BIOGRAFIE ARTISTI BEOGA (Irlanda/UK) Beoga (pronunciato b-yoga) è un quartetto di musica tradizionale irlandese proveniente dalle contee di Antry e Derry. Si formano dopo un’infuocata session all’All-Ireland Fleadh di Listowel nell’agosto del 2002 e propongono un suono entusiasmante e ricco di personalità con una formazione piuttosto particolare, che vede due suonatori di organetto/fisarmonica accompagnati dalle tastiere e dal bodhrán. Il loro album di debutto ‘A Lovely Madness’ esce nell’estate del 2004, ben accolto dalla critica e ‘nominato’ dall’Irish Music Magazine per la speciale classifica dedicata, nel 2005, alle migliori nuove band tradizionali. LIAM BRADLEY (piano, tastiere) Di Tobermore, Co. Derry, è conosciuto nel mondo per la sua musica per balletti irlandesi. Ha curato l’accompagnamento per le più importanti competizioni di Danza Irlandese, tra cui i nazionali di America e Asutralia e i Campionati del Mondo. Suoi gli arrangiamenti per molte delle più importanti coreografie e l’arrangiamento per le musiche di “Rising Steps”, documentario di RTE TV in 6 puntate. È anche stato direttore musicale di ‘100% Pure Irish Dance - The Show’ nel 2000, all’Olympia Theatre di Dublino. Negli ultimi anni, Liam è passato dal piano solista a quello di accompagnamento, portando un nuovo approccio al suono di questo strumento nella musica tradizionale irlandese. SEAN OG GRAHAM (organetto, chitarra) Di Portglenone, Co. Antrim, Seán Óg Graham è tra i giovani suonatori di organetto più dinamici d’irlanda. Si è aggiudicato numerosi titoli in patria ed è anche un dotato chitarrista autodidatta. È apparso in varie occasioni in televisione, si è esibito nello spettacolo Celtic Legends col fisarmonicista Alan Kelly, è stato solista ospite nella Irish Harp Orchestra e nella Canadian Youth Orchestra, solo per fare qualche nome. È anche un valido compositore e nella sua scrittura musicale si evidenzia un’ampia scala di influenze. Seán Óg attualmente studia all’Irish World Music Centre dell’Università di Limerick, sotto la guida di alcuni tra i migliori musicisti del mondo. DAMIAN McKEE (organetto) Di Dunloy, Co. Antrim, è un esponente di punta dell’organetto. Nei primi anni Novanta è stato in tour in irlanda, Inghilterra e America con Comhaltas Ceolteori Eireann e negli ultimi anni ha continuato a viaggiare sempre di più con la sua musica che continua a crescere in popolarità nei circoli del ballo irlandese. Compositore, molti dei suoi pezzi sono entrati a far parte del repertorio dei Beoga. Col suo insegnamento, Damian ha lasciato il segno sul suono della fisarmonica tradizionale dell’Irlanda del Nord. Molto richiesto per seminari non solo in Irlanda, ma anche negli USA e in Canada. EAMON MURRAY (bodhran, percussioni) Di Randalstown, Co. Antrim, è al momento tra i giovani suonatori di bodhran più rispettati dell’Irish music. Descritto da Johnny McDonagh (De Dannan/Arcady) come “il futuro del modo di suonare il bodhrán”, e da Earle Hitchner dell’Irish Echo come “uno dei più affascinanti suonatori di bodhran che mi sia capitato di ascoltare da tanti anni ”, Eamon si è aggiudicato il titolo irlandese come miglior suonatore di bodhrán in quattro occasioni. Ha suonato a fianco di importanti musicisti tra cui Mícheál Ó Súilleabháin e Liam O’Maonlai e ha ricevuto una nota di merito nell’edizione 2004 della competizione per giovani musicisti dell’Irlanda del Nord. NIAMH DUNNE (voce, violino) Niamh Dunne è una talentuosa cantante, compositrice e violinista. Figlia del popolare cornamusista Mickey Dunne, Niamh ha fatto numerose apparizioni nei suoi cd’s nel corso degli anni. Il suo album del 2004, “Legacy”, registrato con suo padre e sua sorella Brid, è stato nominato tra i migliori album tradizionali irlandesi del 2004. Niamh è un’apprezzata violinista, premiata ben due volte dalla London Associated Board of Western Art Music, della quale è anche una qualificata insegnante. Discografia: A Lovely Madness (2004) ASHLEY HUTCHINGS’ RAINBOW CHASERS (UK) Di Ashley Hutchings si parla spesso come del ‘padre del British folk-rock', altrimenti noto come The Guv'nor: un artista che da più di trent’anni segue i suoi percorsi variegati in qualità di autore di canzoni, poeta, direttore musicale al National Theatre inglese, con all’attivo molti album affascinanti di parole e musiche su vari temi. Il suo ultimo progetto è quello di mettere insieme alcuni giovani e talentuosi musicisti che ancora devono farsi un nome, in questo nuovo gruppo acustico di cui fanno parte, oltre allo stesso Ashley (basso, chitarra acustica e voce), Jo Hamilton (chitarra, voce, viola), Ruth Angell (violino, voce) e Mark Hutchinson (voce, chitarra acustica). È lo stesso Hutchings a dire che si concentreranno nel "presentare canzoni gradevoli e interessanti, con un buon cantato, dai toni soffusi, così che la gente si possa a propria volta concentrare sui testi e sulla musica". Il repertorio contiene esclusivamente composizioni originali, con uno speciale riferimento ai brani contenuti nel CD di Hutchings Human Nature, del 2003. Nell’ottobre del 2004 è prevista la registrazione di un nuovo album con questa formazione. Ashley Hutchings: Amo i cambiamenti, e ciò non significa solamente lavorare con musicisti diversi. Se mi capita di essere coinvolto - per esempio - nella musica da ballo e di farci un disco, mi piacerà fare qualcosa di diverso la volta successiva, e così potrà essere un album di parole e musica. E questo nuovo gruppo non fa eccezione. In tempi recenti avevamo in programma il ‘Morris On show’ con cinque musicisti e i ballerini, immersi nel Morris e nella musica da ballo più spensierata. Già allora stavo pensando alla prossima mossa, e sentivo che mi sarebbe piaciuto formare un gruppo interessato a presentare canzoni piacevoli con buone voci e il giusto calore, senza esagerare nei toni. E più ci pensavo, più continuavo a lavorarci. Quel che frullava nella mia testa erano le bellissime parole che mi avevano colpito tanti anni fa in una frase del cantautore americano, Phil Ochs: “In tempi così brutti come questi, la vera protesta è la bellezza!”. Ho pensato “È vero,è proprio così, sono tempi brutti”. Duri. Cinici. E molte cose non vanno per niente bene. E allora torniamo alle buone parole, alle canzoni davvero belle. Credo che Ochs si rivolterebbe nella tomba se sapesse che quegli anni sessanta, per lui ‘così brutti’, paiano invece a noi così benedetti, e quanto invece siano più brutti i nostri di adesso. Mai stata così vera dunque, quell’affermazione! La mia risposta non sta nello scrivere canzoni di protesta, ma nel provare a far ritornare un po’ di bellezza nella musica. E così ho cominciato a cercare la gente giusta. Uno per uno sono entrati nel quadro in maniera naturale, ed è finita che abbiamo formato un gruppo. Chi conosco da più tempo è Jo Hamilton, che mi è stata presentata da Joe Broughton. Sia lei che l’altra ragazza provengono dal conservatorio di Birmingham, dove Joe studia e insegna. Jo suonava la viola nel quartetto che c’era sul Christmas Album della Albion Band. È venuta in studio nel 1999 per suonare la viola e gli arrangiamenti per gli archi di ‘The Star’. Sapevo che cantava anche, una cantante favolosa. Merita di essere conosciuta, e sono sicuro che chi la sente la possa mettere accanto a nomi come quelli di Chris While e Sandy Denny. Ruth Angell invece e per me una novità. L’ho incontrata nell’estate del 2004, ancora una volta per mezzo di Joe Broughton. Sono andato a Birmingham per incontrarla, dopo aver ascoltato delle registrazioni più che casalinghe con lei che cantava e suonava il violino, spaziando dai pezzi tradizionali agli arrangiamenti più classici. Canta e suona anche il piano, e la sua voce è molto diversa da quella di Jo. Jo ha una voce potente e molto forte, Ruth decisamente più delicata, di una fragilità che mi commuove. Mi pace come canta le canzoni su cui stiamo lavorando. E così abbiamo due cantanti ‘contrastanti’. Ho incontrato Mark Hutchinson esattamente un anno fa, quando stavamo registrando il disco per il centenario di Cecil Sharp, ‘As I Cycled Out One May Morning’. Registravamo nel suo studio nel Northamptonshire e lui era il tecnico di sala. È stato solo verso la fine delle session che ho compreso quanto fosse dotato, quando si è messo a cantare con noi. A noi serviva una bella voce e lui ne ha una da tenore: alta e bella, che mi fa ricordare David Crosby. È venuto fuori che è anche un ottimo chitarrista e così ho cominciato a far la corte anche a lui finché non è entrato a far parte del progetto. Formazione: ASHLEY HUTCHINGS-basso, chitarra acustica e voce JO HAMILTON-chitarra acustica, viola e voce RUTH ANGELL-chitarra acustica e violino MARK HUTCHINSON-chitarra acustica STEVE ASHLEY Tra i tanti musicisti che hanno dato vita al movimento revivalista inglese, Ashley riveste un ruolo senz’altro molto importante che gli va riconosciuto. Come membro dell’Albion Country Band, il super gruppo del folk rock assemblato da Ashley Hutchings, ma soprattutto in qualità di solista, Steve Ashley ha regalato al folk rock alcuni episodi assolutamente impedibili. Diluiti nel tempo sono capitoli che fanno luminosa la storia del folk revival. Sia l’album “Stroll On” (Gull Records), manifesto del folk rock acido ed elettrico, che “Speedy Return” (Gull Records), piu’ sbilanciato verso lo stile folksy-cantautorale, ed anche “Family Album”, omaggio popolare al folk che sopravvive ai tempi duri, coniugano al meglio le istanze del folk rock con le qualità compositive dell’Ashley songwriter di vena raffinata. Quelli nominati sono dischi degli anni Settanta; il passato prossimo per Ashley muove su coordinate che lo vedono impegnato sul fronte di una canzone d’autore a tema socio-politico. Ci sono alcuni demo tapes che raccolgono le canzoni di quel periodo. E’ seguito un lungo periodo di silenzio, di ripensamenti e poi una nuova aggregazione alla grande “Fairport’s Family” che ha prodotto il suo nuovo ultimo album, che ospita artisti illustri del calibro di Chris Lesile, Danny Thompson, Dave Pegg e Robin Williamson, “Everyday lives” (Topic Records). Una sorta di antologia della canzone d’autore, un nuovo capitolo di questo grande e misconosciuto cantautore. STEVE ASHLEY-chitarra e voce SWARB’S LAZARUS Swarb’s Lazarus è un nuovo trio costituito dal leggendario violinista inglese Dave Swarbrick (exFairport Convention, ex Whippersnapper) e il polistrumentista Maartin Allocock (ex- Fairport Convention, ex- Jethro Tull). Swarb’s Lazarus suona in particolare la musica tradizionale delle isole britanniche. A Swarb sono stati trapiantati tutt’e due i polmoni nell’ottobre del 2004, dopo anni vissuti con un debilitante enfisema che l’ha portato quasi alle soglie della morte più di una volta, ma si vede che non era ancora pronto a sottoscrivere il proprio necrologio, peraltro già pubblicato sul Daily Telegraph nell’aprile del 1999. Nel 2005 Swarb e Martin Carthy sono in tour in settembre, ottengono un grande successo e Swarb si aggiudica il premio Squiggle Records Salesman. Nel 2006 Swarb’s Lazarus suonano a Cropredy, all’annuale festa reunion dei Fairport Convention. Il nuovo materiale entra a far parte del CD già disponibile, mentre altre cose andranno costituite il CD Rom a prezzo speciale di cui è annunciata l’uscita, con film, bonus track dal vivo e un intervista. Cropredy ha rappresentato un grande ritorno per Swarb, un’occasione per ritrovare se stesso e i propri amici dopo così tanti anni lontano dalle scene. L’album “Live and Kicking” (Squiggle Records) vede dunque il trionfante ritorno all’attività, dopo sette anni, di Dave Swarbrick, registrando in quattro concerti tenutisi nella primavera del 2006, insieme al chitarrista Kevin Dempsey e al polistrumentista Maartin Allock. C’è anche una sezione CD-Rom con foto, spartiti, testi delle canzoni e pure un disegno per farsi una T-shirt! DAVE SWARBRICK Nato a Londra nell’Aprile del 1941, la sua famiglia si trasferisce nello Yorkshire quando ha solo tre mesi di vita, e poi a Birmingham quando ha otto anni. All’epoca ha già appreso i rudimenti del violino, ma sarà Beryl Marriott a persuaderlo a continuare con lo strumento. Appena passati i vent’anni inizia a suonare in tour e registrare. Da notare nell’enorme repertorio dell’epoca le tre radioBallads con Ewan MacColl, Peggy Seeger e Charles Parker. La passione di tutta una vita di Dave per la musica Folk ha le radici in questi anni impegnati. Oltre a Beryl e Roger Marriot, Dave incontra, lavora e incide con A.L. Lloyd, Alf Edwards e naturalmente, Ian Campbell. Dave si unisce allo Ian Campbell Folk Group nei primi anni sessanta, e nel 1966 è con Maertin Carthy. L’affermato duo avrà una parte importamte nella potente scossa che in quegli anni viene data alla musica popolare britannica dalla metà alla fine dei Sixties. Quando si lasceranno nel 1969 Dave si unisce ai FAIRPORT Convention e il suo contributo al folk/rock entrerà nella leggenda e sarà ben documentato dalle varie uscite discografiche. Nel 1984 Dave abbandona i Fairport e, con Kevin Dempsey, CHRIS Leslie e MARTIN Jenkis, forma i Whippersnapper, un gruppo rinomato per il tiro e la validità del discorso acustico. Nel 1989 Dave lascia per concentrarsi sul lavoro solista e ridà vita alla partnership con Martin Carthy. Nei primi anni Novanta, Dave e Martin saranno membri del supergruppo folk Band of Hope insieme a luminari del calibro di Roy Bailey, John Kirkpatrick, Chris Parkinson e Steafan Hannigan. Nel 1993 Dave si trasferisce in Australia, dove inizia a lavorare con Alistair Hulett, una collaborazione che frutterà tre CD di indubbio valore. Dave rientra in Inghilterra nel 1996 e torna a suonare con Kevin Dempsey. Mentre è in tour in Europa con Kevin nel 1999, si trova a dover far fronte a seri problemi di salute e per successivi sei anni combatte contro l’enfisema. L’operazione con cui gli vengono impiantati due nuovi polmoni ha luogo nell’ottobre del 2004 e lo rimette in forma, consentendogli di tornare a suonare. Swarb riceve il più alto riconoscimento dalla English Folk Dance and Song Society, il Gold Badge, nel 2002 e il Gold Badge al merito dell’Accademia dei Compositori e Cantautori Britannica nel 2003. Nel 2004 riceve il premio alla carriera per gli annuali BBC Radio 2 Folk Awards e nel 2006 i FAIRPORT Convention vengono premiati per “Liege And Lief”, l’album che ha destato maggiori influenze di tutti i tempi, secondo il voto degli ascoltatori. Swarb vive a Coventry con la moglie, Jill Banks artista pure lei, e il cane Mille. KEVIN DEMPSEY Kevin non è secondo a nessuno sia come cantante che in veste di produttore. Ha una grande esperienza nel music business, avendo lavorato con un sacco di gente, da Percy Sledge ai Dando SShaft, dalle Marvelettes a Alice Coltrane, per non dimenticare gli incredibili “Whippersnapper”, nel cui line-up c’erano Dave Swarbrick, Chis Lesile e Martin Jenkis. Con questa band Kevin ha girato il mondo in lungo e in largo, e registrato 5 album. Nel 1987 esce il suo disco solista”The Cry of Love”, con Danny Thompson, Polly Bolton, Chris Lesile e Paul Dunmall. Gli anni novanta lo vedono produrre i dischi di vari artisti, scrivere colonne sonore per il cinema ed esibirsi con i vecchi amici Chris Lesile e Dave Swarbrick. Dopo il tour del 2004 con Mary Black, Kevin si unisce alla band Uiscedwr, con cui si esibisce ancora oggi nei concerti.. Di loro è da poco uscito il nuovo album, Circe. E’ anche stato in Tourcon Peter Knight ( Steeleye Span e Feast Fiddles) e Tom Leary (Feast Of Fiddles), così come con Tanna eJoe Broughton. Kev ha appena finito di produrre l’emminente lavoro di Dave Swarbrick e Martin Carthy, “Straws in The Wind”. Kevin vive a Coventry con la moglie Jill, disegnatrice di giardini. MAARTIN ALLCOCK Maartin nasce a Manchester nel 1957. Dopo aver studiato musica a Huddersfield e Leeds, suona nel suo primo tour con Mike Harding nel 1977. Nel 1981 si unisce alla Bully Wee Bande, e dopo lo scioglimento di quest’ultima, è in tour con Kieran Halpin. Viene invitato a raggiungere i Fairport Convention come chitarrista solista nel 1985 e dal 1988 è anche membro dei Jethro Tull, dove suona invece le tastiere. Resterà con la band di Ian Anderson per quattro anni e, dopo avere lasciato i Fairport alla fine del 1996, darà vita all’energetico trio acustico WAZ! In cui, oltre a cantare, suona basso, bouzouki e chitarra…… Da allora Maart è stato un freelance, registrando ed esibendosi dal vivo con ogni genere di personaggi. Dal 1998 a oggi ha suonato in varie colonne sonore per il cinema e la televisione. Ha scritto musica per un gioco su Playstation della Sony e trascritto tre raccolte di spartiti per i Fairport Convention, una parte per il cantautore Allan Taylor e due per il vecchio socio Kieran Halpin. E’ da poco uscito un suo volume contenente tutte le canzoni originali di Sandy Denny e gli sono state commissionate le notazioni di tre volumi per Richard Thompson. Negli ultimi anni Maart è stato in tour con Beth Nielsen Chapman, BLUE Tapestry, Mirando Sykes Band e John Wright Band, giusto per fare qualche nome. Continua a lavorare intensamente sia come musicista che come produttore, e a tutt’oggi è apparso in più di 200 album, di cui tre a suo nome. Maart sta diventando sempre più popolare sulla scena musicale gallese e suona dal vivo con il grande arpista gallese Gwenan Gibbard. Maart vive a Harlech in Snowdonia (Galles del nord) con la moglie Jan e il gatto Squiggle, che ha dato il nome all’etichetta personale. HEVIA (Asturie/Spagna) José Angel Hevia Velasco nasce a Villaviciosa, nelle Asturie, nel 1967. Il suo primo incontro con la cornamusa avviene all’età di quattro anni, quando assiste a una processione a Amandi in compagnia del nonno. E’ lì che l’immagine di un uomo e la sua cornamusa colpisce il giovanissimo José Angel. L’armonia tra il piper, la sua musica e lo strumento gli appare come una magia. Hevia comincerà poi a prendere lezioni di cornamusa. Tre volte la settimana, dopo la scuola, prende il bus per Gijon. Armando Fernandez gli insegnerà lo stile tradizionale e lo riaccompagnerà al pullman. Rientra a casa a mezzanotte e il giorno dopo si esercita su quanto appreso, avanzando così davvero poco tempo per altri svaghi. Nello stesso anno in cui comincia a studiare, avrà il suo ‘battesimo del fuoco’ in sporadiche esibizioni con gruppi folk. Sua sorella Maria José, accortasi che un tamburino accompagnava ogni suonatore di cornamusa, vuole partecipare anche lei. Uno dei migliori tamburini che Villaviciosa abbia mai avuto, Sabino Cifuentes, accetta di insegnarle tutti i ritmi tradizionali, nella sua stessa casa, con grande pazienza. Alla fine dei corsi di studio, Hevia prende la sua cornamusa e suona dei brani che sua sorella possa cercare di accompagnare. Uno spettacolo che spesso finisce in un gran putiferio che si risolve solo con qualche pacifico scapaccione da parte della madre. Poco dopo, i due cominciano a esibirsi attraverso le Asturie e a girare nei vari centri di insediamento degli asturiani aldilà dell’Oceano. Nel 1985 José Angel comincia a insegnare a sua volta, e formerà di lì a poco una banda di cornamuse coi suoi allievi. Comincia così, senza abbandonare la tradizionale coppia di cornamusa e tamburo, un nuovo periodo della sua vita. Nel frattempo, la cornamusa è improvvisamente diventata popolare tra la gioventù asturiana e le scuole di musica fioriscono in una moltitudine di luoghi. Lo stesso José Angel fonderà nuove scuole a Villaviciosa, Candás, Ribadesella e Mieres, da cui usciranno nuovi complessi di cornamuse. Nello stesso tempo, si esibisce anche con vari gruppi folk e collabora a molte registrazioni. Intanto, studia Filologia