“Secondo Antonovsky, non è sufficiente per promuovere la salute cercare di evitare stress o di costruire ponti per evitare che le persone cadano nel fiume. Invece le persone dovrebbero essere aiutate ad imparare a nuotare” (Antonovsky 1987) INDICE 1. INTRODUZIONE.............................................................................pag.1 1.1MALATTIE CARDIOVASCOLARI E CEREBROVASCOLARI: QUADRO EPIDEMIOLOGICO .................................................................. pag.3 1.1.1. La mortalità per le malattie cardiovascolari nel mondo e in Europa ............................................................................ pag.4 1.1.2.La mortalità per le malattie cardiovascolari in Italia ...............pag.5 1.2LA PREVENZIONE E LA PROMOZIONE DELLA SALUTE. ................................................................................pag.7 1.2.1.I primi passi verso la promozione della salute fino alla carta di Ottawa ........................................................................pag.7 1.2.2.La nuova direzione della promozione della salute: la carta di Bangkok .................................................................................pag.13 1.2.3. La prevenzione: definizione e approfondimento ............... pag.17 1.2.4.La prevenzione nella comunità ....................................................pag.20 1.3. L’INIZIATIVA DI PREVENZIONE “RIGUARDIAMOCI IL CUORE” 2011 ............................................................................................... pag.22 1.3.1.Riguardiamoci il Cuore: dal 2007 al 2011. .................................pag.22 1.3.2.I professionisti che hanno attuato l’iniziativa di prevenzione .pag.24 1.3.3.L’accessibilità dei cittadini all’iniziativa di prevenzione ..........pag.24 1.3.4.Il percorso dei partecipanti .....................................................pag.24 1.3.5. Iniziative di prevenzione………………………………......pag.24 1.4. LA PERCEZIONE DEL RISCHIO ..............................................pag.28 1.5.IL COINVOLGIMENTO DELLA COMUNITA’ .........................pag.31 1.5.1. Cos’è la comunità………………………………………......pag.31 I 2.LA METODOLOGIA ....................................................................pag.34 2.1. OBIETTIVO DELLA TESI..................................................................pag.34 2.2.INDAGINE SUI SOGGETTI COINVOLTI ALL’INIZIATIVA DI PREVENZIONE .....................................................................................pag.34 2.2.1.Questionario di gradimento dei partecipanti. ............................pag.35 2.2.2.Lo studio osservazionale di Riguardiamoci il Cuore...............pag.36 2.2.3.Intervista telefonica ai soggetti a medio rischio cardiovascolare........................................................................................pag.39 2.2.4.Questionario di gradimento dei professionisti sanitari ...........pag.40 2.2.5.Interviste ai volontari come soggetti attivi della comunità......pag.42 2.3.DALL’ANALISI DEI RISULTATI ALL’IPOTESI DI UN PROGETTO DI COMUNITA’ ...................................................................pag.43 3. RISULTATI INDAGINE ............................................................pag.44 3.1.QUESTIONARIO DI GRADIMENTO DEI PARTECIPANTI .......pag.44 3.2.LO STUDIO OSSERVAZIONALE DELL’INIZIATIVA DI PREVENZIONE RIGUARDIAMOCI IL CUORE..................................pag.50 3.3.INTERVISTA TELEFONICA: DOMANDA 7................................... pag.51 3.4.QUESTIONARIO DI GRADIMENTO DEI PROFESSIONISTI....pag.55 3.5.INTERVISTA AI VOLONTARI DELLE ASSOCIAZIONI ............pag.57 4. IPOTESI D’INTERVENTO DI PREVENZIONE CON IL COINVOLGIMENTO DI UNA COMUNITA’ . ..pag.61 4.1.IL RUOLO DELL’ASSISTENTE SANITARIO NELLA COMUNITA’ ................................................................................................pag.65 4.2.IPOTESI DI INTERVENTO: LINEE GENERALI. ..........................pag.66 4.2.1.Firenze: i quartieri ..................................................................pag.68 4.2.2.Il progetto................................................................................pag.74 II 6. CONCLUSIONI ..............................................................................pag.84 7.BIBLIOGRAFIA E SITOGRAFIA......................................... pag.IV -RINGRAZIAMENTI -ALLEGATI III 1. INTRODUZIONE Dagli anni ’50 ad oggi si è assistito, nei paesi industrializzati, ad un cambiamento in termini d’invecchiamento della popolazione (transizione demografica). Ciò ha portato alla conseguente transizione epidemiologica che ha visto lo spostamento dell’interesse della sanità pubblica a favore delle malattie cronico- degenerative e non più delle malattie infettive protagoniste dell’inizio del ‘900. Questo mutamento ha fatto si che a livello globale crescesse la consapevolezza della necessità di un nuovo approccio nella sanità pubblica, che andasse a prevenire ciò che diventava sempre più difficile controllare e curare. A proposito di questo l’OMS, nel 1946 nella sua costituzione, affronta per la prima volta la salute nella sua totalità e la definisce come diritto fondamentale di ogni cittadino. Da quel momento a livello mondiale inizia un processo volto alla definizione della “Promozione della salute”, concetto che ha preso vita con la Carta di Ottawa nel 1986, carta della promozione della salute e che è stato, ed è tutt’oggi, al centro di dibattiti. Nel 2005, inoltre, con la Carta di Bangkok viene data un’impronta più attuale e contemporanea, al passo con l’evoluzione sociale, alla promozione della salute. L’OMS nel corso degli anni promuove azioni di ricerca-intervento con il coinvolgimento della popolazione di comunità territoriali e mette in evidenza l’importanza, nella promozione della salute e nella prevenzione, di un approccio comunitario, determinante di un possibile cambiamento che coinvolga un maggior numero di soggetti. Dagli anni ’90, infatti, l’OMS Europa raccomanda la realizzazione di interventi di prevenzione di comunità sugli stili di vita sani, al posto dei tradizionali interventi preventivi che diffondono messaggi 1 precostituiti e non si fondano sulle interazioni tra i soggetti che vivono nello stesso territorio. Su questi presupposti si basa l’argomento della tesi con il titolo “Da un’iniziativa di prevenzione delle malattie cardiovascolari all’ipotesi di intervento di promozione della salute nella comunità”. Il tirocinio, fondamentale per la stesura di questa tesi, ha avuto come obiettivo quello di seguire lo svolgimento dell’indagine di valutazione complessiva dell’iniziativa di prevenzione “Riguardiamoci il cuore”, promossa dalla Società della Salute di Firenze, svoltasi in data 26 e 27 Marzo 2011 presso l’Istituto Degli Innocenti. Ciò è stato possibile anche grazie alle competenze dell’Assistente Sanitario (professionista che svolge attività di prevenzione, promozione ed educazione alla salute rivolte ai singoli individui, alle famiglie e alla collettività in generale) che ha partecipato alle fasi di progettazione, pianificazione, attuazione e rendicontazione delle indagini. La valutazione di Riguardiamoci il cuore comprende sia indagini con i cittadini partecipanti, sia con i professionisti sanitari coinvolti nell’iniziativa e comprende l’osservazione della manifestazione. Le indagini si sono realizzate con questionari che esprimevano i giudizi dei cittadini che hanno partecipato all’iniziativa di prevenzione; con questionari rivolti ai professionisti presenti e attraverso interviste telefoniche ad un campione di cittadini a distanza di un mese dall’iniziativa. In seguito all’iniziativa sono stati intervistati i volontari delle associazioni che hanno partecipato all’evento (ANPAS, AssoCuore, Misericordia di Firenze, Auser e Croce Rossa) per comprendere il loro interesse per la prevenzione delle malattie cardiovascolari e la loro disponibilità a partecipare ad un ipotetico intervento di prevenzione che coinvolga la comunità di un quartiere di Firenze. 2 Infine nella tesi si delinea un’ipotesi d’intervento di prevenzione con il coinvolgimento della comunità di un quartiere di Firenze grazie anche ai dati relativi alla valutazione di “Riguardiamoci il cuore” e al quadro epidemiologico delle malattie cardiache nel mondo, in Europa e in Italia. In questa ipotesi di promozione della salute in ambito comunitario, è stato definito il ruolo dell’Assistente Sanitario, la cui competenza in questo contesto, come delineato nel profilo professionale, si esprime nella progettazione, pianificazione, attuazione e valutazione dell’intervento. 1.1. MALATTIE CARDIOVASCOLARI E CEREBROVASCOLARI: QUADRO EPIDEMIOLOGICO Dal secondo dopo guerra ad oggi nei paesi industrializzati si è avuto un processo di transizione epidemiologica a fronte della diminuzione di malattie infettive e dell’aumento di malattie cronico-degenerative. Per malattie cronico-degenerative si intendono le malattie cardiovascolari, i tumori, ma anche il diabete, l’enfisema, le bronchiti croniche e altre patologie respiratorie. Tali malattie non sono apparse improvvisamente nell’interesse della sanità, ma sicuramente si sono rilevate maggiormente in seguito al cambiamento della popolazione (transizione demografica), intendendo per ciò un invecchiamento della popolazione determinato da una riduzione della natalità e da un allungamento della vita. Le malattie cronico-degenerative sono proprie dell’adulto e dell’anziano e in una popolazione molto giovane, con un’aspettativa di vita corta, non riuscirebbero neanche a manifestarsi. Un altro motivo che ha portato questo cambiamento nella società industrializzata è stato l’evoluzione degli stili di vita, 3 quell’insieme di comportamenti di protezione o di rischio che influenzano l’insorgere o meno delle affezioni croniche. Le malattie del sistema circolatorio sono tra le patologie cronico degenerative a più alta morbosità e fra le principali cause di disabilità. Sotto la definizione generale di malattie cardiovascolari rientrano tutte le patologie a carico del cuore e dei vasi sanguigni, e cioè: cardiomiopatie, cardiopatie congenite, ipertensione arteriosa sistemica, aritmie e tumori del cuore . Tra le forme più frequenti di tali patologie sono da annoverare le malattie ischemiche del cuore (tra cui l'infarto acuto del miocardio e l'angina pectoris) e le malattie cerebrovascolari (fra cui l'ictus ischemico e l’ictus emorragico). Esse rappresentano la prima causa di morte nel complesso della popolazione tra gli anziani e la seconda negli adulti, dopo i tumori, nonostante un decremento di decessi a partire dalla metà degli anni settanta. Gli studi epidemiologici degli ultimi anni hanno dimostrato la reversibilità del rischio, cioè la possibilità di ridurre o di ritardare la comparsa degli eventi attraverso la riduzione dei fattori di rischio. La mortalità e la disabilità che tali patologie possono provocare sono i motivi che spingono a dedicare un ampio spazio della salute pubblica verso la loro prevenzione. 1.1.1. La mortalità per le malattie cardiovascolari nel mondo e in Europa Nel 2008, nel mondo, ci sono stati 57 milioni di decessi e la prima causa di morte è stata per le malattie cardiovascolari. Nell’anno 2008, 7,3 milioni di persone sono morte di infarto e 6,2 milioni a causa di una malattia cerebrovascolare. 4 In Europa, ogni anno le malattie cardiovascolari uccidono più di 4,3 milioni di persone e sono causa del 48% di tutti i decessi (54% per le donne, 43% per gli uomini). Le principali forme di malattie cardiovascolari sono le malattie cardiache coronariche e l’ictus. Nei Paesi membri dell’Unione Europea i morti per malattie cardiovascolari sono ogni anno 2 milioni e rappresentano il 42% del totale dei decessi. Si osservano differenze nella mortalità con un gradiente Ovest-Est (i più alti tassi di mortalità si osservano nei paesi dell’est Europa). Nella regione Oms Europa la mortalità per queste patologie interessa soprattutto le donne, mentre se ci si restringe alla sola Unione Europea sono più colpiti gli uomini, ne sono eccezione la Francia, i Paesi Bassi e la Spagna. Nell’Europa centrale e orientale i tassi di mortalità sono generalmente più alti e in aumento rispetto all’Europa del Nord, del Sud e dell’Ovest, dove sia l’incidenza sia la mortalità stanno diminuendo. Anche la morbilità in Europa è alta: il 23% del carico di malattie è dovuto alle malattie cardiovascolari, percentuale che scende al 17% nei Paesi dell’Unione Europea con mortalità infantile e adulta molto bassa. 1.1.2. La mortalità per le malattie cardiovascolari in Italia In Italia le malattie cardiovascolari rappresentano ancora la principale causa di morte, essendo responsabili del 44% di tutti i decessi. In particolare la cardiopatia ischemica è la prima causa di morte in Italia, rendendo conto del 28% di tutte le morti, mentre gli eventi cerebrovascolari sono al terzo posto con il 13%, dopo i tumori. La stessa transizione demografica ha fatto sì che si assistesse ad una rapida evoluzione sociale e sanitaria che è andata ad incidere sui 5 livelli di mortalità. Si è assistito ad una drastica riduzione della mortalità accompagnata dall’aumento dell’età alla morte. Le statistiche di mortalità che sono basate sulla sola causa iniziale di morte non permettono di mettere in evidenza un quadro morboso più complesso, in particolare quando parliamo di malattie croniche. Nello specifico, nel quadro morboso più complesso delle malattie croniche, emerge che non è solo una singola causa che va ad incidere nell’evolversi della patologia, ma tale evoluzione è determinata da un insieme di cause. Mortalità per causa iniziale e multipla per le malattie cardiovascolari in Italia nel 2008 Grafico n. 1 Nel grafico è messa in evidenza la situazione italiana di mortalità per causa iniziale e multipla di patologia a carico del sistema circolatorio. I dati sono divisi per causa e per sesso. (Tavole ISTAT “cause multiple di morte 2008”). A differenza delle statistiche tradizionali basate sullo studio della sola causa iniziale di morte, i dati sulle cause multiple (vedi grafico n. 1 pag.6) consentono di fornire un quadro ben più complesso e completo del contesto patologico in cui il decesso è avvenuto. Tale opportunità di analisi è certamente di grande rilievo in un'epoca come quella attuale in cui il ruolo prevalente nella mortalità è giocato dalle 6 malattie cronico-degenerative e l'età media alla morte è sempre più avanzata. In tali circostanze infatti il decesso spesso non è imputabile a una singola patologia bensì a una complessa interazione fra più cause e condizioni che considerate singolarmente potrebbero non essere letali. 1.2. LA PREVENZIONE E LA PROMOZIONE DELLA SALUTE 1.2.1. I primi passi della promozione della salute fino alla carta di Ottawa La promozione della salute implica un modo diverso di guardare alla salute, un nuovo scenario, culturale, sociale e politico in cui reinserire i concetti di prevenzione ed educazione. Un primo grande fatto, che ha dato vita a questo processo sempre in divenire, è l’affermazione dell’ Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) nella sua costituzione del 1946, quando nel preambolo così era scritto: “E’ diritto fondamentale di ogni essere umano il possesso del migliore stato di salute, che ciascuno è capace di raggiungere, intendendosi per salute non solo assenza di malattia, ma un completo stato di benessere fisico, psichico e sociale.” Definizione ripresa poi nel 1948. Tale precisazione ha avuto il pregio di estendere il concetto di salute dalla sola dimensione fisica a quella psicologica e sociale e non solo assenza di malattia e infermità, in questo modo viene superato l’aspetto negativo e si sottolinea la multidimensionalità. Allo stesso tempo questa definizione presenta dei limiti in quanto la salute viene vista come qualcosa di statico, immodificabile e ideale, difatti lo stato di completo benessere non è raggiungibile, viene infatti rappresentata una salute come un fine e non come un processo. Nel 7 1948, nell’art. 32, la Costituzione italiana recepisce il principio affermando: “La repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività.” Mentre l’OMS si prefigge come obiettivo quello di una salute per tutti i cittadini del mondo nell’anno 2000 e in Europa si stabilisce, con “Health 21”, il quadro di riferimento per l’elaborazione delle politiche sanitarie nei paesi della Regione Europa, continua nel mondo l’evoluzione concettuale della promozione della salute. Tale percorso evolutivo è volto ad arrivare alla definizione del termine nel 1984 da parte dell’ufficio Europeo dell’OMS (definita come un processo che conferisce alle popolazioni i mezzi per assicurare un maggior controllo sul proprio livello di salute e migliorarlo) e nel 1986 alla formulazione della carta di Ottawa, carta per la promozione della salute. La carta inizia un nuovo movimento per la sanità pubblica in cui la giustizia e l’equità sono i prerequisiti chiave. Con la carta di Ottawa si passa dal concetto di prevenzione al concetto di promozione, centrato sulla volontà, sulla capacità, sulla responsabilità di ognuno per il raggiungimento dell’obiettivo della “salute per tutti”. Per il documento la promozione della salute è quel processo che mette in grado le persone di aumentare il controllo sulla propria salute, potendola così migliorare. Tale processo, che può avvenire grazie ad un approccio responsabilizzato dell’individuo di fronte ai problemi di salute/malattia, si compie nel riconoscere le possibilità offerte dalle risorse che la persona ha a disposizione e nel valorizzare le proprie competenze, sia per le scelte individuali, sia per quelle da prendere in collettività. Per mettere in grado tutte le persone di raggiungere appieno il loro potenziale di salute, l’azione della promozione punta a ridurre le 8 differenze nello stato di salute attuale e ad assicurare pari opportunità e risorse. La Carta di Ottawa è stata dal 1986, data della sua stesura, una solida base per la teoria e la pratica della promozione della salute nel mondo, fonte di guida ed ispirazione. Negli anni successivi nelle varie conferenze sono stati ripercorsi i temi cardine della carta: • la costituzione di una politica pubblica per la salute volta ad identificare gli ostacoli nei sistemi della politica pubblica allo scopo di creare un sistema politico che faciliti le scelte sane in ambito di salute; • la creazione di ambienti favorevoli vale a dire che la società dovrebbe essere in grado di organizzare il lavoro allo scopo di migliorare le condizioni lavorative. La promozione della salute genera condizioni di vita e di lavoro che sono sicure, stimolanti, soddisfacenti e piacevoli divenendo così fonti di salute per la popolazione; • rinforzare l’azione della comunità intendendo per ciò agire attraverso una concreta