Paolo Di Marco Euno Figlio della libertà EUNOEDIZIONI © copyright 2011 Euno Edizioni 94013 Leonforte (En) - via Mercede 25 Tel. e fax 0935 905300 [email protected] www.eunoedizioni.it In copertina: Euno, Francesco Gulina Finito di stampare nel novembre 2011 da Fotograf - Palermo Sommario Premessa 9 1. Introduzione 2. Posidonio e Diodoro 3 149-146 a.C. Un passo indietro 4. Dove inizia la storia 5. Enna 6. Enna, il culto tra agricoltura e diritto 7. Il culto del divino al femminile 8. Apamea 9. Antigene e Damofilo, i signori della città 10. L’odio degli ennesi 11. Gli schiavi 12. Il brigantaggio 13. Euno 14. Inizia la rivolta 15. La rivolta 16. Euno diventa re 17. E la vita continua 18. Rupilio in Sicilia 19. I Romani avanzano, Euno cade 20. Lex Rupilia 21. La battaglia per la libertà va sempre combattuta 15 18 27 34 40 49 59 69 72 77 96 112 117 122 129 138 147 152 156 164 171 Bibliografia 173 Prefazione Euno, un eroe o un cialtrone? È forse questa la prima riflessione di ognuno dopo aver letto qualche passo degli scritti di autori dei secoli passati. In particolare Diodoro Siculo – storico nato ad Agira e vissuto nel secolo prima della venuta sulla terra di Gesù Cristo – non ha dubbi al riguardo: Euno è un cialtrone. Altri lo seguono in questo giudizio tanto arrogante quanto sprezzante. Altri ancora, ma forse in pochi, hanno tentato di analizzare le gesta di quest’uomo avendo come riferimento quel fenomeno aberrante che è stato ed è, purtroppo ancora ai giorni nostri, la schiavitù. Un presupposto che se ben fissato quale metro di valutazione tende a capovolgere ogni giudizio dato con sufficienza o scarsa obiettività. Euno è stato un uomo – e non una materia grezza parlante – che è vissuto nel II secolo a. C., in una società imperniata sullo sfruttamento degli esseri umani. Anch’egli schiavo, privato di ogni libertà, subì la marchiatura a fuoco sulla pelle, per essere facilmente identificato quale proprietà di un altro uomo, di un padrone. Nulla gli era riconosciuto, negata perfino la possibilità di proclamarsi uomo. Lui e decine di migliaia di altre persone erano state costrette a patire le pene dell’inferno. Nudi, non possedeva9 no nulla, erano privati di ogni cosa, spogliati anche della dignità. Ma un giorno dissero basta alle sopraffazioni e si ribellarono. Uccisero senza pietà e rispetto chi li aveva umiliati. Non ricorsero ai tribunali per annunciare i giudizi. Le sofferenze, i patimenti erano già la prima sentenza scritta a lettere di sangue. Annegarono nella voglia di vendetta e si macchiarono di terribili delitti. È vero, non disponevano di un progetto di liberazione, non lottavano per abolire quella condizione tanto inumana, ma più semplicemente fecero esplodere l’umana voglia di dire basta alle quotidiane angherie. La ribellione, e la conseguente Prima guerra servile, va letta nel contesto storico e sociale di riferimento. Nel 130 a.C. la schiavitù era una condizione perfettamente normale, anzi in quel tempo ogni essere umano era convinto che si trattasse di un fenomeno naturale, solo con l’avvento del cristianesimo fu scritto il contrario; si disse, e bene, che essa rappresentava la negazione dell’umanità. Euno si ribellò al potere romano semplicemente per spezzare le sue catene e dichiararsi prima di ogni cosa «uomo libero». Chi lotta per la libertà non può essere, in nessun caso e in nessun tempo, definito un cialtrone. Allora Euno era un eroe? Forse sì, o forse no. È stato di certo prima di tutto un uomo, con i suoi pochi pregi e i tanti difetti, propri di ognuno di noi, stanco di continuare a tenere il capo chino e subire ogni sorta di umiliante prevaricazione. Si ribellò e per risposta moltiplicò, forse, la stessa violenza che aveva subito; alla fine venne sconfitto e ucciso. Rimane comunque forte, impressa a lettere di fuoco nella storia dell’uomo, la sua immensa voglia di sentirsi libero, di decidere, di avere la capacità di autodeterminare la propria esistenza. Questo sconvolgente desiderio lo inserisce di diritto fra i tanti, grandi e piccoli uomini e donne, che hanno detto no, in ogni tempo e modo, alle sopraffazioni. Il cammino proposto in questo volume non ha la pre10 sunzione e non vuole addentrarsi in percorsi scientifici che non gli competono. Intende solo far filtrare uno spiraglio di luce su avvenimenti poco conosciuti, utilizzando la percezione del semplice lettore incuriosito. Sono anni e secoli a noi distanti scarsamente testimoniati e affidati a miti e leggende che il più delle volte celebravano l’irreale per tentare di spiegare il quotidiano. Nonostante tutto, Euno e i suoi ribelli riuscirono nell’intento di proclamare una verità assoluta: un uomo può dirsi tale perché affrancato da ogni sorta di catena e responsabilmente consapevole delle sue azioni. Al di là di ogni ipocrisia, scelgo la voglia di libertà del singolo e di tutta una terra, i sofismi sono per altri. 