Tirocinio: un’occasione mancata? Analisi longitudinale dei dati su tirocini e stage del D ipartimento di Comunicazione e Ricerca Sociale (CoRiS) Anni 2010-2015 1 Indice 1. La ricerca p. 3 2. Focus su tirocini, stage e convenzioni p. 4 3. Tirocini, stage e percorsi formativi p. 5 4. I settori di inserimento professionale di tirocinanti e stageur p. 10 5. Tirocinio: un’occasione mancata? p. 14 6. Nota metodologica p. 16 7. Riferimenti bibliografici p. 19 2 1. La ricerca Per il secondo anno consecutivo l’attività di ricerca dell’Osservatorio Unimonitor.com si è focalizzata sull’analisi dell’andamento degli stage e dei tirocini attivati dal Dipartimento di Comunicazione e Ricerca Sociale1, allo scopo di ricostruire una visione d’insieme dei percorsi professionalizzanti attivati per laureati e studenti dal 2010 al primo trimestre del 20152. La ricerca ha consentito di monitorare l’andamento dei percorsi esperiti su base annuale in relazione alle peculiarità dell’offerta formativa, restituendo anche una panoramica delle caratteristiche degli enti ospitanti. Periodo di riferimento Unità di analisi Obiettivi 2010/2015 Tirocinanti/ Stageur Monitorare l’andamento dei percorsi Caratteristiche del tirocinio Convenzioni Ricostruire le caratteristiche degli enti ospitanti e individuare le opportunità offerte a studenti e laureati Nei paragrafi che seguono si riportano i principali risultati cui si è pervenuti nel corso dell’indagine. In particolare, si parte da uno sguardo più ampio sull’andamento generale di tirocini/stage e delle convenzioni nel periodo considerato (Paragrafo 2), per poi analizzare più nel dettaglio caratteristiche e differenze tra tirocini e stage, incrociando i dati con i percorsi formativi di appartenenza (Paragrafo 3), i settori di inserimento dei tirocinanti/stageur e i settori di attività delle aziende coinvolte (Paragrafo 4). Nelle conclusioni (Paragrafo 5), si forniscono alcune possibili considerazioni circa il valore dell’esperienza di tirocinio/stage alla luce dei dati presi in considerazione. A chiusura del lavoro, infine, si allega una nota metodologica (Paragrafo 6), che ricostruisce i passaggi fondamentali del percorso di ricerca, e propone alcuni spunti per superare le criticità incontrate. 1 L’Osservatorio Unimonitor.com ha condotto l’analisi sui dati forniti dall’ufficio AFE-stage del Dipartimento di Comunicazione e Ricerca Sociale (responsabile scientifico Prof.ssa Anna Lucia Natale, responsabile amministrativo Fabiana Gubitosi). Il lavoro di analisi è stato realizzato dalla Dott.ssa Milena Cassella (dottoranda del XXX ciclo del Dottorato “Comunicazione, Ricerca, Innovazione” della Sapienza) e dalla Prof.ssa Cristina Sofia. 2 I dati forniti dall’Ufficio AFE-stage di Dipartimento di comunicazione e ricerca sociale arrivano a coprire il periodo più recente (gennaio-marzo 2015) ma, per esigenze di comparabilità, l’analisi longitudinale ha tenuto conto solo delle informazioni che si riferiscono agli anni solari 2010-2014. 3 2. Focus su tirocini, stage e convenzioni L’analisi dei dati relativi alle pratiche di attivazione riferite al periodo 2010/2015 fa registrare un cospicuo numero di esperienze professionalizzanti svolte da studenti e laureati del Dipartimento di Comunicazione e Ricerca Sociale (CoRiS): 2.023 tirocini e stage3 e 1.228 convenzioni4. L’andamento di tali rapporti nell’arco dei quasi sei anni presi inconsiderazione (Figura 1) rivela che il numero dei tirocini e degli stage e quello delle convenzioni, in contrazione dal 2011, torna a crescere dal 2014. Figura 1: Andamento di tirocini/stage e convenzioni. Anni 2010/2015. In quest’ultimo anno, infatti, rispetto al precedente, le attivazioni guadagnano un consistente incremento (+21%), a fronte del calo degli anni antecedenti (-36% tra il 2011 e il 2012 e -11% tra il 2012 e il 2013). 3 Per tirocinio intendiamo l’esperienza svolta prima del conseguimento del titolo, la quale può essere sia curriculare, ove previsto, che non; per stage intendiamo invece l’esperienza svolta dopo il conseguimento del titolo (post lauream). 