ed efficace azione della comunità nel definire le priorità, assumere le decisioni, pianificare e realizzare le strategie che consentano di raggiungere un migliore livello di salute; • sviluppare le abilità personali in modo di mettere in grado le persone di imparare, durante tutta la vita, a prepararsi ad affrontare le diverse tappe e di saper fronteggiare le lesioni, le malattie croniche e le difficoltà. E’ importante sviluppare le risorse umane di adulti e bambini, cioè quel grande patrimonio di capacità e di intelligenze racchiuso in ogni essere umano che ha bisogno di un “terreno” (ambiente umano socioculturale) e di “concime” (stimoli appropriati) per venire alla luce e diventare ricchezza disponibile per la collettività anche in funzione della salvaguardia del Pianeta; • la riorientazione dei servizi sanitari intendendo per questo la partecipazione alla promozione della salute da parte di tutte le 9 istituzioni coinvolte. Esse devono portare a una modifica dell’atteggiamento e dell’organizzazione dei servizi sanitari in modo che si ricalibri la loro attenzione sui bisogni complessivi dell’individuo visto nella sua interezza e nella ricerca della salute. Per concludere, con l’introduzione del concetto di promozione della salute è stata iniziato un processo di potenziamento in cui i professionisti e le persone sono reciprocamente impegnati. Interpretazione salutogenica della carta di Ottawa La teoria della salutogenesi ha influenzato dagli anni ’80 in poi lo sviluppo delle attività di promozione della salute. La salutogenesi (dalla parola latina salus, salutis = salute, e dalla parole greca genesi = origine, inizio, derivazione) si occupa delle “fonti” della salute. In particolare Antonovsky, ideatore di questa teoria, ha contribuito a far si che le persone che si occupavano di sanità, si focalizzassero sulla salute piuttosto che sulla malattia. Questo è un nuovo approccio alla salute, che presuppone che tutte le persone siano più o meno sane e più o meno malate: l’obiettivo è capire in che modo un individuo può diventare più sano o meno malato. La salute, quindi, è vista come un continuum, in cui una persona, in qualsiasi fase si trovi, potrà sempre disporre di risorse e opportunità per spostarsi verso il polo della salute. La salute non sarà più rappresentata come un fine (1946-1948, nella definizione dell’OMS), ma come un processo. La domanda da porsi sarà:” Quali sono le fonti della salute, come si crea, e come può essere rinforzata?” Antonovsky, il padre di questo nuovo paradigma, dopo alcuni studi effettuati sulle donne in menopausa di diverse etnie, scoprì che non è l’agente patogeno in sé a creare la malattia, ma è come una persona sa attingere alle proprie risorse e a quelle della collettività per attuare un 10 coping positivo rispetto ai fattori di stress dell’esistenza umana. In questo studio Antonovsky nello specifico si occupò dell’adattamento alla menopausa di donne di diverse etnie tra cui anche donne sopravvissute ai campi di concentramento. I comportamenti che una persona mette in atto sono chiamati da Antonovsky, “senso di coerenza”. I fattori del senso di coerenza sono: Il senso di comprensibilità: è una capacità prevalentemente cognitiva che fa in modo di farci capire ciò che accade intorno a noi, nell’ambiente circostante. Se la persona riesce a comprendere e a percepire un rischio, per esempio, riuscirà anche ad affrontare meglio le difficoltà, trovando delle possibili soluzioni. Il senso di coerenza è in parte un’esplicazione di uno dei punti fondamentali della carta di Ottawa, vale a dire lo sviluppo delle abilità personali che riescono a mettere in grado la persona ad affrontare le difficoltà che la vita le presenta: da stress quotidiani a patologie. Il senso di affrontabilità: significa avere una buona capacità di controllare le situazioni, elemento che è strettamente collegato al senso di consapevolezza di possedere anche le risorse per affrontarle. Esercitare la capacità di riuscire a controllare le situazioni aiuta a vivere meglio e in maniera più salutare. Il senso di significatività: scaturisce dalle due facoltà già esposte, è qualcosa che va costantemente ricercato e che include le esperienze di vita personale e spesso anche una visione d’insieme più estesa. Trovare un significato per gli eventi che ci accadono crea motivazione per affrontare la vita, per combattere e per impegnarsi nelle cose. Possiamo estendere il senso di significatività alla prevenzione delle malattie cardiovascolari. Se la persona riesce a trovare la motivazione per seguire una dieta salutare, per iniziare un 11 percorso d’attività fisica o ancora per smettere di fumare, si potrà attuare il cambiamento grazie al sovra citato senso di significatività. L’equilibrio tra i fattori che influenzano la salute, sia positivamente che negativamente, condiziona infine il livello di salute. Secondo la teoria di Antonovsky, una persona che possiede un forte “senso di coerenza” reagisce alle sollecitazioni (eventi stressori) percependole come sfide e attiva le proprie risorse di resistenza. Mentre con un senso di coerenza poco sviluppato gli eventi saranno un peso e la persona avrà minore capacità di affrontarli. “Il Senso di Coerenza è quindi un orientamento globale che esprime la misura di una sensazione di fiducia costante, penetrante e dinamica rispetto al fatto che gli stimoli della vita siano strutturati, spiegabili e prevedibili, che siano disponibili risorse per poter affrontare le sfide che questi stimoli comportano, che tali sfide valgano il nostro impegno e sforzo, perché hanno un significato” (Verena Schmid, 2007). La teoria, cerca di spiegare perché alcune persone quando si trovano in situazioni di stress riescano a stare bene e riescono persino a migliorare il proprio stato di salute; tale teoria potrebbe essere utile per aiutare le persone a gestire meglio la vita quotidiana e gli eventi stressori. L’approccio biomedico nato con la medicina scientifica alla fine del ‘700considera la salute come assenza di malattia e come derivante dell’eliminazione dei fattori di rischio che la determinano Per quanto riguarda le patologie cardiovascolari ciò si esprime nell’intervento di eliminazione dei fattori di rischio quali per esempio: il fumo, l’obesità, l’ipertensione. Il concetto di salute globale invece porta con sé una concezione della persona come unità psico-fisica interagente con l'ambiente circostante, presupposto per "una promozione ed 12 educazione alla salute" e una "medicina della persona" nella sua totalità. L’approccio salutogenico degli anni 70 di Antonovsky, che si focalizza maggiormente sulle risorse individuali e sui processi che promuovono la salute è una svolta ed un aspetto aggiuntivo nella visione biomedica del concetto di salute. Le due Teorie non sono contrapposte, secondo Antonovsky per giungere all’eliminazione dei fattori di rischio occorre un forte processo motivazionale come emerge dal senso di significatività, che va a completare l’approccio biomedico, Antonovsky spiega quindi come intraprendere questo percorso verso l’eliminazione dei fattori di rischio. Per raggiungere il traguardo “salute” occorre però una società ottimale in cui questo processo si possa compiere, nella quale le persone possono essere stimolate ad attivarsi nei confronti della propria salute attraverso il riconoscimento delle proprie risorse per affrontare i problemi e delle capacità da saper utilizzare per affrontare la quotidianità. L’ approccio salutogenico potrebbe essere un punto di forza per la prevenzione e la promozione della salute anche nel campo delle malattie cardiovascolari. Quest’ultime sono un campo ideale d’applicazione. Capire come rinforzare la propria salute, conoscere le fonti della salute stessa, il contesto in cui una persona vive sono prerogative grazie alle quali possiamo conoscere l’evolversi di una patologia, combatterla o non conoscerla mai. 1.2.2. La nuova direzione della promozione della salute: la carta di Bangkok La teoria salutogenica integra la teoria biomedica ed è una visione interessante che permette una lettura più approfondita del concetto di promozione della salute. Nel 2005 nella sesta conferenza mondiale: 13 “la carta di Bangkok per la promozione della salute in un mondo globalizzato” viene dato un nuovo orientamento a questa tematica. “La promozione della salute è il processo che permette alle persone di aumentare il controllo sulla propria salute e su i suoi determinanti, e dunque di migliorare la salute stessa. È una funzione centrale della sanità pubblica e contribuisce alla lotta contro le malattie trasmissibili e non trasmissibili e contro altre minacce per la salute” (Carta di Bangkok, 2005). Orientamento che mette in luce la teoria salutogenica di Antonovsky nella visione della promozione come strumento per poter “sorvegliare” la propria salute. La carta di Bangkok è basata ed integra i valori, i principi e le strategie d’azione stabilite dalla carta di Ottawa e le raccomandazioni derivate dalle successive conferenze mondiali sulla promozione della salute. Se la carta di Ottawa fissava i principi cardine della promozione della salute, quella di Bangkok conferma le strategie e inquadra le azioni in un contesto globalizzato. Questa è rivolta alle persone, ai gruppi e alle organizzazioni che sono cruciali nel raggiungimento della salute: i governi e i politici a tutti i livelli, la società civile, il settore privato e le organizzazioni internazionali. La promozione offre un concetto di salute positivo e complessivo che influisce direttamente sulla qualità della vita e comprende lo stato fisico, mentale e spirituale. E’ un investimento efficace per il miglioramento della salute e lo sviluppo umano e contribuisce a ridurre iniquità di salute e di genere. La carta di Bangkok mette in luce anche quei fattori che vanno ad influire sulla salute della persona e della collettività che sono i determinanti di salute. 14 Figura n. 1 Determinanti di salute in Europa I determinanti di salute sono espressi in una serie di strati concentrici, corrispondenti a differenti livelli d’influenza. (www.saluteinternazionale.info, Maciocco-I determinanti di salute. Una nuova, originale cornice concettuale- 25 Gennaio 2009) I determinanti della salute possono essere raggruppati in categorie che sono: comportamenti personali e stili di vita, fattori sociali, condizioni di vita e di lavoro; accesso ai servizi sanitari, condizioni socioeconomiche, culturali e ambientali, fattori genetici. Secondo il modello delineato (vedi figura 1 pag. 15) si possono vedere una serie di strati concentrici, corrispondenti ognuno ad un differente livello di influenza. Al centro si hanno i determinanti di salute immodificabili (l’individuo, con le sue caratteristiche biologiche: il sesso, l’età, il patrimonio genetico) e dagli strati interni a quelli più esterni si muovono i determinanti di salute detti “modificabili” (gli stili di vita individuali, le reti sociali e comunitarie, l’ambiente di vita e di lavoro, il contesto politico, sociale, economico e culturale). I fattori comportamentali propri degli individui sono quelli che vanno ad influire maggiormente sullo stato di salute. La promozione della 15 salute e la prevenzione si vanno a focalizzare proprio su questi fattori modificabili. Dai tempi della carta di Ottawa il contesto sociale globale è profondamente cambiato. Le crescenti iniquità all’interno e tra le nazioni, i nuovi modelli di consumo e di comunicazione, il commercio, il degrado ambientale e l’urbanizzazione sono alcuni dei fattori critici che influenzano oggi la salute. Un rapido e spesso sfavorevole cambiamento sociale influenza le condizioni sociali e la struttura delle comunità e anche i modelli evolutivi di salute e la transizione demografica hanno contribuito a questo cambiamento. La globalizzazione offre nuove opportunità di cooperazione per il miglioramento della salute e la riduzione dei rischi transnazionali. Il progresso verso un mondo più sano richiede quindi un’ampia partecipazione e un sostegno intenso. Nella carta di Bangkok viene richiesto che tutti i settori e contesti devono operare per sostenere la salute, investire in politiche, azioni ed infrastrutture, costruire capacità di sviluppo di politiche e pratiche di promozione della salute, regolamentare e legiferare al fine di assicurare un alto livello di protezione da infortuni e associarsi e costruire alleanze con organizzazioni pubbliche. Fin dall’adozione della Carta di Ottawa è stato sottoscritto un numero significativo di risoluzioni a livello nazionale e globale per sostenere la promozione della salute che non sempre sono state tradotte nella pratica. I partecipanti alla Conferenza di Bangkok chiedono fermamente agli Stati membri dell’Organizzazione Mondiale della Salute di ridurre questa differenza di attuazione e di impegnarsi verso politiche e alleanze che la mettono in pratica. Per attuare ciò sono state richieste all’OMS maggiori risorse per la promozione e di rendicontare periodicamente i progressi ottenuti. I partecipanti infine 16 richiedono l’impegno a tutti gli interessati di realizzare a livello locale anche le raccomandazioni delle precedenti Dichiarazioni, che sono ancora in gran parte da attuare, per incidere sui determinanti che producono le crescenti disuguaglianze di salute. 1.2.3. La prevenzione: definizione e approfondimento Parallelamente alla promozione della salute, concetto in continua evoluzione e d’interesse internazionale, è di fondamentale importanza anche il concetto di prevenzione, quando per prevenzione intendiamo l’insieme di misure di profilassi non solo mediche, ma anche di natura economica e sociale volte a tutelare la popolazione sana da una possibile insorgenza di una patologia. Il principale ente sanitario internazionale, cioè l’ OMS, ha definito 3 livelli di prevenzione della malattia dell'uomo: • la prevenzione primaria volta a ridurre l’incidenza della malattia (comparsa di nuovi casi); • la prevenzione secondaria volta a ridurre la prevalenza della malattia (frequenza di casi esistenti); • la prevenzione terziaria volta a ridurre la gravità e le complicazione di malattie inguaribili. Sulla base dei principi che scaturiscono dall’OMS, emerge, nel Piano Nazionale Italiano di prevenzione 2010/2012, la necessità di rivedere le attività di prevenzione. I fattori positivi che vanno ad incidere in questa revisione sono: l’evoluzione sociale come aspetto migliorativo sia delle condizioni abitative, sia dell’alimentazione e degli stili di vita e la crescita del livello culturale, che ha portato ad una maggior consapevolezza delle decisioni riguardanti la salute della popolazione, responsabilizzando quest’ultima. Tra i fattori negativi ci sono le 17 variabili che impattano sulla salute della popolazione, come ad esempio gli agenti inquinanti. Non va poi dimenticato che un evento di per sé positivo, come quello dell'allungamento della vita, grazie anche alle eccezionali potenzialità diagnostiche e curative, abbia generato un fenomeno paradossale che è l'incremento del numero di soggetti fragili e portatori di cronicità. Ai tre livelli fondamentali per la prevenzione delle malattie,, il Piano Nazionale Italiano di Prevenzione 2010-2012 inserisce anche la “Medicina Predittiva” che tendenzialmente si rivolge a tutta la popolazione ed ha come obiettivo la valutazione del rischio di insorgenza di una patologia. La “Medicina Predittiva” ha come approccio quello di scoprire in termini probabilistici, prima e/o dopo la nascita, i fattori che, per una specifica persona e in un dato contesto, possono favorire l'insorgenza di una malattia. Per definizione, la medicina predittiva si rivolge agli individui sani, nei quali cerca la fragilità o il difetto che conferiscono loro una certa predisposizione a sviluppare una malattia. Conseguentemente, la medicina predittiva è probabilistica e individuale e come tale consente la massima personalizzazione degli interventi. Questa branca della medicina costituisce un'evoluzione principalmente in termini culturali, perché supera il dualismo tra persona ed ambiente, leggendo in una visione più integrata la malattia, non solo come il risultato di un'esposizione ad agenti patogeni o a fattori di rischio, ma anche come interazione tra fattori esogeni ed endogeni, ossia la predisposizione individuale, sia genetica, sia dovuta a fattori evolutivi. 