OTOGIZŌSHI 御伽草子 IL GENERE • • • Racconti popolari che rielaborano, spesso in chiave umoristica, temi e motivi Della precedente tradizione orale, in particolare quella confluita nei setsuwa (che includeva anche mitologia e folklore) Del Buddhismo Della tradizione letteraria precedente (soprattutto i monogatari, inclusi quelli guerreschi) Ad es., influenza dei mamako mono in Hachikazuki e dello Heike Monogatari in Onzōshi shimawatari Genere nato in tardo periodo Kamakura e diffuso in periodo Muromachi Passaggio dai monogatari alla narrativa Tokugawa Repertorio di circa 400 racconti AUTORI • • • • Anonimi Probabilmente, per lo scarso prestigio del genere E, comunque, i testi che ci sono giunti attraversarono varie rielaborazioni, quindi anche conoscendo nomi sarebbe difficile attribuire loro una forma originaria/canonica dei testi Includevano, si ritiene, intellettuali di vario genere: Monaci Bushi Nobili decaduti Membri dei nuovi strati di cittadini (soprattutto verso la fine del periodo Muromachi) ORIGINI E DIFFUSIONE Nati in due modi: • Da principio oralmente e messi per iscritto a posteriori • Messi per iscritto da subito dai loro autori Come avvenne la diffusione orale? Attraverso l’opera di cantastorie • Biwa hōshi, Etoki hōshi, Kumano bikuni… Secondo Barbara Ruch, la loro opera favorì la prima costituzione in nuce di una “letteratura nazionale” (ulteriore sviluppo in questo senso: narrativa Tokugawa) Come avvenne la diffusione scritta? Fatti circolare in varie forme nei diversi periodi: come • Emaki • Naraehon • Libri stampati e illustrati: ulteriore passo nella popolarizzazione attraverso la commercializzazione e maggiore enfasi al testo scritto rispetto alle immagini ORIGINE DEL NOME OTOGIZŌSHI • Il termine Otogizōshi è moderno, ed è stato applicato al genere a posteriori Il nome sottolinea la loro origine come storie raccontate per “tenere compagnia” (otogi, da togi suru) Rapporto con la figura dello otogishū, diffusasi dal tardo periodo Muromachi, intrattenitore professionista che intratteneva i bushi in occasione di pause fra battaglie e assedi (e che divenne poi precettore dei figli dei daimyō) La prima selezione di opere del genere sotto questo titolo: 23 racconti di Otogibunko (da successivi librai rinominati Otogizōshi), pubblicati nel 1731 dal libraio di Osaka Shibukawa Sekemon LINGUA E STILE Scritti principalmente in kana, intervallati da pochi kanji Stile semplice, di facile accesso a lettori di tutte le estrazioni sociali Però, frequenti riferimenti letterari non sempre di facile comprensione Ad es., poesie, inserite nel testo in vari modi: pronunciate da un personaggio, o utilizzate dal narratore per esprimere atmosfere e stati d’animo • Per lo più non inserite direttamente poesie antiche, ma riferimenti a poesie antiche in poesie di nuova composizione Conseguenze del rapporto con il mondo dell’oralità: • Frequenti commenti del narratore (sempre in terza persona) • Frequente ripetersi di espressioni convenzionali (es: “yume ka utsuku ka?” “Sogno o realtà?”, o il paragonare la bellezza dei personaggi femminili con famose bellezze cinesi) ALTRE CARATTERISTICHE DEL GENERE Testi di media lunghezza, spesso accompagnati da illustrazioni Struttura tipica: trama lineare, interrotta dal sopraggiungere di un elemento drammatico, poi risolto nel finale (anche se non sempre rigorosa coerenza della trama) Però, non sempre risoluzione del tutto “soddisfacente” se si guarda al testo in un’ottica di lettore di romanzo moderno Spesso, anche se non sempre, morale finale: ad esempio, i protagonisti subiscono conseguenze negative per la loro avidità o invidia Liste su modello del Makura no Sōshi (ma di diverso tono e fine: talvolta didattiche o descrittive, ma pensate soprattutto per creare meraviglia) Talvolta, temi volgari e scurrili (es.: Fukutomizōshi) IL BACKGROUND SOCIALE DEI TESTI I testi riflettono i mutamenti sociali del periodo Muromachi: • Varietà geografica • Varietà di personaggi rappresentati (anche soprannaturali: es.; Dōjōji engi e Shutendōji), che include sia personaggi già tipici della tradizione, sia nuove figure, inclusi Cittadini in ascesa sociale (soprattutto negli shusse monogatari, storie di elevazione sociale, come Monokusa Tarō e Bunshō sōshi) Nuovi tipi di figure femminili, anche riflesso dei cambiamenti nella condizione femminile e nella gestione del matrimonio • Centralità della religione (protagonisti monaci, morale e riferimenti religiosi, presenza di pellegrinaggi… es.: Oyō no ama): solo segno dei tempi, o legame con una originale finalità didattica dei