4 Per convenzione si intende l’accordo stipulato tra l’Università Sapienza (ente promotore) e il soggetto ospitante. Questa prevede che per ciascun tirocinio venga redatto un progetto formativo, che riporti obiettivi e modalità di svolgimento del tirocinio (inclusi durata e periodo di svolgimento), il settore aziendale nel quale il tirocinante verrà inserito, i riferimenti del tutor universitario e del tutor aziendale. Nel caso degli studenti e dei laureati del Dipartimento di Comunicazione e ricerca sociale, il progetto formativo è sottoposto ad approvazione da parte dell’ufficio AFE-Stage. 4 Dai dati si evince inoltre che, sebbene una stessa convenzione possa dar luogo a più attivazioni di tirocinio o stage e uno stesso studente possa prendere parte a più di un’esperienza professionalizzante (anche due prima del conseguimento del titolo), il rapporto tra studenti e convenzioni è quasi sempre inferiore a 2 (1,6 nell’anno 2014), segno di una mancata consuetudine di rapporto tra Università ed enti ospitanti. Una possibile spiegazione è da ricercarsi nel fatto che sono soprattutto le piccole e medie imprese ad essere sede delle esperienze di tirocinio e stage, le quali non riescono, sia per motivi legati alle dimensioni dell’organico5, sia per la ridotta capacità progettuale, a pianificare un costante inserimento di nuove figure professionali al proprio interno. Tuttavia, come verrà illustrato più avanti, la presenza di un nucleo di aziende che ha attivato nel periodo considerato un numero di tirocini/stage nettamente superiore alla media (più di 10 attivazioni) induce a sperare che in futuro tale tendenza possa andar migliorando. Da segnalare, comunque, che la situazione illustrata è in linea con il dato complessivo Sapienza, che presenta un rapporto studenti/convenzioni pari a 1,7 (cfr. Figura 2). Figura 2: Rapporto studenti/convenzioni – Dato Sapienza. Fonte: Sapienza, Report Soul 2014 3. Tirocini, stage e percorsi formativi Prendendo in considerazione i dati relativi agli anni solari 2010/20146, si può innanzitutto osservare che il numero dei tirocini si mantiene sempre superiore al numero degli stage (cfr. Figura 3). Dal 2012 però si manifesta un’inversione di 5 Un’azienda che ha fino a 5 unità in organico può ospitare un solo tirocinante; il numero sale a 2 se l’azienda ha tra le 6 e le 20 unità, e può arrivare ad una quota pari al 10% dell’organico se il soggetto ospitante ha più di 20 addetti. 6 La scelta è giustificata da esigenze di comparabilità dei dati, che in questo modo risultano riferibili a una stessa unità temporale (anno solare). 5 tendenza: mentre fino al 2011 si registra un aumento degli stage attivati (+10,5%) e una diminuzione del numero dei tirocini (-10,5%), a partire dall’anno in questione e per tutto il periodo successivo si incrementa la quota dei tirocini e si contrae quella degli stage. Figura 3: Andamento di tirocini e stage. Anni 2010/2014. Base dati: 1876. L’inversione di tendenza si può interpretare come effetto dell’applicazione della cosiddetta “Riforma Fornero” (Legge n. 92/2012), che ha modificato la disciplina di attivazione dei tirocini (curriculari e post lauream) imponendo agli enti ospitanti una retribuzione obbligatoria per gli stage, ossia per le esperienze professionalizzanti post lauream. Il contributo, il cui ammontare minimo non può essere inferiore a 300 euro, varia su base regionale7 – è stato attribuito alle Regioni il compito di adattare, a mezzo delibera, i dettami del quadro normativo. Poiché tale retribuzione non è vincolante per i tirocini curriculari, è probabile che gli enti ospitanti abbiano orientato sempre più le proprie scelte verso gli studenti, piuttosto che verso i neolaureati. Le evidenze empiriche rivelano una forbice sempre più ampia tra esperienze professionalizzanti curriculari e non curriculari: nel 2014 il 91,8% delle attivazioni sono tirocini, contro l’8,2% degli stage. La maggioranza delle attivazioni è comunque rappresentata da tirocini (75,6%), e solo una piccola parte è costituita da esperienze post-lauream (24,4%). Ciò vuol dire che i primi contatti con il mondo del lavoro avvengono perlopiù durante il corso di 7 Ogni regione è chiamata a legiferare autonomamente in materia. La retribuzione stabilita dalla Delibera della Giunta Regionale del Lazio del 18 luglio 2013, n. 199, è di 400 euro lordi, a fronte di una partecipazione minima al tirocinio del 70% su base mensile e in misura proporzionale all’effettiva partecipazione al tirocinio se questa è inferiore a tale percentuale. 