Il nuovo modello di sintesi neoclassica e il meccanismo di trasmissione della politica monetaria G. PIZZUTTO Working Paper n. 10.2004-Aprile Dipartimento di Economia Politica e Aziendale Università degli Studi di Milano via Conservatorio, 7 20122 Milano tel. ++39/02/50321501 fax ++39/02/50321450 http://www.economia.unimi.it E Mail: [email protected] Pubblicazione depositata presso gli Uffici Stampa della Procura della Repubblica e della Prefettura di Milano IL NUOVO MODELLO DI SINTESI NEOCLASSICA E IL MECCANISMO DI TRASMISSIONE DELLA POLITICA MONETARIA. INTRODUZIONE. Gli anni novanta hanno visto lo sviluppo di un modello macroeconomico che potremmo definire un modello IS/LM di seconda generazione destinato a sostituire il precedente nell’insegnamento,nella ricerca e nelle discussioni di politica economica. Tale modello è stato definito di volta in volta Nuova Sintesi Neoclassica(Goodfriend-King1997),IS-LM ottimizzante(McCallum-Nelson1999) o IS-LM aumentato con le aspettative(Blanchard 2000). Queste definizioni mettono in evidenza alcune sue caratteristiche che tendono a differenziarlo dal modello IS-LM tradizionale incorporando le principali critiche che erano state rivolte alla sintesi hicksiana. Due elementi importanti vengono inseriti nel nuovo modello . In primo luogo le relazioni strutturali consistono in approssimazioni log-lineari di condizioni di prim’ordine derivate a livello microeconomico. In secondo luogo le aspettative giocano un ruolo chiave quando si tratta di analizzare le scelte ottimali e la microfondazione dei comportamenti del settore privato dell’economia in un contesto intertemporale dinamico e incerto. L’importanza delle aspettative era già stata evidenziata da Keynes ma nei suoi lavori venivano privilegiate le aspettative di tipo esogeno non collegate con l’evoluzione delle variabili di stato e di controllo.L’interpretazione hicksiana inoltre non era microfondata e non spiegava l’andamento dei prezzi;di qui la necessità di introdurre un’equazione prezzi-salari ad hoc. La mancanza di aspettative coerenti con il modello e di relazioni strutturali derivate da un processo di massimizzazione di agenti razionali costituivano obiezioni significative di cui la nuova sintesi ha tenuto conto nella riformulazione proposta. L’enfasi posta sulla necessità di incorporare le aspettative razionali ha condotto ad una prima riformulazione del modello IS-LM che utilizzando la curva di offerta di Lucas (1972) in luogo della curva di Phillips derivava l’irrilevanza della politica economica e l’impossibilità di un equilibrio di sotto occupazione secondo le conclusioni di Sargent-Wallace.(1975) Il nuovo modello IS-LM si differenzia da questa impostazione perchè introduce rigidità dal lato dell’offerta,accentua l’importanza delle aspettative razionali delle variabili endogene e rivaluta il ruolo della politica economica.La combinazione di elementi del ciclo economico reale con rigidità keynesiane produce una curva di domanda aggregata in cui la produzione corrente dipende dalla produzione attesa e dal tasso d’interesse reale e un’equazione di Philipps in cui i prezzi correnti dipendono dai costi correnti e futuri.Il tutto viene completato da una regola di politica monetaria. Inizialmente la regola era stabilita ad hoc seguendo l’indicazione di Taylor(1993). Successivamente il comportamento della Banca Centrale è rappresentato da preferenze espresse da una funzione obiettivo da massimizzare avendo come vincoli la dinamica della produzione e dei prezzi Contrariamente al modello IS-LM tradizionale lo strumento di controllo non è rappresentato dall’offerta di moneta, ma dal tasso d’interesse e dalla regola di Taylor(vedi Woodford(2003) Il mercato monetario inteso come domanda e offerta di moneta scompare nel nuovo modello cosi’ si puo’ parlare con Romer(2000) di un modello macroeconomico senza curva LM. Questo aspetto rappresenta senz’altro un’innovazione rilevante rispetto al precedente.Se l’obiettivo della Banca centrale è rappresentato dal controllo dal saggio d’interesse continuerà a creare liquidità fino a raggiungere il suo obiettivo.La domanda di moneta è irrilevante.Questo non significa che la politica monetaria non sia importante e che le fluttuazioni siano spiegabili in termini di shock tecnologici come vuole la teoria del 1 ciclo economico reale.In un mondo senza moneta con rigidità e aspettative si dimostra che la politica monetaria ha effetti reali significativi. Il consolidarsi di tale modello di riferimento non è riuscito comunque a giungere ad una conclusione soddisfacente e condivisa per quanto riguarda un tema centrale della macroeconomia:l’analisi del meccanismo di trasmissione della politica monetaria. L’analisi degli effetti di uno shock nominale sulle variabili reali ed in particolare il carattere persistente o meno della politica monetaria sull’output e sull’occupazione;in secondo luogo l’effetto liquidità ossia l’aumento del tasso di interesse nominale e reale a seguito di una politica monetaria restrittiva La spiegazione del ciclo economico continua ad essere un importante argomento di discussione;se contributi recenti mettono in discussione i fondamenti del ciclo economico reale cosi’ da suggerire che tale teoria deve essere abbandonata(vedi Francis-Ramey 2003 e Gali 1999 ),d’altro lato le spiegazioni delle fluttuazioni ottenute analizzando il lato della domanda e della politica monetaria sono guardate anch’esse con un certo scetticismo, perchè non riescono a generare effetti reali persistenti che vadano al di là del periodo in cui le imprese riaggiustano i loro prezzi. La spiegazione neokeynesiana degli effetti reali di shock monetari è stata motivata inizialmente dai modelli ad hoc di Taylor(1980) e di Fisher(1977) in cui i prezzi erano esogenamente dati e si aggiustavano lentamente rispetto agli squilibri tra domanda e offerta generati dalla politica monetaria determinando cosi’ effetti persistenti sulle variabili economiche reali, in primis sui livelli di produzione.Tale modo di concepire l’effetto della politica monetari affidava alla variazione dei prezzi e della quantità reale di moneta il compito di riequilibrare i mercati reali.L’offerta di pieno impiego è sempre assicurata dalla flessibilità del mercato del lavoro e disturbi monetari sono neutralizzati dalla flessibilità dei prezzi.La riduzione della flessibilità rallenta il ritorno ad una condizione di equilibrio. La nuova sintesi neoclassica Goodfriend,King(1997) ha combinato la teoria del ciclo economico reale con l’ipotesi di concorrenza imperfetta e di prezzi nominali rigidi; ha giustificato cosi’ l’originaria idea di Taylor in un contesto microfondato in cui le imprese possiedono un certo potere di mercato e si possono quindi permettere di dilazionare l’aggiustamento dei prezzi senza rischiare di azzerare le loro vendite.L’assenza di un movimento sincronizzato dei prezzi diventa cosi’ plausibile in un contesto non perfettamente concorrenziale. L’effetto paradossale di tale impostazione a livello teorico è stata messa in luce da Chari,Kehoe,Mcgrattan(2002) i quali sostengono che imporre vincoli di ottimalità ai modelli neokeynesiani significa eliminare la possibilità che la nuova sintesi proposta sia in grado di spiegare le fluttuazioni persistenti della produzione a seguito di variazioni della politica monetaria.L’alternativa sembrerebbe essere tra un’impostazione metodologicamente debole che spiega la relazione tra moneta e output da un lato senza microfondarli e un’altra corretta che non produce risultati empiricamente rilevabili e rilevanti.Questo suona ironico visto che,nell’intenzione originaria,le rigidità servivano proprio a creare persistenza. Tali risultati spingono a ripensare il modello da cui sono derivati. In questo lavoro intendiamo presentare il nuovo modello di sintesi neoclassica e successivamente analizzare il meccanismo di trasmissione della politica monetaria se viene adottata una prospettiva wicksellina come suggerito da Woodford(2003) Se il settore privato e i banchieri centrali prendono in considerazione il tasso d’interesse quando decidono la spesa e la politica monetaria perchè l’analisi macroeconomica continua a considerare il tasso di crescita della moneta come lo strumento di politica monetaria che influenza la domanda e i prezzi?Per valutare gli effetti della politica monetaria è necessario rendere omogeneo il lato della domanda vista come linearizzazione di un’equazione di Eulero con le scelte di politica monetaria orientate 2 dalla regola di Taylor. E’ abbastanza strana la dicotomia tra la valutazione della pratica delle Banche Centrali e l’analisi teorica.Mentre nel primo caso si da’ per scontato che la Banca Centrale controlli il tasso di interesse e la trasmissione della politica monetaria avvenga attraverso quel canale,quando si passa a papers teorici lo strumento di controllo torna ad essere lo stock di moneta(esogeno e stocastico) e il meccanismo di trasmissione si fonda sugli effetti che una variazione dell’offerta di moneta produce sull’output e sui prezzi. Manca un’analisi del meccanismo di trasmissione,perchè anche quando lo strumento è rappresentato dal tasso di interesse anzichè della quantità di moneta la letteratura sia nell’ipotesi di aspettative razionali che nell’ipotesi di razionalità limitata e di learning(Evans-HonKapohija(2001) analizza il problema della stabilità e della convergenza del modello.E’ vero che questo problema è importante perchè costituisce una risposta allo scetticismo manifestato da Friedman(1982),da Sargent-Wallace(1975) e ripreso in Sargent(1987,ch.XVII) riguardo alle politiche monetarie di stampo wickselliano.Ma è altrettanto vero che questo limita l’analisi degli effetti della politica monetaria e impedisce di inserire il tasso d’interesse cosi’ determinato in un quadro macroeconomico coerente. Una spiegazione di questa frattura potrebbe essere data dal fatto che conservare la moneta come strumento della politica monetaria consente di utilizzare l’effetto Hume-Patinkin per garantire dopo lo shock nominale la convergenza verso l’equilibrio di lungo periodo e la neutralità della moneta cosi’ come lucidamente individuato da Lucas(1996).La transizione verso l’equilibrio sarebbe immediata con prezzi flessibili e solo leggermente ritardata al momento in cui le imprese ridefiniscono i prezzi.Non è un caso che nella derivazione della dinamica del sistema l’equazione di Eulero in cui compare il tasso di interesse non venga presa in considerazione;inoltre il tasso di crescita della moneta inteso come regola di politica monetaria è supposto come esogenamente dato e la regola di politica monetaria non viene derivata da una funzione obiettìvo. La maggioranza della letteratura neoclassica e keynesiana condivide la seguente descrizione degli effetti di una variazione dello stock di moneta nominale;un aumento dell’offerta di moneta genera un aumento della domanda di beni,dei prezzi e dei salari.L’aumento del costo marginale o della disutilità del lavoro(nel modello yeoman-farmer) spinge le imprese ad aumentare i prezzi relativi. Dal momento che tutte le imprese si comportano allo stesso modo, il tentativo di aumentare il prezzo del bene prodotto da un’impresa rispetto al livello generale dei beni fallisce;i prezzi aumentano nella stessa proporzione dell’aumento della moneta e alla fine del processo i saldi monetari reali restano inalterati,mentre produzione e occupazione tornano allo stesso livello che precede la variazione dell’offerta di moneta. La discussione si è concentrata sul tema della rigidità dei prezzi e sulla loro mancata sincronizzazione come spiegazione degli effetti reali della politica monetaria;la successiva introduzione della concorrenza imperfetta e della determinazione stocastica dei prezzi dei beni è servita a dare una giustificazione microfondata a tale rigidita’.La dimostrazione che gli effetti reali si esauriscono quando le imprese fissano i nuovi prezzi di equilibrio ha definitivamente dimostrato come la moneta non abbia effetti persistenti sull’output.in un contesto microfondato. Successivamente si è cercato di introdurre un meccanismo che consentisse di spiegare come mai in presenza di un aumento della domanda la curva dei costi marginali restasse piatta e consentisse quindi alle imprese di ottenere un aumento della produzione senza aumentare i prezzi.Le imprese in situazioni di monopolio sono in equilibrio hanno capacità produttiva inutilizzata e possono aumenatre la produzione senza aumenatre i prezzi.Questo significa che l’utilizzazione variabile dei fattori di produzione consente di trasferire sulle quantità piuttosto che sui prezzi lo shock nominale.Questa soluzione è stata proposta da Dotsey e King.2001 e Neiss e 3 Pappa.2002. In questo lavoro intendiamo analizzare gli effetti di uno shock nominale da un altro punto di vista.La tesi che intendiamo sostenere e che gli effetti della politica monetaria sono significativi e persistenti se si prende in considerazione un modello nel quale non esiste il mercato monetario e la trasmissione della politca monetaria avviene attraverso variazioni del tasso di interesse nominale,che influenzano a loro volta il tasso di interesse reale.Focalizzare l’attenzione sull’andamento dei tassi di interesse è importante perchè conduce a conclusioni opposte sugli effetti della politica monetaria.Intuitivamente se la domanda aggregata dipende dallo stock di moneta reale una restrizione monetaria genera un aumento della domanda aggregata,mentre se si vedono le cose dal punto di vista del tasso d’interesse reale una restrizione monetaria riduce la domanda aggregata perchè aumenta il tasso d’interesse nominale e reale. Questo risultato contraddittorio lo si puo’ comprendere meglio se si considerano le conclusioni paradossali a cui giungono i modelli di ciclo economico reale (vedi Kydland-Prescott(1982) e Long-Plossner(1983) secondo i quali un aumento dell’offerta di moneta conduce ad un aumento del tasso di interesse nominale(via effetto Fisher) e quindi ad una contrazione dell’output e della produzione. In questo caso è necessario analizzare separatamente gli effetti di una politica monetaria restrittiva e di una politica monetaria espansiva.L’analisi tradizionale ritiene che entrambe le scelte prese separatamente non abbiano effetti sui mercati reali In questo lavoro introduciamo nei primi due paragrafi il nuovo modello IS-AS,nel terzo paragrafo analizziamo il significato di mercato monetario e di domanda di moneta nel caso di ”inside money”,nel quarto ricaviamo la regola ottimale endogena di politica monetaria , nel quinto analizziamo gli effetti sull’output della politica monetaria,nel sesto e settima esaminiamo l’effetto liquidità,nell’ottavo il tema della persistenza.Nelle conclusioni indichiamo infine alcune possibili strade per superare i limiti della nuova sintesi neoclassica nell’analisi del processo di trasmissione. 