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BIOGRAFIE ARTISTI
BEOGA (Irlanda/UK)
Beoga (pronunciato b-yoga) è un quartetto di musica tradizionale irlandese proveniente dalle
contee di Antry e Derry. Si formano dopo un’infuocata session all’All-Ireland Fleadh di Listowel
nell’agosto del 2002 e propongono un suono entusiasmante e ricco di personalità con una
formazione piuttosto particolare, che vede due suonatori di organetto/fisarmonica accompagnati
dalle tastiere e dal bodhrán. Il loro album di debutto ‘A Lovely Madness’ esce nell’estate del 2004,
ben accolto dalla critica e ‘nominato’ dall’Irish Music Magazine per la speciale classifica dedicata,
nel 2005, alle migliori nuove band tradizionali.
LIAM BRADLEY (piano, tastiere)
Di Tobermore, Co. Derry, è conosciuto nel mondo per la sua musica per balletti irlandesi. Ha
curato l’accompagnamento per le più importanti competizioni di Danza Irlandese, tra cui i
nazionali di America e Asutralia e i Campionati del Mondo. Suoi gli arrangiamenti per molte delle
più importanti coreografie e l’arrangiamento per le musiche di “Rising Steps”, documentario di
RTE TV in 6 puntate. È anche stato direttore musicale di ‘100% Pure Irish Dance - The Show’ nel
2000, all’Olympia Theatre di Dublino. Negli ultimi anni, Liam è passato dal piano solista a quello di
accompagnamento, portando un nuovo approccio al suono di questo strumento nella musica
tradizionale irlandese.
SEAN OG GRAHAM (organetto, chitarra)
Di Portglenone, Co. Antrim, Seán Óg Graham è tra i giovani suonatori di organetto più dinamici
d’irlanda. Si è aggiudicato numerosi titoli in patria ed è anche un dotato chitarrista autodidatta. È
apparso in varie occasioni in televisione, si è esibito nello spettacolo Celtic Legends col
fisarmonicista Alan Kelly, è stato solista ospite nella Irish Harp Orchestra e nella Canadian Youth
Orchestra, solo per fare qualche nome. È anche un valido compositore e nella sua scrittura
musicale si evidenzia un’ampia scala di influenze. Seán Óg attualmente studia all’Irish World Music
Centre dell’Università di Limerick, sotto la guida di alcuni tra i migliori musicisti del mondo.
DAMIAN McKEE (organetto)
Di Dunloy, Co. Antrim, è un esponente di punta dell’organetto. Nei primi anni Novanta è stato in
tour in irlanda, Inghilterra e America con Comhaltas Ceolteori Eireann e negli ultimi anni ha
continuato a viaggiare sempre di più con la sua musica che continua a crescere in popolarità nei
circoli del ballo irlandese. Compositore, molti dei suoi pezzi sono entrati a far parte del repertorio
dei Beoga. Col suo insegnamento, Damian ha lasciato il segno sul suono della fisarmonica
tradizionale dell’Irlanda del Nord. Molto richiesto per seminari non solo in Irlanda, ma anche negli
USA e in Canada.
EAMON MURRAY (bodhran, percussioni)
Di Randalstown, Co. Antrim, è al momento tra i giovani suonatori di bodhran più rispettati
dell’Irish music. Descritto da Johnny McDonagh (De Dannan/Arcady) come “il futuro del modo di
suonare il bodhrán”, e da Earle Hitchner dell’Irish Echo come “uno dei più affascinanti suonatori di
bodhran che mi sia capitato di ascoltare da tanti anni ”, Eamon si è aggiudicato il titolo irlandese
come miglior suonatore di bodhrán in quattro occasioni.
Ha suonato a fianco di importanti musicisti tra cui Mícheál Ó Súilleabháin e Liam O’Maonlai e ha
ricevuto una nota di merito nell’edizione 2004 della competizione per giovani musicisti dell’Irlanda
del Nord.
NIAMH DUNNE (voce, violino)
Niamh Dunne è una talentuosa cantante, compositrice e violinista.
Figlia del popolare cornamusista Mickey Dunne, Niamh ha fatto numerose apparizioni nei suoi cd’s
nel corso degli anni. Il suo album del 2004, “Legacy”, registrato con suo padre e sua sorella Brid,
è stato nominato tra i migliori album tradizionali irlandesi del 2004.
Niamh è un’apprezzata violinista, premiata ben due volte dalla London Associated Board of
Western Art Music, della quale è anche una qualificata insegnante.
Discografia:
A Lovely Madness (2004)
ASHLEY HUTCHINGS’ RAINBOW CHASERS (UK)
Di Ashley Hutchings si parla spesso come del ‘padre del British folk-rock', altrimenti noto come
The Guv'nor: un artista che da più di trent’anni segue i suoi percorsi variegati in qualità di autore
di canzoni, poeta, direttore musicale al National Theatre inglese, con all’attivo molti album
affascinanti di parole e musiche su vari temi. Il suo ultimo progetto è quello di mettere insieme
alcuni giovani e talentuosi musicisti che ancora devono farsi un nome, in questo nuovo gruppo
acustico di cui fanno parte, oltre allo stesso Ashley (basso, chitarra acustica e voce), Jo Hamilton
(chitarra, voce, viola), Ruth Angell (violino, voce) e Mark Hutchinson (voce, chitarra acustica). È lo
stesso Hutchings a dire che si concentreranno nel "presentare canzoni gradevoli e interessanti,
con un buon cantato, dai toni soffusi, così che la gente si possa a propria volta concentrare sui
testi e sulla musica". Il repertorio contiene esclusivamente composizioni originali, con uno speciale
riferimento ai brani contenuti nel CD di Hutchings Human Nature, del 2003. Nell’ottobre del 2004
è prevista la registrazione di un nuovo album con questa formazione.
Ashley Hutchings: Amo i cambiamenti, e ciò non significa solamente lavorare con musicisti diversi.
Se mi capita di essere coinvolto - per esempio - nella musica da ballo e di farci un disco, mi
piacerà fare qualcosa di diverso la volta successiva, e così potrà essere un album di parole e
musica. E questo nuovo gruppo non fa eccezione. In tempi recenti avevamo in programma il
‘Morris On show’ con cinque musicisti e i ballerini, immersi nel Morris e nella musica da ballo più
spensierata. Già allora stavo pensando alla prossima mossa, e sentivo che mi sarebbe piaciuto
formare un gruppo interessato a presentare canzoni piacevoli con buone voci e il giusto calore,
senza esagerare nei toni. E più ci pensavo, più continuavo a lavorarci. Quel che frullava nella mia
testa erano le bellissime parole che mi avevano colpito tanti anni fa in una frase del cantautore
americano, Phil Ochs: “In tempi così brutti come questi, la vera protesta è la bellezza!”. Ho
pensato “È vero,è proprio così, sono tempi brutti”. Duri. Cinici. E molte cose non vanno per niente
bene. E allora torniamo alle buone parole, alle canzoni davvero belle. Credo che Ochs si
rivolterebbe nella tomba se sapesse che quegli anni sessanta, per lui ‘così brutti’, paiano invece a
noi così benedetti, e quanto invece siano più brutti i nostri di adesso. Mai stata così vera dunque,
quell’affermazione! La mia risposta non sta nello scrivere canzoni di protesta, ma nel provare a far
ritornare un po’ di bellezza nella musica. E così ho cominciato a cercare la gente giusta. Uno per
uno sono entrati nel quadro in maniera naturale, ed è finita che abbiamo formato un gruppo. Chi
conosco da più tempo è
Jo Hamilton, che mi è stata presentata da Joe Broughton. Sia lei che l’altra ragazza provengono
dal conservatorio di Birmingham, dove Joe studia e insegna. Jo suonava la viola nel quartetto che
c’era sul Christmas Album della Albion Band. È venuta in studio nel 1999 per suonare la viola e gli
arrangiamenti per gli archi di ‘The Star’. Sapevo che cantava anche, una cantante favolosa. Merita
di essere conosciuta, e sono sicuro che chi la sente la possa mettere accanto a nomi come quelli di
Chris While e Sandy Denny. Ruth Angell invece e per me una novità. L’ho incontrata nell’estate del
2004, ancora una volta per mezzo di Joe Broughton. Sono andato a Birmingham per incontrarla,
dopo aver ascoltato delle registrazioni più che casalinghe con lei che cantava e suonava il violino,
spaziando dai pezzi tradizionali agli arrangiamenti più classici. Canta e suona anche il piano, e la
sua voce è molto diversa da quella di Jo. Jo ha una voce potente e molto forte, Ruth decisamente
più delicata, di una fragilità che mi commuove. Mi pace come canta le canzoni su cui stiamo
lavorando. E così abbiamo due cantanti ‘contrastanti’.
Ho incontrato Mark Hutchinson esattamente un anno fa, quando stavamo registrando il disco per il
centenario di Cecil Sharp, ‘As I Cycled Out One May Morning’. Registravamo nel suo studio nel
Northamptonshire e lui era il tecnico di sala. È stato solo verso la fine delle session che ho
compreso quanto fosse dotato, quando si è messo a cantare con noi. A noi serviva una bella voce
e lui ne ha una da tenore: alta e bella, che mi fa ricordare David Crosby. È venuto fuori che è
anche un ottimo chitarrista e così ho cominciato a far la corte anche a lui finché non è entrato a
far parte del progetto.
Formazione:
ASHLEY HUTCHINGS-basso, chitarra acustica e voce
JO HAMILTON-chitarra acustica, viola e voce
RUTH ANGELL-chitarra acustica e violino
MARK HUTCHINSON-chitarra acustica
STEVE ASHLEY
Tra i tanti musicisti che hanno dato vita al movimento revivalista inglese, Ashley riveste un ruolo
senz’altro molto importante che gli va riconosciuto. Come membro dell’Albion Country Band, il
super gruppo del folk rock assemblato da Ashley Hutchings, ma soprattutto in qualità di solista,
Steve Ashley ha regalato al folk rock alcuni episodi assolutamente impedibili. Diluiti nel tempo
sono capitoli che fanno luminosa la storia del folk revival. Sia l’album “Stroll On” (Gull Records),
manifesto del folk rock acido ed elettrico, che “Speedy Return” (Gull Records), piu’ sbilanciato
verso lo stile folksy-cantautorale, ed anche “Family Album”, omaggio popolare al folk che
sopravvive ai tempi duri, coniugano al meglio le istanze del folk rock con le qualità compositive
dell’Ashley songwriter di vena raffinata.
Quelli nominati sono dischi degli anni Settanta; il passato prossimo per Ashley muove su
coordinate che lo vedono impegnato sul fronte di una canzone d’autore a tema socio-politico. Ci
sono alcuni demo tapes che raccolgono le canzoni di quel periodo.
E’ seguito un lungo periodo di silenzio, di ripensamenti e poi una nuova aggregazione alla grande
“Fairport’s Family” che ha prodotto il suo nuovo ultimo album, che ospita artisti illustri del calibro
di Chris Lesile, Danny Thompson, Dave Pegg e Robin Williamson, “Everyday lives” (Topic
Records). Una sorta di antologia della canzone d’autore, un nuovo capitolo di questo grande e
misconosciuto cantautore.
STEVE ASHLEY-chitarra e voce
SWARB’S LAZARUS
Swarb’s Lazarus è un nuovo trio costituito dal leggendario violinista inglese Dave Swarbrick (exFairport Convention, ex Whippersnapper) e il polistrumentista Maartin Allocock (ex- Fairport
Convention, ex- Jethro Tull). Swarb’s Lazarus suona in particolare la musica tradizionale delle
isole britanniche.
A Swarb sono stati trapiantati tutt’e due i polmoni nell’ottobre del 2004, dopo anni vissuti con un
debilitante enfisema che l’ha portato quasi alle soglie della morte più di una volta, ma si vede che
non era ancora pronto a sottoscrivere il proprio necrologio, peraltro già pubblicato sul Daily
Telegraph nell’aprile del 1999.
Nel 2005 Swarb e Martin Carthy sono in tour in settembre, ottengono un grande successo e Swarb
si aggiudica il premio Squiggle Records Salesman. Nel 2006 Swarb’s Lazarus suonano a Cropredy,
all’annuale festa reunion dei Fairport Convention.
Il nuovo materiale entra a far parte del CD già disponibile, mentre altre cose andranno costituite il
CD Rom a prezzo speciale di cui è annunciata l’uscita, con film, bonus track dal vivo e un
intervista.
Cropredy ha rappresentato un grande ritorno per Swarb, un’occasione per ritrovare se stesso e i
propri amici dopo così tanti anni lontano dalle scene.
L’album “Live and Kicking” (Squiggle Records) vede dunque il trionfante ritorno all’attività, dopo
sette anni, di Dave Swarbrick, registrando in quattro concerti tenutisi nella primavera del 2006,
insieme al chitarrista Kevin Dempsey e al polistrumentista Maartin Allock.
C’è anche una sezione CD-Rom con foto, spartiti, testi delle canzoni e pure un disegno per farsi
una T-shirt!
DAVE SWARBRICK
Nato a Londra nell’Aprile del 1941, la sua famiglia si trasferisce nello Yorkshire quando ha solo tre
mesi di vita, e poi a Birmingham quando ha otto anni. All’epoca ha già appreso i rudimenti del
violino, ma sarà Beryl Marriott a persuaderlo a continuare con lo strumento. Appena passati i
vent’anni inizia a suonare in tour e registrare.
Da notare nell’enorme repertorio dell’epoca le tre radioBallads con Ewan MacColl, Peggy Seeger e
Charles Parker.
La passione di tutta una vita di Dave per la musica Folk ha le radici in questi anni impegnati. Oltre
a Beryl e Roger Marriot, Dave incontra, lavora e incide con A.L. Lloyd, Alf Edwards e
naturalmente, Ian Campbell. Dave si unisce allo Ian Campbell Folk Group nei primi anni sessanta,
e nel 1966 è con Maertin Carthy.
L’affermato duo avrà una parte importamte nella potente scossa che in quegli anni viene data alla
musica popolare britannica dalla metà alla fine dei Sixties. Quando si lasceranno nel 1969 Dave si
unisce ai FAIRPORT Convention e il suo contributo al folk/rock entrerà nella leggenda e sarà ben
documentato dalle varie uscite discografiche.
Nel 1984 Dave abbandona i Fairport e, con Kevin Dempsey, CHRIS Leslie e MARTIN Jenkis, forma
i Whippersnapper, un gruppo rinomato per il tiro e la validità del discorso acustico.
Nel 1989 Dave lascia per concentrarsi sul lavoro solista e ridà vita alla partnership con Martin
Carthy. Nei primi anni Novanta, Dave e Martin saranno membri del supergruppo folk Band of
Hope insieme a luminari del calibro di Roy Bailey, John Kirkpatrick, Chris Parkinson e Steafan
Hannigan.
Nel 1993 Dave si trasferisce in Australia, dove inizia a lavorare con Alistair Hulett, una
collaborazione che frutterà tre CD di indubbio valore. Dave rientra in Inghilterra nel 1996 e torna
a suonare con Kevin Dempsey.
Mentre è in tour in Europa con Kevin nel 1999, si trova a dover far fronte a seri problemi di salute
e per successivi sei anni combatte contro l’enfisema.
L’operazione con cui gli vengono impiantati due nuovi polmoni ha luogo nell’ottobre del 2004 e lo
rimette in forma, consentendogli di tornare a suonare.
Swarb riceve il più alto riconoscimento dalla English Folk Dance and Song Society, il Gold Badge,
nel 2002 e il Gold Badge al merito dell’Accademia dei Compositori e Cantautori Britannica nel
2003.
Nel 2004 riceve il premio alla carriera per gli annuali BBC Radio 2 Folk Awards e nel 2006 i
FAIRPORT Convention vengono premiati per “Liege And Lief”, l’album che ha destato maggiori
influenze di tutti i tempi, secondo il voto degli ascoltatori.
Swarb vive a Coventry con la moglie, Jill Banks artista pure lei, e il cane Mille.
KEVIN DEMPSEY
Kevin non è secondo a nessuno sia come cantante che in veste di produttore.
Ha una grande esperienza nel music business, avendo lavorato con un sacco di gente, da Percy
Sledge ai Dando SShaft, dalle Marvelettes a Alice Coltrane, per non dimenticare gli incredibili
“Whippersnapper”, nel cui line-up c’erano Dave Swarbrick, Chis Lesile e Martin Jenkis. Con questa
band Kevin ha girato il mondo in lungo e in largo, e registrato 5 album.
Nel 1987 esce il suo disco solista”The Cry of Love”, con Danny Thompson, Polly Bolton, Chris
Lesile e Paul Dunmall.
Gli anni novanta lo vedono produrre i dischi di vari artisti, scrivere colonne sonore per il cinema ed
esibirsi con i vecchi amici Chris Lesile e Dave Swarbrick.
Dopo il tour del 2004 con Mary Black, Kevin si unisce alla band Uiscedwr, con cui si esibisce
ancora oggi nei concerti.. Di loro è da poco uscito il nuovo album, Circe.
E’ anche stato in Tourcon Peter Knight ( Steeleye Span e Feast Fiddles) e Tom Leary (Feast Of
Fiddles), così come con Tanna eJoe Broughton. Kev ha appena finito di produrre l’emminente
lavoro di Dave Swarbrick e Martin Carthy, “Straws in The Wind”.
Kevin vive a Coventry con la moglie Jill, disegnatrice di giardini.
MAARTIN ALLCOCK
Maartin nasce a Manchester nel 1957.
Dopo aver studiato musica a Huddersfield e Leeds, suona nel suo primo tour con Mike Harding nel
1977.
Nel 1981 si unisce alla Bully Wee Bande, e dopo lo scioglimento di quest’ultima, è in tour con
Kieran Halpin. Viene invitato a raggiungere i Fairport Convention come chitarrista solista nel 1985
e dal 1988 è anche membro dei Jethro Tull, dove suona invece le tastiere.
Resterà con la band di Ian Anderson per quattro anni e, dopo avere lasciato i Fairport alla fine del
1996, darà vita all’energetico trio acustico WAZ! In cui, oltre a cantare, suona basso, bouzouki e
chitarra……
Da allora Maart è stato un freelance, registrando ed esibendosi dal vivo con ogni genere di
personaggi.
Dal 1998 a oggi ha suonato in varie colonne sonore per il cinema e la televisione.
Ha scritto musica per un gioco su Playstation della Sony e trascritto tre raccolte di spartiti per i
Fairport Convention, una parte per il cantautore Allan Taylor e due per il vecchio socio Kieran
Halpin.
E’ da poco uscito un suo volume contenente tutte le canzoni originali di Sandy Denny e gli sono
state commissionate le notazioni di tre volumi per Richard Thompson.
Negli ultimi anni Maart è stato in tour con Beth Nielsen Chapman, BLUE Tapestry, Mirando Sykes
Band e John Wright Band, giusto per fare qualche nome.
Continua a lavorare intensamente sia come musicista che come produttore, e a tutt’oggi è
apparso in più di 200 album, di cui tre a suo nome.
Maart sta diventando sempre più popolare sulla scena musicale gallese e suona dal vivo con il
grande arpista gallese Gwenan Gibbard.
Maart vive a Harlech in Snowdonia (Galles del nord) con la moglie Jan e il gatto Squiggle, che ha
dato il nome all’etichetta personale.
HEVIA (Asturie/Spagna)
José Angel Hevia Velasco nasce a Villaviciosa, nelle Asturie, nel 1967. Il suo primo incontro con la
cornamusa avviene all’età di quattro anni, quando assiste a una processione a Amandi in
compagnia del nonno. E’ lì che l’immagine di un uomo e la sua cornamusa colpisce il giovanissimo
José Angel. L’armonia tra il piper, la sua musica e lo strumento gli appare come una magia.
Hevia comincerà poi a prendere lezioni di cornamusa. Tre volte la settimana, dopo la scuola,
prende il bus per Gijon. Armando Fernandez gli insegnerà lo stile tradizionale e lo riaccompagnerà
al pullman. Rientra a casa a mezzanotte e il giorno dopo si esercita su quanto appreso, avanzando
così davvero poco tempo per altri svaghi.
Nello stesso anno in cui comincia a studiare, avrà il suo ‘battesimo del fuoco’ in sporadiche
esibizioni con gruppi folk. Sua sorella Maria José, accortasi che un tamburino accompagnava ogni
suonatore di cornamusa, vuole partecipare anche lei. Uno dei migliori tamburini che Villaviciosa
abbia mai avuto, Sabino Cifuentes, accetta di insegnarle tutti i ritmi tradizionali, nella sua stessa
casa, con grande pazienza. Alla fine dei corsi di studio, Hevia prende la sua cornamusa e suona
dei brani che sua sorella possa cercare di accompagnare. Uno spettacolo che spesso finisce in un
gran putiferio che si risolve solo con qualche pacifico scapaccione da parte della madre. Poco
dopo, i due cominciano a esibirsi attraverso le Asturie e a girare nei vari centri di insediamento
degli asturiani aldilà dell’Oceano.
Nel 1985 José Angel comincia a insegnare a sua volta, e formerà di lì a poco una banda di
cornamuse coi suoi allievi. Comincia così, senza abbandonare la tradizionale coppia di cornamusa
e tamburo, un nuovo periodo della sua vita. Nel frattempo, la cornamusa è improvvisamente
diventata popolare tra la gioventù asturiana e le scuole di musica fioriscono in una moltitudine di
luoghi. Lo stesso José Angel fonderà nuove scuole a Villaviciosa, Candás, Ribadesella e Mieres, da
cui usciranno nuovi complessi di cornamuse. Nello stesso tempo, si esibisce anche con vari gruppi
folk e collabora a molte registrazioni. Intanto, studia Filologia Spagnola all’università, ma la sua
vera vocazione continuerà ad essere quella della musica e della cornamusa.