6 studi, non solo perché la nuova normativa ha posto dei vincoli più stringenti per gli enti ospitanti, ma anche perché nei corsi di studio magistrali del Dipartimento di Comunicazione e ricerca sociale è previsto un tirocinio curriculare che vincola gli studenti allo svolgimento di un’esperienza professionalizzante presso un ente convenzionato, in seguito alla quale possa essere corrisposto un numero prestabilito di CFU (crediti formativi universitari), indispensabili per il conseguimento del titolo. I corsi di studio magistrali, per i quali vige l’obbligo curriculare del tirocinio, fanno registrare nell’insieme la più alta percentuale di attivazioni (72,9% di tirocini e stage), mentre solo il 14,4% delle esperienze riguarda studenti e laureati dei corsi di studio triennali8. Le distanze percentuali più evidenti fra tirocini e stage si registrano all’interno delle classi di laurea triennale L 37 (lauree in Scienze sociali per la cooperazione, lo sviluppo e la pace, con l’89,3% di tirocini e il 10,7% di stage) e tra il gruppo di classi di laurea magistrale e specialistica LM 81/LS 88 (lauree in Scienze per la Cooperazione allo sviluppo, con l’85,5% di tirocini e il 14,5% di stage) (cfr. Figura 4). Figura 4: Distribuzione di tirocini e stage per classi di laurea. Anni 2010/2014. Base dati: 1.209. Missing: 667. Le lauree triennali L 20 (lauree in Scienze della comunicazione) e le lauree magistrali e specialistiche del gruppo LM 88/LS 101 (lauree in Sociologia e ricerca sociale/Teoria della comunicazione) mostrano invece una maggiore uniformità 8 Le esperienze relative a studenti e laureati del vecchio ordinamento sono il 2,2% del totale e sono rappresentate unicamente da stage, soprattutto perché questo corso di studio non prevedeva la possibilità di svolgimento di un’esperienza curriculare. Al contrario, le esperienze relative a Master e Corsi di perfezionamento post-lauream corrispondono solo a tirocini (10,5% del totale). 7 tendenziale tra tirocini e stage: rispettivamente, il 56,7% di tirocini e il 43,3% di stage nel primo caso, il 62,5% di tirocini e il 37,5% di stage nel secondo. Analizzando la distribuzione dei tirocini e degli stage all’interno dei singoli corsi di studio, e ponderando i dati in base al numero degli iscritti, si nota che nell’intero periodo considerato (2010-2014) il maggior numero di tirocini si situa nei due corsi di laurea specialistica di Comunicazione d’impresa (24,9%) e di Scienze della comunicazione sociale e istituzionale (ex 509); mentre il maggior numero di stage (21,6%) si riscontra all’interno del corso di laurea specialistica in Scienze della comunicazione sociale e istituzionale (ex 509) (cfr. Tabella 1 e Tabella 2). Riguardo il Paese di svolgimento dell’esperienza, il 97,7% di tirocini/stage avviene all’interno dei confini nazionali e solo il restante 2,3% si svolge all’estero. Di questi, il 3% riguarda esperienze post lauream e l’1,8% tirocini curriculari. Quest’ultimo dato, se confrontato con quello relativo alle sedi di svolgimento dei tirocini degli studenti dell’Ateneo (1%), mette in evidenza la maggiore propensione alla mobilità estera dei tirocinanti del Dipartimento. I Paesi ospitanti più rappresentati sono Francia, Spagna e Stati Uniti; con lo 0,1% di attivazioni troviamo invece Germania, Svizzera, Belgio, Polonia, ex-Jugoslavia; infine, le uniche esperienze svolte in ambito extra-europeo sono avvenute in Costa Rica e in Kenya. Sia per le attivazioni che riguardano l’Italia che per quelle all’estero, la stragrande maggioranza delle esperienze è costituita, ancora una volta, dai tirocini (cfr. Figura 6); da notare però che il numero di stage che si svolgono all’estero è superiore rispetto al numero di quelli che si svolgono in Italia: dovendo optare per un’esperienza all’estero, gli studenti preferiscono riservarla al periodo successivo al Figura 6: Tirocini e stage svolti in Italia e all’estero. Anni 2010/2014. Base dati: 1.848. Missing: 28. Figura 7: Tirocini e stage svolti in Italia e all’estero distribuiti per classi di laurea. Anni 2010/2014. Base dati: 1.596. Missing: 280. 