aggungi gli estremi delle senmtenbze e direi anche

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INTERROGAZIONE PARLAMENTARE
Al Presidente del Consiglio dei ministri e ai Ministri dell'Economia e Finanze e dello Sviluppo
Economico
Premesso che a quanto risulta all'interrogante:
INVITALIA spa si propone con enfasi e supponenza come Centro di eccellenza di competenze
specifiche capace di progettare e gestire un sistema moderno di agevolazioni e incentivi per la
crescita. Si propone anche di assistere il Ministero dello Sviluppo Economico per la competitività.
In realtà è un calderone indistinto di iniziative con attività a pioggia, senza sinergia sistemica e
strategia mirata.
Mentre vanta l’obiettivo di semplificare le strutture operative e ottimizzare le performance,
s’ingarbuglia nelle gestione di una miscellanea di fondi, progetti, contratti e interventi con procedure
ampollose, con una vera e propria ossessione formale che diventa accanimento burocratico.
Un’attività che non crea valore o traino per l’economia, che umilia chi vuole creare attività
produttive e penalizza le iniziative dei giovani talenti. Invitalia sostiene di attrarre gli investimenti in
Italia quando invece respinge quelli che dovrebbero realizzarsi proprio in Italia, con l’arroganza di
chi dimentica la sua missione.
I risultati sono scadenti e non è accettabile che oltre 1000 dipendenti (in maggioranza
d’incerta qualificazione, di provenienza probabilmente clientelare) di cui 300 dirigenti e
quadri, gravino per costi operativi oltre 80 milioni di euro, mentre consegue 60 milioni di
margini d’intermediazione e ha accumulato 250 milioni di crediti deteriorati, gestisce
ancora 38 partecipazioni in attività (erano arrivate a 216) di cui 15 in perdita, 7 in
fallimento e 3 in liquidazione. Il patrimonio netto, ridotto in cinque anni del 30%, è
arrivato a 790 milioni di cui 550 bloccato in partecipazioni e immobilizzazioni.
I risultati sono palesemente scadenti: un apparato di grande effetto, uffici mastodontici
(50 milioni in bilancio), tutto questo per realizzare neanche 3.000 attività imprenditoriali
(di cui microimpresa- autoimpiego 1.100 e autoimprenditorialità 770), su quasi novemila
domande ricevute: neanche 5.000 nuovi posti di lavoro.
Si tratta evidentemente di una gestione inaccettabile che non consegue risultati concreti nonostante
i costi sostenuti.
L’assistenza ai beneficiari degli interventi è assente e penalizzante perché li costringe e vessazioni
procedurali che non servono a niente, anzi è in aumento il contenzioso relativo alla mancata
ammissione delle agevolazioni con costi legali che superano i due milioni.
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INVITALIA è arrivata a subire la nomina di un Commissario ad Acta per non aver ottemperato ad
una esemplare sentenza di condanna del TAR, confermata dal Consiglio di Stato, in cui si è
evidenziata “una responsabilità aggravata …per l’illegittimo esercizio dell’attività amministrativa
…aggravata da un illegittimo diniego… in evidente violazione del giudicato… per travisamento dei
fatti, difetto di analisi istruttoria e di motivazione… violazione di legge, eccesso di potere per
genericità, contraddittoria ingiustizia manifesta, travisamento, erroneità, illogicità.”.
Anche in numerose altre sentenze con cui si censura l'operato dell'Invitalia è possibile
leggere l'assoluta inadeguatezza, l'incapacità, la imbarazzante superficialità di gestione e
di valutazione delle iniziative economiche che le vengono sottoposte: “…il criterio della
validità tecnica, economica e finanziaria dell'iniziativa è
assolutamente generico e nella sostanza
non fornisce all'amministrazione attiva nessun parametro concreto di valutazione, venendo quindi
meno al ruolo di indirizzo e di determinazione di criteri concreti che la legge attribuisce soprattutto
al cipe. il provvedimento di diniego risulta quindi inficiato da illegittimità derivata, in quanto
adottato sulla base di un criterio illegittimo in quanto assolutamente generico” (sentenza T.A.R.
Roma Lazio sez. III del 31 luglio 2012 n. 7035) oppure “l’amministrazione invece di esaminare in
concreto e specificatamente sia la natura dell’attività oggetto della domanda, sia il contenuto delle
osservazioni inoltrate all’istante, ha adottato un provvedimento definitivo di reiezione sulla base di
una motivazione generica ed apodittica, non ancorata ad elementi concreti e specifici, con palese
travisamento dei fatti, difetto di analisi istruttoria e di motivazione” (sentenza T.A.R. Roma Lazio
r.g.n. 8613/2010),
“… la carenza, nell’iniziativa, di informazioni riferibili all’area geografica di
riferimento e alla quantificazione del numero dei concorrenti, prospettata da invitalia, costituisce
argomentazione generica e, comunque, smentita dalle risultanze dell’istruttoria. …. il business plan
allegato alle predette osservazioni, poi, è presente un approfondito esame avente ad oggetto non
solo il mercato di riferimento in generale ma anche lo specifico contesto territoriale dove si colloca
l’iniziativa delle bellomo. tali dati non risultano presi in specifica considerazione nel provvedimento
del 07/06/12 che si limita a ribadire pedissequamente e acriticamente quanto già esposto, sul
punto, nel preavviso di rigetto e ad evidenziare solo che le informazioni fornite non spiegano “come
mai vengano ignorati i concorrenti più prossimi rispetto alla localizzazione dell’iniziativa”. tale
considerazione non risulta coerente con quanto evidenziato nelle citate osservazioni del 18/04/12,
in cui la ricorrente ha spiegato i motivi per cui sono stati considerati solo alcuni soggetti, quali
potenziali concorrenti, ….” (sentenza T.A.R. Roma Lazio r.g.n. 4942/2013).