Nello stesso anno perfeziona le midi-bagpipes, un’iniziativa che parte dal tentativo di risolvere il
problema che tutti i piper hanno quando si devono esercitare a casa: quello di disturbare i vicini. A
tale scopo, lui e Alberto Arias, un suo allievo programmatore di computer, creano una sorta di
scala di plastica coi pulsanti di una slot machine. Un prototipo che diventerà poi la midi-bagpipes,
che finirà per divenire il simbolo e l’indispensabile compagno del musicista. Del team di ricerca
farà parte anche il tecnico elettronico Miguel Dopico.
Nel 1997 José Angel comincia la sua carriera solista e registra il primo album “Tierra de Nadie”, il
suo primo successo sia a livello nazionale che internazionale.
Il disco, supportato da un tour mondiale, viene pubblicato in più di quaranta paesi, in molti dei
quali raggiungerà i primi posti nelle classifiche di vendita. Più di due milioni le copie vendute, e
molti i dischi d’oro e d’argento in paesi tanto diversi come Italia, Ungheria, Nuova Zelanda, Belgio,
Danimarca e Portogallo.
Nel 2000 esce il secondo album “Al Otro Lado – Al otru llau” che ne rinnova i successi, con altre
tournée in posti vecchi e nuovi.
L’anno seguente vede il realizzarsi del suo sogno con l’inaugurazione di una fabbrica di strumenti
a Guadarrama, che lo vede dividersi tra l’attività di manager per questa impresa e quella di
muicista.
Attualmente Hevia è in tour mondiale per presentare il nuovo disco “ Étnico ma non troppo”
pubblicato nel 2003.
HEVIA-Etnico ma non troppo
Questo straordinario suonatore di cornamusa che ora ci presenta il suo terzo lavoro professionale
a partire dall’edizione di “Tierra de Nadie”, ha dato non meno di trecento concerti e apparizioni
televisive, in più di duecento città del mondo, coprendo qualcosa come 152,200 kilometri
(l’equivalente di quattro viaggi attorno al globo…); centinaia di migliaia di persone lo hanno visto
suonare. E ha suonato con più di mille musicisti, tra cui altri cornamusisti, il suo gruppo, e vari
collaboratori di ogni paese e latitudine. Si sta dimostrando un autentico ‘animale da palco’, con più
di due milioni e mezzo di dischi venduti, 15 dischi d’oro e 12 di platino in più di quaranta paesi,
dall’Ungheria all’Italia, dal Giappone alla Nuova Zelanda. Numeri che continuano a ingrandirsi, a
dimostrare quanto Hevia non si possa confinare entro una particolare nicchia musicale. Il che gli
permette di esibirsi tanto nei folk festival come Dranouter (Belgio) che nei jazz festival come
quello di Pori (Finlandia), nei festival di musica celtica come quello di Lorient (Francia), o in quelli
religiosi come quello di Otobutai a Kyoto (Giappone), world music festivals come il Womad di
Athens (Grecia) o pop come nel prestigioso festival di San Remo (Italia). La scala si amplia dalle
arie tradizionali e fragranti sonorità contemporanee agli audaci ensemble dall’arte inconfutabile,
che fa fluire la musica attraverso il suo strumento e il suo gruppo d’accompagnamento con
un’indiscutibile naturalezza, come se mischiasse il sangue nelle sue vene, quello chamán che
‘beve’ l’aria della sua terra alla pari con le correnti più d’avanguardia.
(Margie Marc)
GILLES LE BIGOT & GERRY O’CONNOR
Gerry O’ Connor e Gilles Le Bigot hanno percorso strade professionali diverse, entrambe
estremamente ricche dal punto di vista professionale.
Gerry è conosciuto e rispettato come uno dei migliori violinisti irlandesi, l’architetto che –seguendo
le orme della madre anche lei violinista – ha dato vita al revival dello stile musicale tipico della sua
Irlanda dell’Est. Col fisarmonicista Martin O’Connor ha formato il gruppo SKYLARK, per poi
prendere parte all’avventura dei LA LUGH.
Gilles è noto come chitarrista degli SKOLVAN, ma anche per aver fatto parte di band prestigiose
come: BARZAZ, KORNOG e L’HERITAGE DES CELTES – solo per fare qualche nome – e, più
recentemente, per il suo album solista “EMPREINTES”.
Si sono incontrati musicalmente nei primi anni Novanta nei LA LUGH, con cui hanno registrato tre
album ed effettuato tour per molti anni in tutta Europa. Da allora hanno avuto numerose
opportunità per suonare insieme.
Questa nuova collaborazione ha come punto di partenza il nuovo disco di Gerry « JOURNEYMAN »
e quello di Gilles « EMPREINTES ».
La tournée di due settimane in Bretagna nell’estate del 2005 ha riscosso un grande successo,
tanto da essere seguita dalla pubblicazione di un dal vivo album (En Concert, per l’etichetta
irlandese Lughnasa), registrato nel dicembre dello stesso anno nella cittadina bretone di
Douarnenez.
JACKY MOLARD ACOUSTIC QUARTET
Dopo trent’anni passati a sconvolgere nel profondo la musica popolare bretone, aprendola in
maniera determinata all’infinita varietà della « musica del mondo », Jacky MOLARD, violinista
virtuoso, é oggi un musicista arrivato a maturità- ricco di un universo estremamente coerente,
nutrito di tutti gli chocs di civilizzazioni, ma, in nessun caso, composito o disperso. Questa
formazione ne é una prova : la prima che Jacky presenta a suo nome. Un quartetto acustico dalla
strumentazione sognante e raffinata, per una musica sempre pulsante e melodica, animata di una
certa euforia anche quando si installa una melanconia : musica bretone e irlandese , jazz,
tradizioni balcaniche, tutte queste materie prime magnificamente fuse in arrangiamenti sofisticati
e poetici, che scambiano le loro qualità, il loro immaginario, le loro storie- e inventano un avvenire
comune.
JACKY MOLARD violino e composizione
Nella storia della musica bretone degli ultimi tre decenni, il nome di J.M é inevitabile.
Gli anni ’70 marcano l’inizio di un percorso ricco di avvenimenti e di incontri.La creazione di
gruppo OGHAM con i suoi fratelli Claude, Dominique, Patrick. Gli anni ’80, stranamente qualificati
dai media come anni vuoti, vedranno la nascita di GWERZ,gruppo mitico che, dal vuoto
dell’ « onda celtica », continua a ispirare diversi giovani gruppi bretoni e, sotto il suo impulso, altri
due gruppi cult, ARCHETYPE e DEN., senza dimenticae il leggendario PENNOU SKOULM Gli anni
’90 saranno marcati maggiormente dall’apertura verso altre musiche con Jacques PELLEN CELTIC
PROCESSION e TRIPTYQUE, e con Alain GENTY group. Durante tutti questi anni, si sforzerà di
trasmettere la sua musica e la sua arte nell’ambito delle sue innumerevoli tournées nel mondo.
Nel 2000, sotto l’iniziativa del festival « Les Tombées de la Nuit » a Rennes, propone con i suoi
fratelli. « Bal Tribal »
Co-prodotto dalla Scène Nationale di St Brieuc, questo spettacolo ripercorre, in qualche modo, la
storia del suo percorso musicale. Nel 2007 il violinista presenta, per la prima volta nella sua
carriera, una formazione a suo nome.
HÉLÈNE LABARRIÈRE contrabbasso
Dal jazz tradizionale alla musica improvvisata, suona in numerosi festival al fianco di musicisti
francesi e americani (Eric Barret, JM. Padovani, Daniel Humair, G. Badini, S. Kassap, Slide
Hampton, Art Farmer, J. Griffin, Lee Konitz…).
Dalla musia contemporanea (Ars Nova, Skéné…) alla musica bretone (Jacques Pellen, Les Frères
Molard / Bal Tribal),, dalla diversità di questi incontri musicali é nato il desiderio di moltiplicare le
esperienze. Prende parte, quindi, a numerosi progetti con compagnie di teatro , di danza, per
dirigersi sempre di più verso delle avventure artistiche, alla scoperta degli altri e di sé stessa.
YANNICK JORY saxofono
Saxofonista che evolve nella musica contemporanea d’ispirazione popolare. Con Les Pires poi con
La Traban. svilupperà questa musica. Negli ultimi anni si concosacra alla scrittura musicale per la
danza contemporanea (Philippe DECOUFLÉ, Sylvie SEIDMAN, Sylvie LE QUERRÉ) e altri spettacoli
teatrali.
JANICK MARTIN fisarmonica
Influenzato da Frédéric " Gazman " Lambierge, Ricardo Tesi ou Richard Galliano, J diventa
rapidamente un musicista inevitabile sulla scena della musica bretone, per la sua facilità tecnica e
la sua apertura musicale.
Passando tra lo swing manouche, le « musiche del mondo » e l’improvvisazione nei , con Mandala,
Jacky Molard,, Janick ha contribuito a spingere i limiti della fisarmonica diatonica per farne un
vero strumento cromatico.
Formazione:
JACKY MOLARD-violino e composizione
HÉLÈNE LABARRIÈRE-contrabbasso
YANNICK JORY-sassofono
JANICK MARTIN-fisarmonica
Discografia:
Acoustic Quartet (Innacor Rec.)
FRED MORRISON (Scozia/UK)
Con l’entrata della cornamusa scozzese nel ventunesimo secolo, Fred Morrison ha saputo
guadagnarsi una reputazione internazionale grazie al suo stile energetico, esuberante e votato
all’improvvisazione che combina la tradizione cornamusistica gaelica delle Uists con le influenze
contemporanee più eclettiche. Tra i pochi piper a raggiungere il successo sia nell’ambito delle
competizioni che della scena musicale folk, Fred è un maestro delle Highland pipes, di quelle delle
Lowland e dei Border, così come delle uillean pipes irlandesi e del low whistle.
Il suo modo di suonare è stato definito da Jim Gilchrist dello Scotsman come "il più vicino al jazz
che si possa ascoltare in Scozia”, mentre Michael Grey, sul Piper and Drummer Magazine,
commenta semplicemente che: "La musica di Fred Morrison è sbalorditiva".
"Il re delle Pipes", attributo con cui è conosciuto nel circuito cornamusistico europeo, è nato nel
1963 vicino a Bishopton, nel Renfrewshire, dove è cresciuto,
pur facendo regolarmente visita alla casa della famiglia paterna di Gerinish, South Uist. È stato ol
padre – anche lui di nome Fred, altro notevole piper – a insegnargli a suonare lo strumento sin
dall’età di nove anni. È così che Fred junior si è da subito immerso nello stile cornamusistico delle
Ebridi Esterne, avvolgente e sferzante. È sempre il padre a insegnargli il metodo tradizionale del
canntaireachd, i vocaboli cantati utilizzati per trasmettere la musica per cornamuse prima
dell’avvento della notazione, e Fred attribuisce gran parte del proprio approccio a ciò. “Ogni volta
che suono qualcosa prima me lo sento cantare nella testa”, ha detto in un’intervista.
Nel periodo trascorso suonando come busker in Olanda, Fred ha studiato da maestro elementare
per poi passare a insegnare cornamusa nelle scuole di Glasgow e infine alla carriera musicale. Le
sue capacità nell’affrontare la grande Highland pipe gli fa subito guadagnare lodi e onori
nell’esigente circuito delle competizioni per cornamuse, tra cui le agognate medaglie d’oro
acquisite a Oban e Inverness, per non parlare del prestigioso trofeo Macallan al Celtic Festival di
Lorient, in Bretagna per ben sette volte.
Al tempo in cui lo Scottish piping allargava i propri orizzonti nella fiorente scena musicale
tradizionale, Fred si dedica alla sperimentazione, acquisendo in maniera eclettica influenze da ogni
parte e sviluppando una formidabile tecnica che può dare un’interpretazione unica ad alcuni dei
più frequentati numeri del repertorio. Ben presto è molto richiesto, sia come artista solista,
supportando inizialmente nomi come Runrig e Capercaillie, prima di unirsi al supergruppo dalla
breve Clan Alba (con Dick Gaughan, tra gli altri) e di unirsi ai Capercaillie per tre anni, nel corso
dei quali ha suonato e collaborato agli arrangiamenti del gruppo per il film Rob Roy.
Di pari passo con l’accrescere della propria reputazione, comincia a dedicarsi anche allo strumento
delle Lowland scozzesi e dei Border, negli ultimi anni soggette a un revival in quanto più
facilmente compatibili coi violini e altri strumenti piuttosto che la Highland pipe, con le canne più
cosone al tipo di diteggiatura e vibrato tipici del suono di Fred. Fan entusiasta del grande Paddy
Keenan, il piper della leggendaria band irlandese Bothy Band, aggiungerà anche le Uillean pipes
irlandesi e il low whistle al proprio armamentario.
Pur restando le Highland pipe il suo primo strumento, i suoi concerti tendono a focalizzarsi attorno
alle Border pipes, con intermezzi alle uillean pipes e al delicato whistle. Una recente, fruttuosa
partnership è quella col suonatore di bouzouki Jamie McMenemy, membro fondatore della
Battlefield Band e del gruppo bretone Kornog, e la si può ascoltare nell’ultimo dei tre dischi di
Fred, Up South.
Oltre a collaborare in numerosi album di musicisti e cantanti scozzesi di primo piano, gli ultimi
tempi vedono Fred alle prese col gruppo gaelico Ceolas, che ha contribuito a fondare, mentre la
sua statura di musicista è stata riconosciuta al Celtic Connection di Glasgow nel gennaio del 2005,
quando gli è stata commissionata la scrittura della consueta composizione di apertura. L’ha
chiamata Paracas, un ambizioso viaggio musicale nella cultura e nella storia gaelica che coinvolge
non solo molti suonatori di cornamusa, ma anche altri musicisti e cantanti folk, oltre all’orchestra
e al coro.
Un’altra onorificenza che Fred ha particolarmente gradito è quella di essere stato votato
Strumentista dell’Anno per gli Scots Trad Music Awards del 2004, salutati come un riconoscimento
della cornamusa in quanto forma di arte popolare, e non solo un elogio personale.
Tra le recenti attività extra-musicale ricordiamo la collaborazione con la McCallum Bagpipes nel
dare il proprio nome e la propria esperienza nello sviluppare una particolare cornamusa chiamata
Fred Morrison reelpipes – essendo "reel pipes"
Il vecchio equivalente delle Highland rispetto alla Border bagpipe – che ha suscitato un notevole
interesse nel mondo dei suonatori di cornamusa (per dettagli vedi www.carnanmusic.com).
Gli appassionati di musica si preparino alle performance live di Fred, che sicuramente lo vedranno
in compagnia di vari amici. Sta anche lavorando a un nuovo album che, come sempre, non
mancherà di sorprendere!!!
CARLOS NÚÑEZ (Galizia/Spagna)
Nato a Vigo in Galizia,regione atlantica della Spagna,Carlos Nunez ha iniziato la sua attività
musicale a soli 8 anni quando scelse di suonare la “gaita”,cioè la cornamusa galiziana.Già a 12
anni era solista nella Lorient Symphony Orchestra.
Oggi è considerato unanimamente dalla critica come uno dei più grandi suonatori di questo
strumento al mondo,tanto da meritarsi l’appellativo di “Jimi Hendrix of the Pipes”.
Ha raggiunto un livello di virtuosimo nel passato dominio solo di Irlandesi e Scozzesi.
Ha ottenuto il più alto riconoscimento del Conservatorio Reale di Madrid,rimanendo sempre fedele
alla tradizione dell’antica musica galiziana.
Nel 1989 comincia la sua collaborazione con i CHIEFTAINS nel sound-track del film “L’Isola del
Tesoro” con Charlton Heston e Oliver Reed.Da allora ha partecipato praticamente a tutti gli album
del gruppo ed è stato ospite di molti dei loro tour in tutto il mondo.
Nel 1996 incide il suo primo album da leader “ Brotherhood of Stars” nel quale figurano ospiti oltre
ai soliti Chieftains,RY COODER,la cantante spagnola LUZ CASAL,DULCE PONTES.L’album offre un
nuovo punto di vista sulla musica celtica e le sue connessioni con la tradizione galiziana ma anche
con la musica latina,medievale e col flamenco.
La sua uscita crea dal nulla un fenomeno musicale nuovo in Spagna,raggiungendo le vette delle
classifiche nel paese iberico.
Dopo un lungo periodo di ricerca,nel 1999 incide il suo secondo album “Os Amores Libres”,col
quale Nunez ottiene entusiastiche reazioni da parte di tutta la critica internazionale,ivi compresa
l’Italia (Musica di Repubblica lo inserirà nei 20 album da portare in dote al Secondo Millennio).
Nell’album,ancora una volta,Nunez si circonda di ospiti prestigiosi tra cui NOA,JACKSON
BROWNE,MIKE SCOTT dei Waterboys,CARMEN LINARES,VICENTE AMIGO,TERESA SALGUEIRO
oltre ad una nutrita schiera di musicisti irlandesi (Sharon Shannon,Liam O’Flynn,Frankie Gavin
ecc).
L’album riceve una nomination ai Grammy latini.
Nel 2000 arriva la fatica discografica,”Mayo Longo” col quale Nunez continua il suo discorso
musicale tendente a far emergere tutte le connessioni della musica celtica coi ritmi del
Mediterraneo,dalla musica sufi marocchina al pop melodico spagnolo.
Nel 2003 esce il nuovo album “Finisterre” interamente dedicato alla musica bretone che vede
come ospiti tra gli altri Alan Stivell e Dan Ar Braz.
Nel 2004 compone la colonna sonora del film di Amenabar “Il Mare Dentro”,presentato alla Mostra
del Cinema di Venezia e che quest’anno vince sia il Golden Globe che l’Oscar quale migliore film
straniero.
Sulla scia dell’Oscar produce il nuovo album “Cinema Do Mar” ispirato alle colonne sonore di
famosi films,da “Barry Lindon” al “Padrino”,da “True Romance” a “L’Isola del Tesoro”,in uscita tra
breve in Italia.
BREABACH (Scozia)
Gli scozzesi Breabach, uno dei nomi di cui si parla di più a proposito delle novità della scena folk,
si formano nel 2002. Da allora si sono lanciati in tutti i folk club e i festival scozzesi ed europei col
loro sound a base di cornamuse delle Highland e ritmi ballabili, elogiati non solo per gli strathspey
e i reel ma anche per il piacevole trattamento delle canzoni tradizionali e delle melodie più lente.
Il loro innovativo stile celtico, che mette insieme doppia cornamusa, whistle, violino, canzoni e
stepdance scozzesi, porta sul palco una luminosità, un entusiasmo e una varietà che raramente
capita di vedere in un gruppo tanto giovane.
Dopo l’infuocato debutto al Celtic Connections del 2006, la band ha firmato per la Vertical Record
e il loro album d’esordio ‘The Big Spree’ esce nella primavera del 2007.
Si sono esibiti al concerto di apertura del Blas Festival 2006 alla City Hall di Glasgow, a fianco di
Blazing Fiddles e Capercaillie, e lo spettacolo è stato trasmesso dal vivo nel programma
'‘Travelling Folk'’ della BBC Scozzese. Hanno partecipato al Celtic Connections di Glasgow, il 28
gennaio del 2007 alla Strathclyde Suite della Royal Concert Hall, nel week-end dedicato allo
Showcase Scotland.
CALUM MacCRIMMON
Inizia l’apprendimento della cornamusa a Edmonton, in Canada. Si sposterà poi, con la famiglia, in
Scozia nel 1991 cominciando a farsi un nome nelle competizioni per piper solisti. Nel 2000
frequenta la RSAMD di Glasgow, dove eccelle non solo nel piping, ma anche nel whistle, chitarra e
composizione, laureandosi in musica scozzese. Prosegue tuttora la sua attività di insegnante e si
esibisce in Scozia con gruppi molto stimati come Na Tri Seudan e la National Youth Pipe Band of
Scotland.
DONALD BROWN
Originario di Huntly, si laurea nel 2002 in Musica Scozzese, completando poi il corso di studi con le
specializzazioni in cornamusa e ballo. A Huntly ha prodotto un CD di canzoni e melodie locali
coinvolgendo musicisti del posto. È un valido insegnante di musica e danza e lavora con la Youth
Music Initiative, oltre a far parte della Scottish Step Dance Company e della James Graham Band.
PATSY REID
Proviene da Knapp, nel Perthshire, dove è cresciuta suonando il violino sia classico che folk
scozzese. Ha partecipato a varie competizioni in Scozia aggiudicandosi due volte il Glenfiddich
Fiddle Championship, all’età di 15 e poi di 16 anni. Nel 2004 si è laureata in Musica Applicata alla
Strathclyde University, specializzandosi in performance e produzione discografica. Attualmente
studia al Royal Northern College of Music di Manchester per un corso post-laurea in insegnamento
per archi e performance.
EWAN ROBERTSON
E’ cresciuto a Cambridge, circondato sin dalla più tenera età dalla musica tradizionale. Negli ultimi
anni della scuola superiore si sposta alla Plocktons School of Excellence dove si fa notare in
chitarra, pipes e violino. Nell’estate del 2005 si laurea in insegnamento all’aperto ed è tra i più
richiesti accompagnatori della scena musicale tradizionale.