8 Tabella 1: Tirocini – andamento per corso di laurea. Anni 2010/2014. Dato ponderato sul numero degli iscritti. Fonte: Sapienza, dato aggiornato al 10/07/2015. Tabella 2: Stage – andamento per corso di laurea. Anni 2010/2014. Dato ponderato sul numero degli iscritti. Fonte: Sapienza, dato aggiornato al 10/07/2015 9 conseguimento del titolo, probabilmente sentendosi più svincolati dagli impegni universitari e, presumibilmente, con la connessa aspettativa che lo stage si possa tradurre in una proposta contrattuale da parte dell’ente ospitante. Se guardiamo alla distribuzione per classi di laurea, il maggior numero di esperienze all’estero si registra tra gli studenti e i laureati dei corsi di studio afferenti alla classe di laurea LM 59 (Scienze della comunicazione pubblica, d’impresa e pubblicità, 40%), seguita da LM 19 (Informazione e sistemi editoriali, 20%) e L 20 (Scienze della comunicazione, 20%) (cfr. Figura 7). 4. I settori di inserimento professionale di tirocinanti e stageur La maggior parte delle esperienze di tirocinio e di stage si svolge presso enti ospitanti convenzionati (93,4%), mentre solo una restante parte riguarda esperienze svolte all’interno del Dipartimento o dell’Ateneo (6,6%). Gli enti convenzionati appartengono in maggioranza al settore privato (52%), e sono rappresentati soprattutto da piccole e medie imprese, che operano come attività commerciali e imprese di servizi in genere; una minoranza (32%) appartiene al settore pubblico, rappresentato da enti ministeriali, comuni, regioni, Asl; il restante 16% riguarda invece il settore no profit, a cui afferiscono cooperative, associazioni e Ong. In tutti e tre i settori, la distribuzione delle attivazioni rispecchia il dato generale, mostrando una netta maggioranza di tirocini curriculari rispetto agli stage (cfr. Figura 8). Figura 8: Distribuzione di tirocini e stage per settore pubblico, privato e non profit. Anni 2010/2014. Base dati: 1.848. Missing: 28. 10 Solo il 32% degli enti ospitanti sostiene inoltre le attività di tirocinio e di stage a mezzo rimborsi spese e benefits. Di questi, una piccola parte (15,1%) corrisponde allo studente/stageur un rimborso spese tra i 500 e i 1.000 euro, mentre la maggioranza (58,1%) sostiene il tirocinio/stage con un rimborso spese inferiore ai 500 euro. I restanti casi si distribuiscono tra quanti forniscono facilitazioni in termini di buoni pasto, mensa, trasporti (10,7%), quanti corrispondono un rimborso spese forfettario (8,3%), quanti forniscono altre forme di facilitazione (7,7%), come ad esempio buoni sconto, formule di vitto e alloggio, partecipazione ad eventi, possibilità di utilizzare mezzi e attrezzature dell’ente/azienda (cfr. Figura 9). Figura 9: Tipologia di rimborsi spese e benefits. Anni 2010/2014. Base dati: 456. Missing: 671. I settori di inserimento professionale in cui sono collocati tirocinanti e stageur all’interno degli enti ospitanti sono quelli che rispecchiano più fedelmente le aree tematiche dei percorsi formativi del Dipartimento. Al primo posto si colloca una generica area comunicazione (35,6%), etichetta “ombrello” scelta per includere diverse mansioni inerenti l’ambito comunicativo (gestione di siti web aziendali, ufficio stampa, social media management, ecc.), le quali, pur richiedendo spesso competenze specifiche e specializzazioni di settore, nelle piccole e medie aziende ricadono solitamente tra le attività svolte da un’unica figura professionale. Nelle posizioni successive troviamo l’area ufficio stampa e giornalismo (20%) e marketing, advertising e pubblicità (16,7%); seguono TV/radio/cinema/spettacolo e organizzazione eventi (9%). L’area amministrativa è scarsamente rappresentata (7%), così come l’ambito delle risorse umane/lobbing, advocacy e PR (3%). La corrispondenza tra i settori di inserimento professionale individuati e le classi di laurea caratterizzanti il Dipartimento è abbastanza marcata (cfr. Figura 10). 