che i bambini siano capaci di distinguere i suoni anche in rapporto alle speciali forme degli oggetti da cui provengono. L’educazione linguistica aggiunge poi un capitolo a parte all’educazione acustica ed esige capacità discriminative assai sottili, che devono mettere i bambini in condizione di discernere i fonemi e le loro combinazioni nei morfemi e nei sintagmi. Ma non si può ignorare che l’educazione acustica trova il suo coronamento nell’educazione al canto ed alla musica. I bambini amano molto cantare e sentire cantare ed amano molto la musica. Ma devono essere tenuti lontano da musiche a volumi eccessivi, cioè a molti decibel. Infatti queste musiche non sono educative dell’orecchio, ma indeboliscono la sensibilità uditiva. Piuttosto bisogna curare che i bambini ascoltino canti che siano essi stessi in grado di riprodurre e per essi l’educazione della percezione acustica diventi anche educazione all’arte e, quindi, educazione del sentimento. Il canto sereno, sia individuale che collettivo, costitui- Anno XXX, 1/31 maggio 2009, n.9 LA NUOVA CONCEZIONE sce uno stimolo controllato delle emozioni ed induce i bambini a vivere le situazioni più significative della loro vita attraverso suggerimenti emozionali provenienti da musiche e canti. Non c’è niente di più adatto per rendere i bambini sereni e pacati, soprattutto quando sono stanchi e agitati, che farli cantare o farli ascoltare semplici canti e musiche dolci. Ma la natura ci ha fornito anche di altre capacità sensoriali. Il gusto, ad esempio, è della massima importanza perché i percettori gustativi sono collocati nella bocca, cioè all’inizio del tubo digerente, e costituiscono un primo controllo, per quanto approssimativo, di ciò che viene ingerito. In linea generale, ciò che è disgustoso è anche dannoso all’organismo. I recettori gustativi, distribuiti sulla lingua e sulle pareti della bocca, sono in grado di discernere il dolce, l’amaro, l’acido e il salato. I cosiddetti sapori, che appaiono così vari e ricchi, sono combinazioni di questi quattro sapori elementari con sensazioni tattili e sensazioni olfattive. Infatti, immediatamente sopra la bocca, sono collocate le fosse nasali, ossia una cavità costituita mi motori, percezioni, aspettative di percezioni e percezioni passate. Ciascuno di noi può fare un esperimento molto semplice a conferma di questa concezione della conoscenza percettiva, che oggi sostituisce quella vecchia, che considerava il soggetto come passivo recettore di dati sensibili. L’esperienza che tutti possono fare consiste nel notare come, quando guardiamo qualcosa di sfuggita, noi cogliamo l’insieme fisionomico della cosa, senza averne osservato tutti i particolari. Se, mentre guido, passa davanti alla mia macchina un gatto con un balzo, io non ho il tempo di osservarne il muso, le zampe, le orecchie, il corpo, la coda, ma mentre percepisco una macchina con poco altro, che passa in un lampo, io ritengo di vedere un gatto, perché agli elementi che percepisco di fatto, aggiungo tutti gli altri elementi che ho percepito altre volte, quando ho visto un gatto. Similmente noi di sfuggita abbiamo la consapevolezza di vedere un cane, un cavallo, una persona e tante altre cose. Ogni volta noi integriamo lo spunto effettivamente colto mediante percezione a tutto un insieme di altri elementi, che, uniti in un sistema, costituiscono un oggetto mai visto prima; allora effettuiamo un’integrazione errata. Uno che non abbia mai visto una volpe, mentre va in macchina, si trova ad avere la strada attraversata da una volpe; può accadere che egli pensi che un cane gli sia passato davanti, ma forse un cane un po’ strano. Oppure può accadere che egli rimanga perplesso, perché non sa integrare subito gli elementi di percezione con altri elementi appropriati percepiti e organizzati precedentemente. Può succedere che uno veda lontano, sulla strada davanti a sé, qualcosa di cui ha una percezione approssimativa, che subito egli integra, pensando che forse è un cane investito da una macchina; ma poi, accostandosi e ricevendo nuovi spunti percettivi, si accorge che deve correggere l’integrazione precedentemente effettuata, ed alla fine egli, giunto vicino all’oggetto, si accorge che è uno straccio. Esperienze di questo genere possono essere anche rivelatrici degli studi psicologici del soggetto che effettua l’integrazione percettiva; infatti, ciascuno integra gli spunti percettivi del momento con un sistema di altre percezioni, ubbidendo anche a stati emozionali interni: il pessimista integra in maniera diversa dall’ottimista, l’ansioso in maniera diversa dalla persona tranquilla e così via. Questo processo avviene ogni volta che si percepisce qualcosa. É noto a tutti che