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USCITA DIDATTICA ALL’ORTO
BOTANICO DI PADOVA
Il giorno 21 marzo 2017, le classi 1a B e 1aA della scuola secondaria di Pozzoleone,
accompagnate dalla professoressa Zonta e dai professori Stella, Bocchimpani e
Zanetti, si sono recate all’Orto Botanico di Padova per un’uscita didattica. Lo scopo
di ciò è stato concludere l’argomento svolto in scienze sulle piante.
La mattina, appena entrati a scuola, ci siamo diretti verso il pullman.
Dopo circa un’ora di viaggio siamo arrivati a destinazione dove ci ha accolto la
nostra guida Irene, che ci ha condotto all’interno. Il giorno prima avevano allestito
una mostra sulle specie a rischio di estinzione. Irene ci ha spiegato che ciascun
animale aveva una targhetta con un numero per indicare quanti individui di ciascuna
specie rimanevano ancora sul pianeta.
Ci ha raccontato che l’Orto Botanico è nato nel 1545 e dal
1997 è patrimonio dell’Unesco. Inoltre è diviso in una
parte vecchia e una parte nuova. Dopo averci spiegato il
percorso che avremmo seguito, ci ha condotti inizialmente
nella parte nuova dove ci ha accolto una serra lunga 100
m. Irene ci ha anticipato che appena entrati avremmo
sentito molto caldo, tanta umidità e visto piante di tutti i
biomi.
Appena entrati ci siamo diretti verso la serra tropicale
dove abbiamo visto la pianta del cacao e la pianta della
papaia (quest’ultima ha foglie lontane dai frutti e tutto
l’anno questa può produrre fiori o frutti).
Poi abbiamo visitato la parte della serra che rappresenta il
Madagascar e, dopo aver osservato la fauna tipica del posto, Irene ci ha condotti
verso una strana pianta che si chiama “Palma del viaggiatore”. La caratteristica che la
contraddistingue dalle altre palme è che, essendo molto grande, l’impollinazione
avviene tramite i lemuri e i pipistrelli anziché tramite gli insetti. Prima di lasciare
questa serra abbiamo visto il banano e abbiamo scoperto
che viene classificata come la pianta erbacea più grande
che esista, dato che ha il fusto sottoterra.
Abbandonata la serra tropicale ci siamo addentrati in una
serra simile ma con clima migliore in fatto di umidità,
quella subtropicale. Lì abbiamo inizialmente visto la
pianta del caffè e poi la lattuga d’acqua dolce, una pianta
fluviale o lacustre così chiamata perché assomiglia
appunto alla lattuga. Mi hanno colpito molto le foglie del
fiore di Loto perché sono impermeabili, cioè non lasciano
penetrare l’acqua ma la trattengono in superficie. Per
ultima cosa abbiamo visto il papiro egiziano.
Ci siamo poi diretti nella serra temperata. Abbiamo
osservato la fauna del posto, tra cui il falco sacro
imbalsamato (esemplare a rischio di estinzione), e la flora
soffermandoci sulla felce dal portamento arboreo, che si
riproduce tramite spore spazzate via dal vento.
Uno degli ultimi ambienti visitati è stato quello del clima
Mediterraneo che si contraddistingue dalle altre serre per
il profumo e gli aromi che ci hanno gradevolmente
accolto appena entrati. C’erano molte piante di limone, il
carrubo, tipico della Sicilia, la quercia da sughero e la
salvia della Sardegna che si può mangiare. Tra la fauna
abbiamo visto un lupo imbalsamato che inizialmente era
in pericolo di estinzione ma adesso per fortuna è al sicuro.
Lasciata la serra mediterranea Irene ci ha accompagnato
nella serra del clima arido tipico del deserto africano e del
deserto americano, dove ha attirato la nostra attenzione
una testuggine africana e un sasso o pietra vivente.
La visita del nuovo padiglione si è conclusa in una saletta
che ospitava vari tipi di zebre imbalsamate in pericolo di
estinzione, il ghepardo anche questo imbalsamato che mi
ha colpito molto e alcuni esemplari di capre caucasiche.
Abbiamo poi visitato velocemente la zona vecchia dell’Orto Botanico, dove Irene si è
soffermata su due particolari piante: la palma nana, o palma di Goethe, che potremmo
definire la principessa di questo luogo, perché è la pianta più vecchia dell’Orto
Botanico (risale al 1585), è conservata in una serra ottagonale e misura 9 m, quando
in natura non raggiunge i 2 metri.
L’ultima pianta che abbiamo visto è il platano orientale (1680).
La leggenda narra che questa pianta sia stata colpita da un fulmine perché il tronco ha
una cavità e più essa invecchia più il suo buco si allarga.
A questo punto la nostra visita è terminata e a malincuore
abbiamo dovuto salutare la nostra guida per rientrare a scuola.
Ho apprezzato molto le spiegazioni esaurienti di Irene, anche
se qualche volta l’abbiamo seguita col fiatone, data la sua
velocità negli spostamenti.
Questa uscita didattica è stata molto interessante perché mi ha
permesso di ampliare le mie conoscenze sulle piante e di
vedere esemplari particolari da vicino. La pianta che mi è
piaciuta di più è stata il platano orientale perché mi rifugerei
all’interno della sua cavità ogni volta che mi sento triste o sola. Mi sarebbe piaciuto
approfondire anche la parte “vecchia” e per questo cercherò di ritornarci e
condividere l’esperienza con la mia famiglia.
Maddalena Vezzaro
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