ISSN 2284-0354 settembre | ottobre periodico di cultura dell’Università del Salento periodico di cultura dell’Università del Salento ISSN 2284-0354 settembre | ottobre www.ilbollettino.unisalento.it www.ilbollettino.unisalento.it Il Laboratorio Nazionale di Nanotecnologia del CNR NANO: “C’eravamo anche noi” Giuseppe Gigli; Gabriella Zammilloa Direttore ff, NNL - CNR NANO; Tecnologo, NNL - CNR NANO a P romossa dall’European Commission’s Research e dall’Innovation Framework Programme H2020 (2014-2020) attraverso le Marie Skłodowska-Curie actions, anche quest’anno la notte del 26 settembre è stata dedicata interamente alla ricerca e ai suoi protagonisti, la “Notte dei ricercatori” appunto, il grande evento che, da ormai 9 anni, porta la scienza ed i ricercatori tra i cittadini, i giovani, gli studenti, coinvolgendo migliaia di persone sui grandi temi della ricerca. Una grande festa, un mix di competenze, passione, ingegno, creatività, entusiasmo finalizzato non solo a richiamare l’attenzione e l’interesse di appassionati e addetti ai lavori ma, anche a rafforzare il rapporto tra scienza, scuola e società, avvicinare i giovani al mondo della ricerca ed incoraggiarli ad intraprendere carriere scientifiche. L’ex monastero degli Olivetani dell’Università del Salento si è così trasformato, nell’ideale luogo di incontro e di crescita culturale, che ha visto i ricercatori alle prese con la diffusione del sapere privato degli steccati tra discipline e separazioni tra mondo scientifico, umanistico e vita quotidiana. Guide entusiaste di un percorso culturale che l’Università del Salento ha intitolato “Smart Salento Research” “teso, per quanto possibile, a coniugare le tematiche territoriali con quelle ambientali e dell’innovazione”, e a cui i ricercatori del Laboratorio Nazionale di Nanotecnologia dell’Istituto Nanoscienze del CNR hanno segnato le tappe, rispondendo ai numerosi perché, tra NANOzoom, NANOhands-on e NANOGigantografie, dando vita ad un entusiastica dimostrazione dei passi compiuti nel tempo da un cammino soltanto ipotizzato circa cinquanta anni fa. Cosa sono le nanotecnologie Era il 1959 e al meeting dell’American Physical Society, durante il discorso intitolato “There’s Plenty of Room at the bottom”, il fisico Richard Feynman dichiarò: “[…] un fisico potrebbe sintetizzare qualunque sostanza chimica descritta da un chimico[…]. Dategli le istruzioni e lui la sintetizzerà mettendo gli atomi nei punti indicati dal chimico, in modo da ottenere la sostanza voluta.”. Feynman, profeta nel prevedere la possibilità di manipolare la materia, ipotizzò di scrivere “l’intera enciclopedia britannica sulla testa di uno spillo” e, da buon visionario, argomentò di applicazioni nano in elettronica, chimica, biologia, medicina. Alle domande fondamentali della biologia: “qual è la sequenza del 13 DNA?”, “dove si trovano le proteine?”[…] rispose invitando semplicemente a guardare l’oggetto e aggiunse che gli atomi a piccola scala si comportano secondo le leggi della meccanica quantistica, diversamente da come si comporterebbero a grande scala. Tutto ciò che ha quindi dimensioni inferiori a un micrometro (millesimo di millimetro) ha proprietà peculiari che non si manifestano a scala superiore e pertanto può essere oggetto di applicazioni nanotecnologiche. Più le dimensioni dell’oggetto si avvicinano alla scala nanometrica, maggiore è il numero di atomi di superficie rispetto alle condizioni iniziali osservate macroscopicamente. Ma quanto è grande un nanometro (milionesimo di millimetro)? Per averne un’idea, basti osservare che la cruna di un ago misura circa un millimetro; un globulo rosso, circa un micrometro; un filamento del DNA, circa 2,5 nanometri; un atomo, circa un decimo di nanometro… Se Fyenman tenne a battesimo le nanotecnologie, fu però Norio Taniguchi, nel 1974, a coniarne il termine per descrivere la fabbricazione di materiali con precisione nanometrica e poi Eric Drexler, nel 1986, a definire ciò che divenne noto come nanotecnologia molecolare. Quanto sia grande l’interesse verso questo settore di ricerca, lo provano gli investimenti dedicati negli ultimi 20 anni. La manipolazione della materia a livello nanometrico ha infatti rivoluzionato la scienza lasciando intravedere possibilità di sviluppo di nuove tecnologie in settori come energia, ambiente, elettronica, scienze della vita… tutti ambiti di ricerca che