11 Figura 10: Settori di inserimento di tirocinanti/stageur per classi di laurea. Anni 2010/2014. Base dati: 1.209.Missing: 667. Sebbene per tutte le classi considerate l’ambito di inserimento professionale relativo alla comunicazione sia sempre il più rappresentato, va segnalato che l’area di ufficio stampa e giornalismo è quella in cui, coerentemente, confluiscono soprattutto gli studenti provenienti dalle classi di laurea LM 19 (Informazione e sistemi editoriali) e LS 13 (Editoria, comunicazione multimediale e giornalismo) (40,6%); parimenti, l’area marketing, advertising e pubblicità accoglie principalmente gli studenti delle classi di laurea LM 59 (Scienze della comunicazione pubblica, d’impresa e pubblicità), LM 59/88 (Scienze della comunicazione pubblica, d’impresa e pubblicità/Sociologia e ricerca sociale, corrispondente alla laurea magistrale bi-classe in Comunicazione, valutazione e ricerca sociale per le organizzazioni), LS 59 (Pubblicità e comunicazione d’impresa) e LS 67 (Scienze della Comunicazione sociale e istituzionale). Va però detto che il maggior numero di studenti inseriti nella generica area comunicazione proviene da percorsi di studio triennali di classe L 37 (Scienze Sociali per la cooperazione, lo sviluppo e la pace) e si inserisce prevalentemente nel mondo delle cooperative, delle associazioni e delle ONG (61%), ancora fragili sul piano di un’organica strutturazione e pianificazione della comunicazione interna ed esterna. Prendendo ancora in considerazione gli ambiti di inserimento professionale ma facendo questa volta riferimento ai settori in cui operano gli enti ospitanti, si evidenza una analoga tendenza: i tirocini e gli stage dell’area comunicazione sono i 12 più rappresentati, e riguardano trasversalmente tanto il settore pubblico (45,3%), quanto il privato (30,1%) e il non profit (44,5%) (cfr. Figura 11). Figura 11: Pubblico, privato e non profit e settore di inserimento di tirocinanti/stageur. Anni 2010/2014. Base dati:1391. Missing: 485. Per le altre categorie di inserimento professionale si riscontra invece una differenziazione che rispecchia le peculiarità dei settori di attività degli enti considerati: nel pubblico, subito dopo l’area di comunicazione, vengono assorbiti tirocinanti e stageur nel settore giornalismo e ufficio stampa (25,2%); nelle imprese private, la seconda area attiva nell’impiego di studenti e laureati è quella di marketing, advertising e pubblicità (21,1%); nel non profit il secondo ambito di maggiore impiego di tirocinanti e stageur riguarda l’organizzazione di eventi (20,2%). Tale evidenza si conferma anche considerando i dati relativi al settore di inserimento di tirocinanti/stageur in relazione ai settori di attività degli enti ospitanti (cfr. Figura 12). Si riscontra una preminenza di offerte nell’area giornalismo e ufficio stampa nella pubblica amministrazione (24,1%) e, a seguire, negli enti che si occupano di informatica, telecomunicazioni e ricerca (27,8%); una maggiore richiesta di impiego in attività di marketing, advertising e pubblicità nel gruppo delle aziende, attività commerciali e manifatturiere, alberghi e ristoranti (21,5%) e, successivamente, nelle aziende di trasporti e comunicazioni (23,1%); una forte presenza di tirocini e stage finalizzati all’organizzazione eventi nel gruppo degli enti non profit e Ong (20,3%). Le esperienze che riguardano la produzione radiotelevisiva, il cinema e lo spettacolo, infine, si collocano soprattutto nell’insieme delle 13 aziende e attività commerciali (16,1%), che include anche grandi società come RAI e Sky Italia S.p.a. (0,8%). Figura 12: Settori di inserimento di tirocinanti/stageur e settori di attività degli enti ospitanti. Anni 2010/2014. Base dati: 1.368. Missing: 508. 