quando leggiamo parole note, non osserviamo tutte le lettere, ma leggiamo una parola osservando solo la sua Una fisarmonica portoghese lunghezza e due o tre lettere; il resto viene aggiunto per integrazione. Questo spiega foto di Alfredo Cunha perché è difficile all’autore di uno scritto Lisbona 1973 correggere le bozze di stampa dello scritto medesimo; infatti gli errori presenti sulle bozze sono generalmente alterazioni non prevedibili di parole note. da una membrana detta pituitaria, nella quale si Questo rivela che, ogni volta che percepiamo, sfiocca il nervo olfattivo, che è distinto dalle vie noi facciamo intervenire la nostra immaginazione nervose del gusto. Le terminazioni olfattive sono col suo patrimonio di ricordi a integrazione delle le uniche che non sono corticalizzate, quindi gli percezioni stesse. I prodotti dell’immaginazione odori sono le uniche sensazioni che non hanno sono costruzioni di componenti sensoriali e compouna speciale area della corteccia cerebrale destinenti motorie, che si fanno continuamente presenti nata ad elaborarle. nei processi percettivi. Questo non avviene soltanto Anche gli odori servono prima di tutto al conquando si tratta di percezioni visive, ma anche trollo del cibo. Ma nei mammiferi hanno anche quando si tratta di altre percezioni. Gli spunti peraltre funzioni e nell’uomo, non bisogna dimenticacettivi tattili, per esempio, richiamano l’integraziore, che il rapporto diretto tra le vie nervose delne con costruzioni immaginative visive. Se nell’ol’olfatto ed i centri dell’emozionalità, come l’ipposcurità tocco una sedia conosciuta, subito immagicampo che è alla base del cervello, fanno si che gli no tutta la sedia, come se la vedessi, e così per ogni odori abbiano le più forti evocazioni emozionali. altro oggetto. Per i ciechi nati l’integrazione rimane A queste percezioni vanno aggiunte quelle tattitattilo-cinestetica, cioè rimane costituita da sensali, che si realizzano attraverso vari e piccoli organi zioni tattili e movimenti. recettori, disposti nella profondità della pelle, e le L’udito fornisce molti spunti che richiamano percezioni muscolari, che ci danno il controllo integrazioni non solo uditive, ma anche visive e dello stato di tensione dei nostri muscoli. Infine va tattilo-cinestetiche, anzi perfino olfattive. Ma, aggiunta la percezione della propria posizione e come si è detto, nell’oggetto costruito nell’atto del proprio movimento, che si raggiunge attraverpercettivo non ci sono soltanto elementi percepiti so due settori dell’organismo interno: il ventriconel passato, ma anche aspettative di qualcosa di lo ed i canali semicircolari. Degli uni e degli altri si imminente, di prossimo. Percepire soltanto il segparla in relazione a quella che prima si chiamava mento di una forma significa anche avere il preeducazione fisica e che oggi più appropriatamente, sentimento di come questa forma prosegue oltre il ma meno specificamente, si chiama educazione segmento percepito. Se vedo l’ultima vettura di un motoria. treno, mi aspetto di vedere davanti ad essa altre vetture ed il resto del treno; se dalla spiaggia vedo emergere dall’acqua delle teste e delle mani, mi aspetto che in continuità con esse ci siano dei corpi di bagnanti. Tutto questo è il risultato di un processo che non avvertiamo più perché siamo abituati ad esso. Ma dobbiamo tenere presente che questo processo suppone un lungo lavoro che è stato compiuto nella prima e nella seconda infanzia. Perciò i bambini sono sempre impegnati a costruire schemi immaginativi integrativi delle percezioni. ’essere umano non si limita a percepiEcco perché hanno bisogno sempre di osservare, re. Il processo percettivo, come si è toccare, manipolare, far risuonare, accostare alle visto nel precedente scritto e come labbra tutto ciò che incontrano. Ecco perché bisooggi è confermato da tutti gli studi gna favorire questo loro lavoro organizzativo, che li della psicologia cognitivistica, è un processo attivo deve mettere in condizione di facilitare le loro perche costruisce gli oggetti, facendo confluire sche- 4. - Dall’apprendimento percettivo allo sviluppo dell’immaginazione L cezioni quando saranno grandi. Sia la scuola dell’Infanzia che la scuola Primaria devono favorire l’educazione percettiva proprio facilitando questa integrazione degli spunti percettivi con schemi immaginativi costruiti e tenuti a disposizione. Ma gli schemi immaginativi, una volta costruiti, rimangono a disposizione dei bambini e degli adulti anche quando non vengono richiamati da spunti percettivi. Essi possono essere richiamati da parole, soprattutto da nomi, verbi e aggettivi. Ma anche senza questi richiami sono continuamente a disposizione del soggetto il quale