ISTITUTO COMPRENSIVO STATALE “Paolo Ruffini” Plesso Scolastico di Ischia di Castro CLASSE V B Alunni Biagini Gaia Bruschi Leonardo Guglini Selene Iacoviello Aurora Lupi Leonardo Mattucilli Federica Monanni Lorenzo Paba Christian Perazzi Sofia Recchia Maila ERODOTO Erodoto ( in greco antico Herodotos ), nacque ad Alicarnasso in Asia Minore nel 484 a.C. da una famiglia aristocratica, con madre greca e padre asiatico e morì a Thurii( attuale Sibari )nel 430 a.C. E’ stato uno storico greco, famoso perché considerato da Cicerone come il “ padre della storia “. Nella sua opera, egli cerca di individuare le cause che hanno portato alla guerra fra le poleis unite della Grecia e l’impero persiano, ponendosi in una prospettiva storica , utilizzando l’inchiesta e diffidando degli incerti resoconti dei suoi predecessori. A seguito delle guerre persiane e sconvolgimenti all’interno della sua città, Erodoto e la sua famiglia furono costretti ad andare in esilio. Da questo periodo iniziò un lungo pellegrinare che lo portarono in Egitto dove affascinato da quella civiltà , rimase per quattro mesi, ma anche in Fenicia, in Mesopotamia e nel Mar Nero. Questi viaggi gli fornirono materiale importantissimo per la stesura della sua opera ( Le Storie ). Successivamente, nel 447 a.C. si trasferì ad Atene : i rapporti tra Erodoto e la polis greca erano molto stretti e conobbe il poeta tragico Sofocle e divenne amico personale di Pericle, il quale fece costruire il Partenone. Nel 445 a.C. partecipò alle Panatenee ( una sorta di giochi olimpici che si svolgevano ad Atene), durante le quali lesse pubblicamente i brani della sua opera , ricevendone in premio la notevole somma di 10 talenti. Nel 444 a.C. partecipò alla fondazione della colonia panellenica di Thurii ( attuale Sibari ), ottenendone la cittadinanza e vi morì nel 430 a.C. La sua opera intitolata, le Storie, ci è pervenuta in una suddivisione in nove libri, ciascuno intitolato con il nome di una Musa : questa sistemazione è postuma ed appartiene ai filologi alessandrini. La prima parte tratta delle vicende della Lidia, della Persia, dell’Egitto, della Scizia, della Tracia, fino agli inizi delle guerre persiane (494 a.C. ). E’ solo quasi a metà dell’opera che inizia il racconto delle guerre persiane, segnate prima dal tentativo di Dario I d’invadere la Grecia, fallito con la sconfitta di Maratona ( 490 a.C. ). Per capire bene la grande rivoluzione operata da Erodoto, considerato il “ padre della storiografia”, va premesso che il concetto di storia nell’antica Grecia era leggermente diverso da quello moderno, ossia una sequenza cronologica di avvenimenti descritta in modo obiettivo e con metodo scientifico. Nell’antica Grecia , infatti la storia era considerata anzitutto come “ magistra vitae “ e aveva quindi un fine pedagogico e solo secondariamente scientifico. Il fine della narrazione erodotea, come è possibile desumere dai poemi, era quello di raccontare “ gesta degli eroi “, anche se poi tale premessa sarà solo parzialmente mantenuta. L’ottica con la quale Erodoto considera gli avvenimenti, i valori della storia e le azioni umane è analoga e paragonabile a quella dominante nel mondo dell’epica, in cui gli uomini agiscono spinti dal desiderio di gloria nell’intento di lasciare un ricordo di sé. L’opera era destinata ad una lettura pubblica e questa fu certo una delle prime forme di trasmissione del testo : per questa ragione lo stile adottava espressioni formulari di carattere epico e procede secondo una dinamica circolare, sempre cercando di rimanere impersonale e oggettiva nonostante attinga a piene mani dal materiale epico a disposizione e dalla logografia ( termine che indicava la “ scrittura in prosa “, i cui autori raccolsero descrizioni di paesi stranieri, leggende locali eroiche ). Erodoto sarà il primo a ricercare un filo logico nella successione degli eventi, che si traduce nel rapporto causa – effetto. La storia non è considerata da Erodoto come una semplice serie di avvenimenti che si susseguono nel tempo, ma come un insieme di fatti collegati fra loro da una complessa rete di rapporti logici, ben intelligibile. I principi chiave su cui si fonda la metodologia erodotea sono vista, ascolto e il criterio con il quale si seleziona i dati raccolti da vista e ascolto nel caso in cui essi siano in contraddizione. Erodoto è l’erede di una tradizione di racconti in cui la storia si confondeva con il mito. La sua scelta di narrare avvenimenti non troppo lontani nel tempo gli consente di raccogliere più facilmente informazioni e verificarne l’attendibilità. In questo lavoro di verifica conta molto l’ autopsia , nel significato originale del termine greco, usato da Erodoto, di “ vedere con i propri occhi “ : per questo egli ha molto viaggiato, visitando i siti, raccogliendo oracoli, consultando gli archivi dei templi e le iscrizioni. Erodoto introduce nel suo pensiero anche quella che potremmo chiamare “ la filosofia della storia “. Secondo Erodoto, infatti protagonista della storia è la divinità , che è garante dell’ordine universale ed è quindi una divinità conservatrice . Nell’ attimo stesso in cui l’ordine viene compromesso la divinità interviene, in base a quel principio che l’autore definisce come “ invidia degli dei “. Tale principio filosofico si basa su una concezione arcaica della divinità : nell’antica Grecia, gli dei possedevano caratteristiche umane ed erano gelosi della propria gloria e del proprio potere. Così Creso, re dei Lidi, perde il suo regno proprio quando, al culmine del suo potere, si ritiene il più felice degli uomini e Serse è sconfitto e umiliato per la cieca ed empia arroganza con cui ha intrapreso e condotto la guerra contro la Grecia. Una legge sembra guidare le vicende umane: quando l’uomo nutre ambizioni eccessive e viola il principio della moderazione, i suoi disegni di potenza e di dominio sono resi vani dall’intervento della divinità. Chi troppo s’innalza è punito e trascinato alla rovina.