fanno del Laboratorio Nazionale di Nanotecnologia del CNR NANO un polo di riferimento per molte industrie italiane ed internazionali, con le quali sono stati avviati laboratori di ricerca congiunti finalizzati allo sviluppo di nuovi prodotti ed applicazioni. Un po’ di storia di NNL Il Laboratorio Nazionale di Nanotecnologie (NNL) dell’Istituto di Nanoscienze del CNR è un centro di ricerca multidisciplinare, situato presso il Campus scientifico dell’Università del Salento a Lecce. All’interno dei suoi circa 12mila mq di laboratori e facilities, operano oltre 150 ricercatori tra fisici, chimici, biologi ed ingegneri con l’obiettivo di sviluppare nuovi concetti, dispositivi e applicazioni basati su approcci nanotecnologici bottom-up (self assembling e ingegneria molecolare di molecole organiche, polimeri e biomolecole) e topdown (nanotecnologie/litografie di ultima generazione applicate a materiali semiconduttori), oltre che di valorizzare i risultati di ricerca e trasferire le conoscenze acquisite al tessuto industriale. Curiosando tra le linee di ricerca L’attività di ricerca di NNL è dedicata prevalentemente allo sviluppo di nuovi nanomateriali e dispositivi con funzionalità altamente innovative rispetto allo stato dell’arte. Particolare attenzione è riservata ai settori della biotecnologia, fotonica avanzata, computazione 14 quantistica, energie rinnovabili, ambiente e scienze della vita. Notevoli sono infatti le competenze raggiunte dai ricercatori di NNL nei settori della diagnostica, della miniaturizzazione dei sensori, della microfluidica e del drug delivery tant’è che non solo è stato possibile realizzazione sistemi denominati “lab-on-a-chip”, veri e propri “laboratori in chip”, destinati a rivoluzionare il campo diagnostico e terapeutico, ma finanche costruire nanoparticelle ad hoc, in laboratorio, capaci di attaccare e distruggere cellule cancerogene senza intaccare le cellule sane. Biosensori altamente sensibili in grado di effettuare diagnosi precoci, chip per screening, identificatori di biomarcatori, dispositivi miniaturizzati a basso costo, di facile lettura, capaci di analizzare rapidamente centinaia di migliaia di proteine con cui sarà possibile poter prevenire o curare molto precocemente diverse malattie. Le avanzate competenze nel campo dei dispositivi optoelettronici innovativi, rendono NNL competitiva anche sul mercato del lighting, dei display e del fotovoltaico per la fabbricazione di nuove sorgenti di luce OLED, ultrasottili e ad elevata efficienza (fino al doppio delle attuali lampade a basso consumo) e per la realizzazione di celle fotovoltaiche di terza generazione basate su materiali molecolari e ibridi, concorrenziali non solo in termini di costi ridotti, ma anche per alcune caratteristiche peculiari, come per esempio la possibilità di essere istallati verticalmente, la semitrasparenza e il colore modulabile, che ne permettono facile integrazione in edifici e vetrate. Ad NNL, la ricerca su materiali e dispositivi organici non conosce confini. Se per un verso, l’attenzione si focalizza sullo sviluppo di nuove tecnologie e materiali biomimetici innovativi, come le nanofibre polimeriche, filamenti migliaia di volte più sottili di un capello, altamente flessibili, le cui applicazioni spaziano dal tessile alla medicina rigenerativa, dalla catalisi ai dispositivi optoelettronici, per l’altro, non trascura i Nanocristalli colloidali, dei quali ne fa un’ulteriore oggetto di ricerca. I nanoscristalli colloidali, sono infatti oggetti con dimensioni dell’ordine di 3-100 nanometri, costituiti da svariati materiali inorganici (semiconduttori, ossidi, metalli), in grado di esibire proprietà optoelettroniche, magnetiche e catalitiche. Sono utilizzati come materiali attivi in celle solari di ultima generazione, OLED, nanocompositi e markers per applicazioni diagnostiche in vivo, ma possono essere impiegati anche per la realizzazione di nuove sorgenti quantistiche che emettendo un singolo fotone per volta, di grande utilità nella realizzazione di comunicazioni ottiche altamente sicure, come nel caso della crittografia quantistica. È indubbio che il controllo delle tecnologie quantistiche è determinante per differenti applicazioni di nuova 15 generazione in cui la dimensione dei dispositivi è prossima al nanometro. Una delle sfide più affascinanti su cui lavorano i ricercatori di NNL consiste