Formazione:
PATSY REID – violino, voce
EWAN ROBERTSON – chitarra, voce
DONAL BROWN – Highland bagpipe, whistles
CALUM MacCRIMMON – Highland bagpipe, whistles, voce
Discografia:
The Big Spree – Vertical 2007
FLOOK (Irlanda/UK)
Nel 2005 i Flook compiono dieci anni, e festeggiano l’anniversario con dieci speciali concerti in
tutte le Isole Britanniche, con la formazione a quattro che va sempre più rafforzandosi. Sebbene la
loro prima uscita discografica, Flook! Live! (1997), sia già stata allora salutata come "l’album
definitivo del flauto moderno" dall’Irish Times, i Flook fanno il loro ingresso vero e proprio sulla
scena internazionale col primo album di studio, ‘Flatfish’, del 1999. Un disco che vede l’ingresso in
formazione del maestro del bodhran John Joe Kelly, che va ad aggiungersi ai flautisti Brian
Finnegan e Sarah Allen e al chitarrista Ed Boyd. ‘Flatfish’ viene salutato come "impressionante",
"notevole" e "qualcosa di vicino al miracoloso", ma sono le esibizioni live dei Flook che realmente
catturano
i
cuori
di
chi
li
può
guardare
e
ascoltare.
Il rapporto che lega i quattro musicisti, la sincera soddisfazione che ottengono col suonare
insieme, risultano subito evidenti sia agli occhi del pubblico che a quelli della critica. ‘Rubai’ esce
nel 2002 e ottiene la nomination da parte della BBC quale ‘Album Folk dell’anno’; universalmente
applaudito tanto dai giornalisti che dagli amici musicisti, rafforza ulteriormente la reputazione dei
Flook come una delle band più eccitanti e innovative della scena folk angloirlandese. Non è certo il
virtuosismo a mancare tra le fila dei Flook, ma l’impatto decisamente unico di questa band
proviene dallo scambio intuitivo, quasi simbiotico, tra flauti, corde e pelli. Dopo aver girato in
lungo e in largo per tutto il globo, i Flook continuano il viaggio con la loro eclettica miscela fatta di
radici tradizionali e ritmi contemporanei, e la loro popolarità non smette di crescere. Nel novembre
del 2005 è uscito l’atteso terzo album di studio, ‘Haven’, sempre per la loro etichetta Flatfish.
Viene nominato “Album strumentale dell’anno” da Liveireland.com.
I Flook si aggiudicano il titolo di ‘Miglior Gruppo dell’anno’ per il 2006 ai BBC Folk Awards.
I Flook stanno ottenendo un successo davvero travolgente in tutto il mondo, e i loro tour senza
sosta continuano a farli conoscere e ad allargare la già nutrita schiera dei fans.
Formazione:
SARAH ALLEN - flauto, whistles, fisarmonica
ED BOYD - chitarra, bouzouki, mandolino
BRIAN FINNEGAN - flauti, whistles, bansuri
JOHN JOE KELLY – bodhran
Discografia:
Flook! Live! - 1997 (ristamp. 2005)
Flatfish - 1999
Rubai – 2002
Haven – 2005
MOTION TRIO (Polonia)
L’innovativo trio di fisarmoniche polacco fondato nel 1996 ha in un certo senso cambiato i
connotati con cui siamo soliti riconoscere questo strumento. Sei mani che sanno creare timbriche
realmente coinvolgenti e non di rado sorprendenti. Gran parte della musica di questo ‘Infernale
Trio’ è magistralmente scritta da Janusz Wojtarowicz. L’avanguardistico suono mette insieme pezzi
di musica minimale, jazz e rock riconducendoli alla Nozione del Movimento: per ridefinire la
fisarmonica ed esplorare paesaggi sonori apparentemente tanto lontani dalle esperienze cui ci ha
abituato la tastiera ‘a vento’. I tre energetici suonatori fanno tutto ciò su basi strettamente
acustiche, senza campionamenti o effetti che non fanno certo parte della loro concezione sonora.
"Altri strumenti come il violino, la chitarra e il piano sono già stati esaustivamente esplorati in ogni
maniera, e a questo punto poco di veramente nuovo può essere realmente realizzato con essi.
Tutt’altra cosa invece con la fisarmonica, che da poco viene scoperta gradualmente e suonata con
intenti sperimentali. I tradizionalisti della fisa hanno esaurito le proprie idee, e il nostro scopo è di
trarre dalla fisarmonica note mai sentite prima, per sviluppare forme e suoni completamente
nuovi e trasferirli sia su CD che, naturalmente, nelle esibizioni dal vivo." Janusz Wojtarowicz
Nel 2000 il Motion Trio ha vinto il primo premio nella categoria 'Trio' e il 'Grand Prix' al quarto
concorso internazionale di musica contemporanea di Cracovia Krzysztof Penderecki. Lo stesso
anno la Stampa Polacca li ha votati ‘miglior nuovo gruppo’. Il CD ‘Pictures of the Street’ –
pubblicato in Polonia nel 2004, ha stupito la critica che subito li ha accolti entusiasticamente:
l’album è stato infatti premiato col Grand Prix dell’industria musicale polacca e votato CD
dell’anno.
Nonostante la giovane età, il Motion trio ha lavorato con artisti del calibro di Bobby McFerrin,
Tomasz Stañko e Micha Urbaniak.
JANUSZ WOJTAROWICZ (1971)
Fondatore e leader, ha studiato piano e fisarmonica col padre Eugeniusz sin dall’età di sette anni.
Una volta completati gli studi al Collegio Musicale Nazionale di Cracovia, è passato a studiare
fisarmonica all’Accademia Musicale di Cracovia. Ha vinto numerossi premi e molti concorsi per
musica da camera in Polonia e all’estero, e ha anche composto musiche per il teatro.
MARCIN GALAZYN (1975)
All’età di sette anni comincia a studiare fisarmonica col professore Eugeniusz Ajdamach. Dopo
aver acquisito un secondo diploma alla Scuola Nazionale Musicale di Bialystok, è passato a
studiare lo strumento all’Accademia Musicale di Cracovia. Si è aggiudicato vari premi in molti
concorsi per fisarmonica in Polonia.
PAWEL BARANEK (1978)
Comincia a studiare fisarmonica e organo col professor Wieslaw Kusion all’età di nove anni,
terminerà più tardi gli studi al Collegio Nazionale Musicale di Tarnow. Si è aggiudicato molte
competizioni per fisarmonica in Germania, Italia e Polonia. Attualmente sta approfondendo i suoi
studi all’Accademia Musicale di Cracovia.
Dicono i musicisti: "La semplice idea di suonare la fisarmonica e in maniera completamente
acustica, senza aggiungere effetti di alcun tipo, rappresenta quel che siamo noi. Non usiamo
campionamenti né l’elettronica. Perché dovremmo farlo quando abbiamo dei meravigliosi
strumenti acustici? La fisarmonica ha già questi suoni dentro di sé, e copre la scala di un’orchestra
da
camera!
Quante
mani
abbiamo!
Quante
possibilità
di
armonizzare
suoni!"
"Prima di tutto siamo delle persone, e poi dei musicisti, poi ancora fisarmonicisti. Prendiamo quel
che la vita ci passa. Al momento crediamo che tutto quel che riusciamo a fare sia merito del
lavoro di squadra del Motion. Scegliamo da noi la nostra immagine, il nostro tipo di suono e
scriviamo la musica che poi eseguiamo. Cerchiamo di farci comprendere per la nostra maniera di
intendere la musica. Non ci sono altri modi, perché il Motion suona il proprio suono: questo è il
primo e unico comandamento."
"Prendiamo ispirazione dalla musica contemporanea, classica e barocca, dal jazz, e poi rock,
metal, techno, house e disco. Quando prendiamo in mano la fisarmonica e il suono comincia a
fluire non sappiamo da dove venga."
Discografia:
Live in Vienna – 2002
Pictures from the Street – 2004
Play Station – 2005
LE MYSTÈRE DES VOIX BULGARES
Coro femminile della Televisione di Stato di Sofia (Bulgaria)
Il Coro Vocale Femminile della Televisione di Stato Bulgara è emerso come ensemble di rare
qualità artistiche e di enorme interesse per il pubblico. Fondato nel 1952, il primo compito del coro
fu quello di incidere musica autentica e arrangiata di brani popolari per coro polifonico da
trasmettere in programmi radiofonici e televisivi così come in concerti. Presto la sua reputazione
crebbe al di fuori della Bulgaria grazie alle tournée negli altri paesi vicini e nell’Europa Occidentale.
Quasi nello stesso periodo, all’inizio degli anni cinquanta, Marcel Cellier, produttore musicale
svizzero, scoprì i brani popolari Bulgari e le loro qualità corali e vocali e nel 1975 realizzò il loro
primo album - Volume I, intitolato “Le Mystère des Voix Bulgares”, che presto diventò un best
seller. Dodici anni più tardi, nel 1987, apparve il Volume II che nel 1990 ricevette un Grammy
Award. Fu allora che il coro venne nominato “Le Mystère des Voix Bulgares” e nel 1988 il coro
iniziò una serie di tournée trionfali in vari Stati europei, negli Stati Uniti, in Canada, America
Latina, India, Hong Kong ecc.
Il coro è composto da 24 cantanti provenienti dalle regioni rurali della Bulgaria. La loro abilità sta
nel combinare le canzoni popolari bulgare con armonie che mettono in risalto i loro timbri unici,
con i ritmi irregolari, i costumi tradizionali così pittoreschi e soprattutto il modo di cantare per voci
parallele a intervalli (di seconda, di settima e di nona) ritenuti tradizionalmente dissonanti nella
musica occidentale. Tornano in regione per la quarta volta, dopo i concerti del ’92 al Teatro di
Monfalcone e del ‘98 a Cividale per Mittelfest ed ancora a Cividale per il Folk Club Buttrio nel
2004.
Per la prima volta a Bergamo.
RICCARDO TESI BANDITALIANA (Italia)
Riccardo Tesi: organetto diatonico
Maurizio Geri: chitarra, voce
Claudio Carboni: sax
Ettore Bonafè: percussioni, vibrafono
Ospiti - Marco Fadda:percussioni
Daniele Mencarelli:contrbbasso
Riccardo Tesi è da tempo un'autorità all'interno degli ampi confini della world music. Il suo
percorso musicale è la storia di un lungo viaggio iniziato con la cantante toscana Caterina Bueno,
proseguito con la musica innovativa dei Ritmia, il trio di organetti con J. Kirkpatick e K. Junkera, il
sodalizio con il mandolinista occitano P. Vaillant, la musica sarda di E. Ledda & Sonos, fino
all'incontro con musicisti di altre aree stilistiche: dal Jazz di G. Trovesi e G. Mirabassi, all'etnojazz
partenopeo di D. Sepe, alla grande canzone d'autore di F. De Andrè, I. Fossati, O. Vanoni e G.
Testa.
Dopo vent'anni d'intenso e proficuo peregrinare, Tesi è stato oggetto di una sorta di richiamo da
parte della sua terra d'origine, la Toscana, ed ha riunito intorno a sé alcuni dei musicisti di punta
della scena folk e jazz. Nasce così il progetto Banditaliana con Maurizio Geri, funambolico
chitarrista e cantante, del quale in molti hanno apprezzato l'album "Manouche e dintorni",
elegante omaggio allo swing di D. Reinhardt; Claudio Carboni sassofonista dotato di un fraseggio
secco e preciso, cresciuto nella migliore tradizione del liscio; Ettore Bonafè alle percussioni e al
vibrafono, a proprio agio con i ritmi etnici e con l'improvvisazione jazz, capace di passare con
disinvoltura dalle collaborazioni con il cantautore Sergio Caputo a quelle con musicisti indiani ed
africani.
Al quartetto storico si aggiungono Marco Fadda, virtuoso delle percussioni, ha lavorato tra gli altri
con Billy Cobham, ed il contrabbassista Daniele Mencarelli che vanta importanti collaborazioni nel
mondo del jazz.
Il caleidoscopio di suoni che scaturisce da Banditaliana produce una musica di grande forza
timbrica e compositiva, una sintesi di ampio respiro tra forme e riti della tradizione toscana misti a
sonorità jazz, echi di liscio e canzone d’autore.
BELTUNER (Francia)
BELTUNER è pura alchimia musicale: quattro musicisti, quattro strumenti che, grazie alla magia
dei ritmi e delle melodie sembrano essere cento. Non c’è pericolo di annoiarsi coi BELTUNER, il
loro repertorio è troppo avvincente, troppo invitante per non lasciarsi coinvolgere… di volta in
volta, ci passano davanti i ritmi indiavolati delle musiche zigane, lo ‘sfarzo’ manouche, le giravolte
del valzer o la nostalgia del tango che ci fanno entrare in un universo di festa, di gioia, di
evasione. Quando suonano, ci si sente immergere al centro di un film di cui ci si sente attori. Del
resto, i musicisti dei BELTUNER si sentono a proprio agio in qualsiasi dimensione, la loro sincerità,
l’energia, il desiderio di condividere col pubblico un momento unico fanno sì che ogni concerto,
ogni brano diventino una nuova avventura.
È nella regione dei Vosgi che i quattro compari si sono incontrati per girare locali e bistrot. Quanti
balli hanno suscitato, quante risate, lacrime, gote rosse di piacere e fronti luccicanti di sudore
hanno già provocato? Ancora oggi, si esibiscono regolarmente nei locali, nei teatri, nei festival, in
provincia come a Parigi e i colori della loro tavolozza sono ancora lì, pronti come sempre a
riempire le strade e i muri della città di vibrazioni che rispondono al suono dello swing.
Eredi di Django, Jo Privat o Piazzolla, i musicisti di BELTUNER portano ancora avanti con fierezza
lo spirito di sonorità vive e profonde, care a chiunque sia avido di vita e di emozioni. Come
sempre, non aspettano altro che di essere su un palco per spandere attorno a loro il loro mondo e
ancora, ovunque sia possibile, prendono i loro strumenti e donano agli spettatori suoni e colori
d’altri tempi.
Nell’aprile del 2005 esce il loro primo album.
JOHANN RICHE
Comincia a suonare la fisarmonica all’età di 7 anni a fianco del padre, fisarmonicista
professionista. A 16 anni, riceve il suo primo premio al conservatorio di Florange. Ben presto
consolida il proprio apprendistato moltiplicando le esperienze musicali. A 19 anni, si trasferisce a
Parigi e comincia a lavorare come compositore per il teatro, soprattutto con Michel Didym, Laurent
Vacher, Géraldine Bourgue, Olivier Py, Yveline Hmaon e Vincent Martin. Comincia a esibirsi in vari
concerti nell’area parigina. Compone e registra diverse musiche per la radio, la televisione e il
cinema. Intanto, è in tour per tutta la Francia con uno spettacolo teatrale su Pierre Desproges,
una produzione del Théâtre de la Ville de Paris, ‘Les animaux ne savent pas qu'ils vont mourir’, in
qualità di compositore, arrangiatore e interprete. Si è esibito recentemente in duo con Jacques
Higelin.
PASCAL MULLER
Debutta nel mondo della musica all’età di sei anni, come pianista. Comincia a suonare e cantare
nei piano bar della Lorena a quattordici anni e a diciotto decide di consacrarsi interamente alla
musica, frequentando l’accademia internazionale di musica di Nancy al contrabbasso. Diplomatosi
nel 1997, moltiplica le apparizioni dal vivo in vari ambiti: jazz, funk, canzone francese, swing
manouche. Fonda un laboratorio di espressione musicale a Gérardmer a fianco di Jean-Marc
Montera e Jean-Michel Marchetti. È a Parigi che nel 2000 si sviluppano i suoi progetti più
promettenti: bassista del trio HALT'O'SKETCH, chitarrista negli ZALYKA e un album solo (chitarra e
voce).
ARNAUD SOIDET
Chitarrista senza pari, scopre Django Reinhart all’età di dodici anni ed è per lui uno choc: trova i
suoi veri colori negli svolazzi virtuosi e le ritmiche possenti dei grandi interpreti manouche.
Musicista essenzialmente autodidatta, approfondisce le sue capacità diplomandosi alla scuola Atla
di Paris. Suona anche col quartetto di chitarre BUBARAMA.
NICOLAS PAUTRAS
Autodidatta, si dedica alla musica abbastanza tardi ma da allora non la lascerà più, nemmeno per
un istante. Ben presto, avrà l’occasione di far parte di numerose formazioni, principalmente di
musica tradizionale o di jazz. Si dà anche da fare, partecipando a diversi progetti, per far
conoscere la cultura Rom. Dettaglio interessante, potrete discorrere con lui in almeno una decina
di lingue (romanès, polacco, rumeno, ungherese, etc).
Formazione:
JOHAN RICHE-fisarmonica
PASCAL MULLER-chitarra
ARNAUD SOIDET-chitarra
NICOLAS PAUTRAS-contrabbasso
Discografia:
Beltuner (ICI label) 2005
GENTICORUM (Quebec/Canada)
I Genticorum stanno velocemente affermandosi come uno dei gruppi più richiesti nell’ambito della
cultura musicale Québécois, con le radici ben salde nel suolo della propria terra natia. L’energetico
e originale 'power trio' tradizionale apporta nella propria musica anche il dinamismo delle odierne
culture folk Nordamericane ed Europee.
Grazie all’intreccio di flauto di legno, chitarra acustica, armonica, basso e l’inevitabile percussione
‘coi piedi’ tipica di quelle lande, con potenti armonie vocali, offrono una miscela in cui alle canzoni
e alle arie tradizionali si aggiungono brani di propria composizione. La personalità del suono, il
senso dell’umorismo e la presenza scenica contribuiscono alla messa in scena di un gustosissimo
spettacolo per ogni tipo di pubblico.
Sin dal debutto nel 2000, i Genticorum si sono creati una solida posizione nel circuito del folk e
della world music, suonando in festival, concerti e feste da ballo.
Il recente - 'Malins Plaisirs' (2005, Roues et Archets/Fusion III) – si è aggiudicato il Canadian Folk
Music Award dell’anno nella categoria "Best Ensemble" ed è stato nominato per i premi JUNO
(Canada) e Felix (Québec) nel 2006. I successi ottenuti in Inghilterra, Scozia, Scandinavia,
Germania, Malesia, Israele, Egitto, Australia e Nuova Zelanda hanno aperto la strada per una
brillante carriera internazionale ai nostri bricconi 'bons vivants'.
ALEXANDRE DE GROSBOIS-GARAND
Nei primi anni della carriera è già noto nella scena musicale di Montreal come
arrangiatore/compositore e bassista funk-latin-jazz. Ha studiato arrangiamento jazz e basso
elettrico pop, ma la crescente passione per la musica popolare l’ha portato a sviluppare un gusto
particolare per il flauto di legno, che comincia a suonare nel 1997. Da allora, ha dedicato tempo
ed energia nel creare uno stile flautistico “del Quebec”, giusto quello che si può ascoltare nei
Genticorum. Dal 2002 insegna flauto e whistle in una scuola di musica popolare di Montreal (École
des Arts de la Veillée). Ha suonato con gruppi di vario genere, come il folk-pop dei Perdu l’Nord,
per cui ha composto brani oltre che suonare basso e flauto. Ha partecipato a molti importanti
eventi musicali e registrato con artisti di diversa estrazione musicale.
YANN FALQUET
È un vero chitarrista acustico tanto attivo quanto creativo sulla scena musicale Québécois. Ha
esplorato molti stili e si è diplomato in jazz. Da allora, ha sviluppato uno stile chitarristico
personale nell’ambito della musica folk del Québec, ispirato dalle sonorità degli ‘accompagnatori’
di molteplici culture (Bretagna, Scandinavia, Irlanda, Nord America, etc). Il suo coinvolgimento
nella musica tradizionale francocanadese l’ha portato a collaborare a numerose incisioni, oltre che
a girare in vari tour lungo Canada, Stati Uniti ed Europa. È anche stato in tournée per tre anni col
gruppo celtico/world di Edmonton, i McDades.
PASCAL GEMME
Dopo il diploma in arrangiamento per big band e in chitarra classica e jazz, Pascal ha iniziato a
ricercare canzoni e melodie tra le meno conosciute, e a interpretare composizioni proprie con un
unico, inconfondibile stile. Ispirato dal nonno nell’imbracciare il violino, ha sviluppato una solida
tecnica che gli ha permesso di mettere insieme nel corso degli anni un ampio repertorio. Ha
suonato, e ha preso ispirazione, con molti grandi cantanti e violinisti Québécois. Ha tenuto corsi di
perfezionamento negli Stati Uniti e dal 2003 insegna violino in una scuola di musica popolare di
Montreal (École des Arts de la Veillée). Pascal è anche un grande cantante di canzoni popolari del
Quebec, campo in cui può vantare un interessante stile e un ottimo repertorio, perlopiù appreso
dai vecchi cantanti. Sono opera sua la maggior parte degli arrangiamenti dei Genticorum, ed è
stato arrangiatore/compositore per lo spettacolo Chantier degli Zeugma, compagnia di ballo
Québécois-Celtic-World. Sta lavorando come produttore per vari progetti musicali, ed è musicista
di studio per commercial radio e TV.