Spagnola all’università, ma la sua vera vocazione continuerà ad essere quella della musica e della cornamusa. Nello stesso anno perfeziona le midi-bagpipes, un’iniziativa che parte dal tentativo di risolvere il problema che tutti i piper hanno quando si devono esercitare a casa: quello di disturbare i vicini. A tale scopo, lui e Alberto Arias, un suo allievo programmatore di computer, creano una sorta di scala di plastica coi pulsanti di una slot machine. Un prototipo che diventerà poi la midi-bagpipes, che finirà per divenire il simbolo e l’indispensabile compagno del musicista. Del team di ricerca farà parte anche il tecnico elettronico Miguel Dopico. Nel 1997 José Angel comincia la sua carriera solista e registra il primo album “Tierra de Nadie”, il suo primo successo sia a livello nazionale che internazionale. Il disco, supportato da un tour mondiale, viene pubblicato in più di quaranta paesi, in molti dei quali raggiungerà i primi posti nelle classifiche di vendita. Più di due milioni le copie vendute, e molti i dischi d’oro e d’argento in paesi tanto diversi come Italia, Ungheria, Nuova Zelanda, Belgio, Danimarca e Portogallo. Nel 2000 esce il secondo album “Al Otro Lado – Al otru llau” che ne rinnova i successi, con altre tournée in posti vecchi e nuovi. L’anno seguente vede il realizzarsi del suo sogno con l’inaugurazione di una fabbrica di strumenti a Guadarrama, che lo vede dividersi tra l’attività di manager per questa impresa e quella di muicista. Attualmente Hevia è in tour mondiale per presentare il nuovo disco “ Étnico ma non troppo” pubblicato nel 2003. HEVIA-Etnico ma non troppo Questo straordinario suonatore di cornamusa che ora ci presenta il suo terzo lavoro professionale a partire dall’edizione di “Tierra de Nadie”, ha dato non meno di trecento concerti e apparizioni televisive, in più di duecento città del mondo, coprendo qualcosa come 152,200 kilometri (l’equivalente di quattro viaggi attorno al globo…); centinaia di migliaia di persone lo hanno visto suonare. E ha suonato con più di mille musicisti, tra cui altri cornamusisti, il suo gruppo, e vari collaboratori di ogni paese e latitudine. Si sta dimostrando un autentico ‘animale da palco’, con più di due milioni e mezzo di dischi venduti, 15 dischi d’oro e 12 di platino in più di quaranta paesi, dall’Ungheria all’Italia, dal Giappone alla Nuova Zelanda. Numeri che continuano a ingrandirsi, a dimostrare quanto Hevia non si possa confinare entro una particolare nicchia musicale. Il che gli permette di esibirsi tanto nei folk festival come Dranouter (Belgio) che nei jazz festival come quello di Pori (Finlandia), nei festival di musica celtica come quello di Lorient (Francia), o in quelli religiosi come quello di Otobutai a Kyoto (Giappone), world music festivals come il Womad di Athens (Grecia) o pop come nel prestigioso festival di San Remo (Italia). La scala si amplia dalle arie tradizionali e fragranti sonorità contemporanee agli audaci ensemble dall’arte inconfutabile, che fa fluire la musica attraverso il suo strumento e il suo gruppo d’accompagnamento con un’indiscutibile naturalezza, come se mischiasse il sangue nelle sue vene, quello chamán che ‘beve’ l’aria della sua terra alla pari con le correnti più d’avanguardia. (Margie Marc) GILLES LE BIGOT & GERRY O’CONNOR Gerry O’ Connor e Gilles Le Bigot hanno percorso strade professionali diverse, entrambe estremamente ricche dal punto di vista professionale. Gerry è conosciuto e rispettato come uno dei migliori violinisti irlandesi, l’architetto che –seguendo le orme della madre anche lei violinista – ha dato vita al revival dello stile musicale tipico della sua Irlanda dell’Est. Col fisarmonicista Martin O’Connor ha formato il gruppo SKYLARK, per poi prendere parte all’avventura dei LA LUGH. Gilles è noto come chitarrista degli SKOLVAN, ma anche per aver fatto parte di band prestigiose come: BARZAZ, KORNOG e L’HERITAGE DES CELTES – solo per fare qualche nome – e, più recentemente, per il suo album solista “EMPREINTES”. Si sono incontrati musicalmente nei primi anni Novanta nei LA LUGH, con cui hanno registrato tre album ed effettuato tour per molti anni in tutta Europa. Da allora hanno avuto numerose opportunità per suonare insieme. Questa nuova collaborazione ha come punto di partenza il nuovo disco di Gerry « JOURNEYMAN » e quello di Gilles « EMPREINTES ». La tournée di due settimane in Bretagna nell’estate del 2005 ha riscosso un grande successo, tanto da essere seguita dalla pubblicazione di un dal vivo album (En Concert, per l’etichetta irlandese Lughnasa), registrato nel dicembre dello stesso anno nella cittadina bretone di Douarnenez. JACKY MOLARD ACOUSTIC QUARTET Dopo trent’anni passati a sconvolgere nel profondo la musica popolare bretone, aprendola in maniera determinata all’infinita varietà della « musica del mondo », Jacky MOLARD, violinista virtuoso, é oggi un musicista arrivato a maturità- ricco di un universo estremamente coerente, nutrito di tutti gli chocs di civilizzazioni, ma, in nessun caso, composito o disperso. Questa formazione ne é una prova : la prima che Jacky presenta a suo nome. Un quartetto acustico dalla strumentazione sognante e raffinata, per una musica sempre pulsante e melodica, animata di una certa euforia anche quando si installa una melanconia : musica bretone e irlandese , jazz, tradizioni balcaniche, tutte queste materie prime magnificamente fuse in arrangiamenti sofisticati e poetici, che scambiano le loro qualità, il loro immaginario, le loro storie- e inventano un avvenire comune. JACKY MOLARD violino e composizione Nella storia della musica bretone degli ultimi tre decenni, il nome di J.M é inevitabile. Gli anni ’70 marcano l’inizio di un percorso ricco di avvenimenti e di incontri.La creazione di gruppo OGHAM con i suoi fratelli Claude, Dominique, Patrick. Gli anni ’80, stranamente qualificati dai media come anni vuoti, vedranno la nascita di GWERZ,gruppo mitico che, dal vuoto dell’ « onda celtica », continua a ispirare diversi giovani gruppi bretoni e, sotto il suo impulso, altri due gruppi cult, ARCHETYPE e DEN., senza dimenticae il leggendario PENNOU SKOULM Gli anni ’90 saranno marcati maggiormente dall’apertura verso altre musiche con Jacques PELLEN CELTIC PROCESSION e TRIPTYQUE, e con Alain GENTY group. Durante tutti questi anni, si sforzerà di trasmettere la sua musica e la sua arte nell’ambito delle sue innumerevoli tournées nel mondo. Nel 2000, sotto l’iniziativa del festival « Les Tombées de la Nuit » a Rennes, propone con i suoi fratelli. « Bal Tribal » Co-prodotto dalla Scène Nationale di St Brieuc, questo spettacolo ripercorre, in qualche modo, la storia del suo percorso musicale. Nel 2007 il violinista presenta, per la prima volta nella sua carriera, una formazione a suo nome. HÉLÈNE LABARRIÈRE contrabbasso Dal jazz tradizionale alla musica improvvisata, suona in numerosi festival al fianco di musicisti francesi e americani (Eric Barret, JM. Padovani, Daniel Humair, G. Badini, S. Kassap, Slide Hampton, Art Farmer, J. Griffin, Lee Konitz…). Dalla musia contemporanea (Ars Nova, Skéné…) alla musica bretone (Jacques Pellen, Les Frères Molard / Bal Tribal),, dalla diversità di questi incontri musicali é nato il desiderio di moltiplicare le esperienze. Prende parte, quindi, a numerosi progetti con compagnie di teatro , di danza, per dirigersi sempre di più verso delle avventure artistiche, alla scoperta degli altri e di sé stessa. YANNICK JORY saxofono Saxofonista che evolve nella musica contemporanea d’ispirazione popolare. Con Les Pires poi con La Traban. svilupperà questa musica. Negli ultimi anni si concosacra alla scrittura musicale per la danza contemporanea (Philippe DECOUFLÉ, Sylvie SEIDMAN, Sylvie LE QUERRÉ) e altri spettacoli teatrali. JANICK MARTIN fisarmonica Influenzato da Frédéric " Gazman " Lambierge, Ricardo Tesi ou Richard Galliano, J diventa rapidamente un musicista inevitabile sulla scena della musica bretone, per la sua facilità tecnica e la sua apertura musicale. Passando tra lo swing manouche, le « musiche del mondo » e l’improvvisazione nei , con Mandala, Jacky Molard,, Janick ha contribuito a spingere i limiti della fisarmonica diatonica per farne un vero strumento cromatico. Formazione: JACKY MOLARD-violino e composizione HÉLÈNE LABARRIÈRE-contrabbasso YANNICK JORY-sassofono JANICK MARTIN-fisarmonica Discografia: Acoustic Quartet (Innacor Rec.) FRED MORRISON (Scozia/UK) Con l’entrata della cornamusa scozzese nel ventunesimo secolo, Fred Morrison ha saputo guadagnarsi una reputazione internazionale grazie al suo stile energetico, esuberante e votato all’improvvisazione che combina la tradizione cornamusistica gaelica delle Uists con le influenze contemporanee più eclettiche. Tra i pochi piper a raggiungere il successo sia nell’ambito delle competizioni che della scena musicale folk, Fred è un maestro delle Highland pipes, di quelle delle Lowland e dei Border, così come delle uillean pipes irlandesi e del low whistle. Il suo modo di suonare è stato definito da Jim Gilchrist dello Scotsman come "il più vicino al jazz che si possa ascoltare in Scozia”, mentre Michael Grey, sul Piper and Drummer Magazine, commenta semplicemente che: "La musica di Fred Morrison è sbalorditiva". "Il re delle Pipes", attributo con cui è conosciuto nel circuito cornamusistico europeo, è nato nel 1963 vicino a Bishopton, nel Renfrewshire, dove è cresciuto, pur facendo regolarmente visita alla casa della famiglia paterna di Gerinish, South Uist. È stato ol padre – anche lui di nome Fred, altro notevole piper – a insegnargli a suonare lo strumento sin dall’età di nove anni. È così che Fred junior si è da subito immerso nello stile cornamusistico delle Ebridi Esterne, avvolgente e sferzante. È sempre il padre a insegnargli il metodo tradizionale del canntaireachd, i vocaboli cantati utilizzati per trasmettere la musica per cornamuse prima dell’avvento della notazione, e Fred attribuisce gran parte del proprio approccio a ciò. “Ogni volta che suono qualcosa prima me lo sento cantare nella testa”, ha detto in un’intervista. Nel periodo trascorso suonando come busker in Olanda, Fred ha studiato da maestro elementare per poi passare a insegnare cornamusa nelle scuole di Glasgow e infine alla carriera musicale. Le sue capacità nell’affrontare la grande Highland pipe gli fa subito guadagnare lodi e onori nell’esigente circuito delle competizioni per cornamuse, tra cui le agognate medaglie d’oro acquisite a Oban e Inverness, per non parlare del prestigioso trofeo Macallan al Celtic Festival di Lorient, in Bretagna per ben sette volte. Al tempo in cui lo Scottish piping allargava i propri orizzonti nella fiorente scena musicale tradizionale, Fred si dedica alla sperimentazione, acquisendo in maniera eclettica influenze da ogni parte e sviluppando una formidabile tecnica che può dare un’interpretazione unica ad alcuni dei più frequentati numeri del repertorio. Ben presto è molto richiesto, sia come artista solista, supportando inizialmente nomi come Runrig e Capercaillie, prima di unirsi al supergruppo dalla breve Clan Alba (con Dick Gaughan, tra gli altri) e di unirsi ai Capercaillie per tre anni, nel corso dei quali ha suonato e collaborato agli arrangiamenti del gruppo per il film Rob Roy. Di pari passo con l’accrescere della propria reputazione, comincia a dedicarsi anche allo strumento delle Lowland scozzesi e dei Border, negli ultimi anni soggette a un revival in quanto più facilmente compatibili coi violini e altri strumenti piuttosto che la Highland pipe, con le canne più cosone al tipo di diteggiatura e vibrato tipici del suono di Fred. Fan entusiasta del grande Paddy Keenan, il piper della leggendaria band irlandese Bothy Band, aggiungerà anche le Uillean pipes irlandesi e il low whistle al proprio armamentario. Pur restando le Highland pipe il suo primo strumento, i suoi concerti tendono a focalizzarsi attorno alle Border pipes, con intermezzi alle uillean pipes e al delicato whistle. Una recente, fruttuosa partnership è quella col suonatore di bouzouki Jamie McMenemy, membro fondatore della Battlefield Band e del gruppo bretone Kornog, e la si può ascoltare nell’ultimo dei tre dischi di Fred, Up South. Oltre a collaborare in numerosi album di musicisti e cantanti scozzesi di primo piano, gli ultimi tempi vedono Fred alle prese col gruppo gaelico Ceolas, che ha contribuito a fondare, mentre la sua statura di musicista è stata riconosciuta al Celtic Connection di Glasgow nel gennaio del 2005, quando gli è stata commissionata la scrittura della consueta composizione di apertura. L’ha chiamata Paracas, un ambizioso viaggio musicale nella cultura e nella storia gaelica che coinvolge non solo molti suonatori di cornamusa, ma anche altri musicisti e cantanti folk, oltre all’orchestra e al coro. Un’altra onorificenza che Fred ha particolarmente gradito è quella di essere stato votato Strumentista dell’Anno per gli Scots Trad Music Awards del 2004, salutati come un riconoscimento della cornamusa in quanto forma di arte popolare, e non solo un elogio personale. Tra le recenti attività extra-musicale ricordiamo la collaborazione con la McCallum Bagpipes nel dare il proprio nome e la propria esperienza nello sviluppare una particolare cornamusa chiamata Fred Morrison reelpipes – essendo "reel pipes" Il vecchio equivalente delle Highland rispetto alla Border bagpipe – che ha suscitato un notevole interesse nel mondo dei suonatori di cornamusa (per dettagli vedi www.carnanmusic.com). Gli appassionati di musica si preparino alle performance live di Fred, che sicuramente lo vedranno in compagnia di vari amici. Sta anche lavorando a un nuovo album che, come sempre, non mancherà di sorprendere!!! CARLOS NÚÑEZ (Galizia/Spagna) Nato a Vigo in Galizia,regione atlantica della Spagna,Carlos Nunez ha iniziato la sua attività musicale a soli 8 anni quando scelse di suonare la “gaita”,cioè la cornamusa galiziana.Già a 12 anni era solista nella Lorient Symphony Orchestra. Oggi è considerato unanimamente dalla critica come uno dei più grandi suonatori di questo strumento al mondo,tanto da meritarsi l’appellativo di “Jimi Hendrix of the Pipes”. Ha raggiunto un livello di virtuosimo nel passato dominio solo di Irlandesi e Scozzesi. Ha ottenuto il più alto riconoscimento del Conservatorio Reale di Madrid,rimanendo sempre fedele alla tradizione dell’antica musica galiziana. Nel 1989 comincia la sua collaborazione con i CHIEFTAINS nel sound-track del film “L’Isola del Tesoro” con Charlton Heston e Oliver Reed.Da allora ha partecipato praticamente a tutti gli album del gruppo ed è stato ospite di molti dei loro tour in tutto il mondo. Nel 1996 incide il suo primo album da leader “ Brotherhood of Stars” nel quale figurano ospiti oltre ai soliti Chieftains,RY COODER,la cantante spagnola LUZ CASAL,DULCE PONTES.L’album offre un nuovo punto di vista sulla musica celtica e le sue connessioni con la tradizione galiziana ma anche con la musica latina,medievale e col flamenco. La sua uscita crea dal nulla un fenomeno musicale nuovo in Spagna,raggiungendo le vette delle classifiche nel paese iberico. Dopo un lungo periodo di ricerca,nel 1999 incide il suo secondo album “Os Amores Libres”,col quale Nunez ottiene entusiastiche reazioni da parte di tutta la critica internazionale,ivi compresa l’Italia (Musica di Repubblica lo inserirà nei 20 album da portare in dote al Secondo Millennio). Nell’album,ancora una volta,Nunez si circonda di ospiti prestigiosi tra cui NOA,JACKSON BROWNE,MIKE SCOTT dei Waterboys,CARMEN LINARES,VICENTE AMIGO,TERESA SALGUEIRO oltre ad una nutrita schiera di musicisti irlandesi (Sharon Shannon,Liam O’Flynn,Frankie Gavin ecc). L’album riceve una nomination ai Grammy latini. Nel 2000 arriva la fatica discografica,”Mayo Longo” col quale Nunez continua il suo discorso musicale tendente a far emergere tutte le connessioni della musica celtica coi ritmi del Mediterraneo,dalla musica sufi marocchina al pop melodico spagnolo. Nel 2003 esce il nuovo album “Finisterre” interamente dedicato alla musica bretone che vede come ospiti tra gli altri Alan Stivell e Dan Ar Braz. Nel 2004 compone la colonna sonora del film di Amenabar “Il Mare Dentro”,presentato alla Mostra del Cinema di Venezia e che quest’anno vince sia il Golden Globe che l’Oscar quale migliore film straniero. Sulla scia dell’Oscar produce il nuovo album “Cinema Do Mar” ispirato alle colonne sonore di famosi films,da “Barry Lindon” al “Padrino”,da “True Romance” a “L’Isola del Tesoro”,in uscita tra breve in Italia. BREABACH (Scozia) Gli scozzesi Breabach, uno dei nomi di cui si parla di più a proposito delle novità della scena folk, si formano nel 2002. Da allora si sono lanciati in tutti i folk club e i festival scozzesi ed europei col loro sound a base di cornamuse delle Highland e ritmi ballabili, elogiati non solo per gli strathspey e i reel ma anche per il piacevole trattamento delle canzoni tradizionali e delle melodie più lente. Il loro innovativo stile celtico, che mette insieme doppia cornamusa, whistle, violino, canzoni e stepdance scozzesi, porta sul palco una luminosità, un entusiasmo e una varietà che raramente capita di vedere in un gruppo tanto giovane. Dopo l’infuocato debutto al Celtic Connections del 2006, la band ha firmato per la Vertical Record e il loro album d’esordio ‘The Big Spree’ esce nella primavera del 2007. Si sono esibiti al concerto di apertura del Blas Festival 2006 alla City Hall di Glasgow, a fianco di Blazing Fiddles e Capercaillie, e lo spettacolo è stato trasmesso dal vivo nel programma '‘Travelling Folk'’ della BBC Scozzese. Hanno partecipato al Celtic Connections di Glasgow, il 28 gennaio del 2007 alla Strathclyde Suite della Royal Concert Hall, nel week-end dedicato allo Showcase Scotland. CALUM MacCRIMMON Inizia l’apprendimento della cornamusa a Edmonton, in Canada. Si sposterà poi, con la famiglia, in Scozia nel 1991 cominciando a farsi un nome nelle competizioni per piper solisti. Nel 2000 frequenta la RSAMD di Glasgow, dove eccelle non solo nel piping, ma anche nel whistle, chitarra e composizione, laureandosi in musica scozzese. Prosegue tuttora la sua attività di insegnante e si esibisce in Scozia con gruppi molto stimati come Na Tri Seudan e la National Youth Pipe Band of Scotland. DONALD BROWN Originario di Huntly, si laurea nel 2002 in Musica Scozzese, completando poi il corso di studi con le specializzazioni in cornamusa e ballo. A Huntly ha prodotto un CD di canzoni e melodie locali coinvolgendo musicisti del posto. È un valido insegnante di musica e danza e lavora con la Youth Music Initiative, oltre a far parte della Scottish Step Dance Company e della James Graham Band. PATSY REID Proviene da Knapp, nel Perthshire, dove è cresciuta suonando il violino sia classico che folk scozzese. Ha partecipato a varie competizioni in Scozia aggiudicandosi due volte il Glenfiddich Fiddle Championship, all’età di 15 e poi di 16 anni. Nel 2004 si è laureata in Musica Applicata alla Strathclyde University, specializzandosi in performance e produzione discografica. Attualmente studia al Royal Northern College of Music di Manchester per un corso post-laurea in insegnamento per archi e performance. EWAN ROBERTSON E’ cresciuto a Cambridge, circondato sin dalla più tenera età dalla musica tradizionale. Negli ultimi anni della scuola superiore si sposta alla Plocktons School of Excellence dove si fa notare in chitarra, pipes e violino. Nell’estate del 2005 si laurea in insegnamento all’aperto ed è tra i più richiesti accompagnatori della scena musicale tradizionale. Formazione: PATSY REID – violino, voce EWAN ROBERTSON – chitarra, voce DONAL BROWN – Highland bagpipe, whistles CALUM MacCRIMMON – Highland bagpipe, whistles, voce Discografia: The Big Spree – Vertical 2007 FLOOK (Irlanda/UK) Nel 2005 i Flook compiono dieci anni, e festeggiano l’anniversario con dieci speciali concerti in tutte le Isole Britanniche, con la formazione a quattro che va sempre più rafforzandosi. Sebbene la loro prima uscita discografica, Flook! Live! (1997), sia già stata allora salutata come "l’album definitivo del flauto moderno" dall’Irish Times, i Flook fanno il loro ingresso vero e proprio sulla scena internazionale col primo album di studio, ‘Flatfish’, del 1999. Un disco che vede l’ingresso in formazione del maestro del bodhran John Joe Kelly, che va ad aggiungersi ai flautisti Brian Finnegan e Sarah Allen e al chitarrista Ed Boyd. ‘Flatfish’ viene salutato come "impressionante", "notevole" e "qualcosa di vicino al miracoloso", ma sono le esibizioni live dei Flook che realmente catturano i cuori di chi li può guardare e ascoltare. Il rapporto che lega i quattro musicisti, la sincera soddisfazione che ottengono col suonare insieme, risultano subito evidenti sia agli occhi del pubblico che a quelli della critica. ‘Rubai’ esce nel 2002 e ottiene la nomination da parte della BBC quale ‘Album Folk dell’anno’; universalmente applaudito tanto dai giornalisti che dagli amici musicisti, rafforza ulteriormente la reputazione dei Flook come una delle band più eccitanti e innovative della scena folk angloirlandese. Non è certo il virtuosismo a mancare tra le fila dei Flook, ma l’impatto decisamente unico di questa band proviene dallo scambio intuitivo, quasi simbiotico, tra flauti, corde e pelli. Dopo aver girato in lungo e in largo per tutto il globo, i Flook continuano il viaggio con la loro eclettica miscela fatta di radici tradizionali e ritmi contemporanei, e la loro popolarità non smette di crescere. Nel novembre del 2005 è uscito l’atteso terzo album di studio, ‘Haven’, sempre per la loro etichetta Flatfish. Viene nominato “Album strumentale dell’anno” da Liveireland.com. I Flook si aggiudicano il titolo di ‘Miglior Gruppo dell’anno’ per il 2006 ai BBC Folk Awards. I Flook stanno ottenendo un successo davvero travolgente in tutto il mondo, e i loro tour senza sosta continuano a farli conoscere e ad allargare la già nutrita schiera dei fans. Formazione: SARAH ALLEN - flauto, whistles, fisarmonica ED BOYD - chitarra, bouzouki, mandolino BRIAN FINNEGAN - flauti, whistles, bansuri JOHN JOE KELLY – bodhran Discografia: Flook! Live! - 1997 (ristamp. 