18 Carta del rischio cardiovascolare: applicazione della medicina predittiva La carta del rischio cardiovascolare serve a stimare la probabilità di andare incontro a un primo evento cardiovascolare maggiore (infarto del miocardio o ictus) nei 10 anni successivi, conoscendo il valore di sei fattori di rischio: sesso, diabete, abitudine al fumo, età, pressione arteriosa sistolica e colesterolemia. Oggi non si identificano più le persone a rischio sulla base dei fattori considerati singolarmente ma viene presa in considerazione la loro valutazione globale. Cosa intendiamo per fattore di rischio? I fattori di rischio fanno riferimento a tutti quegli eventi, esperienze, minacce, pericoli, che aumentano la probabilità per l’individuo di incorrere in conseguenze negative per il proprio sviluppo e adattamento psicofisico. Tuttavia, come sottolineato da alcuni studiosi, il valore di rischio di un fattore dipende dall’effetto di altri elementi presenti nell’esperienza e nel contesto di vita. La valutazione del rischio cardiovascolare, attraverso la carta del rischio, è attuata dal medico e ha validità se i fattori di rischio vengono misurati seguendo la metodologia standardizzata. La carta del rischio è utilizzabile su donne e uomini di età compresa fra 40 e 69 anni che non hanno avuto precedenti eventi cardiovascolari; non è utilizzabile nelle donne in gravidanza. Non può essere applicata per valori estremi dei fattori di rischio, quali la pressione arteriosa sistolica superiore a 200 mmHg o inferiore a 90 mmHg e quando il valore di colesterolemia totale è superiore a 320 mg/dl o inferiore a 130 mg/dl. Inoltre, al fine di una corretta valutazione del rischio cardiovascolare, i valori degli esami clinici di glicemia e colesterolemia sono utilizzabili se eseguiti da non più di tre mesi. 19 1.2.4. La prevenzione nella comunità Considerando che fattori di rischio per le malattie cardiovascolari sono riconducibili agli stili di vita e al comportamento che ne deriva, appare chiaro che, nell'ambito degli interventi di promozione di stili di vita salutari, assumano un’ importanza strategica i programmi di comunicazione e formazione non tanto sul singolo, ma che coinvolgano la popolazione nel suo complesso. Intervenire per promuovere la salute diventa un compito che mira a favorire la realizzazione, da parte delle persone coinvolte all’interno della propria comunità, delle loro aspirazioni, al soddisfacimento dei bisogni e a far si che possano imparare ad affrontare con successo i problemi incontrati. La prevenzione non guarda infatti al singolo individuo come tale, ma guarda alla persona nel contesto in cui si trova e la colloca in una situazione dinamica di relazioni con gli altri. La prevenzione nella comunità mira ad una strategia complessiva che considera la persona nella sua totalità facendo si che ciò che la circonda e la compenetra concorra al suo e al benessere della collettività. Il “California Department of Alcohol and Drug Programs (ADP)” ha proposto un progetto di assistenza tecnica e di formazione destinato a servire le agenzie della California e le organizzazioni coinvolte nella prevenzione comunitaria. Tale progetto prende il nome di Prevenzione di iniziativa comunitaria (CPI). Nei principi del programma viene evidenziata l’importanza della collaborazione tra ricercatori e comunità per creare efficaci strategie di prevenzione. Le linee chiave delineate nel progetto di prevenzione californiano, che si occupa in a particolare della prevenzione dei rischi correlati all’alcol, possono essere trasversali anche ad altri progetti su tematiche diverse che si attuano nella comunità. A metà degli anni ’90, il Californian 20 Department of Alcohol and drug programs, in collaborazione con il Center For Applied Research Solutions, la cui missione è quella di migliorare la vita dei giovani, famiglie e comunità, agevolando lo scambio di conoscenze ed esperienze tra le comunità di ricerca di prevenzione, medici, decisori politici e del pubblico, ha iniziato a lavorare per migliorare lo stato informativo del sistema di prevenzione. Una componente chiave di ciò è stata la raccolta continua, il monitoraggio e la comunicazione degli indicatori di prevalenza e dei problemi connessi all’alcol nel territorio. Questo sistema informativo è stato progettato per aiutare lo stato e le politiche nella pianificazione locale per la prevenzione, grazie all’utilizzo di dati sistemici che mettono in evidenza, attraverso i risultati, le esigenze di prevenzione e di trattamento nello stato della California. La prevenzione di comunità non si può attuare se non si parte da una visione ampia e dettagliata della situazione che si vuol iniziare a prevenire. Non è sufficiente un solo piano preventivo ma sono necessarie più azioni preventive integrate tra loro. La specificità dell’intervento di comunità è di mobilitare le risorse locali attraverso il loro coinvolgimento a livello di osservazione dei problemi e di piano di soluzioni dei medesimi. Richiede che venga dato ascolto ai pareri che vengono discussi localmente, che vengano programmati interventi che coinvolgano le proposte degli esperti con quelle emerse localmente e che, per quanto possibile, siano referenti o attivisti locali le persone che collaborano a realizzare gli interventi. Uno strumento usato a tal scopo sono i gruppi focali con le “persone-chiave” o “informatori privilegiati”, condotti da uno o più esperti; un altro sono le classiche interviste a campione significativo della popolazione. Perché tutto ciò avvenga, è necessario che la dimensione della o delle comunità prescelta/e sia limitata per estensione territoriale e per 21 numerosità di abitanti. Una conferma della forza di un intervento con il coinvolgimento di comunità si ha nel progetto di Holder e Coll. realizzato nel 2000, per la prevenzione degli incidenti stradali alcol correlati nell’area di attuazione del progetto. Sono stati raggiunti risultati importanti, tra questi: la riduzione del 6% del bere ad alto rischio; la riduzione del 49% di guida dopo una “forte bevuta” e del 10% di incidenti notturni. Tutto ciò è avvenuto grazie all’attivazione di quel processo che ha creato una rete di coalizione e di forte motivazione nel riuscire in quel cambiamento che la comunità stessa si era proposta. Se un intervento così ha dato risultati in campo alcologico, non vi è motivo per cui non ne possa dare anche in campo cardiovascolare. 1.3. l’INIZIATIVA DI PREVENZIONE “RIGUARDIAMOCI IL CUORE” Figura 2 Immagine dell’iniziativa di prevenzione Riguardiamoci il cuore di Firenze. (www.sds.firenze.it) 1.3.1. Riguardiamoci il Cuore: dal 2007 al 2011 Per sensibilizzare i cittadini sul tema della prevenzione delle le malattie cardiovascolari la Società della Salute di Firenze organizzò nel 2007 per la prima volta l’iniziativa “Riguardiamoci il Cuore”, due giorni dedicati alla prevenzione. L’iniziativa si articolò nelle giornate 22 di Sabato 6 e domenica 7 ottobre in piazza della Repubblica a Firenze, dalle ore 9 alle 18, trasformando la piazza in una sorta di grande ambulatorio all'aperto dove i cittadini, attraverso un percorso che toccava vari aspetti della salute grazie alla presenza di infermieri, medici e specialisti, potevano conoscere il proprio stato di rischio e quindi, se necessario, effettuare analisi ed esami. Nel 2009, il 21 e 22 marzo, tornarono i controlli gratuiti, ci furono alcune importanti novità come la location, non più in piazza della Repubblica, ma all’Istituto degli Innocenti in piazza Santissima Annunziata e per quanto riguarda la modalità d’accesso che nel 2009, a differenza del 2007 dove l’accesso era stato libero, era su prenotazione. L’iniziativa di prevenzione del 2011, è stata organizzata sulle impronte di quella del 2009 e si è svolta nei giorni 26 e 27 Marzo. Le due giornate sono state organizzate per informare la popolazione partecipante in merito all’importanza della prevenzione delle malattie cardiovascolari (in quanto principali cause di invalidità e mortalità in Italia) e sulla modalità per ridurre i fattori di rischio. I professionisti sanitari, all’interno dell’iniziativa, erano impegnati, attraverso l’informazione sanitaria e l’utilizzo della carta del rischio cardiovascolare, a responsabilizzare le persone riguardo al proprio stato di salute. La differenza principale di questa edizione è stata l’assenza dei medici di medicina generale, presenti invece in quella del 2009. Pertanto le persone che hanno partecipato sono state sollecitate, alla fine del percorso, nello stand gestito dagli assistenti sanitari a recarsi in seguito dal proprio medico di famiglia per sottoporgli la scheda personale del rischio che era stata consegnata alla manifestazione. Il medico una volta vista la situazione del proprio paziente presentata con la carta del rischio avrebbe potuto indirizzare la persona al cambiamento più opportuno da mettere in atto o a fare un 23 eventuale approfondimento strumentale qualora ve ne fosse stato bisogno. 1.3.2. I professionisti che hanno attuato l’iniziativa di prevenzione I professionisti dell’Azienda Sanitaria di Firenze (ASL10) che hanno effettuato esami inerenti il rischio cardiovascolare e interventi di informazione sanitaria rivolti alla popolazione partecipante sono stati: diabetologi, cardiologi, nefrologi, angiologi, medici della medicina dello sport, dietisti, medici di medicina interna e nutrizionisti, tecnici della riabilitazione, infermieri, tecnici di laboratorio, educatori assistenti sanitari e professionisti del centro antifumo. Hanno partecipato, nelle varie aree della manifestazione, operatori dell’Assessorato allo Sport del Comune di Firenze e i volontari di cinque diverse associazioni del territorio di Firenze e di Sesto Fiorentino: ANPAS, Misericordia di Firenze, Croce Rossa, AUSER, AssoCuore. 1.3.3. L’accessibilità dei cittadini all’iniziativa di prevenzione I cittadini hanno potuto avere accesso all’iniziativa, prenotando tramite un numero verde dedicato. Gli ingressi giornalieri previsti sono stati di circa 500 persone, suddivise in gruppi di 22 partecipanti per turno. Le entrate erano previste ogni 30 minuti, dalle 8.30 alle 17.30. Le persone che vi hanno partecipato sono circa 800. 1.3.4. Il percorso dei partecipanti Le persone che hanno prenotato hanno potuto partecipare al percorso di valutazione del rischio cardiovascolare e di educazione sanitaria 24 articolato attraverso 7 aeree all’interno dell’Istituto degli Innocenti: • Ingresso (dalla Sala Grazzini al Cortile degli Uomini); • Area Cinema e Salute (Sala Borghini); • Area Analisi del sangue (Sala San Giovanni); • Area Misurazione Pressione (Salone Brunelleschi); • Area Stili di Vita (Salone Brunelleschi); • Area degli Specialisti (Salone Brunelleschi); • Area del Volontariato (Salone Brunelleschi); • Conclusione del percorso (Salone Brunelleschi). La Sala Grazzini è stata adibita all’Accoglienza. Gli infermieri addetti all’accoglienza hanno raccolto i dati anagrafici ed anamnestici dei partecipanti. Hanno fornito informazioni sulla modalità della visita, consegnato il materiale informativo, la scheda personale per la Valutazione del Rischio Cardiovascolare, il questionario per valutare il gradimento della Manifestazione e hanno richiesto la firma del consenso informato. I volontari, nel Cortile degli Uomini, dedicati alla guida dei partecipanti nel percorso di prevenzione, hanno accompagnato i gruppi di persone attraverso il Ballatoio e il Cortile delle Donne, fino alla Sala Borghini, posta al piano interrato. All’interno di questo percorso erano esposti pannelli informativi riguardanti i fattori di rischio inerenti le malattie cardiache e gli stili di vita corretti. Nella Sala Borghini, è stato proiettato un filmato di circa 15 minuti, contenente brevi spezzoni di film (tratti da: Wall Street, Thank you for smoking, Il Diario di Bridget Jones, Forrest Gump, La Grande Abbuffata e Ratatouille), inerenti alimentazione, sport e movimento, alcol, fumo, con illustrazione e dibattito condotto da un cardiologo, per una durata complessiva di 30 minuti. La proiezione del filmato ha 25 voluto stimolare le persone presenti a riflettere e discutere sui temi trattati inerenti la salute e gli stili di vita. Nella Sala San Giovanni erano presenti infermieri professionali e tecnici di laboratorio che hanno eseguito un prelievo di sangue capillare per rilevare i valori di: colesterolo, glicemia e creatinina. I risultati sono stati riportati sulla scheda personale della Valutazione del Rischio di ogni singolo partecipante. Il percorso proseguiva nel Salone Brunelleschi, suddiviso in 4 zone: Area misurazione della pressione arteriosa, Area degli specialisti, Area del volontariato (Rianimazione cardiopolmonare – BLS e AssoCuore) e Area degli Stili di Vita( Alimentazione, Attività fisica, Fumo). Quattro infermieri per turno misuravano la pressione arteriosa, coadiuvati dai volontari della Croce Rossa, e riportavano i valori della pressione sulla Scheda del Rischio. Successivamente le persone, in seguito ai risultati degli esami ematici e ai valori della pressione arteriosa, erano libere di muoversi all’interno delle altre tre aree per iniziativa personale o dietro consiglio degli infermieri. Nell’Area degli Specialisti erano presenti gli stand di: Diabetologia, Nefrologia, Angiologia, mentre gli ambulatori di cardiologia e di medicina interna erano collocati in un’area posta all’esterno del salone Brunelleschi, con accesso dal cortile delle Donne. Nell’area degli Stili di Vita erano presenti gli stand di: Educazione alimentare (con dietisti e nutrizionisti), Medicina dello sport, Attività Fisica Adattata ( AFA), Attività motoria e sportiva nel territorio del Comune di Firenze e Centro Antifumo. Infine nell’area del Volontariato erano presenti gli stand: Rianimazione Cardiopolmonare-BLS e AssoCuore. 26 1.3.5. Interventi di prevenzione Un approccio simile all’iniziativa di prevenzione “Riguardiamoci il Cuore” è il progetto di prevenzione cardiovascolare LIMBURGO HARTSLAG in Olanda, che prende il nome dalla provincia dove ha avuto luogo. L’Intervento si basa sulla promozione di uno stile di vita sano in ambito comunitario e si è occupato di prevenzione cardiovascolare a Maastricht (185.000 abitanti) nei Paesi Bassi negli anni dal 1999 al 2003. L'intervento consisteva in una registrazione completa dei fattori di rischio; l'ottimizzazione della terapia medica; la consulenza per la salute per le persone con alto consumo di grassi, per i fumatori e per coloro con inattività fisica; è stato affiancato da uno studio-controllo che ha coinvolto un gruppo di 3000 persone (dai 25 ai 70 anni)e un altro gruppo di riferimento di 895 persone che non era sottoposto a niente. Hanno completato il follow-up nel 2003, anno di conclusione dell’intervento, 2414 persone del primo gruppo e 758 del gruppo di riferimento. Gli operatori del progetto si sono occupati della registrazione dei fattori di rischio nella popolazione partecipante, dell'ottimizzazione della terapia medica e della consulenza degli offerta agli stessi su tematiche di salute. L’obiettivo dello studio è stato quello di investigare quale fosse l’effetto di un programma di prevenzione cardiovascolare dopo 5 anni di intervento. Nella valutazione dei comportamenti è stato somministrato un questionario ai partecipanti allo studio. I risultati hanno dimostrato che a distanza di 4 mesi dall’intervento di prevenzione le persone hanno diminuito l’assunzione di grassi saturi. Tale situazione è stata in parte sostenuta dopo 18 mesi. Dopo 18 mesi, i pazienti obesi sui quali era stato effettuato l’intervento avevano una maggiore probabilità di essere fisicamente più attivi rispetto ai loro omologhi di controllo, mentre 27 non è stato trovato nessun effetto dopo l’intervento per quanto riguarda il fumo. I dati hanno dimostrato che la registrazione dei fattori di rischio e l'ottimizzazione delle cure mediche sono stati solo parzialmente realizzati, che la componente di consulenza per la salute potrebbe essere ulteriormente migliorata e che l'intervento potrebbe beneficiare di ulteriori strategie di promozione della salute di comunità. Un progetto molto interessante, spostato però nel contesto di un’azienda lavorativa, è l’intervento svizzero HEARTH@WORK (progetto salute nell’azienda). Si tratta di promozione aziendale della salute della Fondazione Svizzera di Cardiologia, ed è destinato a grandi e medie aziende (a partire da 50 dipendenti) per l’individuazione cardiovascolari. precoce Tale e la progetto è prevenzione strutturato delle in malattie moduli, che comprendono: a) la rilevazione dei fattori di rischio cardiovascolari; b) la distribuzione di opuscoli informativi; c) la consulenza per uno stile di vita salutare per il prevenire le malattie cardiache; d)la formazione dei dipendenti che comprende corsi d’istruzione, coaching e gruppi di lavoro di educazione alla salute sui temi dell’alimentazione, dell’attività fisica e della gestione dello stress; e)interventi di disassuefazione dal fumo; f) interventi di BLS. Tutto ciò supportato da un check up completo di esami: misurazione della pressione arteriosa, determinazione della glicemia (tasso sanguigno dello zucchero) e dei tassi sanguigni dei lipidi. 1.4. LA PERCEZIONE DEL RISCHIO Il rischio d’incorrere in una patologia cardiovascolare è determinato da quei fattori, quali: l’età, il sesso, l’ipertensione, la colesterolemia e l’obesità. La maggior parte della popolazione è a conoscenza di questi 28 fattori, infatti le persone rispetto a decine di anni fa, sono abbastanza consapevoli di ciò che nuoce alla salute e di ciò che protegge. Ciò che contraddistingue una persona da un’altra è come queste percepiscono il rischio d’incorre in una patologia avendo comportamenti più o meno errati. E’ proprio la percezione che hanno riguardo al rischio che una patologia possa insorgere in loro che va a modificare la motivazione al cambiamento verso uno stile di vita salutare. La componente emotiva della percezione che la popolazione ha verso un rischio di salute è fondamentale in quanto tale percezione è soggettiva sia a livello individuale che collettivo. La grande utopia igienista che ha caratterizzato la sanità pubblica del ventesimo secolo: l’avvento di un mondo in cui mano a mano che saremmo stati in grado di descrivere i rischi li avremmo anche prevenuti (Lupton, 1995), va a delineare quel percorso verso un rischio sempre più conosciuto e calcolabile che comincia ad apparire “maneggiovole” e controllabile. Nella pratica la medicina predittiva ha fatto grandi passi verso la conoscibilità del rischio. Questa grazie alla carta del rischio cardiovascolare, ai test genetici ed altre strumentazioni è riuscita nell’intento di descrivere in termini probabilistici il rischio d’insorgenza di una malattia, trasformando la teoria igienista da utopia a concretezza. Dinanzi all’evidenza che le persone adulte mostrino una grande avversione per determinati rischi, una relativa indifferenza verso altri, e al fatto che spesso i loro giudizi non siano in accordo con le opinioni dei tecnici, questi ultimi sono andati allora alla ricerca delle regole che governavano la divergenza tra le loro opinioni ed i comportamenti dei comuni cittadini: ognuno seguendo il proprio paradigma culturale. Nello studio “Perception of risk” di Slovic del 1987 si presuppone che coloro che promuovono e regolano la salute e la sicurezza hanno 29 bisogno di capire come la gente pensa e risponde al rischio perché senza tale comprensione le politiche avrebbero poco successo. Molti studi sociologici e antropologici hanno dimostrato che la percezione del rischio ha le sue radici in fattori sociali e culturali, infatti c’è chi sostiene che la risposta ai rischi sia mediata da risposte sociali trasmesse da amici, familiari, compagni, colleghi di lavoro e funzionari politici. Le intuizioni acquisite culturalmente orientano il nostro giudizio ed è come se la persona fosse all’interno di un sistema impercettibile, ma costantemente presente. Douglas e Wildavsky affermano che le persone, agendo all’interno di gruppi sociali, tendono a minimizzare i rischi certi e a sottolinearli altri per mantenere e controllare il gruppo. Alcuni autori affermano che, nella ormai acquisita consapevolezza dell’esistenza diffusa di rischi collegati ai comportamenti umani, i soggetti adulti sarebbero spinti verso un processo di individualizzazione, altri affermano invece che chi dispone di minori risorse materiali, ma ancor di più di quelle culturali, reagirebbe invece all’incertezza riponendo la propria fiducia nelle opinioni di coloro che conoscono e con i quali condividono la cultura, dando quindi importanza al confronto con il proprio contesto di riferimento, in un progressivo processo di aggregazione. Pertanto si osserva quanto nella comunità il contesto di riferimento e la condivisione con l’altro siano necessarie per effettuare un efficace intervento di prevenzione che vada a capire anche come le persone percepiscono il rischio di ciò che si vuole prevenire. 