1.IL SETTORE REALE E LA CURVA IS Il settore reale dell’economia è derivato analizzando il comportamento ottimale delle famiglie e delle imprese e le rispettive condizioni di equilibrio. Le preferenze delle famiglie sono rappresentate da una funzione di utilità additiva separabile rappresentata da ∞ E0 ∑ β t UC t − FN t 1 t=0 dove C rappresenta il consumo e N il numero di ore lavorate;U è una funzione concava e F convessa Mentre nel modello tradizionale si ipotizza che C rappresenti un unico bene deperibile,possiamo pensare invece a C come a un indice CES che aggrega un insieme differenziato di beni definito da Ct ≡ 1 ∫ 0 C t i θ−1 θ di θ θ−1 2 dove Ci rappresenta il consumo del bene i da parte del consumatore rappresentativo,θ > 1 e i∈ 0, 1. E’ questa l’ipotesi di Dixit-Stiglitz(1977) ripresa per analizzare gli effetti della concorrenza monoipolistica sull’equilibrio macroeconomico da Blanchard-Kiyotaki(1987) e Svennson(1986) Il corrispondente livello dei prezzi è definito da P= 1 ∫ 0 pi 1−θ di 1 1−θ 3 L’introduzione di beni differenziati consente ai produttori di avere un certo potere di 4 mercato e di fissare i prezzi dei loro prodotti distribuendoli nel corso del tempo senza doverli aggiustare ad ogni variazione della domanda.Questo introduce elementi di rigidità nel modello che consentono alla politica economica di avere effetti reali. Passiamo ora ad analizzare il vincolo di bilancio delle famiglie che sarà rappresentato da W t = W t−1 + w t N t − P t C t 4 dove W t rappresenta lo stock di ricchezza alla fine del periodo t,W t−1 alla fine del periodo t-1 o all’inizio del periodo t,w t rappresenta il salario orario( e quindi w t N t il salario complessivo) e P t C t la spesa per beni di consumo. Il vincolo di bilancio dice semplicemente che lo stock di ricchezza al termine del periodo corrente è uguale allo stock di ricchezza del periodo precedente a cui va aggiunto il reddito corrente e a cui va sottratta la spesa per beni di consumo. L’agente rappresentativo decide i suoi piani di spesa e di consumo all’inizio del periodo e acquista attività finanziarie prima che l’incertezza sia risolta ,prima cioè di conoscere quale stato del mondo si realizzerà.Ipotizziamo che i mercati siano completi e che non esistano vincoli di liquidità.La ricchezza puo’ quindi essere negativa e l’agente rappresentativo puo’ conseguire qualsiasi livello desiderato di disponibilità finanziaria in tutti i periodi futuri e in ogni stato del mondo.E’ cioè assicurato a fronte di ogni tipo di rischio idiosincratico. Nel caso di mercati completi il valore della ricchezza è determinato dall’assenza di arbitraggio che implica l’esistenza di un (unico) fattore di sconto stocastico che attualizza il flusso futuro incerto dei payoffs delle attività finanziarie(vedi Cochrane(2001).Avremo quindi che il valore di un’ attività finanziarie puo’ essere rappresentato come q = E t mx t+1 5 dove q rappresenta il prezzo corrente di una generica attività finanziaria, x t+1 rappresenta il suo payoff al tempo t+1, m il fattore di sconto stocastico.Il valore del portafoglio che compare nel vincolo (4) è quindi definito semplicemmente come la somma dei prezzi delle singole attività finanziarie definite dalla (5) moltiplicati per le quantità di queste attività detenute in portafoglio. Il tasso di rendimento di un’attività senza rischio è poi definito come 1+i = 1 Etm Se l’agente rappresentativo investisse tutto in attività prive di rischio la sua ricchezza al termine del periodo t sarebbe rappresentata da W t = W t−1 + w t N t − P t C t 1 + i 6 7 Questo sarebbe un caso limite di mercati imperfetti in cui la famiglia rappresentativa investe soltanto in obbligazioni emesse dal governo.In ogni caso l’ipotesi di mercati completi consente una descrizione piu’ articolata delle scelte di portafoglio senza creare complicazioni nella valutazione delle attività finanziarie e nel vincolo di bilancio dal momento che in questo caso il fattore di sconto stocastico è unico. Il vincolo di bilancio deve infine essere accompagnato da una no-ponzi game condition per evitare che l’agente rappresentativo possa indebitarsi senza limite.Imponiamo quindi la condizione lim ∏ m s W t+i ≥ 0 8 i→∞ s=t+i Utilizzando la (4) e la (9) si dimostra poi facilmente(si veda ad esempio Bertola-Bagliano(2001) che il vincolo di bilancio intertemporale è definito da 5 ∞ ∞ ∑ E tmsP sCs = Wt + ∑ E tmswtNt s=t 9 s=t Il flusso scontato della spesa per beni di consumo deve uguagliare lo stock di ricchezza corrente e il flusso scontato dei redditi da lavoro. Il consumatore massimizza quindi la(1) soggetto al vincolo (9).Tale problema dà luogo a tre condizioni di ottimalità. In primo luogo il consumatore deve risolvere un problema di allocazione ottimale dei beni.Questo ci consente successivamente la determinazione dell’indice dei prezzi P e una semplificazione del problema di ottimizzazione perchè gli indici aggregati cosi’ calcolati consento di ottenere le condizioni di equilibrio indipendentemente dalla eterogeneità dei beni.Questa caratteristica del modello si rivelerà invece utile quando deriveremo la curva di offerta aggregata delle imprese. Per quanto riguarda l’allocazione ottimale il problema si puo’ risolvere ipotizzando con Obstfed Rogoff(1999) di impostarlo come un problema di massimo vincolato definito come max C t ≡ 1 ∫ 0 C t i θ−1 θ di θ θ−1 10 sotto il vincolo di bilancio definito da 1 Zt = ∫ P t iC t i 11 0 dove Z t rappresenta la spesa totale nominale per beni differenziati. Una volta risolto il problema allocativo e l’ammontare di lavoro offerto il consumatore deve sceglierei successivamente il livello di consumo in ogni periodo e l’accumulazione ottimale di attività finanziarie. Le condizioni di prim’ordine del problema (10) (11)sono definite da θ θ−1 1 ∫ 0 C t i θ−1 θ 1 θ−1 di θ − 1 C i − 1θ = μP i t t θ 12 Utilizzando la (2) e riordinando i termini avremo che la (12) si riscrive come. 1 1 C tθ C t i − θ = μP t i 13 Possiamo poi determinare il valore del moltiplicatore μ riscrivendo il problema di ottimo vincolato come ∂C t = μP t i ∂C t i C i Moltiplicando la precedente espressione per t e integrando otteniamo Ct 1 1 μ 1 C i C t i t = ∫ μP t i t = P t iC t i = μ Z t ∫ 0 ∂C∂Ct i ∫ Ct Ct Ct Ct 0 0 14 15 che tenuto conto della (11) riscriviamo come 1 ∫0 ∂C t C t i = 1 = μ Z t = μP t Ct ∂C t i C t 16 Sostituendo la (16) nella (13) e riordinando i termini otteniamo che la domanda del bene i è definita da 6 −θ P t i Pt C t i = 17 Ct che possiamo riscrivere come C t i = −θ P t i Pt 18 tenuto conto che P t è definito come la spesa minima in corrispondenza della quale C t = 1. Sostituiamo la (18) nell’indice di consumo definito dalla (2) cosi’ da ottenere 1 ∫0 P t i Pt 1−θ di θ θ−1 =1 19 che possiamo riscrivere come P −θ t = 1 ∫0 P t i Pt 1−θ di θ θ−1 20 da cui ricaviamo l’indice dei prezzi Pt = 1 ∫0 P t i Pt 1−θ di 1 1−θ 21 La (18) e la (21) aggregano beni e prezzi risolvendo il problema dell’allocazione ottimale dei beni e individuando l’indice aggregato dei rispettivi prezzi cosicchè possiamo utilizzare la (18) e la (21) per risolvere il problema del consumatore che massimizza la (1) soggetto al vincolo di bilancio (9). Assumendo come data l’allocazione ottimale dei beni e la quantità offerta di lavoro,la famiglia rappresentativa sceglie la distribuzione intertemporale del consumo e la composizione ottimale del suo portafoglio di attività finanziarie. Le condizioni di equilibrio sono date dall’equazione stocastica di Eulero che definisce l’equilibrio intertemporale come β U ′ c t = mt Pt 22 ′ P t+1 U c t+1 Si noti come utilizzando la (6) possiamo derivare dalla (22) un ’espressione per il saggio d’interesse nominale 1 + i t = β −1 E t U ′ C t+1 P t U ′ C t P t+1 −1 23 Le condizioni di equilibrio sono poi completate da una condizione di equimarginalità intratemporale F ′ N t = Wt ′ Pt U C t 24 Se inoltre ipotizziamo che la produzione di beni capitali sia uguale a zero , l’output consista esclusivamente di beni di consumo e il mercato reale sia in equilibrio,possiamo riscrivere la (22) come 1 + i t = β −1 E t U ′ Y t+1 P t U ′ Y t P t+1 −1 25 Specializziamo poi le preferenze introducendo la funzione di utilità definita da 7 ∞ E0 ∑ βt t=0 C 1−σ N 1+ϕ t − t 1−σ 1+ϕ 26 da cui otteniamo le condizioni di prim’ordine del consumo e dell’offerta di lavoro definite rispettivamente da C t+1 −σ β1 + i P t 1 = Et t P t+1 Ct e da Wt = NϕCσ t t Pt L’approssimazione log-lineare della (27)(Vedi Appendice 1) rappresenta il lato della domanda del modello,la nuova curva IS .Tenuto conto che in equilibrio Y t = C t essa è definita da 27 28 y t = E t y t+1 − σ −1 i t − E t π t+1 29 dove le lettere minuscole rappresentano la deviazione in termini logaritmici di una ′ variabile rispetto al suo valore di stato stazionario,π t+1 = log P t+1 − log P t , σ ≡ − − U Y U ′′ rappresenta l’inverso dell’elasticità di sostituzione intertemporale in stato stazionario. La curva IS è simile alla curva IS tradizionale con l’unica differenza che sul lato destro compare il reddito atteso che non figura nella curva tradizionale.Da cui la definizione di curva IS aumentata con le aspettative.L’affinità formale delle due curve va di pari passo con una diversità del loro significato sostanziale. La curva IS di nuova generazione descrive infatti la sostituzione intertemporale del consumo;un aumento del tasso di interesse diminuisce il consumo corrente a favore del consumo futuro e l’intensità di questo effetto dipende dall’elasticità di sostuituzione intertemporale.Secondo la (28) inoltre il consumo corrente dipende anche dal consumo futuro.Se il consumo atteso aumenta,deve aumentare anche il consumo corrente per mantenere in equilibrio le utilità marginali di due periodi.Iterando infine in avanti la (28) si ottiene ∞ y t = −σ −1 E t ∑i t+i + π t+1+i 29a i=0 La domanda aggregata dipende non solo dal tasso d’interesse reale corrente ma anche dai tassi d’interesse reali di lungo periodo dati dalla somma dei tassi d’interesse reali a breve attesi.E’ quindi sensibile alle aspettative del settore privato riguardo alla politica monetaria futura.Si noti inoltre come nessuna variabile ritardata entra nella determinazione del valore di equilibrio del reddito corrente,che dipende esclusivamente da variabili future. 