QUESTIONE INTRODUTTIVA

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LA VISIONE METAFISICA NEI MITI ANDINI
Amadeo Cuba Esquivel
Dal secolo XVI° sino ad oggi, l'itinerario del pensiero peruviano si configura sotto il profilo
del pensiero occidentale, isolato dalla tradizione della cultura andina, la cui continuità fu interrotta
con l'arrivo della cultura occidentale. Ora, nel pensiero andino certamente non c'è una metafisica di
stesura speculativa come quella proposta dai greci, ma esiste la possibilità di porre una metafisica
implicita partendo dagli elementi mitici e religiosi. Proprio dall'approccio cosmologico scaturisce
l'impostazione simbolica, mitologica e architettonica del popolo andino tramandata mediante la
pratica di riti celebrativi, i quali, a loro volta permetteva di plasmare l'espressione della vita pratica
collettiva.
Ora il nostro tentativo è comprendere e concettualizzare i simboli della ricca tradizione
mitica e culturale. Partendo da questi presupposti, si può prospettare la possibilità di una metafisica
andina, esplicitando un pensiero andino implicito con un linguaggio del pensiero razionale
filosofico. Perciò la nostra tesi si limita ad un'esposizione introduttiva mettendo in luce: per un
verso, alcuni ostacoli che impediscono lo sviluppo naturale del pensiero andino, per un altro verso,
propone possibili alternative che possono essere illuminanti per avviare una ricerca più impegnativa
nel futuro.
La filosofia occidentale giunse in Perù con la conquista spagnola nel XIV° secolo , da allora
si parla della storia della filosofia occidentale in Perù e in tutto il continente sudamericano senza
perdere mai il contatto con la continuità e con la evoluzione che sono avute nel pensiero filosofico
europeo. La conquista, ovviamente, ha provocato le fratture che sino ad oggi restano in certi aspetti
insanabili:
- la rottura della continuità dello sviluppo naturale della cultura e in conseguenza del
pensiero andino, la rottura fra la tradizione pre-ispanica e quella spagnola a causa dei
condizionamenti ideologici dei pensatori, legati fin dall'inizio al pensiero teologico, poi al pensiero
marxista, che porta con sé il pensare politico e sociologico, fino ad arrivare alla teologia della
liberazione.
- inoltre, gli studi filosofici che si svolgono oggi in Perù sono distaccati dalla tradizione della
cultura andina;
- la mancanza della scrittura, senza la quale non si è tramandata una grande parte delle
tradizioni dell'approccio gnoseologico dell'uomo andino.
D'altra parte, persiste la pretesa di costruire una filosofia autoctona, prescindendo
completamente dalla filosofia occidentale. Ma ciò è paradossale, giacché la presenza della filosofia
occidentale fa parte del pensiero latino-americano, e per giustizia occorre riconoscerlo. Volendo
così respingere la filosofia occidentale, rimangono senza strumento di lavoro.
Esiste una filosofia latino-americana? Oppure esiste una filosofia andina? Queste domande
ci invitano a elaborare un pensiero sui generis che racchiude in sé una qualità specifica, che ci
permette di recuperare un nostro spazio speculativo sempre in armonia con la filosofia occidentale.
Dall'altro canto, questa domanda ci reinserisce all'interno di un campo specificamente andino, che
sinora non era stato esplorato né soppesato. Infatti, senza i miti che sono il termine medio della
nostra riflessione non possiamo dire il perché di un dato fenomeno culturale. Dunque i miti
divengono imprescindibili e fondamentali per spiegare la visione filosofica dell'uomo in modo
semplice ed esauriente. Ora, la denominazione di “filosofia andina” vuole indicare semplicemente
un pensare andino, una riflessione speculativa filosofica in unione sostanziale con la realtà della
cosmovisione andina. Nella cultura s'instaura, infatti, una serena concordanza tra l'agire dell'uomo e
il processo dello sviluppo naturale del cosmo. Si realizza una perfetta simbiosi tra l'attitudine
reverente celebrativa dell'uomo e le manifestazioni dei fenomeni cosmici. Ciò che emerge come
senso più profondo da questa vicenda è il palesarsi della loro perfetta armonia, che rende possibile
una comprensione metafisica unitaria della cosmovisione andina. Infatti, nella sua reciproca
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complementarità s'instaura un'armonia perfetta. Ciò implica di modo implicito il principio di
reciprocità.
Il modus vivendi del Runa andino è il suo rapporto con la terra, con il mondo cosmico.
Questi elementi possono permetterci di intravedere e comprendere almeno un filo di pensiero
protofilosofico, di cogliere il mezzo di tutto il complesso costitutivo della realtà andina, sia di quella
pre-ispanica (protofilosofico), sia di quella europea (filosofico), e di avvalorarlo con criterio
oggettivo nel suo complesso per poi risalire e cogliere la sostanza del pensiero dell'uomo andino.