30 1.5. IL COINVOLGIMENTO DELLA COMUNITA’ Le politiche di promozione della salute mirano ad una società “salutogenica”, che coltivi i presupposti per un maggior benessere. Infatti non si può operare efficacemente nell’ambito della salute pubblica se non interrogandosi sulle dinamiche sociali ed economiche che producano malessere. Le politiche della salute, un tempo mirate all’ambito dell’organizzazione sanitaria, devono tradursi oggi in politiche dell’ empowerment individuale e collettivo. L’evoluzione culturale, dall’impegno per la cura a quello per la promozione della salute, aumenta l’interesse per le politiche decentrate e localizzate a livello locale e tale dimensione fa si che sia maggiormente possibile per ciascun attore sociale mettere a fuoco la propria appartenenza alla comunità. L’appartenenza alla comunità implica, in circostanze d’intervento di prevenzione con il coinvolgimento di questa, la partecipazione della comunità. Questo termine è un termine spesso usato come sinonimo di “coinvolgimento della comunità” e riguarda il processo attraverso cui una comunità è coinvolta nella presa di decisioni che la riguardano. La persona appartenente a questo gruppo sociale non è guidata da altri, ma si trova in una situazione in cui è autoguidata, essa si muove all’interno di una realtà comunitaria e utilizza la conoscenza di tale realtà come linea direttiva e base per un’interpretazione della propria disposizione ad affrontare la realtà e sfruttare le proprie capacità adattative all’interno del suo assetto sociale comunitario. 1.5.1. Cos’è la comunità Per comunità si intende un insieme di individui differenziati, dalla più ampia collettività in cui sono inseriti, da fattori di coesione, di natura 31 biologica, etnica, religiosa, territoriale, linguistica. La comunità è caratterizzata da un forte senso di appartenenza e solidarietà da parte dei suoi membri, la cui unione si fonda su valori ed obiettivi di carattere più empatico che razionale. Rispetto alla sociologia di fine secolo che con F. Tonnies concepiva la comunità in contrapposizione alla società, in quanto, mentre nella comunità gli individui sono accomunati da una volontà naturale che stabilisce rapporti affettivi di collaborazione e amore, nella società le relazioni sarebbero basate sulla volontà razionale finalizzata al perseguimento di specifici obiettivi. La sociologia contemporanea considera tale distinzione artificiosa perché nella realtà sociale le due forme di convivenza non sono separate e le caratteristiche dell’una si ritrovano anche nell’altra e viceversa. Per A. Adler è proprio il senso di comunità ciò, che contrapponendosi all’individualistica volontà di potenza, mantiene la coesione all’interno della società. La piccola comunità: il quartiere Già nel 1948 l’antropologo Harskovits definiva l’habitat come “il territorio nel quale una determinata cultura esiste”. Il termine di habitat è stato ed è impiegato in senso urbanistico-antropologico, secondo molti urbanisti “il quartiere è una parte dello spazio sociale urbano che è proprio di certi tipi di città. Lo stesso quartiere è formato da un tessuto di relazioni sociali; non si riduce tuttavia in nessun modo ad un sistema di rapporti sociali primari e informali. E’ una individuale collettività di un altro livello che, da certi punti di vista, rassomiglia maggiormente ad un borgo che all’unità di vicinato”(R. Ledrut, 1969). In senso socio-culturale il quartiere è un’area urbana provvista di una denominazione propria e limitata da fattori differenti, che possono 32 essere storici, amministrativi, urbanistici, sociali, economici e culturali. Dal punto di vista urbanistico non ha una direzione stabilita e tanto meno una morfologia peculiare. Al contrario l’urbanista lo intende come un sistema in continua trasformazione costituito da una varietà di fattori diversi la cui omogeneità è sempre relativa ma necessaria, entro certi limiti, se si vuol definire un quartiere appunto tale. Non esiste un tipo di quartiere definibile come standard in quanto i vari fattori che lo costituiscono, dalla struttura urbanistica alle componenti demografiche, economiche, sociologiche e culturali, non trovano mai un coordinamento definibile come esemplare. Il quartiere è parte di un sistema più grande che è la città e al suo interno ci sono tanti piccoli microsistemi. Questa rete di microsistemi crea delle relazioni su livelli diversi e un interconnessione di idee. La comunità, il quartiere, il piccolo microsistema d’appartenenza dell’individuo sono l’ambiente in cui la popolazione si riflette. L’essere vivente infatti interagisce strutturalmente con l’ambiente sia in termini di scambi di materia ed energia sia di scambi di informazioni. La salute quindi ha una forma che è costituzionalmente connettiva, relazionale e comunicativa. Convenzionalmente si designa come equilibrio la forma di scambio adeguata fra essere vivente ed ambiente, come squilibrio la forma che mette in crisi l’autonomia del vivente e la sua autoriproduzione. Tuttavia lo stress attivato dalle richieste ambientali può diventare eustress (eu, dal greco, buonobello) qualora sviluppi potenzialità nell’individuo e nella comunità e porti ad un nuovo assetto, quindi lo squilibrio che si può creare anche all’interno di un ambiente come il quartiere può portare a dinamiche positive per un ipotetico cambiamento. 33 2. LA METODOLOGIA 2.1. OBIETTIVO DELLA TESI L’ obiettivo generale della Tesi è quello di indagare il grado di interesse riguardo alla prevenzione delle malattie cardiovascolari dei cittadini, dei professionisti sanitari, dei volontari delle associazioni partecipanti all’iniziativa “Riguardiamoci il cuore”, realizzata a Firenze nel 2011, allo scopo di delineare un intervento di promozione della salute e di prevenzione delle malattie cardiovascolari , con il coinvolgimento della comunità territoriale dei quartieri di Firenze. 2.2. INDAGINE SUI SOGGETTI COINVOLTI NELL’INIZIATIVA DI PREVENZIONE La rielaborazione dei dati, raccolti con l’indagine sui cittadini partecipanti e sui professionisti e volontari di “riguardiamoci il cuore”, si è svolta con la seguente modalità: a) analisi dei dati della popolazione che ha partecipato, tratti dal questionario di gradimento compilato alla conclusione dell’iniziativa di prevenzione; b) analisi dei dati estratti dallo studio osservazionale dell’iniziativa di prevenzione; c) analisi dei dati delle interviste telefoniche, rivolte ad un campione di partecipanti, realizzate a distanza di un mese dall’iniziativa; d) analisi dei dati dei professionisti che hanno aderito all’iniziativa, tratti dal questionario da loro compilato il mese successivo all’iniziativa; e) analisi dei dati delle interviste rivolte ai volontari delle associazioni 34 coinvolte nell’iniziativa, realizzate a distanza di due mesi dall’ evento di prevenzione. Il metodo e gli strumenti utilizzati nell’indagine sono stati: ¾ Il questionario di gradimento compilato dai partecipanti al termine dell’iniziativa di prevenzione Riguardiamoci il cuore; ¾ Lo studio osservazionale dell’iniziativa di prevenzione Riguardiamoci il cuore; ¾ L’intervista telefonica somministrata ad un campione di partecipanti a distanza di 6 settimane dall’iniziativa Riguardiamoci il cuore; ¾ Il questionario compilato dai professionisti sanitari che hanno lavorato all’iniziativa di prevenzione Riguardiamoci il cuore; ¾ L’intervista individuale ai volontari delle associazioni che hanno partecipato a Riguardiamoci il Cuore. 2.2.1. Questionario di gradimento dei partecipanti Il questionario (vedi allegato A) è stato compilato dai partecipanti al termine del percorso dell’iniziativa di prevenzione Riguardiamoci il Cuore in data 26/27 marzo 2011. I rispondenti sono stati 747 su 800 partecipanti. I concetti principali che sono stati indagati, attraverso le 13 domande del questionario, hanno riguardato: gli aspetti socio demografici, la percezione dell’efficacia dell’iniziativa e il gradimento. Per l’inserimento e l’analisi dei dati è stato utilizzato un database sviluppato con EPIINFO. Il questionario è una revisione di quello utilizzato nella manifestazione Riguardiamoci il Cuore 2009. Nel questionario di gradimento è stato utile per la tesi prendere in esame: le domande che hanno dato i dati necessari per un profilo demografico e sociale della popolazione partecipante, quindi 35 frequenza, età, sesso e titolo di studio; le domande che hanno indagato sull’interesse verso questa manifestazione; domande che chiedevano se fossero interessati a manifestazioni future e chi avrebbero voluto coinvolgere in queste. 2.2.2. Lo studio osservazionale di “Riguardiamoci il cuore” L’osservazione nel campo della Prevenzione serve a capire come le persone “si comportano” riguardo alla propria salute e può risultare utile per definire meglio come creare condizioni informative ed educative volte a incoraggiare e suscitare l’interesse dei cittadini nei confronti della propria salute. Lo studio ha avuto lo scopo di verificare il grado di interesse dei partecipanti riguardo ai messaggi di prevenzione delle malattie cardiovascolari veicolati dai professionisti sanitari e di monitorare eventuali ostacoli e aspetti favorenti nella logica della manifestazione. Lo studio è stato effettuato attraverso l’utilizzo di una Scheda di Osservazione che deriva da una revisione di una precedente scheda, utilizzata nella Manifestazione “Riguardiamoci il Cuore 2009”. La revisione della scheda di osservazione prodotta nel 2009 e la rielaborazione di una nuova scheda ha richiesto 6 incontri di circa 4 ore ciascuno. In questi incontri sono stati individuati i principali campi di interesse da osservare con i relativi criteri di osservazione da adottare. A questi incontri hanno partecipato 7 studenti del Corso di Laurea in Assistenza Sanitaria e 2 Tutor Assistenti Sanitarie dell’ASL 10. La scheda che è stata utilizzata dagli studenti durante la Manifestazione “Riguardiamoci il Cuore 2011”, era suddivisa in due parti in base alla tipologia di Osservazione: una relativa all’Osservazione del comportamento verbale e l’altra relativa 36 all’Osservazione del comportamento non verbale (vedi la scheda di osservazione in allegato B) allo scopo di verificare il grado di interesse dei cittadini partecipanti. Trattandosi di una indagine qualitativa, che poteva essere influenzata dalla soggettività dell’osservatore partecipante, è stato necessario cercare di essere più oggettivi possibile, costruendo appositi indicatori per ottenere risultati attendibili e condivisibili. Nei giorni 26 e 27 Marzo 2011 è stata realizzata l’osservazione di 180 persone, un numero rappresentativo delle circa 800 persone che hanno partecipato alla Manifestazione “Riguardiamoci il Cuore 2011”. L’osservazione è stata realizzata da studenti, organizzati in coppia, che hanno effettuato le osservazioni su otto gruppi di utenti. Ogni coppia di studenti ha coperto turni di circa 5 ore. Ognuno di loro ha compilato la scheda di osservazione (2 schede per turno per ogni studente). Ciascuna osservazione è stata fatta su un gruppo di circa 22 persone per una durata media di 1 ora e 30. E’ stato necessario stabilire un tempo di osservazione per ogni area e in questo contesto procedere all’osservazione di due gruppi, che avevano l’ingresso alla manifestazione stabilito ogni 30 minuti ciascuno, per un numero complessivo di circa 45 persone). È stato inoltre previsto un tempo dedicato per un confronto tra gli osservatori e per la valutazione delle criticità e dei punti di forza riscontrate durante il percorso. Le osservazioni si sono articolate su 5 zone: Ingresso dell’Istituto Innocenti (dalla Sala Grazzini al Cortile degli Uomini), Area Filmato (Sala Borghini), zona di attesa Area Prelievi (Sala San Giovanni), Area Pressioni, Area Stili di Vita, Specialisti e Volontariato (Salone Brunelleschi). Uno studente della coppia ha effettuato l’ Osservazione del 37 comportamento non verbale dei cittadini partecipanti all’interno degli spazi di prevenzione. L’osservazione si è concentrata sui seguenti aspetti: • Gli atteggiamenti corporei dei partecipanti attraverso l’analisi degli sguardi e della gestualità; La reazione dei partecipanti durante il dibattito nell’area “cinema e salute” (ascoltano e partecipano al dibattito mostrando interesse); • Gli atteggiamenti delle persone in attesa agli stand ( se parlano tra loro, se si avvicinano agli operatori per chiedere informazioni, se mostrano gestualità che esprime interesse); • L’interesse delle persone ai pannelli informativi (se si soffermano ad osservare i pannelli sostando davanti ad essi dedicando un po’ del loro tempo a leggerli); • La gestione del materiale informativo (se le persone prendono il materiale informativo e se lo prendono, che cosa ne fanno, lo portano via o lo gettano all’uscita ). Il secondo studente della coppia ha effettuato l’ Osservazione del comportamento verbale dei cittadini partecipanti all’interno degli spazi di prevenzione. L’osservazione si è svolta utilizzando criteri qualitativi e quantitativi degli interventi verbali. Di seguito si descrivono gli ambiti di osservazione: • Numerosità delle persone che intervengono durante il dibattito dopo la visione del filmato nell’area “cinema e salute”; • Argomenti di interesse da parte delle persone che intervengono nell’area “cinema e salute e delle persone che attendono il loro turno per l’analisi del sangue e la misurazione della pressione; • Domande più frequenti relative alla propria salute, poste dai partecipanti ai professionisti sanitari e ai volontari presenti nel Salone Brunelleschi, rilevate attraverso le interviste. 38 Le interviste venivano effettuate ai professionisti presenti alla manifestazione per rilevare il contenuto delle informazioni richieste dai parte dei partecipanti. Complessivamente sono state effettuate 45 interviste da 4 studenti (uno per turno) che si occupavano dell’osservazione verbale. Essi dedicavano alle interviste un’ora di tempo, a conclusione della seconda osservazione, recandosi dai vari specialisti nei momenti di minor affluenza. Le domande delle interviste erano le seguenti: a) Per cortesia, potrebbe dirmi quali sono le domande più frequenti che le persone le hanno rivolto? b) Le domande sono state rivolte più frequentemente da : donne o da uomini? Da adulti o da anziani? Inoltre è stato valutato il clima complessivo delle aree, inteso come partecipazione. In entrambe le osservazioni del verbale e del non verbale , si osservavano sia gli ostacoli ovvero le criticità che si potevano verificare nel corso della manifestazione, sia i provvedimenti migliorativi che immediatamente venivano presi per risolvere i problemi che si erano verificati all’interno dell’Istituto. Per la tesi è stato preso in esame l’interesse che i partecipanti hanno dimostrato per la manifestazione in generale attraverso gli indicatori, sopra citati e per quale argomento dimostravano un interesse maggiore, con l’utilizzo delle domande ai professionisti e gli indicatori d’affluenza agli stand. 2.2.3. Intervista telefonica ai soggetti a medio rischio cardiovascolare A distanza di 6 settimane dalla manifestazione, i 116 soggetti ai quali è stato attribuito un rischio cardiovascolare medio, sono stati scelti per 39 la valutazione mediante interviste telefoniche. I rispondenti sono stati 108. L’indagine è stata effettuata da 8 intervistatori, di cui 4 assistenti sanitari dipendenti dell’ASL 10 e 4 studenti del terzo anno del cdl in Assistenza Sanitaria. Gli intervistatori compilavano un diario per il monitoraggio delle interviste. Per l’inserimento e l’analisi dei dati dell’intervista è stato utilizzato un database sviluppato con EPIINFO. Il questionario per l’intervista è una revisione di quello utilizzato per le interviste del 2009. Le sette domande del questionario, (vedi allegato C) utilizzato nell’intervista, avevano lo scopo di valutare le azioni di prevenzione effettivamente realizzate dagli intervistati, in seguito alle informazioni ricevute dai professionisti sanitari alla manifestazione. I concetti principali che sono stati indagati hanno riguardato: gli aspetti socio demografici, la percezione del rischio cardiovascolare, le modifiche apportate all’attività fisica, alle abitudini alimentari, al fumo, l’utilità dell’iniziativa e il motivo della loro partecipazione alla manifestazione. La domanda numero 7 che riguarda il principale motivo per cui l’intervistato ha partecipato è stata aggiunta ex novo nella stesura del questionario per l’intervista 2011. Nell’intervista telefonica, oltre ai dati generali dell’intervistati, è l’unica che è stata presa in esame per la tesi. 2.2.4. Questionario di gradimento dei professionisti sanitari Il questionario (vedi allegato D)compilato dai professionisti sanitari ha avuto come scopo la rilevazione della soddisfazione di questi coinvolti nell’iniziativa di prevenzione, relativamente ad alcuni aspetti della manifestazione. Complessivamente l’indagine è stata effettuata su 135 professionisti che hanno partecipato alle due giornate della manifestazione. I rispondenti sono stati 88. La rilevazione è stata 40 condotta attraverso la somministrazione di un questionario online rivolto agli operatori sanitari della ASL, nel periodo dal 27 aprile al 6 giugno 2011. Di questi, 118 sono stati contattati per posta elettronica, mentre i restanti 17 operatori hanno ricevuto una lettera personalizzata per posta interna, non essendo provvisti di indirizzo e-mail. Ciascuno dei dipendenti aziendali in possesso di indirizzo di posta elettronica ha ricevuto una lettera al proprio indirizzo e-mail aziendale, nella quale veniva invitato a rispondere al questionario, collegandosi online da un computer ad internet ed entrando in un’apposita area predisposta nella prima pagina dell’intranet aziendale. Nei 40 giorni di durata dell’indagine il questionario è stato accessibile 24 ore su 24 e in quel periodo sono stati effettuate tre chiamate alla compilazione. Il sistema di compilazione del questionario, ha garantito il rispetto dell’anonimato delle risposte e la sicurezza dei dati trasmessi. I dati sono stati raccolti in un apposita maschera informatizzata. Il questionario era strutturato in dodici domande, revisionato in seguito alla precedente indagine del 2009, le quali hanno riguardato: 1. le opinioni sull’organizzazione dell’iniziativa di prevenzione 2. la percezione del lavoro svolto nell’ambito dell’iniziativa 3. le opinioni sull’efficacia dell’iniziativa Il professionista è stato invitato a rispondere indicando il grado di soddisfazione percepito, servendosi di una scala a quattro livelli con posizioni da “ molto soddisfacente” a “molto insoddisfacente”. Alla conclusione del questionario è stato chiesto ai rispondenti di proporre eventuali suggerimenti per migliorare gli aspetti organizzativi e di riportare per scritto il genere di appartenenza e la professione svolta. Per l’indagine in corso sono state prese in esame le domande che hanno indagato sull’eventuale estensione in altre sedi del territorio, il 41 loro grado di soddisfazione della manifestazione e se hanno considerato l’iniziativa efficace per la prevenzione. 