2005) Flatfish - 1999 Rubai – 2002 Haven – 2005 MOTION TRIO (Polonia) L’innovativo trio di fisarmoniche polacco fondato nel 1996 ha in un certo senso cambiato i connotati con cui siamo soliti riconoscere questo strumento. Sei mani che sanno creare timbriche realmente coinvolgenti e non di rado sorprendenti. Gran parte della musica di questo ‘Infernale Trio’ è magistralmente scritta da Janusz Wojtarowicz. L’avanguardistico suono mette insieme pezzi di musica minimale, jazz e rock riconducendoli alla Nozione del Movimento: per ridefinire la fisarmonica ed esplorare paesaggi sonori apparentemente tanto lontani dalle esperienze cui ci ha abituato la tastiera ‘a vento’. I tre energetici suonatori fanno tutto ciò su basi strettamente acustiche, senza campionamenti o effetti che non fanno certo parte della loro concezione sonora. "Altri strumenti come il violino, la chitarra e il piano sono già stati esaustivamente esplorati in ogni maniera, e a questo punto poco di veramente nuovo può essere realmente realizzato con essi. Tutt’altra cosa invece con la fisarmonica, che da poco viene scoperta gradualmente e suonata con intenti sperimentali. I tradizionalisti della fisa hanno esaurito le proprie idee, e il nostro scopo è di trarre dalla fisarmonica note mai sentite prima, per sviluppare forme e suoni completamente nuovi e trasferirli sia su CD che, naturalmente, nelle esibizioni dal vivo." Janusz Wojtarowicz Nel 2000 il Motion Trio ha vinto il primo premio nella categoria 'Trio' e il 'Grand Prix' al quarto concorso internazionale di musica contemporanea di Cracovia Krzysztof Penderecki. Lo stesso anno la Stampa Polacca li ha votati ‘miglior nuovo gruppo’. Il CD ‘Pictures of the Street’ – pubblicato in Polonia nel 2004, ha stupito la critica che subito li ha accolti entusiasticamente: l’album è stato infatti premiato col Grand Prix dell’industria musicale polacca e votato CD dell’anno. Nonostante la giovane età, il Motion trio ha lavorato con artisti del calibro di Bobby McFerrin, Tomasz Stañko e Micha Urbaniak. JANUSZ WOJTAROWICZ (1971) Fondatore e leader, ha studiato piano e fisarmonica col padre Eugeniusz sin dall’età di sette anni. Una volta completati gli studi al Collegio Musicale Nazionale di Cracovia, è passato a studiare fisarmonica all’Accademia Musicale di Cracovia. Ha vinto numerossi premi e molti concorsi per musica da camera in Polonia e all’estero, e ha anche composto musiche per il teatro. MARCIN GALAZYN (1975) All’età di sette anni comincia a studiare fisarmonica col professore Eugeniusz Ajdamach. Dopo aver acquisito un secondo diploma alla Scuola Nazionale Musicale di Bialystok, è passato a studiare lo strumento all’Accademia Musicale di Cracovia. Si è aggiudicato vari premi in molti concorsi per fisarmonica in Polonia. PAWEL BARANEK (1978) Comincia a studiare fisarmonica e organo col professor Wieslaw Kusion all’età di nove anni, terminerà più tardi gli studi al Collegio Nazionale Musicale di Tarnow. Si è aggiudicato molte competizioni per fisarmonica in Germania, Italia e Polonia. Attualmente sta approfondendo i suoi studi all’Accademia Musicale di Cracovia. Dicono i musicisti: "La semplice idea di suonare la fisarmonica e in maniera completamente acustica, senza aggiungere effetti di alcun tipo, rappresenta quel che siamo noi. Non usiamo campionamenti né l’elettronica. Perché dovremmo farlo quando abbiamo dei meravigliosi strumenti acustici? La fisarmonica ha già questi suoni dentro di sé, e copre la scala di un’orchestra da camera! Quante mani abbiamo! Quante possibilità di armonizzare suoni!" "Prima di tutto siamo delle persone, e poi dei musicisti, poi ancora fisarmonicisti. Prendiamo quel che la vita ci passa. Al momento crediamo che tutto quel che riusciamo a fare sia merito del lavoro di squadra del Motion. Scegliamo da noi la nostra immagine, il nostro tipo di suono e scriviamo la musica che poi eseguiamo. Cerchiamo di farci comprendere per la nostra maniera di intendere la musica. Non ci sono altri modi, perché il Motion suona il proprio suono: questo è il primo e unico comandamento." "Prendiamo ispirazione dalla musica contemporanea, classica e barocca, dal jazz, e poi rock, metal, techno, house e disco. Quando prendiamo in mano la fisarmonica e il suono comincia a fluire non sappiamo da dove venga." Discografia: Live in Vienna – 2002 Pictures from the Street – 2004 Play Station – 2005 LE MYSTÈRE DES VOIX BULGARES Coro femminile della Televisione di Stato di Sofia (Bulgaria) Il Coro Vocale Femminile della Televisione di Stato Bulgara è emerso come ensemble di rare qualità artistiche e di enorme interesse per il pubblico. Fondato nel 1952, il primo compito del coro fu quello di incidere musica autentica e arrangiata di brani popolari per coro polifonico da trasmettere in programmi radiofonici e televisivi così come in concerti. Presto la sua reputazione crebbe al di fuori della Bulgaria grazie alle tournée negli altri paesi vicini e nell’Europa Occidentale. Quasi nello stesso periodo, all’inizio degli anni cinquanta, Marcel Cellier, produttore musicale svizzero, scoprì i brani popolari Bulgari e le loro qualità corali e vocali e nel 1975 realizzò il loro primo album - Volume I, intitolato “Le Mystère des Voix Bulgares”, che presto diventò un best seller. Dodici anni più tardi, nel 1987, apparve il Volume II che nel 1990 ricevette un Grammy Award. Fu allora che il coro venne nominato “Le Mystère des Voix Bulgares” e nel 1988 il coro iniziò una serie di tournée trionfali in vari Stati europei, negli Stati Uniti, in Canada, America Latina, India, Hong Kong ecc. Il coro è composto da 24 cantanti provenienti dalle regioni rurali della Bulgaria. La loro abilità sta nel combinare le canzoni popolari bulgare con armonie che mettono in risalto i loro timbri unici, con i ritmi irregolari, i costumi tradizionali così pittoreschi e soprattutto il modo di cantare per voci parallele a intervalli (di seconda, di settima e di nona) ritenuti tradizionalmente dissonanti nella musica occidentale. Tornano in regione per la quarta volta, dopo i concerti del ’92 al Teatro di Monfalcone e del ‘98 a Cividale per Mittelfest ed ancora a Cividale per il Folk Club Buttrio nel 2004. Per la prima volta a Bergamo. RICCARDO TESI BANDITALIANA (Italia) Riccardo Tesi: organetto diatonico Maurizio Geri: chitarra, voce Claudio Carboni: sax Ettore Bonafè: percussioni, vibrafono Ospiti - Marco Fadda:percussioni Daniele Mencarelli:contrbbasso Riccardo Tesi è da tempo un'autorità all'interno degli ampi confini della world music. Il suo percorso musicale è la storia di un lungo viaggio iniziato con la cantante toscana Caterina Bueno, proseguito con la musica innovativa dei Ritmia, il trio di organetti con J. Kirkpatick e K. Junkera, il sodalizio con il mandolinista occitano P. Vaillant, la musica sarda di E. Ledda & Sonos, fino all'incontro con musicisti di altre aree stilistiche: dal Jazz di G. Trovesi e G. Mirabassi, all'etnojazz partenopeo di D. Sepe, alla grande canzone d'autore di F. De Andrè, I. Fossati, O. Vanoni e G. Testa. Dopo vent'anni d'intenso e proficuo peregrinare, Tesi è stato oggetto di una sorta di richiamo da parte della sua terra d'origine, la Toscana, ed ha riunito intorno a sé alcuni dei musicisti di punta della scena folk e jazz. Nasce così il progetto Banditaliana con Maurizio Geri, funambolico chitarrista e cantante, del quale in molti hanno apprezzato l'album "Manouche e dintorni", elegante omaggio allo swing di D. Reinhardt; Claudio Carboni sassofonista dotato di un fraseggio secco e preciso, cresciuto nella migliore tradizione del liscio; Ettore Bonafè alle percussioni e al vibrafono, a proprio agio con i ritmi etnici e con l'improvvisazione jazz, capace di passare con disinvoltura dalle collaborazioni con il cantautore Sergio Caputo a quelle con musicisti indiani ed africani. Al quartetto storico si aggiungono Marco Fadda, virtuoso delle percussioni, ha lavorato tra gli altri con Billy Cobham, ed il contrabbassista Daniele Mencarelli che vanta importanti collaborazioni nel mondo del jazz. Il caleidoscopio di suoni che scaturisce da Banditaliana produce una musica di grande forza timbrica e compositiva, una sintesi di ampio respiro tra forme e riti della tradizione toscana misti a sonorità jazz, echi di liscio e canzone d’autore. BELTUNER (Francia) BELTUNER è pura alchimia musicale: quattro musicisti, quattro strumenti che, grazie alla magia dei ritmi e delle melodie sembrano essere cento. Non c’è pericolo di annoiarsi coi BELTUNER, il loro repertorio è troppo avvincente, troppo invitante per non lasciarsi coinvolgere… di volta in volta, ci passano davanti i ritmi indiavolati delle musiche zigane, lo ‘sfarzo’ manouche, le giravolte del valzer o la nostalgia del tango che ci fanno entrare in un universo di festa, di gioia, di evasione. Quando suonano, ci si sente immergere al centro di un film di cui ci si sente attori. Del resto, i musicisti dei BELTUNER si sentono a proprio agio in qualsiasi dimensione, la loro sincerità, l’energia, il desiderio di condividere col pubblico un momento unico fanno sì che ogni concerto, ogni brano diventino una nuova avventura. È nella regione dei Vosgi che i quattro compari si sono incontrati per girare locali e bistrot. Quanti balli hanno suscitato, quante risate, lacrime, gote rosse di piacere e fronti luccicanti di sudore hanno già provocato? Ancora oggi, si esibiscono regolarmente nei locali, nei teatri, nei festival, in provincia come a Parigi e i colori della loro tavolozza sono ancora lì, pronti come sempre a riempire le strade e i muri della città di vibrazioni che rispondono al suono dello swing. Eredi di Django, Jo Privat o Piazzolla, i musicisti di BELTUNER portano ancora avanti con fierezza lo spirito di sonorità vive e profonde, care a chiunque sia avido di vita e di emozioni. Come sempre, non aspettano altro che di essere su un palco per spandere attorno a loro il loro mondo e ancora, ovunque sia possibile, prendono i loro strumenti e donano agli spettatori suoni e colori d’altri tempi. Nell’aprile del 2005 esce il loro primo album. JOHANN RICHE Comincia a suonare la fisarmonica all’età di 7 anni a fianco del padre, fisarmonicista professionista. A 16 anni, riceve il suo primo premio al conservatorio di Florange. Ben presto consolida il proprio apprendistato moltiplicando le esperienze musicali. A 19 anni, si trasferisce a Parigi e comincia a lavorare come compositore per il teatro, soprattutto con Michel Didym, Laurent Vacher, Géraldine Bourgue, Olivier Py, Yveline Hmaon e Vincent Martin. Comincia a esibirsi in vari concerti nell’area parigina. Compone e registra diverse musiche per la radio, la televisione e il cinema. Intanto, è in tour per tutta la Francia con uno spettacolo teatrale su Pierre Desproges, una produzione del Théâtre de la Ville de Paris, ‘Les animaux ne savent pas qu'ils vont mourir’, in qualità di compositore, arrangiatore e interprete. Si è esibito recentemente in duo con Jacques Higelin. PASCAL MULLER Debutta nel mondo della musica all’età di sei anni, come pianista. Comincia a suonare e cantare nei piano bar della Lorena a quattordici anni e a diciotto decide di consacrarsi interamente alla musica, frequentando l’accademia internazionale di musica di Nancy al contrabbasso. Diplomatosi nel 1997, moltiplica le apparizioni dal vivo in vari ambiti: jazz, funk, canzone francese, swing manouche. Fonda un laboratorio di espressione musicale a Gérardmer a fianco di Jean-Marc Montera e Jean-Michel Marchetti. È a Parigi che nel 2000 si sviluppano i suoi progetti più promettenti: bassista del trio HALT'O'SKETCH, chitarrista negli ZALYKA e un album solo (chitarra e voce). ARNAUD SOIDET Chitarrista senza pari, scopre Django Reinhart all’età di dodici anni ed è per lui uno choc: trova i suoi veri colori negli svolazzi virtuosi e le ritmiche possenti dei grandi interpreti manouche. Musicista essenzialmente autodidatta, approfondisce le sue capacità diplomandosi alla scuola Atla di Paris. Suona anche col quartetto di chitarre BUBARAMA. NICOLAS PAUTRAS Autodidatta, si dedica alla musica abbastanza tardi ma da allora non la lascerà più, nemmeno per un istante. Ben presto, avrà l’occasione di far parte di numerose formazioni, principalmente di musica tradizionale o di jazz. Si dà anche da fare, partecipando a diversi progetti, per far conoscere la cultura Rom. Dettaglio interessante, potrete discorrere con lui in almeno una decina di lingue (romanès, polacco, rumeno, ungherese, etc). Formazione: JOHAN RICHE-fisarmonica PASCAL MULLER-chitarra ARNAUD SOIDET-chitarra NICOLAS PAUTRAS-contrabbasso Discografia: Beltuner (ICI label) 2005 GENTICORUM (Quebec/Canada) I Genticorum stanno velocemente affermandosi come uno dei gruppi più richiesti nell’ambito della cultura musicale Québécois, con le radici ben salde nel suolo della propria terra natia. L’energetico e originale 'power trio' tradizionale apporta nella propria musica anche il dinamismo delle odierne culture folk Nordamericane ed Europee. Grazie all’intreccio di flauto di legno, chitarra acustica, armonica, basso e l’inevitabile percussione ‘coi piedi’ tipica di quelle lande, con potenti armonie vocali, offrono una miscela in cui alle canzoni e alle arie tradizionali si aggiungono brani di propria composizione. La personalità del suono, il senso dell’umorismo e la presenza scenica contribuiscono alla messa in scena di un gustosissimo spettacolo per ogni tipo di pubblico. Sin dal debutto nel 2000, i Genticorum si sono creati una solida posizione nel circuito del folk e della world music, suonando in festival, concerti e feste da ballo. Il recente - 'Malins Plaisirs' (2005, Roues et Archets/Fusion III) – si è aggiudicato il Canadian Folk Music Award dell’anno nella categoria "Best Ensemble" ed è stato nominato per i premi JUNO (Canada) e Felix (Québec) nel 2006. I successi ottenuti in Inghilterra, Scozia, Scandinavia, Germania, Malesia, Israele, Egitto, Australia e Nuova Zelanda hanno aperto la strada per una brillante carriera internazionale ai nostri bricconi 'bons vivants'. ALEXANDRE DE GROSBOIS-GARAND Nei primi anni della carriera è già noto nella scena musicale di Montreal come arrangiatore/compositore e bassista funk-latin-jazz. Ha studiato arrangiamento jazz e basso elettrico pop, ma la crescente passione per la musica popolare l’ha portato a sviluppare un gusto particolare per il flauto di legno, che comincia a suonare nel 1997. Da allora, ha dedicato tempo ed energia nel creare uno stile flautistico “del Quebec”, giusto quello che si può ascoltare nei Genticorum. Dal 2002 insegna flauto e whistle in una scuola di musica popolare di Montreal (École des Arts de la Veillée). Ha suonato con gruppi di vario genere, come il folk-pop dei Perdu l’Nord, per cui ha composto brani oltre che suonare basso e flauto. Ha partecipato a molti importanti eventi musicali e registrato con artisti di diversa estrazione musicale. YANN FALQUET È un vero chitarrista acustico tanto attivo quanto creativo sulla scena musicale Québécois. Ha esplorato molti stili e si è diplomato in jazz. Da allora, ha sviluppato uno stile chitarristico personale nell’ambito della musica folk del Québec, ispirato dalle sonorità degli ‘accompagnatori’ di molteplici culture (Bretagna, Scandinavia, Irlanda, Nord America, etc). Il suo coinvolgimento nella musica tradizionale francocanadese l’ha portato a collaborare a numerose incisioni, oltre che a girare in vari tour lungo Canada, Stati Uniti ed Europa. È anche stato in tournée per tre anni col gruppo celtico/world di Edmonton, i McDades. PASCAL GEMME Dopo il diploma in arrangiamento per big band e in chitarra classica e jazz, Pascal ha iniziato a ricercare canzoni e melodie tra le meno conosciute, e a interpretare composizioni proprie con un unico, inconfondibile stile. Ispirato dal nonno nell’imbracciare il violino, ha sviluppato una solida tecnica che gli ha permesso di mettere insieme nel corso degli anni un ampio repertorio. Ha suonato, e ha preso ispirazione, con molti grandi cantanti e violinisti Québécois. Ha tenuto corsi di perfezionamento negli Stati Uniti e dal 2003 insegna violino in una scuola di musica popolare di Montreal (École des Arts de la Veillée). Pascal è anche un grande cantante di canzoni popolari del Quebec, campo in cui può vantare un interessante stile e un ottimo repertorio, perlopiù appreso dai vecchi cantanti. Sono opera sua la maggior parte degli arrangiamenti dei Genticorum, ed è stato arrangiatore/compositore per lo spettacolo Chantier degli Zeugma, compagnia di ballo Québécois-Celtic-World. Sta lavorando come produttore per vari progetti musicali, ed è musicista di studio per commercial radio e TV. Discografia: Le galarneau – 2002 Malins Plaisirs - 2005 FAIRPORT CONVENTION I Fairport Convention suonano il loro primo concerto davanti a una chiesa nel maggio del 1967. Si stabiliscono nei sobborghi a nord di Londra attorno al bassista Ashley 'Tyger' Hutchings. I giovanotti si ‘riuniscono’ per le prove in una casa chiamata Fairport, residenza dela famiglia del chitarrista ritmico Simon Nicol. Dalla ‘Convention’ in questo edificio nasce il nome di un gruppo che ha attraversato più di quattro