peraltro nel trovare, attraverso la fotonica avanzata e la spintronica (moderna branca della scienza che permette di sfruttare una proprietà dell’elettrone per memorizzare dati in molecole magnetiche) nuovi sistemi di memorizzazione ed elaborazione dati per una nuova generazione di computer ultraveloci. Computer ottici di questo tipo ridurranno notevolmente, in futuro, le perdite energetiche abbassando le soglie di attivazione e minimizzando le dissipazioni in calore, ma allo stesso tempo, favoriranno operazioni ad altissima velocità e maggiore sicurezza e riservatezza nella trasmissione dei dati. I contenuti della Notte 1. Da Enigma al computer quantistico Marco Mazzeo; Gabriella Zammillo in collaborazione con la Farnesina. Tutti i computer di oggi fanno la stessa cosa dell’ENIAC del 1946. Questa frase potrebbe sembrare paradossale in quanto assistiamo ad una continua crescita della potenza di calcolo dei processori ma in realtà essi non fanno altro che elaborare informazione mediante transistors e porte logiche a livello di bit (1 e 0) seguendo le leggi della fisica classica. L’unica differenza tra un computer di 70 anni fa e un portatile di oggi non è qualitativa, ma quantitativa: mentre l’ENIAC consisteva di 18000 valvole termoioniche (gli antenati dei transistors odierni), un processore moderno possiede miliardi di transistors diventati sempre più piccoli nel corso del tempo fino a dimensioni di una decina di nanometri. Tuttavia, fino a che punto sarà possibile ridurre le dimensioni dei singoli transitors sapendo che prima o poi ci si imbatterà nelle leggi fisiche del microcosmo dove domina la fisica quantistica? Al di sotto di certe dimensioni intervengono problemi di diffrazione della luce nella fabbricazione (rendendo i contorni dei dispositivi meno netti) e gli stessi transistors non riescono più a trattenere la carica elettrica per via del principio quantistico di indeterminazione di Heisenberg, il quale grossolanamente afferma che “quanto più localizziamo una particella nello spazio, tanto più essa tende a non essere trattenuta sul posto”. Il futuro del computer è perciò strettamente legato allo sviluppo di nuove idee e tecnologie che sappiano sfruttare la tendenza dei quanti a non essere singolarmente imbrigliati, più che eludere la fisica dei quanti. Oggi, grazie alle nanotecnologie e alla fotonica, nei laboratori di tutto il mondo si stanno battendo strade prima insperate in cui si sfruttano le proprietà “folli” della natura quantistica della realtà. Ad esempio, il principio di sovrapposizione scoperto da Erwin Shroedinger, uno dei padri fondatori della meccanica quantistica, afferma che se una particella quantistica (come un elettrone o un fotone) può vivere in due stati alternativi, in certe circostanze esso le sperimenta entrambe simultaneamente. Questa folle proprietà implica che se un fotone è libero di passare attraverso due piccole aperture, esso le attraverserà entrambe senza dividersi (processo di interferenza); se un elettrone può “girare” su se stesso in senso orario o antiorario, esso potrà ruotare simultaneamente nei due sensi (sovrapposizione di spin); se infine un elettrone può essere confinato in due piccole buche molto vicine, esso potrà trovarsi in entrambe, ancora una volta senza mai dividersi (sovrapposizione delle posizioni). Esperimenti condotti con la luce e fenditure o cavità, con spin elettronici e campi magnetici e con giunzioni Josephson, hanno ormai confermato il principio di sovrapposizione a livello dei singoli quanti che, ormai, possono essere prodotti e manipolati quasi singolarmente. Ed in effetti vari tipi di dispositivi che sfruttano queste proprietà di fotoni ed elettroni potranno a breve essere adoperati nella tecnologia dei computer al fine di manipolare l’informazione a livello dei bit quantistici o q-bit. Poiché ognuno di questi due stati può essere definito come un 1 o uno 0, a causa della sovrapposizione, lo stato quantistico sarà una miscela simultanea di 1 “e” 0, con arricchimento di informazione pari alla differenza che passa tra l’informazione contenuta sulla superficie di un mappamondo (sfera di Bloch) e quella contenuta nei soli due poli nord e sud. Presso NNL del CNR NANO si stanno conducendo ricerche in tal senso in cui, ad esempio, dallo sfruttamento del comportamento dei fotoni intrappolati in microcavità, riempite con molecole o semiconduttori, è