Lasciamo aperta una
porta…
Canone ed apocrifi.
Come deve essere interpretata la
Bibbia
Chi o che cosa garantisce che le parole o le opere di Gesù non vengano
strumentalizzate come fa comodo, che non vengano raggirate come piace e pare,
che non vengano interpretate secondo il proprio “gusto”?
Fin dall’inizio del cristianesimo, e anche oggi, molte persone hanno creduto e
credono di avere trovato una nuova o l’unica vera comprensione della Parola di
Dio, leggendo e interpretando, in buona fede, la Bibbia secondo i propri criteri.
La comunità dei cristiani, la Chiesa, deve affrontare sempre di nuovo il
problema della comprensione autentica della Bibbia e, fin dall’inizio, non ha
potuto che seguire questa prassi: interrogarsi, spesse volte attraverso accesi
dibattiti, se una determinata interpretazione corrisponde al “patrimonio di fede”
di tutta la comunità o no.
Questo problema si pose già nel II° secolo d.C. quando si dovette stabilire il
canone del NT perché, oltre ai 27 libri contenuti nelle nostre edizioni, erano in
circolazione molti altri vangeli e molti altri scritti attribuiti a vari apostoli.
Parti di testi che allora furono esclusi come non apostolici, non corrispondenti
cioè alla comune fede (chiamati “apocrifi”: che significa segreti, occulti; oggi
nel senso di “non-autentici”) sono state conservate.
Si riporta un esempio.
Il 25 Gennaio 1959, il Papa Giovanni XXIII°, nella basilica di S. Paolo parlando
ai Cardinali annuncia che “per andare incontro alle presenti necessità del popolo
cristiano, ispirandosi alle consuetudini secolari della Chiesa, ha deciso di
convocare un Sinodo diocesano dell’Urbe, un Concilio Ecumenico per la Chiesa
universale, e di procedere all’aggiornamento del Codice di diritto canonico,
preceduto dalla prossima promulgazione del Codice di diritto Orientale”.
L’11 Ottobre 1962, con una solenne cerimonia, si aprì il Concilio Ecumenico
Vaticano II°.
Il Concilio Ecumenico Vaticano II° si chiuse l’8 Dicembre 1965 sotto il Papa
Paolo VI°.
Questo Concilio vide la partecipazione di 2500 Padri, quanti mai ne furono
raccolti in un Concilio Ecumenico.
Uno dei meravigliosi Documenti Conciliari riguarda la Sacra Scrittura. Paolo VI°
promulgò il 18 Novembre 1965 la costituzione dogmatica su “La Divina
Rivelazione” (Dei Verbum), dopo che essa aveva riscosso nell’8a sezione
pubblica, su 2350 votanti, 2344 a favore e 6 contrari.
La Chiesa dice al mondo come accostare la Parola di Dio quale Parola rivelata per
la vita di fede e la corretta interpretazione della Parola che viene trasmessa.
Dal vangelo di Tommaso sull’infanzia di Gesù (apocrifo del II°
secolo)
“Poiché Dio nella Sacra Scrittura ha parlato per mezzo di uomini
“un giorno, mentre Gesù giocava con altri ragazzi su un tetto, uno dei ragazzi
cadde e morì. Gli altri, spaventati, fuggirono, tranne Gesù che rimase lì, solo.
Arrivarono i genitori del ragazzo morto per l’incidente e accusarono Gesù: “Sei
stato tu a farlo cadere dal tetto!”.
Quando tentarono di mettergli le mani addosso, Gesù risalì sul tetto, ne saltò giù
e, messosi accanto alla salma del ragazzo, gridò a voce alta: “Zenone, alzati e
dimmi se sono stato io a farti cadere dal tetto!”. E il ragazzo subito si alzò e
disse: “No, Signore, non sei stato tu a farmi cadere, anzi, ti mi hai risuscitato!”.