3.IL SETTORE REALE E LA CURVA AS. Analizziamo ora la tecnologia a disposizione delle imprese.Ogni impresa produce un bene differenziato con una tecnologia lineare nel fattore lavoro .Nell’ipotesi che le imprese siano in grado di soddisfare sempre la domanda e il mercato dei beni sia in equilibrio avremo che Yi t = Ci t = N t 30 Le imprese scelgono prezzi,quantità prodotte dei beni e quantità impiegate del fattore lavoro per massimizzare i loro profitti definiti da 8 Pi t Yi t − W t N t i Pt Pt dove 31 Pi t rappresenta il prezzo relativo del bene i e W t il salario reale. Pt Pt Se l’impresa adegua la sua produzione alla domanda il mercato reale sarà in equilibrio e tenendo conto della (17) e della (30) avremo che l’impresa massimizza la (31) sotto il vincolo rappresentato da Yi t = N t i 32 e Yi t = P t i Pt −θ 33 Ct Sostituendo i vincoli nella (31) avremo infine che la funzione obiettivo è definita da 1−θ P t i Pt Ct − Wt Pt P t i Pt −θ 34 Ct Deriviamo la condizione di prim’ordine ottenendo 1−θ Pt P t i Pt −θ Ct + θ Wt Pt Pt P t i Pt −θ+1 Ct = 0 35 Ricaviamo infine dalla (35) il prezzo relativo di equilibrio nell’ipotesi che il prezzo non sia rigido e l’impresa abbia quindi la possibilità di fissare il prezzo ottimale in ogni periodo.Avremo P t i = μ Wt 36 Pt Pt 1 rappresenta il mark-up sul costo marginale rappresentato dal salario.I dove μ = 1− 1 θ salari in questo modello rappresentano l’unico costo in assenza di altri fattori di produzione.Quando μ = 1θ = ∞ ritroviamo la condizione di equilibrio dell’impresa in concorrenza perfetta.La positività del mark-up evita il razionamento perchè le imprese sono piu’ che disponibili ad adeguare la loro offerta alla domanda. Ma come sappiamo il livello dei prezzi delle merci mostra una certà rigidità e non si adegua continuamente al prezzo ottimale.I modelli che sono stati proposti per descrivere questa rigidità fanno riferimento a due elementi.In primo luogo le imprese modificano i prezzi dei loro prodotti ma non simultaneamente.Questo significa che il livello generale dei prezzi sarà una media di prezzi modificati e di prezzi fissati nel passato che vengono lasciati inalterati nel periodo corrente. L’inflazione corrente sarà quindi caratterizzata da un certa inerzia derivante dal peso delle passate deisioni di prezzo.D’altro lato le imprese con un certo potere monopolistico sono consapevoli che i loro prezzi resteranno fissi per un certo periodo di tempo e quindi, nel decidere il prezzo ottimale dei loro prodotti, dovranno tener conto delle condizioni dell’economia e in particolare del livello dei prezzi futuri quando decideranno la loro politica attuale.In un contesto dinamico l’ipotesi di concorrenza imperfetta determina quindi delle conseguenze significative che 9 non ritroviamo nei modelli statici.Le aspettative giocano un ruolo importante in questo contesto.Se il prezzo di un’impresa resta inalterato mentre aumenta il livello generale dei prezzi, i profitti dell’impresa diminuiranno in modo significativo. Esistono due modi per identificare il pattern di aggiustamento dei prezzi.Dobbiamo infatti distinguere tra regole di aggiustamento dei prezzi che dipendono dal tempo e regole invece che dipendono dagli stati del mondo. Nel primo caso il prezzo è modificato in funzione del tempo. Nel secondo caso il prezzo cambia in funzione degli stati del mondo,quando uno shock allontana il prezzo corrente dal prezzo di equilibrio.Le difficoltà di aggregazione di quest’ultimo approccio hanno favorito l’adozione di un riferiment temporale. I prezzi cambiano a intervalli prefissati secondo e la distribuzione nel tempo degli aggiustamenti è regolata da un meccansimo esogeno che specifica un meccanismo di aggiustamento stocastico secondo il quale ogni impresa ha una probabilità costante di aggiustare i suoi prezzi.Tale probabilità è indipendente dal tempo trascorso dal precedente aggiustamento,dalle decisioni delle altre imprese e consente una rappresentazione semplificata dell’andamento aggregato del livello dei prezzi.Tale modello proposto inzialmente da Calvo(1983) e ripreso successivamente da Rotemberg(1987) consente di descrivere la variazione dei prezzi a livello della singola impresa che si verificano ad intervalli irregolari di tempo e il carattere inerziale e prospettico del livello aggregato dei prezzi. Supponiamo quindi che ogni impresa modifichi il prezzo del suo prodotto in ogni periodo con probabilità 1 − φ .Quindi in ogni intervallo di tempo prefissato esisteranno 1-φ imprese che cambieranno i loro prezzi,mentre φ imprese manterrano i loro prezzi invariati.Il parametro φ è un indicatore della rigidità dei prezzi.Infatti i prezzi restano stabili in media per un periodo definito da φ 37 d = 1 − φ0 + φ1 − φ1 + φ 2 1 − φ2 +. . . . . = 1−φ d sarà uguale a zero quando i prezzi saranno perfettamente flessibiliφ = 0,mentre sarà uguale a infinito quando le imprese non rivedranno mai i prezziφ = 1.A differenza del modello di Taylor i prezzi anzichè essere fissi per un periodo determinato di tempo cambiano stocasticamente con probabilità 1 − φin ogni periodo. In un contesto intertemporale con aggiustamento stocastico dei prezzi anche la funzione obiettivo dovrà essere modificata perchè le imprese massimizzeranno i profitti utilizzando come variabile di controllo il prezzo corrente del loro prodotto tenendo presente che in futuro i loro prezzi non si modificheranno in ogni periodo mentre si modificheranno i prezzi di altre imprese e il livello generale dei prezzi. Ogni singola impresa massimizzerà i suoi profitti attualizzati definiti da ∞ E t ∑βφ i M t+i t=0 P t i Y − W t+i Y P t+i t+i P t+i t+i 38 soggetta al vincolo di bilancio Y t+i = P t i P t+i −θ 39 Y t+i Sostituendo la(39) nella (38) otteniamo ∞ E t ∑βφ i M t+i t=0 P t i P t+i 1−θ Y t+i − W t+i P t+i P t i P t+i −θ 40 Y t+i dove E t denota il valore atteso condizionale all’informazione disponibile al tempo t 10 U ′ c t+i è il rapporto tra utilità marginale U ′ c t futura e utilità marginale corrente e insieme a β rappresenta il fattore di sconto dei profitti futuri delle imprese possedute dalle famiglie e dei salari offerti dalle famiglie.φ rappresenta la probabilità che il prezzo dell’impresa resti inalterato nel periodo i. −σ Nel caso di una funzione di utilità CRRA (26) avremo che M t,t+i = C t+1 . Ct Deriviamo dalla (40) la condizione di prim’ordine quando viene deciso il nuovo prezzo,M t,t+i = ∞ 1 − θ P t i P t+i P t+i E t ∑βφ i M t+i t=0 −θ Y t+i + θ W t+i P t+i P t+i P t i P t+i −1+θ Y t+i =0 41 Dividiamo per 1 − θ e moltiplichiamo per P t i ∞ E t ∑βφ i M t+i t=0 P t i P t+i 1−θ θ W t+i θ − 1 P t+i Y t+i − P t i P t+i −θ Y t+i =0 42 Ovvero ∞ E t ∑βφ i M t+i Y t+i t=0 P t i P t+i 1−θ ∞ = θ E ∑βφ i M t+i W t+i P t+i θ−1 t t=0 P t i P t+i −θ 43 Y t+i Moltiplicando infine per P t i θ e riordinando i termini avremo ∞ P t iE t ∑βφ i M t+i Y t+i P t i θ−1 = t=0 ∞ θ E ∑βφ i M t+i Y t+i W t+i P t+i θ−1 θ−1 t 44 t=0 da cui possiamo ricavare il prezzo ottimale definito da ∞ P t i = μ E t ∑βφ i M t+i Y t+i P t i θ−1 ∞ t=0 E t ∑βφ M t+i Y t+i W t+i P t+i i 45 θ−1 t=0 Il prezzo ottimale dipende dai costi marginali correnti e futuri rappresentati dal salario reale,dai redditi e dal livello aggregato dei prezzi correnti e futuri. Se log-linearizziamo la (44) (Vedi Appendice 2) otterremo la nuova curva AS di offerta aggregata. π t = βE t π t+1 + cy t − y n = bE t π t+1 + cg t 46 dove g = y t − y rappresenta la differenza tra output corrente e output potenziale.L’output potenziale dipende da variabili esogene(progresso tecnico,variazioni dell’offerta del lavoro,etc.),mentre c puo’ essere inteso come un coefficiente che descrive la velocità di aggiustamento dei prezzi rispetto all’output gap e dipende sia dalla frequenza di aggiustamento dei prezzi che dall’elasticità del costo marginale rispetto all’attività economica. 1 − βφ1 − φϕ + σ Avremo che c = φ Si noti come anche in questo caso ci siano analogie formali con la curva di Phillips aumentata con le aspettative introdotta da Lucas(1972 ) e Sargent-Wallace(1975 ),ma differenze significative da un punto di vista sostanziale.Nella curva dI Phillips aumentata con le aspettative infatti il livello di produzione è crescente rispetto alla differenza tra livello dei prezzi corrente e livello dei prezzi atteso nel periodo precedente,mentre dalla n 11 (46) vediamo come la curva di offerta aggregata dipenda esclusivamente dal livello dei prezzi atteso nel futuro.Se iteriamo la (46) attraverso progressive sostituzioni otteniamo infatti che ∞ π t = E t ∑ β i cg t+i 47 i=0 Il tasso d’inflazione corrente dipende esclusivamente dai livello futuri dell’eccesso di domanda aggregata rispetto al livello di output potenziale e dai suoi effetti sui costi marginali futuri. Si noti inoltre dalla (46) che una politica monetaria che riesce a mantenere la produzione vicina al suo livello potenziale raggiunge automaticamente anche l’obiettivo di stabilizzare l’inflazione.Se il sistema economico dovesse essere esposto a shocks esogeni la politica monetria dovrebbe avere come obiettivo la minimizzazione dell’output gap per raggiungere anche la stabiizzazione dell’inflazione. 3.IL SETTORE MONETARIO SENZA LE CURVE AD E LM. Fino ad ora abbiamo analizzato il comportamento delle imprese e delle famiglie senza analizzare il mercato monetario.Quando si occupa di questo tema la letteratura prende in considerazione soprattutto il lato della domanda di moneta e si pone il problema di spiegare la ragione che spinge il pubblico a detenere moneta. Ci sono diversi modi per introdurre la moneta in un modello di equilibrio.Tutti hanno come fondamento l’idea che sia necessario distinguere la moneta da attività non monetarie perchè la moneta da un lato è utilizzata come mezzo di scambio e dall’altro facilita le transazioni e riduce i costi di transazione La ragione per l’introduzione della moneta nella funzione di utilità ”is of course that holdings of the economy’s medium of exchange provide transactions services thet reduces time or other resources needed in shopping ”(Mc Callum,Nelson (1999)). Possiamo scrivere la funzione di utilità aggiungendo un terzo argomento oltre al consumo e al lavoro i saldi monetari reali.Avremo ∞ E 0 ∑ β t UC t − FN t + M/P t=0 Nella trattazione del nuovo modello IS-LM () alle condizioni di equilibrio se ne aggiunge un’altra necessaria quando si inserisce nella funzione di utilità un altro argomento rappresentato dallo stock di moneta reale.(si veda Walsh (2000)). L’inserimento della moneta nella funzione di utilità ha come comseguenza l’introduzione di una nuova condizione di equilibrio e la derivazione di una funzione di domanda aggregata loglinearizzata che dipende dai saldi monetari reali. In questo caso avremo che l’utilità marginale della moneta deve essere uguale all’utilità marginale del consumo,cioè che il costo marginale di rinunciare ad una unità di consumo nel periodo corrrente è compensato dall’utilità marginale fornita dai servizi monetari. Questo tipo di visione della domanda di moneta potrebbe essere classificato in termini di metonimia.La domanda di moneta in realtà è domanda per i servizi resi dalla moneta che consentono di risparmiare tempo.La moneta è quindi secondo il suggerimento della sociologia contemporanea(vedi Parsons(1967),Luhmann(2001) una sorta di mezzo generalizzato di scambio,un universale evolutivo che accelera i processi di interazione sociale che tendono a crescere e a moltiplicarsi in una società che tende ad abbandonare modelli comunitari di organizzazione fondati sulla conoscenza reciproca. Nell’analisi del processo di trasmissione della politica monetaria è ingannevole procedere in termini di domanda e offerta perchè la funzione della moneta puo’ essere paragonata ad un bene pubblico che tutti utilizzano liberamente,una sorta di medium generalizzato che accelera i processi di interazione sociale (in questo caso di interazione 12 economica) come accade per altri elementi come il linguaggio,o il potere.Non rientra quindi nella funzione di utilità del singolo individuo e non è in competizione con il consumo e con il tempo libero. Da un un punto di vista teorico la teoria economica non ha ancora preso atto che si sta verifcando una separazione tra moneta come unità di conto e moneta come mezzo di scambio e di pagamento.Ormai la separazione tra le due funzioni si è materializzata cosicchè considerare l’equazione quantitativa come canale di trasmissione della politica monetaria e come il modo per spiegare la neutralità della moneta nel lungo periodo conduce a conclusioni sbagliate.E’ difficile capire il significato di disequilibrio sul mercato della moneta e questo lo si comprende meglio prendendo in considerazione il mercato monetario dal lato dell’offerta di moneta. Nella trattazione tradizionale l’offerta di moneta viene considerata esogena( e stocastica),cioè si ritiene che la Banca Centrale fissi la quantità di base monetaria,senza alcun legame con l’evoluzione dell’economia e che il tasso d’interesse si determini sul mercato monetario residualmente dopo che la Banca Centrale ha fissato la quantità di moneta.Il tasso di interesse viene cioè considerato endogeno.Ma è ormai prassi consolidata da tempo per le Banche Centrali fissare il tasso di interesse a breve in funzione dei targets di inflazione e disoccupazione.Il tasso di interesse è una variabile in un certo senso esogenamente data,che viene stabilizzata dalla base monetaria creata dalla Banca Centrale. Una volta fissato il tasso di interesse, il pubblico decide il suo livello di indebitamento; di conseguenza modifica il suo vincolo di bilancio e la domanda aggregata viene alla fine determinata.Il sistema bancario soddisfa la domanda di credito perchè la Banca centrale offre(o distrugge) base monetaria sul mercato interbancario quando il tasso di interesse si discosta dal target.La moneta in questo caso è endogena.Le passività del sistema bancario si creano a fronte di un debito e servono per superare il vincolo rappresentato dal reddito corrente e dalla ricchezza accumulata.Da questo punto di vista piu’ che di ”cash in advance” si dovrebbe parlare di ”income in advance” e la quantità di base monetaria che viene creata endogenamente è allineata con la domanda di base del sistema bancario. La trasmissione della politica monetaria deve allora essere intesa come un’analisi degli effetti di una variazione del tasso di interesse definito da una funzione di reazione sulla domanda aggregata e sui prezzi.Non è uno squilibrio tra quantità domandata e quantità offerta di moneta che mette in moto un processo di aggiustamento stock-flussi come ipotizzano i monetaristi. Da queste premesse ne deriva un modello senza mercato monetario;la moneta funziona come unità di misura.Tutti i pagamenti vengono organizzati attraverso trasferimento di fondi automatici cosi’ come aveva intuito Wicksell(1898) La base monetaria si va progressivamente riducendo sia come riserva che come circolante.