5. Tirocinio: un’occasione mancata? Analizzate le caratteristiche dei tirocini e le peculiarità degli enti ospitanti, resta da chiedersi se tale esperienza possa o meno essere considerata un valore aggiunto, non solo per chi ne fruisce, ma anche per le aziende che ne sono coinvolte. L’attuale mancanza di dati di opinione, utili a ricostruire il senso attribuito alle esperienze professionalizzanti da parte degli attori coinvolti, fa sì che, al momento, sia possibile fare solo alcune considerazioni generali in merito alla valenza di tali percorsi, alla luce delle evidenze empiriche illustrate e dell’esperienza maturata attraverso la ricerca svolta in tale ambito. Se è vero che, dal dato descrittivo, è possibile rinvenire quale criticità il fatto che si instaurino rapporti 1 a 1 tra aziende e tirocinanti (Cfr. Figura 1), ovvero che il rapporto con l’ente (convenzione) sia quasi sempre finalizzato all’attivazione di un solo tirocinio, va anche detto che spesso le offerte attinenti ai profili degli studenti in comunicazione pubblicate sul portale JobSoul sono ben al di sotto del numero 14 delle richieste. Tale scarsità di offerte induce spesso gli stessi interessati a cercare in via autonoma aziende che possano ospitarli per lo svolgimento dei percorsi professionalizzanti; è questo il motivo per cui si sono accumulati nel corso del tempo una molteplicità di rapporti estemporanei con aziende esterne. Per far fronte a questa criticità si potrebbero adibire gli incontri programmatici riservati alle consultazioni con i professionisti esterni e le aziende, già periodicamente attivati dal Dipartimento, anche ad un più preciso e periodico monitoraggio delle interazioni con gli enti che ospitano gli studenti, allo scopo di individuare quali di essi abbiano offerto opportunità di avvicinamento al mondo del lavoro più coerenti con i percorsi formativi e, con questi ultimi, cercare di consolidare il rapporto di convenzione. A tal proposito, il dato empirico fin qui illustrato potrebbe costituire un utile strumento di supporto per la selezione degli attori più interessanti. Va inoltre segnalato che, nonostante si ravvisi la problematica poc’anzi descritta, è stato comunque possibile individuare nel corso della ricerca un nucleo di aziende con le quali, sulla base del numero dei tirocini attivati (>10) nel periodo di cui si ha disponibilità di dati (2010/2015), il Dipartimento ha potuto avviare una continuità collaborativa. Tra queste, spiccano grandi operatori pubblici e grandi aziende che operano nel campo della comunicazione, così come nel settore dell’editoria (Figura 13). L’evidenza riscontrata, ma anche la coerenza registrata in precedenza tra classi di laurea e settori di inserimento professionale dei tirocinanti (Cfr. Figura 10), consente di desumere che esiste già un discreto livello di rispondenza tra offerta formativa ed esperienze professionalizzanti. Figura 13: Aziende che hanno ospitato più di 10 tirocinanti. Anni 2010-2015 15 Sulla base delle considerazioni sopra riportate, si può dunque affermare che il tirocinio, nonostante le criticità che pure lo caratterizzano, non debba essere considerato una “occasione mancata”, quanto piuttosto un’esperienza che “corre il rischio di diventarlo”. È imprescindibile pertanto agire sia sul piano del potenziamento delle relazioni con il mondo del lavoro che su quello del coinvolgimento degli studenti. Ciò perché in un mondo del lavoro sempre più dinamico, che seleziona i propri candidati non solo sulla base della formazione esperita, ma anche in considerazione di caratteristiche come flessibilità ed esperienza, appare indiscutibile il valore aggiunto offerto da percorsi formativi che includano nel proprio curriculum un percorso professionalizzante. 