Discografia:
Le galarneau – 2002
Malins Plaisirs - 2005
FAIRPORT CONVENTION
I Fairport Convention suonano il loro primo concerto davanti a una chiesa nel maggio del 1967. Si
stabiliscono nei sobborghi a nord di Londra attorno al bassista Ashley 'Tyger' Hutchings. I
giovanotti si ‘riuniscono’ per le prove in una casa chiamata Fairport, residenza dela famiglia del
chitarrista ritmico Simon Nicol. Dalla ‘Convention’ in questo edificio nasce il nome di un gruppo
che ha attraversato più di quattro decadi. Oltre a Hutchings e Nicol, ci sono anche il chitarrista
Richard Thompson e Shaun Frater alla batteria. Una formazione, questa iniziale, che suonerà solo
un concerto. Un giovane batterista, Martin Lamble, era tra il pubblico in quella chiesa e convinse il
gruppo che egli avrebbe saputo fare di meglio dietro i tamburi. Era solo il primo dell’incredibile
numero di cambi di formazione che caratterizzeranno i Fairport nei loro primi quindici anni. Ben
presto la line-up cresce con l’ingresso della voce femminile di Judy Dyble, che li farà distinguere
rispetto alle decine di altre band che allora spuntavano come funghi nel veloce movimento della
cultura giovanile di quell’estate. Per i Fairport non c’è carenza di lavoro e diventano ben presto
ospiti fissi di locali underground come l’Electric Garden, il Middle Earth e l’UFO. Suonano da solo
pochi mesi quando catturano l’attenzione di Joe Boyd che li mette sotto contratto con la Island
Records. Lo stesso Boyd consiglierà di accrescere il personale con un’altra voce maschile e così
Iain Matthews si unisce alla truppa e il primo album, Fairport Convention, esce prima della fine
dell’anno 1967. In questo periodo iniziale, i Fairport guardano all’America per il materiale e
l’ispirazione. "L’avere due voci ci affascinava," - ricorda Matthews - "e per via del nostro nome e
della presenza scenica, molti credevano che fossimo americani, e non eravamo certo noi a darci
da fare per dissipare questa credenza". Un atteggiamento che farà parlare di loro come dei
‘Jefferson Airplane inglesi'. All’uscita del secondo LP, What We Did On Our Holidays, il posto di
Judy Dyble viene preso da Sandy Denny, una cantante folk che aveva già inciso sia come solista
che con gli Strawbs. Il terzo album, Unhalfbricking, vede la presenza come ospite di Dave
Swarbrick, un violinista folk di Birmingham. Il disco, come il suo predecessore, mette insieme
ottimo materiale originale con canzoni contemporanee di artisti come Joni Mitchell e Bob Dylan. Il
DJ radiofonico John Peel diviene un devoto campione della musica dei Fairport e mette spesso i
dischi del gruppo al suo seguitissimo programma. Lo stesso Peel ha anche registrato diverse
session negli studi della BBC che usciranno più tardi sull’album Heyday. Fino ad ora la band è
all’apice della creatività del folk-rock, un ibrido tra un revival immaginifico di cose tradizionali e
moderni ritmi e strumenti. Richard Thompson è cresciuto fino a diventare un chitarrista di
eccezionale talento e inventiva, e tutto il gruppo aumenta la scrittura di materiale proprio.
Fairport Convention entrano nelle classifiche dei singoli con Si Tu Dois Partir, una versione in
francese di If You Gotta Go di Bob Dylan. Resterà appena fuori dai Top 20 ma frutterà loro un
passaggio televisivo a Top Of The Pops. Il futuro appare roseo quando invece arriva il disastro: il
furgone dei Fairport si schianta sull’autostrada M1 al ritorno da un concerto a Birmingham. Martin
Lamble – di soli 19 anni - e Jeannie Franklyn, la ragazza di Richard Thompson, muoiono. Il resto
della band riporta ferite di varia gravità. I giovani musicisti quasi decidono di farla finita. Ma non
sarà così e, una volta riavutisi dal grave incidente, ritornano in studio. Uscito Matthews, Dave
Mattacks entra alla batteria. L’LP che ne esce, Liege And Lief, sarà un classico. Probabilmente il
più bello dei Fairport Convention, quello che stabilisce definitivamente il folk-rock inglese come
genere musicale distinto che può a sua volta influenzarne altri. Liege And Lief viene lanciato con
un concerto tutto-esaurito alla Royal Festival Hall di Londra sul finire del 1969. Dave Swarbrick ha
dato un grosso contributo al progetto e fa ora parte della band a tempo pieno.
Nonostante il trionfo di Liege And Lief, il membro fondatore Ashley Hutchings se ne va per formare
gli Steeleye Span. Ad aggravare i problemi, anche Sandy Denny abbandona il gruppo. Dave Pegg
prende in mano il basso e da allora è nella band per un periodo ininterrotto di 34 anni. Non è
invece possibile rimpiazzare il talento di Sandy Denny e così il gruppo decide di continuare senza
una voce femminile. Tutti i componenti e le loro famiglie si spostano all’Angel, che era stato un
pub, nell’Hertfordshire. Ancora una volta la tragedia si avvicina quando un camion fuori controllo
cozza contro l’edificio. Dave Swarbrick viene violentemente svegliato e l’autocarro distrugge la sua
camera da letto, lasciandolo illeso e coperto di calcinacci. L’album successivo è Full House ma
poco dopo la sua uscita anche Richard Thompson lascia la band. Simon Nicol rimane quindi l’unico
membro originale. Dave Swarbrick sviluppa l’opera folk Babbacombe Lee e la vita nell-ex-pub
ispira l’LP Angel Delight. È la prima volta che due dischi vengono registrati dalla stessa formazione
visto che ognuno degli altri aveva visto la luce a opera di musicisti sempre diversi rispetto a quello
precedente. Simon Nicol lascia i Fairport al principio del 1972, seguito da Dave Mattacks (ma i due
rientreranno più tardi). Restano così i due Dave, Pegg e Swarbrick, a tenere le redini della band.
Gli anni che seguono verranno chiamati 'Fairport Confusion' per via dell’incredibile sequenza di
musicisti che vanno e vengono. Degli album che escono in questo periodo, Fairport Nine e Rosie
sono probabilmente quelli con più successo. Nel 1974, Sandy Denny ritorna coi Fairport
Convention per un paio di anni. Sarà sull’album Rising With The Moon ma se ne andrà
nuovamente nel 1976. Scaduto il contratto con la Island Records, i Fairport firmano per la Vertigo.
Finalmente il gruppo si stabilizza, col ritorno di Simon Nicol. Ma dopo due dei quattro album del
contratto, la Vertigo li lascia. In pratica, l’etichetta finirà per pagarli per non produrre dischi.
Nel 1979 la band è priva di contratto discografico e l’udito di Dave Swarbrick va deteriorandosi
rapidamente. I Fairport decidono di porre fine al loro viaggio. Fanno un tour di addio e suonano un
ultimo concerto all’aperto a Cropredy, il villaggio dell’Oxfordshire dove vivono Dave e Christine
Pegg. Nessuna etichetta vuole pubblicare le registrazioni dal vivo della tournée e del concerto e
così i Pegg danno il via alla Woodworm Records e li pubblicano in proprio. Dopo un anno, i Fairport
Convention tornano per un concerto re-union a Cropredy ed è così che nasce il famoso festival
che, in pochi anni, crescerà rapidamente. Di lì a poco i Fairport sono sul palco per Capodanno e
poi in Scandinavia. I Pegg continuano a registrare e pubblicare i concerti di Cropredy come 'official
bootlegs'. Intanto, Dave Pegg è entrato a far parte dei Jethro Tull e Simon Nicol ha costituito un
duo acustico con Dave Swarbrick. Nel 1985 sia Pegg che Nicol si trovano ad avere del tempo
libero dai vari impegni, lo stesso per Dave Mattacks. Decidono così di registrare un disco con cose
nuove nello studio dei Pegg.
Dave Swarbrick declina l’invito di unirsi alla nuova band e il suo posto viene preso da Ric Sanders,
virtuoso violinista proveniente dai Soft Machine. Viene reclutato anche il polistrumentista Maartin
Allcock e il quintetto registrerà l’unico disco dei Fairport solo strumentale: Expletive Delighted.
Questo insieme di veterani e nuovi ingressi costituirà la più longeva formazione dei Fairport
Convention, con una durata di undici anni. Agli inizi degli anni Novanta si costituisce anche un
quartetto acustico, e le due versioni dei Fairport percorrono strade parallele. La Woodworm
continua a registrare e pubblicare gli album di studio della band e i ‘live bootlegs’. Maartin Allcock
lascia a metà Novanta, e viene rimpiazzato da Chris Leslie al mandolino e violino. Chris dimostrerà
di essere un compositore dotato, dando un sostanzioso contributo all’arricchimento del repertorio
della band. Nel 1998, Dave Mattacks se ne va negli Stati Uniti e Gerry Conway, il cui viaggio
musicale degli ultimi trent’anni si era svolto in parallelo ai Fairport, prende il suo posto alla
batteria e percussioni.
Il nuovo secolo trova i Fairport in ottima forma. Le sale sono piene e i dischi vendono bene.
L’anno 2000 vede il grande successo del tour 'Y2K' e un nuovo album di studio, The Wood And
The Wire. Nel 2002, i Fairport Convention festeggiano i 35 anni di carriera e pubblicano un nuovo
disco dal titolo appropriato XXXV. Per l’occasione, commissionano alla Wadwort Brewery una birra
col marchio speciale 'Anniversary Ale'. Il gruppo si sottopone a una serie estenuante di concerti
toccando Regno Unito, Europa, Australasia, USA e Canada. I Fairport Convention si aggiudicano
l’ambito premio alla carriera ai BBC Radio 2 Folk Awards del 2002. Il loro album seminale Liege
And Lief viene votato ‘Miglior disco folk di tutti i tempi’ dagli ascoltatori di Radio 2. Nel 2002,
l’etichetta indipendente Free Reed records pubblica Fairport Unconventional, un box con 4 CD di
registrazioni rare e inedite dai trentacinque anni di carriera.
Nel 2004, i Fairport Convention sono ancora tra le band più richieste. La formazione attuale vede
insieme Simon Nicol (voce solista, chitarre elettriche e ritmiche), Dave Pegg (coro, basso,
mandolino), Ric Sanders (violino), Chris Leslie (voce solista, violino, bouzouki, mandolino) e Gerry
Conway (batteria e percussioni), ancora in grado di riempire le sale nei loro frequenti tour. L’anno
comincia coi Fairport girare in lungo e in largo la Gran Bretagna con un lungo tour invernale.
Segue un concerto per raccogliere fondi a favore di Dave Swarbrick alla Symphony Hall di
Birmingham, e altre date estive sia in patria che all’estero. In agosto si tiene l’annuale festival a
Cropredy. La nuova casa discografica, Matty Grooves Records, pubblica l’album Over The Next Hill
e la Free Reed Records stampa un altro box di 4 CD, Cropredy Capers. In Ottobre, i Fairport sono
in tour negli Stati Uniti e in Canada e l’anno termina con la tournée della versione acustica a
quattro e del Dylan Project (Steve Gibbons interpret le canzoni di Bob Dylan accompagnato da PJ
Wright alla chitarra slide e pedal steel, Simon Nicol alla chitarra e Dave Pegg al basso).
Nel 2005 esce il doppio album di registrazioni live Off The Desk, con molti brani precedentemente
inediti in versione live. Nel 2007 viene pubblicato, in occasione del loro quarantesimo
anniversario, il nuovo album di studio Sense of Occasion che, ancora una volta, vede in gran
forma il quintetto ormai rodato da anni passati insieme a suonare in tutto il mondo.
SIMON NICOL: voce principale, chitarra ritmica
Simon Nicol nasce il 13 ottobre 1950 e cresce nell’area a Nord di Londra. Membro fondatore dei
Fairport Convention, è nella band sin dal 1967. Da teenager ha modo di incontrare il musicista
locale Ashley Hutchings. Insieme – con altri – daranno vita ai Fairport Convention, il cui nome
viene proprio dalla casa di Simon - 'Fairport' – dove vengono effettuate le prove.
La band avrà un grandissimo successo con l’ingresso della cantante Sandy Denny. Dopo l’uscita
dal gruppo della stessa Sandy, Simon si trova a rivestire un ruolo più importante sul palco, così
come nel lavoro di studio e di produzione. Nei Settanta si allontana dai Fairport per un periodo di
quattro anni, lavorando a vari progetti sia come produttore che come musicista, collaborando, tra
gli altri, con Dave Swarbrick e la Albion Country Band. Rientra nei Fairport nel 1975 ricoprendo la
figura di principale cantante e chitarrista. Continua comunque a lavorare con altri musicisti, tra cui
Dave Swarbrick e Ashley Hutchings, e va in tour, tra gli altri, con Beverley Craven e Art Garfunkel.
Simon ha anche registrato due album solisti. Vive a Chipping Norton, nell’Oxfordshire.
DAVE PEGG: basso e cori
Dave Pegg nasce il 2 novembre 1947 e cresce ad Acocks Green, Birmingham. Entra nei Fairport
Convention nel 1969. Da giovanissimo è coinvolto nella vibrante scena rock dei Sixties di
Birmingham, trovandosi ben presto a suonare la chitarra quasi tutte le sere con una o l’altra delle
giovani band cittadine. Più avanti, Dave viene ‘provato’ come prima chitarra con gli Uglys ma
viene persuaso a passare al basso, che da allora non abbandonerà più. Finita l’esperienza Uglys,
Dave si unisce allo Ian Campbell Folk Group al contrabbasso e incontra il maestro del violino Dave
Swarbrick da cui viene introdotto nei Fairport Convention, che da allora non abbandonerà. Nel
1980 si unisce ai Jethro Tull come bassista e starà nel gruppo per quindici anni. Come se non
bastasse suonare in due gruppi così importanti, mette in piedi l’etichetta Woodworm Records per
produrre e commercializzare i dischi dei Fairport. Registra anche un album solista. Dave segue
anche l’organizzazione di Cropredy sin dai primi anni Ottanta. Un festival che, dai timidi inizi, si
sviluppa costantemente sino a diventare un grande evento che attira ormai ogni anno più di
ventimila appassionati nel mese di agosto. Oltre che suonare con Fairport e Jethro Tull, Dave è
molto richiesto come musicista di studio e ha contribuito a innumerevoli registrazioni. È anche un
valido suonatore di mandolino. Vive a Banbury, nell’Oxfordshire.
RIC SANDERS: violino
Ric Sanders nasce l’8 dicembre del 1952 e cresce a Birmingham. Entra nei Fairport Convention nel
1985. Il violino è il primo amore di Ric, che si avvicina allo strumento da giovanissimo. Il suo
primo impegno professionale è del 1972, quando è in tour in Europa col Red Buddah Theatre di
Stomu Yamashta. Verso la metà degli anni Settanta, Ric è molto richiesto come solista jazz e
lavora, tra gli altri, con Michael Garrick, Johnny Patrick e il leggendario pianista jazz Jaques
Dieval. Sul finire degli anni Settanta segue i propri interessi folk e jazz come membro,
rispettivamente, della Albion Band e dei Soft Machine. È in tour e registra con entrambe le band.
Con la Albion Band, si esibisce al National Theatre.
Nel 1980, Ric e il chitarrista dei Soft Machine John Etheridge danno vita ai Second Vision.
Registreranno un album e faranno diversi tour. Ric si unisce poi al chitarrista Vo Fletcher in
progetti didattici musicali: il duo supporta l’iniziativa dell’Unione dei Musicisti nelle scuole e
registra per la TV della BBC. Dal 1985, Ric suona a tempo pieno coi Fairport Convention, pur
continuando a coltivare un interesse attivo verso il jazz e altre forme musicali. Ha collaborato con
June Tabor, Andrew Cronshaw e Martin Simpson e ha inciso due album solisti e uno di didattica
violinista a cura di Jools Holland. È presente nei dischi di Roy Harper, Jethro Tull, Strawbs,
Pentangle, Gerry Rafferty, Louden Wainwright III, Robert Plant, The Fureys e di Ashley Hutchings,
solo per fare qualche nome. Oltre ai Fairport Convention, ha un proprio trio, il Ric Sanders Group,
di cui fanno parte Vo Fletcher e Mike Gregory, un gruppo che presenta un ampio repertorio di jazz
e swing che di recente ha collaborato con la Anjali Dance Company di Banbury. Ric vive in un
paese vicino a Banbury, nell’Oxfordshire.
CHRIS LESLIE: voce solista, violino, mandolino, bouzouki
Chris nasce il 15 dicembre del 1956 e cresce nel nord dell’Oxfordshire. Entra nei Fairport
Convention nel 1996. Ispirato dai musicisti della sua zona, Chris comincia a suonare il violino
all’età di tredici anni. Tra le sue principali influenze quello che, più tardi, diventerà il suo mentore
Dave Swarbrick. Nel 1976, Chris e suo fratello John Leslie cominciano a esibirsi in duo e
registrano un album nello stesso anno. Chris suona anche col cantautore Steve Ashley, con cui è
spesso in tournée nel Regno Unito e nell’Europa continentale.
Ha studiato liuteria nel Nottinghamshire e ha completato il suo corso triennale nel 1983. Tornato
nell’Oxfordshire, viene invitato in tour da Dave Pegg, per promuovere il suo album solista. Dave
Swarbrick inviterà Chris a fondare il pionieristico gruppo acustico dei Whippersnapper, una band
che ha prodotto molti dischi e girato Regno Unito, Europa e Stati Uniti. Chris è stato anche in tour
col gruppo rock All About Eve. Negli anni Novanta, lavora in duo col chitarrista dei
Whippersnapper Kevin Dempsey, collabora col pianista folk Beryl Marriott e fa parte del Mandolin
Quartet di Simon Mayor. Suona anche il violino nei tour dei Jethro Tull di Ian Anderson. Nel 1995
Chris entra nella Albion Band, con cui è in tour e in studio prima di congiungersi, l’anno seguente,
ai Fairport Convention. Oltre che da musicista, Chris ha contribuito alla scrittura di molti brani del
repertorio dei Fairport.
Ogni anno, nel periodo natalizio, Chris è in tournée col gruppo ‘stagionale’ St Agnes Fountain. Ha
lavorato in studio con Ralph McTell, Steve Ashley, Alan Stivell, Chris While e Julie Mathews, Jez
Lowe, Christine Collister, Maartin Allcock, la Melstock Band, Kieran Halpin, John Wright, All About
Eve e Mostly Autumn. Ha anche registrato tre dischi a suo nome. Vive in una cittadina nel nord
dell’Oxfordshire.
GERRY CONWAY: batteria e percussioni
Gerry nasce l’11 settembre del 1947 e cresce a Londra. Si unisce ai Fairport Convention nel 1998.
Sin da bambino, Gerry sognava di diventare un batterista, ottenendo la sua prima vera batteria
all’età di undici anni. Da quando ha lasciato la scuola, la sua vocazione si definisce chiaramente
coll’andare a lavorare alla EMI nella speranza di un provino. L’occasione arriva, e Gerry si trova a
suonare la batteria coi Jet Set, che fanno ska e soul. Il passo successivo è con la band della
leggenda del blues Alexis Korner. Dopo un anno con Korner, Gerry si unisce a Trevor Lucas negli
Eclection, che chiudono i battenti nei primi Settanta. Gerry entra nei Fotheringay ma, nonostante
il buon successo a livello di critica e la presenza di Sandy Denny e Trevor Lucas, la band avrà vita
breve. Dopo una seduta di studio con Cat Stevens, Gerry viene invitato a unirsi alla band e passa
sei anni in giro per il mondo con lo stesso Stevens. Nel 1979 si sposta negli Stati Uniti, dove vivrà
per qualche anno, lavorando principalmente con Jerry Donahue. Negli ani Ottanta è per un anno in
tour coi Jethro Tull e poi con la band di Richard Thompson. Nel 1985, si unisce ai Pentangle e da
allora è nell’organico del gruppo di Jacqui McShee. Ha lavorato in studio con Paul McCartney,
Steeleye Span, Ralph McTell, Roger Hodgson, Dan Ar Braz, Jerry Donahue e molti altri. Vive a
Redhill, nel Surrey.
Formazione:
SIMON NICOL - voce, chitarre
DAVE PEGG – basso, cori
RIC SANDERS – violino
CHRIS LESLIE- voce, violino, bouzouki, mandolino
GERRY CONWAY - batteria e percussioni
BODEGA (Scozia/UK)
Bodega è un gruppo di cinque musicisti provenienti da varie parti della Scozia, tutti appena
ventenni, che nel marzo 2005 si incontrano al national Centre of Excellence in Traditional Music di
Plockton. Da allora, la band si è esibita al Cambridge Festival, all’Heb Celt, alla reunion annuale
dei Fairport Convention a Cropredy e al Celtic Connections di Glasgow nel Gennaio del 2007. Sono
stati in tour in Francia nel 2006, mentre per il 2007 sono in programma Stati Uniti e Italia.
Vincitori del BBC Radio 2 Young Folk Award nel 2005/06, il loro primo album è uscito nel 2006 per
la Greentrax. Esordio assai felice che ci indica una band capace di reinterpretare in chiave
originale, fresca e moderna, brani della tradizione scozzese.
GILLIAN CHALMERS
Di Fraserburgh nell’Aberdeenshire, suona violino e whistle ed è stato tra i primi a essere ammesso
al National Centre of Excellence in Traditional Music quando è stato aperto nel 2000. Gillian ha
partecipato alle competizioni per cornamuse sin dall’età di nove anni, e se ne è aggiudicate molte,
tra cui: The Northern Meeting, Carnoustie Scottish Junior Championship, Nairn Young Piper of the
Year. Ha suonato in tutta la Scozia, in Irlanda (con NYPB), Francia e Canada (Celtic Colours) con
varie band. Ora, terminata la scuola secondaria, il talentuoso musicista studia per il Bachelor of
Arts in Studi Scozzesi (cornamusa).