(si vedano le preoccupazioni di Friedman(2001).Questo non significa che la politica monetaria sia inefficace o che il sistema rischi di non essere piu’ controllabile,ma semplicemente che i canali di trasmissione e le variabili da prendere in considerazione sono altre rispetto alla tradizionale quantità di moneta. 4.LA FUNZIONE OBIETTIVO DELL’AUTORITA’ MONETARIA E LA REGOLA OTTIMALE UNDER COMMITMENT. La politica monetaria ottimale non deve essere necessariamente markoviana e minimizzare i gap correnti delle variabili di stato ma ha una componente inerziale legata agli shocks sperimentati nel passato,perchè deve influenzare le aspettative del settore privato.L’inerzia consente di ridurre sia il tasso d’interesse corrente e il tasso d’interesse futuro atteso. La presenza di un bias di stabilizzazione deriva dal fatto che la curva di Phillips del nuovo modello è differente dalla curva di Phillips aumentatata con le aspettative di Lucas perchè incorpora aspettative di variabili endogene future;quindi la politica 13 monetaria influenza anche le aspettative del settore privato nell’ipotesi di committment.Nei modelli forward-looking il tema della time-consistency riguarda non un eventuale possibile inganno per accelerare il tasso di crescita alla Barro-Gordon,quanto piuttosto l’influenza della politica monetaria sulle aspettative.Di qui la necessità di una politica inerziale. La politica monetaria della Banca Centrale determina il livello del tasso di interesse a breve secondo la regola di Taylor,ma le decisoni di spesa sono influenzate dall’intera struttura futura dei tassi d’interesse nominali e dei tassi di inflazione attesi,dalla struttura a termine dei tassi di interesse.Il primo effetto rilevante di una politica monetaria restrittiva in un’economia senza moneta è rappresentato da un aumento dei tassi di interesse reali e dalla scomparsa dell’effetto saldi monetari reali.Le modalità in cui si manifesta l’intervento di politica monetaria sono anche significative per giustificare l’effetto persistente sul mercato dei beni di una restrizione.Il meccanismo di trasmissione della politica monetaraia è influenzato dalla politica monetaria e dalle reazioni dei mercati finanziari alla politica monetaria;questo determina la struttura a termine dei tassi di interesse;a sua volta la struttura a termine determina i livelli di produzione. Possiamo a questo punto riscrivere le equazioni (25) e (46) aggiungendo alcuni termini di disturbo e introdurre successivamente la funzione obiettivo dell’autorità monetaria seguendo una prassi consolidata che vede il problema della politica monetaria come la specificazione di una funzione di perdita della banca centrale con la struttura dell’economia che agisce come vincolo al suo comportamento ottimale.La soluzione deriva quindi il tasso d’interesse come soluzione di un problema di ottimizzazione intertemporale. L’introduzione di stock stocastici è utile anche perchè consente di catturare un trade-off tra inflazione e output gap che mancava nel precedente modello.Ad esempio se prendiamo in considerazione la (46) vediamo come in assenza di shock esogeni non c’è contraddizione tra una politica monetaria che ha come obiettivo un tasso di inflazione stabile e una politica monetaria che ha come obiettivo la stabilità della produzione.Quando y t − y n = 0 abbiamo come conseguenza che anche il tasso di inflazione è uguale a zero. La (25) diventa y t = E t y t+1 − σ −1 i t − E t π t+1 + u t 48 dove u t rappresenta un tipo di spesa diversa (spesa pubblica o piu’ in generale quella che nel linguaggio keynesiano si chiamerebbe componente autonoma della spesa) che segue un processo autoregressivo di prim’ordine u t = θ u u t−1 + ε ut 49 dove ε ut rappresenta un’innovazione a media zero e varianza 0 < θ u < 1. Riscriviamo poi la (46) come π t = βE t π t+1 + cy t − y n = βE t π t+1 + cg t + z t 50 dove z rappresenta uno shock dal lato dell’offerta;è un processo autoregressivo di prim’ordine tale per cui z t = θ z z t−1 + ε zt 51 dove ε zt è un’innovazione a media zero varianza e 0 < θ z < 1. Se supponiamo per semplicità che θ z = 0 e che quindi lo shock dal lato dell’offerta sia white noise,possiamo vedere l’esistenza di un trade-off risolvendo la (50) in avanti attraverso il metodo delle sostituzioni ripetute e ottenendo cosi’ ∞ π t − z t = c ∑ β i E t y t − y n t+i 52 i=0 14 Uno shock dal lato dei costi implica quindi un aumento dell’inflazione e una diminuzione della produzione rispetto all’produzione potenziale. Le innovazioni che compaiono nella 49 e nella 51 non sono in alcun modo correlate tra loro. Il fatto che regole semplici di politica monetaria inducano equilibri indeterminati ha sollecitato la ricerca di una soluzione ottimale del problema di politica monetaria ottenuta da una procedura di ottimizzazione intertemporale utilizzata per analizzare anche i comportamenti e gli obiettivi dell’autorità monetaria intesi come espressione delle preferenze della società. La politica monetaria si propone come obiettivo la minimizzazione di una funzione di perdita definita per ogni periodo da ∞ W = E0 ∑ βtLt 53 t=0 dove 0 < β < 1 rappresenta il fattore di sconto mentre L t = π 2t + αy t 2 54 con α > 0 rappresenta il peso attribuito all’output gap.In questo caso si parla di flexible inflation targeting.Quando α = 0 si avrà strict inflation targeting secondo la distinzione proposta da Svensson(1997) e la Banca Centrale trascura completamente la stabilizzazione dell’output. Risolvere il problema di ottimizzazione significa determinare l’evoluzione ottimale dell’inflazione e dell’output gap,nonchè del tasso di interesse inteso come strumento che assicura il raggiungimento dell’obiettivo ottimale. La 53 rappresenta quindi il valore atteso della somma scontata delle deviazioni quadratiche della produzione corrente dalla produzione potenziale e dell’inflazione corrente dall’inflazione zero assunta come obiettivo.Tale funzione rappresenta un’approssimazione alla vera funzione di utilità attesa del consumatore rappresentativo cosi’ come dimostrato da Woodford-Rotenberg(1997) ;la sua trattabilità analitica all’interno dei modelli quadratico lineari del controllo ottimale ha favorito la sua accettazione anche se non mancano critiche al riguardo(vedi Orphanides.-Wieland(2000) La Banca Centrale minimizza quindi la 53 soggetta ai vincoli rappresentati dalla (46)e dalla 25. Il problema nel caso di precommittment non puo’ essere affrontato utilizzando la programmazione dinamica a causa della presenza delle aspettative che impediscono una formulazione ricorsiva del problema di ottimizzazione come sottolineato da Kydland-Prescott(1977), perchè le scelte ottimali che il settore privato si aspetta siano realizzate in futuro influiscono sulle decisioni che imprese e famiglie devono prendere nel periodo corrente guardando al futuro.Il ricorso ad una formulazione lagrangiana consente di superare questo tipo di obiezione. Il corrispondente Lagrangiano puo’ essere definito come L = − 1 Et 2 ∞ ∑ βi 2 π t+i + αy t+i 2 + λ t+i π t+i − βπ t+i+1 − cg t+i − z t+i 55 i=0 da cui deriviamo le condizioni di prim’ordine ∂L = − 1 λ t+i−1 + π t+i + 1 λ t+i = 0 2 2 ∂π t+i 56 ∂L = αy t+i − c λ t+i = 0 2 ∂y t+i 57 15 ∂L = π + 1 λ = 0 t 2 t+i ∂π t 58 dove λ t+i rappresenta i moltiplicatori di Lagrange associati al vincolo (25) per ogni periodo t. Dalla 57 otteniamo λ t+i = 2α c y t+i che sostituito nella 56 ci dà la condizione di ottimalità under commitment definita da λπ t+i = −αy t+i − y t+i−1 59 60 Utilizzando la 60 e sostituendola nella 50 otteniamo una equazione alle differenze finite di second’ordine in y t+1 2 E t y t+1 = 1 + β −1 1 + cα y t − β −1 y t−1 + β −1 αc z t 62 che tenuto conto della 51 possiamo riscrivere in forma compatta come y = Ax 63 dove z t+1 y= yt E t y t+1 A= θz 0 0 0 0 1 β −1 αc −β −1 2 1 + β −1 1 + cα zt x= y t−1 yt Il polinomio caratteristico ha due radici reali inferiori a uno e una radice superiore a uno,definite da 1 + a ± a 2 − 4β −1 2 , dove a = 1 + β −1 1 + cα . θ z e da 2 Dato che il modello ha due variabili predeterminate y t−1 e z t e una variabile jump y t , possiede un’unica soluzione non esplosiva definita da y t = δy t−1 − ωz t 64 16 dove 0<δ<1 1 + a ± a 2 − 4β −1 δ= 2 cδ ω= α1 − δβz Sostituendo la 64 nella condizione di ottimalità 60 avremo la dinamica ottimale del tasso di inflazione π t = 1 − δy t−1+ αc ωz t La 64 e la 65 danno la dinamica ottimale dell’output gap e del tasso d’inflazione che rispettano la condizione di ottimalità e consentono di ricavare la regola che la Banca Centrale deve rispettare per conseguire la minimizzazione della funzione obiettivo. In equilibrio con aspettative razionali le previsioni ottimali del tasso di inflazione e dell’output si possono ottenere dalla (64) e dalla(65),avremo rispettivamente E t π t+1 = αc 1 − δδy t−1 − αc ω1 − δ − θ z z t E t y t+1 = δ 2 y t−1 − ωδ + θ z z t 65 66 67 Utilizzando la 66 e la 67 nella 48 otteniamo infine il tasso di interesse ottimale definito da i t = η y y t−1 + η z z t + η u u t 68 dove z η y = δ1 − δ 1 − ασθ c ασ ηz = ω σ 1 − δ − σ 1 − c η u = σ −1 Si noti come il tasso di interesse ottimale è positivamente correlato con lo shock da offerta e da domanda e con il livello di produzione del periodo antecedente.Nel caso in cui il comportamento della Banca Centrale fosse discrezionale il primo termine autoregressivo sarebbe uguale a zero e il tasso di interesse reagirebbe solo agli shock correnti da domanda e da offerta Combinando la 48, la50 e la 68 abbiamo infine la dinamica di output e tasso di inflazione che incorpora la scelta ottimale della Banca Centrale y t = E t y t+1 + σE t π t+1 − ση y y t−1 − ση z z t + u t 69 π t = αE t y t+1 + β + ασE t π t+1 − αση y y t−1 + 1 − αση z z t 70 La 69 descrive l’evoluzione dell’output e la 70 del tasso di inflazione quando la Banca Centrale adotta la regola ottimale 68. 5.LA CONDIZIONE DI EQUILIBRIO , L’INERZIA DELLA POLITICA MONETARIA OTTIMALE E I SUOI EFFETTI SULLA DINAMICA DELL’OUTPUT 17 La politica monetaria under commitment si caratterizza per essere inerziale.In caso di uno shock dal lato dell’offerta l’aumento dell’inflazione produce una politica monetaria restrittiva che si prolunga nel corso del tempo anche quando il tasso di inflazione è ritornato al suo livello di equilibrio perchè in questo tipo di disegno di politica monetaria la Banca Centrale influenza le aspettative del settore privato e quindi deve continuare a mantenere una politica restrittiva anche quando l’inflazione è scesa;solo cosi’ migliora il trade-off inflazione-disoccupazione. L’importanza del comittment deriva dal fatto che la politica monetaria deve influenzare le aspettative del pubblico perchè sono le aspettative che fanno da traino alle decisioni correnti sulla determinazione dei prezzi da parte delle imprese e sulle decisoni di spesa delle famiglie.In una politica discrezionale che non si occupa del futuro e riottimizza ad ogni intervallo di tempo il termine inerziale sarebbe uguale a zero. Dalla 68 si puo’ vedere come in assenza di shock nel periodo corrente la deviazione del tasso di interesse nominale dal suo valore di steady state dipende dalla deviazione dell’output rispetto allo steady state nel periodo precedente.;quanto piu’ è elevata la rigidità dei prezzi rappresentata dal parametro c tanto piu’ si protrae la politica restrittiva.I tassi continuano ad aumentare fino a quando i prezzi correnti non si sono ridotti al punto che l’inflazione corrente si è allineata all’inflazione obiettivo(nel nostro caso zero).In stato stazionario inoltre anche l’inflazione attesa si allinea a questo valore. La dinamica della produzione è influenzata dall’endogeneità della politica monetaria.Il segno negativo davanti al coefficiente( positivo e minore di uno) del termine autoregressivo sta a significare che in caso di un livello di produzione superiore a quello naturale l’aumento del tasso di interesse induce una riduzione della produzione che si protrae per tutto il periodo di transizione tra attivazione del controllo e raggiungimento del target .La dinamica autoregressiva della produzione in un modello in cui lo strumento esogeno è la quantità di moneta (vedi Chari et.al.