2.2.5. Interviste ai volontari come soggetti attivi della comunità Nel mese di luglio 2011 è stata effettuata un’ indagine qualitativa, che ha avuto come obiettivo quello di comprendere se la figura del volontario, rappresentando l’Associazione di cui fa parte, si percepisce come soggetto attivo della comunità e come promotore di stili di vita sani. In seguito all’iniziativa di prevenzione “Riguardiamoci il cuore” svoltasi in data 26 e 27 marzo a Firenze sono stati coinvolti nelle interviste i volontari che hanno lavorato allo stand BLS, allo stand del comune di Firenze, allo stand di Assocuore. Il tirocinio del mese di giugno è stato finalizzato in parte allo studio e alla realizzazione di un questionario per interviste individuali da fare ai volontari delle associazioni, alla stesura del consenso informato per la privacy da far firmare ai volontari intervistati e alla realizzazione di un diario delle interviste. Il questionario è strutturato in otto domande aperte, uno spazio per le impressioni dell’intervistatore e gli spazi per l’ora/data d’inizio e fine dell’intervista(vedi allegato E/a). La scelta di formulare le domanda a risposta libera, essendo un’indagine qualitativa, ha reso l’intervista più simile alla normale conversazione, e di conseguenza ha contribuito a rendere più facile un comportamento spontaneo del soggetto e ha potuto inoltre rafforzare la sua motivazione a una comunicazione efficace e completa. E’ stato intervistato un volontario per ogni associazione ad eccezione dell’ANPAS che sono stati coinvolti 2 volontari con intervista sempre individuale, per un totale di 6 persone, che hanno 42 partecipato all’iniziativa di prevenzione: Asso cuore, Misericordia di Firenze, Auser, ANPAS e CRI. L’intervista è stata effettuata faccia a faccia con il volontario e ha avuto in media una durata di 20 min. circa. Modalità di contatto del volontario intervistato: • è stato contattato il responsabile di ogni associazione; • è stato indicato dal responsabile un volontario, che ha partecipato all’iniziativa, disponibile a fare l’intervista; • è stata inviata una lettera al volontario indicando che è stato scelto per essere intervistato e che sarebbe stato chiamato nei giorni seguenti per fissare un appuntamento. Al momento dell’intervista il volontario ha letto e firmato il consenso informato (vedi allegato E/b). Una volta effettuata l’intervista sono state riportate le informazioni (data, ora, impressioni, nome intervistato, associazione d’appartenenza e criticità) nel diario delle interviste (vedi allegato E/c), utile per la rielaborazione dei risultati. 2.3. DALL’ ANALISI DEI RISULTATI ALL’IPOTESI DI UN PROGETTO DI COMUNITA’ Dall’indagine, delineata nel paragrafo precedente, la tesi è continuata nella direzione di formulare l’ipotesi di un intervento di prevenzione, con il coinvolgimento della comunità di uno o più quartieri di Firenze. L’ipotesi nasce dall’analisi dei dati relativi alla manifestazione di Riguardiamoci il Cuore. Le linee generali dell’intervento sono state delineate seguendo le metodologie descritte in libri e documenti citati in bibliografia. 43 3. RISULTATI INDAGINE I risultati dell’indagine si articolano nei seguenti strumenti: ¾ Il questionario di gradimento compilato dai partecipanti al termine dell’iniziativa di prevenzione Riguardiamoci il Cuore; ¾ Lo studio osservazionale dell’iniziativa di prevenzione Riguardiamoci il Cuore; ¾ La domanda numero 7 dell’intervista telefonica somministrata ad un campione di partecipanti a distanza di 6 settimane dall’iniziativa Riguardiamoci il Cuore; ¾ Il questionario compilato dagli operatori che hanno lavorato all’iniziativa di prevenzione Riguardiamoci il Cuore; ¾ L’intervista individuale ai volontari delle associazioni che hanno partecipato a Riguardiamoci il Cuore. 3.1. QUESTIONARIO DI GRADIMENTO DEI PARTECIPANTI Il percorso di prevenzione della manifestazione ha avuto inizio nella sala Grazzini dell’Istituto degli Innocenti, luogo adibito per l’accoglienza. Gli infermieri addetti all’accoglienza hanno raccolto i dati anagrafici ed anamnestici dei partecipanti. Hanno fornito informazioni sulla modalità della visita, consegnato il materiale informativo, la scheda personale per la Valutazione del Rischio Cardiovascolare, il questionario per valutare il gradimento della Manifestazione e hanno richiesto la firma del consenso informato. Il questionario è stato poi riconsegnato agli assistenti sanitari, che si trovavano al termine del percorso, insieme ad una copia della scheda del rischio. I questionari consegnati sono stati in totale 747, a fronte di circa 800 partecipanti. 44 Nei grafici seguenti si vedono i risultati secondo l’età, il sesso, il titolo di studio e la provenienza dei partecipanti. Distribuzione per età Frequenza Percentuale fino a 39 anni 70 9,4% da 40 a 49 anni 99 13,3% da 50 a 59 anni 184 24,6% da 60 a 69 anni 265 35,5% da 70 a 79 anni 93 12,4% più di 79 anni 24 3,2% non noto 12 1,6% 747 100,0% Totale Tabella n. 1 Distribuzione per età dei partecipanti alla manifestazione “Riguardiamoci il cuore” che hanno compilato il questionario e lo hanno consegnato al termine. Come si vede dalla tabella le persone che hanno partecipato di più all’iniziativa sono quelle di età compresa tra i 60 e i 69 annui, con una percentuale del 35,5%. (Rapporti conclusivi di “Riguardiamoci il cuore” edizioni 2009 e 2011: ASL 10 di Firenze, S.S. Epidemiologia, U.O. Assistenza Sanitaria in A.P.). Frequenza per età Grafico n. 2 Il grafico mostra la frequenza dei partecipanti che hanno compilato il questionario. (Rapporti conclusivi di “Riguardiamoci il cuore” edizioni 2009 e 2011: ASL 10 di Firenze, S.S. Epidemiologia, U.O. Assistenza Sanitaria in A.P.). 45 Distribuzione per sesso Grafico n. 3 Il grafico dimostra che i partecipanti all’iniziativa “Riguardiamoci il cuore” sono stati in prevalenza di sesso femminile con il 57% sul totale. (Rapporti conclusivi di “Riguardiamoci il cuore” edizioni 2009 e 2011: ASL 10 di Firenze, S.S. Epidemiologia, U.O. Assistenza Sanitaria in A.P.). Distribuzione per titoli di studio Grafico n.4 Il grafico dimostra che il maggior numero di partecipanti ha un livello d’istruzione alto (media superiore, laurea). (Rapporti conclusivi di “Riguardiamoci il cuore” edizioni 2009 e 2011: ASL 10 di Firenze, S.S. Epidemiologia, U.O. Assistenza Sanitaria in A.P.). 46 Distribuzione per zona di residenza Grafico n.5 Il grafico dimostra che le persone che hanno partecipato alla manifestazione prevalentemente provengono dalla città di Firenze. (Rapporti conclusivi di “Riguardiamoci il cuore” edizioni 2009 e 2011: ASL 10 di Firenze, S.S. Epidemiologia, U.O. Assistenza Sanitaria in A.P.). Il quartiere 2 di Firenze (vedi grafico n.5 pag.47) è primo con il 24% dei partecipanti e secondo il quartiere 5 con il 23%. Nonostante che la manifestazione si sia svolta a Firenze, il 10% dei partecipanti risultano residenti in altri comuni dell’ASF. Dai questionari emerge che l’89% delle persone ritiene la manifestazione da molto a moltissimo utile per le informazioni sulle malattie cardiovascolari ricevute. Non si notano differenze tra i due sessi e l’età, mentre il grado di soddisfazione sembra più alto tra le persone con un grado di istruzione più basso: hanno dichiarato “molto/moltissimo” il 94% di coloro che hanno le elementari o le medie inferiori contro l’87% di coloro che hanno le medie superiori o la laurea. Le persone che hanno dichiarato di aver ricevuto informazioni nuove sulle malattie cardiovascolari sono state il 12,5%. Mentre per il 76,5% si è trattato di un approfondimento delle proprie conoscenze. 47 Non si notano differenze tra i due sessi e l’età, mentre sembrano aver ricevuto maggiormente nuove informazioni o aver approfondito quelle già avute le persone con un grado di istruzione più basso: 93% di coloro che hanno nessun titolo o le elementari o le medie inferiori contro l’88% di coloro che hanno le medie superiori o la laurea. La manifestazione ad oggi le ha fatto ripensare alle sue abitudini di vita? Grafico n. 6 Il grafico riporta le risposte alla domanda che chiedeva se la manifestazione gli avesse fatto ripensare alle abitudini di vita. (Rapporti conclusivi di “Riguardiamoci il cuore” edizioni 2009 e 2011: ASL 10 di Firenze, S.S. Epidemiologia, U.O. Assistenza Sanitaria in A.P.). Il grafico (vedi grafico n. 6 pag. 48) dimostra che quasi il totale delle persone (85%) che hanno risposto alla domanda: “La manifestazione do oggi le ha fatto ripensare alle su abitudini di vita?” hanno ripensato alle proprie abitudini. Non si notano differenze tra i due sessi e l’età, mentre sembrano aver ripensato alle proprie abitudini di vita maggiormente le persone con un grado di istruzione più basso: 88,5% di coloro che hanno nessun titolo o le elementari o le medie inferiori contro l’82,5% di coloro che hanno le medie superiori o la laurea. 48 Tra le persone che hanno specificato su cosa hanno potuto riflettere riguardo alle proprie abitudini di vita, il 69% ha risposto di dover aumentare l’attività fisica quotidiana, il 35% di dover ridurre l’uso del sale e il 31% quello dei formaggi. Ritiene utile ripetere manifestazioni o altre iniziative simili a questa? Grafico n. 7 Il grafico dimostra che la quasi totalità delle persone (97%) ritiene utile ripetere simili manifestazioni: non ci sono significative differenze tra i due sessi, tra le età ed il grado di istruzione. (Rapporti conclusivi di “Riguardiamoci il cuore” edizioni 2009 e 2011: ASL 10 di Firenze, S.S. Epidemiologia, U.O. Assistenza Sanitaria in A.P.). Nelle risposte del 2011(vedi grafico n. 8) risulta che i partecipanti hanno un maggior desiderio di vedere coinvolte varie realtà. In primo piano, come nel 2009, il 78% delle persone pensa che, per future manifestazioni, debbano essere coinvolti i quartieri. 49 Proposte di coinvolgimento enti Grafico n. 8 Il grafico compara le risposte di “Riguardiamoci il cuore” del 2009 con quelle del 2011 alla domanda: ”chi dovrebbe essere coinvolto in una manifestazione futura?”. (Rapporti conclusivi di “Riguardiamoci il cuore” edizioni 2009 e 2011: ASL 10 di Firenze, S.S. Epidemiologia, U.O. Assistenza Sanitaria in A.P.). 3.2. LO STUDIO OSSERVAZIONALE DELL’INIZIATIVA DI PREVENZIONE RIGUARDIAMOCI IL CUORE Lo studio di osservazione dei partecipanti all’iniziativa di prevenzione, è stato effettuato sia al fine di monitorare le reazioni dei cittadini conseguenti ai messaggi di prevenzione diffusi dai professionisti sanitari sia al fine di identificare gli aspetti favorenti e gli ostacoli nel contesto dell’iniziativa. Dall’osservazione del comportamento dei partecipanti durante le due giornata della manifestazione emerge un clima complessivo abbastanza partecipato. L’organizzazione del volontariato presente a ogni tappa e la maggior comprensione e visibilità del percorso, hanno facilitato l’orientamento dei partecipanti. 50 Affluenza agli stand Grafico n. 9 L’affluenza agli stand è stata calcolata sull’osservazione di 180 persone (campione d’osservazione) nelle due giornate della manifestazione. Un’affluenza maggiore agli stand dell’alimentazione. (Rapporto conclusivo di “Riguardiamoci il cuore” edizioni 2011 studio osservazionale.). Si è osservato l’interesse manifestato dalle persone che hanno preferito dirigersi verso alcuni stand, invece di altri. Il grafico (vedi grafico n. 9 pag. 51) mostra quasi un’ 80% d’affluenza agli stand dell’alimentazione. Dobbiamo tenere presente che l’osservazione è stata fatta su un campione e che è stata fatta in intervalli di tempo T. L’affluenza all’ area degli specialisti e all’area degli stili di vita è stata nel complesso molto alta, le persone hanno posto domande di carattere personale, inerenti il proprio stato di salute. Inoltre sono state richieste informazioni sui servizi sanitari del territorio e sulle attività proposte dal Comune e dalle associazioni di volontariato. 3.3. INTERVISTA TELEFONICA: DOMANDA 7 A distanza di 6 settimane dalla manifestazione, i 116 soggetti ai quali 51 è stato attribuito un rischio cardiovascolare medio, sono stati scelti per la valutazione mediante interviste telefoniche. I rispondenti sono stati 108. In questa indagine gli intervistatori sono andati ad indagare se gli intervistati avevano portato la scheda del rischio cardiovascolare al MMG, se avevano attuato dei cambiamenti sia nelle loro abitudini alimentari sia nell’attività fisica e nell’abitudine al fumo. Inoltre veniva chiesto se ritenevano importanti iniziative di prevenzione simili a questa e con la settima e ultima domanda , “Qual è il principale motivo per cui ha partecipato a questa iniziativa?” è stata valutata la motivazione che ha spinto gli utenti a partecipare all’evento “Riguardiamoci il cuore”. Il 73% dei soggetti ha un’età inferiore ai 70 anni e il 59% ha un’età compresa tra 60 e 69 anni. L’età media è di 65 anni (con un minimo di 43 anni e un massimo di 86) e la moda è 65 anni. L’80% dei soggetti a medio rischio si è recato dal medico curante a far vedere la scheda di valutazione del rischio. Per quanto riguarda l’attività fisica il 42% degli intervistati ha avuto indicazioni di fare maggiore attività fisica, il 59% di questi hanno seguito i consigli dati; riguardo all’alimentazione il 42% degli intervistati ha ricevuto indicazione di modificare la propria alimentazione, il 78% ha eseguito le indicazioni date; per quanto riguarda il fumo, alla quasi totalità (13 su 15) di coloro che hanno dichiarato di fumare è stato consigliato di smettere: 4 di essi si erano rivolti al Centro Antifumo all’interno della manifestazione (2 non hanno modificato la loro abitudine al fumo e 2 hanno ridotto le sigarette giornaliere). Le risposte simili alla settima domanda, con cui si indagava la motivazione che ha spinto gli utenti a partecipare all’evento, sono state aggregate nelle cinque categorie previste dalla scheda d’intervista: 52 1)Per prevenzione; 2)Per fare i controlli degli esami; 3)Per fare una visita cardiologia 4)Su indicazione del mio medico; 5)Altro. Motivazione alla partecipazione Grafico n. 10 Il grafico dimostra le motivazioni per le quale le persone hanno partecipato. (Rapporto conclusivo domanda 7 interviste telefoniche Riguardiamoci il Cuore) Il 54% delle persone intervistate (vedi grafico n. 10 pag.53) hanno partecipato alla manifestazione per prevenzione. Relativamente alla distribuzione per sesso, la prevenzione come motivo principale di partecipazione appartiene più alle donne (63,5% vs il 52,5% degli uomini). Il poter fare i controlli degli esami, invece, spinge maggiormente gli uomini (35% vs il 18% delle donne). Per quanto riguarda le fasce di età, non ci sono particolari differenze tra coloro che hanno partecipato alla manifestazione per prevenzione; leggermente più alta tra gli over 70 la percentuale di coloro che volevano fare i controlli degli esami (38% vs 31,5% degli under 70). 53 Per prevenzione: sono state inserite in questo gruppo le risposte delle 58 persone che dimostrano di aver preso parte all’iniziativa perché sensibili al tema della prevenzione in generale ed alla prevenzione delle malattie cardiovascolari in particolare. Risposta prevenzione Grafico n. 11 Il grafico rappresenta le due principali categorie di risposte e altro che fanno parte della risposta “per prevenzione”. (Rapporto conclusivo domanda 7 interviste telefoniche Riguardiamoci il Cuore) Parte dei partecipanti (32) (vedi grafico n.11 pag. 57), hanno espresso il bisogno di valutare il proprio stato di salute e di capire come intervenire per mantenerlo o migliorarlo. Citiamo di seguito un esempio di affermazione: “ho partecipato per cercare conferme, avere pareri da professionisti che non ti conoscono. Ti dicono qual è la tua situazione, cosa puoi o non puoi fare e sei libero di decidere da solo che strada prendere. In questo modo mi sento più responsabilizzato”. Tra gli intervistati,17 hanno partecipato all’evento per aumentare le proprie conoscenze e avere informazioni da parte di esperti del settore , anche come conferma 54 delle informazioni già conosciute, dichiarando: “volevo comprendere se le informazioni riguardanti questi temi, che io già conoscevo, erano corrette”, o per avere maggiori informazioni e consigli sulle malattie cardiovascolari e in particolare su come avere un corretto stile di vita: “per conoscere i comportamenti, lo stile di vita da seguire per evitare ictus e danni che ne derivano e valorizzare la qualità di vita”. Le rimanenti 9 risposte inserite nella categoria “altro” sono quelle che si riferiscono alla prevenzione e l’avanzare degli anni; alcuni dichiarano “vista l’età, 58 anni, è importante il proprio stato di salute”; inoltre si riferiscono ad una preoccupazione e interesse verso la prevenzione giustificato dal fatto che avevano già avuto episodi di malattia e infine per paura di avere qualche malattia ora o in un futuro. Sono 33 gli intervistati che hanno dichiarato chiaramente di aver preso parte all’iniziativa per l’opportunità che questa dava di effettuare gli esami ematici e strumentali. Fra gli intervistati, quattro hanno dichiarato di essere stati motivati a partecipare all’evento perché volevano fare una visita cardiologia. Un intervistato ha dichiarato di aver partecipato perché consigliato dal proprio medico curante. Sono 9 le risposte che rientrano in altro perché non inseribili. Di queste, sono 3 gli intervistati che hanno esplicitamente dichiarato di aver partecipato “per curiosità” e sono 6 che dichiarano di aver partecipato su sollecito di amici, parenti e conoscenti. 3.4. QUESTIONARIO DI GRADIMENTO DEI PROFESSIONISTI Il questionario compilato dai professionisti sanitari ha avuto come scopo la rilevazione della soddisfazione di questi, coinvolti 55 nell’iniziativa di prevenzione, relativamente ad alcuni aspetti della manifestazione. I professionisti rispondenti all’indagine sono stati 88 su 135 contattati. Pertanto l’adesione è stata del 65%. Tutti i questionari compilati dai rispondenti risultano essere validi. Risposte questionario professionisti sanitari Grafico n. 12 Il grafico riposta una parte delle domande alle quali hanno risposto i professionisti sanitari che hanno partecipato a Riguardiamoci il Cuore. (Rapporti conclusivi di “Riguardiamoci il cuore” edizioni 2009 e 2011: ASL 10 di Firenze, S.S. Epidemiologia, U.O. Assistenza Sanitaria in A.P.). Dai risultati (vedi grafico n. 12 pag. 56) emerge che i professionisti che hanno partecipato a Riguardiamoci il cuore si dimostrano soddisfatti con una media superiore dell’80%. Nella risposta alla domanda che chiede una possibile estensione della manifestazione in altri territori, i professionisti si dimostrano interessati con una percentuale dell’88,2% e hanno ritenuto efficace questa manifestazione con una percentuale del 93%. 