6. Nota metodologica Dal punto di vista metodologico, il percorso di analisi ha incontrato le ben note difficoltà di adattamento agli scopi della ricerca del dato amministrativo, i cui intenti di collezionamento non corrispondono in toto alla visione di chi invece vi si approccia secondo un preciso disegno di indagine. Nello specifico, i problemi incontrati hanno riguardato l’accorpamento di due differenti database (“Titocinanti/stageur” e “Caratteristiche del tirocinio”), inizialmente creati per registrare in modo distinto i dati degli utenti e quelli inerenti il tirocinio. Tale operazione, eseguita sulla base dell’anagrafica degli studenti, per tutti gli anni a disposizione, ha costituito il primo passo per la costruzione della matrice dati che ha raccolto l’insieme delle informazioni disponibili. Per migliorare la lettura del fenomeno studiato, alla matrice sono state aggiunte alcune nuove variabili. In alcuni casi si è trattato di variabili create ex novo, a partire dalle denominazioni dei corsi di studio (come ad esempio “Classi di laurea”, che accorpa diversi corsi di studio riconducendoli alla classe di appartenenza, o “Tipo di studente”, che distingue tra tirocinanti e stageur). In altri casi le nuove variabili sono state ricavate tramite una post codifica, coerente sul piano semantico con il contenuto delle informazioni registrate. Ci riferiamo alle variabili “Settore di inserimento del tirocinante/stageur” e “Settore di attività dell’azienda”, utili per restituire informazioni sintetiche in merito alla coerenza dei percorsi professionalizzanti. 16 Nel costruire le due tipologie, si è deliberatamente scelto di non fare riferimento a classificazioni già disponibili, come la Classificazione delle professioni Istat (2013) e la Classificazione Ateco delle attività economiche (2007), che non consentivano di rappresentare, se non all’ingrosso, la specificità delle professioni della comunicazione e le variegate caratteristiche delle piccole e medie aziende censite. Piuttosto, per la costruzione della prima delle due variabili (“Settore di inserimento del tirocinante/stageur”), è sembrato più opportuno far riferimento alle precedenti indagini Unimonitor9, riguardanti i percorsi di inserimento occupazionale dei laureati in comunicazione a un anno dal conseguito del titolo, rifacendosi ad uno schema classificatorio implementato negli anni e controllato empiricamente tramite interviste in profondità.10 Attraverso tali indagini annuali è stato possibile pervenire a una classificazione in grado di rinviare puntualmente ad alcuni tipi di professionalità richiesti e strettamente riconducibili all’ambito della comunicazione.11 Il riferimento al lavoro pregresso dell’Osservatorio è stato particolarmente utile per ricondurre le attività effettivamente svolte dai tirocinanti a una categoria professionale di riferimento, soprattutto nei casi in cui tali attività siano state svolte in piccole aziende che non possiedono o non hanno ancora sviluppato al proprio interno uno specifico settore dedicato alla comunicazione. Di seguito il dettaglio della classificazione: 1. Giornalismo 2. Ufficio stampa 3. TV/radio/cinema 4. Spettacolo 5. Marketing 6. Web marketing 7. Vendite 8. Advertising e Pubblicità 9. P.R. 10. Organizzazione eventi 11. Editoria 12. Comunicazione aziendale 13. Comunicazione di corporate 14. Comunicazione di prodotto 15. Comunicazione interna 16. Comunicazione economico-finanziaria 17. Lobbing e advocacy 18. Comunicazione pubblica e istituzionale 19. Comunicazione sociale 20. Social media marketing 21. Web communication 22. Ricerca 23. Università (per i tirocini interni) 24. Formazione 25. Risorse umane (selezione o gestione) 26. Amminstrativa 27. Altro (specificare) ________________________________________________________ 9 Cfr. voce “Rapporti” all’interno del sito www.unimonitor.it. Ai laureati intervistati veniva chiesto di descrivere nel dettaglio le attività effettivamente svolte in ambito lavorativo o durante lo svolgimento dello stage. 11 Cfr. Figura 11. 