(2002),Jeanne (1999)) mostra una persistenza molto debole e transitoria. .La ragione per la quale i due risultati sono antitetici dipende dal fatto che una politica monetaria restrittiva (intesa come riduzione del tasso di crescita della moneta) produce una riduzione del tasso di inflazione nel periodo corrente e nei periodi futuri a cui segue un aumento automatico della domanda aggregata(effetto Hume-Patinkin-Lucas).Nel caso invece in cui lo strumento è il tasso di interesse nominale un suo aumento necessario per contrastare uno shock dal lato dell’offerta produce un aumento del tasso di interesse reale e inizialmente una fase recessiva nel periodo corrente senza mettere in moto un meccanismo automatico di aggiustamento della domanda di segno opposto rispetto alla decisione di politica monetaria.Nei periodi successivi quando cambia di segno la politica monetaria induce un meccanismo simmetrico che risospinge il sistema verso lo stato stazionario.Ci troviamo di fronte ad una politica monetaria sequenziale che dovrebbe garantire il ritorno allo stato stazionario,mentre questo ritorno è garantito direttamente in caso di un modello in cui la quantità di moneta funziona coome strumento. La rigidità e la lentezza con la quale il sistema dei prezzi fissato dalle imprese reagisce alla politica monetaria non sono le cause della lentezza del processo di aggiustamento verso un nuovo stato stazionario ma determinano solo il periodo di tempo in cui la politica monetaria mantiene lo stesso segno. Come è chiaro dalla 69 le proprietà di persistenza dell’output a seguito delle scelte di z , che determina politica monetaria dipendono dal coefficiente ση y = σδ1 − δ 1 − ασθ c la persistenza sulla produzione degli effetti della politica monetaria Quanto piu’ il sistema economico presenta prezzi rigidi tanto piu’ la politica monetaria rimane restrittiva .La rigidità dei prezzi impedisce al tasso di interesse reale di diminuire in misura tale da contenere la domanda aggregata e ridurre l’inflazione da costi.,consentendo un allentamento della stretta.Se i prezzi fossero completamente 18 flessibili il tasso di interesse reale aumenterebbe immediatamente in un solo periodo in misura sufficiente a ridurre la domanda aggregata:l’inerzia della politica monetaria dipenderebbe dalla necessità della Banca Centrale di influenzare le aspettative razionali del settore privato,aumentando al contempo la sua credibilità Ricordiamo che il parametro c riassume la rigidità del sistema;quanto piu’ è elevato quanto piu’ è alto il numero di imprese che non modifica i prezzo dei loro prodotti. Un c elevato sta ad indicare che poche impresa cambiano il prezzo dei loro prodotti e quindi la politica monetaria incontra difficoltà ad abbassare i prezzi,ma questo non significa che nel caso in cui c fosse basso,al limite uguale a zero ci sarebbe un aggiustamento immediato al nuovo stato stazionario;proprio perchè questo viene impedito da due elementi:l’aumento del tasso di interesse reale e il proseguimento della politica monetaria restrittiva per ridurre le aspettative di inflazione. Gli effetti della politica monetaria e la persistenza sui livelli di produzione danno per scontato un altro elemento che concorre a definire la condizione di equilibrio.E’ infatti implicito che il tasso di interesse reale svolge un ruolo fondamentale nel modellare la distribuzione intertemporale della domanda e che una sua variazione ridefinisce la domanda aggregata presente e futura.Ma in quale direzione?L’ipotesi neoclassica tradizionale presuppone che in presenza di una politica restrittiva un aumento del tasso di interesse reale aumenta il risparmio corrente e il consumo futuro.in un modello a due periodi questo ragionamento è facilmente giustificabile.Ma vale anche quando si prendono in considerazione piu’ periodi? Il problema degli effetti persistenti di una politica monetaria restrittiva è legato anche al fatto che il legame tra tasso di interesse reale elevato e risparmio implica un tasso di crescita elevato del consumo,cosa che non trova conferma nelle indagini empiriche.In periodi in cui alti tassi di interesse segnalano una restrizione monetaria rallenta in modo permanente anche la dinamica del consumo. D’altro lato recenti stime empiriche dell’equazione di Eulero(Rudebusch2002) implicano una forte componente autoregressiva che dovrebbe in qualche modo essere spiegata in modo antitetico rispetto alla tradizione di Fisher e Wicksell che presuppone invece un aggiustamento automatico della composizione della produzione garantito dal tasso di interesse.La funzione del tasso di interesse reale è importante perchè essendo la sua variazione collegata ad una variazione della composizione del prodotto via effetto sostituzione assicura che il sistema economico sia sempre vicino al pieno impiego.Se è vero che la differenza fondamentale tra approccio quantitativo e approccio tasso di interesse alla valutazione della politica monetaria risiede nella opposta reazione della domanda aggregata alla restrizione della moneta nel periodo corrente, è altrettanto vero che nella nuova sintesi neoclassica la curva IS definita da un’equazione di Eulero log-linearizzata implica che la sostituzione di consumo corrente con consumo futuro a causa di un aumento del tasso di interesse induce piu’ risparmio corrente e nel periodo successivo un aumento del consumo e della produzione;dall’equazione di Eulero infatti si deduce che la riduzione della domanda aggregat nel periodo corrente è compensata da una successivo aumento della domanda nel periodo successivo;la persistenza delll’aumento dei tassi di interesse reali puo’ esssere spiegata dalla rigidità dei prezzi e quindi dalla lentezza con la quale il tasso di inflazione si avvicina al target. 6.POLITICA MONETARIA ESOGENA,QUANTITA’ DI MONETA ED EFFETTO LIQUIDITA’. Quando la moneta è stata introdotta nei modelli di equilibrio economico generale gli effetti della politica monetaria sono stati analizzati ipotizzando una regola monetaria esogena. Tale regola è definita solitamente come una regola del tasso di crescita della quantità di moneta in termini di un processo AR(1).Il carattere esogeno della regola di politica monetaria è stato mantenuto in tutti gli studi piu’ recenti e il meccanismo di trasmissione della politica monetaria è stato analizzato cercando di capire gli effetti che una 19 variazione stocastica del tasso di crescita della moneta aveva sul tasso di interesse e sulle variabili reali.Esiste larga convergenza sul fatto che i modelli di equilibrio economico generale dinamico con prezzi rigidi non sono in grado di replicare un fenomeno empirico largamente accettato:l’effetto liquidità:in presenza di una politica monetaria espansiva i tassi di interesse scendono mentre quando la politica monetaria diventa restrittiva i tassi salgono.La conclusione di tali modelli è esattamente opposta.Una politica monetaria espansiva determina un aumento dell’inflazione futura e, in un mondo di aspettative razionali, questo significa un aumento del tasso di interesse nominale,non la sua diminuzione. Per capire come tale conclusione chiaramente controfattuale derivi dal modello che abbiamo introdotto in precedenza è sufficiente riprendere la versione loglineare dell’equazione di Eulero e,interpretandola come equazione di Fisher, scrivere il tasso di interesse nominale come somma del tasso di interesse reale e del tasso di inflazione atteso Avremo che la condizione di equilibrio intertemporale nell’ipotesi di funzione di utilità CRRA sarà data da 1 r t − E t π t+1 + E t c 71 ct = − σ t+1 L’equazione 71 puo’ essere utilizzata per chiarire i legami tra tasso di interesse,inflazione e politica monetaria.Ricaviamo dalla (71) il tasso di interesse nominale.Avremo r t = σE t c t+1 − c t + E t π t+1 72 Dalla (72) vediamo come il tasso di interesse nominale sia definito dalla somma del tasso di interesse reale e del tasso di inflazione atteso) in linea con i fondamentali fisheriani. Se introduciamo ora una funzione di domanda di moneta loglineare supponendo che l’elasticità rispetto al tasso di interesse sia uguale a zero e l’elasticità rispetto al reddito sia uguale a uno otteniamo m−p = c 73 tale espressione puo’ essere vista anche come un vincolo cash-in advance. Utilizzando la (72) e la (73) possiamo definire il tasso di interesse come r t = σE t m t+1 − m t + σ −1 1 − σE t π t+1 74 Dalla 74 vediamo come un aumento dell’offerta di moneta possa determinare una diminuzione del tasso di interesse soltanto se il parametro σ che rappresenta l’avversione al rischio è molto elevato. In termini della (72) questo significa ad esempio che per avere una riduzione del tasso di interesse reale a seguito di una politica monetaria espansiva l’aumento dei prezzi attesi deve essere piu’ che compensato da una diminuzione del tasso di crescita del consumo che viene amplificato da un valore molto elevato dell’avversione al rischio.Una riduzione del tasso di interesse nominale genera come effetto sostituzione un incremento del consumo corrente e successivamente una riduzione del consumo futuro,un tasso di crescita negativo del consumo.Se l’avversione al rischio è molto alta(e l’elasticità di sostituzione intertemporale è molto bassa) questo significa che la riduzione del tasso interesse reale crea l’effetto liquidità. E’ curioso notare come parametri molto elevati dell’avversione al rischio siano invocati anche per dare una spiegazione del premio per il rischio e rifiutati come soluzione perchè poco plausibili(si veda Cochrane1997 e Sargent-Ljungqvist2000) Un’alternativa significativa a questo tentativo di soluzione è rappresentata dall’ idea di Lucas1990 e Fuerst 1992secondo la quale i mercati finanziari sono segmentati e quindi la variazione dell’offerta di moneta non viene inizialmente assorbita dalle famiglie 20 ma solo dagli intermediari finanziari.Il mercato finanziario risulta quindi essere in una condizione di abbondanza di liquidità che conduce ad una riduzione del tasso di interesse.Questo spiegherebbe l’effetto liquidità nel breve periodo che viene successivamente riassorbito nel lungo periodo quando anche le famiglie rientrano sui mercati finanziari;a meno che non venga stabilito a priori che le famiglie non partecipano in modo permanente ai mercati finanziari. 7.POLITICA MONETARIA ENDOGENA,TASSO DI INTERESSE ED EFFETTO LIQUIDITA’. Analizzare gli effetti della politica monetaria supponendo un processo stocastico esogeno,non tiene conto del fatto che una variazione della politica monetaria si manifesta in connessione con l’andamento del ciclo economico.I banchieri centrali sono soggetti razionali e non possono essere confusi con generatori di numeri casuali. In secondo luogo in questi modelli Il meccanismo di trasmissione non è piu’ il meccanismo monetarista; piu’ base monetaria ,effetto sostituzione sul portafoglio di attività finanziarie e reali (vedi Brunner Meltzer 1972),rivalutazione degli stocks e riduzione flusso della domanda ma è rappresentatao dall’influenza del tasso d’interesse reale sul costo marginale e sul mark-up.E’ solo la modifica di queste variabili che induce una variazione dell’inflazione.Se l’inflazione è troppo alta solo riducendo il costo marginale si ottiene una riduzione dei prezzi;l’aumento dei tassi di interesse è lo strumento attraverso il quale l’autorità di politica monetaria influenza i costi correnti e futuri, Tralasciando in questa sede gli effetti della politica monetaria sulla distribuzione del reddito che mette in luce comunque un limite dei nuovi modelli di sintesi neoclassica a causa del comportamento controciclico dei profitti,possiamo concentrarci sul comportamento del tasso di interesse e dell’output per capire se l’uso del tasso di interesse reale anziche della quantità di moneta per misurare le conseguenze sulla produzione di una politica monetaria restrittiva possa contribuire a spiegare due importanti puzzles:l’effetto liquidità e la conseguente permanenza degli effetti che una variazione del tasso di interesse produce sull’output. Cerchiamo di analizzarli .Entrambi si riferiscono al comportamento dei tassi di interesse a seguito di una variazione della politica monetaria. Innanzitutto in condizioni di stato stazionario il tasso di interesse reale definito da Fisher come differenza tra tasso di interesse nominale e tasso di inflazione atteso coincide con il tasso di interesse naturale di Wicksell inteso come quel saggio di interesse che coordina le decisoni di risparmio e di consumo corrente e futuro in un modello senza accumulazione di capitale in cui gli agenti si incontrano sui mercati finanziari per redistribuire nel corso del tempo i loro consumi secondo il principio dell’equimarginalità.Il tasso dinteresse naturale cosi’ determinato presuppone l’esistenza di mercati reali completi in un mondo alla Debreu. In caso di una variazione della politica monetaria, la riduzione(l’aumento) osservata dei tassi di interesse nominali si presenta come un fenomeno in cerca di spiegazione perchè una politica monetaria restrittiva conduce ad un rallentamento del tasso di crescita della moneta,ad una riduzione del tasso di inflazione e successivamente ad una riduzione del tasso di interesse nominale.Il tasso di interesse dovrebbe scendere anzichè salire in un mondo di aspettative razionali. Nella nuova sintesi neoclassica questo si puo’ spiegare se si prendono in considerazione gli effetti del tasso di interesse reale sulla domanda aggregata,anzichè seguire le variazioni della quantità reale di moneta.In quest’ultimo caso infatti per spiegare gli effetti della politica monetaria e spiegare l’effetto liquidità è necessario introdurre una qualche forma di rigidità che in questo contesto assume la forma di partecipazione limitata al mercato finanziario da parte delle famiglie. L’aumento della quantità di moneta viene assorbito solo da una parte del pubblico,mentre le famiglie entrano con un certo ritardo sul mercato finanziario e 21 l’eccesso di liquidità che si forma crea le condizioni per una diminuzione del tasso di interesse La quasi totalità degli economisti ritiene che gli effetti di lungo periodo della politica monetaria si manifestino sui prezzi,non sulle quantità e al tempo stesso