decadi. Oltre a Hutchings e Nicol, ci sono anche il chitarrista Richard Thompson e Shaun Frater alla batteria. Una formazione, questa iniziale, che suonerà solo un concerto. Un giovane batterista, Martin Lamble, era tra il pubblico in quella chiesa e convinse il gruppo che egli avrebbe saputo fare di meglio dietro i tamburi. Era solo il primo dell’incredibile numero di cambi di formazione che caratterizzeranno i Fairport nei loro primi quindici anni. Ben presto la line-up cresce con l’ingresso della voce femminile di Judy Dyble, che li farà distinguere rispetto alle decine di altre band che allora spuntavano come funghi nel veloce movimento della cultura giovanile di quell’estate. Per i Fairport non c’è carenza di lavoro e diventano ben presto ospiti fissi di locali underground come l’Electric Garden, il Middle Earth e l’UFO. Suonano da solo pochi mesi quando catturano l’attenzione di Joe Boyd che li mette sotto contratto con la Island Records. Lo stesso Boyd consiglierà di accrescere il personale con un’altra voce maschile e così Iain Matthews si unisce alla truppa e il primo album, Fairport Convention, esce prima della fine dell’anno 1967. In questo periodo iniziale, i Fairport guardano all’America per il materiale e l’ispirazione. "L’avere due voci ci affascinava," - ricorda Matthews - "e per via del nostro nome e della presenza scenica, molti credevano che fossimo americani, e non eravamo certo noi a darci da fare per dissipare questa credenza". Un atteggiamento che farà parlare di loro come dei ‘Jefferson Airplane inglesi'. All’uscita del secondo LP, What We Did On Our Holidays, il posto di Judy Dyble viene preso da Sandy Denny, una cantante folk che aveva già inciso sia come solista che con gli Strawbs. Il terzo album, Unhalfbricking, vede la presenza come ospite di Dave Swarbrick, un violinista folk di Birmingham. Il disco, come il suo predecessore, mette insieme ottimo materiale originale con canzoni contemporanee di artisti come Joni Mitchell e Bob Dylan. Il DJ radiofonico John Peel diviene un devoto campione della musica dei Fairport e mette spesso i dischi del gruppo al suo seguitissimo programma. Lo stesso Peel ha anche registrato diverse session negli studi della BBC che usciranno più tardi sull’album Heyday. Fino ad ora la band è all’apice della creatività del folk-rock, un ibrido tra un revival immaginifico di cose tradizionali e moderni ritmi e strumenti. Richard Thompson è cresciuto fino a diventare un chitarrista di eccezionale talento e inventiva, e tutto il gruppo aumenta la scrittura di materiale proprio. Fairport Convention entrano nelle classifiche dei singoli con Si Tu Dois Partir, una versione in francese di If You Gotta Go di Bob Dylan. Resterà appena fuori dai Top 20 ma frutterà loro un passaggio televisivo a Top Of The Pops. Il futuro appare roseo quando invece arriva il disastro: il furgone dei Fairport si schianta sull’autostrada M1 al ritorno da un concerto a Birmingham. Martin Lamble – di soli 19 anni - e Jeannie Franklyn, la ragazza di Richard Thompson, muoiono. Il resto della band riporta ferite di varia gravità. I giovani musicisti quasi decidono di farla finita. Ma non sarà così e, una volta riavutisi dal grave incidente, ritornano in studio. Uscito Matthews, Dave Mattacks entra alla batteria. L’LP che ne esce, Liege And Lief, sarà un classico. Probabilmente il più bello dei Fairport Convention, quello che stabilisce definitivamente il folk-rock inglese come genere musicale distinto che può a sua volta influenzarne altri. Liege And Lief viene lanciato con un concerto tutto-esaurito alla Royal Festival Hall di Londra sul finire del 1969. Dave Swarbrick ha dato un grosso contributo al progetto e fa ora parte della band a tempo pieno. Nonostante il trionfo di Liege And Lief, il membro fondatore Ashley Hutchings se ne va per formare gli Steeleye Span. Ad aggravare i problemi, anche Sandy Denny abbandona il gruppo. Dave Pegg prende in mano il basso e da allora è nella band per un periodo ininterrotto di 34 anni. Non è invece possibile rimpiazzare il talento di Sandy Denny e così il gruppo decide di continuare senza una voce femminile. Tutti i componenti e le loro famiglie si spostano all’Angel, che era stato un pub, nell’Hertfordshire. Ancora una volta la tragedia si avvicina quando un camion fuori controllo cozza contro l’edificio. Dave Swarbrick viene violentemente svegliato e l’autocarro distrugge la sua camera da letto, lasciandolo illeso e coperto di calcinacci. L’album successivo è Full House ma poco dopo la sua uscita anche Richard Thompson lascia la band. Simon Nicol rimane quindi l’unico membro originale. Dave Swarbrick sviluppa l’opera folk Babbacombe Lee e la vita nell-ex-pub ispira l’LP Angel Delight. È la prima volta che due dischi vengono registrati dalla stessa formazione visto che ognuno degli altri aveva visto la luce a opera di musicisti sempre diversi rispetto a quello precedente. Simon Nicol lascia i Fairport al principio del 1972, seguito da Dave Mattacks (ma i due rientreranno più tardi). Restano così i due Dave, Pegg e Swarbrick, a tenere le redini della band. Gli anni che seguono verranno chiamati 'Fairport Confusion' per via dell’incredibile sequenza di musicisti che vanno e vengono. Degli album che escono in questo periodo, Fairport Nine e Rosie sono probabilmente quelli con più successo. Nel 1974, Sandy Denny ritorna coi Fairport Convention per un paio di anni. Sarà sull’album Rising With The Moon ma se ne andrà nuovamente nel 1976. Scaduto il contratto con la Island Records, i Fairport firmano per la Vertigo. Finalmente il gruppo si stabilizza, col ritorno di Simon Nicol. Ma dopo due dei quattro album del contratto, la Vertigo li lascia. In pratica, l’etichetta finirà per pagarli per non produrre dischi. Nel 1979 la band è priva di contratto discografico e l’udito di Dave Swarbrick va deteriorandosi rapidamente. I Fairport decidono di porre fine al loro viaggio. Fanno un tour di addio e suonano un ultimo concerto all’aperto a Cropredy, il villaggio dell’Oxfordshire dove vivono Dave e Christine Pegg. Nessuna etichetta vuole pubblicare le registrazioni dal vivo della tournée e del concerto e così i Pegg danno il via alla Woodworm Records e li pubblicano in proprio. Dopo un anno, i Fairport Convention tornano per un concerto re-union a Cropredy ed è così che nasce il famoso festival che, in pochi anni, crescerà rapidamente. Di lì a poco i Fairport sono sul palco per Capodanno e poi in Scandinavia. I Pegg continuano a registrare e pubblicare i concerti di Cropredy come 'official bootlegs'. Intanto, Dave Pegg è entrato a far parte dei Jethro Tull e Simon Nicol ha costituito un duo acustico con Dave Swarbrick. Nel 1985 sia Pegg che Nicol si trovano ad avere del tempo libero dai vari impegni, lo stesso per Dave Mattacks. Decidono così di registrare un disco con cose nuove nello studio dei Pegg. Dave Swarbrick declina l’invito di unirsi alla nuova band e il suo posto viene preso da Ric Sanders, virtuoso violinista proveniente dai Soft Machine. Viene reclutato anche il polistrumentista Maartin Allcock e il quintetto registrerà l’unico disco dei Fairport solo strumentale: Expletive Delighted. Questo insieme di veterani e nuovi ingressi costituirà la più longeva formazione dei Fairport Convention, con una durata di undici anni. Agli inizi degli anni Novanta si costituisce anche un quartetto acustico, e le due versioni dei Fairport percorrono strade parallele. La Woodworm continua a registrare e pubblicare gli album di studio della band e i ‘live bootlegs’. Maartin Allcock lascia a metà Novanta, e viene rimpiazzato da Chris Leslie al mandolino e violino. Chris dimostrerà di essere un compositore dotato, dando un sostanzioso contributo all’arricchimento del repertorio della band. Nel 1998, Dave Mattacks se ne va negli Stati Uniti e Gerry Conway, il cui viaggio musicale degli ultimi trent’anni si era svolto in parallelo ai Fairport, prende il suo posto alla batteria e percussioni. Il nuovo secolo trova i Fairport in ottima forma. Le sale sono piene e i dischi vendono bene. L’anno 2000 vede il grande successo del tour 'Y2K' e un nuovo album di studio, The Wood And The Wire. Nel 2002, i Fairport Convention festeggiano i 35 anni di carriera e pubblicano un nuovo disco dal titolo appropriato XXXV. Per l’occasione, commissionano alla Wadwort Brewery una birra col marchio speciale 'Anniversary Ale'. Il gruppo si sottopone a una serie estenuante di concerti toccando Regno Unito, Europa, Australasia, USA e Canada. I Fairport Convention si aggiudicano l’ambito premio alla carriera ai BBC Radio 2 Folk Awards del 2002. Il loro album seminale Liege And Lief viene votato ‘Miglior disco folk di tutti i tempi’ dagli ascoltatori di Radio 2. Nel 2002, l’etichetta indipendente Free Reed records pubblica Fairport Unconventional, un box con 4 CD di registrazioni rare e inedite dai trentacinque anni di carriera. Nel 2004, i Fairport Convention sono ancora tra le band più richieste. La formazione attuale vede insieme Simon Nicol (voce solista, chitarre elettriche e ritmiche), Dave Pegg (coro, basso, mandolino), Ric Sanders (violino), Chris Leslie (voce solista, violino, bouzouki, mandolino) e Gerry Conway (batteria e percussioni), ancora in grado di riempire le sale nei loro frequenti tour. L’anno comincia coi Fairport girare in lungo e in largo la Gran Bretagna con un lungo tour invernale. Segue un concerto per raccogliere fondi a favore di Dave Swarbrick alla Symphony Hall di Birmingham, e altre date estive sia in patria che all’estero. In agosto si tiene l’annuale festival a Cropredy. La nuova casa discografica, Matty Grooves Records, pubblica l’album Over The Next Hill e la Free Reed Records stampa un altro box di 4 CD, Cropredy Capers. In Ottobre, i Fairport sono in tour negli Stati Uniti e in Canada e l’anno termina con la tournée della versione acustica a quattro e del Dylan Project (Steve Gibbons interpret le canzoni di Bob Dylan accompagnato da PJ Wright alla chitarra slide e pedal steel, Simon Nicol alla chitarra e Dave Pegg al basso). Nel 2005 esce il doppio album di registrazioni live Off The Desk, con molti brani precedentemente inediti in versione live. Nel 2007 viene pubblicato, in occasione del loro quarantesimo anniversario, il nuovo album di studio Sense of Occasion che, ancora una volta, vede in gran forma il quintetto ormai rodato da anni passati insieme a suonare in tutto il mondo. SIMON NICOL: voce principale, chitarra ritmica Simon Nicol nasce il 13 ottobre 1950 e cresce nell’area a Nord di Londra. Membro fondatore dei Fairport Convention, è nella band sin dal 1967. Da teenager ha modo di incontrare il musicista locale Ashley Hutchings. Insieme – con altri – daranno vita ai Fairport Convention, il cui nome viene proprio dalla casa di Simon - 'Fairport' – dove vengono effettuate le prove. La band avrà un grandissimo successo con l’ingresso della cantante Sandy Denny. Dopo l’uscita dal gruppo della stessa Sandy, Simon si trova a rivestire un ruolo più importante sul palco, così come nel lavoro di studio e di produzione. Nei Settanta si allontana dai Fairport per un periodo di quattro anni, lavorando a vari progetti sia come produttore che come musicista, collaborando, tra gli altri, con Dave Swarbrick e la Albion Country Band. Rientra nei Fairport nel 1975 ricoprendo la figura di principale cantante e chitarrista. Continua comunque a lavorare con altri musicisti, tra cui Dave Swarbrick e Ashley Hutchings, e va in tour, tra gli altri, con Beverley Craven e Art Garfunkel. Simon ha anche registrato due album solisti. Vive a Chipping Norton, nell’Oxfordshire. DAVE PEGG: basso e cori Dave Pegg nasce il 2 novembre 1947 e cresce ad Acocks Green, Birmingham. Entra nei Fairport Convention nel 1969. Da giovanissimo è coinvolto nella vibrante scena rock dei Sixties di Birmingham, trovandosi ben presto a suonare la chitarra quasi tutte le sere con una o l’altra delle giovani band cittadine. Più avanti, Dave viene ‘provato’ come prima chitarra con gli Uglys ma viene persuaso a passare al basso, che da allora non abbandonerà più. Finita l’esperienza Uglys, Dave si unisce allo Ian Campbell Folk Group al contrabbasso e incontra il maestro del violino Dave Swarbrick da cui viene introdotto nei Fairport Convention, che da allora non abbandonerà. Nel 1980 si unisce ai Jethro Tull come bassista e starà nel gruppo per quindici anni. Come se non bastasse suonare in due gruppi così importanti, mette in piedi l’etichetta Woodworm Records per produrre e commercializzare i dischi dei Fairport. Registra anche un album solista. Dave segue anche l’organizzazione di Cropredy sin dai primi anni Ottanta. Un festival che, dai timidi inizi, si sviluppa costantemente sino a diventare un grande evento che attira ormai ogni anno più di ventimila appassionati nel mese di agosto. Oltre che suonare con Fairport e Jethro Tull, Dave è molto richiesto come musicista di studio e ha contribuito a innumerevoli registrazioni. È anche un valido suonatore di mandolino. Vive a Banbury, nell’Oxfordshire. RIC SANDERS: violino Ric Sanders nasce l’8 dicembre del 1952 e cresce a Birmingham. Entra nei Fairport Convention nel 1985. Il violino è il primo amore di Ric, che si avvicina allo strumento da giovanissimo. Il suo primo impegno professionale è del 1972, quando è in tour in Europa col Red Buddah Theatre di Stomu Yamashta. Verso la metà degli anni Settanta, Ric è molto richiesto come solista jazz e lavora, tra gli altri, con Michael Garrick, Johnny Patrick e il leggendario pianista jazz Jaques Dieval. Sul finire degli anni Settanta segue i propri interessi folk e jazz come membro, rispettivamente, della Albion Band e dei Soft Machine. È in tour e registra con entrambe le band. Con la Albion Band, si esibisce al National Theatre. Nel 1980, Ric e il chitarrista dei Soft Machine John Etheridge danno vita ai Second Vision. Registreranno un album e faranno diversi tour. Ric si unisce poi al chitarrista Vo Fletcher in progetti didattici musicali: il duo supporta l’iniziativa dell’Unione dei Musicisti nelle scuole e registra per la TV della BBC. Dal 1985, Ric suona a tempo pieno coi Fairport Convention, pur continuando a coltivare un interesse attivo verso il jazz e altre forme musicali. Ha collaborato con June Tabor, Andrew Cronshaw e Martin Simpson e ha inciso due album solisti e uno di didattica violinista a cura di Jools Holland. È presente nei dischi di Roy Harper, Jethro Tull, Strawbs, Pentangle, Gerry Rafferty, Louden Wainwright III, Robert Plant, The Fureys e di Ashley Hutchings, solo per fare qualche nome. Oltre ai Fairport Convention, ha un proprio trio, il Ric Sanders Group, di cui fanno parte Vo Fletcher e Mike Gregory, un gruppo che presenta un ampio repertorio di jazz e swing che di recente ha collaborato con la Anjali Dance Company di Banbury. Ric vive in un paese vicino a Banbury, nell’Oxfordshire. CHRIS LESLIE: voce solista, violino, mandolino, bouzouki Chris nasce il 15 dicembre del 1956 e cresce nel nord dell’Oxfordshire. Entra nei Fairport Convention nel 1996. Ispirato dai musicisti della sua zona, Chris comincia a suonare il violino all’età di tredici anni. Tra le sue principali influenze quello che, più tardi, diventerà il suo mentore Dave Swarbrick. Nel 1976, Chris e suo fratello John Leslie cominciano a esibirsi in duo e registrano un album nello stesso anno. Chris suona anche col cantautore Steve Ashley, con cui è spesso in tournée nel Regno Unito e nell’Europa continentale. Ha studiato liuteria nel Nottinghamshire e ha completato il suo corso triennale nel 1983. Tornato nell’Oxfordshire, viene invitato in tour da Dave Pegg, per promuovere il suo album solista. Dave Swarbrick inviterà Chris a fondare il pionieristico gruppo acustico dei Whippersnapper, una band che ha prodotto molti dischi e girato Regno Unito, Europa e Stati Uniti. Chris è stato anche in tour col gruppo rock All About Eve. Negli anni Novanta, lavora in duo col chitarrista dei Whippersnapper Kevin Dempsey, collabora col pianista folk Beryl Marriott e fa parte del Mandolin Quartet di Simon Mayor. Suona anche il violino nei tour dei Jethro Tull di Ian Anderson. Nel 1995 Chris entra nella Albion Band, con cui è in tour e in studio prima di congiungersi, l’anno seguente, ai Fairport Convention. Oltre che da musicista, Chris ha contribuito alla scrittura di molti brani del repertorio dei Fairport. Ogni anno, nel periodo natalizio, Chris è in tournée col gruppo ‘stagionale’ St Agnes Fountain. Ha lavorato in studio con Ralph McTell, Steve Ashley, Alan Stivell, Chris While e Julie Mathews, Jez Lowe, Christine Collister, Maartin Allcock, la Melstock Band, Kieran Halpin, John Wright, All About Eve e Mostly Autumn. Ha anche registrato tre dischi a suo nome. Vive in una cittadina nel nord dell’Oxfordshire. GERRY CONWAY: batteria e percussioni Gerry nasce l’11 settembre del 1947 e cresce a Londra. Si unisce ai Fairport Convention nel 1998. Sin da bambino, Gerry sognava di diventare un batterista, ottenendo la sua prima vera batteria all’età di undici anni. Da quando ha lasciato la scuola, la sua vocazione si definisce chiaramente coll’andare a lavorare alla EMI nella speranza di un provino. L’occasione arriva, e Gerry si trova a suonare la batteria coi Jet Set, che fanno ska e soul. Il passo successivo è con la band della leggenda del blues Alexis Korner. Dopo un anno con Korner, Gerry si unisce a Trevor Lucas negli Eclection, che chiudono i battenti nei primi Settanta. Gerry entra nei Fotheringay ma, nonostante il buon successo a livello di critica e la presenza di Sandy Denny e Trevor Lucas, la band avrà vita breve. Dopo una seduta di studio con Cat Stevens, Gerry viene invitato a unirsi alla band e passa sei anni in giro per il mondo con lo stesso Stevens. Nel 1979 si sposta negli Stati Uniti, dove vivrà per qualche anno, lavorando principalmente con Jerry Donahue. Negli ani Ottanta è per un anno in tour coi Jethro Tull e poi con la band di Richard Thompson. Nel 1985, si unisce ai Pentangle e da allora è nell’organico del gruppo di Jacqui McShee. Ha lavorato in studio con Paul McCartney, Steeleye Span, Ralph McTell, Roger Hodgson, Dan Ar Braz, Jerry Donahue e molti altri. Vive a Redhill, nel Surrey. Formazione: SIMON NICOL - voce, chitarre DAVE PEGG – basso, cori RIC SANDERS – violino CHRIS LESLIE- voce, violino, bouzouki, mandolino GERRY CONWAY - batteria e percussioni BODEGA (Scozia/UK) Bodega è un gruppo di cinque musicisti provenienti da varie parti della Scozia, tutti appena ventenni, che nel marzo 2005 si incontrano al national Centre of Excellence in Traditional Music di Plockton. Da allora, la band si è esibita al Cambridge Festival, all’Heb Celt, alla reunion annuale dei Fairport Convention a Cropredy e al Celtic Connections di Glasgow nel Gennaio del 2007. Sono stati in tour in Francia nel 2006, mentre per il 2007 sono in programma Stati Uniti e Italia. Vincitori del BBC Radio 2 Young Folk Award nel 2005/06, il loro primo album è uscito nel 2006 per la Greentrax. Esordio assai felice che ci indica una band capace di reinterpretare in chiave originale, fresca e moderna, brani della tradizione scozzese. GILLIAN CHALMERS Di Fraserburgh nell’Aberdeenshire, suona violino e whistle ed è stato tra i primi a essere ammesso al National Centre of Excellence in Traditional Music quando è stato aperto nel 2000. Gillian ha partecipato alle competizioni per cornamuse sin dall’età di nove anni, e se ne è aggiudicate molte, tra cui: The Northern Meeting, Carnoustie Scottish Junior Championship, Nairn Young Piper of the Year. Ha suonato in tutta la Scozia, in Irlanda (con NYPB), Francia e Canada (Celtic Colours) con varie band. Ora, terminata