possibile realizzare dispositivi e porte logiche di nuova generazione che utilizzano le proprietà quantistiche di queste particelle. Questo è stato peraltro il tema di fondo della sessione “Da Enigma al computer quantistico”, presentata nell’ambito della Notte dei Ricercatori, 16 con cui si è voluto mettere in evidenza come l’idea di computazione stia cambiando grazie alla meccanica quantistica e alle nanotecnologie. L’evento, realizzato in collaborazione con la Farnesina e col prezioso supporto del Comando Generale dell’Arma dei Carabinieri, ha potuto vantare dell’esclusiva esposizione al pubblico della “Macchina Cifrante ENIGMA”, custodita ora presso la Farnesina, ma usata durante la seconda guerra mondiale dall’esercito tedesco. La Macchina cifrante, che fu decodificata da Alan Turing, il fondatore del computer universale e dell’intelligenza artificiale, che per l’indiscusso valore storico e culturale, se per un verso ha richiamato alla mente il nostro passato, dall’altro ha lasciato intravedere la speranza che presto si possano condurre i singoli dispositivi quantistici a poter elaborare informazioni ad un livello più profondo di quello della fisica classica, con grandi ricadute che dalla fisica di base muovono verso la tecnologia dei computer, l’informazione e la crittografia. 2. Lab on chip, microfluidica e chimica Valentina Arima, Alessandra Zizzari, Antonella Zacheo, Monica Bianco, Elisabetta Perrone, Rosaria Rinaldi. Negli ultimi anni, i chimici stanno esplorando il mondo della microfluidica e dei dispositivi Lab on chip (acronimo che significa “Laboratorio in un chip”) come nuovi strumenti per la sintesi di prodotti e lo studio di interazioni su scala del micro/nanometro. Attualmente, nell’ambito della ricerca, vengono realizzati microreattori in flusso continuo applicati a svariati ambiti della chimica sintetica, che risultano estremamente promettenti particolarmente nel campo della radiochimica e della catalisi in quanto permettono di ridurre i volumi di solvente contaminati, di lavorare in maggiore sicurezza e di effettuare reazioni più velocemente che con le metodologie standard, incrementando notevolmente rese e selettività. Inoltre, grazie al confinamento del liquido, la microfluidica permette di effettuare studi di base sulle interazioni chimiche tra molecole e interfacce liquide o solide per esplorare interessanti proprietà di fluidi e superfici. Nell’ambito di questa tematica, presso lo stand del CNR-NANO di Lecce sono state mostrati una serie di microreattori prodotti presso i nostri laboratori con moderne tecnologie di microfabbricazione. Tali prototipi hanno trovato applicazione nella sintesi e purificazione di vari prodotti chimici e tutto questo è stato sviluppato in collaborazione con gruppi di ricerca europei. Molti dei dispositivi mostrati sono stati utilizzati per effettuare un intero processo di produzione di radiofarmaci per Tomografia a Emissione di Positroni (PET), analisi comunemente utilizzata nella diagnosi delle malattie tumorali. Presso lo stand, abbiamo spiegato i vantaggi di produrre radiofarmaci in un sistema microfluidico rispetto ad un sistema di tipo tradizionale, e mostrato dispositivi in grado di effettuare 17 uno scambio di solvente tra acqua/acetonitrile. Un’altra applicazione mostrata ha riguardato la produzione di composti aromatici, in un sistema microfluidico in cui è inserita una resina catalitica. I microreattori e i Lab on chip hanno stupito per la loro apparente semplicità e per la loro documentata efficienza; molte domande hanno riguardato come si possano produrre, quanto sia facile utilizzarli e, soprattutto, le prospettive future. Quest’ultima è stata la domanda a cui è stato più difficile dare una risposta: i tempi della ricerca non sono quelli di un’industria ed ogni nuova rivoluzione tecnologica richiede voglia di cambiamento, apertura mentale, ma anche sostenere costi non indifferenti. L’interesse manifestato dei partecipanti all’evento “Notte dei ricercatori” ha mostrato che il lavoro quotidiano dei ricercatori suscita curiosità particolarmente nelle nuove generazioni e questo, chiaramente, ci rende fiduciosi nel futuro. 