può costruire e vivere immaginativamente situazioni già vissute o anche situazioni non vissute mai. Questo si dice fantasticare. Giovan Battista Vico diede grande importanza all’attività del fantasticare e la ritenne fondamentale nei processi cognitivi. Questa sua convinzione, che nasceva dall’introspezione e dall’esperienza che ebbe con i suoi numerosi figli, è stata confermata nei tempi recenti da tutte le correnti della scienza psicologica e lo è oggi soprattutto dai cognitivisti. Quindi rimane inammissibile la pretesa dei comportamentismi di ignorare l’immaginazione e l’immagine mentale in sede di psicologia sperimentale. (La problematica riguardante le immagini mentali è stata illustrata in maniera abbastanza completa da Michel Denis in “Les images mentales” Presses Universitaires de France). J. Piaget affrontò l’argomento con grande maestria e con la collaborazione di Bärbel Inhelder, dando i risultati della sua ricerca in un volume di grande rilievo: “L’image mentale chez l’enfant”. Un aspetto saliente della sua ricerca è costituito dalla distinzione tra immagini di riproduzione ed immagini anticipatrici. Per immagini di riproduzione egli intendeva quelle che consistono nel riprodurre semplicemente oggetti percepiti (immagini statiche) o movimenti di oggetti (immagini cinetiche) o di trasformazioni di essi. Anche le immagini anticipatrici erano da lui ripartite in statiche, cinetiche e di trasformazione. Egli notò, attraverso accurate indagini, che i bambini più piccoli hanno inizialmente solo immagini riproduttrici statiche (3 -7 anni), poi immagini cinetiche e immagini di trasformazione. Verso sette-otto anni cominciano a comparire immagini anticipatrici, che raggiungono la loro maggiore complessità verso gli undici anni con le immagini cinetiche e quelle di trasformazione. Quindi Piaget vedeva uno sviluppo dell’immaginazione dalle forme semplicemente riproduttrici alle forme anticipatrici. L’evoluzione sta nel fatto che la semplice riproduzione di immagini già costruite attraverso la percezione, mentre aiuta il bambino ad integrare le percezioni che riceve e ad orientarsi nel mondo che lo circonda, non lo aiuta a prevedere situazioni diverse, né gli dà la possibilità di ragionare e organizzarsi in funzione di qualcosa di nuovo e di diverso. Anche qui è di grandissima importanza l’educazione della fantasia o dell’immaginazione, a cui spetta il compito di favorire il passaggio dalla semplice riproduzione all’anticipazione, che prepara il ragionamento sull’immagine. Il bambino che vede una penna, per esempio, e ricorda la scatoletta portapenne, utilizza semplicemente l’immaginazione riproduttrice. Ma se domandiamo ad un bambino come apparirà un oggetto se lo capovolgiamo e quale forma si avrà dall’unione di due oggetti che lui conosce, lo sollecitiamo ad anticipare forme che non ha percepite. Questa anticipazione è un mezzo potente nella vita mentale e mette l’uomo nella condizione di prevedere in tempi molto brevi ciò che sta per accadere anche nell’immediato futuro. Se vedo vacillare un vaso, anticipo subito la sua caduta e il danno che posso averne, perciò istintivamente provvedo. Chi guida una vettura, deve continuamente anticipare le manovre anche irregolari, che possono essere compiute da altre vetture che precedono o da pedoni che sono sul marciapiedi. Gli sport sono il mezzo più adatto per educare l’immaginazione anticipatrice: il calciatore deve anticipare le mosse dell’avversario, il portiere deve anticipare la traiettoria di un tiro in porta, il tennista deve anticipare i colpi di racchetta dell’avversario e così via. A tavolino i giocatori di dama e quello di scacchi devono anticipare non solo la probabile mossa che l’avversario farà subito dopo la propria, ma l’anticipazione deve andare avanti per molte mosse ed a vincere è sempre quello che ha saputo anticipare il più gran numero di sequenze di mosse che l’avversario può fare in seguito a ciascuna delle sue probabili mosse. Questo lavoro di anticipazione deve impegnare non solo i più piccoli, ma anche quelli più grandi, anche gli studenti dell’ex scuola media inferiore e delle secondarie superiori, anche lo studente universitario, anche lo scienziato e l’uomo comune nella sua giornata di lavoro. Insomma l’anticipazione immaginativa deve impegnare l’essere umano lungo tutta la sua vita e in tutte le sue attività. Ma l’immagine è anche portatrice di emozioni e, quando si diceva che il bambino è tutto fantasia e sentimento, si diceva qualcosa di valido in quanto si menzionava questo stretto rapporto tra l’immagine e l’emozione, che finisce per plasmare e costituire la stessa personalità del soggetto, conferendogli particolari caratteristiche destinate a