la scuola secondaria, il talentuoso musicista studia per il Bachelor of Arts in Studi Scozzesi (cornamusa). ROSS COUPER E’ uno stimato giovane violinista proveniente da una ben nota famiglia musicale delle Shetland. È anche conosciuto come batterista e chitarrista. Suona il violino da quando aveva quattro anni e il suo curriculum è già abbastanza corposo. Ha frequentato la scuola musicale Valley of the Moon di Alasdair Fraser nell’estate del 2004 e si è aggiudicato, nello stesso anno, il premio quale migliore giovane violinista delle isole Shetland. E non disdegna certo le esibizioni dal vivo, avendo suonato praticamente in tutta la Scozia, e poi in Scandinavia e nel resto d’Europa con varie band. Vive a Newcastle e frequenta all’università la facoltà di Musica Tradizionale. TIA FILES E’ una pluristrumentista originaria di Oban. Nei Bodega, Tia si concentra sulle ritmiche con basso e chitarra acustica, ma è anche una valida cornamusista, nonché violinista e percussionista, e sta pensando di trasferirsi a Glasgow per un corso in costruzione di strumenti. Tia ha fatto parte degli Harvest di Donald Shaw al Celtic Connections del 2004 ed è stata in tour in Canada dove ha suonato al Celtic Colours. Concorrente d’eccellenza, ha ottenuto un grande successo al Royal National MOD e altre gare di primaria importanza. NORRIE MacIVER Originaria di Carloway nell’isola di Lewis, si è fatta conoscere per il premio che si è aggiudicata in canto gaelico. Norrie è un’altra valida polistrumentista che suona fisarmonica, chitarra e djembe. Ha partecipato a programmi radio e televisivi, da BBC Radio Alba ad altre trasmissioni come Beolach e De a-nis? Ha ottenuto un ampio successo grazie al suo cantare in gaelico e al suo modo di suonare la fisarmonica, guadagnandosi riconoscimenti al Royal National MOD e, più recentemente, al Seo Seinn. È stata in tour per tutta la Scozia suonando con diversi gruppi ed è stata in tournée in Canada nell’ottobre 2003 partecipando al Celtic Colours Festival. Ora continua gli studi alla RSAMD per la laurea in musica scozzese, con l’insegnamento della nota cantante gaelica Kenna Campbell. JUNE NAYLOR Suona il piano e la Clarsach (arpa scozzese) e proviene da Uig, nell’isola di Skye. Nonostante suoni la Clarsach da soli cinque anni, June ha ottenuto un notevole successo aggiudicandosi vari riconoscimenti dalla Royal National MOD negli ultimi anni. Oltre che nella band, June è una riconosciuta musicista solista e ora frequenta la Strathclyde University, dove studia per la laurea in Musica Applicata. Le sue principali influenze sono Corina Hewitt, Savourna Stevenson, Catriona McKay e i suoi maestri Andy Thorburn e Eilidh MacLeod. Formazione: GILLIAN CHALMERS: pipes e whistles ROSS COUPER: violino TAI FILES: chitarra acustica e basso NORRIE McIVER: fisarmonica,chitarra,djembe e voce JUNE NAYLOR: clarsach(arpa scozzese) e pianoforte Discografia: Bodega (Greentrax Rec.) 2006 TRIO CONTEMPO (Francia) Un trio parigino tutto al femminile proveniente dall’universo classico e contemporaneo, propone un omaggio sensibile e appassionato al tango argentino sulle orme di Astor Piazzolla. Il corpus musicale dell’ensemble è un linguaggio dai sapori “moderni” e da un indiscutibile fascino proprio al tango. La sua composizione classica e il suo approccio contemporaneo di convivenza fra “colto” e “popolare”, costituiscono l’originalità del gruppo. Fra eredità e creazione. In questo terreno la tradizione e la modernità sono ancora una volta protagoniste: il bandonéon e la chitarra come indiscutibile emblema culturale, il violoncello come simbolo della nuova generazione del tango. Nell’idea del Trio c’è la volontà di andare oltre. Ne è testimone la collaborazione al fianco di compositori contemporanei quali: Atanas Ourkouzounov, Leonardo Sanchez, Rossano Pinelli, Simone Iannarelli, Gilbert Clamens, Jurgen Schwenkglenks…per ampliare i confini del tango argentino. Tra “tango sacro” e “tango profano”, il Trio opera un viaggio sonoro persuasivo e fascinoso, sanguigno e moderno. L’attenzione posta sulla sua rilettura sottolinea una vibrante passione dei suoi ritmi, la tristezza del suo pensiero, l’eco dei sobborghi di Buenos Aires. In continua evoluzione il tango è, a ragione, una musica universale. Costituitosi dalla fusione della cultura: argentina, francese e italiana e dall’esigenza di esprimere il loro entusiasmo, il Trio decide di registrare il loro primo album. E con questo spirito nasce “Voyage à Sorrento”, omaggio ad Astor Piazzolla. A seguito dell’ottimo risultato, frutto di “talento e originalità”, l’etichetta torinese “Ethnosuoni” produce la seconda registrazione “Live au Folkclub”, mélange di tango e di creazioni inedite. Il Trio vanta la partecipazione alla produzione cinematografica “Demokratia” di Malek Bensamil, trasmessa sul canale televisivo ARTE, numerose esibizioni in diretta per Radio France e per la Rai. Si è esibito a fianco di artisti di fama internazionale quali Duo Assad, Pedro Soler Raul Barboza, Cesar Stroscio, Pink Martini, Badi Assad, Sharon Isbin, ecc. ISABELLE SAJOT “Per piangere, per ridere, per sentire fino all’oblio”. Nata a Lione nel 1970 inizia gli studi musicali del pianoforte e del violoncello sin dall’età di 7 anni. Ottenuto il Diploma presso il C.N.S.M. di Parigi, nella classe di Roland Pidoux, decide di esplorare nuovi percorsi: collabora con la coreografa Blanca Li nel suo spettacolo “Salomè”; lavora con artisti come Linda Lemay, Isabelle Boulay, Patrick Bruel, Charles Aznavour, Zucchero, Patricia Kaas… Nel 2000 crea il duo CELLO X 2 accanto a Mimi Sunnerstam, la cui originalità sta nel proporre un repertorio che spazia dalla musica classica e leggera al jazz. Ha registrato come solista negli album di Sting “Desert Rose”(1999) e “Saian Supa Crew”(2001), Patrick Buel “Entre Duex” 2002. ROBERTA ROMAN “Il tempo, il legno che vibra, le corde che schioccano” Nata a Milano nel 1969, ottiene il diploma di chitarra al Conservatorio di Milano. Attirata dall’effervescente vita culturale parigina, vi si trasferisce e studia all’Ecole Normale de Musique con il M° Alberto Ponce; in seguito approfondisce il linguaggio della musica contemporanea con il M° Betho Davezac e consegue diversi premi tra cui il “Prix de la Ville de Paris”. La sua passione per la musica del XX secolo la porta a prediligere l’esecuzione di composizioni inedite quali “La Viergen de Guadalupe” per Coro Orchestra e chitarra solista, in tournée europee ed americane. In qualità di chitarrista dell’ensemble “Sones Comtemporaneos” registra l’album che porta il nome del gruppo e con El Quinteto il cd “Les Quatres Saisons”. MARISA MARCADE’ “L’impeto, le lacrime, la follia del bandonéon” nasce a Buenos Aires nel 1978, inizia giovanissima lo studio del pianoforte e in seguito quello del bandonéon. Le sue qualità musicali e tecniche attirano l’attenzione di grandi maestri come Alejandro Zarate e Nestor Marconi a Buenos Aires e Juan José Mosalini a Parigi, con i quali si perfeziona. Nel 2000 è chiamata a far parte del quartetto femminile “Las Tangueras” esibendosi al Teatro Presidente Alvear, Teatro de la Rivera, Teatro de L.Park, ecc. Sollecitata a venire in Europa, si stabilisce a Parigi iniziando un’intensa carriera professionale. Bandoneonista stabile dell’ “Orchestra Tipica” di Juan Cedron, si eisbisce in Francia, Germania, Lussemburgo, Svezia e Danimarca. Accanto a Marcelo Mercadante e Pablo Mainetti, partecipa come solista nell’Opera “Paris Tango” di Moslaini e Horacio Ferrer, con l’orchestra sinfonica di Nizza. Registra due produzioni discografiche con l’Orchestra Tipica e nel 2003 con il sestetto Las Malenas l’ultimo Cd con la cantante Anna Saeki. Formazione: MARISA MERCADE’: bandoneon ISABELLE SAJOT: violoncello ROBERTA ROMAN: chitarra Discografia: VOYAGE A’ SORRENTO (prodotto da Trio Contempo) 1999 LIVE AU FOLKVCLUB (FolkclubEthnosuoni) 2001 ANGELES y DEMONIOS (prodotto da Trio Contempo) 2007 RENATO BORGHETTI (Brasile) Ha cominciato a suonare a 10 anni, quando ha ricevuto la sua prima fisharmonica. A 15 anni, era già un’ attrazione turistica in un associazione “gaucha” e a 16 anni, negli anni 80, iniziava la sua attività come professionista, partecipando a festival regionali nello stato brasiliano di Rio Grande do Sul. E stato giustamente in questi festival che Borghetti ha iniziato la sua carriera. Suonava come un pazzo, destando grande impressione in coloro che conoscevano la grande difficoltà del suo strumento musicale, la “gaita-ponto”. Inoltre, essendo un uomo affascinante, alto, di bella presenza, e timido, sucitava un certo interesse anche per il suo modo di presentarsi sul palco con il viso sotto quel suo cappello così caratteristico. Il suo primo disco è stato registrato nel 1984. Quando è stato pubblicato nessuno pensava che avrebbe venduto più di mille copie, furono invece più di 100 mila, a conferma del suo successo. Ha vinto il primo disco d’oro della musica strumentale brasiliana. Vince un’ altro record, il disco di platino, con 250 mila copie. Era una musica tradizionale, nella quale si manifestava la passione e l’energia scintillante di questo giovane fisharmonicista. Alterna i lavori più semplici con momenti di maggiore raffinatezza e acceni verso il jazz e la musica colta e si circonda con i migliori musicisti della regione. Negli anni 80 ha collaborato con musicisti famosi come Leon Russel ed Edgar Winter. Partecipa con successo al “Free Jazz Festival” a Rio de Janeiro, successivamente viene invitato in manifestazioni internazionali in tutto il mondo. Negli anni ’90 suona nel S.O.B. di New York e collabora con l’ Orquestra de Camara de Sao Pedro, e ciò gli permette una nuova frontiera erudita-folclorica che si consoliderà con la OSPA (Orquestra Sinfonica de Porto Alegre) la Orquestra UNISINOS e orchestre di tutto il Brasile. Nel 1991 riceve due riconoscimenti: il premio della “Associacao Paulista de Criticos de Arte” per il migliore disco dell’anno nella categoria regionale e l’invito ad integrare il “Progeto Asa Branca” , suonando con Sivuca, Dominghuinhos, Elba Ramalho, Alceu Valenca e tanti altri. Fra il 1995 e 1996, già molto noto, suona in tutto il Brasile, rappresentando il sud del paese nel progetto “Brasil Musical”, alla pari con personnaggi come Paulo Moura, Hermeto Pascoal, Wagner Tiso ed Egberto Gismonti. Comincia a stabilire un ponte consistente con l’Uruguay e l’Argentina, collaborando con artisti di questi paesi. Ha avuto inoltre molto successo nelle tournee europee, registrando e partecipando a progetti con altri artisti. Formazione: Renato Borghetti:gaita ponto (fisarmonica diatonica) Pedro Figueiredo: sax, flauto Daniel Sá: guitarra semiacustica Vitor Peixoto: piano (Sestetto: & Ricardo Baumgarten: basso & Marquinhos Fé: batteria) Nuovo CD Gauchos, Quinton Records Q0501 / Egea Group MARTIN LUBENOV ORKESTAR (Bulgaria) Alla giovane età di 29 anni Martin Lubenov è già considerato uno dei più grandi fisarmonicisti balcanici. Come il famoso collega Peter Ralchev, Martin Lubenov ha trovato molto presto un suo proprio stile. Con un virtuosismo da togliere il respiro ed una eleganza vivace, riesce a combinare la musica zingara balcanica tradizionale con sfumature di swing, jazz moderno, tango nuevo, salsa e bal musette, riuscendo ad onorare la propria musica nella stessa maniera in cui Astor Piazzola e Richard Galliano hanno onorato, rispettivamente, il tango e il musette. A Vienna, sua città di adozione, ha proseguito questo tipo di approccio con il suo ben poco ortodosso quartetto balcanico Orfej, tornando poi a Sofia con un solido bagaglio di composizioni ed arrangiamenti per dare vita al suo crack group. La Martin Lubenov Orkestar è formata da alcuni dei più famosi musicisti di tradizione zingara bulgara, la cui reputazione musicale va ben oltre questo genere. Nel caso della Martin Lubenov Orkestar non si cade mai nel kitsch o nella compiacenza, si usano bizzarri arrangiamenti pieni di melodie jazz sperimentali, potenti suoni di ottoni, coniugando in maniera non pretenziosa le sonorità tipiche della salsa con i caratteristici suoni degli ottoni balcanici, i saltellanti tango e lo swing zingaro di Lubenov. Fondendo tutto ciò, Martin Lubenov riesce a creare, quindi, un’atmosfera sottile e leggera, ma pure malinconica, decisamente una musica del sud, che può liberare gli ascoltatori dalla loro paura del contatto con “gli stravaganti balcanici”. Grazie alla sua conoscenza di stili e continenti, Martin Lubenov è riuscito in qualcosa di impossibile: un ibrido completamente nuovo che entusiasma intellettuali, fans del jazz, afficionados della world-music, ma anche del popfreaks. Martin Lubenov cura direttamente tutti testi, le musiche e gli arrangiamenti. Martin Lubenov è nato a Sofia nel 1976. Nel suo modo di suonare, assolutamente non convenzionale, si incontrano le tradizioni musicali dei Balcani: la musica folk macedone e bulgara e le sonorità degli zingari originari dei Balcani del sud si sono sviluppate continuamente, scoppiando di vivacità. Aggiungete a queste basi il Jazz, il tango nuevo, il bal musette parigino, le musiche serbe, rumene, greche e turche, un virtuosismo eccezionale ed arrangiamenti inusuali: questo è Martin Lubenov. Martin ha studiato musica classica e jazz a Sofia e a Vienna. Le sue radici nelle vibranti musiche tradizionali delle feste da matrimonio balcaniche lo hanno salvato dal divenire un musicista “accademico”. Fortunatamente, la sua educazione musicale lo ha aiutato velocemente ad oltrepassare le soglie della musica popolare, in cui rimangono spesso confinati molti musicisti zingari e balcanici. Cinque anni fa Martin Lubenov si è trasferito a Vienna per un periodo di studio ed è diventato una sorta di importante legame tra la musica delle comunità macedoni e iugoslave e le sonorità folk centro-europee. Velocemente il suo talento si è imposto, facendo sì che numerosi musicisti e gruppi lo invitassero a collaborare, come ad esempio il Sandy Lopičić Orkestar. Inoltre è stato strumentista ed arrangiatore per la Jony Iliev Band in Bulgaria. I musicisti NENO ILLIEV: voce. All’età di 15 ha scosso le classifiche bulgare e a 16 anni ha registrato un disco con il suo insegnante Angelo Malikov. ZHIVKO STOYANOV: clarinetto. Clarinettista straordinario discendente di un dinastia di musicisti bulgari. Suo nonno è il famoso Nacheto, clarinettista di culto in Bulgaria. Attraverso sua madre ha forti legami con la tradizione clarinettistica Macedone – albanese. Zhivko Stoyanov arricchisce l’orchestra suonando anche il Tupan (grande percussione cilindrica) e il Duduk. VENTISLAV RADEV: percussioni. Discendente anch’egli di una famosa dinastia di musicisti, suona il Tupan, il Darbuka e la batteria. Il sound di Ventislav si colloca nei ritmi dispari dello stile percussivo del balcani meridionali e degli zingari orientali. È considerato uno dei migliori batteristi jazz della Bulgaria. ASEN RADEV: tromba e sassofono. Fratello di Ventislav, è considerato uno dei più importanti trombettisti e sassofonisti della scena bulgara, sia nell’ambito della musica tradizionale zingara, sia nel jazz sperimentale. NIKOLAI ANTOV: chitarra. Un’altra star della scena bulgara molto conosciuta ed apprezzata anche in Europa, dove la sua abilità nel suono della chitarra classica ed elettrica rappresenta una referenza per molti musicisti jazz, folk, classici e pop. NENAD VASILIć: contrabbasso. È l’unico componente dell’orchestra che non ha origini né zingare, né bulgare. Serbo di Niš, apporta all’orchestra un contrabbasso “meditativo” sviluppato nell’ambito del jazz moderno. Influenzato da Bojan Zulfikarpašić e da Keith Jarrett, con la sua "Balkan Band" ha dato vita a Graz ad un’innovativa e brillante chamber-jazz, caratterizzata da un background fatto di suoni e tradizioni balcaniche. Membri irregolari della Martin Lubenov Orkestar sono anche i Misho Yosifov’s Brasstrio, trio di ottoni molto popolare in Bulgaria che amalgama la tradizione degli ottoni nella musica zingara con ritmi jazz e salsa. Misho Yosifov si è diplomato al Berkelee College of Music di Boston. Formazione: Martin Lubenov – fisarmonica Neno Roumenov – voce Zhivko Stoyanov – clarinetto Ventislav Radev – percussioni Asen Radev – tromba, sassofono Nikolai Antov – chitarra Nenad Vasilić – contrabbasso JOXAN GOIKOETXEA BALEN LOPEZ DE MUNAIN/SALVATORE MAIORE La sonorità del duo è frutto di una ricerca nella quale coesistono diversi elementi: dalla musica tradizionale basca all’improvvisazione, dalle armonie del jazz moderno alle sonorità etniche. Il repertorio presenta brani originali di Balen Lopez de Munain ed arrangiamenti di melodie popolari, come le antiche ballate pirenaiche tramandate per tradizione orale, le danze, come la ezpatadantza, lo zortziko ed il fandango. I brani originali sono ispirati alla tradizione ed esprimono la suggestione della terra nell’animo del musicista. La bellezza delle melodie e la particolarità dei ritmi, costruiti sui tempi dispari, fanno di questo repertorio un insieme di musiche dalla sonorità molto originale ed unica. Balen Lopez de Munain è nato a Bilbao (Paesi Baschi) dove si è diplomato in chitarra presso il conservatorio della sua città. Il suo interesse verso la musica di radice lo ha portato a collaborare con artisti di diverse provenienze e culture musicali. Ha collaborato con Antonio Breschi, nei progetti AL KAMAR e OREKAN , con Jamal Ouassini facendo parte del gruppo Ziryab, suonando nei più prestigiosi festival di world music in tutta Europa. In questo nuovo lavoro Balen ha saputo dare un protagonismo alla chitarra dentro al panorama musicale basco, arrangiando vecchie melodie e componendone di nuove per uno strumento che ha avuto un ruolo secondario nella tradizione basca. Le antiche danze – tra cui spunta il fandango che vengono suonate con gli strumenti tradizionali (organetto diatonico, txistu- flauto a tre buchi che si suona con l’accompagnamento di una percussione—l’alboka, txirula, dulzaina ecc) sono arrangiate per chitarra con raffinatezza, aprendo così altri orizzonti nella già ricca e variegata tradizione basca. Ha collaborato con Kepa Junkera (Euskal Herria), Martin O’Connor (Irlanda) e altri ancora. Joxan Goikoetxea è nato a Hernani, vicino a Donostia-San Sebastian (Paesi Baschi) sin da piccolo si avvicina alla musica tradizionale suonando il txistu e più tardi incomincia lo studio della fisarmonica. Diplomato al Conservatorio Superiore di Donostia-San Sebastian con i massimi voti, presto incomincia una carriera che lo porterà ad essere uno dei fisarmonicisti più richiesti di tutto il panorama iberico. Studia con il fisarmonicista francese Richard Galliano avvicinandosi al jazz. Forma il gruppo HAT dove suona musica contemporanea e registra un disco omaggio ad Astor Piazzola. Con il gruppo “Alboka”(creato per proporre la musica trad. basca) ha realizzato tre CD ed è stato invitato in tournee in Europa e America partecipando a numerosi festival. Da sottolineare la sua collaborazione con Juan Mari Beltran, noto etnomusicologo basco, con cui ha realizzato due dischi tra tradizione e nuove tendenze. Sono frequenti le sue collaborazioni con artisti come: Maria del Mar Bonet (Catalogna), Dulce Pontes (Portugal), Skyedance (Scozia), Marta Sebestyen (Ungheria). Formazione: Balen Lopez de Munain: chitarra Joxan Goikoetxea – fisarmonica Salvatore Maiore: contrabbasso JOEL GUZMAN/SARAH FOX/ANDREW HARDIN Uno straordinario evento musicale attraverserà le piazze italiane per l’estate 2007. Joel Guzman, Sarah Fox ed Andrew Hardin, tre dei più conosciuti e quotati musicisti della scena folk/blues/roots del Texas, presenteranno in anteprima ASSOLUTA al pubblico italiano il loro recente