ROSS COUPER
E’ uno stimato giovane violinista proveniente da una ben nota famiglia musicale delle Shetland. È
anche conosciuto come batterista e chitarrista. Suona il violino da quando aveva quattro anni e il
suo curriculum è già abbastanza corposo. Ha frequentato la scuola musicale Valley of the Moon di
Alasdair Fraser nell’estate del 2004 e si è aggiudicato, nello stesso anno, il premio quale migliore
giovane violinista delle isole Shetland. E non disdegna certo le esibizioni dal vivo, avendo suonato
praticamente in tutta la Scozia, e poi in Scandinavia e nel resto d’Europa con varie band. Vive a
Newcastle e frequenta all’università la facoltà di Musica Tradizionale.
TIA FILES
E’ una pluristrumentista originaria di Oban. Nei Bodega, Tia si concentra sulle ritmiche con basso e
chitarra acustica, ma è anche una valida cornamusista, nonché violinista e percussionista, e sta
pensando di trasferirsi a Glasgow per un corso in costruzione di strumenti. Tia ha fatto parte degli
Harvest di Donald Shaw al Celtic Connections del 2004 ed è stata in tour in Canada dove ha
suonato al Celtic Colours. Concorrente d’eccellenza, ha ottenuto un grande successo al Royal
National MOD e altre gare di primaria importanza.
NORRIE MacIVER
Originaria di Carloway nell’isola di Lewis, si è fatta conoscere per il premio che si è aggiudicata in
canto gaelico. Norrie è un’altra valida polistrumentista che suona fisarmonica, chitarra e djembe.
Ha partecipato a programmi radio e televisivi, da BBC Radio Alba ad altre trasmissioni come
Beolach e De a-nis? Ha ottenuto un ampio successo grazie al suo cantare in gaelico e al suo modo
di suonare la fisarmonica, guadagnandosi riconoscimenti al Royal National MOD e, più
recentemente, al Seo Seinn. È stata in tour per tutta la Scozia suonando con diversi gruppi ed è
stata in tournée in Canada nell’ottobre 2003 partecipando al Celtic Colours Festival. Ora continua
gli studi alla RSAMD per la laurea in musica scozzese, con l’insegnamento della nota cantante
gaelica Kenna Campbell.
JUNE NAYLOR
Suona il piano e la Clarsach (arpa scozzese) e proviene da Uig, nell’isola di Skye. Nonostante
suoni la Clarsach da soli cinque anni, June ha ottenuto un notevole successo aggiudicandosi vari
riconoscimenti dalla Royal National MOD negli ultimi anni. Oltre che nella band, June è una
riconosciuta musicista solista e ora frequenta la Strathclyde University, dove studia per la laurea
in Musica Applicata. Le sue principali influenze sono Corina Hewitt, Savourna Stevenson, Catriona
McKay e i suoi maestri Andy Thorburn e Eilidh MacLeod.
Formazione:
GILLIAN CHALMERS: pipes e whistles
ROSS COUPER: violino
TAI FILES: chitarra acustica e basso
NORRIE McIVER: fisarmonica,chitarra,djembe e voce
JUNE NAYLOR: clarsach(arpa scozzese) e pianoforte
Discografia:
Bodega (Greentrax Rec.) 2006
TRIO CONTEMPO (Francia)
Un trio parigino tutto al femminile proveniente dall’universo classico e contemporaneo, propone
un omaggio sensibile e appassionato al tango argentino sulle orme di Astor Piazzolla.
Il corpus musicale dell’ensemble è un linguaggio dai sapori “moderni” e da un indiscutibile fascino
proprio al tango. La sua composizione classica e il suo approccio contemporaneo di convivenza fra
“colto” e “popolare”, costituiscono l’originalità del gruppo.
Fra eredità e creazione.
In questo terreno la tradizione e la modernità sono ancora una volta protagoniste: il bandonéon e
la chitarra come indiscutibile emblema culturale, il violoncello come simbolo della nuova
generazione del tango.
Nell’idea del Trio c’è la volontà di andare oltre. Ne è testimone la collaborazione al fianco di
compositori contemporanei quali: Atanas Ourkouzounov, Leonardo Sanchez, Rossano Pinelli,
Simone Iannarelli, Gilbert Clamens, Jurgen Schwenkglenks…per ampliare i confini del tango
argentino.
Tra “tango sacro” e “tango profano”, il Trio opera un viaggio sonoro persuasivo e fascinoso,
sanguigno e moderno.
L’attenzione posta sulla sua rilettura sottolinea una vibrante passione dei suoi ritmi, la tristezza
del suo pensiero, l’eco dei sobborghi di Buenos Aires.
In continua evoluzione il tango è, a ragione, una musica universale.
Costituitosi dalla fusione della cultura: argentina, francese e italiana e dall’esigenza di esprimere il
loro entusiasmo, il Trio decide di registrare il loro primo album.
E con questo spirito nasce “Voyage à Sorrento”, omaggio ad Astor Piazzolla.
A seguito dell’ottimo risultato, frutto di “talento e originalità”, l’etichetta torinese “Ethnosuoni”
produce la seconda registrazione “Live au Folkclub”, mélange di tango e di creazioni inedite.
Il Trio vanta la partecipazione alla produzione cinematografica “Demokratia” di Malek Bensamil,
trasmessa sul canale televisivo ARTE, numerose esibizioni in diretta per Radio France e per la Rai.
Si è esibito a fianco di artisti di fama internazionale quali Duo Assad, Pedro Soler Raul Barboza,
Cesar Stroscio, Pink Martini, Badi Assad, Sharon Isbin, ecc.
ISABELLE SAJOT
“Per piangere, per ridere, per sentire fino all’oblio”.
Nata a Lione nel 1970 inizia gli studi musicali del pianoforte e del violoncello sin dall’età di 7 anni.
Ottenuto il Diploma presso il C.N.S.M. di Parigi, nella classe di Roland Pidoux, decide di esplorare
nuovi percorsi: collabora con la coreografa Blanca Li nel suo spettacolo “Salomè”; lavora con
artisti come Linda Lemay, Isabelle Boulay, Patrick Bruel, Charles Aznavour, Zucchero, Patricia
Kaas… Nel 2000 crea il duo CELLO X 2 accanto a Mimi Sunnerstam, la cui originalità sta nel
proporre un repertorio che spazia dalla musica classica e leggera al jazz.
Ha registrato come solista negli album di Sting “Desert Rose”(1999) e “Saian Supa Crew”(2001),
Patrick Buel “Entre Duex” 2002.
ROBERTA ROMAN
“Il tempo, il legno che vibra, le corde che schioccano”
Nata a Milano nel 1969, ottiene il diploma di chitarra al Conservatorio di Milano. Attirata
dall’effervescente vita culturale parigina, vi si trasferisce e studia all’Ecole Normale de Musique
con il M° Alberto Ponce; in seguito approfondisce il linguaggio della musica contemporanea con il
M° Betho Davezac e consegue diversi premi tra cui il “Prix de la Ville de Paris”. La sua passione
per la musica del XX secolo la porta a prediligere l’esecuzione di composizioni inedite quali “La
Viergen de Guadalupe” per Coro Orchestra e chitarra solista, in tournée europee ed americane.
In qualità di chitarrista dell’ensemble “Sones Comtemporaneos” registra l’album che porta il nome
del gruppo e con El Quinteto il cd “Les Quatres Saisons”.
MARISA MARCADE’
“L’impeto, le lacrime, la follia del bandonéon”
nasce a Buenos Aires nel 1978, inizia giovanissima lo studio del pianoforte e in seguito quello del
bandonéon. Le sue qualità musicali e tecniche attirano l’attenzione di grandi maestri come
Alejandro Zarate e Nestor Marconi a Buenos Aires e Juan José Mosalini a Parigi, con i quali si
perfeziona. Nel 2000 è chiamata a far parte del quartetto femminile “Las Tangueras” esibendosi al
Teatro Presidente Alvear, Teatro de la Rivera, Teatro de L.Park, ecc. Sollecitata a venire in
Europa, si stabilisce a Parigi iniziando un’intensa carriera professionale. Bandoneonista stabile dell’
“Orchestra Tipica” di Juan Cedron, si eisbisce in Francia, Germania, Lussemburgo, Svezia e
Danimarca. Accanto a Marcelo Mercadante e Pablo Mainetti, partecipa come solista nell’Opera
“Paris Tango” di Moslaini e Horacio Ferrer, con l’orchestra sinfonica di Nizza. Registra due
produzioni discografiche con l’Orchestra Tipica e nel 2003 con il sestetto Las Malenas l’ultimo Cd
con la cantante Anna Saeki.
Formazione:
MARISA MERCADE’: bandoneon
ISABELLE SAJOT: violoncello
ROBERTA ROMAN: chitarra
Discografia:
VOYAGE A’ SORRENTO (prodotto da Trio Contempo) 1999
LIVE AU FOLKVCLUB (FolkclubEthnosuoni) 2001
ANGELES y DEMONIOS (prodotto da Trio Contempo) 2007
RENATO BORGHETTI (Brasile)
Ha cominciato a suonare a 10 anni, quando ha ricevuto la sua prima fisharmonica. A 15 anni, era
già un’ attrazione turistica in un associazione “gaucha” e a 16 anni, negli anni 80, iniziava la sua
attività come professionista, partecipando a festival regionali nello stato brasiliano di Rio Grande
do Sul.
E stato giustamente in questi festival che Borghetti ha iniziato la sua carriera. Suonava come un
pazzo, destando grande impressione in coloro che conoscevano la grande difficoltà del suo
strumento musicale, la “gaita-ponto”. Inoltre, essendo un uomo affascinante, alto, di bella
presenza, e timido, sucitava un certo interesse anche per il suo modo di presentarsi sul palco con
il viso sotto quel suo cappello così caratteristico. Il suo primo disco è stato registrato nel 1984.
Quando è stato pubblicato nessuno pensava che avrebbe venduto più di mille copie, furono invece
più di 100 mila, a conferma del suo successo. Ha vinto il primo disco d’oro della musica
strumentale brasiliana. Vince un’ altro record, il disco di platino, con 250 mila copie. Era una
musica tradizionale, nella quale si manifestava la passione e l’energia scintillante di questo
giovane fisharmonicista.
Alterna i lavori più semplici con momenti di maggiore raffinatezza e acceni verso il jazz e la
musica colta e si circonda con i migliori musicisti della regione. Negli anni 80 ha collaborato con
musicisti famosi come Leon Russel ed Edgar Winter. Partecipa con successo al “Free Jazz Festival”
a Rio de Janeiro, successivamente viene invitato in manifestazioni internazionali in tutto il mondo.
Negli anni ’90 suona nel S.O.B. di New York e collabora con l’ Orquestra de Camara de Sao Pedro,
e ciò gli permette una nuova frontiera erudita-folclorica che si consoliderà con la OSPA (Orquestra
Sinfonica de Porto Alegre) la Orquestra UNISINOS e orchestre di tutto il Brasile. Nel 1991 riceve
due riconoscimenti: il premio della “Associacao Paulista de Criticos de Arte” per il migliore disco
dell’anno nella categoria regionale e l’invito ad integrare il “Progeto Asa Branca” , suonando con
Sivuca, Dominghuinhos, Elba Ramalho, Alceu Valenca e tanti altri.
Fra il 1995 e 1996, già molto noto, suona in tutto il Brasile, rappresentando il sud del paese nel
progetto “Brasil Musical”, alla pari con personnaggi come Paulo Moura, Hermeto Pascoal, Wagner
Tiso ed Egberto Gismonti. Comincia a stabilire un ponte consistente con l’Uruguay e l’Argentina,
collaborando con artisti di questi paesi. Ha avuto inoltre molto successo nelle tournee europee,
registrando e partecipando a progetti con altri artisti.
Formazione:
Renato Borghetti:gaita ponto (fisarmonica diatonica)
Pedro Figueiredo: sax, flauto
Daniel Sá: guitarra semiacustica
Vitor Peixoto: piano
(Sestetto: & Ricardo Baumgarten: basso
& Marquinhos Fé: batteria)
Nuovo CD
Gauchos, Quinton Records Q0501 / Egea Group
MARTIN LUBENOV ORKESTAR (Bulgaria)
Alla giovane età di 29 anni Martin Lubenov è già considerato uno dei più grandi fisarmonicisti
balcanici. Come il famoso collega Peter Ralchev, Martin Lubenov ha trovato molto presto un suo
proprio stile.
Con un virtuosismo da togliere il respiro ed una eleganza vivace, riesce a combinare la musica
zingara balcanica tradizionale con sfumature di swing, jazz moderno, tango nuevo, salsa e bal
musette, riuscendo ad onorare la propria musica nella stessa maniera in cui Astor Piazzola e
Richard Galliano hanno onorato, rispettivamente, il tango e il musette.
A Vienna, sua città di adozione, ha proseguito questo tipo di approccio con il suo ben poco
ortodosso quartetto balcanico Orfej, tornando poi a Sofia con un solido bagaglio di composizioni
ed arrangiamenti per dare vita al suo crack group.
La Martin Lubenov Orkestar è formata da alcuni dei più famosi musicisti di tradizione zingara
bulgara, la cui reputazione musicale va ben oltre questo genere.
Nel caso della Martin Lubenov Orkestar non si cade mai nel kitsch o nella compiacenza, si usano
bizzarri arrangiamenti pieni di melodie jazz sperimentali, potenti suoni di ottoni, coniugando in
maniera non pretenziosa le sonorità tipiche della salsa con i caratteristici suoni degli ottoni
balcanici, i saltellanti tango e lo swing zingaro di Lubenov.
Fondendo tutto ciò, Martin Lubenov riesce a creare, quindi, un’atmosfera sottile e leggera, ma
pure malinconica, decisamente una musica del sud, che può liberare gli ascoltatori dalla loro paura
del contatto con “gli stravaganti balcanici”.
Grazie alla sua conoscenza di stili e continenti, Martin Lubenov è riuscito in qualcosa di
impossibile: un ibrido completamente nuovo che entusiasma intellettuali, fans del jazz,
afficionados della world-music, ma anche del popfreaks. Martin Lubenov cura direttamente tutti
testi, le musiche e gli arrangiamenti.
Martin Lubenov è nato a Sofia nel 1976. Nel suo modo di suonare, assolutamente non
convenzionale, si incontrano le tradizioni musicali dei Balcani: la musica folk macedone e bulgara
e le sonorità degli zingari originari dei Balcani del sud si sono sviluppate continuamente,
scoppiando di vivacità. Aggiungete a queste basi il Jazz, il tango nuevo, il bal musette parigino, le
musiche serbe, rumene, greche e turche, un virtuosismo eccezionale ed arrangiamenti inusuali:
questo è Martin Lubenov.
Martin ha studiato musica classica e jazz a Sofia e a Vienna. Le sue radici nelle vibranti musiche
tradizionali delle feste da matrimonio balcaniche lo hanno salvato dal divenire un musicista
“accademico”. Fortunatamente, la sua educazione musicale lo ha aiutato velocemente ad
oltrepassare le soglie della musica popolare, in cui rimangono spesso confinati molti musicisti
zingari e balcanici.
Cinque anni fa Martin Lubenov si è trasferito a Vienna per un periodo di studio ed è diventato una
sorta di importante legame tra la musica delle comunità macedoni e iugoslave e le sonorità folk
centro-europee. Velocemente il suo talento si è imposto, facendo sì che numerosi musicisti e
gruppi lo invitassero a collaborare, come ad esempio il Sandy Lopičić Orkestar. Inoltre è stato
strumentista ed arrangiatore per la Jony Iliev Band in Bulgaria. I musicisti
NENO ILLIEV: voce.
All’età di 15 ha scosso le classifiche bulgare e a 16 anni ha registrato un disco con il suo
insegnante Angelo Malikov.
ZHIVKO STOYANOV: clarinetto.
Clarinettista straordinario discendente di un dinastia di musicisti bulgari. Suo nonno è il famoso
Nacheto, clarinettista di culto in Bulgaria. Attraverso sua madre ha forti legami con la tradizione
clarinettistica Macedone – albanese. Zhivko Stoyanov arricchisce l’orchestra suonando anche il
Tupan (grande percussione cilindrica) e il Duduk.
VENTISLAV RADEV: percussioni.
Discendente anch’egli di una famosa dinastia di musicisti, suona il Tupan, il Darbuka e la batteria.
Il sound di Ventislav si colloca nei ritmi dispari dello stile percussivo del balcani meridionali e degli
zingari orientali. È considerato uno dei migliori batteristi jazz della Bulgaria.
ASEN RADEV: tromba e sassofono.
Fratello di Ventislav, è considerato uno dei più importanti trombettisti e sassofonisti della scena
bulgara, sia nell’ambito della musica tradizionale zingara, sia nel jazz sperimentale.
NIKOLAI ANTOV: chitarra.
Un’altra star della scena bulgara molto conosciuta ed apprezzata anche in Europa, dove la sua
abilità nel suono della chitarra classica ed elettrica rappresenta una referenza per molti musicisti
jazz, folk, classici e pop.
NENAD VASILIć: contrabbasso.
È l’unico componente dell’orchestra che non ha origini né zingare, né bulgare. Serbo di Niš,
apporta all’orchestra un contrabbasso “meditativo” sviluppato nell’ambito del jazz moderno.
Influenzato da Bojan Zulfikarpašić e da Keith Jarrett, con la sua "Balkan Band" ha dato vita a Graz
ad un’innovativa e brillante chamber-jazz, caratterizzata da un background fatto di suoni e
tradizioni balcaniche.
Membri irregolari della Martin Lubenov Orkestar sono anche i Misho Yosifov’s Brasstrio, trio di
ottoni molto popolare in Bulgaria che amalgama la tradizione degli ottoni nella musica zingara con
ritmi jazz e salsa. Misho Yosifov si è diplomato al Berkelee College of Music di Boston.
Formazione:
Martin Lubenov – fisarmonica
Neno Roumenov – voce
Zhivko Stoyanov – clarinetto
Ventislav Radev – percussioni
Asen Radev – tromba, sassofono
Nikolai Antov – chitarra
Nenad Vasilić – contrabbasso
JOXAN GOIKOETXEA
BALEN LOPEZ DE MUNAIN/SALVATORE MAIORE
La sonorità del duo è frutto di una ricerca nella quale coesistono diversi elementi: dalla musica
tradizionale basca all’improvvisazione, dalle armonie del jazz moderno alle sonorità etniche.
Il repertorio presenta brani originali di Balen Lopez de Munain ed arrangiamenti di melodie
popolari, come le antiche ballate pirenaiche tramandate per tradizione orale, le danze, come la
ezpatadantza, lo zortziko ed il fandango. I brani originali sono ispirati alla tradizione ed esprimono
la suggestione della terra nell’animo del musicista. La bellezza delle melodie e la particolarità dei
ritmi, costruiti sui tempi dispari, fanno di questo repertorio un insieme di musiche dalla sonorità
molto originale ed unica.
Balen Lopez de Munain è nato a Bilbao (Paesi Baschi) dove si è diplomato in chitarra presso il
conservatorio della sua città. Il suo interesse verso la musica di radice lo ha portato a collaborare
con artisti di diverse provenienze e culture musicali. Ha collaborato con Antonio Breschi, nei
progetti AL KAMAR e OREKAN , con Jamal Ouassini facendo parte del gruppo Ziryab, suonando nei
più prestigiosi festival di world music in tutta Europa.
In questo nuovo lavoro Balen ha saputo dare un protagonismo alla chitarra dentro al panorama
musicale basco, arrangiando vecchie melodie e componendone di nuove per uno strumento che ha
avuto un ruolo secondario nella tradizione basca. Le antiche danze – tra cui spunta il fandango che vengono suonate con gli strumenti tradizionali (organetto diatonico, txistu- flauto a tre buchi
che si suona con l’accompagnamento di una percussione—l’alboka, txirula, dulzaina ecc) sono
arrangiate per chitarra con raffinatezza, aprendo così altri orizzonti nella già ricca e variegata
tradizione basca. Ha collaborato con Kepa Junkera (Euskal Herria), Martin O’Connor (Irlanda) e
altri ancora.
Joxan Goikoetxea è nato a Hernani, vicino a Donostia-San Sebastian (Paesi Baschi) sin da piccolo
si avvicina alla musica tradizionale suonando il txistu e più tardi incomincia lo studio della
fisarmonica. Diplomato al Conservatorio Superiore di Donostia-San Sebastian con i massimi voti,
presto incomincia una carriera che lo porterà ad essere uno dei fisarmonicisti più richiesti di tutto
il panorama iberico. Studia con il fisarmonicista francese Richard Galliano avvicinandosi al jazz.
Forma il gruppo HAT dove suona musica contemporanea e registra un disco omaggio ad Astor
Piazzola. Con il gruppo “Alboka”(creato per proporre la musica trad. basca) ha realizzato tre CD
ed è stato invitato in tournee in Europa e America partecipando a numerosi festival. Da
sottolineare la sua collaborazione con Juan Mari Beltran, noto etnomusicologo basco, con cui ha
realizzato due dischi tra tradizione e nuove tendenze. Sono frequenti le sue collaborazioni con
artisti come: Maria del Mar Bonet (Catalogna), Dulce Pontes (Portugal), Skyedance (Scozia),
Marta Sebestyen (Ungheria).
Formazione:
Balen Lopez de Munain: chitarra
Joxan Goikoetxea – fisarmonica
Salvatore Maiore: contrabbasso
JOEL GUZMAN/SARAH FOX/ANDREW HARDIN
Uno straordinario evento musicale attraverserà le piazze italiane per l’estate 2007.