E tutti vennero presi dal timore. I genitori del ragazzo lodarono Dio per il
miracolo e si inginocchiarono davanti a Gesù”.
alla maniera umana, l’interprete della Sacra Scrittura, per capir
bene ciò che Egli ha voluto comunicarci, deve ricercare con
attenzione, che cosa gli agiografi (scrittori sacri) abbiano inteso
significare e a Dio è piaciuto manifestare con le loro parole.
Per ricavare l’attenzione degli agiografi, si deve tener conto tra
l’altro anche dei generi letterari.
La verità infatti viene diversamente proposta ed espressa nei testi
in varia maniera storici, o profetici, o poetici, o con altri genere di
espressione.
E’ necessario dunque che l’interprete ricerchi il senso che l’agiografo
intese esprimere ed espresse in determinate circostanze, secondo la
condizione del suo tempo e della sua cultura, per mezzo dei generi
letterari allora in uso. Infatti per comprendere esattamente ciò che
l’autore sacro ha voluto asserire nello scrivere, si deve far debita
attenzione sia agli abituali e originari medi di intendere, di
esprimersi e di raccontare vigenti ai tempi dell’agiografo, sia a
quelli che allora erano in uso qua e là nei rapporti umani.
Però, dovendo la Sacra
Scrittura essere letta e
interpretata
con
l’aiuto
dello stesso Spirito mediante
il quale è stata scritta, per
ricavare con esattezza il
senso dei Sacri Testi si deve
badare con non minore
diligenza al contenuto e
alla unità di tutta la
Scrittura,
tenuto
debito
conto della viva tradizione
di
tutta
la
Chiesa
e
dell’analogia della fede. E’
compito
degli
esegeti
contribuire, secondo queste
regole, alla più profonda
intelligenza ed esposizione
del
senso
della
Sacra
Scrittura,
affinché,
con
studi in qualche modo
preparatori, si maturi il giudizio della Chiesa. Tutto quello, infatti,
che concerne il modo di interpretare la Scrittura, è sottoposto in
ultima istanza al giudizio della Chiesa, la quale adempie il Divino
mandato e ministero di conservare e interpretare la Parola di Dio”.
(Dei Verbum, 12)
Parole guida
Evangelo/Vangelo
La seconda parte di questa parola (.(v)..angelo) ricorda la parola “angelo”. Come
angelo (cioè “messaggero”), così “vangelo” vuol dire “buon messaggio” o notizia
lieta. E’ il messaggio che Gesù viene a portare agli uomini con la sua vita e la sua
parola.
Prima di essere scritto, il Vangelo fu vissuto e annunciato, ed era molto più di una
biografia di Gesù. A poco a poco sorsero vari scritti che presero essi pure il nome
di vangelo: la Chiesa ne accettò quattro nella lista dei libri biblici: Matteo, Marco,
Luca e Giovanni. In base al significato originale di questo termine è più esatto
dire: “Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo” che dire semplicemente “Vangelo
di Matteo”.
Sinottici
Con questa parola di origine greca, che significa “con uno sguardo d’insieme”, si
definiscono i Vangeli secondo Matteo, Marco e Luca (Mt, Mc, Lc): se si
confrontano tra loro, mettendoli in colonne diverse , ma sulla stessa pagina
(sinossi), si vedono le molteplici affinità e i frequenti paralleli che corrono tra di
loro.
Questo fenomeno si spiega con il fatto che essi dipendono dalla tradizione orale e
da fonti cristiane comuni. Tuttavia, un’analisi più attenta rivela che ogni
evangelista rielabora i dati in modo originale e secondo le esigenze della sua
Chiesa. E’ quella che si chiama tecnicamente “la redazione”.
Epistola
Vi sono lettere che devono servire alla comunità e non solo a persone singole. Gli
antichi le chiamavano solennemente “epistole”, oggi noi le chiameremmo “lettere
aperte”
Gli scritti di S. Paolo sono, in genere, epistole, come pure le lettere di Giacomo,
Pietro, Giovanni e Giuda (che fanno tutte parte del NT). La lettera agli Ebrei
(sempre un testo del NT) sembra piuttosto un sermone (una predica),
accompagnato da una piccola lettera finale (Eb 13,22-25).