testi? N.B.: i racconti di tema religioso includono zange monogatari (racconti confessionali), chigo monogatari (incentrati sul rapporto fra monaci e giovani accoliti), Honji (storie sulle vite precedenti di divinità Shinto e buddhiste) e engi (storie di templi e santuari) PROBLEMATICHE CRITICHE Genere eterogeneo, prodotto in epoche diverse, in forme diverse e per un pubblico variegato: si può considerare un vero e proprio genere? (nome alternativo da Ichiko Teiji : chūsei shōsetsu) È possibile classificarlo? Proposta di Ichiko Teiji (accantonata però dai critici contemporanei) • Kuge mono (racconti di corte: riprese in forma ridotta testi della letteratura Heian): storie d’amore (a finale tragico), mamako mono, riduzioni di tsukuri monogatari, biografie di poeti famosi e riduzioni di uta monogatari • Shūkyō mono (racconti di stampo religioso): biografie di famosi monaci, storie d’amore fra monaci e giovani novizi • Buke monogatari (racconti di stampo militare): eredi dei gunki monogatari • Shomin mono (racconti sui “popolani”): storie di contadini, artigiani, mercanti, spesso descritti nella loro ascesa sociale • Gaikoku mono (racconti ambientati in paesi stranieri) • Irui mono (testi che hanno come protagonisti esseri diversi dagli uomini): storie di animali, piante, oggetti NŌ 能 LE ORIGINI DEL TEATRO IN GIAPPONE Il teatro giapponese (propriamente detto) prese forma tardi rispetto all’Europa, mentre in precedenza si era data rilevanza più alla poesia e alla narrativa. A partire dal quattordicesimo/quindicesimo secolo (a differenza che in Cina) venne ad affiancarsi a pieno titolo alle altre forme di espressione letteraria Forse, favorito dall’accesso di nuove classi sociali alla produzione di cultura: non popolarizzazione della cultura aristocratica, ma processo contrario Rispetto all’Europa, anche altre differenze • • • Prevalenza di un “teatro totale”: diverse materie dell’espressione (musica, poesia e danza) combinate armonicamente In ogni diversa forma teatrale, però, si ha un diverso equilibrio fra le varie componenti Le varie forme teatrali hanno per lo più seguito traiettorie di sviluppo indipendenti, con scarsi punti di contatto reciproci La trasmissione dell’arte è normalmente ereditaria e segreta: arte concepita come tecnica riservata ai membri di una determinata scuola o famiglia, a essa deputati. Proprio questo sistema di trasmissione ha fatto sì che giungesse fino alla contemporaneità non solo il testo drammatico delle opere, ma anche il “testo spettacolare” (la messa in scena, nelle sue varie componenti) ORIGINI DEL NŌ Periodo Nara: dalla Cina giunsero in Giappone varie forme di spettacolo, tra cui il sangaku, forma di canto e danza, acrobazie e trucchi da prestigiatore Questa incorporò i canti e le danze delle cerimonie shintō, dando vita al sarugaku, che si focalizzava soprattutto sulla parte danzata. Nel tredicesimo secolo, il sarugaku era ormai una forma di intrattenimento popolare di successo Da una compagnia di sarugaku (la scuola Kanze) emerse Zeami Motokiyo (1363-1443 ca.), considerato il padre del (sarugaku no) nō Zeami è stato il primo grande teorico del nō e ha lasciato un’impronta fondamentale sulla sua struttura ed estetica e sul sistema di composizione dei testi ZEAMI • • Entrò alla corte sotto la protezione di Ashikaga Yoshimitsu nel 1374: Qui si creò una vasta cultura: Letteratura giapponese e cinese Buddhismo e del Taoismo A questa cultura “classica” si sommava la sua esperienza pratica in ambito teatrale, sulle materie di espressione e i loro modi di ricezione, guadagnata nella compagnia Kanze Fra i suoi trattati, si ricorda in particolar modo il Fūshikaden (Della trasmissione del fiore dell’interpretazione) CARATTERISTICHE DEL NŌ CODIFICATE DA ZEAMI ELEMENTI DELLA RAPPRESENTAZIONE • • • Ogni nō si caratterizza per la convergenza di tre elementi, nessuno dei quali prevale sull’altro: Linguaggio verbale Normalmente, testi in circa tremila caratteri Testo regolato sulla base di una metrica di 5-7 Ricchezza di riferimenti intertestuali Linguaggio musicale Linguaggio gestuale TIPOLOGIE DI NŌ Categorie basate su tipi di personaggio codificati da Zeami 1. Wakimono (nō di divinità) 2. Shuramono (nō di uomini) 3. Kazuramono (nō di donne) 4. Yobanmemono (nō che non rientrano nelle categorie precedenti, ad esempio incentrarti sul tema della separazione dalla persona amata, i nō a soggetto cinese, ecc…) 5. Kirinō (nō con protagonisti esseri alieni) Mugen nō VS genzai nō FIGURE SULLA SCENA • • Ogni nō presenta uno schema tipo, basato su due figure principali di attori: Shite 仕 手 (attore principale): “colui che fa”. Divinità, uomo, donna, fantasma, il cui vissuto viene proposto sulla scena Waki 脇 (attore secondario): “compagno”, “spalla”. Spesso un monaco buddhista, crea per lo shite l’occasione per l’azione A questi, si aggiungono il coro (ji), l’orchestra (hayashi), composta da un flauto (fue) e tre tamburi, e talvolta attori di supporto (shitezure e wakizure) STRUTTURA DELLA RAPPRESENTAZIONE 1. 