progetto come trio, che sfocerà presto nella pubblicazione di un album per questo inverno. Provenienti ognuno da esperienze musicali diverse, i tre hanno ora deciso di unire le forze per proporre un progetto acustico assolutamente straordinario, che idealmente cerca di unire i diversi umori musicali della scena di Austin e dintorni: dal folk al blues passando per la canzone d’autore, frutto del lungo lavoro di Hardin a fianco di grandi songwriters quali Tom Russell, Dave Alvin, Nanci Griffith, Jimmy La Fave ed altri, fino ad arrivare alla musica tex-mex e alla roots music messicana, patrimonio del duo Guzman/Fox. Un progetto musicale che abbraccerà le più disparate influenze quindi, che proporrà nuovi brani e nuove composizioni accanto ad alcune rivisitazioni dei classici del grande Songbook Americano. Rock, ritmi latini, blues, country, folksongs: la splendida voce di Sarah Fox, la chitarra celestiale di Andrew Hardin e il caleidoscopico accordion di Joel Guzman, vero e proprio genio dello strumento, trasformeranno le piazze italiane in una vera e propria festa di paese ai confini tra il Texas ed il Messico, lungo le rive del Rio Grande. JOEL GUZMAN è attualmente riconosciuto quali miglior suonatore di “accordeon” (la fisarmonica a bottoni propria della musica “nortena”) al mondo. E del resto basterebbero le sue continue collaborazioni lungo gli anni a progetti di successo internazionale quali i “Los Super Seven” (assieme a membri dei Los Lobos, Flaco Jimenez, Joe Ely, Freddy Fender, Rick Trevino, Ruben Ramos e molti altri) e il “Polkas, Gritos y Acordeones” trio con i quali si è aggiudicato ben due GRAMMY AWARD, a confermarlo. Ma non solo perché Guzman nel tempo è divenuto anche importante arrangiatore, mentre le sue collaborazioni con songwriters quali Joe Ely, Tom Russell hanno accresciuto ulteriormente la sua fama. Con la moglie Sarah Fox ha avviato numerosi progetti: dapprima la band roots/cuban/rock “Los Aztex” con i quali ha pubblicato lo splendido “Short Stories”, e quindi il più recente progetto come duo “Latinology”, dove ancora una volta si dimostra insuperabile maestro nell’unire jazz, tejano music, country, salsa, R&B and rock SARAH FOX è partner artistica e di vita di Joel Guzman. Sarah , cubana di origini, è una vocalist calda e appassionata nonché autrice di tutti i brani dei progetti condivisi col marito. Prima dell’incontro artistico con Guzman, Sarah vantava già lunghe esperienze con i “Motion”, band Po/Funk, e con la band brasiliana jazz “Human Touch”. Ma è con l’esperienza della band salsa “Trocadero”, da lei guidata fino al 1996, che Sarah inziai ad esplorare i diversi linguaggi musicali del jazz latino e dei ritmi caraibici, in una progressiva riscoperta delle proprie radici culturali e musicali. ANDREW HARDIN è uno dei più originali e riconoscibili chitarristi emersi dalla scena folk americana degli ultimi vent’anni, in particolare per ciò che riguarda la chitarra acustica. Dopo aver militato in gioventù in varie band una delle quali, “The Dingoes”, di grande successo soprattutto in Australia, ha avviato nei primi anni ’80 la sua lunga partnership artistica col il famoso songwriter Tom Russell, con il quale in vent’anni di sodalizio artistico ha suonato in tutto il mondo. Ciò non gli ha comunque impedito nel tempo di lavorare come produttore in Norvegia ed anche in Italia, di pubblicare tre album a proprio nome ( come l’ultimo splendido “Blue acoustic”) e di collaborare come side-men anche con i più grandi nomi del cantautorato roots americano: Dave Alvin, Nanci Griffith, Katy Moffatt, Ian & Silvia Tyson, Ray Wylie Hubbard, Eliza Gylkison, Peter Case, Jimmy LaFave, Mary Gauthier e tantissimi altri. Il suo stile inconfondibile sulla sei corde unisce oltre ai linguaggi del rock e del blues anche la musica spagnola e messicana, il jazz, la muscia hawaiiana con la quale è cresciuto. KATHRYN TICKELL BAND Kathryn Tickell è nata nel 1967. Originaria del North Tyne Valley, in Northumberland, dove molti dei suoi parenti suonano musica tradizionale. Suo padre, Ike Tickell, è un famoso interprete di canzoni di quest’area. Kathryn è pure stata attratta dalla musica tradizionale ed ha suonato il pianoforte sin dall’età di sei anni. Nel 1980 ha iniziato a suonare il violino nello stile delle isole Shetland, con il grande musicista e maestro Tom Anderson. Il risultato di ciò è stato un invito al primo Shetland Folk Festival, nel 1981, dove divenne così popolare da essere invitata anche negli anni successivi. Nel 1983 è stata ospite dell’Edinburgh International Festival, il primo anno che questo famoso evento ha incluso nel proprio programma della musica tradizionale. Altra importante tappa della carriera di Kathryn è marzo 1984, periodo che la vede nelle vesti ufficiali di piper al Lord Mayor di Newcastle upon Tyne. Nello stesso anno ha inciso anche il primo album “On Kielderside”. Nel 1985 inizia tour da professionista ed incide un album di Northumbrian music, “From Sewingshields To Glendale”, con Alistair Anderson e altri musicisti del calibro di Joe Hutton, Willy Taylor e Wilk Atkinson. L’anno successivo la vede ancor piu’ impegnata trovare il tempo per incidere il suo secondo album, “Borderlands”, per la Black Crow Records. Il nuovo lavoro si distingue per gli arrangiamenti personali. Distribuito nel gennaio del 1987 è stato oggetto di entusiastiche accoglienza da parte della critica e del pubblico, inserito nelle “top thirty” di Folk Roots, l’autorevole rivista inglese. Successivamente Kathryn ha prestato la propria arte alla compilation “Square Roots”, con Rory Mcleod, altro astro nascente di quei tempi, ed ha partecipato a sessions con varie formazioni. Nell’estate del 1987 ha inciso un documentario per Chanel 4 della locale Tv, “The Long tradition”, imperniato sulla sua carriera artistica, messo in onda nel dicembre dello stesso anno e successivamente commercializzato. Kathryn ha portato ovunque il suo stile originale, affrontando tour in Francia, Svizzera, Geramania, Honk Kong, Tailandia, Olanda, Usa, Canada e Italia, dove ha subito acquistato grande notorietà. Nel 1988 è stata giudicata “miglior musicista dell’anno” nell’annuale Folk Roots Pool. Nello stesso anno ha registrato il terzo album, “Common Ground”, sempre per la Black Crow Records, avvalendosi della collaborazione di due tra i piu’ famosi musicisti d’Inghilterra: il bassista Danny Thompson, dei Pentangle, ed il chitarrista Chris Newman. Il nuovo lavoro è giudicato “album dell’anno” dall’autorevole rivista ‘Q’ Magazine’s. Nel 1989 arriva la definitiva consacrazione con altri tour tra i quali, molto importante, quello negli States, e la realizzazione di un libro contenente i temi e gli arrangiamenti delle sue composizioni. Le vengono pure conferiti importanti riconoscimenti. Il 1990 la vede ancora impegnata un po’ dovunque, con la possibilità di scegliere prestigiosi scenari quali, ad esempio, il Théatre de la Ville di Parigi. Per dare maggiore importanza alle sue esibizioni forma una propria band con la quale partecipa anche al Festival Interceltico di Lorient, in Bretagna. In quella formazione figurano personaggi di primo piano della scena folk revival d’oltre Manica: il chitarrista Ian Carr e la fisarmonicista irlandese Karen Tweed, poi nelle Poozies ed in Swap. Nel frattempo compone le musiche per due produzioni del Newcastle’s Live Theater Company, presentate alla Radio 2 e registrate con la Penguin Café Orchestra e The Chieftains. Un ulteriore importante riconoscimento le viene attribuito nientemeno che dalla pop star Sting, che la vuole nel suo album “The Soul Cage” ed in altre produzioni. Con lui si esibisce alla Newcastle City Hall ed in Tv. Gli anni piu’ recenti la vedono sempre piu’ protagonista delle scene internazionali. Nel marzo 1997 Kathryn produce il sesto lavoro, “The Gathering” , e partecipa ad importanti eventi quali, ad esempio, il Later with Jools Holland e si esibisce dal vivo nel Andy Kershaw’s Radio 1 show. Nel maggio dello stesso anno sale sul palco della Carnegie Hall di New York con Sting e Jimmy Nail per interpretare “The Water of Tyne” in un benefit concert in aiuto del The Rainforest Foundation. La canzone è stata anche registrata per il benefit CD “Carnival”. Da allora Kathryn è stata coinvolta in collaborazioni varie dal sassofonista John Surman, culiminate in due concerti allo Stockton Riverside Festival. Ha partecipato a diversi programmi per RAI 2 presentando giovani musicisti inglesi. Nel gennaio del 1997 ha fondato il Young Musicians Fund, con la finalità di aiutare i giovani talenti della regione del Nor Est a realizzare il loro potenziale musicale. Nel 1998 Kathryn realizza “The Northumberland Collection”, un album che vede la collaborazione di diversi artisti e cantanti del Northumberland, un tributo alla sua Terra. In quello stesso anno si è dedicata all’insegnamento in tre scuole e alla Gateshead Youth Orchestra. Il 1999 vede la Tickell formare una nuova band e realizzare il suo ottavo album “Debateable Lands”. La formazione è giudicata da lei stessa la migliore di sempre e le conferisce nuovi stimoli creativi. Ne fanno parte giovani artisti molto conosciuti in ambiti locali, ma assolutamente dotati ed affiatati. Julian Sutton proviene dalle scene della Tyneside traditional music e suona il melodeon sin dall’età di cinque anni. Kit Haigh è stato pire coinvolto nella musica tradizionale sin dalla giovane età e si è poi indirizzato verso la musica pop e la scena delle indie music. E’ ora ritornato alla musica folk e si distingue per uno stile chitarristico assai personale. Entrambi compaiono nell’ultimo album di Kathryn “Debateable Lands”. Il quarto componente della band, Anne Wood, è un esecutrice assai dinamica, violinista, componente della Cauld Blast Orchestra che ha collaborato con numerosi artisti tra i quali Savourna Stevenson, Heidi Berry e Davy Spillane. L’interazione tra i diversi stili di questi artisti produce una musica assai forte di carattere all’interno della band di Kathryn, ricca di musicalità e creatività. La scelta degli strumenti è molto ispirata: talvolta è il sound trascinante dei due violini, la meravigliosa miscela della cornamusa e del melodeon o l’eccitante sound dell’intera band, con il ritmo incalzante della chitarra e del basso. Il repertorio della band è imperniato su composizioni originali di Kathryn, ma include anche brani tradizionali del Northumberland, terra natale della Tickell, e dintorni. Formazione: KATHRYN TICKELL: Northumbrian pipes e violino KIT HAIGH: chitarra JULIAN SUTTON: melodeon ANNE WOOD: violino e chitarra basso Discografia: ON KIELDERSIDE (Sydisc) 1984 BORDERLANDS (Black Crow Records) 1986 COMMON GROUND (Black Crown Records) 1988 KATHRYN TICKELL BAND SIGNS THE GATHERING (Park Records) 1997 THE NORTHUMBERLAND COLLECTION (Park Records) 1998 DEBATEABLE LANDS (Park Records) 1999 KATHRYN TICKELL & ENSEMBLE MYSTICAL Tra le collaborazioni: STING-ACOUSTIC LIBE in NEWCASTLE lim.ed. boxed set (A&M rec.) STING-THE SOUL CAGE THE PENGUIN CAFE’ ORCHESTRA DIRK HAMILTON & THE BLUESMEN Dirk Hamilton & The Bluesmen: Casertavecchia, Duomo (2005) Molto spesso in Italia assistiamo a bluesband, che fanno da spalla a famosi bluesmen d’oltre oceano di passaggio dalle nostre parti, i risultati spesso sono degni di poca nota e spesso e volentieri si qualificano come specchietti per le allodole per attirare il pubblico. Del tutto diverso anzi meglio dire speciale, è il connubio nato qualche anno fa, tra il famoso cantautore americano, Dirk Hamilton e gli emiliani, The Bluesmen. Lo spettacolo a cui ha dato vita l’incontro tra il cantautore dell’Indiana e la bluesband emiliana può essere definito come una scarica energetica di magma blues allo stato puro mescolato con la poesia. Infatti definire Dirk Hamilton come un bluesman tou court sarebbe troppo riduttivo nonché inappropriato, in quanto nelle sue canzoni si incrociano visioni d'America, storie personali, e splendidi spaccati poetici, tanto da risultare bellissime anche slegate dalla musica. Se a ciò si aggiunge sia il fatto che Dirk Hamilton è un vero e proprio animale da palco con doti da grandissimo entertainer sia il fatto che i Bluesmen sono una band eccellente che sul palco trasformano il loro amore per la musica in magma energetico, allora si comprenderà chiaramente la portata straordinaria di questo spettacolo che ormai da qualche anno è passato sui palchi più importanti della nostra penisola, raccogliendo l’entusiasmo della critica e quello incondizionato del pubblico. Ciò che è stato unanimemente riconosciuto è l’ innata capacità di Dirk Hamilton di coinvolgere il pubblico con piccoli espedienti come la sua personalissima versione di Stand By Me di Ben E.King, o con le sue battute nel suo zoppicante ed esilarante italiano. Durante si passa dall’esecuzione di brani storici di Dirk Hamilton come Black Dog Blues, Learning To Love You, Lonely Videos e il recente ripescaggio dell’inedita e travolgente Pavlova Shoes, passando per altri composti dai Bluesmen, a cui il cantautore americano ha rifatto il trucco, come Jimmy Hallo George, The Blues Is My Life, Passion Of Blues e la toccante Tony’s Rain, fino a giungere a cover eccellenti come Night Moves di Bob Seeger o inaspettate come la divertentissima resa di Stand By Me di Ben E.King, fino ai più noti standard blues come Crossroads e I Got My Mojo Workin’. Recentissima è anche la notizia di un imminente album dal vivo, inciso la scorsa estate a Ferrara che verrà stampato in una bellissima edizione doppia con cd e Dvd e che presenterà un inedito duetto dal vivo tra Dirk Hamilton e il rocker italiano Graziano Romani, già voce e anima degli storici Rockin’ Chairs. Insomma non perdetevi Dirk Hamilton e i Bluesmen dal vivo, le emozioni sono assicurate! Roots Music Club, Salvatore Esposito DIRK HAMILTON BAND “Sono nato a Hobart (Indiana) il 31 Agosto 1949, ma sono cresciuto prevalentemente in California, dove ho frequentato la scuola elementare dalla quale sono stato cacciato per il mio pessimo comportamento. I miei genitori allora mi mandarono in una scuola parrocchiale dove imparai a comportarmi meglio. A otto anni, ispirato da Roy Rogers, ho cominciato a suonare la chitarra e a cantare allo stesso tempo. A 14 anni ho registrato il mio primo disco con un gruppo chiamato -The Regents-. Sul lato A c'era "Orangutan", uno strumentale scritto dal capo del gruppo, Huston Box, un ragazzo di 21 anni del Texas. La mia prima canzone in assoluto si chiamava "Truck" (Camion n.d.r.) ed era sul lato B. Faceva schifo, ma penso che sia stato l'inizio della mia grande attrazione per la musica e le parole. A 15 anni ho registrato un altro 45 giri, questa volta a nome mio. "Time" era da una parte ed "Happiness" dall'altra. Anche queste due facevano schifo, ma con le prime tre canzoni che avevo scritto immortalate su vinile ero ormai lanciatissimo". Acclamato cantautore ed irresistibile performer dalla voce aspra e appassionata, Dirk Hamilton ha trascorso una mezza decade dal 1976 al 1980 indaffarato a registrare per grosse etichette 4 sottostimati albums e a suonare centinaia di concerti in tutti gli Stati Uniti sia da protagonista che da supporto per gente come Robert Palmer, Loggins & Messina, Boz Scaggs e Warren Zevon. Alla fine di 5 duri anni si ritrovò vittima del music business, stanco e frustrato dal fatto che il plauso della critica che i suoi album ricevevano non si era mai trasformato in vendite e deluso da un sistema che continuava a giudicare l'abilità solo in base agli utili. Lasciò così la musica nel 1980, ma dopo un periodo come consulente per adolescenti affetti da turbe psichiche Dirk Hamilton ritovò ciò che pensava di aver perso: la gioia di far musica. Il suo rinnovato amore per la musica da allora lo ha riportato in giro per l'America e intorno al mondo. Il suo girovagare lo condusse, alcuni anni fa, ad Austin, Texas, per un concerto. La città gli piacque così tanto che decise di rimanerci. Diciotto anni dopo il suo "ritiro" Dirk è seduto davanti alla sua colazione in un tavolo dell'Omeletteria di Burnet a parlare della lunga strada percorsa e che, alla fine, l'ha portato nella sua nuova Città. Col suo metro e 95 e i quasi 100 chili che si porta dietro (bene direi) Dirk Hamilton è una figura imponente con una faccia sincera e un sorriso simpatico. "Mi piace il ragazzo che ha fatto quei 4 dischi " riflette con una smorfia. E' chiaro però che adesso lui è un passo avanti rispetto a quel ragazzo; parla come se avesse finalmente esorcizzato almeno alcuni dei demoni che lo costrinsero ad abbandonare tanti anni prima. La prima fase della sua carriera iniziò nella metà degli anni 70 quando decise di spostarsi da Stockton California a Los Angeles. "Decisi che era ora di trasferimi a Los Angeles e fare un disco" spiega. Là catturò l'attenzione del produttore degli Steely Dan, Gary Katz e finì per registrare 2 dischi per la ABC Records. Il primo "You Can Sing on the Left or Bark on the Right" presenta una band stellare. A quello fece seguito "Alias I" l'anno dopo prima di approdare alla "Elektra Records" per la quale registrò "Meet Me At The Crux" nel 1978, un disco che, 12 anni dopo, fu definito dalla nota rivista musicale Rolling Stone: "una delle gemme trascurate degli anni 70". "Ero circondato da gente dello Show-Business", ricorda parlando dei suoi anni alla ABC e alla Elektra. "E loro non sono proprio il tipo di gente con cui uscirei. Loro pensano che se il tuo disco non vende non è buono. Io non avevo mai pensato che sarei arrivato a crederci, ma ad un certo punto ho cominciato a pensare - forse non sono proprio così bravo -. Quando iniziai, suonare era un atto di gioia e d'amore, ma finii con il preoccuparmi delle vendite e col pensare di non essere bravo perché i dischi non stavano vendendo". Hamilton passò gran parte del 1980 a Stockton senza la voglia di fare nulla "non facevo altro che starmene seduto al Bar Shamrock giù in centro. C'era una palestra di pugilato al piano superiore, Bill e Leonard erano dei grandi baristi e così me la sono passata bene". L'anno successivo, in cerca di qualcosa da fare, trovò lavoro come assistente per bambini con disturbi emotivi. "Avevo bisogno di lavorare, la cognata della mia ragazza era anche lei un'assistente e mi disse che stavano cercando altro personale e, visto che pensavo di essere bravo con i bambini, feci domanda". Casualmente il selezionatore si rivelò un suo fan. "Ero veramente colpito. Lui disse che conoscendo la mia musica, sapeva già che sarei stato un bravo assistente. Fu un complimento incredibile. Fui assunto subito". Lavorò come assistente per 4 anni e ancora adesso dice di quell'esperienza: “mi cambiò come persona, era esattamente ciò di cui avevo bisogno in quel momento, il motivo per cui stavo rischiando di impazzire era che me ne stavo seduto tutto il giorno pensando a Dirk Hamilton. Il coinvolgimento che mi creavano quei bambini cominciò a farmi pensare anche agli altri, perciò sono molto grato a quei bambini per quello che mi hanno insegnato". In quel periodo, per la maggior parte del tempo, non toccò la chitarra, non cantò e nemmeno ascoltò musica, ma un giorno, nel 1985, alcuni amici lo invitarono ad aggiungersi alla loro cover band in occasione di un party e lui decise di accettare. Il gruppo suonava un miscuglio di vecchie canzoni Rock 'n' Roll, cover dei Beatles, dei Rolling Stones, Marshall Crenshaw, Graham Parker e altri. "Fu uno sballo" ricorda con un sorriso "per la prima volta nella mia vita ero solo un membro di un gruppo qualunque e mi piacque moltissimo. In quel periodo non pensavo proprio di ritornare a scrivere canzoni, ma all'improvviso le canzoni cominciarono ad uscire da sole. Fu meraviglioso. Sentivo che la musica stava ricrescendo dentro di me". Mise insieme una band e ricominciò a suonare, ma scoprì che durante gli anni in cui era stato fuori dal Music Business, questo era cambiato completamente, e non in meglio! "Pensavo che sarebbe bastato telefonare e fare ascoltare alcuni nuovi nastri in giro, per avere un nuovo contratto e ricominciare di nuovo. Pensavo che la gente avrebbe detto: -Dirk è tornato, fantastico!