Joel Guzman, Sarah Fox ed Andrew Hardin, tre dei più conosciuti e quotati musicisti della scena
folk/blues/roots del Texas, presenteranno in anteprima ASSOLUTA al pubblico italiano il loro
recente progetto come trio, che sfocerà presto nella pubblicazione di un album per questo inverno.
Provenienti ognuno da esperienze musicali diverse, i tre hanno ora deciso di unire le forze per
proporre un progetto acustico assolutamente straordinario, che idealmente cerca di unire i diversi
umori musicali della scena di Austin e dintorni: dal folk al blues passando per la canzone d’autore,
frutto del lungo lavoro di Hardin a fianco di grandi songwriters quali Tom Russell, Dave Alvin,
Nanci Griffith, Jimmy La Fave ed altri, fino ad arrivare alla musica tex-mex e alla roots music
messicana, patrimonio del duo Guzman/Fox.
Un progetto musicale che abbraccerà le più disparate influenze quindi, che proporrà nuovi brani e
nuove composizioni accanto ad alcune rivisitazioni dei classici del grande Songbook Americano.
Rock, ritmi latini, blues, country, folksongs: la splendida voce di Sarah Fox, la chitarra celestiale di
Andrew Hardin e il caleidoscopico accordion di Joel Guzman, vero e proprio genio dello strumento,
trasformeranno le piazze italiane in una vera e propria festa di paese ai confini tra il Texas ed il
Messico, lungo le rive del Rio Grande.
JOEL GUZMAN è attualmente riconosciuto quali miglior suonatore di “accordeon” (la fisarmonica
a bottoni propria della musica “nortena”) al mondo.
E del resto basterebbero le sue continue collaborazioni lungo gli anni a progetti di successo
internazionale quali i “Los Super Seven” (assieme a membri dei Los Lobos, Flaco Jimenez, Joe Ely,
Freddy Fender, Rick Trevino, Ruben Ramos e molti altri) e il “Polkas, Gritos y Acordeones” trio con
i quali si è aggiudicato ben due GRAMMY AWARD, a confermarlo.
Ma non solo perché Guzman nel tempo è divenuto anche importante arrangiatore, mentre le sue
collaborazioni con songwriters quali Joe Ely, Tom Russell hanno accresciuto ulteriormente la sua
fama.
Con la moglie Sarah Fox ha avviato numerosi progetti: dapprima la band roots/cuban/rock “Los
Aztex” con i quali ha pubblicato lo splendido “Short Stories”, e quindi il più recente progetto come
duo “Latinology”, dove ancora una volta si dimostra insuperabile maestro nell’unire jazz, tejano
music, country, salsa, R&B and rock
SARAH FOX è partner artistica e di vita di Joel Guzman. Sarah , cubana di origini, è una vocalist
calda e appassionata nonché autrice di tutti i brani dei progetti condivisi col marito.
Prima dell’incontro artistico con Guzman, Sarah vantava già lunghe esperienze con i “Motion”,
band Po/Funk, e con la band brasiliana jazz “Human Touch”.
Ma è con l’esperienza della band salsa “Trocadero”, da lei guidata fino al 1996, che Sarah inziai
ad esplorare i diversi linguaggi musicali del jazz latino e dei ritmi caraibici, in una progressiva
riscoperta delle proprie radici culturali e musicali.
ANDREW HARDIN è uno dei più originali e riconoscibili chitarristi emersi dalla scena folk
americana degli ultimi vent’anni, in particolare per ciò che riguarda la chitarra acustica.
Dopo aver militato in gioventù in varie band una delle quali, “The Dingoes”, di grande successo
soprattutto in Australia, ha avviato nei primi anni ’80 la sua lunga partnership artistica col il
famoso songwriter Tom Russell, con il quale in vent’anni di sodalizio artistico ha suonato in tutto il
mondo.
Ciò non gli ha comunque impedito nel tempo di lavorare come produttore in Norvegia ed anche in
Italia, di pubblicare tre album a proprio nome ( come l’ultimo splendido “Blue acoustic”) e di
collaborare come side-men anche con i più grandi nomi del cantautorato roots americano: Dave
Alvin, Nanci Griffith, Katy Moffatt, Ian & Silvia Tyson, Ray Wylie Hubbard, Eliza Gylkison, Peter
Case, Jimmy LaFave, Mary Gauthier e tantissimi altri.
Il suo stile inconfondibile sulla sei corde unisce oltre ai linguaggi del rock e del blues anche la
musica spagnola e messicana, il jazz, la muscia hawaiiana con la quale è cresciuto.
KATHRYN TICKELL BAND
Kathryn Tickell è nata nel 1967. Originaria del North Tyne Valley, in Northumberland, dove molti
dei suoi parenti suonano musica tradizionale. Suo padre, Ike Tickell, è un famoso interprete di
canzoni di quest’area.
Kathryn è pure stata attratta dalla musica tradizionale ed ha suonato il pianoforte sin dall’età di
sei anni. Nel 1980 ha iniziato a suonare il violino nello stile delle isole Shetland, con il grande
musicista e maestro Tom Anderson. Il risultato di ciò è stato un invito al primo Shetland Folk
Festival, nel 1981, dove divenne così popolare da essere invitata anche negli anni successivi.
Nel 1983 è stata ospite dell’Edinburgh International Festival, il primo anno che questo famoso
evento ha incluso nel proprio programma della musica tradizionale.
Altra importante tappa della carriera di Kathryn è marzo 1984, periodo che la vede nelle vesti
ufficiali di piper al Lord Mayor di Newcastle upon Tyne. Nello stesso anno ha inciso anche il primo
album “On Kielderside”.
Nel 1985 inizia tour da professionista ed incide un album di Northumbrian music, “From
Sewingshields To Glendale”, con Alistair Anderson e altri musicisti del calibro di Joe Hutton, Willy
Taylor e Wilk Atkinson.
L’anno successivo la vede ancor piu’ impegnata trovare il tempo per incidere il suo secondo
album, “Borderlands”, per la Black Crow Records. Il nuovo lavoro si distingue per gli
arrangiamenti personali. Distribuito nel gennaio del 1987 è stato oggetto di entusiastiche
accoglienza da parte della critica e del pubblico, inserito nelle “top thirty” di Folk Roots,
l’autorevole rivista inglese.
Successivamente Kathryn ha prestato la propria arte alla compilation “Square Roots”, con Rory
Mcleod, altro astro nascente di quei tempi, ed ha partecipato a sessions con varie formazioni.
Nell’estate del 1987 ha inciso un documentario per Chanel 4 della locale Tv, “The Long tradition”,
imperniato sulla sua carriera artistica, messo in onda nel dicembre dello stesso anno e
successivamente commercializzato.
Kathryn ha portato ovunque il suo stile originale, affrontando tour in Francia, Svizzera,
Geramania, Honk Kong, Tailandia, Olanda, Usa, Canada e Italia, dove ha subito acquistato grande
notorietà.
Nel 1988 è stata giudicata “miglior musicista dell’anno” nell’annuale Folk Roots Pool. Nello stesso
anno ha registrato il terzo album, “Common Ground”, sempre per la Black Crow Records,
avvalendosi della collaborazione di due tra i piu’ famosi musicisti d’Inghilterra: il bassista Danny
Thompson, dei Pentangle, ed il chitarrista Chris Newman. Il nuovo lavoro è giudicato “album
dell’anno” dall’autorevole rivista ‘Q’ Magazine’s.
Nel 1989 arriva la definitiva consacrazione con altri tour tra i quali, molto importante, quello negli
States, e la realizzazione di un libro contenente i temi e gli arrangiamenti delle sue composizioni.
Le vengono pure conferiti importanti riconoscimenti.
Il 1990 la vede ancora impegnata un po’ dovunque, con la possibilità di scegliere prestigiosi
scenari quali, ad esempio, il Théatre de la Ville di Parigi. Per dare maggiore importanza alle sue
esibizioni forma una propria band con la quale partecipa anche al Festival Interceltico di Lorient, in
Bretagna. In quella formazione figurano personaggi di primo piano della scena folk revival d’oltre
Manica: il chitarrista Ian Carr e la fisarmonicista irlandese Karen Tweed, poi nelle Poozies ed in
Swap.
Nel frattempo compone le musiche per due produzioni del Newcastle’s Live Theater Company,
presentate alla Radio 2 e registrate con la Penguin Café Orchestra e The Chieftains.
Un ulteriore importante riconoscimento le viene attribuito nientemeno che dalla pop star Sting,
che la vuole nel suo album “The Soul Cage” ed in altre produzioni. Con lui si esibisce alla
Newcastle City Hall ed in Tv.
Gli anni piu’ recenti la vedono sempre piu’ protagonista delle scene internazionali.
Nel marzo 1997 Kathryn produce il sesto lavoro, “The Gathering” , e partecipa ad importanti
eventi quali, ad esempio, il Later with Jools Holland e si esibisce dal vivo nel Andy Kershaw’s
Radio 1 show. Nel maggio dello stesso anno sale sul palco della Carnegie Hall di New York con
Sting e Jimmy Nail per interpretare “The Water of Tyne” in un benefit concert in aiuto del The
Rainforest Foundation. La canzone è stata anche registrata per il benefit CD “Carnival”.
Da allora Kathryn è stata coinvolta in collaborazioni varie dal sassofonista John Surman,
culiminate in due concerti allo Stockton Riverside Festival. Ha partecipato a diversi programmi per
RAI 2 presentando giovani musicisti inglesi.
Nel gennaio del 1997 ha fondato il Young Musicians Fund, con la finalità di aiutare i giovani talenti
della regione del Nor Est a realizzare il loro potenziale musicale.
Nel 1998 Kathryn realizza “The Northumberland Collection”, un album che vede la collaborazione
di diversi artisti e cantanti del Northumberland, un tributo alla sua Terra. In quello stesso anno si
è dedicata all’insegnamento in tre scuole e alla Gateshead Youth Orchestra.
Il 1999 vede la Tickell formare una nuova band e realizzare il suo ottavo album “Debateable
Lands”. La formazione è giudicata da lei stessa la migliore di sempre e le conferisce nuovi stimoli
creativi.
Ne fanno parte giovani artisti molto conosciuti in ambiti locali, ma assolutamente dotati ed
affiatati.
Julian Sutton proviene dalle scene della Tyneside traditional music e suona il melodeon sin dall’età
di cinque anni. Kit Haigh è stato pire coinvolto nella musica tradizionale sin dalla giovane età e si è
poi indirizzato verso la musica pop e la scena delle indie music. E’ ora ritornato alla musica folk e
si distingue per uno stile chitarristico assai personale. Entrambi compaiono nell’ultimo album di
Kathryn “Debateable Lands”. Il quarto componente della band, Anne Wood, è un esecutrice assai
dinamica, violinista, componente della Cauld Blast Orchestra che ha collaborato con numerosi
artisti tra i quali Savourna Stevenson, Heidi Berry e Davy Spillane.
L’interazione tra i diversi stili di questi artisti produce una musica assai forte di carattere
all’interno della band di Kathryn, ricca di musicalità e creatività. La scelta degli strumenti è molto
ispirata: talvolta è il sound trascinante dei due violini, la meravigliosa miscela della cornamusa e
del melodeon o l’eccitante sound dell’intera band, con il ritmo incalzante della chitarra e del basso.
Il repertorio della band è imperniato su composizioni originali di Kathryn, ma include anche brani
tradizionali del Northumberland, terra natale della Tickell, e dintorni.
Formazione:
KATHRYN TICKELL: Northumbrian pipes e violino
KIT HAIGH: chitarra
JULIAN SUTTON: melodeon
ANNE WOOD: violino e chitarra basso
Discografia:
ON KIELDERSIDE (Sydisc) 1984
BORDERLANDS (Black Crow Records) 1986
COMMON GROUND (Black Crown Records) 1988
KATHRYN TICKELL BAND
SIGNS
THE GATHERING (Park Records) 1997
THE NORTHUMBERLAND COLLECTION (Park Records) 1998
DEBATEABLE LANDS (Park Records) 1999
KATHRYN TICKELL & ENSEMBLE MYSTICAL
Tra le collaborazioni:
STING-ACOUSTIC LIBE in NEWCASTLE lim.ed. boxed set (A&M rec.)
STING-THE SOUL CAGE
THE PENGUIN CAFE’ ORCHESTRA
DIRK HAMILTON & THE BLUESMEN
Dirk Hamilton & The Bluesmen: Casertavecchia, Duomo (2005)
Molto spesso in Italia assistiamo a bluesband, che fanno da spalla a famosi bluesmen d’oltre
oceano di passaggio dalle nostre parti, i risultati spesso sono degni di poca nota e spesso e
volentieri si qualificano come specchietti per le allodole per attirare il pubblico. Del tutto diverso
anzi meglio dire speciale, è il connubio nato qualche anno fa, tra il famoso cantautore americano,
Dirk Hamilton e gli emiliani, The Bluesmen. Lo spettacolo a cui ha dato vita l’incontro tra il
cantautore dell’Indiana e la bluesband emiliana può essere definito come una scarica energetica di
magma blues allo stato puro mescolato con la poesia. Infatti definire Dirk Hamilton come un
bluesman tou court sarebbe troppo riduttivo nonché inappropriato, in quanto nelle sue canzoni si
incrociano visioni d'America, storie personali, e splendidi spaccati poetici, tanto da risultare
bellissime anche slegate dalla musica. Se a ciò si aggiunge sia il fatto che Dirk Hamilton è un vero
e proprio animale da palco con doti da grandissimo entertainer sia il fatto che i Bluesmen sono
una band eccellente che sul palco trasformano il loro amore per la musica in magma energetico,
allora si comprenderà chiaramente la portata straordinaria di questo spettacolo che ormai da
qualche anno è passato sui palchi più importanti della nostra penisola, raccogliendo l’entusiasmo
della critica e quello incondizionato del pubblico. Ciò che è stato unanimemente riconosciuto è l’
innata capacità di Dirk Hamilton di coinvolgere il pubblico con piccoli espedienti come la sua
personalissima versione di Stand By Me di Ben E.King, o con le sue battute nel suo zoppicante ed
esilarante italiano.
Durante si passa dall’esecuzione di brani storici di Dirk Hamilton come Black Dog Blues, Learning
To Love You, Lonely Videos e il recente ripescaggio dell’inedita e travolgente Pavlova Shoes,
passando per altri composti dai Bluesmen, a cui il cantautore americano ha rifatto il trucco, come
Jimmy Hallo George, The Blues Is My Life, Passion Of Blues e la toccante Tony’s Rain, fino a
giungere a cover eccellenti come Night Moves di Bob Seeger o inaspettate come la divertentissima
resa di Stand By Me di Ben E.King, fino ai più noti standard blues come Crossroads e I Got My
Mojo Workin’. Recentissima è anche la notizia di un imminente album dal vivo, inciso la scorsa
estate a Ferrara che verrà stampato in una bellissima edizione doppia con cd e Dvd e che
presenterà un inedito duetto dal vivo tra Dirk Hamilton e il rocker italiano Graziano Romani, già
voce e anima degli storici Rockin’ Chairs. Insomma non perdetevi Dirk Hamilton e i Bluesmen dal
vivo, le emozioni sono assicurate!
Roots Music Club, Salvatore Esposito
DIRK HAMILTON BAND
“Sono nato a Hobart (Indiana) il 31 Agosto 1949, ma sono cresciuto prevalentemente in
California, dove ho frequentato la scuola elementare dalla quale sono stato cacciato per il mio
pessimo comportamento. I miei genitori allora mi mandarono in una scuola parrocchiale dove
imparai a comportarmi meglio. A otto anni, ispirato da Roy Rogers, ho cominciato a suonare la
chitarra e a cantare allo stesso tempo. A 14 anni ho registrato il mio primo disco con un gruppo
chiamato -The Regents-. Sul lato A c'era "Orangutan", uno strumentale scritto dal capo del
gruppo, Huston Box, un ragazzo di 21 anni del Texas. La mia prima canzone in assoluto si
chiamava "Truck" (Camion n.d.r.) ed era sul lato B. Faceva schifo, ma penso che sia stato l'inizio
della mia grande attrazione per la musica e le parole. A 15 anni ho registrato un altro 45 giri,
questa volta a nome mio. "Time" era da una parte ed "Happiness" dall'altra. Anche queste due
facevano schifo, ma con le prime tre canzoni che avevo scritto immortalate su vinile ero ormai
lanciatissimo". Acclamato cantautore ed irresistibile performer dalla voce aspra e appassionata,
Dirk Hamilton ha trascorso una mezza decade dal 1976 al 1980 indaffarato a registrare per grosse
etichette 4 sottostimati albums e a suonare centinaia di concerti in tutti gli Stati Uniti sia da
protagonista che da supporto per gente come Robert Palmer, Loggins & Messina, Boz Scaggs e
Warren Zevon. Alla fine di 5 duri anni si ritrovò vittima del music business, stanco e frustrato dal
fatto che il plauso della critica che i suoi album ricevevano non si era mai trasformato in vendite e
deluso da un sistema che continuava a giudicare l'abilità solo in base agli utili. Lasciò così la
musica nel 1980, ma dopo un periodo come consulente per adolescenti affetti da turbe psichiche
Dirk Hamilton ritovò ciò che pensava di aver perso: la gioia di far musica. Il suo rinnovato amore
per la musica da allora lo ha riportato in giro per l'America e intorno al mondo. Il suo girovagare lo
condusse, alcuni anni fa, ad Austin, Texas, per un concerto. La città gli piacque così tanto che
decise di rimanerci. Diciotto anni dopo il suo "ritiro" Dirk è seduto davanti alla sua colazione in un
tavolo dell'Omeletteria di Burnet a parlare della lunga strada percorsa e che, alla fine, l'ha portato
nella sua nuova Città. Col suo metro e 95 e i quasi 100 chili che si porta dietro (bene direi) Dirk
Hamilton è una figura imponente con una faccia sincera e un sorriso simpatico. "Mi piace il
ragazzo che ha fatto quei 4 dischi " riflette con una smorfia. E' chiaro però che adesso lui è un
passo avanti rispetto a quel ragazzo; parla come se avesse finalmente esorcizzato almeno alcuni
dei demoni che lo costrinsero ad abbandonare tanti anni prima.
La prima fase della sua carriera iniziò nella metà degli anni 70 quando decise di spostarsi da
Stockton California a Los Angeles. "Decisi che era ora di trasferimi a Los Angeles e fare un disco"
spiega. Là catturò l'attenzione del produttore degli Steely Dan, Gary Katz e finì per registrare 2
dischi per la ABC Records. Il primo "You Can Sing on the Left or Bark on the Right" presenta una
band stellare. A quello fece seguito "Alias I" l'anno dopo prima di approdare alla "Elektra Records"
per la quale registrò "Meet Me At The Crux" nel 1978, un disco che, 12 anni dopo, fu definito dalla
nota rivista musicale Rolling Stone: "una delle gemme trascurate degli anni 70". "Ero circondato
da gente dello Show-Business", ricorda parlando dei suoi anni alla ABC e alla Elektra. "E loro non
sono proprio il tipo di gente con cui uscirei. Loro pensano che se il tuo disco non vende non è
buono. Io non avevo mai pensato che sarei arrivato a crederci, ma ad un certo punto ho
cominciato a pensare - forse non sono proprio così bravo -. Quando iniziai, suonare era un atto di
gioia e d'amore, ma finii con il preoccuparmi delle vendite e col pensare di non essere bravo
perché i dischi non stavano vendendo".
Hamilton passò gran parte del 1980 a Stockton senza la voglia di fare nulla "non facevo altro che
starmene seduto al Bar Shamrock giù in centro. C'era una palestra di pugilato al piano superiore,
Bill e Leonard erano dei grandi baristi e così me la sono passata bene". L'anno successivo, in cerca
di qualcosa da fare, trovò lavoro come assistente per bambini con disturbi emotivi. "Avevo
bisogno di lavorare, la cognata della mia ragazza era anche lei un'assistente e mi disse che
stavano cercando altro personale e, visto che pensavo di essere bravo con i bambini, feci
domanda". Casualmente il selezionatore si rivelò un suo fan. "Ero veramente colpito. Lui disse che
conoscendo la mia musica, sapeva già che sarei stato un bravo assistente. Fu un complimento
incredibile. Fui assunto subito". Lavorò come assistente per 4 anni e ancora adesso dice di
quell'esperienza: “mi cambiò come persona, era esattamente ciò di cui avevo bisogno in quel
momento, il motivo per cui stavo rischiando di impazzire era che me ne stavo seduto tutto il
giorno pensando a Dirk Hamilton. Il coinvolgimento che mi creavano quei bambini cominciò a
farmi pensare anche agli altri, perciò sono molto grato a quei bambini per quello che mi hanno
insegnato".
In quel periodo, per la maggior parte del tempo, non toccò la chitarra, non cantò e nemmeno
ascoltò musica, ma un giorno, nel 1985, alcuni amici lo invitarono ad aggiungersi alla loro cover
band in occasione di un party e lui decise di accettare. Il gruppo suonava un miscuglio di vecchie
canzoni Rock 'n' Roll, cover dei Beatles, dei Rolling Stones, Marshall Crenshaw, Graham Parker e
altri. "Fu uno sballo" ricorda con un sorriso "per la prima volta nella mia vita ero solo un membro
di un gruppo qualunque e mi piacque moltissimo. In quel periodo non pensavo proprio di ritornare
a scrivere canzoni, ma all'improvviso le canzoni cominciarono ad uscire da sole. Fu meraviglioso.