è consapevole che la produzione è influenzata dalla politica monetaria nel breve periodo.Questo fatto ha contribuito a definire una strategia di ricerca degli effetti della politica monetaria centrata sull’ipotesi di rigidità dei mercati che tende a rallentare il processo di convergenza allo stato stazionario di lungo periodo a seguito di uno shock e a dimostrare gli effetti reali di breve della politica monetaria.Ma una volta che le rigidità si sono risolte l’effetto svanisce.Questo vale anche per i modelli a partecipazione limitata ;quando le famigli aggiustano le loro decisioni di consumo e risparmio dopo la variazione dell’offerta di moneta il tasso di interesse sale. In tutti modelli proposti una variazione esogena del tasso di crescita della quantità di moneta significa immediatamente un aumento dellla domanda aggregata e un adeguamento proporzionale dei prezzi.Il tasso di interesse di Fisher è sempre allineato al tasso naturale di Wicksell.L’output non è influenzato dalla politica monetaria.La sabbia negli ingranaggi del processo di convergenza è l’unico modo per spiegare gli effetti reali della politica monetaria nel breve periodo. Ma queste spiegazioni non riescono a giustificare il problema della persistenza della riduzione del tasso di interesse.Il modello CIA ad esempio alla Lucas-Fuerst ipotizza che l’effetto liquidità sia spiegato da un ritardo delle famiglie ad adeguare le loro decisioni a seguito di una variazione dell’offerta di moneta.Tale variazione riguarda inizialmente unicamente le imprese e il settore finanziario.Il livello dell’offerta dei fondi al settore finanziario è predeterminato nel breve periodo e quindi l’aumento dell’offerta di moneta si traduce in un aumento di liquidità interamente assorbito dal settore bancario e successivamente dal sistema delle imprese.Ma quando le famiglie prendono atto della nuova politica monetaria e modificano il livello dei loro depositi,l’effetto liquidità scompare. I due effetti sono invece pienamente spiegabili se ci riferiamo direttamente al tasso di interesse nominale come strumento d’intervento della Banca Centrale all’interno del nuovo modello di sintesi neoclassica ,se cioè consideriamo gli effetti di una politica monetaria endogena,anzichè esogenamente data.L’autorità monetaria reagisce allo stato dell’economia,non fissa il tasso di rescita della moneta a caso. Esaminiamo gli effetti di una politica monetaria restrittiva.In seguito ad uno shock dal lato dei costi la Banca Centrale,data la funzione obiettivo decide di aumentare il tasso di interesse.Dal momento che i prezzi sono nel breve periodo parzialmente rigidi questo si traduce in aumento del tasso di interesse reale a breve e a lungo termine.L’aumento dei prezzi avrà una dinamica piu’ contenuta e i tassi continueranno ad aumentare fino a quando il tasso di inflazione sarà tornato in linea con il valore obiettivo perseguito dall’autorità di politica economica.In tutto questo periodo l’effetto liquidità è spiegabile direttamente senza far ricorso all’ipotesi di partecipazione limitata,ma semplicemente tenendo conto del fatto che il tasso di interesse nominale di breve periodo è controllato dalla Banca Centrale che restringe la liquidità e aumenta i tassi fino a quando il tasso di inflazione corrente si è allineato al tasso di inflazione obiettivo.Il tasso di interesse nominale aumenta mentre il tasso di inflazione corrente continua a scendere fino a quando non siallinea con l’obiettivo della politica monetaria(tasso di inflazione zero nel nostro caso). I casi sono due:o supponiamo che la Banca Centrale controlli i tassi di interesse e allora l’effetto liquidità risulta essere indipendnete dai parametri delle preferenze oppure ipotizziamo che la banca Centrale non sia in grado di agire sui tasi di interesse nominali,ma in questo caso dovremmo riconoscere l’impotenza della politica monetaria. Non è possibile ottenere una riduzione dell’inflazione se non agendo sulla domanda aggregata via tasso di interesse reale..Fino a quando la Banca Centrale non ha 22 conseguito l’obiettivo di stabilizzare l’inflazione il tasso di interesse nominale continuerà ad aumentare,la domanda aggregata e l’inflazione continueranno a scendere.La forbice tra tasso nominale e inflazione continuerà quindi ad allargarsi generando cosi’ un aumento persistente del tasso di interesse reale. Ma una volta abbandonata l’idea che è una variazione della quantità di moneta che rappresenta lo strumento attraverso il quale viene trasmessa la politica monetaria anche il tema della persistenza dell’effetto liquidità è direttamente spiegabile dal momento che la riduzione dell’output continua fino a quando la politica monetaria resta restrittiva.La differenza piu’ rilevante rispetto ad una politica economica centrata sulla quantità di moneta risiede nel fatto che una politica monetaria restrittiva provoca un aumento dei tassi di interesse reali e una riduzione dell’output che è permanente,fino a quando la politica non cambia di segno.Allora si apre la possibilità del ritorno al pieno impiego:questo è un elemento fondamentale che differenzia il tasso di interesse dalla quantità di moneta come meccanismo di trasmissione.Qualsiasi variazione positiva o negativa della quantità di moneta produce neutralità nel periodo corrente se le aspettative sono razionali,mentre qualsiasi variazione del tasso di interesse reale produce un effetto persistente sui livelli di produzione. In questo caso è possibile avere equilibri di sottooccupazione a meno che la successivo diminuzione del tasso di interesse non sia in grado di riportare il sistema al pieno impiego,ma la cosa non è automatica perchè nel frattempo sono cambiati i vincoli di bilancio e il reddito permanente. La non neutralità di breve periodo ottenuta dalla tradizione Fisher/Taylor e incorporata nella nuova sintesi neoclassica presuppone che la domanda aggregata sia legata alla teoria quantitativa.E’ paradossale che la quantità di moneta sulla quale ironizzava Keynes serva per consolidare l’idea che la moneta è neutrale nel lungo periodo.Una convergenza rallentata al nuovo stato stazionario è la proposta neokeynesiana;ma anche se i mercati fossero perfettamente flessibili a seguito di uno shock dal lato dei costi l’inflazione corrente salirebbe,la Banca Centrale aumenterebbe il tasso di interesse nominale e di conseguenza anche il tasso di interesse reale salirebbe provocando una recessione. Se il tasso di inflazione fosse stazionario e coincidente con l’obiettivo della politica monetaria,il livello di produzione sarebbe uguale al livello di produzione naturale e il tasso di interesse nominale sarebbe uguale alla somma del tasso di interesse naturale e del tasso di inflazione corrente e atteso. Supponiamo che in stato stazionario il tasso di inflazione sia pari al 2% e il tasso dinteresse reale sia pari al 2%.Il tasso di interesse nominale sarà pari al 4% .Un aumento esogeno del prezzo delle materie prime spinge il tasso d’inflazione al 4%.Se il target della Banca Centrale resta al 2% la politica monetaria per riportare il sistema al 2% di inflazione dovrà alzare il tasso di interesse al di sopra del 4% corrente.Con aspettative razionali e perfetta flessibilità dei prezzi il tasso di inflazione torna la 2%,ma il tasso di interesse nominale sarà superiore al 4% precedente a causa della politica monetaria restrittiva,mentre il tasso reale sarà superiore al 2% provocando una fase recessiva.Fino a quando il tasso di inflazione supera l’obiettivo la Banca Centrale aumenta il tasso di interesse nominale;quando l’inflazione è allineata con l’obiettivo il tasso di interesse reale è superiore rispetto a quello che si aveva in steady state e il livello di produzione conseguentemente inferiore rispetto allo stato stazionario di partenza.In questo momento la politica monetaria ottimale suggerisce che il tasso di interesse puo’ cominciare a scendere. Come è stato sottolineato da Goodfriend (2001la politica monetaria arriva a questo punto attraverso aggiustamenti di dimensioni contenute che avvengono sempre nella stessa direzione;nel nostro caso aumenti contenuti del tasso di interesse nominale continuano a piccoli passi per evitare probabilmente turbative dei mercati finanziari.Una volta raggiunto l’obiettivo la direzione dei tassi di interesse cambia,ma il periodo di tempo che intercorre l’ultima mossa restrittiva e la prima mossa espansiva è piu’ lungo 23 di quello che si verifica quando la politica monetaria è unidirezionale.Questo ben si accorda con il carattere inerziale della politica monetaria ottimale cosi’ come è rappresentato dalla (68) La relazione tra tasso d’interesse e tasso d’inflazione risulta essere immediamtamente derivabile dalle due equazioni IS e As che fondano il modello. Sostituendo la (48) nella (50) otteniamo infatti π t = βE t π t+1 + cE t y t+1 − σ −1 i t − E t π t+1 + u t − y n 75 π t = βE t π t+1 − cσ −1 i t + Ω 76 da cui ricaviamo dove Ω = cE t y t+1 + σ −1 E t π t+1 + u t − y n e la relazione inversa tra tasso d’interesse nominale e tasso d’inflazione è evidente. La rigidità dei prezzi rallenta il ritorno al target di inflazione della politica monetaria;la perfetta flessibilità lo accelera, ma non puo’ impedire la recessione indotta dall’aumento dei tasso nominale.L’aumento del tasso nominale infatti determina una riduzione delle aspettative di inflazione futura tanto piu’ elevato quanto piu’ la politica monetaria risulta credibile.La riduzione dei prezzi attesi produce un effetto negativo sulla domanda aggregata a causa dell’aumento dei tassi reali..Se invece la domanda aggregata dipende dallo stock reale di moneta,la politica restrittiva con perfetta flessibilità dei prezzi e aspettative razionali genera automaticamente nel periodo corrente un nuovo stato stazionario a parità di output e sentiero inflazionistico al 2%.La riduzione dei prezzi in questo caso agisce positivamente sulla domanda aggregata,non negativamente come nel caso precedente.Il ritorno al llo stato stazionario risulta automatico; non è quindi necessario un cambiamento di direzione della politica monetaria e del tasso di interesse.E’ evidente come questa descrizione della politica monetaria sia controffattuale,perchè suppone un meccanismo edi aggiustamento endogeno del tasso di interesse nominale.Nel nuovo equilibrio il tasso di interesse nominale si sarà ridotto nella stessa percentuale della riduzione dell’inflazione ma l’analisi della transizione tra stati stazionari non viene analizzata,mentre il processo di convergenza si da quasi per scontato. La politica monetaria vista attraverso il tasso di interesse reale si manifesta come un processo nel quale si susseguono fasi attive e fasi di non azione nelle quali i tassi di interesse restano stabili. La differenza piu’ rilevante resta nel fatto che nelle fasi attive la politica monetaria restrittiva si realizza attraverso un aumento progressivo dei tassi di interesse.In un periodo successivo nel quale i tassi restano a quel livello e successivamente in un terzo periodo nel quale i tassi scendono in modo costante. Contrariamente al caso in cui lo strumento è rappresentato dalla quantità di moneta l’eventuale ritorno allo stato stazionario si realizza alla fine dei tre periodi mentre nel modello quantità di moneta esogena la convergenza si realizza a seguito di una variazione della politica monetaria o restrittiva o espansiva, L’esistenza di piu’ stadi implica che la catena puo’ ad un certo punto interrompersi e non generare convergenza,ma equilibri di sottooccupazione. Inoltre l’aspetto dinamico della politica monetaria fondata sul tasso di interesse significa che la modifica nei tassi viene introdotta dalla Banca centrale avendo come riferimento una situazione diversa dallo stato stazionario.Quando la Banca centrale decide di dimuire i tassi di teresse ad esempio ha già creato in precedenza riduzione dell’output e della occupazione per idurre il tasso di inflazione.La riduzione del reddito corrente e presumibilmente del reddito atteso influenza l’efficacia della politica monetaria espansiva.Nella fase di contrazione il valore del reddito permanente si riduce perchè aumenta il tasso di sconto di tutti i flussi futuri attesi e perchè dimuisce il valore dei 24 flussi. In termini del modello che abbiamo presentato possiamo evidenziare la relazione tra tasso di inflazione e tasso di interesse analizzando il meccanismo di trasmissione della politica monetaria. 