56 3.5. INTERVISTA AI VOLONTARI DELLE ASSOCIAZIONI Nel mese di luglio 2011, a distanza di tre mesi dalla manifestazione, è stata effettuata un’ indagine qualitativa, che ha avuto come obiettivo quello di comprendere se la figura del volontario, in quanto rappresentante dell’Associazione di cui fa parte, si percepisce come soggetto attivo della comunità e come promotore di stili di vita sani. Intervistati ƐƐŽĐŝĂnjŝŽŶĞ Ě͛ĂƉƉĂƌƚĞŶĞŶnjĂ ŶŶŝĚ͛ĂƉƉĂƌƚĞŶĞŶnjĂ Ăůů͛ĞŶƚĞ ƵƐĞƌ ϭϬ ZƵŽůŽĂůů͛ŝŶƚĞƌŶŽ ĚĞůů͛ĂƐƐŽĐŝĂnjŝŽŶĞ ĚĂůů͛ŝŶƚĞƌǀŝƐƚĂƚŽ Resp. organizzazione provinciale “Territorio Firenze” ƌŽĐĞZŽƐƐĂ ϲ Coordinatore di eventi e emergenza EW^ ϰϬ Coordinatore protezione civile EW^ ϴ Direttore sociale ƐƐŽƵŽƌĞ ϱ Membro del consiglio elettivo DŝƐĞƌŝĐŝŽƌĚŝĂĚŝ&ŝƌĞŶnjĞ ϰϬ Capoguardia- Resp. Sanitario manifestazioni Tabella n. 2 La tabella riporta l’ente d’appartenenza dei volontari intervistati, da quanto tempo sono attivi nell’associazione e il ruolo ricoperto all’interno della stessa. (intervista individuale dei volontari che hanno partecipato a Riguardiamoci il Cuore) Lei, avendo partecipato a “Riguardiamoci il cuore”, che impressione si è fatto dell’iniziativa? A questa domanda i volontari intervistati si sono mostrati tutti soddisfatti dell’iniziativa dicendo che : “è’ un’iniziativa “fatta bene”, ho partecipato personalmente a tutte e tre le iniziative fatte anche 57 negli anni passati, si è trattato di un percorso di prevenzione, di un insegnamento di stile di vita corretto, tutto ciò è molto importante”; e ancora “..la prevenzione è un investimento..”; “è’ stata una manifestazione organizzata abbastanza bene, c’era un bel percorso per i partecipanti, spiegato chiaramente, inoltre ho notato che le persone erano molto interessate al tal punto di stare in attesa agli stand anche più di un quarto d’ora..”. Gli intervistati non si sono limitati a fare solamente apprezzamenti sull’iniziativa, difatti i volontari che hanno dato la loro disponibilità alla realizzazione di questa intervista hanno risposto alla domanda dando degli spunti per il futuro importanti come: “l’iniziativa è bella, però le persone nella città sono molte, quindi sarebbe bello coinvolgere maggior popolazione…”; “una manifestazione molto partecipata, per l’offerta dei servizi, per i quali una parte di popolazione è molto sensibile. Il problema è che le persone che partecipano a Riguardiamoci il cuore sono, appunto, molto sensibili all’argomento, dovremo però andare verso le persone che non lo sono affatto…”. In quanto appartenente alla sua Associazione si è sentito coinvolto alla manifestazione? Se sì in cosa? Tutti gli intervistati si sono sentiti coinvolti nella manifestazione perché: “..una cosa positiva di questa edizione è quella di averci lasciato uno spazio tutto nostro.”; “mi sono sentito coinvolto non tanto nella sorveglianza, quanto partecipando attivamente, parlando con le persone e guidandoli nel percorso.” I volontari si sono sentiti soprattutto utili nel guidare i partecipanti nel percorso infatti così hanno risposto: “..mi sono sentito coinvolto a guidare le persone nel percorso da fare; c’è stata grande attenzione 58 da parte della Società della Salute verso la figura del volontario”. Inoltre si sono sentiti utili nel ruolo di informatori:“i volontari coinvolti hanno una sensibilità forte verso gli altri e soprattutto nel percepire la volontà delle persone..”. Infine emerge la soddisfazione del dedicare del tempo al volontariato: “il volontario partecipa, fa una cosa perché la vuole fare, no perché la deve fare, a differenza dell’operatore dipendente”. Se l’iniziativa di prevenzione, come richiesto dai cittadini nel 2009, fosse estesa nei quartieri della città con il coinvolgimento di altre istituzioni\associazioni, sarebbe interessato a parteciparvi in quanto appartenente ad un’associazione? Gli intervistati hanno risposto positivamente a questa domanda dicendo che: “all’associazione interessa tutto ciò che serve a raggiungere le persone” inoltre: “come fiorentino lo estenderei a tutta la città senza restringimenti, come volontario dico che sarà un po’ problematico per la struttura pubblica.” Chiedendo di che cosa potrebbero occuparsi si vede che i volontari hanno voglia di fare, di essere coinvolti e di partecipare attivamente. Gli intervistati rispondono così: “il mondo del volontariato mette a disposizione il proprio tempo e lo mette a servizio degli altri per parlare con le persone, ci vorrebbe più counselling e non tanti esami. L’intervento di prevenzione dovrebbe partire soprattutto dai più giovani..”; e ancora “se il quartiere avesse risposta sarebbe una cosa buona. Sarebbe opportuno che il medico di famiglia comunicasse queste iniziative ai propri pazienti. Il problema principale d’intervento in un quartiere può essere in termini materiali, si dovrebbe fare ricorso a sponsor..”; “Non solo esami, ma parlare con i cittadini nel territorio. Sarebbe bello fare iniziative con i cittadini aperte a tutti. I volontari devono 59 trasmettere ai cittadini le nozioni di base, anche come comportarsi con i propri familiari in caso di bisogno (nell’ambito dell’emergenza). Le associazioni, l’Asl e la Sds potrebbero fare ancora tanto insieme. (risorse di diverso tipo, ma tutte importanti)”; “..ci dobbiamo trasformare in promotori”. In particolare uno dei volontari suggerisce modalità di intervento nella comunità: “la cosa fondamentale di un ipotetico intervento nei quartieri è la continuità, ad esempio potrebbero essere fatti corsi di cucina, passeggiate che coinvolgono un gran numero di popolazione, ma ci dovrebbe essere maggiore pubblicità, anche in tv. Inoltre per iniziare si potrebbe coinvolgere un campione di persone, (facilmente valutabile anche dopo un tempo T) motivarle, in quanto senza motivazione non c’è cambiamento e far crescere in loro la consapevolezza di quanto potrebbe essere ed è importante un piccolo cambiamento; il fatto però è che questi interventi dovrebbero iniziare da bambini piccoli, nelle scuole, con la partecipazione delle famiglie, coinvolgendo gli i insegnanti. Dobbiamo far passare il messaggio di un “BUON STILE DI VITA” fin dai primi passi.” Infine gli intervistati si rendono disponibili a creare una rete di collaborazione con le Associazioni e le Istituzioni per raggiungere l’obiettivo comune della prevenzione. 60 4. IPOTESI D’INTERVENTO DI PREVENZIONE CON IL COINVOLGIMENTO DI UNA COMUNITA’ “I programmi di promozione della salute hanno un maggior successo se sono integrati nella vita quotidiana della comunità, basati sulle tradizioni locali e condotti dai membri della comunità stessi” (I. U P. H. E., 2007). Nell’estratto sovrastante viene esplicitato come siano i programmi di promozione ad integrarsi nel contesto comunitario e non viceversa. La comunità pertanto non è un oggetto passivo che deve essere studiato e diagnosticato dall’esterno, è invece descritta come un soggetto che costruisce significati, che ha un’intenzionalità e che agisce nel tempo per modificarsi e modificare le condizioni in cui è inserita. La comunità, definita come attore sociale, è infatti un soggetto che possiede un sapere e un saper fare, aspetti che possono essere utili nella risoluzione dei problemi nella quotidiana vita della comunità stessa. Esiste però una differenza tra “essere” comunità e “sentirsi” comunità: nel primo caso si intende un insieme di persone che condividono un qualche aspetto della propria vita, mentre nel secondo caso le persone hanno sviluppato un senso di reciproca appartenenza (Martini e Sequi, 1988). L’intervento in una comunità locale che ipotizzerò in questo paragrafo, dovrebbe fare in modo di agevolare la creazione e lo sviluppo del senso di comunità, inteso come quel sentimento che fa si che una persona si senta parte di un insieme significativo, “un sentimento che i membri hanno di appartenere e di essere importanti gli uni per gli altri e per il gruppo e una fiducia condivisa che i bisogni dei membri saranno soddisfatti dal loro impegno di essere insieme.” (McMillan, 1976). 61 La delimitazione spaziale della comunità permette di coinvolgere i settori della comunità stessa, di affinare e moltiplicare gli interventi e di poterli valutare, anche, quando possibile, con aree di controllo in cui l’intervento non viene fatto. Il lavoro di comunità, oltre che impiegare metodi e tecniche specifici, è una pratica che deve tenere conto dei valori inerenti la comunità e della cultura locale che orientano l‘azione preventiva. Si fonda sulla pianificazione degli interventi basata sull’approccio per moduli che coinvolgono più settori e sull’analisi dei bisogni locali, cioè con la metodologia della competenza di comunità. Nella maggior parte delle ricerche statunitensi o australiane quando si parla di senso di comunità ci si riferisce all’isolato (block) o ai neighborhood (con il significato di quartiere o di vicinato); le ricerche italiane di contro si riferiscono più spesso al paese, cittadina, città e più raramente al quartiere. Le persone però, secondo Puddifoot, si riferiscono a un territorio mentale, un territorio che non ha limiti chiaramente definiti e quindi le percezioni e i sentimenti collegati alla casa, al quartiere alla città a volte si sovrappongono e si confondono. Nella società contemporanea, secondo Antony P. Cohen, le persone, nonostante l’individualismo sempre più protagonista dei nostri tempi, continuano ad alimentare un senso d’appartenenza ad una o più comunità. Gli interventi di prevenzione di comunità sugli stili di vita sani si propongono come approccio in tutti quei contesti in cui si perseguono obiettivi di cambiamento partecipato. In quei contesti in cui si ritiene necessario sostenere i processi di responsabilizzazione dei membri della comunità d’intervento e l’impiego delle loro “risorse” per la risoluzione dei problemi nella comunità stessa. Alla comunità non ci si rivolge tanto per definire il messaggio persuasivo che si vuole far arrivare alla popolazione target, bensì per 62 creare condizioni educative che permettano di promuovere una comunicazione che si proponga di riferire il senso che assume il rischio percepito in quel momento e in quella comunità ancor prima di negoziare le soluzioni utili a rimuoverlo. Tutto ciò non avviene se la comunità non partecipa attivamente al processo di cambiamento, mentre se ciò accade la popolazione sarà protagonista del proprio essere e riuscirà, con le proprie potenzialità, a ridurre la frattura tra quella che è la percezione del rischio da parte di esperti (operatori che intervengono) e quella invece da parte della popolazione. Intervenire in una popolazione non significa solo comprendere quale sia la loro specifica definizione del rischio e come questa interagisca con i loro comportamenti, ma anche capire a quali soggetti essi siano propensi a concedere la fiducia necessaria per rimettere in discussione i propri comportamenti. Difatti la difficoltà, che è possibile riscontrare in un contesto di prevenzione dove si intende lavorare attraverso il coinvolgimento della comunità, consiste principalmente nella collaborazione che dovrà avvenire tra i professionisti e la comunità stessa. Ciò sarà più facile in una condizione di fiducia reciproca, prerogativa con cui potrà essere fatto un intervento di prevenzione con la partecipazione della comunità e di attuazione delle politiche del territorio.Le politiche di promozione sono infatti basate sulla fiducia tra la comunità e le persone che lavoreranno con essa. L’OMS Europa crede che la comunità costituisca il punto focale della promozione in genere, inoltre crede che il suo studio costituisca uno strumento indispensabile e la premessa necessaria di qualunque operazione sul gruppo e sull’individuo. In sostanza non si può parlare di individuo se non come individuo comunitario. L’attuazione di interventi con il coinvolgimento di comunità sono raccomandati dall’OMS europea dagli anni ’90. 63 Alla base dell’intervento di comunità ci sono questi tre principi: 1. La comunità ha la capacità di attuare interventi di prevenzione e può essere coinvolta nell’identificare i problemi/bisogni percepiti e stabilirne le priorità attraverso focus groups o interviste individuali e con l’attivazione delle figure chiave (stakeholders) a livello locale, scelte tra i membri più attivi della comunità. 2. I programmi di intervento riescono meglio se le azioni preventive sono integrate, cioè mirano a influire su tutta l’area implicata, attraverso azioni contemporanee o sequenziali (moduli d’intervento) dirette alla popolazione interessata, con l’attivazione di un gruppo di coordinamento locale che pianifica e realizza le iniziative di prevenzione. Questo approccio è completo se inserito in un sistema di comunità percepita a settori, ogni modulo d’intervento si occuperà di un settore della comunità, concorrendo tutti per lo stesso obiettivo, intraprendendo però strade diverse. 3. Gli interventi a livello locale sono in grado di influenzare le politiche sociali e sanitarie anche sul piano locale e regionale. Nel processo di promozione della salute il ruolo degli operatori sanitari dovrebbe occuparsi dell’aiuto verso i cittadini a farli esprimere e indirizzare i propri bisogni sanitari e ad evitare i fattori di rischio, favorendo in loro uno stile di vita sano. Il ruolo del professionista non potrà che “favorire” l’attenzione dei cittadini e “comunicare” efficacemente con loro, interagendo con le loro percezioni del bisogno, piuttosto che educarli dall’alto delle loro diagnosi e del proprio sapere. Quindi tale approccio di prevenzione prevede la presenza sul campo di operatori competenti, capaci di leggere le necessità e le opportunità e di predisporre ad hoc le azioni utili. L’operatore nella comunità sarà protagonista nel processo di progettazione partecipata, vale a dire quel processo che vede 64 l’attivazione e il coinvolgimento della comunità; nell’ascolto dei problemi espressi dalla comunità e nel metterli in evidenza. Nel lavoro di comunità la partecipazione è intesa come il processo attraverso il quale i normali cittadini possono contribuire alla presa di decisioni rispetto a questioni che riguardano la comunità e, di conseguenza, la loro vita. 4.1. IL RUOLO DELL’ASSISTENTE SANITARIO NELLA COMUNITÀ Secondo il DECRETO del 17 gennaio 1997, n.69. "Regolamento concernente la individuazione della figura e relativo profilo professionale dell'assistente sanitario" (Gazzetta Ufficiale del 27 marzo 1997, n.72), IL MINISTRO DELLA SANITÀ identifica nell'ASSISTENTE SANITARIO l'operatore sanitario che si rivolge alla persona, alla famiglia e alla collettività per contribuire alla diffusione di una cultura di prevenzione, allo sviluppo della promozione della salute ed al successo delle relative strategie. Nel contesto di un intervento con il coinvolgimento di una comunità la figura dell’assistente sanitario aiuta i cittadini ad esprimere e indirizzare i bisogni sanitari, così è scritto nel profilo professionale, che l’assistente sanitario “Identifica i bisogni di salute sulla base dei dati epidemiologici e socio-culturali, individua i fattori biologici e sociali di rischio ed è responsabile dell'attuazione, della soluzione e degli interventi.” In linea con ciò che è scritto nel profilo, questo operatore si occupa dell’attivazione e del coinvolgimento della comunità, dell’ascolto dei problemi espressi dalla stessa e nel metterli in evidenza. Le sue competenze gli permettono di 65 “Progettare, programmare, attuare e valutare gli interventi di educazione alla salute in tutte le fasi della vita della persona.” Il lavoro in comunità dell’assistente sanitario è un lavoro di equipe, in cui più professionalità collaborano insieme nella pianificazione, progettazione, valutazione e rendicontazione. Il lavoro d’equipe dell’assistente sanitario è in molti contesti di applicazione della sua professionalità, difatti il profilo professionale emana che l’assistente sanitario: “agisce sia individualmente, sia in collaborazione con altri operatori sanitari, sociali e scolastici(…)” Per concludere, nel contesto di interventi come questo, l’assistente sanitario “svolge attività didattico-formativa e di consulenza nei servizi”. 4.2. IPOTESI DI INTERVENTO: LINEE GENERALI In linea con i principi sopraelencati si intende delineare un’ipotesi di progetto di prevenzione delle malattie cardiovascolari che potrebbe essere applicato ad uno o più quartieri della città di Firenze. Tale ipotesi è in seguito all’analisi dei risultati dell’indagine dell’iniziativa di prevenzione “riguardiamoci il cuore” descritti nel paragrafo Analisi dei risultati dove emerge che: 1. La quasi totalità dei partecipanti è rimasta soddisfatta dell’utilità dell’evento e della disponibilità degli operatori sanitari 2. Il grado di interesse relativamente ai messaggi di prevenzione diffusi nell’iniziativa sembra essere più elevato nei cittadini con scolarità medio-bassa, anche se la partecipazione all’iniziativa è spostata sulle fasce di istruzione medio-alte 3. I cittadini considerano utile estendere l’iniziativa e la prevenzione più in generale sul territorio, in particolare nei quartieri, avvicinando gli interventi alla comunità 66 4. I volontari che hanno partecipato all’iniziativa di prevenzione si mostrano interessati a partecipare a interventi di promozione della salute con il coinvolgimento della comunità. Per mettere in atto un intervento di comunità è fondamentale, conoscere gli aspetti demografici della città, ma soprattutto dobbiamo conoscere la città nel suo profilo di salute e nello specifico conoscere lo stato di salute della città di Firenze per quanto riguarda le malattie cardiovascolari. L’intervento di prevenzione cardiovascolare, con il coinvolgimento di comunità, intendendo per questa uno o più quartieri di Firenze, parte quindi da una diagnosi sulla salute e sociale con l’utilizzo e l’analisi dei dati epidemiologici. Tale intervento deve avere l’approvazione delle autorità locali. Il coinvolgimento della popolazione, anche quella più difficilmente raggiungibile, non si riuscirà ad attuare se non si pensa al quartiere come un sistema che racchiude in sé sistemi più piccoli. Il metodo della competenza di comunità (o “dal basso verso l’alto”) significa che i problemi individuati sono quelli percepiti dalla popolazione, piuttosto che quelli diagnosticati da esperti. A tal fine dovrebbe essere fatta un’indagine con la partecipazione dei residenti attraverso la raccolta delle loro opinioni, discutendone con loro i risultati e proponendo su tale base le iniziative preventive da prendere. Per arrivare al coinvolgimento di un numero cospicuo di persone, dobbiamo coinvolgere nel progetto, un maggior numero di istituzioni utili. Si parla di approccio a moduli (o più componenti) vale a dire che le iniziative preventive devono essere più d’una, possibilmente concomitanti o successive, ma comunque interagenti e coordinate tra loro. Dal versante sanitario e sociale le malattie cardiovascolari rappresentano un problema non indifferente per la società attuale. Nel 2008, nell’area fiorentina, si sono verificati più di 1.500 casi di 67 infarto. Complessivamente le malattie cardio e cerebrovascolari colpiscono ogni anno 4.700 persone nell’area fiorentina. Sempre maggiori evidenze scientifiche indicano come le patologie cardiovascolari siano legate fra loro da fattori di rischio riconducibili a stili di vita non corretti come fumo, abuso di alcol, sedentarietà, diete scorrette e ipercaloriche. La promozione della salute e la prevenzione si vanno a focalizzare proprio su questi determinanti di salute detti “fattori modificabili” fattori modificabili. E’ ormai accertato che gli interventi di educazione sanitaria tradizionali quali la distribuzione a pioggia di materiale informativo, producano scarsi risultati. Invece stanno dimostrando efficacia interventi preventivi limitati ad un’area definita, che coinvolgano più settori interagenti tra loro, e che tengano conto delle esigenze locali. Come già citato nell’introduzione, un importante progetto dimostrativo di quanto l’approccio preventivo per essere efficace debba essere multisettoriale, è stato attuato dal professor H.Holder e collaboratori nel 2000, in tre cittadine degli Stati Uniti impegnate in una diminuzione dei traumi stradali alcol correlati. Il Progetto ha coinvolto Scuole Statali, Scuole Guida, Formazione degli Addetti alla vendita, mentre, la Polizia locale ha attuato gli specifici controlli alcologici lungo la strada. 