11 Duemila anni prima che Abramo Lincoln liberasse l’infelice turba dei negri, l’umile schiavo Euno, da questa sicana fortezza, arditamente lanciava il grido di libertà per i suoi compagni d’avventura, il diritto affermando di ogni uomo a nascere libero ed anche a liberamente morire (Epigrafe della statua di Euno, eretta a Enna nel 1960 e collocata nel piazzale antistante il Castello di Lombardia) 1. Introduzione All’alba il vento inebriante accarezza i cespugli e il sole che sorge risveglia la vita. Avviene per tutti: animali, piante e uomini. È un continuo miracolo il ripetersi della vita; è un miracolo che cocciutamente ogni giorno si rinnova non tenendo conto, grazie a Dio, della volontà dell’uomo, delle sue barbarie e dei suoi egoismi. L’uomo, questo soggetto intelligente, e per questo diverso dagli animali, non ha mai contribuito al ripetersi di tale prodigio; anzi è stato parte attiva e concludente dei disastri più inumani scritti a lettere di fuoco nelle pagine della storia. Il suo essere maligno non ha avuto tempo. Ogni era, ogni secolo, ogni anno e perfino ogni istante ha conosciuto la tragedia eletta dall’uomo. Fra le tante, di certo, la più bestiale è la schiavitù; il disprezzo dell’uomo sull’uomo. Di questa miseria, le storie degli anni più vicini a noi sono conosciute: la tratta americana o, per arrivare ai giorni nostri, le migliaia e migliaia di migranti venduti a peso d’oro. Per ieri ed oggi le documentazioni e le testimonianze sono numerose, i tormenti e i dolori dell’altro ieri, invece, sono poco o per nulla conosciuti, oppure, peggio ancora, dimenticati. Non sono in molti a conoscere – se non chi vive a Enna o ha notizie degli eventi di questo piccolo lembo della terra siciliana – la storia mista a leggenda di un eroe per 15 alcuni, un ciarlatano per altri: Euno. Un uomo in ogni caso, sempre e comunque, alla ricerca della libertà. Euno era uno schiavo di origine siriana che, dal 136 al 132 a.C., guidò migliaia di uomini e donne contro la potentissima Roma nella Prima guerra servile. Fu un evento bellico che vide lo scontro fra il potere costituito, la grande Roma alla fine dell’età repubblicana, e gli schiavi alleati con una parte della popolazione libera. La ribellione ebbe luogo in Sicilia e durò circa un quinquennio. Sulle date, però, non c’è concordanza fra i vari autori che si sono occupati della rivolta. Se i singoli anni non riescono a mettere d’accordo tutti, a fare da collante è di certo il periodo. Una parte minoritaria di scrittori, inoltre, arriva perfino a sostenere che il conflitto ebbe a durare ben quattordici anni.1 La Città-Stato che governava gran parte dei territori che si spalmano nell’Europa di oggi subì il colpo, brancolò, ma alla fine riuscì a sconfiggere gli insorti nello scontro che si sviluppò in un territorio che comprese quasi l’intera Sicilia orientale. La storiografia ha documentato che in quegli anni, per la prima volta, un numero consistente di schiavi presenti nei possedimenti romani e dei suoi alleati in Sicilia, si rivoltò contro i padroni ed elesse la città di Enna a sua capitale; un fatto davvero eccezionale per quei secoli. Purtroppo le notizie che ci sono pervenute al riguardo sono scarse, ma in ogni caso confermano che mai prima di allora un gruppo di schiavi, diventati centinaia e poi migliaia, era riuscito a inferire uno scossone tanto devastante a Roma. Che la rivolta fosse stata un evento davvero eccezionale per il cammino dell’uomo lo testimonia lo storico del tempo Diodoro Siculo, di Agira. Nella sua Biblioteca Storica, Diodoro scrive di uno scontro immane fra legioni 1 Guglielmo Capozzo, Memorie su la Sicilia, tratte dalle più celebri accademie e da distinti libri di società letterarie e di valent’uomini nazionali e stranieri. Tipografia di Bernardo Virzì, Palermo 1840. 16 romane e schiavi, che divampò in Sicilia dopo sessant’anni di prosperità, seguiti alla vittoria di Roma su Cartagine nelle guerre puniche. Diodoro testimonia che non si era mai vista una rivolta di schiavi così numerosa. Repressa la ribellione e riconquistati i territori siciliani il Senato romano legiferò la Lex Rupilia.2 Con tale provvedimento normativo, Roma riconosceva la pecurialità territoriale della Sicilia e garantiva concessioni, quasi autonomistiche all’Isola. Oggi, però, la definiremmo un’operazione del tutto mediatica perché, in concreto, le buone intenzioni non superarono mai il perimetro dell’inchiostro e il divario fra legge formale e legge materiale divenne, conseguentemente, un baratro. Purtroppo, la normativa in questione si fregia di essere la prima di una lunga serie di dettati legislativi emanati per poi non essere concretamente applicati. L’ultimo e più clamoroso esempio è lo Statuto speciale della Regione Siciliana che, entrato in vigore l’1 gennaio 1948, addirittura prima che venisse approvata e promulgata la Costituzione della Repubblica Italiana, non ha mai trovato compiuta e positiva applicazione. Proprio in quest’ultimo caso il dettato normativo si sviluppa con chiarezza, autonomia amministrativa e legislativa molto ampia; concretamente quasi nulla se non la dipendenza volutamente assistenziale per un territorio che avrebbe potuto recitare altre parti nel grande scenario delle politiche economiche, sociali e di sviluppo del Mediterraneo. Insomma, la storia si ripete, i buoni propositi dei legislatori rimangono confinati negli stretti perimetri della carta. Sono passati oltre duemila anni dall’insurrezione capeggiata da Euno, ma la musica è rimasta uguale, ora come allora: ricchezze a Roma e i drammi alla Sicilia. 2 La Lex Rupilia fu promulgata sotto il consolato di Publio Rupilio e Publio Popilio Lenate intorno al 132 a.C. per riorganizzare, a seguito della Prima guerra servile, il rapporto giuridico tra le città siciliane, il loro territorio e Roma. 17