8.EFFETTI TRANSITORI E SIMMETRICI DELLA DELLA POLITICA MONETARIA NEL MODELLO NNS. In un influente paper Chari,Kehoe,Mcgrattan2002 hanno affrontato il tema della persistenza proponendo un modello simile da un punto vista formale a quello inizialmente proposto da Taylor1979. Taylor propone un modello nel quale i salari sono scaglionati nel corso del tempo secondo una cadenza deterministica e producono un’evoluzione delle principali variabili macroeconomche simile a quello che incontriamo nei cicli economici del dopoguerra,e in particolare sostiene che shocks monetari non sono neutrali e generano variazioni persistenti nel livello della produzione e dell’occupazione. Il modello di Taylor non era comunque un modello microfondato e la nascita della Nuova Sintesi Neoclassica che accostava il ciclo economico reale alle rigidità keynesiane ha offerto l’opportunità di verifcare in tale ambito le conclusioni di Taylor. A differenza del modello di Taylor i parametri del modello di Chari et al. vengono ricavati esplicitamente da un modello microfondato e questi autori giungono ad una conclusione opposta rispetto a Taylor.L’ipotesi di prezzi scaglionati inserita nel contesto di un modello microfondato non è in grado di produrre nessuna persistenza della politica monetaria;la causa vien individuata nell’elevata elasticità prociclica che questi modelli attribuiscono al costo marginale. Taylor pensava che l’effetto persistente della politica monetaria potesse essere spiegato con il fatto che una variazione della quantità di moneta dovesse essere compensata da un aggiustamento dei prezzi distribuito nel tempo da parte delle imprese.In caso di variazione simultanea i nuovi prezzi sarebbero variati in proporzione alla variazione della moneta senza effetti reali. L’aggiustamento sequenziale avveniva in modo tale che l’impresa che variava i prezzi fissava i nuovi livelli ad un livello intermedio tra il prezzo iniziale e il prezzo di equilibrio del mercato.le imprese cioè preferivano defnire i loro prezzi in termini del prezzo medio anzichè del prezzo di equilibrio,cosicchè una variazione della quantità nominale di moneta finiva con l’avere effetti reali perchè i saldi monetari reali erano superioiri o inferiori al livello precedente la variazione della politica monetaria. L’obiezione di Chari et.al. a questa conclusione sostiene che il modello ad hoc di taylor non tiene conto delle reazioni del mercato del lavoro alla politica monetaria. Ad esempio nel loro modello una politica monetaria restrittiva non puo’ avere effetti permanenti,perchè una riduzione della domanda di lavoro sarebbe seguita da un aumento dell’offerta di lavoro.Il pubblico sentendosi meno ricco offrirebbe piu’ lavoro e questo spingerebbe le imprese a che so trovano di fronte a una forte riduzione dei costi di produzione a ridurre i loro prezzi e ad allinearli al prezzo di equilibrio di lungo periodo per evitare di perdere quote di mercato a causa dei prezzi troppo elevati.Microfonndando il modello l’incentivo a determinare un livello dei prezzi vicino al suo valore di equilibrio è molto piu’ forte e spiega di conseguenza la mancanza di persistenza.Sia nei modelli neokeynesiani alla Fisher-Taylor che nei modelli neokeynisiani con rigidità nominali e/ o reali la rigidità dei prezzi condiziona la velocità di ritorno all’equilibrio.Questo vale sia per una politica monetaria espansiva,che per una politica monetaria restrittiva.Ognuna delle due politiche presa in sè genera un ritorno al pieno impiego rallentato dalla presenza di rigidità.A differenza del modello di Taylor in cui la ridefinizione dei prezzi ha una cadenza deterministica il modello di Calvo fatto proprio dall sintesi neoclassica è un meccansimo stocastico di aggiustamento parziale il cui grado di reattività è inferiore rispetto al modello di Taylor,anche se le conclusioni 25 qualitative sono simili. L’idea che la politica monetaria abbia effetti transitori sui livelli di produzione si ritrova anche quando abbandoniamo l’indicatore quantità di moneta e utilizziamo l’equazione di Eulero per analizzare gli effetti sulla domanda aggregata di una variazione del tasso di interesse nominale secondo la proposta della Nuova Sintesi Neoclassica. La ragione si ricava facilmente dalla (22) Se ipotizziamo una funzione di utilità CRRA l’equazione di Eulero implica che il tasso di interesse reale è proporzionale al tasso reale di crescita del consumo.La letteratura empirica(si veda per tutti Christiano,Eichenbaum e Evans1999 dimostra invece che una contrazione monetaria ha inizialmente un effetto modesto sul consumo ,mentre successivamente la riduzione del consumo si accentua e il tasso di crescita atteso rallenta.Esiste quindi una correlazione negativa tra tasso d’interesse nominale e reale da un lato e crescita del consumo dall’altro che deve essere giustificata. L’equazione di Eulero (22) implica infatti che il prezzo di una obbligazione sia definito come 1 = βE t 1 + it U ′ C t+1 P t U ′ C t P t+1 77 che in termini reali puo’ essere definita come 1 = βE t 1 + rt U ′ C t+1 U ′ C t 78 dove r è il tasso di interesse reale, i il tasso dinteresse nominale e P il prezzo di una unità di bene di consumo. Se facciamo l’ipotesi che la funzione di utilità istantanea sia di tipo CRRA l’equazione di Eulero 78 diventa −γ Pt 1 = βE t C t+1 79 P t+1 Ct 1 + rt Se infine avanziamo l’ipotesi che il tasso di crescita del consumo abbia una distribuzione lognormale (Hansen-Singleton(1982)otteniamo γ2 1 = exp ln β − γE t c t+1 − c t + varc t+1 80 1 + rt 2 Prendendo i logaritmi otteniamo infine γ2 ln c t+1 2 Dalla (81) si vede come il tasso di crescita del consumo sia sostenuto quando i tassi di interesse reali sono alti cioè quando la politica monetaria diventa restrittiva.Il pubblico risparmia di piu’ nel periodo corrente e consuma di piu’ in futuro. Un aumento del tasso di interesse inizialmente produce una riduzione della domanda e della produzione via effetto sostituzione, ma questo effetto temporaneo è immediatamente seguito da un aumento del tasso di crescita del consumo e del reddito.;anche in questo caso come nel caso della quantità di moneta.una politica monetaria restrittiva non produce effetti reali,anche se il meccanismo di trasmissione si presenta in modo diverso. Secondo la Nuova Sintesi Neoclassica il tasso di interesse reale si accompagna ad un elevato tasso di crescita del consumo;questo è un risultato chiaramente controfattuale perchè in presenza di una politica monetaria restrittiva il tasso di crescita del consumo rallenta,anzichè aumentare come suggerito dall’equazione di Eulero.Questo significa che l’abbandono della teoria quantitativa e l’uso del tasso di interesse per l’analisi della politica monetaria si scontra con l’incapacità dell’equazione di Eulero di stabilire una ln1 + r t = β + γE t ln c t+1 − ln c t − 26 81 connessione significativa tra politica monetaria e dinamica della produzione. Un secondo elemento che la nuova sintesi neoclassica non è in grado di spiegare è rappresentato dall’asimmetria delle fasi di espansione e di recessione.Ormai da molto tempo la ricerca econometrica dopo il contributo di Nefci(1984) e di Hamilton (1989) ha acquisito crescente consapevolezza del fatto che l’evoluzione ciclica presenta significative asimmetrie nei livelli e nei tassi di crescita dell’output e della produzione.In particolare le fasi recessive intese come allontanamento da un trend stocastico si presentano come riduzioni significative e concentrate in un breve periodo di tempo,mentre le fasi espansive hanno una dinamica piu’ smooth con tassi di crescita contenuti,la cui durata si presenta piu’ protratta nel tempo(Si vedano Beaudry-Koop(1993),Potter(1999), Acemoglu-Scott (1997)). La nuova sintesi neoclassica descrive il ciclo economico in termini simmetrici,dove le recessioni e le espansioni hanno le stesse caratteristiche;sono solo cambiate di segno. D’altro lato il fatto che le aspettative dell’output futuro risultino poco significative nella determinazione dell’output corrente cosi’ come segnalato da Fuhrer-Rudebusch-(2002 segnalano la presenza di una componente autoregressiva che mal si accorda con la trattazione standard della nuova sintesi neoclassica che enfatizza invece il livello atteso di output come determinante dell’output corrente. 9.NUOVE DIREZIONI DI RICERCA. In definitiva la nuova sintesi neoclassica non riesce a far luce sul tema della persistenza,degli shock asimmetrici e di una componente autoregressiva dell’output,temi questi che la ricerca econometrica ha analizzato compiutamente e sui quali esiste una valutazione abbastanza omogenea anche se con ricadute modeste nella formulazione del modello di riferimento teorico che resta il ciclo economico reale integrato da rigidtà neokeynesiane. In seguito dei lavori da Campbell1994 Long,Plossner,Rebelo 1988 si è diffusa tra i macroeconomisti la consuetudine di approssimare la soluzione di modelli stocastici dinamici e non lineari utilizzando metodi di approssimazione lineare. Ma loglinearizzare le condizioni di equilibrio di un modello di crescita stocastica crea distorsioni significative come hanno messo in evidenza Kim, Kim2003 che hanno dimostrato come l’uso di approssimazioni lineari della politica ottimale puo’ condurre alla conclusione che il livello di benessere di un paese è superiore in condizioni di completa autarchia piuttosto che nell’ipotesi di mercati completi e quindi di completa assicurazione La ragione risiede nel fatto che il processo di linearizzazione si concentra solo sul momento primo della distribuzione e cancella il momento secondo;cioè i rischio almeno cosi’ come viene inteso dagli economisti. Ma se il rischio aumenta in situazioni recessive si comprende come questa eliminazione impedisca di analizzare un fenomeno che potrebbe spiegare la persistenza e l’asimmetria della politica monetaria. Analizziamo innanzitutto cosa succede quando aumenta il tasso d’interesse nominale.Abbiamo visto come una politica monetaria endogena implichi un’aumento del tasso d’interesse reale via riduzione dell’inflazione attesa e come la variazione del tasso a breve si propaghi all’intera struttura dei tassi a termine. Ma l’equazione di Eulero utilizzata nella nuova sintesi neoclassica è semplicemente una condizione di equilibrio intertemporale indipendente dal livello del reddito; una variazione del tasso di interesse necessariamente implica anche una riduzione del reddito permanente e quindi una variazione conseguente della domanda aggregata e del reddito corrente.La trattazione tradizionale di una variazione del tasso d’interesse si riferisce sempre ad una condizione di equilibrio parziale nella quale si prendono in considerazione l’effetto reddito e l’effetto sostituzione e ci si chiede quale dei due effetti tende a prevalere a seguito di una variazione esogena del tasso di interesse. Ma nell’ambito di un modello di equilibrio generale nel caso di un aumento endogeno del 27 tasso di interesse reale, tutte le voci che compongono il flusso di reddito hanno una reazione univoca che implica una riduzione del reddito permanente. Le stime empiriche sono concordi infatti nel ritenere che l’elasticità di sostituzione intertemporale sia molto bassa,ma allora perchè un aumento dei tassi di interesse dovrebbe ridurre la spesa?Perchè una variazione dei tassi influenza il reddito corrente e il reddito permanente. Ritenere che gli effetti di una politica monetaria restrittiva siano persistenti potrebbe sollevare alcuni dubbi visto che tale politica ad un certo punto cambia di segno e si potrebbe pensare che una riduzione dei tassi di interesse produca automaticamente un aumento del reddito permanente e un allentamento del vincolo di bilancio. La spiegazione tradizionale del tasso di interesse reale ritiene che il tasso di interesse reale sia in grado di coordinare le scelte intertemporali dei consumatori e di conseguenza la composizione della produzione nel periodo corrente. In un modello a due periodi la cosa si presenta in modo molto semplice Data l’ipotesi di una funzione di utilità crescente un aumento dei risparmi correnti significa in un modello a due periodi un aumento automatico dei consumi futuri.In un’economia stazionaria senza accumulazione di capitale l’esistenza di mercati a termine significherebbe una definizone simultanea di contratti correnti e futuri,Anche se non ci fossero mercati reali forward l’aumento dei risparmi e l’accumulazione di attività finanziarie nel periodo corrente significa un aumento di consumo futuro derivato dalla liquidazione della ricchezza (attività e passività)nel periodo finale.Il vincolo di bilancio impone questa condizione. Se introduciamo un modello a piu’ periodi con orizzonte infinito dobbiamo tenere conto che non esiste un mercato forward di mercati reali,ma che sono i mercati finanziari a svolgere la funzione di distribuire intertemporalmente le risorse.L’aumento dei risparmi correnti non significa automaticamente un aumento dei consumi futuri,ma un aumento dei risparmi e dello stock di attività finanziarie.Sono i mercati finanziari che consentono di redistribuire consumo e utilità.L’ipotesi statica di due periodi è da questo punto di vista ingannevole.Ridurre il consumo corrente in questo caso significa automaticamente aumentare il consumo futuro.I mercati finanziari potrebbero anche non esistere. Nel contesto della teoria del reddito permanente un aumento dei risparmi segnala una riduzione del reddito futuro e del reddito permanente atteso.Questo è una variazione importante rispetto alla teoria statica di Wicksell e al dibattito risparmi investimenti,che collega invece riduzione del consumo corrente con aumento di consumo futuro. L’equazione di Eulero giunge a conclusioni opposte perchè ritiene che alti tassi di interesse siano accompagnati da alti tassi di crescita del consumo,che prevalga l’effetto sostituzione.Nel modello della nuova Sintesi Neoclassica senza investimenti questo significa che alti tassi di interesse reale sono accompagnati ,come abbiamo visto,da tassi di crescita elevati del reddito,mentre in realtà si assiste al contrario ad un rallentamento della crescita.Il pubblico aumenta i suoi