Sentivo che la musica stava ricrescendo dentro di me". Mise insieme una band e ricominciò a
suonare, ma scoprì che durante gli anni in cui era stato fuori dal Music Business, questo era
cambiato completamente, e non in meglio! "Pensavo che sarebbe bastato telefonare e fare
ascoltare alcuni nuovi nastri in giro, per avere un nuovo contratto e ricominciare di nuovo.
Pensavo che la gente avrebbe detto: -Dirk è tornato, fantastico!-" ricorda scoraggiato. I contratti
con la RCA e la Poligram non si materializzarono. Hamilton, pubblicò due cassette autoprodotte:
Rough Tapes (Rough Times) nel 1986 e Big At The Blackwater nel 1989 registrato dal vivo a
Stockton.
Nel frattempo cominciò a ricevere lettere dall'Italia. "Dieci anni dopo il mio periodo migliore" dice
Hamilton "scopriii di essere stato un artista di culto nei tardi anni 70". Andò in Europa per 6 mesi,
suonando in Italia, Germania, Inghilterra e Galles e firmò un contratto per l'Appaloosa di
Milano,con cui ha pubblicato tre album: Too Tired To Sleep nel 1990, Go Down Swinging nel 1991
e Yep! Nel 1994. Da allora è stato in Italia 10 volte. Nell'Ottobre del 1991, Hamilton si trovò ad
Austin per un concerto al Cactus Café come opening act di Shawn Phillips. "A vent'anni, quando
cominciavo a fare i primi dischi e i primi tour per il Paese, pensavo che prima o poi avrei trovato in
una di quelle città un posto dove mi sarebbe piaciuto vivere, ma non è mai successo. Smisi di
cercarlo; ogni posto era uguale all'altro. Poi arrivai ad Austin e capii che quello era il posto dove
volevo vivere". Alcuni mesi dopo fece i bagagli e traslocò. I risvolti finanziari dell'essere un
cantautore potrebbero essere minori ora se paragonati alla giovinezza di Hamilton negli anni '70,
ma lui pensa che l'ambiente musicale sia più favorevole che in passato. Sebbene il mondo delle
grandi etichette Rock e Pop sia più cinico che mai, Hamilton dice: "C'è tantissima musica
incredibile là fuori sulle etichette minori; è una cosa molto salutare". Ci sono ancora musicisti che
"combattono la giusta battaglia e lo fanno per amore" dice ancora, felice di considerarsi in mezzo
a quel gruppo. "Amo ciò che faccio, il grosso problema è farlo e riuscire a pagare l'affitto!". La
Core Records di Nashville ingaggia Hamilton nel 1995 e, sull'onda di un buon consenso critico,
pubblica "YEP!" per la prima volta in America a un anno di distanza dalla sua uscita europea
rilevandolo dall'etichetta Italiana Appaloosa. Con questo contratto in corso, il primo per un'
etichetta Americana dopo molti anni, e un nuovo disco (sufferupachuckle) a cui lavorare con più
tranquillità, le cose per Hamilton sembravano finalmente cambiare. Sufferupachuckle fu pubblicato
nell'ottobre del 1996, ma la Core Records andò in bancarotta il mese successivo!! L'album, quindi,
insieme a "YEP!" rimase congelato nei magazzini causa problemi legali conseguenti alla
bancarotta. "Sufferupachuckle rappresentava un lungo periodo della mia vita e così tanto lavoro
che fu veramente un brutto colpo non poterlo avere disponibile, ma che ci potevo fare?". Il resto è
storia attuale, prima lo splendido live The Relative Health Of Your Horse Outside e poi il relativo
DVD, stanno riportando Dirk sul palcoscenici degni della sua grande sensibilità artistica.
FORMAZIONE:
DIRK HAMILTON: chitarra acustica,armonica e voce
DON EVANS: chitarra elettrica
ERIC WESTPHAL: basso
TIM SEIFERT-batteria
DISCOGRAFIA:
You Can Sing on the Left or Bark on the Right - 1976
Alias i - 1977
Meet Me At the Crux - 1978
Thug of Love - 1980
Too Tired to Sleep - 1990
Go Down Swingin' - 1991
Yep! - 1994
Sufferupachuckle - 1996
The Road, the Light, the Night... - 1998
Orphans - 2000
SEXspringEVERYTHING - 2001
The Relative Health Of Your Horse Outside Live In Italy - 2002
DVD:
Dirk Hamilton Band: Alive in Italy - 2002
NOLLAIG CASEY – ARTY McGLYNN
Consolidato duo che vede protagonisti nomi eccellenti della scena irish europea riuniti in un
progetto di grande prestigio, teso a rinnovare la tradizione musicale di quell’isola verde.
Gli irlandesi Nollaig Casey ed Arty McGlynn sono considerati tra i migliori interpreti del repertorio
irish e costituiscono una delle coppie artistiche piu’ affiatate dell’intera scena europea. Violinista lei
e chitarrista lui, uniti sono una combinazione strumentale eccezionale, che si caratterizza per la
grande raffinatezza ed incisività, combinata ad uno straordinario virtuosismo. Figli d’arte e
naturalmente dotati, vantano un’esperienza tale che consente loro di interpretare un vastissimo
repertorio e di affiancare qualsiasi altro artista, versatilità che ancor oggi affinano nelle
innumerevoli sessions che li vedono protagonisti un po’ dovunque in Irlanda e specialmente a
Galway, dove abitualmente risiedono. Nollaig ha conseguito studi classici e pertanto si esibisce
saltuariamente anche in quei contesti, nel seno di orchestre e progetti vari. Proviene da una
famiglia di artisti (si ricorda in particolare la sorella Maire Ni Chathasigh, eccellente arpista al
fianco del marito Chris Newman) ed in tempi piu’ recenti si è esibita a fianco di Donald Lunny, nel
gruppo denominato “Coolfin”. Ma spesso e volentieri divide le scene con il marito Arty McGlynn,
alfiere del movimento folk revival irlandese a fianco di tutti i piu’ celebri protagonisti, fido
compagno di pop star come Van Morrison, amico ed insostituibile supporto del piper Liam O’Flynn,
scopritore di nuovi talenti e compartecipe di loro prime avventure discografiche. I due hanno
realizzato alcune incisioni insieme, ed appaiono in una selezione discografica praticamente infinita,
di artisti locali.
Formazione:
NOLLAIG CASEY: violino, voce
ARTY McGLYNN: chitarra
Discografia selezionata:
NOLLAIG CASEY & ARTY McGLYNN-Lead the Knave (Ringsend Road) 1989
NOLLAIG CASEY & ARTY McGLYNN-Causeway (Tara Music) 1995
NOLLAIG CASEY-The Music of What Happened (old Bridge Music) 2004
CANTERACH
“La ricetta è semplice ma il risultato lascia senza fiato”
“Un eccellente gruppo che sa come alzare la temperatura del locale! Bagpipe, whistle, chitarre,
violini, percussioni e canzoni, dotato di una grande potenza, sa trasmettere la propria energia al
pubblico”.
Canterach è sinonimo di musica folk scozzese suonata con passione e abilità. Capitanati dal
fondatore Ross Kennedy, si è detto di loro come di un incrocio tra i Tannahill Weavers e gli Who.
Con l’organico che può variare da tre a quattro elementi e anche fino a sei, secondo le occasioni,
sono quel che ci vuole sia per un folk club che per i festival.
Nel corso degli anni, sono passati nelle fila della band musicisti di tutto rispetto, tra cui Duncan
Nicolson, Chris Armstrong, Iain McInness (Highland Pipes/Whistle); Archie McAllister, Allan
Henderson, Alasdair McCulloch (violino), Rod Paul (mandolino); Marc Duff (Whistle/Bohdran),
Angus Lyon e Gavin Livingston (tastiere).
Costituitisi nel 1992, fino a oggi hanno suonato in venti differenti paesi. Hanno all’attivo
l’omonimo album d’esordio e il nuovo è in programma per la fine dell’anno. Il nocciolo della band è
costituito da Ross Kennedy (chitarra, bouzouki e voce), Lorne MacDougall (highland pipes,
reelpipes, whistle) e Simon Moran (violino e mandolino). Spesso si aggiungono a loro Angus
McLaughlin (bodhran e voce), Stevie Lawrence (percussioni e bouzouki), Fiona Cuthil (violino) e
Douglas Millar al piano.
Ross Kennedy oltre a cantare suona la chitarra e il bouzouki e ha suonato con i leggendari
Tannahill Weavers e Iron Horse, oltre che in duo col violinista Archie McAllister. Interpreta le sue
canzoni con un forte e chiaro accento scozzese e il suo stile chitarristico è al tempo stesso delicato
e possente, nel tessere ritmi impetuosi e interazioni melodiche nello scorrere delle complesse arie
dei Canterach. Ross è presente come session man in vari album di qualità come quelli di Gordon
Duncan, Angus Lyon e Fred Morrison e ha prodotto i dischi di Chris Armstrong, Kennedy and
McAllister e Stuart Cassells. Attualmente sta lavorando all’album di debutto del fisarmonicista
Norman MacKay.
Lorne MacDougall è un prodotto della rinomata scena dell’Argyllshire e suona ogni tipo di
cornamusa (Highland Pipes, Smallpipes, Border Pipes) e whistle. Da quando si è trasferito a
Glasgow è stato impegnato, oltre che a farsi un proprio nome, con musicisti come Brian McNeil. La
sua carriera nelle pipe band lo ha portato a raggiungere l’elevato Primo Grado e a suonare con la
crema delle formazioni bandistiche scozzesi, la Scottish Power Pipe Band. Lorne ha uno stile molto
lirico e gaelico, che si addice al suo background del Kintyre.
Simon Moran, violinista, proviene invece da Jura, nella West Coast scozzese. Ha iniziato la
carrieras suonando il violino nella famosa Jura Ceilidh Band. Si sposta a Glasgow per diplomarsi a
pieni voti in musica scozzese alla scuola di Arte e Teatro. Suona anche nei Deoch 'n' Dorus ed è
sempre impegnato nell’animare le Ceilidhs (feste popolari) lungo la Scozia e il suo modo di
suonare il violino nello stile della cornamusa è stato descritto come il più vicino al magico
strumento che si possa trovare in giro.
Discografia:
Canterach – Lochshore 2001
KEPA JUNKERA
Marzo 2003, Kepa Junkera registra dal vivo al Teatro Arriaga la sua visione musicale che è andata
sviluppandosi lungo più di due decenni, passati a premere i tasti della sua trikitixa. Questo
ritratto, che mantiene tutta l’intensità di un musicista che sul palco offre le proprie creazioni come
se si trattasse dell’ultima notte, ci trasporta al tempo in cui Natxo De Felipe, alma mater del
gruppo Oskorri, notò quel ragazzo di cui si cominciava a parlare come fisarmonicista. Nel 1983,
Kepa Junkera inizia a collaborare col più famoso gruppo del panorama musicale folk basco.
Un’amicizia che non è venuta meno col tempo. Inoltre, quindici anni dopo, Kepa ha co-diretto la
registrazione di uno dei migliori lavori degli Oskorri, "Ura" (1998). Le dita di questo musicista
universale carezzano con rapidità i tasti del suo strumento, un tempo disprezzato come ‘urla
dell’inferno’.
"La musica è come la pittura, una miscela di colori" dice spesso Kepa Junkera con passione. Nella
sua opera creativa, la sua produzione è stata un esempio sul come usare tutte le possibilità offerte
dalla tavolozza.
LEVARE LE ANCORE
Comincia col prendere dalle fonti tradizionali. Suo nonno col tamburino e sua madre nella danza
tradizionale gli indicano la strada. Ma il suo interesse nel creare nuovi spazi fa sì che il suo primo
album, "Kepa, Zabaleta eta Motriku" (1987), pur mantenendo un forte sapore di musica popolare,
contenga tutti pezzi di sua composizione, alcuni dei quali diverranno presto classici della trikitixa
contemporanea. Ben presto lascia il background tradizionale dei suoi lavori inizialiper sviluppare
una fusion col jazz. Questa incursione nel mondo del jazz si rifletterà in due registrazioni,
pioneristiche per i tempi: Triki Up (1990) e Trikitixa Zoom (1991). Alcuni anni dopo, il jazz lascerà
il posto al folk-rock in un’evoluzione che traccia le linee guida per il futuro. "Kalejira Al-Buk", del
1994, è una scatola di sorprese, che combina arie popolari con l’elettronica.
ATTORNO AL MONDO IN SETTE NOTE
L’infinita ricerca di nuovi suoni rende questo suonatore trikitilari un esploratore di terre lontane. La
tripla collaborazione tra l’inglese John Krikpatrick, l’italiano Riccardo Tesi e questo musicista di
Bilbao apre le porte a un viaggio cui partecipano suonatori da ogni parte del mondo.
Dopo il trio, che ha registrato l’album "Trans Europe Diatonique" (1992), è la volta del musicista
portoghese Julio Pereira che aggiunge le corde a un indimenticabile duo a quattro mani,
un’esperienza che verrà chiamata "Lau eskutara" (1995). Poi una lunga lista di personaggi
collabora ai suoi lavori più riconosciuti a livello internazionale: "Bilbao 00:00h" (1998) e "Maren"
(2001). Nomi di grande prestigio del mondo folk condividono l’infinità creatività di Junkera: La
Bottine Souriante, Phil Cunningham, Béla Fleck, Pedro Guerra, Hedningarna, Máirtín O'Connor,
Liam O'Flynn, Carlos Nuñez, Paddy Moloney, Hevia, María del Mar Bonet, Justin Vali, Glen Vélez, le
Voci Bulgare...
AVVENTURA IN TERRE NUOVE
Tournée intorno al mondo, due dischi d’oro e una nomination ai Latin Grammy Awards sono solo
una parte dei riconoscimenti mietuti da questo musicista in virtù del suo lavoro. Un tranquillo e
costante sforzo che ci fa ricordare come si sia scritto un proprio metodo di suonare la triki, mentre
si specializzava (da sé) allo strumento. Oggi, i frutti di questo lavoro ne fanno un pioniere anche
nel campo dell’isegnamento della musica tradizionale. La sua ammirazione per gli strumenti
tradizionali apre sentieri di ricerca in campi musicali che hanno a che fare con l’alboka e la
txalaparta. L’alboka troverà posto in "Leonen Orroak" del 1996, un’esperienza condivisa con
l’albokari Ibon Koteron, che òporta lo strumento a un altro livello di performance. La txalaparta
apparirà invece in un disco prodotto da Kepa e suonata da Oreka Tx, gli txalapartaris che lo
accompagnano dal vivo ormai da qualche anno. "Quercus Endorphina" è il titolo dell’album che
schiude nuovi percorsi musicali, per quella che si avvia a essere la prima ‘compagnia stabile’ di
txalaparta. Impensabile solo qualche anno fa, quando strumenti del genere erano caduti nell’oblio.
IL VIAGGIO CONTINUA
E’ stato capace di imparare dagli altri ed è sempre disposto a dare. La lista delle sue collaborazioni
nelle registrazioni di artisti nazionali e internazionali è infinita: Carlos Nuñez, Dulce Pontes,
Andreas Vollenwaider... Tra tutte, possiamo sottolineare la partecipazione all’album Santiago, dei
Chieftains, che ha vinto un Grammy come migliore album folk. La sua audacia con la fisarmonica
conosce pochi limiti. Basti ricordare l’avventura del mettere insieme la triki col mondo della
musica classica. Un’esperienza eccitante che ha preso vita nell’unica indimenticabile serata Folk
Festival di Getxo, nel 1997. Dopo aver calcato centinaia di palchi, Kepa Junkera ritorna alla sua
città natale e, circondato da amici, registra l’ultimo album di questa prima parte del suo viaggio
lungo le entusiasmanti vie della musica.
Formazione:
KEPA JUNKER: trikitixa
IGOR OTXOA: txalaparta
HARKAITZ MARTINEZ: txalaparta
KEPA CALVO: batteria
DANI TOMAS: chitarra
KIKE MORA: basso
INAKI PLAZA: percussioni
Discografia:
Kepa, Zabaleta eta Motriku – 1987
Triki Up – 1990
Trikitixa Zoom – 1991
Trans-Europe Diatonique – 1992
Kalejira Al-Buk – 1994
Lau Eskutara – 1995
Leonen Orroak – 1996
Bilbao 00:00h – 1998
Maren - 2001
Live - 2003
LUNASA (Irlanda)
la più eccitante nuova band irlandese da lungo, lungo tempo...
Un vero e proprio supergruppo che mette insieme tre dei più caldi musicisti tradizionali della scena
attuale: nella formazione originale il violinista e virtuoso di tin whistle di Galway Sean Smyth, il
piper di Belfast John McSherry, già nella Donal Lunny band e solo recentemente sostituito da
Kevin Crawford ed il flautista e piper di Manchester Mick McGoldrick, un vero fenomeno in passato
con i Cappercaille, Flook e Toss the Feathers sostituito poi da Cillian vallely,. Con il sostenuto
supporto del chitarrista Donogh Hennessy e del bassista Trevor Hutchinson (meglio conosciuti
quali componenti dei Waterboys e della Sharon Shannon Band) Lunasa ha talento da vendere.
Band priva di cantante per scelta, supplisce a ciò con l’elevato talento dei singoli che riescono a
produrre uno stile assai particolare, sintesi delle varie esperienze, nel quale si ravvisano elementi
di swing, cajun, jazz, kletzmer, bretone ed altro. Il tutto, naturalmente, sapientemente miscelato
all’elemento base, ossia la musica tradizionale irlandese.
Un’ottima commistione di Bothy band e Jethro Tull.
La band si è rivelata al grande pubblico con il primo album , “Lunasa-Live”, che in brevissimo ha
conquistato i favori della critica e del mercato discografico, battendo ogni record di vendita.
L’album, per buona parte registrato dal vivo al Matt Molloy’s in Westport, al Dublin’s Hartcourt
Hotel, al The Lobby in Cork e al Le Graal in Galway, è stato un vero shock per tutti, qualcosa di
fresco e nuovo che ha le caratteristiche di un vero evento.
Nessuna band tradizionale irlandese ha saputo catturare l’immaginazione del suo potenziale
pubblico alla stessa maniera che Lunasa ha fatto.
Da poco in distribuzione il secondo album, per la Green Linnet, primo passo importante verso una
sicura brillante carriera.
Sean Smyth è da lungo tempo sulla scena irlandese, un raro talento spesso invitato a raggiungere
sullo stage gruppi quali Altan, The Chieftains e The Sharon Shannon Band nelle più importanti
occasioni quali, ad esempio, nel corso dei concerti alla Royal Albert Hall di Londra. Sean Smyth è
quel tipo di musicista, che possiede una tecnica brillante ed una lunga esperienza nella scena
tradizionale. Egli suona il violino e la sua vita dipende da ciò: ogni nota ha un suo posto, ogni
accordo il cuo contesto.
Della stessa dipendenza è afflitto il chitarrista Donogh Hennessy, che ha nel bassista ed amico
Trevor Hutchinson l’altrà metà della “locomotiva”: la ritmica. Donogh si è avvicinato alla musica
stimolato dal padre, valente sassofonista jazz. Trasferitosi da Dingle a Galway all’età di 17 anni,
ha avuto l’opportunità di studiare la musica che preferisce e di conoscere l’accordeonista Sharon
Shannon, che è stato l’elemento catalizzatore che lo ha spinto a lavorare con i grandi artisti della
scena irlandese, dagli Altan a Donal Lunny, da Luka Bloom a Mike Scott, e spesso in qualità di
supporter ai grandi big Oasis, Van Morrison e Nancy Griffiths. Il suo stile irrompente è stato
paragonato ad una mutante combinazione dei miti degli Who Pete Townshend e Keith Moon.
Il bassista Trevor Hutchinson è originario di Cookstow, nella contea di Tyrone, ed ha iniziato a
suonare il basso elettrico in band rock quando ancora frequentava la Queen’s University di Belfast.
Trasferitosi a Londra e poi negli States con la band inglese The Showdogs, prima di ricevere un
invito da parte di Mike Scott per raggiungere gli Waterboys nel 1986. Con gli Waterboys ha
registrato albums e si è esibito in concerti sulle più importanti scene del mondo dal 1986 al 1991,
compresi i grandi festivals di Roskilde, Glanstonbury, Pink Pop e Ibrox Park. Dopo il grande
successo di “Fisherman’s Blues” la band si è sciolta e Trevor ha raggiunto il gruppo di Sharon
Shannon, effettuando tour anche in Australia e Scandinavia.
Kevin Crawford è il virtuoso di flauto che si è unito alla band all’inizio solo casualmente, nel corso
di un tour, ma che poi, pian piano si è integrato stabilmente nel corso dei successivi concerti. Nato
e cresciuto a Birmingham ha trovato successivamente la sua stabile residenza a Ennis, nella
contea Clare, dove attualmente vive. E’ un artista molto richiesto per il suo importante talento ed
è stato facile per lui esibirsi con una delle più importanti dance band d’Irlanda, i Moving Cloud,
organico con il quale ha registrato per l’americana Green Linnet. La stessa etichetta discografica
gli ha offerto la possibilità di realizzare il suo primo album solo “dFlute album”, che ha ricevuto
eccellenti recensioni in Gran Bretagna e Irlanda. E’ considerato il maggior virtuoso nella band ed
uno dei più grandi flautisti d’Irlanda d’oggi.