10 17 Per quanto concerne invece la seconda variabile in questione (“Settore di attività dell’azienda”), si è optato per uno schema classificatorio che scaturisse dalla ragione sociale dell’ente censito: sebbene ne sia risultato un macro-gruppo di aziende di piccole e medie dimensioni, è stata in questo modo riportata fedelmente la variegata realtà dei partner con i quali sono stati realizzati i percorsi professionalizzanti per gli studenti. All’interno di questa categoria occupano un posto di rilievo le piccole aziende che operano a vario titolo nell’ambito della comunicazione, lavorando per progetti finanziati da clienti diversi: è possibile quindi che uno stesso soggetto possa operare sia nell’organizzazione eventi che nella comunicazione in generale; nell’advertising, nelle Pubbliche Relazioni (PR) e nella comunicazione; oppure ancora nella comunicazione e nel social media management. Di conseguenza, ad una tale diversificazione corrisponde una molteplicità di mansioni svolte dai tirocinanti, ai quali di fatto veniva chiesto di svolgere attività differenti, anche se formalmente inseriti in un ambito aziendale specifico12. A conclusione della nota metodologica, ci sembra opportuno sviluppare anche una breve riflessione sulle modalità di registrazione delle informazioni sui tirocini, al fine di superare le problematiche riscontrate nel corso della ricerca. Due sono le proposte più immediate per fronteggiare le difficoltà sopra richiamate. In primo luogo, occorrerebbe potenziare il piano informativo dei dati, facendo in modo che il dato amministrativo venga registrato, già nelle prime fasi di raccolta, secondo gli obiettivi del progetto dell’indagine. In secondo luogo, sarebbe utile lavorare sulla stessa implementazione della matrice dati, integrandola con nuovi indicatori di opinione. A questo scopo, si segnala che è stata avviata dal mese di Aprile 2015 una prima rilevazione effettuata ex post su tirocinanti, stageur e aziende, con lo scopo di raccogliere informazioni dettagliate sull’esperienza vissuta, sulle opinioni maturate e sulle valutazioni espresse in merito ai rapporti intercorsi. Tale indagine valutativa che, allo stato attuale, è da considerarsi ancora in fase pretest degli strumenti di rilevazione potrà offrire, una volta a regime, una ricca base informativa e consentire di integrare i dati già disponibili, superando i limiti di cui si è detto13. Tale intervento costituirà un primo passo per il superamento del livello ancora prettamente descrittivo dell’analisi e avviare un percorso d’indagine più raffinato 12 13 Cfr. Figura 12. La ricerca sarà condotta dall’Osservatorio Unimonitor in collaborazione con l’Ufficio AFE-Stage. 18 che possa condurre a interpretazioni di più ampio respiro in merito alle esperienze di tirocinio. Tutto ciò con lo scopo sia di monitorare periodicamente l’andamento delle esperienze professionalizzanti, che di avere a disposizione una base dati più analitica che possa orientare future iniziative di miglioramento e/o implementazione delle opportunità di avvicinamento al mondo del lavoro. 7. Riferimenti Bibliografici Giunta Regionale del Lazio, Delibera 18 luglio 2013, n. 199, Attuazione dell'Accordo adottato dalla Conferenza permanente per i rapporti fra lo Stato, le Regioni e le Province autonome di Trento e Bolzano del 24 gennaio 2013, in applicazione dell'art. 1, co. 34, legge 28 giugno 2012, n. 92 in ordine alla regolamentazione dei tirocini. Revoca DGR n. 151 del 13 marzo 2009 http://www.portalavoro.regione.lazio.it/binary/prtl_tag_assessoratolavoro/tbl_att_ amm/DGR199_18.07.2013_disciplina.tirocini.pdf Istat, 2008, Classificazione delle attività economiche Ateco 2007, www.istat.it Istat, 2013, Classificazione delle Professioni CP2011, www.istat.it Legge 28 giugno 2012, n. 92, Disposizioni in materia di riforma del mercato del lavoro in una prospettiva di crescita http://www.gazzettaufficiale.it/eli/id/2012/07/03/012G0115/sg SOUL – Sistema Orientamento Università Lavoro, 2014, Report 2014, Sapienza Università di Roma http://www.jobsoul.it/sites/default/files/soul/files/ANNUAL%20REPORT%202014% 20-%20DEF%203_0.pdf Unimonitor.com/Scienze.com – Osservatorio su Formazione e Lavoro nel campo della Comunicazione, 2014, Prospettiva lavoro. Stage e tirocini in Comunicazione http://www.unimonitor.it/2014/12/rapporto-di-ricerca-unimonitor-prospettivalavoro-stage-e-tirocini-in-comunicazione/ 19