risparmi quando si aspetta una riduzione del tasso di crescita:l’esatto contrario di quanto suggerisce l’equazione di Eulero. Gli effetti della teoria monetaria si manifestano attraverso una modifica di uno strumento(il tasso di interesse a breve) che influenza le aspettative di inflazione nei periodi futuri e l’intera struttura dei tassi a termine.Se si parte da una situazione di equilibrio stazionario il tasso di interesse reale definito da Wicksell coincide con il tasso di interesse reale di Fisher.La reazione della politica monetaria a uno shock determina una divaricazione tra i due saggi;la relazione di Fisher in caso di politica restrittiva tende ad essere superiore al tasso di interesse di stato stazionario che definisce la combinazione di output di pieno impiego.Diminuisce la domanda corrente di consumi,aumentano i risparmi e la disoccupazione.Si riducono i redditi correnti e l’aumento dei tassi di interesse genera una riduzione dei flussi attualizzati futuri dei redditi da lavoro e dei redditi delle attività finanziarie.E’ attraverso questo canale che 28 dimuisce la domanda corrente e si genera e si perpetua la contrazione della produzione:Si noti come un(eventuale ritorno al pieno impiego) si genera quando la politica monetaria diventa espansiva e alla fine riesce a generare un aumento della domanda aggregata che riporta il sistema al pieno impiego:Nel nuovo stato stazionario la relazione di Fisher è di nuovo allineata con il tasso di interesse naturale di Wicksell. La differenza tra tasso naturale e tasso di Fisher è anche la motivazione che Lucas1972 e Fuerst1992 hanno avanzato per spiegare gli effetti reali della politica monetaria.La differenza è che il loro modello per poterla spiegare deve introdurre l’idea di partecipazione limitata ai mercati finanziari,la conseguenza in un modello CIA(vedi christiano) è il rallentamento del processo di convergenza;ma alla fine gli effetti della politica monetaria diventano neutrali.La logica con la quale si interpretano gli effetti della politica monetaria sono simili alla tradizione Hume-Patinkin.Se si mantiene la quantità di moneta come strumento di politica monetaria una sua variazione accompagnata da una qualche forma di rigidtà sui mercati induce una convergenaza piu’ lenta rispetto a quella che si avrebbe se queste rigidità fossero assenti.Ma l’ipotesi di rigidità non è necessaria se non è la moneta ma il tasso di interesse nominale e reale che viene preso in esame come canale di trasmissione della politica monetaria.Se scompare la moneta il rimbalzo che l’economia riceve dalla riduzione dei prezzi tende a perpetuare la contrazione iniziale e si muove in direzione opposta rispetto all’analisi corrente,perchè aumenta il tasso d’interesse reale.La rigidità dei prezzi e dei salari nel contesto di una politica monetaria guidata dal tasso di interesse impedisce alla Banca Centrale di cambiare politica,mentre nei modelli economici attuali che fanno riferimento al tasso di crescita della moneta tale rigidità impedisce il ritorno al pieno impiego. Questa è la differenza fondamentale tra un’analisi centrata sul tasso d’interesse e un’analisi che usa come strumento la quantità di moneta. Un aumento del tasso d’interesse genera una riduzione del reddito permanente causato da un aumento della disoccupazione e del flusso attualizzato dei redditi futuri;riduzione del valore delle azioni e dei profitti delle imprese,riduzione del valore dei titoli a reddito fisso,disoccupazione e riduzione del valore attualizzato dei redditi da lavoro.Fino a quando il tasso d’interesse reale aumenta questo genera una modificazione in senso restrittivo del vincolo di bilancio.In termini grafici l’equilibrio intertemporale si colloca su una curva di indifferenza spostata verso l’origine.All’effetto reddito e all’effetto sostituzione si aggiunge l’effetto capitale umano e non umano che modifica la somma dei redditi non attualizzati. Si potrebbe comunque obiettare che l’aumento del tasso di interesse non puo’ produrre effetti persistenti, visto che nella seconda fase la politica monetaria cambia di segno. Una riduzione dei tassi di interesse dovrebbe produrre automaticamente un aumento del reddito permanente dovuto all’ allentamento del vincolo di bilancio intertemporale.L’effetto finale sarebbe simile a quanto suggerito dalla nuova sintesi neoclassica e dal piu’ tradizionale modello neoclassico oggi rappresentato dal ciclo economico reale.La moneta non conta ed è neutrale. Ma è proprio la politica monetaria restrittiva che aggrava il trade-off tra inflazione e disoccupazione.Il tradizionale modello quadratico lineare non tiene conto che in un contesto di incertezza i problemi stocastici differiscono dai problemi deterministici soltanto se le politiche di controllo influenzano la scala di incertezza del sistema.La approssimazione lineare delle condizioni di equilibrio rappresenta il vincolo della funzione obiettivo.La funzione obiettivo quadratica genera una politica monetaria endogena rappresentata dall’evoluzione del tasso di interesse e da un corrispondente allontanemento/ ritorno simmetrico dell’output al tasso di produzione naturale.Ma perchè la politica monetaria dovrebbe aumentare l’incertezza? Innazitutto se leggiamo il tasso di interesse come riduttore di redditi futuri anzichè come incentivo alla redistribuzione intertemporale del consumo,dobbiamo presumere che la riduzione del reddito corrente e futuro a disposizione delle famiglie le induca a pensare 29 che questa riduzione abbia una probabilità seppur piccola di perpetuarsi nel tempo. Ricordiamo che il reddito permanente è dato dalla somma attualizata dei payoff del capitale umano e del capitale finanziario.Durante una fase recessiva la riduzione di valore dello stock di attività finanziarie si somma alla riduzione del numero di occupati.L’aggiustamento al margine riguarda il numero di occupati, non le ore come vorrebbe il modello del ciclo economico reale recepito anche dalla NNS. La probabilità di diventare disoccupato quindi aumenta e l’incertezza cresce tanto piu’ quanto la probabilità di diventare disoccupato si avvicina alla probabilità di mantenere il posto di lavoro. Ora le strade che si possono seguire per integrare il modello sono due.La prima puo’ essere quella di modificare la struttura degli shock nell’equazione linearizzata di Eulero incorporando l’eteroscedasticità nelle innovazioni attraverso un processo ARCH(1).Nella fasi recessiva aumenta la varianza e quindi l’ìincertezza,mentre nella (82) e nella (83) la varianza è costante La seconda è quella di modificare il vincolo di bilancio intertemporale aggiungendo una restrizione alla dinamica dei redditi da lavoro che possono essere rappresentati da un modello Markov switching ALCUNE CONCLUSIONI. In questo lavoro abbiamo presentato il nuovo modello di sintesi neoclassica che si va affermando come modello di riferimento dell’analisi macroeconomica. In tale contesto abbiamo analizzato il meccanismo di trasmissione della politica monetaria con riferimento al tasso di interesse endogenamente determinato dall’interazione tra preferenze della Banca centrale e la dinamica dell’output e dei prezzi.Contrariamente all’impostazione tradizionale riteniamo infatti che l’evoluzione endogena della politica monetaria via tasso d’interesse consenta un’esame molto piu’ articolato del meccanismo di trasmissione.Supporre che la politica monetaria sia rappresentata dal tasso di crescita esogenamente dato della moneta significa infatti impostare l’analisi della transizione tra stati stazionari cercando di spiegare gli effetti di breve periodo della politica monetaria in termini di rigidità nominale e reale.La convergenza ad un nuovo stato stazionario e la sua velocità è regolata dalle rigidità presenti nel sistema economico.La politica monetaria è intesa come un processo unidirezionale ovvero una variazione del tasso di crescita della moneta in senso espansivo oppure in senso restrittivo che produce effetti simmetrici e non persistenti sui livelli di produzione. Se guardiamo invece al tasso di interesse la politica monetaria deve essere vista come un processo sequenziale a piu’ stadi anche se facilmente spiegabile come tentativo della politica monetaria di allineare inflazione e occupazione ai targets rispettivi. La versione linearizzata dell’equazione di Eulero giunge a conclusioni simili a quelle che si ottengono partendo dalla quantità di moneta.La ragione risiede nel come valutiamo il ruolo del tasso d’interesse.Un aumento del tasso d’interesse reale implica un aumento del risparmio corrente e un conseguente aumento del tasso di crescita atteso del consumo.La recessione indotta da un aumento del tasso d’interesse ha un carattere temporaneo perchè l’effetto sostituzione garantisce un successivo aumento del tasso di crescita.Se quindi la nuova sintesi neoclassica completata da una politica monetaria endogena puo’ spiegare l’effetto liquidità,molto resta ancora da fare per capire gli effetti persistenti e asimmetrici della politica monetaria.Abbiamo indicato nel paragrafo conclusivo alcuni temi da approfondire. 30 APPENDICE 1. Per ogni variabile Z t se indichiamo con Z il corripondente stato stazionario definiamo z t come z t = ln Z t − ln Z Se vogliamo loglinearizzare l’equazione di Eulero C t+1 −σ β1 + i P t t P t+1 Ct ricordiamo che ogni variabile Z t puo’ essere riscritta come 1 = Et Z t = Z Z t = Ze ln Z Zt Z A.1.1 = Ze z t A.1.2 Approssimando la (A.1.2) intorno allo stato stazionario avremo Ze z t Ze 0 + Ze 0 z t − 0 = Z1 + z t A.1.3 Avremo quindi che il prodotto di due variabili Y t e Z t sarà approssimato da Y t Z t Y1 + y t Z1 + z t = YZ1 + y t + z t + y t z t A.1.4 che per valori molto piccoli delle due variabili diventa YZ1 + y t + z t + y t z t YZ1 + y t + z t A.1.5 Riscriviamo l’equazione di Eulero come 1 = Et C t+1 Ct −σ βR t+1 A.1.6 dove R t+1 = 1 + i t P t P t+1 che tenuto conto della A. 1. 2 riscriviamo come −σ c t+1 A.1.7 = E t β Re r t+1 e σc t −σc t+1 1 = E t β Re r t+1 Ce c t Ce Cancellando le costanti che soddisfano la condizione di stato stazionario e applicando la A. 1. 5 avremo infine che 1 E t 1 + r t+1 − σc t+1 − σc t A.1.8 da cui ricaviamo 1 r t+1 c t = E t c t+1 − σ A.1.9 Tenuto conto che ln1 + i t i t ,n che π t+1 = p t+1 − p t e che in equilibrio y t = c t otteniamo 31 la 29. APPENDICE 2. Se log-linearizziamo la (44) intorno ad uno stato stazionario con inflazione costante e uguale a zero otterremo la nuova curva di offerta aggregata.Ricordiamo che per ogni variabile Z t se indichiamo con Z il corripondente stato stazionario definiamo z t come z t = ln Z t − ln Z Dividiamo la (44) per il livello aggregato dei prezzi al tempo t P t ∞ ∞ P i E t ∑βφ t M t+i Y t+i P t i θ−1 = θ E t ∑βφ i M t+i Y t+i W t+i P t+i θ−1 Pt Pt θ−1 i t=0 A.2.1 t=0 Loglinearizziamo la A. 2. 1 ∞ P t i mYP t i θ−1 ∑βφ i p t i − p t + m t+i + y t+i − θ − 1p t+i = P # t=0 ∞ = θ MY W P θ−1 ∑βφ i m + y + w − p + θ − 1p t+i t+i t+i t t+i P θ−1 A.2.2 t=0 In stato stazionario avremo che ∞ ∑βφ i = t=0 1 1 − βφ P t i = 1 e W = θ ; tenuto conto inoltre che P Pt θ−1 ricaviamo ∞ 1 p i + E t ∑βφ i m t+i + y t+i − p t − θ − 1p t+i = 1 − βφ t # t=0 ∞ = E t ∑βφ i m t+i + y t+i + w t+i − p t + θ − 1p t+i A.2.3 t=0 ovvero semplificando ∞ 1 p i = E t ∑βφ i w t+i 1 − βφ t A.2.4 t=0 da cui otteniamo 32 ∞ p t i = 1 − βφE t ∑βφ i rw t+i + p t+i A.2.5 t=0 dove rw rappresenta il salario reale come deviazione in termini logaritmici dallo stato stazionario. La precedente equazione puo ’essere riscritta come ∞ p t i = 1 − βφrw + p t + βφE t ∑ p t+1 i A.2.6 t=0 Il livello aggregato dei prezzi sarà una media ponderata dei prezzi che una frazione 1 − φ delle imprese decide di cambiare e della restante quota che mantiene il prezzo fisso.Avremo quindi che P t = 1 − φP t i 1−θ + φP t−1 1− θ 1 1−θ A.2.7 Loglinearizzando la precedente espressione otteniamo p t = φp t−1 + 1 − φp t i A.2.8 ovvero p t i = 1 p − φ p 1 − φ t 1 − φ t−1 A.2.9 e la sostituiamo nella A. 2. 6 cosi’ da ottenere 1 p − φ p = 1 − βφrw t + βφ E t p t+1 + 1 − φ − βφ p t 1−φ 1−φ 1 − φ t 1 − φ t−1 A.2.10 Sottraiamo da ambo i lati p t e avremo βφ φ π t = 1 − βφrw t + Eπ 1 − φ t t+1 1−φ A.2.11 dove π t = p t − p t−1 . Ricaviamo quindi π t = βE t π t+1 + 1 − βφ1 − φ rw t φ A.2.12 Se log-linearizziamo la condizione di equilibrio sul mercato del lavoro otteniamo rw t = W t − P t = ϕN t + σC t A.2.13 Dalla 32 e dalla condizione di equilibrio sul mercato dei beni otteniamo Yt = Nt = Ct A.2.14 che sostituita nella precedente A. 2. 13 ci consente di scrivere il salario reale come rw t = ϕ + σg A.2.15 dove g = y t − y n . Dalla A. 2. 15 e dalla A. 2. 12 otteniamo la nuova curva AS π t = βE t π t+1 + cy t − y n = bE t π t+1 + cg t A.2.16 dove g = y t − y n rappresenta la differenza tra output corrente e output potenziale.L’output potenziale dipende da variabili esogene(progresso tecnico,variazioni dell’offerta del lavoro,etc.),mentre c puo’ essere inteso come un coefficiente che descrive la velocità di aggiustamento dei prezzi rispetto all’output gap e dipende sia dalla frequenza di aggiustamento dei prezzi che dall’elasticità del costo marginale rispetto 33 all’attività economica. 1 − βφ1 − φϕ + σ Avremo che c = φ BIBLIOGRAFIA Acemoglu,Daron e Andrew Scott A. 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