2. 3. 4. 5. L’azione in scena si suddivide in due sezioni principali, note come mae ba 前場 e nochi ba 後 場, all’interno delle quali si ripetono cinque dan 段 (a loro volta suddivisi in shōdan 小段, minisequenze verbali/musicali/gestuali): Il waki entra in scena (o, nel nochi ba, attende) Lo shite entra in scena Waki e shite dialogano Shite no shigoto 仕手の仕事: scena in cui l’azione è affidata al solo shite, sotto forma di racconto (monogatari) o, spesso nel nochi ba, danza (mai) Lo shite si ritira (nakairi) Esempi di trama: Izutsu: viaggiatore incontra la figlia di Ki no Aritsune (il cui amore per Ariwara No Narihira è cantato nello Ise Monogatari) Nonomiya: dama Rokujō, dal Genji Monogatari FORTUNA DEL GENERE NEL SUCCESSIVO PERIODO TOKUGAWA • • • • Grande popolarità, dimostrata, oltre che dalle numerose rappresentazioni: Dalle richieste ai praticanti di nō di lezioni come guide o maestri privati (e in particolar modo quelle agli artisti specializzati nell’insegnamento del suutai, la recitazione dei testi del nō) Popolarità della recitazione degli yōkyoku (con la diffusione di scuole specializzate, le Kyō Kanze goken’ya) Dalle testimonianze incluse nella letteratura di costume (ad es., i chōnin mono di Saikaku) Dall’uso del nō come fonte di ispirazione e riferimento privilegiata in narrativa (in particolare Saikaku), poesia (in particolare Bashō) e teatro (in particolare nei jidaijōruri di Chikamatsu): citazioni dagli yōkyoku e scene di drammi nō utilizzate per la creazione di nuovi testi letterari KYŌGEN 狂言 ORIGINE E STORIA Derivato dal sarugaku Da non confondere con lo aikyōgen, la parte narrativa recitata dal coro fra le due sezioni del nō Nonostante sia indipendente dal nō, però, venne soprattutto in periodo Tokugawa rappresentato in concomitanza con il nō: pensato come momento di svago fra le varie rappresentazioni, o, più legittimamente, di frattura e straniamento Inizialmente, forma molto più libera ed estemporanea di teatro Solo dalla metà del diciassettesimo secolo sarebbero state redatte le prime raccolte di testi scritti (e abbandonata la recitazione solo su canovaccio) e i primi saggi critici (elevato ad “arte”) Spesso, attraverso questo processo, epurazione anche degli elementi più rozzi ed eversivi del Kyōgen primitivo Attualmente, repertorio di circa 260 opere CARATTERISTICHE • • • Genere improntato alla mimesi e rappresentazione del reale, spesso in chiave comica Principale componente: warai (riso) Dialoghi vivaci, linguaggio quotidiano (spesso ricco di giochi di parole), temi popolari Visione terrena e ottimista Da due a quattro personaggi, di cui due principali (shite e ado) Brevità ed estrema semplicità dell’intreccio Schema che si ripete, con qualche variante Entrata in scena e presentazione dei personaggi (nanori) e loro giro attorno al palcoscenico (michiyuri) Azione principale Allontanamento dalla scena, spesso con inseguimento (“Yarumaizo!”) • • • • • • Varie tipologie di spettacolo: Rappresentazione di daimyō vanagloriosi Rappresentazione di servitori (tipicamente di nome Tarō) pigri, beoni e inefficienti Rappresentazione di problemi di coppia (tipicamente, moglie forte e terribile e marito timoroso che tenta di ingannarla senza successo) Rappresentazione del rapporto fra uomini e creature sovrannaturali, su cui cerca di avere la meglio Rappresentazione di asceti, eremiti e monaci inetti, avari e incompetenti Ecc… Spesso, tendenza a ridicolizzare figure di autorità Prevalgono i temi dell’inganno, della sopraffazione, della lotta per la sopravvivenza Esempio di trame tipo: Suehirogari: un servitore viene inviato dal suo padrone a compiere una commissione in città ma viene imbrogliato e deve ricorrere a tutta la sua arte per far tornare di buonumore il padrone Sadokitsune: scommessa di due contadini sull’esistenza di volpi a Sado; uno dei due cerca di imbrogliare l’altro corrompendo il funzionario chiamato a risolvere la contesa; scoperto, viene inseguito Utsubozaru: daimyō che pretende da un ammaestratore di scimmie la pelle della sua scimmia, ma infine viene convinto a desistere (o, in alcune versioni, si trasforma egli stesso in scimmia)