4.2.1. Firenze: i quartieri Firenze, foto panoramica. (www.hotel.italia.it/firenze) 68 Il comune di Firenze è diviso ufficialmente in cinque quartieri amministrativi. In senso socio-culturale il quartiere è un’area urbana provvista di una denominazione propria e limitata da fattori differenti, che possono essere storici, amministrativi, urbanistici, sociali, economici e culturali. Sono la parte della città vissuta dal cittadino che vi abita, sono il punto di riferimento sociale per i piccoli e per gli anziani. I quartieri di Firenze sono: • Quartiere 1: centro storico, Ponte alle Mosse, piazza Puccini, Oltramo, Porta Romana; (Area in kmq 11,396) • Quartiere 2: Campo di Marte, Coverciano, Le Cure, Bellariva; (Area in kmq 23,406) • Quartiere 3: Gavinana, viale Europa, Galluzzo; (Area in kmq 22,312) • Quartiere 4: Isolotto, Legnaia, Soffiano, Ugnano; (Area in kmq 16,991) • Quartiere 5: Statuto, Rifredi, Careggi, Peretola, Novoli, Brozzi. (Area in kmq 28,171) Figura n. 3 Mappa dei quartieri di Firenze Divisione territoriale dei 5 quartieri di Firenze 69 (Comune di Firenze) Anche se la suddivisione in quartieri (vedi figura n. 3 pag. 69) risponde a logiche amministrative, è lecito pensare che all’interno di ogni quartiere si possano creare situazioni che lo caratterizzano, proprio come se ci trovassimo all’interno di una piccola città, che ha quindi un suo modo di essere diverso dalle altre. Il Quartiere 1 comprende il Centro Storico, anima della città, frequentatissima meta di turismo e inestimabile patrimonio dell'umanità dell'UNESCO, sede di importanti musei come la Galleria degli Uffizi, delle principali istituzioni cittadine, della stazione centrale di Firenze, dell’Ospedale di S.M.Nuova e di numerose attività. Il Quartiere 2 Campo di Marte comprende aree prevalentemente residenziali oltre che le principali strutture sportive della città, tra le quali lo Stadio Artemio Franchi e il Centro Tecnico Sportivo Federale della FIGC, il Nelson Mandela Forum e l'omonima stazione ferroviaria. Il Quartiere 3, composto dalle zone di Gavinana, Galluzzo e viale Europa occupa la parte a sud-est della città e contiene al suo interno il presidio sanitario dello IOT, fino a qualche anno fa importante ospedale della città. Il Quartiere 4 è composto dall'Isolotto e dalla zona di Legnaia è situato nella parte a sud-ovest della città, in prossimità dell'inizio della superstrada FI-PI-LI e dell'autostrada del Sole. Il Quartiere 5, il più esteso e popolato, occupa il quadrante nordovest della città e comprende al suo interno varie zone urbanistiche come lo Statuto, Rifredi, Novoli e alcuni sobborghi come Brozzi e Peretola. Il quartiere 5 ospita molte strutture di ampio rilievo urbano e metropolitano quali il grande Policlinico di Careggi, l'Ospedale Pediatrico Meyer, il Centro Traumatologico Ortopedico, le sedi di numerose Facoltà dell'Università degli Studi, la Stazione di Firenze Rifredi, il nuovo Palazzo di Giustizia, l'Aeroporto di Firenze e l'inizio dell'autostrada A11. Nel Quartiere 5 è presente poi la maggioranza 70 degli insediamenti industriali rimasti dentro i confini del comune di Firenze e non spostatisi nell'hinterland. La popolazione totale della città di Firenze, come risulta dai dati dell’Ufficio di statistica associato dell’area fiorentina, al 31 agosto 2011, è di 374.023 di cui stranieri 52.761. Come emerge dal grafico (vedi grafico n. 13 pag. 71 ) e in specifico nella tabella (vedi tabella n. 3 pag. 71 ) è una popolazione che si differenzia nei 5 quartieri. Popolazione di Firenze Grafico n. 13 Popolazione del comune di Firenze divisa per quartieri del periodo di Agosto 2011. Maschi, Femmine, Totale e di cui stranieri. (Ufficio di Statistica associato dell’area Fiorentina) Popolazione del comune di Firenze ŝĐƵŝ YƵĂƌƚŝĞƌŝ ϭ Ϯ ϯ ϰ ϱ ƚŽƚĂůĞ Tabella n. 3 DĂƐĐŚŝ &ĞŵŵŝŶĞ dŽƚĂůĞ ƐƚƌĂŶŝĞƌŝ ϯϮ͘ϭϳϰ ϰϬ͘ϴϭϵ ϭϴ͘ϵϰϳ ϯϮ͘Ϯϳϵ ϱϬ͘ϯϳϴ ϭϳϰ͘ϱϵϳ ϯϱ͘ϳϯϲ ϰϴ͘ϴϰϲ Ϯϭ͘ϵϴϱ ϯϱ͘ϳϭϰ ϱϳ͘ϭϰϱ ϭϵϵ͘ϰϮϲ ϲϳ͘ϵϭϬ ϴϵ͘ϲϲϱ ϰϬ͘ϵϯϮ ϲϳ͘ϵϵϯ ϭϬϳ͘ϱϮϯ ϯϳϰ͘ϬϮϯ ϭϯ͘ϳϳϭ ϭϬ͘ϭϮϭ ϰ͘ϬϭϬ ϳ͘ϰϱϯ ϭϳ͘ϰϬϲ ϱϮ͘ϳϲϭ Popolazione del comune di Firenze divisa per quartieri del periodo di Agosto 2011. (Ufficio di statistica associato dell’area fiorentina) 71 Nel quartiere 1 (centro storico) si ha, nel mese di agosto dell’anno 2011, una popolazione molto vicina quantitativamente al quartiere 4 (Isolotto), inoltre entrambi i quartieri sono caratterizzati da una popolazione femminile di qualche migliaio più numerosa di quella maschile; pertanto questi due quartieri sono simili per quanto riguarda il profilo demografico, la sola differenza si ha nella quantità di stranieri che risulta essere maggiore nel quartiere 1. Questo fenomeno è in linea con la transizione residenziale degli ultimi decenni, che ha visto lo spostamento dei facoltosi, che un tempo erano residenti nel centro storico, verso le zone residenziali e gli stranieri, nuovi arrivati nel paese, verso la zona del centro della città. Il quartiere 2 (Campo di Marte) è secondo per numerosità solamente al quartiere 5 (Rifredi), con caratteristiche demografiche simili al quartiere 4. Il quartiere 5, invece, come il quartiere 1 ospita la quantità più numerosa di stranieri. Infine il quartiere 3 (Gavinana) risulta essere quello numericamente più piccolo, ma non territorialmente. Indice di vecchiaia per quartiere Grafico n. 14 Il grafico rappresenta in percentuale l’indice di vecchiaia, vale a dire il rapporto tra gli over 65enni e la popolazione >14, per quartiere della città di Firenze. (Ufficio di statistica associato dell’area fiorentina) 72 La popolazione residente a Firenze si differenzia da un quartiere ad un altro anche per età (vedi grafico n. 14 pag. 72 ). Dal grafico risulta che il quartiere meno popolato, il quartiere 3, è anche quello con un indice di vecchiaia più alto (18%), insieme con il quartiere 2. Il quartiere con l’indice di vecchiaia più basso è il centro storico (quartiere 1). Le nazionalità maggiormente rappresentate in base alla percentuale sul totale della popolazione residente al 31 dicembre 2010 sono: la Romania, l’Albania, il Perù, le Filippine e la Cina (vedi grafico n. 15 pag. 73) Popolazioni straniere a Firenze Grafico n. 15 Popolazione residente per cittadinanza al 31 dicembre 2010 a Firenze. (dati demoistat.it tavole “Cittadini Stranieri. Popolazione residente per sesso e cittadinanza al 31Dicembre 2010 Comune: Firenze - Tutti i Paesi”) Come già descritto a pag. 10, alla data di agosto del 2011, gli stranieri residenti erano 52.761. La città di Firenze è abitata da una popolazione eterogenea per età e 73 cultura. Ciò che è stato descritto in questo paragrafo è solo un primissimo quadro della città di Firenze delineato attraverso uno studio generale e parziale della città nei suoi quartieri. In uno o più di questi quartieri è possibile ipotizzare l’intervento di prevenzione delle malattie cardiovascolari di comunità, che delineerò nel prossimo paragrafo. 4.2.2. Il progetto 1. Lo scopo generale del progetto è che la popolazione del quartiere coinvolto possa acquisire conoscenze su come prevenire le malattie cardiovascolari e partecipare attivamente ad iniziative promosse da enti e associazioni locali, finalizzate all’adozione di stili di vita sani. In tal modo essa potrà riconoscere le proprie risorse ed essere protagonista del proprio sviluppo. 2. La struttura dell’intervento Lo sviluppo del progetto conta tre livelli organizzativi: a) un gruppo di coordinamento del progetto, che potrebbe comprendere le autorità sanitarie locali, un servizio di prevenzione di “secondo livello” del Servizi Sanitario Nazionale, oppure un Istituto universitario; b) un gruppo locale di professionisti socio-sanitari, che costituiscono anche i referenti locali dopo la fine del Progetto; c) un gruppo di risorse locali diverse dal servizio sanitario, costituito da “figure chiave” quali rappresentati di servizi pubblici, delle organizzazioni di volontariato e da gruppi di cittadini. Il gruppo di coordinamento del progetto (a) si occupa della pianificazione; coinvolge il gruppo locale di professionisti (b) nella fase attuativa dell’intervento; mantiene coesi il gruppo dei professionisti e il gruppo di risorse locali (b e c) e procede alla valutazione; il gruppo di risorse locali (c) può definirsi via via 74 durante lo sviluppo del Progetto. Si tratta di “attivisti” interessati allo sviluppo di interventi locali che a loro volta possono spingere le autorità a sponsorizzare iniziative. 3. Le fasi Un progetto d’intervento di comunità prevede 7 fasi d’attuazione. Un lavoro a fasi fa sì che l’intervento si strutturi in un sistema che vede per ogni fase delle tempistiche stabilite a priori, personale competente e obiettivi da raggiungere per passare alla fase successiva. ¾ Fase 1: raccolta delle adesioni delle risorse locali; ¾ Fase2: indagine sulla percezione dei problemi e sulle risorse con interviste individuali e focus ai testimoni privilegiati; ¾ Fase 3 restituzione dei risultati e attivazione dei membri della comunità; ¾ Fase 4 progettazione iniziative per sub progetti; ¾ Fase 5 attuazione dei progetti; ¾ Fase 6 valutazione complessiva; ¾ Fase 7 restituzione dei risultati alla popolazione. Fase 1 Raccolta delle adesioni e della disponibilità di risorse locali Proposta e condivisione del progetto di comunità con le autorità locali e le “figure chiave” della comunità. Fase 2 Indagine sulla percezione dei problemi e sulle risorse con interviste individuali e focus ai testimoni privilegiati Coinvolgimento a livello di quartiere della popolazione attraverso interviste focus group alle figure chiave della comunità. Fase 3 Restituzione dei risultati dell’indagine e attivazione dei membri della 75 comunità. Attuazione di un gruppo locale di risorse per la realizzazione delle iniziative di prevenzione nei quartieri, denominati sub progetti. Fase 4 e 5 Progettazione delle iniziative per sub progetti e loro attuazione Il coinvolgimento di più enti, associazioni e istituzioni fa sì che questo intervento possa presentarsi con un meccanismo sistemico. Si parla, come già detto in precedenza, di lavoro a moduli. Questo metodo permette il coinvolgimento di tutta la popolazione tramite l’attivazione di sub progetti che concorrono al raggiungimento dello scopo generale dell’intervento e che devono avere una loro valutazione che farà a sua volta parte di una valutazione complessiva dell’intervento stesso. Figura n. 4 Enti, gruppi, Associazioni coinvolte nell’ipotesi d’intervento Pubblica Amministrazi one Centri d’aggregazio ne Scuole Associazio ni di cittadini stranieri PROGETTO DI COMUNITA’ A’ Sanità Settore economico Associazioni di volontariato Media I settori da coinvolgere in un intervento di prevenzione delle malattie cardiovascolari. La Sanità partecipa in quanto promotrice dell’intervento e come sostegno e parte fondante dello stesso. I moduli d’intervento potrebbero coinvolgere uno o più settori sovra citati (vedi figura n. 4 pag. 76 ) ogni modulo settore sviluppa un sub76 progetto, interdisciplinare, con un unico obiettivo raggiungibile, che concorrerà al raggiungimento dell’obiettivo generale dell’intervento congiuntamente agli altri sub- progetti. I moduli potrebbero essere: A) Un sub progetto che coinvolga gli operatori della sanità pubblica in una formazione specifica dei sanitari. Nel progetto si richiede la partecipazione delle cooperative dei medici di medicina generale (MMG), diretti informatori della popolazione che potrebbero applicare la scheda del rischio ai loro assistiti del quartiere. Previo, se necessario e richiesto da loro, un corso d’aggiornamento. Altrettanto potrebbe essere fatto con gli operatori sanitari attraverso un corso di formazione, non tanto per imparare ad utilizzare la carta del rischio, strumento destinato ai MMG, quanto per individuare pazienti/utenti a rischio cardiovascolare per poi indirizzarli verso un percorso di prevenzione; B) Le scuole hanno il compito di educare i bambini, l’educazione comprende sia insegnare loro l’italiano, la matematica e la storia, ma anche promuovere in loro una crescita ottimale. Le scuola primarie e secondarie potrebbero essere coinvolte con un sub-progetto che veda lavorare congiuntamente insegnanti, genitori, alunni e operatori sanitari per promuovere corretti stili di vita. Nello specifico è auspicabile la costituzione di un gruppo di lavoro tra insegnanti e operatori sanitari. I bambini sono un punto di forza della famiglia. Se in un progetto si riuscisse a coinvolgere, in ambiti diversi ma nello stesso momento, genitori e figli, sarà più facile che il genitore, a sua volta coinvolto, possa portare avanti in famiglia un percorso di prevenzione e di cambiamento verso uno stile di vita salutare; C) Gli enti e le istituzioni coinvolte della Pubblica amministrazione potrebbero essere: i quartieri, luogo d’attivazione dell’iniziativa; il 77 Comune sostegno dello svolgersi del progetto; le biblioteche, luogo in cui potrebbero svolgersi iniziative che coinvolgano in prevalenza giovani studenti e tutta la comunità che frequenta questo luogo. La biblioteca è uno spazio aperto a tutta la comunità; D) Sarebbe inoltre importante il coinvolgimento del Settore economico attraverso, per esempio, la Confcommercio e la Confesercenti al fine di coinvolgere i commercianti del quartiere dell’intervento e le grandi distribuzioni . Potrebbe essere realizzato un sub-progetto con il coinvolgimento dei negozianti del quartiere interessato, i quali potrebbero mettersi in moto per organizzare feste nei rioni dove si valorizzano i prodotti della zona e soprattutto prodotti salutari. Le grandi distribuzioni potrebbero contribuire a uno stile di vita sano mettendo a disposizione le proprie risorse economiche e di persone, ricevendone un ritorno di immagine. Un punto di forza per promuovere uno stile di vita sano a favore della prevenzione delle malattie cardiovascolari è la palestra/piscina. Coinvolgere la palestra/piscina vorrebbe dire far proporre da questa un offerta per la comunità. Potrebbe proporre un abbonamento a favore della promozione della salute per un solo corso di un’ora al giorno da il lunedì al venerdì a prezzo nettamente ridotto. Questo farebbe guadagnare sicuramente l’ente e favorirebbe una larga risposta all’intervento; E) I centri d’incontro e d’aggregazione che potrebbe essere coinvolti sono i circoli ricreativi, culturali e le parrocchie. In un sub-progetto questi centri, se pur diversi tra loro parteciperebbe al medesimo progetto. La parrocchia è un luogo d’aggregazione che comprende persone di ogni età e ceto sociale. In questo contesto ai fini della promozione di stili di vita sani sarebbe possibile dar vita a piccoli seminari, a feste a tema per i bambini e se ci fosse un centro salesiano 78 un torneo di pallavolo, calcetto o basket che coinvolga le famiglie e i giovani; oppure camminate a piedi a scopo religioso con il coinvolgimento anche dei più anziani. I circoli ricreativi, frequentati soprattutto dagli over 65 potrebbero proporre cene salutari (come imparare a mangiare), corsi di cucina e gite a piedi nelle colline che circondano Firenze; F) Le associazioni di volontariato che potrebbero dare il loro contributo, come emerge dall’indagine con interviste di Riguardiamoci il cuore sono: la Misericordia di Firenze, la Croce Rossa, l’ANPAS, AssoCuore e l’Auser ed è auspicabile la partecipazione di altre associazioni di Firenze. Un’altra associazione da coinvolgere potrebbe essere quella dei soci coop, promotrice già in passato di numerose iniziative. Queste sono un bene prezioso e una risorsa importante per la comunità che loro stesse conoscono e vivono. In modo diverso potrebbero organizzare camminate, ad esempio l’associazione AssoCuore, che nell’intervista esprimeva questa proposta, oppure potrebbero essere formati i volontari della Misericordia e della Croce Rossa, che si occupano di emergenza e di servizi sociali, per essere pillole di prevenzione a contatto con le persone divenendo informatori/formatori della popolazione. Infine l’Auser e l’Anpas potrebbero creare, insieme ad altre associazioni, feste di quartiere con gli anziani, risvegliare in loro la voglia di fare cose per la loro salute e rendersi attivi per la comunità. Gli anziani sono loro stessi risorse per la comunità in quanto educatori dei giovani e dei nipotini che accudiscono. Sono coloro che passano più tempo con la futura generazione, quindi sono uno strumento importante e mezzo di comunicazione ed educazione; F) Settore dei media. Per quanto riguarda la pubblicità dell’intervento sarebbe importante poter coinvolgere le radio, le televisioni e i 79 giornali locali. Questo non solo per far conoscere l’intervento alla comunità, ma soprattutto per diventare canali di promozione di uno stile di vita sano per la prevenzione delle malattie cardiovascolari. G) Nel Settore delle associazioni dei cittadini stranieri, potrebbe nascere un sub progetto che coinvolga le comunità dei residenti stranieri del quartiere interessato. Ogni comunità ha un rappresentante, che spesso è mediatore tra gli stranieri e il resto della comunità, che sarebbe auspicabile coinvolgere. Potrebbero essere formati i rappresentanti, per quanto riguarda l’acquisizione di tematiche inerenti gli stili di vita sani, così che essi a loro volta potrebbero essere promotori nella loro stessa comunità. Questo potrebbe essere un primo passo verso un secondo livello di sub progetto in cui si potrà vedere questo settore interagire con gli altri settori dei quartieri. Fase 6 La valutazione Ogni modulo esplicato dovrà essere valutato singolarmente e in seguito assieme agli altri moduli nel contesto dell’intervento globale. Il gruppo locale dei professionisti e quello delle risorse locali saranno coinvolti nella valutazione di ogni singolo modulo. Una volta fatto questo passaggio, dovrà essere valutato l’intervento nel suo complesso. Della valutazione complessiva e dei singoli moduli ne è responsabile il gruppo di coordinamento del progetto. Fase 7 Restituzione dei dati alla popolazione In seguito alla valutazione complessiva dovranno essere restituiti i dati alla popolazione del quartiere i che ha partecipato all’intervento, agli enti coinvolti e all’amministrazione pubblica e alla popolazione della città di Firenze . 