-" ricorda scoraggiato. I contratti con la RCA e la Poligram non si materializzarono. Hamilton, pubblicò due cassette autoprodotte: Rough Tapes (Rough Times) nel 1986 e Big At The Blackwater nel 1989 registrato dal vivo a Stockton. Nel frattempo cominciò a ricevere lettere dall'Italia. "Dieci anni dopo il mio periodo migliore" dice Hamilton "scopriii di essere stato un artista di culto nei tardi anni 70". Andò in Europa per 6 mesi, suonando in Italia, Germania, Inghilterra e Galles e firmò un contratto per l'Appaloosa di Milano,con cui ha pubblicato tre album: Too Tired To Sleep nel 1990, Go Down Swinging nel 1991 e Yep! Nel 1994. Da allora è stato in Italia 10 volte. Nell'Ottobre del 1991, Hamilton si trovò ad Austin per un concerto al Cactus Café come opening act di Shawn Phillips. "A vent'anni, quando cominciavo a fare i primi dischi e i primi tour per il Paese, pensavo che prima o poi avrei trovato in una di quelle città un posto dove mi sarebbe piaciuto vivere, ma non è mai successo. Smisi di cercarlo; ogni posto era uguale all'altro. Poi arrivai ad Austin e capii che quello era il posto dove volevo vivere". Alcuni mesi dopo fece i bagagli e traslocò. I risvolti finanziari dell'essere un cantautore potrebbero essere minori ora se paragonati alla giovinezza di Hamilton negli anni '70, ma lui pensa che l'ambiente musicale sia più favorevole che in passato. Sebbene il mondo delle grandi etichette Rock e Pop sia più cinico che mai, Hamilton dice: "C'è tantissima musica incredibile là fuori sulle etichette minori; è una cosa molto salutare". Ci sono ancora musicisti che "combattono la giusta battaglia e lo fanno per amore" dice ancora, felice di considerarsi in mezzo a quel gruppo. "Amo ciò che faccio, il grosso problema è farlo e riuscire a pagare l'affitto!". La Core Records di Nashville ingaggia Hamilton nel 1995 e, sull'onda di un buon consenso critico, pubblica "YEP!" per la prima volta in America a un anno di distanza dalla sua uscita europea rilevandolo dall'etichetta Italiana Appaloosa. Con questo contratto in corso, il primo per un' etichetta Americana dopo molti anni, e un nuovo disco (sufferupachuckle) a cui lavorare con più tranquillità, le cose per Hamilton sembravano finalmente cambiare. Sufferupachuckle fu pubblicato nell'ottobre del 1996, ma la Core Records andò in bancarotta il mese successivo!! L'album, quindi, insieme a "YEP!" rimase congelato nei magazzini causa problemi legali conseguenti alla bancarotta. "Sufferupachuckle rappresentava un lungo periodo della mia vita e così tanto lavoro che fu veramente un brutto colpo non poterlo avere disponibile, ma che ci potevo fare?". Il resto è storia attuale, prima lo splendido live The Relative Health Of Your Horse Outside e poi il relativo DVD, stanno riportando Dirk sul palcoscenici degni della sua grande sensibilità artistica. FORMAZIONE: DIRK HAMILTON: chitarra acustica,armonica e voce DON EVANS: chitarra elettrica ERIC WESTPHAL: basso TIM SEIFERT-batteria DISCOGRAFIA: You Can Sing on the Left or Bark on the Right - 1976 Alias i - 1977 Meet Me At the Crux - 1978 Thug of Love - 1980 Too Tired to Sleep - 1990 Go Down Swingin' - 1991 Yep! - 1994 Sufferupachuckle - 1996 The Road, the Light, the Night... - 1998 Orphans - 2000 SEXspringEVERYTHING - 2001 The Relative Health Of Your Horse Outside Live In Italy - 2002 DVD: Dirk Hamilton Band: Alive in Italy - 2002 NOLLAIG CASEY – ARTY McGLYNN Consolidato duo che vede protagonisti nomi eccellenti della scena irish europea riuniti in un progetto di grande prestigio, teso a rinnovare la tradizione musicale di quell’isola verde. Gli irlandesi Nollaig Casey ed Arty McGlynn sono considerati tra i migliori interpreti del repertorio irish e costituiscono una delle coppie artistiche piu’ affiatate dell’intera scena europea. Violinista lei e chitarrista lui, uniti sono una combinazione strumentale eccezionale, che si caratterizza per la grande raffinatezza ed incisività, combinata ad uno straordinario virtuosismo. Figli d’arte e naturalmente dotati, vantano un’esperienza tale che consente loro di interpretare un vastissimo repertorio e di affiancare qualsiasi altro artista, versatilità che ancor oggi affinano nelle innumerevoli sessions che li vedono protagonisti un po’ dovunque in Irlanda e specialmente a Galway, dove abitualmente risiedono. Nollaig ha conseguito studi classici e pertanto si esibisce saltuariamente anche in quei contesti, nel seno di orchestre e progetti vari. Proviene da una famiglia di artisti (si ricorda in particolare la sorella Maire Ni Chathasigh, eccellente arpista al fianco del marito Chris Newman) ed in tempi piu’ recenti si è esibita a fianco di Donald Lunny, nel gruppo denominato “Coolfin”. Ma spesso e volentieri divide le scene con il marito Arty McGlynn, alfiere del movimento folk revival irlandese a fianco di tutti i piu’ celebri protagonisti, fido compagno di pop star come Van Morrison, amico ed insostituibile supporto del piper Liam O’Flynn, scopritore di nuovi talenti e compartecipe di loro prime avventure discografiche. I due hanno realizzato alcune incisioni insieme, ed appaiono in una selezione discografica praticamente infinita, di artisti locali. Formazione: NOLLAIG CASEY: violino, voce ARTY McGLYNN: chitarra Discografia selezionata: NOLLAIG CASEY & ARTY McGLYNN-Lead the Knave (Ringsend Road) 1989 NOLLAIG CASEY & ARTY McGLYNN-Causeway (Tara Music) 1995 NOLLAIG CASEY-The Music of What Happened (old Bridge Music) 2004 CANTERACH “La ricetta è semplice ma il risultato lascia senza fiato” “Un eccellente gruppo che sa come alzare la temperatura del locale! Bagpipe, whistle, chitarre, violini, percussioni e canzoni, dotato di una grande potenza, sa trasmettere la propria energia al pubblico”. Canterach è sinonimo di musica folk scozzese suonata con passione e abilità. Capitanati dal fondatore Ross Kennedy, si è detto di loro come di un incrocio tra i Tannahill Weavers e gli Who. Con l’organico che può variare da tre a quattro elementi e anche fino a sei, secondo le occasioni, sono quel che ci vuole sia per un folk club che per i festival. Nel corso degli anni, sono passati nelle fila della band musicisti di tutto rispetto, tra cui Duncan Nicolson, Chris Armstrong, Iain McInness (Highland Pipes/Whistle); Archie McAllister, Allan Henderson, Alasdair McCulloch (violino), Rod Paul (mandolino); Marc Duff (Whistle/Bohdran), Angus Lyon e Gavin Livingston (tastiere). Costituitisi nel 1992, fino a oggi hanno suonato in venti differenti paesi. Hanno all’attivo l’omonimo album d’esordio e il nuovo è in programma per la fine dell’anno. Il nocciolo della band è costituito da Ross Kennedy (chitarra, bouzouki e voce), Lorne MacDougall (highland pipes, reelpipes, whistle) e Simon Moran (violino e mandolino). Spesso si aggiungono a loro Angus McLaughlin (bodhran e voce), Stevie Lawrence (percussioni e bouzouki), Fiona Cuthil (violino) e Douglas Millar al piano. Ross Kennedy oltre a cantare suona la chitarra e il bouzouki e ha suonato con i leggendari Tannahill Weavers e Iron Horse, oltre che in duo col violinista Archie McAllister. Interpreta le sue canzoni con un forte e chiaro accento scozzese e il suo stile chitarristico è al tempo stesso delicato e possente, nel tessere ritmi impetuosi e interazioni melodiche nello scorrere delle complesse arie dei Canterach. Ross è presente come session man in vari album di qualità come quelli di Gordon Duncan, Angus Lyon e Fred Morrison e ha prodotto i dischi di Chris Armstrong, Kennedy and McAllister e Stuart Cassells. Attualmente sta lavorando all’album di debutto del fisarmonicista Norman MacKay. Lorne MacDougall è un prodotto della rinomata scena dell’Argyllshire e suona ogni tipo di cornamusa (Highland Pipes, Smallpipes, Border Pipes) e whistle. Da quando si è trasferito a Glasgow è stato impegnato, oltre che a farsi un proprio nome, con musicisti come Brian McNeil. La sua carriera nelle pipe band lo ha portato a raggiungere l’elevato Primo Grado e a suonare con la crema delle formazioni bandistiche scozzesi, la Scottish Power Pipe Band. Lorne ha uno stile molto lirico e gaelico, che si addice al suo background del Kintyre. Simon Moran, violinista, proviene invece da Jura, nella West Coast scozzese. Ha iniziato la carrieras suonando il violino nella famosa Jura Ceilidh Band. Si sposta a Glasgow per diplomarsi a pieni voti in musica scozzese alla scuola di Arte e Teatro. Suona anche nei Deoch 'n' Dorus ed è sempre impegnato nell’animare le Ceilidhs (feste popolari) lungo la Scozia e il suo modo di suonare il violino nello stile della cornamusa è stato descritto come il più vicino al magico strumento che si possa trovare in giro. Discografia: Canterach – Lochshore 2001 KEPA JUNKERA Marzo 2003, Kepa Junkera registra dal vivo al Teatro Arriaga la sua visione musicale che è andata sviluppandosi lungo più di due decenni, passati a premere i tasti della sua trikitixa. Questo ritratto, che mantiene tutta l’intensità di un musicista che sul palco offre le proprie creazioni come se si trattasse dell’ultima notte, ci trasporta al tempo in cui Natxo De Felipe, alma mater del gruppo Oskorri, notò quel ragazzo di cui si cominciava a parlare come fisarmonicista. Nel 1983, Kepa Junkera inizia a collaborare col più famoso gruppo del panorama musicale folk basco. Un’amicizia che non è venuta meno col tempo. Inoltre, quindici anni dopo, Kepa ha co-diretto la registrazione di uno dei migliori lavori degli Oskorri, "Ura" (1998). Le dita di questo musicista universale carezzano con rapidità i tasti del suo strumento, un tempo disprezzato come ‘urla dell’inferno’. "La musica è come la pittura, una miscela di colori" dice spesso Kepa Junkera con passione. Nella sua opera creativa, la sua produzione è stata un esempio sul come usare tutte le possibilità offerte dalla tavolozza. LEVARE LE ANCORE Comincia col prendere dalle fonti tradizionali. Suo nonno col tamburino e sua madre nella danza tradizionale gli indicano la strada. Ma il suo interesse nel creare nuovi spazi fa sì che il suo primo album, "Kepa, Zabaleta eta Motriku" (1987), pur mantenendo un forte sapore di musica popolare, contenga tutti pezzi di sua composizione, alcuni dei quali diverranno presto classici della trikitixa contemporanea. Ben presto lascia il background tradizionale dei suoi lavori inizialiper sviluppare una fusion col jazz. Questa incursione nel mondo del jazz si rifletterà in due registrazioni, pioneristiche per i tempi: Triki Up (1990) e Trikitixa Zoom (1991). Alcuni anni dopo, il jazz lascerà il posto al folk-rock in un’evoluzione che traccia le linee guida per il futuro. "Kalejira Al-Buk", del 1994, è una scatola di sorprese, che combina arie popolari con l’elettronica. ATTORNO AL MONDO IN SETTE NOTE L’infinita ricerca di nuovi suoni rende questo suonatore trikitilari un esploratore di terre lontane. La tripla collaborazione tra l’inglese John Krikpatrick, l’italiano Riccardo Tesi e questo musicista di Bilbao apre le porte a un viaggio cui partecipano suonatori da ogni parte del mondo. Dopo il trio, che ha registrato l’album "Trans Europe Diatonique" (1992), è la volta del musicista portoghese Julio Pereira che aggiunge le corde a un indimenticabile duo a quattro mani, un’esperienza che verrà chiamata "Lau eskutara" (1995). Poi una lunga lista di personaggi collabora ai suoi lavori più riconosciuti a livello internazionale: "Bilbao 00:00h" (1998) e "Maren" (2001). Nomi di grande prestigio del mondo folk condividono l’infinità creatività di Junkera: La Bottine Souriante, Phil Cunningham, Béla Fleck, Pedro Guerra, Hedningarna, Máirtín O'Connor, Liam O'Flynn, Carlos Nuñez, Paddy Moloney, Hevia, María del Mar Bonet, Justin Vali, Glen Vélez, le Voci Bulgare... AVVENTURA IN TERRE NUOVE Tournée intorno al mondo, due dischi d’oro e una nomination ai Latin Grammy Awards sono solo una parte dei riconoscimenti mietuti da questo musicista in virtù del suo lavoro. Un tranquillo e costante sforzo che ci fa ricordare come si sia scritto un proprio metodo di suonare la triki, mentre si specializzava (da sé) allo strumento. Oggi, i frutti di questo lavoro ne fanno un pioniere anche nel campo dell’isegnamento della musica tradizionale. La sua ammirazione per gli strumenti tradizionali apre sentieri di ricerca in campi musicali che hanno a che fare con l’alboka e la txalaparta. L’alboka troverà posto in "Leonen Orroak" del 1996, un’esperienza condivisa con l’albokari Ibon Koteron, che òporta lo strumento a un altro livello di performance. La txalaparta apparirà invece in un disco prodotto da Kepa e suonata da Oreka Tx, gli txalapartaris che lo accompagnano dal vivo ormai da qualche anno. "Quercus Endorphina" è il titolo dell’album che schiude nuovi percorsi musicali, per quella che si avvia a essere la prima ‘compagnia stabile’ di txalaparta. Impensabile solo qualche anno fa, quando strumenti del genere erano caduti nell’oblio. IL VIAGGIO CONTINUA E’ stato capace di imparare dagli altri ed è sempre disposto a dare. La lista delle sue collaborazioni nelle registrazioni di artisti nazionali e internazionali è infinita: Carlos Nuñez, Dulce Pontes, Andreas Vollenwaider... Tra tutte, possiamo sottolineare la partecipazione all’album Santiago, dei Chieftains, che ha vinto un Grammy come migliore album folk. La sua audacia con la fisarmonica conosce pochi limiti. Basti ricordare l’avventura del mettere insieme la triki col mondo della musica classica. Un’esperienza eccitante che ha preso vita nell’unica indimenticabile serata Folk Festival di Getxo, nel 1997. Dopo aver calcato centinaia di palchi, Kepa Junkera ritorna alla sua città natale e, circondato da amici, registra l’ultimo album di questa prima parte del suo viaggio lungo le entusiasmanti vie della musica. Formazione: KEPA JUNKER: trikitixa IGOR OTXOA: txalaparta HARKAITZ MARTINEZ: txalaparta KEPA CALVO: batteria DANI TOMAS: chitarra KIKE MORA: basso INAKI PLAZA: percussioni Discografia: Kepa, Zabaleta eta Motriku – 1987 Triki Up – 1990 Trikitixa Zoom – 1991 Trans-Europe Diatonique – 1992 Kalejira Al-Buk – 1994 Lau Eskutara – 1995 Leonen Orroak – 1996 Bilbao 00:00h – 1998 Maren - 2001 Live - 2003 LUNASA (Irlanda) la più eccitante nuova band irlandese da lungo, lungo tempo... Un vero e proprio supergruppo che mette insieme tre dei più caldi musicisti tradizionali della scena attuale: nella formazione originale il violinista e virtuoso di tin whistle di Galway Sean Smyth, il piper di Belfast John McSherry, già nella Donal Lunny band e solo recentemente sostituito da Kevin Crawford ed il flautista e piper di Manchester Mick McGoldrick, un vero fenomeno in passato con i Cappercaille, Flook e Toss the Feathers sostituito poi da Cillian vallely,. Con il sostenuto supporto del chitarrista Donogh Hennessy e del bassista Trevor Hutchinson (meglio conosciuti quali componenti dei Waterboys e della Sharon Shannon Band) Lunasa ha talento da vendere. Band priva di cantante per scelta, supplisce a ciò con l’elevato talento dei singoli che riescono a produrre uno stile assai particolare, sintesi delle varie esperienze, nel quale si ravvisano elementi di swing, cajun, jazz, kletzmer, bretone ed altro. Il tutto, naturalmente, sapientemente miscelato all’elemento base, ossia la musica tradizionale irlandese. Un’ottima commistione di Bothy band e Jethro Tull. La band si è rivelata al grande pubblico con il primo album , “Lunasa-Live”, che in brevissimo ha conquistato i favori della critica e del mercato discografico, battendo ogni record di vendita. L’album, per buona parte registrato dal vivo al Matt Molloy’s in Westport, al Dublin’s Hartcourt Hotel, al The Lobby in Cork e al Le Graal in Galway, è stato un vero shock per tutti, qualcosa di fresco e nuovo che ha le caratteristiche di un vero evento. Nessuna band tradizionale irlandese ha saputo catturare l’immaginazione del suo potenziale pubblico alla stessa maniera che Lunasa ha fatto. Da poco in distribuzione il secondo album, per la Green Linnet, primo passo importante verso una sicura brillante carriera. Sean Smyth è da lungo tempo sulla scena irlandese, un raro talento spesso invitato a raggiungere sullo stage gruppi quali Altan, The Chieftains e The Sharon Shannon Band nelle più importanti occasioni quali, ad esempio, nel corso dei concerti alla Royal Albert Hall di Londra. Sean Smyth è quel tipo di musicista, che possiede una tecnica brillante ed una lunga esperienza nella scena tradizionale. Egli suona il violino e la sua vita dipende da ciò: ogni nota ha un suo posto, ogni accordo il cuo contesto. Della stessa dipendenza è afflitto il chitarrista Donogh Hennessy, che ha nel bassista ed amico Trevor Hutchinson l’altrà metà della “locomotiva”: la ritmica. Donogh si è avvicinato alla musica stimolato dal padre, valente sassofonista jazz. Trasferitosi da Dingle a Galway all’età di 17 anni, ha avuto l’opportunità di studiare la musica che preferisce e di conoscere l’accordeonista Sharon Shannon, che è stato l’elemento catalizzatore che lo ha spinto a lavorare con i grandi artisti della scena irlandese, dagli Altan a Donal Lunny, da Luka Bloom a Mike Scott, e spesso in qualità di supporter ai grandi big Oasis, Van Morrison e Nancy Griffiths. Il suo stile irrompente è stato paragonato ad una mutante combinazione dei miti degli Who Pete Townshend e Keith Moon. Il bassista Trevor Hutchinson è originario di Cookstow, nella contea di Tyrone, ed ha iniziato a suonare il basso elettrico in band rock quando ancora frequentava la Queen’s University di Belfast. Trasferitosi a Londra e poi negli States con la band inglese The Showdogs, prima di ricevere un invito da parte di Mike Scott per raggiungere gli Waterboys nel 1986. Con gli Waterboys ha registrato albums e si è esibito in concerti sulle più importanti scene del mondo dal 1986 al 1991, compresi i grandi festivals di Roskilde, Glanstonbury, Pink Pop e Ibrox Park. Dopo il grande successo di “Fisherman’s Blues” la band si è sciolta e Trevor ha raggiunto il gruppo di Sharon Shannon, effettuando tour anche in Australia e Scandinavia. Kevin Crawford è il virtuoso di flauto che si è unito alla band all’inizio solo casualmente, nel corso di un tour, ma che poi, pian piano si è integrato stabilmente nel corso dei successivi concerti. Nato e cresciuto a Birmingham ha trovato successivamente la sua stabile residenza a Ennis, nella contea Clare, dove attualmente vive. E’ un artista molto richiesto per il suo importante talento ed è stato facile per lui esibirsi con una delle più importanti dance band d’Irlanda, i Moving Cloud, organico con il quale ha registrato per l’americana Green Linnet. La stessa etichetta discografica gli ha offerto la possibilità di realizzare il suo primo album solo “dFlute album”, che ha ricevuto eccellenti recensioni in Gran Bretagna e Irlanda. E’ considerato il maggior virtuoso nella band ed uno dei più grandi flautisti d’Irlanda d’oggi. Infine Cillian Vallely è cornamusista, virtuoso di Uillean pipes e tin whistle e vanta già una serie incredibile di collaborazioni con i più importanti artisti della scena folk celtica. Nato ad Armagh, nell’irlanda del Nord, Cillian proviene da una famiglia di talenti musicali. Ha lavorato molto negli USA con Band come ‘Whirligig’, Paddy O’Brien’s ‘Chulrua’ ed il famoso