3. Dai nanocristalli alle microparticelle… Loretta L. del Mercato, Alessandra Quarta, Luigi Carbone, Concetta Nobile, Marzia M. Ferraro, Laura Gioia Passione, Riccardo Scarfielo, Giuseppe Gigli, Ross Rinaldi. Le Nanoscienze e Nanotecnologie costituiscono una branca giovane della ricerca scientifica, che mira allo studio, fabbricazione e caratterizzazione di strutture artificiali con lo scopo di controllarne, su scala nanometrica, le principali proprietà chimicofisiche. L’interesse accademico ed industriale verso i nano-materiali è stato stimolato dalla scoperta che le proprietà chimiche, elettriche, ottiche e magnetiche dei materiali cambiano quando le dimensioni di questi sono ridotte ad un numero piccolo di atomi. Nuovi termini, come nano-tubi, nano-wire, quantum dot, sono ormai divenuti familiari nel gergo scientifico. Questi nano-oggetti sono, difatti, tra le unità materiali più piccole realizzate dall’uomo e rappresentano le unità fondamentali di dispositivi e/o architetture più o meno complesse nelle più disparate applicazioni. Per esempio nell’industria microelettronica, nanomateriali e nuovi approcci tecnologici basati su di essi sono intensivamente esplorati per sviluppare dispositivi su nano/micro-scala, per soddisfare alla richiesta sempre più pressante di miniaturizzazione. In campo biomedico, invece, la possibilità di manipolare e assemblare materiali nuovi con biomolecole e farmaci ha aperto nuove frontiere nei settori diagnostico e terapeutico, attraverso lo sviluppo di assembly sopramolecolari e dispositivi artificiali potenzialmente utili a diagnosi più efficienti, e terapie biomedicali innovative. Esempi in questo campo sono rappresentati da nanocapsule, come i liposomi, in grado di caricare farmaci, trasportarli agli organi di interesse e rilasciarli in modo controllato; oppure nano-compositi, formati da nano-particelle magnetico-fluorescenti e biomolecole assemblate, che consentono un’analisi più veloce (visualizzazione rapida in fluorescenza) e più selettiva (“accumulazione” magnetica delle nanoparticelle al sito bersaglio) di cellule e tessuti. In questo contesto si inseriscono le attività di ricerca dei laboratori di Nanochimica, Biofisica e Biologia, alcune delle quali sono state illustrate presso lo stand di NNL del CNR NANO. I poster, in forma di ‘gigantografie’, hanno mostrato come utilizziamo le nanotecnologie per produrre materiali intelligenti che siano in grado di migliorare il nostro stile di vita, la nostra salute e l’ambiente in cui viviamo. Una galleria di immagini, proiettate all’interno dello stand, ha permesso di mostrare le forme e le proprietà dei micro- e nano-materiali svelate all’occhio umano mediante l’uso di microscopi sofisticatissimi, quali microscopi elettronici e microscopi confocali. Le attività dimostrative hanno illustrato ai visitatori come preparare alcuni dei materiali presentati e le loro proprietà, tra cui le proprietà fluorescenti di nanoparticelle colloidali con diametro dai 2 ai 6 nm, e come è possibile variare il colore di emissione dal blu al rosso, variando semplicemente di pochi nanometri le dimensioni delle nanoparticelle. I ricercatori hanno poi illustrato come le diverse tipologie di nano-particelle possono essere inserite in micro-particelle polimeriche per ottenere materiali compositi le cui proprietà̀ derivano dall’unione sinergica delle proprietà̀ dei singoli costituenti, che ne permettono l’impiego in molteplici applicazioni tecnologiche. Ai più curiosi è stata mostrata in tempo reale la procedura di sintesi di micro-particelle utilizzate dai ricercatori per lo sviluppo di (i) sensori di molecole biologiche in grado di muoversi all’interno di cellule viventi, (ii) vettori di farmaci antitumorali in grado di essere manipolati dall’esterno del corpo umano, e (iii) micromotori a propulsione di ossigeno in grado di muoversi autonomamente. 4. Nanocarriers per la Nanomedicina Nemany Hanafy, Concetta Nobile, Maria Luisa de Giorgi, Ross Rinaldi, Stefano Leporatti. La nano-medicina ossia la nanotecnologia applicata alla medicina ha dimostrato la sua capacità di migliorare l’efficienza dei farmaci e il loro assorbimento cellulare, poiché è in grado di risolvere il problema della resistenza ai farmaci anticancro. La riduzione della tossicità dei farmaci in seguito al loro incapsulamento in nano-vettore è l’obiettivo specifico per indirizzarlo solo sulle cellule tumorali ed evitare le cellule sane. Il nano vettore è usato per proteggere le cellule sane dall’esposizione alla tossicità e definito come vettore unico per il rilascio controllato del farmaco. Il nostro obiettivo è quello di sviluppare nano-carriers con particolari proprietà fisiche e chimiche per evitare citotossicità, per prevenire la coagulazione del sangue e per incapsulare molecole cargo. 