Infine Cillian Vallely è cornamusista, virtuoso di Uillean pipes e tin whistle e vanta già una serie
incredibile di collaborazioni con i più importanti artisti della scena folk celtica. Nato ad Armagh,
nell’irlanda del Nord, Cillian proviene da una famiglia di talenti musicali. Ha lavorato molto negli
USA con Band come ‘Whirligig’, Paddy O’Brien’s ‘Chulrua’ ed il famoso violinista del Clare, Seamus
Connolly. Ha suonato nella produzione americana di Riverdance. Nonostante la giovane età ha già
dimostrato un passionale attaccamento alla musica tradizionale irlandese tanto da spingere alcuni
critici ad affermare che “il suo pedigree è assolutamente immacolato e la musica tradizionale è
molto evidente nel suo sangue”.
Formazione:
SEAN SMYTH: violino e whistles
TREVOR HUTCHINSON: contrabbasso
PAUL MEEHAN: chitarra acustica
KEVIN CRAWFORD: flauti, whistles
CILLIAN VALLELY: uillean pipes, flauti, whistles
Discografia:
LUNASA-LIVE autoprodotto 1997
OTHERWORLD ( Green Linnet ) 1999
THE MERRY SISTERS OF FATE (Green Linnet) 2001
REDWOOD (Green Linnet) 2003
BEVANO EST
Bevano Est nasce nel ’90 all’interno della Scuola di Musica Popolare di Forlimpopoli. Il laboratorio
condotto da Riccardo Tesi è improntato sull’analisi strutturale, timbrica e melodica di un vasto
repertorio etnomusicale. L’incontro con Hector Ulisses Passerella porta all’interno del gruppo
l’interesse per la cultura del Tango. Partecipano nel ’94 al lavoro discografico in omaggio a
Fabrizio De Andrè dove insieme a un gruppo di artisti folk come Peppe Barra, i Baraban, la Ciapa
Rusa, Tesi-Vaillant, Elena Ledda & Sonos offrono una appassionata rilettura di alcune delle più
significative composizioni del cantautore genovese. Nascono rapporti con il Teatro dove il gruppo è
chiamato a comporre, arrangiare ed eseguire dal vivo musiche di spettacoli di animazione come:
“Il tempo delle fiabe”, “Il ritorno del fulesta” della compagnia “Diotti-Strinati” di Cervia. Nel ’95 la
collaborazione con il Teatro Valdoca di Cesare Ronconi porta alla produzione del CD omonimo che
contiene le musiche di scena suonate dal vivo. Hanno partecipato a diversi festival internazionali
(Germania, Argentina, Portogallo) di musica folk, etnica e popolare. Nel ’99 realizzano la colonna
sonora per il film di Giuseppe Bartolucci “Il dolce rumore della vita” presentato al Festival del
Cinema di Venezia. Nel 2001 producono lo spettacolo “El” da un progetto di Veronica Melis, un
incontro fra danza, video, teatro e musica sul disagio della “non appartenenza”.
La musica dei Bevano Est è una raffinata mescolanza di nuovo e di antico, di tradizione e di nuova
creazione. Si ritrovano elementi di tradizione popolare contadina come pure di jazz, di melodie
jiddish e di sapori mediterranei. La loro musica coinvolge e attrae l’anima. Chi ascolta si riconosce
semplicemente e se poi ha la fortuna di vedere i musicisti suonare la loro musica, rimane scolpito
un grande incoraggiamento verso la diversità. C’è qualcosa nell’alchimia della loro musica che
risveglia caldi sentimenti umani personali e collettivi, che obbliga il corpo a una volontà di
muoversi e partecipare. Nella loro musica aleggia anche qualcosa di romantico accompagnato non
di rado da una smorfia ironica. Si ritrova quello che nelle mutilazioni dell’io moderno si credeva di
aver perduto per sempre.
Formazione:
STEFANO DEL VECCHIO - organetto diatonico, voce
DAVIDE CASTIGLIA – Violino
VANNI BENDI – chitarra
GIAMPIERO CIGNANI – clarinetto
DIEGO SAPIGNOLI – batteria
Discografia:
GRADISCA – 1993, Ribium Record
L’ORIZZONE e LA MEMORIA - 1993
FUOCO CENTRALE – 1995, Teatro Valdoca
CANTI RANDAGI – 1995 (compilation)
CORONE – 1998, Scuola di Musica Popolare
LUDLA – 1998, Scuola di Musica Popolare
IL DOLCE RUMORE DELLA VITA – 1999, Sony (colonna sonora)
RAMINGO – 2004, A14
MILLE PAPAVERI ROSSI – 2004 (compilation)
ANNA MASSIE TRIO
La musica è sempre stata la passione di Anna Massie. Sin da ragazzina se ne stava nelle sale dei
paesi di campagna delle Highlands scozzesi a vedere la ceilidh band del padre, condividendo
l’entusiasmo dei musicisti e dei ballerini, già augurandosi di far parte a sua volta di tutto questo.
L’occasione di aggiungersi al gruppo arriverà all’età di tredici anni, quando è già in grado di
suonare molti strumenti e di mostrare la propria vocazione verso la tradizione.
Cresciuta in un ambiente dove la musica non manca mai (il padre suona chitarra, banjo e
mandolino), Anna comincia a suonare la chitarra all’età di sette anni allorché il babbo torna dal
festival di Edinburgo portandole una chitarra acquistata a poco prezzo. Kinlochbervie, nel nordovest della Scozia, dove la famiglia viveva allora, offriva ben poche possibilità di svago, e Anna
dimostrerà ben presto le sue doti e l’attaccamento alla musica.
Quando, un anno dopo, i Massie si spostano a Fortrose sulla Black Isle, vicino a Inverness,
regalano ad Anna un violino per prendere lezioni di musica classica. Cosa che all’inizio non le
piaceva per niente, tanto che rifiutava di esercitarvisi dimostrandosi, come ricorda lei stessa,
“davvero insopportabile” con l’insegnante.
Nello stesso tempo suona già anche il mandolino, imparandone da sola la tecnica, importando in
un certo senso la diteggiatura della mano sinistra del violino a quella della mano destra della
chitarra. È allora che cambia atteggiamento nei confronti del violino, dopo aver visto una giovane
violinista suonare in una ceilidh band ai giochi di Lochinver. La incontra nel backstage e dopo
averle chiesto quanto abbia studiato lo strumento, Anna decide che poteva benissimo farcela
anche lei.
E così il violino non è più una tortura ma diventa un piacere con le lezioni di ‘traditional fiddling’
con Debbie Swanson, la sua strumentista ispiratrice. Anna studia con Debbie per quattro anni,
senza abbandonare i canonici studi musicali, diventando così ugualmente versata sia sul versante
classico che in quello delle tradizioni scozzesi.
Ha suonato il violino con la National Children's Orchestra of Scotland e, in qualità di primo violino
di uno dei centri per la musica tradizionale di Inverness, Balnain House, è stata invitata a suonare
per la principessa di Tailandia nella sua visita nelle Highlands del 1995. Ha anche partecipato al
programma della TV per ragazzi The Riddlers, sempre al violino.
Da allora continua a suonare sia classico che tradizionale. Si è unita alla band del padre, la Kerry
Blues Ceilidh Band, nel 1996, passando praticamente ogni weekend a suonare musica da ballo in
giro per le Highlands, facendo esperienza e sviluppando la propria capacità di stare sul palco e di
rapportarsi col pubblico.
Nel contempo diventa direttore aggiunto della Highland Region Youth Orchestra, con cui sarà in
tour in Irlanda e Polonia, e membro regolare della National Youth Orchestra of Scotland per
quattro anni. Successivamente diviene direttrice dell’orchestra della sua scuola e lavora sia per la
Balnain House che per l’Highland Council come insegnante di violino, tenendo corsi settimanali sia
per adulti che per ragazzi.
Nel periodo che intercorre tra la fine della scuola e l’inizio degli studi superiori di Musica Applicata
all’Università di Strathclyde a Glasgow nell’ottobre 2002, Anna passa un anno in Canada (si
stabilisce appena fuori Toronto), dove suona (e ‘assorbe’…) gli stili violinistici irlandesi e di Cape
Breton. Lavora durante l’estate a New York come insegnante di violino e in qualità di consulente al
French Woods Festival of the Performing Arts, il più grande campo estivo privato degli Stati Uniti.
Avida ascoltatrice di ogni genere musicale, dal traditional all’heavy rock, Anna cita Eileen Ivers e
Natalie MacMaster come sue principali influenze per quanto riguarda il violino e Martin Hayes e i
Blazin' Fiddles tra i suoi favoriti. Alla chitarra le piace come suona Tony McManus e ammette che
l’album strumentale di chitarra classica di Dick Gaughan, Coppers and Brass, tra i favoriti di suo
padre, può aver lasciato qualcosa nel suo stile, se consideriamo che ‘apprendere in osmosi’ ha
sempre avuto una grossa parte nel suo modo di suonare.
Nel 2000, Anna partecipa alla 'Our Town Story' di MacDonald nel Millennium Dome di Londra, nel
cast che mette in scena uno sposalizio delle Highlands sotto la direzione del pianista Andy
Thorburn. Nello stesso anno, raggiunge le semifinali per il premio Young Tradition della BBC Radio
2 e nel 2001 viene invitata a prendere parte ai festeggiamenti del rinomato fisarmonicistal Phil
Cunningham per i suoi venticinque anni da musicista professionista, all’Eden Court Theatre di
Inverness.
Il punto più alto della sua carriera, naturalmente sino a oggi, è la sera di domenica 26 gennaio
2003, quando si aggiudica il prestigioso premio di ‘Giovane Musicista Tradizionale dell’anno 2003’
nella speciale classifica della BBC Radio Scotland dopo un’avvincente finalissima.
Nel novembre del 2003, per la Footstompin’ Records, esce il suo primo album Glad Company che
vede la partecipazione di Mairearad Green, fisarmonica e cornamuse, e Jenn Butterworth, chitarra
e voce.
Nel 2004 si esibisce in molti importanti festival in tour tra Regno Unito, Canada ed Europa.
Gli inizi del 2005 la vedono acclamatissima al Celtic Connections di Glasgow di gennaio e nello
stesso anno riceve la nomination quale “miglior strumentista” ai Trad Music Awards.
Al Celtic Connections del 2006 viene eseguita la prima sua commissione, e il suo New Voices
riceve un’ottima accoglienza sia dal pubblico che dalla critica. Si esibisce anche in un concerto
“Master and Apprentice” col mago della chitarra John Doyle. Nello stesso anno ha suonato con la
Karen Matheson Band, Donald Shaw e molti musicisti internazionali negli Harvest di Donald Shaw.
Dopo la performance al Celtic Connections, Anna è entrata a far parte a tutti gli effetti della Karen
Matheson Band, con cui è stata in tour nel Regno Unito, in Francia e Italia.
Oltre alla dimensione live, Anna è molto apprezzata come musicista di studio; da notare le
partecipazioni all’ultimo album di Michael McGoldrick “Wired”, di Troy MacGillivray's “Eleven” e,
più recentemente, nel nuovo di Phil Cunningham e Aly Bain “Roads Not Travelled”.
L’Anna Massie Band è stata votata miglior folk band per il 2006 agli Scots Trad Music Awards.
Formazione:
ANNA MASSIE: chitarra e voce
MAIREARAD GREEN: fisarmonica e cornamuse
JENN BUTTERWORTH: chitarra e voce
Discografia:
Glad Company - 2003
The Missing Gift - 2006
LOU DALFIN
C’era una volta c’era il folk, poi è arrivata la world music, a seguire le posse e un diluvio di suoni
etnici più meno mescolati al punk, allo ska e alla canzone di protesta. Al riparo da ogni
banalizzazione, eppure interna al sentire pop non solo regionale e neppure soltanto italiano, è
cresciuta la leggenda tanto rurale quanto metropolitana dei Lou Dalfin, capitanati da un
personaggio originale e diretto, acustico ed elettrico, arrembante e poetico: Sergio Berardo. I
paladini del Delfinato esistono da ormai un quarto di secolo, la prossima estate una mostra
realizzata con il Museo Nazionale della montagna ne racconterà 25 anni di vita, musica e prese di
posizione.
Prima, il 18 maggio 2007, i Lou Dalfin pubblicano il miglior disco della loro carriera, “I Virasolelhs”,
esordio dell’etichetta discografica Musicalista, distribuita da Self. Il proverbiale album della
consacrazione, in cui le sensazioni acustiche e la cultura del basso non si alternano né si sommano,
ma si moltiplicano per dare vita a una miscela sonora unica in Europa. Giunto alla piena maturità
lirica, Berardo trascina l’altro decano, Dino Tron, e tutta la band su territori che evocano le
prodezze itineranti dei Trovatori di Linguadoca, confermando la straordinaria facilità del gruppo nel
rendere istinto, pratica quotidiana, atto liberatorio la lucida scelta di difendere la tradizione
nell’unico modo in cui la si può mantenere seriamente in vita, ovvero rinnovandola e portandola a
contatto con le altre culture che transitano nelle valli e mischiano i loro linguaggi nelle grandi città
d’Europa.
La forza del nuovo disco consiste nella sua perfetta aderenza al terremoto costruttivo cui i Delfini
sanno dare vita in concerto. Seguirne uno show è infatti un’esperienza eccitante e istruttiva al
tempo stesso. Tutte le sale impazziscono per la band di Caraglio, il piccolo centro della Valle Grana
da cui l’avventura del brigante Sergio e della sua ghenga è partita. Sul palco ci sono la ghironda,
l’organetto e la zampogna; ma anche la chitarra elettrica, il basso reggae rock, la batteria. Sotto il
palco aleggia uno spirito a metà tra la festa popolare del santo patrono e il più efferato concerto
punk cui si possa assistere nel 2007. Magie all’ordine del giorno nel mondo dei Lou Dalfin, gruppo
sanguigno che con questo album si accinge al definitivo salto di visibilità internazionale.
Nata nel 1982 e passata attraverso differenti fasi creative, dalla vinificazione in purezza della
musica occitana, suono della Nazione libertaria che non vuole farsi Stato e guarda al Mediterraneo
come sbocco emotivo naturale, agli esperimenti rock maturati anche nel Paese Basco, dall’apertura
alla “patchanka” all’intersezione con il reggae e il rap pulsanti nella vicina Marsiglia, la vicenda
umana e artistica dei Lou Dalfin è un pezzo di storia fuori ordinanza del pop italiano; un patrimonio
che trova in “I Virasolelhs” tanto una consacrazione gradevole e trascinante quanto nuove
scommesse per il futuro.
Paolo Ferrari
CORQUIEU(Asturie/Spagna)
Corquiéu comincia il suo viaggio musicale nel 1998. In quel periodo, siccome non avevano un
posto dove suonare, facevano le prove sulla spiaggia di Ribadesella... piuttosto umidiccia.
Nell’estate del 1999 si fanno un nome alla “Folixa de la sidra de Ribadesella” che offre loro la
prima opportunità di suonare di fronte a un pubblico numeroso. Avevano solo tre pezzi propri: ”La
muñeira de Llordon”, ”Danza de Tebrandi”, e “Tarari que te ví”. Tempi duri!!!
Nelle festività dei Santi di Coballu, nella zona di Ribadesella, nel 1999, Corquiéu ha ancora modo
di suonare di fronte a un pubblico. E proprio l’accoglienza calorosa gli farà venire l’idea di
registrare qualcosa, visto che sono aumentati i brani in repertorio e le molteplici esperienze live
nei folk festival dentro e fuori le Asturie.
Nel 2000 i Corquiéu “si chiudono” in uno studio improvvisato... un garage! Per preparare la loro
prima registrazione. Dopo aver conosciuto il lavoro del comporre nei mesi precedenti, ora si
scervellavano in merito alle tecniche di studio… e certo il sidro li aiuterà un bel po’.
Vengono incise in forma digitale composizioni inedite come Andarina, Reeel the Main, Lo suelto de
Aller, La gaita...
Due delle loro canzoni fanno parte della raccolta di musica folk asturiana Xeneration Folk, edita
dall’etichetta discografica regionale L'aguañaz.
La cantante Gema Garcia si unisce alla band. Le liriche sono dello scrittore locale Xandru Martin,
che le scrive espressamente per il gruppo. Da allora la collaborazione tra Corquiéu e Xandru
Martin si è fatta più che frequente.
Nel dicembre del 1999, esce finalmente il primo album ‘la Barquera’ su etichetta “Discos
L'aguañaz”: undici composizioni e una canzone finale sperimentale in cui mescolano tendenze
musicali contemporanee col loro particolare stile folk.
Il tour di presentazione del CD può essere qualificato con la sola parola ‘successo’, come
dimostrato dalla grande quantità di concerti effettuati dal 2002 in tutta la Spagna e all’estero:
Lorient Festival 2002, Beltaine festival di Bratislava 2003, Budapest Fono Club 2003, Tonder Fest
in Danimarca 2003.
Roberto Suárez suona la cornamusa sin da piccolo. La sua carriera musicale comincia nel 1995
sotto le ali di Jose Angel “Hevia”, formando una parte della pipe band di Ribadesella e diventando
direttore della stessa alla fine del 1997. Dirige la Scuola Musicale di Cornamuse di Ribadesella.
Iván Vega, autodidatta, suona vari tipi di flauti della tradizione musicale asturiana. Pablo Valdés,
cantante e chitarrista, proviene dal mondo del blues e ha cominciato a interessarsi al folk
asturiano coi Corquiéu. Paul Balmori, il più, ha alle spalle studi di chitarra e percussioni
tradizionali, suona il bouzouki ed è tra i virtuosi di questo strumento nelle Asturie. David Mateos
comincia a suonare nel 1997 nella pipe band di Ribadesella suonando percussioni africane e
tamburino scozzese sotto la direzione di Jose Angel ”Hevia”. Combina il bodhran e la “Flamenco
Box”. Gema García comincia i suoi studi musicali in giovane età, dedicandosi al canto gaelico, alla
vocalità corale e alla danza. Si unisce ai Corquiéu nel 1999. Frankie Delgado ha contribuito a
fondare una delle prime folk band asturiane, i mitici Beleño. Suona violino e bouzouki anche lui sin
da piccolo e ha imparato da maestri irlandesi e zingari ungheresi. Suona con Llan de Cubel,
Kurgans e Fianna, è entrato nei Corquiéu nel 2003.
Attualmente i Corquieu stanno ultimando il mixaggio del loro prossimo album, “Salia”, in
distribuzione a breve, che si preannuncia tanto interessante quanto innovativo.
Formazione:
ROBERTO SUAREZ: cornamuse asturiane
IVAN VEGA: flauto
PABLO VALDES: chitarra acustica
PAUL BALMORI: bouzouki
DAVID MATEOS: percussioni
GEMA GARCIA: voce
Discografia:
La Barquera (2001, Discográfica L'Aguañaz)
Salia (2005) di prossima distribuzione
KEEP IT UP
I Keep it Up sono quattro validi e brillanti giovani musicisti che si sono messi insieme per dare un
più elevato profilo alla vera musica tradizionale scozzese e per suonarla con sensibilità e stile.
Dotati di un’innegabile abilità tecnica, nelle loro esibizioni risplende la vera passione per la musica.
L’omonimo album di debutto dei Keep it Up viene presentato al Tonder Festival in Danimarca.
L’atteso secondo CD ‘On safari’ esce per la Footstompin nel 2004.
Eilidh Shaw: violino e voce.
Eilidh viene da Taynuilt e fa parte di una famiglia di musicisti molto noti. Oltre a suonare con la
dance band dei genitori, ha suonato con le folk bands Harem Scarem, Drop the Box, Caledon,
Poozies, e il ‘supergruppo’ di Charlie McKerron Celtic Grooves. Eilidh ha all’attivo molte apparizioni
in programmi radio e TV e ha registrato l’album solista "Heepirumbo”, ben accolto dalla critica.
Simon Thoumire: concertina.
Originario di Edinburgo, il rinomato virtuoso della piccola fisarmonica comincia la carriera musicale
come suonatore di cornamusa. Vince il prestigioso premio della BBC per i giovani talenti
tradizionali e suona in tutto il mondo col trio Simon Thoumire Three. Ha fatto parte della band
tradizionale scozzese Seannachie e attualmente si esibisce anche in duo col pianista David Milligan
con cui ha inciso il CD “The Big Day In”. Quando non è impegnato a suonare o scrivere musica,
Simon è comunque parte importante della scena musicale folk, essendo la forza motrice di "Hand
Up For Trad", l’organizzazione che si occupa di organizzare eventi come l’annuale Scots Trad Music
Awards e il Radio Scotland Young Traditional Musician Award per la BBC. Infine, è il direttore della
Foot Stompin' Records, etichetta che ha messo sotto contratto molti dei nuovi (e migliori) nomi
scozzesi.
Kevin MacKenzie: chitarra.
Anche lui molto noto nella scena folk, Kevin viene da un background jazz ed è stato votato ‘miglior
musicista’ al festival jazz di Edinburgo. È stato in tour con Hue and Cry e ha suonato di supporto a
nomi importanti come Courtney Pine e Michel Pettruciani. Oltre che coi Keep it Up, Kevin suona
attualmente col trio AAB, Sun Honey e la Finlay MacDonald Band.
Aaron Jones: bouzouki, basso elettrico, chitarra e voce.
Inglese di nascita, Aaron Jones ha svolto un’intensa attività concertistica che lo ha portato a
suonare negli USA, in Canada, Australia ed Europa. Negli ultimi 5 qnni è stato uno degli
accompagnatori ufficiali al “BBC Radio Scotland Young Traditional Musician Awards” all’interno del
“Celtic Connections Festival” di Glasgow.
Eletto strumentista dell’anno nel 2005 agli “Scots Trad Music Awards”, Aaron suona anche con Old
Blind Dogs e con la polistrumentista Claire Mann.
Discografia:
Keep It Up
On Safari