violinista del Clare, Seamus Connolly. Ha suonato nella produzione americana di Riverdance. Nonostante la giovane età ha già dimostrato un passionale attaccamento alla musica tradizionale irlandese tanto da spingere alcuni critici ad affermare che “il suo pedigree è assolutamente immacolato e la musica tradizionale è molto evidente nel suo sangue”. Formazione: SEAN SMYTH: violino e whistles TREVOR HUTCHINSON: contrabbasso PAUL MEEHAN: chitarra acustica KEVIN CRAWFORD: flauti, whistles CILLIAN VALLELY: uillean pipes, flauti, whistles Discografia: LUNASA-LIVE autoprodotto 1997 OTHERWORLD ( Green Linnet ) 1999 THE MERRY SISTERS OF FATE (Green Linnet) 2001 REDWOOD (Green Linnet) 2003 BEVANO EST Bevano Est nasce nel ’90 all’interno della Scuola di Musica Popolare di Forlimpopoli. Il laboratorio condotto da Riccardo Tesi è improntato sull’analisi strutturale, timbrica e melodica di un vasto repertorio etnomusicale. L’incontro con Hector Ulisses Passerella porta all’interno del gruppo l’interesse per la cultura del Tango. Partecipano nel ’94 al lavoro discografico in omaggio a Fabrizio De Andrè dove insieme a un gruppo di artisti folk come Peppe Barra, i Baraban, la Ciapa Rusa, Tesi-Vaillant, Elena Ledda & Sonos offrono una appassionata rilettura di alcune delle più significative composizioni del cantautore genovese. Nascono rapporti con il Teatro dove il gruppo è chiamato a comporre, arrangiare ed eseguire dal vivo musiche di spettacoli di animazione come: “Il tempo delle fiabe”, “Il ritorno del fulesta” della compagnia “Diotti-Strinati” di Cervia. Nel ’95 la collaborazione con il Teatro Valdoca di Cesare Ronconi porta alla produzione del CD omonimo che contiene le musiche di scena suonate dal vivo. Hanno partecipato a diversi festival internazionali (Germania, Argentina, Portogallo) di musica folk, etnica e popolare. Nel ’99 realizzano la colonna sonora per il film di Giuseppe Bartolucci “Il dolce rumore della vita” presentato al Festival del Cinema di Venezia. Nel 2001 producono lo spettacolo “El” da un progetto di Veronica Melis, un incontro fra danza, video, teatro e musica sul disagio della “non appartenenza”. La musica dei Bevano Est è una raffinata mescolanza di nuovo e di antico, di tradizione e di nuova creazione. Si ritrovano elementi di tradizione popolare contadina come pure di jazz, di melodie jiddish e di sapori mediterranei. La loro musica coinvolge e attrae l’anima. Chi ascolta si riconosce semplicemente e se poi ha la fortuna di vedere i musicisti suonare la loro musica, rimane scolpito un grande incoraggiamento verso la diversità. C’è qualcosa nell’alchimia della loro musica che risveglia caldi sentimenti umani personali e collettivi, che obbliga il corpo a una volontà di muoversi e partecipare. Nella loro musica aleggia anche qualcosa di romantico accompagnato non di rado da una smorfia ironica. Si ritrova quello che nelle mutilazioni dell’io moderno si credeva di aver perduto per sempre. Formazione: STEFANO DEL VECCHIO - organetto diatonico, voce DAVIDE CASTIGLIA – Violino VANNI BENDI – chitarra GIAMPIERO CIGNANI – clarinetto DIEGO SAPIGNOLI – batteria Discografia: GRADISCA – 1993, Ribium Record L’ORIZZONE e LA MEMORIA - 1993 FUOCO CENTRALE – 1995, Teatro Valdoca CANTI RANDAGI – 1995 (compilation) CORONE – 1998, Scuola di Musica Popolare LUDLA – 1998, Scuola di Musica Popolare IL DOLCE RUMORE DELLA VITA – 1999, Sony (colonna sonora) RAMINGO – 2004, A14 MILLE PAPAVERI ROSSI – 2004 (compilation) ANNA MASSIE TRIO La musica è sempre stata la passione di Anna Massie. Sin da ragazzina se ne stava nelle sale dei paesi di campagna delle Highlands scozzesi a vedere la ceilidh band del padre, condividendo l’entusiasmo dei musicisti e dei ballerini, già augurandosi di far parte a sua volta di tutto questo. L’occasione di aggiungersi al gruppo arriverà all’età di tredici anni, quando è già in grado di suonare molti strumenti e di mostrare la propria vocazione verso la tradizione. Cresciuta in un ambiente dove la musica non manca mai (il padre suona chitarra, banjo e mandolino), Anna comincia a suonare la chitarra all’età di sette anni allorché il babbo torna dal festival di Edinburgo portandole una chitarra acquistata a poco prezzo. Kinlochbervie, nel nordovest della Scozia, dove la famiglia viveva allora, offriva ben poche possibilità di svago, e Anna dimostrerà ben presto le sue doti e l’attaccamento alla musica. Quando, un anno dopo, i Massie si spostano a Fortrose sulla Black Isle, vicino a Inverness, regalano ad Anna un violino per prendere lezioni di musica classica. Cosa che all’inizio non le piaceva per niente, tanto che rifiutava di esercitarvisi dimostrandosi, come ricorda lei stessa, “davvero insopportabile” con l’insegnante. Nello stesso tempo suona già anche il mandolino, imparandone da sola la tecnica, importando in un certo senso la diteggiatura della mano sinistra del violino a quella della mano destra della chitarra. È allora che cambia atteggiamento nei confronti del violino, dopo aver visto una giovane violinista suonare in una ceilidh band ai giochi di Lochinver. La incontra nel backstage e dopo averle chiesto quanto abbia studiato lo strumento, Anna decide che poteva benissimo farcela anche lei. E così il violino non è più una tortura ma diventa un piacere con le lezioni di ‘traditional fiddling’ con Debbie Swanson, la sua strumentista ispiratrice. Anna studia con Debbie per quattro anni, senza abbandonare i canonici studi musicali, diventando così ugualmente versata sia sul versante classico che in quello delle tradizioni scozzesi. Ha suonato il violino con la National Children's Orchestra of Scotland e, in qualità di primo violino di uno dei centri per la musica tradizionale di Inverness, Balnain House, è stata invitata a suonare per la principessa di Tailandia nella sua visita nelle Highlands del 1995. Ha anche partecipato al programma della TV per ragazzi The Riddlers, sempre al violino. Da allora continua a suonare sia classico che tradizionale. Si è unita alla band del padre, la Kerry Blues Ceilidh Band, nel 1996, passando praticamente ogni weekend a suonare musica da ballo in giro per le Highlands, facendo esperienza e sviluppando la propria capacità di stare sul palco e di rapportarsi col pubblico. Nel contempo diventa direttore aggiunto della Highland Region Youth Orchestra, con cui sarà in tour in Irlanda e Polonia, e membro regolare della National Youth Orchestra of Scotland per quattro anni. Successivamente diviene direttrice dell’orchestra della sua scuola e lavora sia per la Balnain House che per l’Highland Council come insegnante di violino, tenendo corsi settimanali sia per adulti che per ragazzi. Nel periodo che intercorre tra la fine della scuola e l’inizio degli studi superiori di Musica Applicata all’Università di Strathclyde a Glasgow nell’ottobre 2002, Anna passa un anno in Canada (si stabilisce appena fuori Toronto), dove suona (e ‘assorbe’…) gli stili violinistici irlandesi e di Cape Breton. Lavora durante l’estate a New York come insegnante di violino e in qualità di consulente al French Woods Festival of the Performing Arts, il più grande campo estivo privato degli Stati Uniti. Avida ascoltatrice di ogni genere musicale, dal traditional all’heavy rock, Anna cita Eileen Ivers e Natalie MacMaster come sue principali influenze per quanto riguarda il violino e Martin Hayes e i Blazin' Fiddles tra i suoi favoriti. Alla chitarra le piace come suona Tony McManus e ammette che l’album strumentale di chitarra classica di Dick Gaughan, Coppers and Brass, tra i favoriti di suo padre, può aver lasciato qualcosa nel suo stile, se consideriamo che ‘apprendere in osmosi’ ha sempre avuto una grossa parte nel suo modo di suonare. Nel 2000, Anna partecipa alla 'Our Town Story' di MacDonald nel Millennium Dome di Londra, nel cast che mette in scena uno sposalizio delle Highlands sotto la direzione del pianista Andy Thorburn. Nello stesso anno, raggiunge le semifinali per il premio Young Tradition della BBC Radio 2 e nel 2001 viene invitata a prendere parte ai festeggiamenti del rinomato fisarmonicistal Phil Cunningham per i suoi venticinque anni da musicista professionista, all’Eden Court Theatre di Inverness. Il punto più alto della sua carriera, naturalmente sino a oggi, è la sera di domenica 26 gennaio 2003, quando si aggiudica il prestigioso premio di ‘Giovane Musicista Tradizionale dell’anno 2003’ nella speciale classifica della BBC Radio Scotland dopo un’avvincente finalissima. Nel novembre del 2003, per la Footstompin’ Records, esce il suo primo album Glad Company che vede la partecipazione di Mairearad Green, fisarmonica e cornamuse, e Jenn Butterworth, chitarra e voce. Nel 2004 si esibisce in molti importanti festival in tour tra Regno Unito, Canada ed Europa. Gli inizi del 2005 la vedono acclamatissima al Celtic Connections di Glasgow di gennaio e nello stesso anno riceve la nomination quale “miglior strumentista” ai Trad Music Awards. Al Celtic Connections del 2006 viene eseguita la prima sua commissione, e il suo New Voices riceve un’ottima accoglienza sia dal pubblico che dalla critica. Si esibisce anche in un concerto “Master and Apprentice” col mago della chitarra John Doyle. Nello stesso anno ha suonato con la Karen Matheson Band, Donald Shaw e molti musicisti internazionali negli Harvest di Donald Shaw. Dopo la performance al Celtic Connections, Anna è entrata a far parte a tutti gli effetti della Karen Matheson Band, con cui è stata in tour nel Regno Unito, in Francia e Italia. Oltre alla dimensione live, Anna è molto apprezzata come musicista di studio; da notare le partecipazioni all’ultimo album di Michael McGoldrick “Wired”, di Troy MacGillivray's “Eleven” e, più recentemente, nel nuovo di Phil Cunningham e Aly Bain “Roads Not Travelled”. L’Anna Massie Band è stata votata miglior folk band per il 2006 agli Scots Trad Music Awards. Formazione: ANNA MASSIE: chitarra e voce MAIREARAD GREEN: fisarmonica e cornamuse JENN BUTTERWORTH: chitarra e voce Discografia: Glad Company - 2003 The Missing Gift - 2006 LOU DALFIN C’era una volta c’era il folk, poi è arrivata la world music, a seguire le posse e un diluvio di suoni etnici più meno mescolati al punk, allo ska e alla canzone di protesta. Al riparo da ogni banalizzazione, eppure interna al sentire pop non solo regionale e neppure soltanto italiano, è cresciuta la leggenda tanto rurale quanto metropolitana dei Lou Dalfin, capitanati da un personaggio originale e diretto, acustico ed elettrico, arrembante e poetico: Sergio Berardo. I paladini del Delfinato esistono da ormai un quarto di secolo, la prossima estate una mostra realizzata con il Museo Nazionale della montagna ne racconterà 25 anni di vita, musica e prese di posizione. Prima, il 18 maggio 2007, i Lou Dalfin pubblicano il miglior disco della loro carriera, “I Virasolelhs”, esordio dell’etichetta discografica Musicalista, distribuita da Self. Il proverbiale album della consacrazione, in cui le sensazioni acustiche e la cultura del basso non si alternano né si sommano, ma si moltiplicano per dare vita a una miscela sonora unica in Europa. Giunto alla piena maturità lirica, Berardo trascina l’altro decano, Dino Tron, e tutta la band su territori che evocano le prodezze itineranti dei Trovatori di Linguadoca, confermando la straordinaria facilità del gruppo nel rendere istinto, pratica quotidiana, atto liberatorio la lucida scelta di difendere la tradizione nell’unico modo in cui la si può mantenere seriamente in vita, ovvero rinnovandola e portandola a contatto con le altre culture che transitano nelle valli e mischiano i loro linguaggi nelle grandi città d’Europa. La forza del nuovo disco consiste nella sua perfetta aderenza al terremoto costruttivo cui i Delfini sanno dare vita in concerto. Seguirne uno show è infatti un’esperienza eccitante e istruttiva al tempo stesso. Tutte le sale impazziscono per la band di Caraglio, il piccolo centro della Valle Grana da cui l’avventura del brigante Sergio e della sua ghenga è partita. Sul palco ci sono la ghironda, l’organetto e la zampogna; ma anche la chitarra elettrica, il basso reggae rock, la batteria. Sotto il palco aleggia uno spirito a metà tra la festa popolare del santo patrono e il più efferato concerto punk cui si possa assistere nel 2007. Magie all’ordine del giorno nel mondo dei Lou Dalfin, gruppo sanguigno che con questo album si accinge al definitivo salto di visibilità internazionale. Nata nel 1982 e passata attraverso differenti fasi creative, dalla vinificazione in purezza della musica occitana, suono della Nazione libertaria che non vuole farsi Stato e guarda al Mediterraneo come sbocco emotivo naturale, agli esperimenti rock maturati anche nel Paese Basco, dall’apertura alla “patchanka” all’intersezione con il reggae e il rap pulsanti nella vicina Marsiglia, la vicenda umana e artistica dei Lou Dalfin è un pezzo di storia fuori ordinanza del pop italiano; un patrimonio che trova in “I Virasolelhs” tanto una consacrazione gradevole e trascinante quanto nuove scommesse per il futuro. Paolo Ferrari CORQUIEU(Asturie/Spagna) Corquiéu comincia il suo viaggio musicale nel 1998. In quel periodo, siccome non avevano un posto dove suonare, facevano le prove sulla spiaggia di Ribadesella... piuttosto umidiccia. Nell’estate del 1999 si fanno un nome alla “Folixa de la sidra de Ribadesella” che offre loro la prima opportunità di suonare di fronte a un pubblico numeroso. Avevano solo tre pezzi propri: ”La muñeira de Llordon”, ”Danza de Tebrandi”, e “Tarari que te ví”. Tempi duri!!! Nelle festività dei Santi di Coballu, nella zona di Ribadesella, nel 1999, Corquiéu ha ancora modo di suonare di fronte a un pubblico. E proprio l’accoglienza calorosa gli farà venire l’idea di registrare qualcosa, visto che sono aumentati i brani in repertorio e le molteplici esperienze live nei folk festival dentro e fuori le Asturie. Nel 2000 i Corquiéu “si chiudono” in uno studio improvvisato... un garage! Per preparare la loro prima registrazione. Dopo aver conosciuto il lavoro del comporre nei mesi precedenti, ora si scervellavano in merito alle tecniche di studio… e certo il sidro li aiuterà un bel po’. Vengono incise in forma digitale composizioni inedite come Andarina, Reeel the Main, Lo suelto de Aller, La gaita... Due delle loro canzoni fanno parte della raccolta di musica folk asturiana Xeneration Folk, edita dall’etichetta discografica regionale L'aguañaz. La cantante Gema Garcia si unisce alla band. Le liriche sono dello scrittore locale Xandru Martin, che le scrive espressamente per il gruppo. Da allora la collaborazione tra Corquiéu e Xandru Martin si è fatta più che frequente. Nel dicembre del 1999, esce finalmente il primo album ‘la Barquera’ su etichetta “Discos L'aguañaz”: undici composizioni e una canzone finale sperimentale in cui mescolano tendenze musicali contemporanee col loro particolare stile folk. Il tour di presentazione del CD può essere qualificato con la sola parola ‘successo’, come dimostrato dalla grande quantità di concerti effettuati dal 2002 in tutta la Spagna e all’estero: Lorient Festival 2002, Beltaine festival di Bratislava 2003, Budapest Fono Club 2003, Tonder Fest in Danimarca 2003. Roberto Suárez suona la cornamusa sin da piccolo. La sua carriera musicale comincia nel 1995 sotto le ali di Jose Angel “Hevia”, formando una parte della pipe band di Ribadesella e diventando direttore della stessa alla fine del 1997. Dirige la Scuola Musicale di Cornamuse di Ribadesella. Iván Vega, autodidatta, suona vari tipi di flauti della tradizione musicale asturiana. Pablo Valdés, cantante e chitarrista, proviene dal mondo del blues e ha cominciato a interessarsi al folk asturiano coi Corquiéu. Paul Balmori, il più, ha alle spalle studi di chitarra e percussioni tradizionali, suona il bouzouki ed è tra i virtuosi di questo strumento nelle Asturie. David Mateos comincia a suonare nel 1997 nella pipe band di Ribadesella suonando percussioni africane e tamburino scozzese sotto la direzione di Jose Angel ”Hevia”. Combina il bodhran e la “Flamenco Box”. Gema García comincia i suoi studi musicali in giovane età, dedicandosi al canto gaelico, alla vocalità corale e alla danza. Si unisce ai Corquiéu nel 1999. Frankie Delgado ha contribuito a fondare una delle prime folk band asturiane, i mitici Beleño. Suona violino e bouzouki anche lui sin da piccolo e ha imparato da maestri irlandesi e zingari ungheresi. Suona con Llan de Cubel, Kurgans e Fianna, è entrato nei Corquiéu nel 2003. Attualmente i Corquieu stanno ultimando il mixaggio del loro prossimo album, “Salia”, in distribuzione a breve, che si preannuncia tanto interessante quanto innovativo. Formazione: ROBERTO SUAREZ: cornamuse asturiane IVAN VEGA: flauto PABLO VALDES: chitarra acustica PAUL BALMORI: bouzouki DAVID MATEOS: percussioni GEMA GARCIA: voce Discografia: La Barquera (2001, Discográfica L'Aguañaz) Salia (2005) di prossima distribuzione KEEP IT UP I Keep it Up sono quattro validi e brillanti giovani musicisti che si sono messi insieme per dare un più elevato profilo alla vera musica tradizionale scozzese e per suonarla con sensibilità e stile. Dotati di un’innegabile abilità tecnica, nelle loro esibizioni risplende la vera passione per la musica. L’omonimo album di debutto dei Keep it Up viene presentato al Tonder Festival in Danimarca. L’atteso secondo CD ‘On safari’ esce per la Footstompin nel 2004. Eilidh Shaw: violino e voce. Eilidh viene da Taynuilt e fa parte di una famiglia di musicisti molto noti. Oltre a suonare con la dance band dei genitori, ha suonato con le folk bands Harem Scarem, Drop the Box, Caledon, Poozies, e il ‘supergruppo’ di Charlie McKerron Celtic Grooves. Eilidh ha all’attivo molte apparizioni in programmi radio e TV e ha registrato l’album solista "Heepirumbo”, ben accolto dalla critica. Simon Thoumire: concertina. Originario di Edinburgo, il rinomato virtuoso della piccola fisarmonica comincia la carriera musicale come suonatore di cornamusa. Vince il prestigioso premio della BBC per i giovani talenti tradizionali e suona in tutto il mondo col trio Simon Thoumire Three. Ha fatto parte della band tradizionale scozzese Seannachie e attualmente si esibisce anche in duo col pianista David Milligan con cui ha inciso il CD “The Big Day In”. Quando non è impegnato a suonare o scrivere musica, Simon è comunque parte importante della scena musicale folk, essendo la forza motrice di "Hand Up For Trad", l’organizzazione che si occupa di organizzare eventi come l’annuale Scots Trad Music Awards e il Radio Scotland Young Traditional Musician Award per la BBC. Infine, è il direttore della Foot Stompin' Records, etichetta che ha messo sotto contratto molti dei nuovi (e migliori) nomi scozzesi. Kevin MacKenzie: chitarra. Anche lui molto noto nella scena folk, Kevin viene da un background jazz ed è stato votato ‘miglior musicista’ al festival jazz di Edinburgo. È stato in tour con Hue and Cry e ha suonato di supporto a nomi importanti come Courtney Pine e Michel Pettruciani. Oltre che coi Keep it Up, Kevin suona attualmente col trio AAB, Sun Honey e la Finlay MacDonald Band. Aaron Jones: bouzouki, basso elettrico, chitarra e voce. Inglese di nascita, Aaron Jones ha svolto un’intensa attività concertistica che lo ha portato a suonare negli USA, in Canada, Australia ed Europa. Negli ultimi 5 qnni è stato uno degli accompagnatori ufficiali al “BBC Radio Scotland Young Traditional Musician Awards” all’interno del “Celtic Connections Festival” di Glasgow. Eletto strumentista dell’anno nel 2005 agli “Scots Trad Music Awards”, Aaron suona anche con Old Blind Dogs e con la polistrumentista Claire Mann. Discografia: Keep It Up On Safari