5. Il Gatto che graffia la cellula: la Nanomeccanica per la Nanomedicina Mariafrancesca Cascione, Daniele Vergara, Antonio Gaballo, Giuseppe Maruccio, Ross Rinaldi and Stefano Leporatti Da numerosi decenni il legame tra biomeccanica e medicina è oggetto di notevole attenzione da parte della comunità scientifica. Dal punto di vista biologico, è ormai noto come un’alterazione dello stato di salute delle cellule implichi una variazione della funzione cellulare 18 e viceversa; tale variazione si esprime anche attraverso una differente risposta meccanica agli stimoli indotti dall’ambiente esterno. Il nostro obiettivo è stabilire una connessione tra struttura cellulare, funzione biologica, proprietà meccaniche e stato di salute/malattia umana. A tal fine le nanotecnologie contribuiscono fornendo tecniche innovative per studiare le cellule. In particolare, nei nostri laboratori è stato recentemente assemblato “Cat” (Gatto) , uno strumento capace di visualizzare le cellule in 3D con risoluzioni elevate, un sistema integrato di ultima generazione composto da un microscopio Confocale laser, un microscopio a forza Atomica e un microscopio a riflessione interna totale in fluorescenza, ciascuno capace di raggiungere risoluzioni di milionesimi di millimetro, consentendoci così: di investigare gli oggetti biologici direttamente nel loro ambiente naturale (soluzioni buffer, in situ, in vitro se non in vivo) senza la necessità di alcun trattamento preliminare purchè il campione sia adeso ad un substrato; di estrarre informazioni circa l’elasticità della cellula analizzata; di correlare i risultati ottenuti allo studio dell’adesione cellulare e confrontarli con le variazioni strutturali del citoscheletro e di ottenere, in tal modo, lo studio completo “tridimensionale “della cellula. 6 Energie alternative ed efficienza energetica: il ruolo chiave delle nanotecnologie molecolari M. Mazzeo, V. Maiorano, A. Rizzo, A. Genco, S. Carallo, A. Maggiore, M. Pugliese, F. Mangione, S. Gambino, D. Simeone, F. Mariano, G. Gigli La nanotecnologie molecolari rappresentano uno dei livelli più avanzati e ambiziosi delle nanotecnologie, essendo intrinsecamente orientate all’applicazione nello sviluppo industriale e in grado di offrire soluzioni concrete ai problemi tecnologici nella direzione dell’efficienza energetica e della tutela dell’ambiente e della salute dell’uomo. L’implementazione e il consolidamento di tecnologie innovative basate su materiali plastici e ibridi organico/inorganico di nuova concezione, a basso costo di produzione e ridotto impatto ambientale offrono notevoli opportunità in tal senso. Per l’incremento di efficienza nel settore energetico e dell’illuminazione artificiale, gli OLEDs (Organic Light Emitting Diodes) rappresentano una classe di dispositivi molto promettenti con un’efficienza luminosa o di potenza teorica raggiungibile di 200 lm/W. Offrono una capacità imparagonabile di modulare la tonalità di colore, incluso il bianco con elevato indice di resa cromatica e potranno essere implementati su pannelli di larga area eventualmente flessibili con tecniche di basso costo quali, evaporazione termica, spin coating, tecniche roll-to-roll. Nel campo delle energie alternative, la gamma di celle solari di “terza generazione” è ampia e comprende classi di dispositivi in diversi stadi di maturazione tecnologica: celle full-organic (la cui parte attiva è totalmente organica, molecole di basso peso molecolare o polimeri), celle ibride organiche-inorganiche basate nanocristalli colloidali di semiconduttori inorganici, assemblati in forma di films ultrasottili mesoporosi di ossido di titanio fotosensibilizzati nel visibile con sensibilizzatori organici o materiali perovskitici, o dispersi in matrici polimeriche foto- ed elettro-attive. Di particolare rilevanza sono le le celle fotovoltaiche basate su perovskiti che hanno raggiunto in soli due anni un’ efficienza del 20%. Nell’ambito della manifestazione i ricercatori del CNR NANO hanno illustrato dispositivi organici di nuova generazione. Molta la curiosità suscitata dagli OLED, soprattutto tra i bambini, alle prese per la prima volta con sorgenti plastiche ad emissione di luce.