Solo così, a mio parere, si può tentare una svolta, passando da un modo di pensare mitologico a uno
di ragionamento che ha come basi l'esperienza pratica della vita e la logica.
Il nostro obbiettivo ovviamente è analogo a quello dei filosofi greci di trovare le spiegazioni
naturali ai processi della cosmologia andina e lo sviluppo della forma logica del pensiero andino,
per poi rintracciare la metodologia propria, col criterio dell'apparato concettuale che offre la
filosofia occidentale, e così individuare i principi fondamentali del pensiero andino, per costruire
una riflessione metafisica. Ora, l'uomo andino era consapevole dell'esistenza delle questioni
esistenziali, conosciute in occidente nella stesura metafisica: l'essere, il mondo, l’io, il destino
dell'umanità, la morte, l'anima, il bene, il male, la natura delle cose, l'esistenza. Infatti, tutti questi
problemi sono di carattere universale e riguardano tutti gli esseri umani, perché sono inerenti a tutte
le culture, e generano degli interrogativi esistenziali a cui l'uomo è tenuto a rispondere in un modo o
altro. L'uomo andino era consapevole di tali problemi, ma rispondeva in modo diverso a quello
occidentale. La sua risposta alle questioni fondamentali avviene attraverso le attività pratiche
propriamente celebrative in senso stretto, ma in senso lato coinvolgevano l'intera attività della vita.
Il runa andino parte dall'esperienza dell'ammirazione e della contemplazione della natura e
risponde con la riverenza ed il rispetto adattandosi alla suddetta armonia e costruendo un legame di
tipo mitico, religioso, e, come conseguenza pratica, templi, senza alterare l'armonia della natura e la
sua bellezza. Qui appare la filosofia dell'armonia, dell'ordine. Quindi, l'uomo andino aveva un senso
profondo dell'armonia, perché alterarla significava falsare la realtà. Da qui si possono intuire i
seguenti concetti: armonia, complementarità, principio di non contraddizione, verità e falsità.
Dunque per trarre ciò che c'è di vero, ciò che sta sotto (la sostanza), la filosofia andina
presuppone ed esige nella sua indagine razionale, di adoperare la propria metodologia, per
concettualizzare e poi verificare le categorie argomentativi come la relazionalità concreta, la
complementarità, la relazionalità, la reciprocità, la fidatezza reciproca: infine, rilevare gli elementi
universali dei suoi principi.
Inoltre, tra gli elementi oggettivi della filosofia andina, possiamo sollevare la necessità di
esplorare la razionalità dei diversi componenti o simboli mitici dal pensiero andino: Wiracoccia,
sole, l'inca; come simboli astronomici appaiono gli elementi cosmologici come il cielo e la terra
(Mamapacha), il giorno e la notte, il condor, la puma, il maschio e la femmina, l'uomo e il mondo.
Inoltre, l'uomo e il cosmodivino sono categorie che si completano. Tale complementarità è un
principio regolatore, perché è l'espressione che si manifesta in tutte le dimensioni della vita. In
termini filosofici, ciò abbraccia l'ambito della cosmovisione andina come l'antropologia, le relazioni
morali, personali, economiche sociali e religiose.
Quindi il pensiero andino è costituito nel suo complesso da simbologie mitiche, idee,
esperienze vissute, concrete e collettive dell'uomo andino, per il quale, è necessario tener conto
almeno dei seguenti passi:
La considerazione della realtà andina in quanto oggetto dell'esperienza del runa andino;
I simboli mitologici, le credenze, il modus vivendi, che sono categorie preconcettuali;
Incominciare la riflessione razionale con un procedimento logico e metodico partendo dagli
elementi sopraindicati;
Considerazione del pensiero filosofico occidentale come parte della realtà andina, giacché ella ci
serve come un trasfondo che illumina nel processo di razionalizzazione del pensiero andino.
Inoltre, la visione metafisica della cultura andina consiste in una visione implicita
dell'esperienza primordiale della realtà cosmica, cioè una certa conformazione preconcettuale, pre-
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riflessiva, pre-filosofica, pre-logica del cosmo. Ora il nostro scopo fondamentalmente consiste
nell'esplicitare in modo razionale e concettuale, la visione implicita dell'esperienza primordiale.
Infine, riteniamo, da un verso, che nei simboli mitici stanno il fondamento e le cause
fondanti. Peraltro, dall'elemento dominante nella manifestazione culturale, rituale e celebrativa del
pensiero andino emerge la relazionalità in tutte le dimensioni della vita. Perciò la relazionalità è una
categoria essenziale nel pensiero andino. Inoltre, appaiono altre categorie fondamentali che regolano
l'intera dimensione della realtà andina: reciprocità, complementarità e corrispondenza.
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