Basterebbero queste sentenze per definire negativo e inadeguato l’operato di INVITALIA.
Se si vuole anche evidenziare la carenza di risultati, la missione fallimentare, basta verificare la
definizione e l’attuazione del “Grande progetto Pompei” di cui dovremmo vergognarci davanti al
mondo intero.
L’ultimo bilancio consultabile è al 2011, un bilancio prosaico, pieno di grandi vocaboli multilingue,
vuoto di numeri che attestino i risultati e da cui, faticosamente, sono state estratte le notizie
riportate.
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Anche il risultato di esercizio è indecoroso: mezzo milione di utili conseguiti da un ritaglio della
gestione finanziaria con cui è stata coperta la perdita gestionale.
Ciò posto, allargando l'orizzonte della nostra analisi e considerando i dati ufficiali sull' attrattività dei
Paesi, si rileva che è evidente che il mondo siano diminuiti gli investimenti tra Paesi. La diminuzione
non è uguale per tutti, dipende dall'attrattività e dal mercato interno che ciascun Paese è in grado di
offrire. L'Italia offre sempre meno e per questo è duramente penalizzata; basta rendersi conto del
calo pari a più di due terzi dal 2011 al 2012; gli investitori esteri investono solo per puntellare
quello che hanno ma non portano nulla di nuovo. Al contrario gli italiani investono di più nel
all'estero, tre volte di più nel 2012. Quest'ultimo dato potrebbe anche essere valutato positivamente
se inquadrato nell'internazionalizzazione della nostra economia, ma non certo per il PIL e
l'occupazione. La finanza è molto liquida e aspetta segnali positivi per l'uscita dall'incertezza
economica e politica per dare ossigeno all'economia. Sono più attrattive le economie emergenti,
ancora vantaggiose per i costi di produzione e con un mercato interno effervescente. Poco importa
se tutta l'Europa vede dimezzati della metà gli investimenti esteri; poco importa anche se in tutti i
Paesi la quota investita all'estero e superiore a quella ricevuta dall'estero. Nessuno ha numeri critici
come l'Italia anche perché gli altri competitori hanno strutture ben organizzate per “vendere” il loro
Paese. Alla luce di tutte queste considerazioni supportate da dati ufficiali ed invita dell'obiettivo
incontestabile di date molta più forza alla nostra capacità di attrazione, un ruolo importante avrebbe
potuto/potrebbe essere svolto da Invitalia in qualità - appunto - di Agenzia per l'attrazione degli
investimenti, ma che però negli ultimi anni è stata caratterizzata da una gestione fallimentare.
Ebbene, ciò premesso, si chiede di sapere se il Governo ed i Ministeri dell'Economia e
delle Finanze e dello Sviluppo Economico, nell'ambito ognuno delle proprie prerogative e
facoltà, intendano promuovere delle iniziative per far fronte alla esposta situazione di stagnante,
imbarazzante ed inaccettabile incapacità in cui versa l'INVITALIA, anche in considerazione del
fondamentale ruolo che la stessa dovrebbe/potrebbe svolgere nel presente momento storico in cui
si registra uno spaventoso quadro di crisi nell'ambito del settore del lavoro ed in cui piccole e grandi
imprese chiudono ed i giovani - seppure volenterosi e competenti - non riescono ad avere quel
supporto economico che consentirebbe loro di aprire nuove attività con conseguente crescita per
tutto il Paese.
Si chiede inoltre al Governo di sorvegliare il modo in cui avviene la gestione del patrimonio
INVITALIA ed il modo in cui vengono disposte le nuove assunzioni nonché a non rinnovare quelle
che - in seguito ad opportuna indagine da disporsi - risulteranno superflue e non necessarie. In
particolare si chiede se, vista l'attuale situazione condizione dell'Invitalia ed il suo regresso, vi sia
l'intenzione di sostituire gli attuali Dirigenti con soggetti più idonei ai compiti delicati e essenziali
affidati all’Ente medesimo.
Infine si chiede che vengano assunte in merito tutte le iniziative ritenute opportune ad "alleggerire"
i costi della suddetta società e funzionali ad un suo conseguente migliore ed efficiente
funzionamento.
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