80 4. I tempi si differenziano nelle fasi di pianificazione, attuazione e valutazione. La fase di pianificazione può richiedere alcuni mesi. L’attuazione degli interventi preventivi richiede tra uno e due anni e si può prevedere che la valutazione di risultato richieda ulteriori sei mesi. Complessivamente si prevedono dai due a i tre anni tra la pianificazione e la valutazione di risultato. Riassumendo Figura n. 5 schema riassuntivo del processo di coinvolgimento-partecipazione di una comunità >KDhE/d͛ ϭ͘ ĂĞƌŝĐĞǀĞϮ͛͘ĐŽŶƐƵůƚĂƚĂϯ͘WŝĂŶŝĨŝĐĂϰ͘>ĞǀŝĞŶĞϱ͘,Ăŝů ŝŶĨŽƌŵĂnjŝŽŶŝĐŽŶŐŝƵŶƚĂŵĞŶƚĞĚĞůĞŐĂƚĂů͛ĂƵƚŽƌŝƚăĐŽŶƚƌŽůůŽ WZd/W/KE Come avviene il coinvolgimento della comunità è spiegato in questo schema riassuntivo, che mette in evidenza le fasi principali in relazione alle singole azioni: gradi di partecipazione. Negli ultimi tre gradi di partecipazione si attiva un processo di progettazione partecipata. (Una comunità in salute. Metodi e strumenti- DORS). Quanto è stato descritto sopra delinea un intervento di comunità di prevenzione cardiovascolare che potrebbe essere attuato nella città di Firenze interessando uno o più quartieri di questa. Come introdotto all’inizio del capitolo il senso d’appartenenza alla comunità, la partecipazione attiva della popolazione attraverso i suoi “attivisti locali” (figure chiave o stakeholder) e il coinvolgimento delle autorità e degli enti locali sono prerogative fondamentali per la riuscita di un 81 progetto di comunità. E’ un lavoro impegnativo, i risultati sono attesi non solo sulla singola persona, ma principalmente sulla comunità nel suo insieme. Nasce in questa un cambiamento, che potrebbe diventare il primo di un susseguirsi. Già nel 1986 con la carta di Ottawa è stato sottolineata l’importanza di dover rinforzare l’azione della comunità intendendo per ciò agire attraverso una concreta ed efficace azione della comunità nel definire le priorità, assumere le decisioni, pianificare e realizzare le strategie che consentano di raggiungere un migliore livello di salute. L’interpretazione salutogenica di Antonovsky mette in evidenza un punto in aggiunta al rafforzamento di comunità, per raggiungere il traguardo “salute” occorre una società ottimale in cui si possa compiere un processo di rafforzamento delle risorse individuali di ogni singola persona e della comunità che parte dal riconoscimento delle proprie risorse per affrontare i problemi e delle capacità da saper utilizzare per affrontare la quotidianità. Nel 2005 con la carta di Bangkok l’OMS, che raccomanda dagli anni ’90 interventi di comunità per la promozione della salute, si rivolge alle persone, ai gruppi e alle organizzazioni, definendole come cruciali nel raggiungimento della salute: i governi e i politici a tutti i livelli, la società civile, il settore privato e le organizzazioni internazionali. Dai risultati dello Studio nazionale “Passi 2009” emerge che per contrastare l’insorgenza delle malattie cardiovascolari è importante adottare un approccio integrato, di popolazione e individuale. Le strategie di popolazione sono rivolte a spostare in senso favorevole la distribuzione dei fattori di rischio nell’intera comunità. Le raccomandazioni dello studio Passi nei risultati delle malattie cardiovascolari dicono che è 82 necessario attivare strategie intersettoriali, basate su azioni che prevedono il coinvolgimento di settori diversi della società e delle istituzioni. Nel progetto California Department of Alcohol and Drug Programs (ADP) viene raccomandato un approccio con più azioni preventive integrate tra loro e con l’utilizzo di un monitoraggio continuo sul territorio. Partire dalla diagnosi con i dati epidemiologici per intervenire più efficacemente. 83 6. CONCLUSIONI Il cambiamento, transizione epidemiologica, che vede la diminuzione di malattie infettive e l’aumento di malattie cronico-degenerative che caratterizza i nostri tempi, è stato causato prevalentemente dall’evoluzione degli stili di vita, quell’insieme di comportamenti di protezione o di rischio che influenzano l’insorgere o meno delle affezioni croniche. Le malattie del sistema circolatorio sono tra le patologie cronico degenerative a più alta morbosità e fra le principali cause di disabilità in Italia, in Europa e nel Mondo͘ A fronte di ciò è auspicabile che la società, insieme di enti, istituzioni e persone, si orienti sempre di più sulla prevenzione di queste patologie per diventare promotrice di uno stile di vita sano. In questa tesi è stata presa in esame, l’indagine di valutazione complessiva dell’iniziativa di prevenzione “Riguardiamoci il Cuore”, svoltasi a Firenze nel marzo 2011. Di seguito si esplicitano i risultati che indagano il grado di interesse riguardo alla prevenzione delle malattie cardiovascolari manifestato dai cittadini, dai professionisti sanitari, dai volontari delle associazioni partecipanti all’iniziativa: 1. Dal questionario di gradimento, compilato dai partecipanti al termine della manifestazione, emerge che la fascia d’età che ha partecipato prevalentemente all’iniziativa di prevenzione è compresa tra i 50 e i 70 anni, in prevalenza è di genere femminile e di scolarità elevata, possedendo il diploma di media superiore o laurea. In correlazione a ciò risalta che la maggior parte dei partecipanti, coloro che hanno un titolo di studio alto, sono anche coloro che hanno ricevuto meno informazioni nuove riguardo alla prevenzione delle malattie cardiovascolari a Riguardiamoci il Cuore. D’altro canto è interessante osservare che i partecipanti con il titolo di studio più 84 basso sono coloro che hanno beneficiato maggiormente delle informazioni ricevute all’iniziativa. I cittadini hanno inoltre mostrato interesse al coinvolgimento di enti e istituzioni in una futura manifestazione. Dai risultati emerge che la gran parte dei partecipanti è interessata al coinvolgimento dei quartieri e circa un terzo alla partecipazione sul territorio delle associazioni di volontariato. Questi dati sono un punto di forza per un possibile intervento con il coinvolgimento di comunità. Sono risultati che giustificano l’ipotesi delineata nel capitolo 5 di questo lavoro di tesi. 2. Dallo studio osservazionale emerge che la popolazione che vi ha partecipato si è mostrata interessata all’iniziativa di prevenzione, ciò è dimostrato dal risultato del clima della manifestazione che è stato abbastanza partecipato nel complesso e che ha visto il campione dei cittadini partecipanti osservati, interessati a chiedere informazioni inerenti la propria salute e come fare per migliorarla. Inoltre, si evince che gran parte dei partecipanti osservati si è dimostrato interessato in particolare verso i temi dell’ “alimentazione” e dell’“attività fisica”, si può ipotizzare quindi che le persone sono interessate ad un cambiamento, visto che l’alimentazione e l’attività fisica fanno parte dei determinanti di salute modificabili. 3. Dall’intervista telefonica effettuata a distanza di 6 settimane dalla manifestazione, emerge un particolare interesse verso la prevenzione, un’acquisizione del significato di prevenzione giustificato dai commenti degli intervistati. Non va sottostimato però il numero di intervistati che ha dato come motivazione “per poter fare il controllo degli esami”, questo dato porta a pensare che la partecipazione a iniziative di prevenzione come Riguardiamoci il Cuore può avere anche un secondo fine, per la 85 comodità di poter fare esami ematici in un solo pomeriggio e gratuitamente. Più della metà del campione intervistato ha partecipato “per prevenzione”. Questo risultato è positivo se preso come dato a sé stante, ma messo in relazione con i dati relativi ai partecipanti, il risultato viene leggermente deviato dal fatto che i partecipanti sono in prevalenza persone consapevoli dell’importanza della prevenzione e con un alto livello di studio. 4. Dal questionario compilato dai professionisti sanitari che hanno partecipato a Riguardiamoci il Cuore è interessante quello che emerge quando si chiede l’opinione sulla possibile estensione della manifestazione in altri territori. La quasi totalità dei professionisti ritiene efficace la manifestazione, risulta soddisfatta dell’iniziativa e si dimostra interessata all’estensione della prevenzione nel territorio. 5. Dall’intervista effettuata su un campione di volontari che ha partecipato a Riguardiamoci il Cuore si evince che sono persone attive, risorse della società. Si sono sentiti coinvolti alla manifestazione, soprattutto per quanto riguarda il guidare i partecipanti nel percorso; essi credono nella prevenzione come un investimento da fare. Dall’intervista emerge che rispetto agli operatori sanitari si ritengono più vicini ai cittadini. Inoltre emerge il fatto che il volontario lavora perché è una cosa che vuole fare e non perché gli viene imposta. In un ipotetico intervento di comunità, come descritto nel capitolo 5 i volontari si mostrano interessati ad un loro coinvolgimento e dall’intervista emergono proposte inerenti ad un ipotetico intervento. Le proposte sono quelle di essere coinvolti nell’informazione, nel proporre iniziative come corsi di cucina e camminate, nella formazione per quanto riguarda interventi di primo soccorso, inoltre c’è la volontà di collaborare ancora con la Società 86 della Salute di Firenze e con altre associazioni che non hanno partecipato a Riguardiamoci il Cuore, ma che hanno lavorato con queste in altre occasioni. I volontari hanno il desiderio di diventare promotori di stili di vita sani. Ciò dà supporto all’ipotesi d’intervento con il coinvolgimento di uno o più quartieri della città di Firenze. Concludendo, è possibile ipotizzare che iniziative come Riguardiamoci il cuore, con accessibilità prenotabile da un numero limitato di persone, riescano a coinvolgere prevalentemente persone già interessate alla prevenzione, persone con un senso di responsabilità verso la propria salute e con un livello culturale elevato; mentre coloro che non sono consapevoli dell’importanza della prevenzione, persone con un livello culturale più basso vengono coinvolte in maniera minore in virtù del fatto che è più difficile per loro accedere ai servizi, interessarsi alla prevenzione e prenotare telefonicamente. I risultati delle indagini complessive sui partecipanti a Riguardiamoci il cuore hanno dato supporto all’ipotesi di un intervento di promozione della salute e di prevenzione delle malattie cardiovascolari, con il coinvolgimento di uno o più quartieri di Firenze, attraverso un processo di cambiamento partecipato della comunità stessa. L’ intervento di prevenzione avrebbe la possibilità di: • Coinvolgere la popolazione della comunità dell’intervento, attraverso un approccio “down-top” cioè dal basso verso l’alto, in modo che si attivi un processo di responsabilizzazione dei membri della comunità e l’impiego delle loro “risorse” per la risoluzione dei problemi nella comunità stessa. In tal senso la popolazione potrà essere coinvolta attraverso i suoi “attivisti locali” (figure chiave o stakeholder) e per fare ciò è necessario la adesione delle autorità e degli enti locali. L’intento è di arrivare alle categorie di persone con 87 scolarità più bassa, incoraggiando anche la partecipazione dei più giovani e le persone più difficilmente raggiungibili dalla prevenzione. Per arrivare al coinvolgimento di un numero cospicuo di persone, dobbiamo coinvolgere nel progetto, un maggior numero di istituzioni utili. • Mettere in atto l’intersettorialità della salute, come prodotto di diversi settori della vita collettiva, attivando azioni che prevedono il coinvolgimento di settori diversi della società e delle istituzioni. Nello specifico di questa ipotesi d’intervento dovrebbero essere coinvolti i seguenti settori: la sanità, la pubblica amministrazione, il settore economico, le associazioni di volontariato, i media, le scuole, i centri d’aggregazione e le associazioni di cittadini stranieri. Il coinvolgimento di più enti, associazioni e istituzioni fa sì che questo intervento possa presentarsi con un meccanismo sistemico, attraverso un lavoro per sub-progetti o moduli, come già esplicitato nel capitolo 5 della tesi. • Mirare a ritenere etica la consapevolezza dei destinatari riguardo alla partecipazione ad un intervento di prevenzione di comunità scientificamente approvato e valutabile nella sua complessità͘ E’ un lavoro impegnativo, i risultati sono attesi non solo sulla singola persona, ma principalmente sulla comunità nel suo insieme. Nasce in questa un cambiamento, che potrebbe diventare il primo di un susseguirsi. Tutto ciò non avviene se la comunità non partecipa attivamente al processo di cambiamento, riconoscendo in essa anche le risorse, mentre se ciò accade la popolazione sarà protagonista del proprio essere, con le proprie potenzialità. In tal modo si riuscirà a ridurre la frattura tra quella che è la percezione del rischio da parte degli esperti sanitari e la percezione del rischio da parte della popolazione. Se venisse messo in atto un intervento con il 88 coinvolgimento della comunità nel territorio di Firenze, verrebbero rispettate le raccomandazioni dell’Oms Europa, che sollecita la sanità pubblica alla realizzazione di interventi di prevenzione di comunità sugli stili di vita sani, al posto dei tradizionali interventi preventivi che diffondono messaggi precostituiti e non si fondano sulle interazioni tra i soggetti che vivono nello stesso territorio. 89 7. BIBLIOGRAFIA E SITOGRAFIA Bibliografia ¾ Igiene Sanità pubblica manuale per le professioni sanitarie, Nicola Comodo e Gavino Maciocco, IL mulino, pag.257; ¾ Piano di Prevenzione nazionale 2010-2012- pag. 39,14-17, 2-3. 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Popolazione residente per sesso e cittadinanza al 31Dicembre 2010 Comune: Firenze-Tutti i Paesi”, www.demoistat.it tavole; IX Ringraziamenti Desidero innanzitutto ringraziare la Dott.ssa Ilaria Basetti Sani, che mi ha seguita in questo percorso, per le numerose ore dedicate alla mia tesi, per avermi ascoltata e per avermi insegnato come un professionista, assistente sanitario, deve lavorare nell’ambito dell’educazione alla salute. Inoltre, ringrazio il Dott. Filice per avermi dato fiducia nella realizzazione di questo lavoro e per la sua disponibilità. Intendo poi ringraziare la Società della Salute, che mi ha dato la possibilità di realizzare questa tesi. Fondamentale è stata la collaborazione dei volontari dell’ANPAS, di Asso Cuore, dell’Auser, della Croce Rossa e della Misericordia di Firenze, che hanno donato del loro tempo, dimostrandosi pienamente disponibili, interessati e collaborativi nell’indagine, fondamentale ancora l’ASL 10 di Firenze, S.S. Epidemiologia, U.O. Assistenza Sanitaria in A.P. per i rapporti conclusivi di “Riguardiamoci il Cuore” edizioni 2009 e 2011, per questo gli ringrazio. Inoltre vorrei esprime la più sincera gratitudine alla Dott.ssa Belli, alla Dott.ssa Martinez e alle mie compagne di corso con cui ho condiviso questi tre anni, in particolare Carolina, amica nella vita. Infine ho desiderio di ringraziare i miei genitori, senza i quali non avrei potuto conseguire questo traguardo e tutte le persone che hanno condiviso con me questo momento. …Grazie di cuore per aver creduto in me, per avermi sostenuto e aiutato… ALLEGATO A ALLEGATO B h͘K͘^^/^dE^E/dZ//ED/dKWZsEd/sK /E^E/dZ/&/ZE ^,KDWKZdDEdKsZ>^dhEdWƌŝŵĂKƐƐĞƌǀĂnjŝŽŶĞ 'ŝŽƌŶŽDĂŶŝĨĞƐƚĂnjŝŽŶĞ͞ZŝŐƵĂƌĚŝĂŵŽĐŝŝůƵŽƌĞϮϬϭϭ͟ ^ĂďĂƚŽϮϲDĂƌnjŽϮϬϭϭŽƌĂƌŝŽ͙͙͙ͬ͘͘ ŽŵĞŶŝĐĂϮϳDĂƌnjŽϮϬϭϭŽƌĂƌŝŽ͙͙͙ͬ͘͘ KƐƐĞƌǀĂƚŽƌĞWĂƌƚĞĐŝƉĂŶƚĞ EŽŵĞ͙͙͙͙͙͙͙͙͙͙͙͙͙͘͘ŽŐŶŽŵĞ͙͙͙͙͙͙͙͙͙͙͙͙͙͙ /E'Z^^K;ĚĂůůĂ^ĂůĂ'ƌĂnjnjŝŶŝĂůŽƌƚŝůĞĚĞŐůŝƵŽŵŝŶŝͿ EƵŵĞƌŽĚŝƉĞƌƐŽŶĞĚĞůŐƌƵƉƉŽ&ĂƚƚŝƐĂůŝĞŶƚŝ͙͙͙͙͙͙͙͙͙͙͙͙͙͙͙͙͘͘ ;ĞƐ͗͘ĨĂŶŶŽĚŽŵĂŶĚĞĂŝǀŽůŽŶƚĂƌŝ͙Ϳ Z>&/>DdK;^ĂůĂŽƌŐŚŝŶŝͿ dĞŵƉŽĚŝŽƐƐĞƌǀĂnjŝŽŶĞ͙͙͙͘ EƵŵĞƌŽĚŝƉĞƌƐŽŶĞŽƐƐĞƌǀĂƚĞĐŚĞĞŶƚƌĂŶŽŶĞůů͛ĂƌĞĂĚĞůĨŝůŵĂƚŽ ^ĞŶŽŶŚĂŶŶŽĂƐƐŝƐƚŝƚŽ͕ĚĞƐĐƌŝnjŝŽŶĞĚŝŵŽƚŝǀŝĞĨĂƚƚŝĞǀŝĚĞŶƚŝ ͙͙͙͙͙͙͙͙͙͙͙͙͙͙͙͙͙͙͙͙͙͙͙͙͙͙͙͙͙͙͙͙͙͙͙͙͙͙͙͙͙͙͙͙͙͙͙͙͙͙͙͙͙͙͙͙͙͙͙͙͙͙͙͙͙͙͙͙ KWK>WZK//KE>&/>DdK ϭ͘>ĞƉĞƌƐŽŶĞŝŶƚĞƌǀĞŶŐŽŶŽĂůůĂĚŝƐĐƵƐƐŝŽŶĞ͗ ^Ş EŽ ^ĞƐŞ͕ƋƵĂŶƚĞ͗ 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(riportare lo stesso numero della scheda rischio) Data……………………. INTERVISTATO: Cognome…………………………….. Nome ………………………...………..… Data di nascita…………………………….. n.tel….……………………………….. 1 Le chiedo se dalla manifestazione “Riguardiamoci il cuore” ad oggi è andato/a dal suo medico curante? Si (vai alla dom. 1.a ) No (vai alla dom. 2) Non ricordo (vai alla dom.2) 1.a (Se SI) Ha potuto mostrare la scheda con gli esami fatti, rilasciata alla manifestazione? Si (vai alla dom. 2) No (vai alla dom. 1.a NO) Non ricordo (vai alla dom. 2) 1.a NO (Se no) Mi può cortesemente dire il motivo per cui non ha mostrato gli esami? per dimenticanza ho perso la scheda non l’ho ritenuto importante non ricordo altro (specificare )………………………………………… Attività fisica Ora le farò alcune domande sull’attività fisica. 2 Alla manifestazione ha ricevuto indicazioni di fare maggiore attività fisica? Si (vai alla dom. 2.a) No (vai alla dom. 3) No, già la facevo (vai alla dom. 3) Non ricordo (vai alla dom. 3) Altro, specificare…………………………………………… 2.a (Se sì) Ha seguito le indicazioni che le hanno dato? Si (vai alla dom. 2.b) No (vai alla dom. 3) Per un periodo limitato (vai alla dom. 3) 2.b Quale attività fisica sta facendo, tra quelle suggerite? Leggere le risposte Camminare a passo svelto Correre Andare in bicicletta Fare ginnastica dolce, (yoga, Qi Gong, ..) Fare ginnastica in palestra ( corpo libero, aerobica, pesi..) Andare in piscina (nuoto, acquagim, acquabike..) Ballare Fare giardinaggio Altro,specificare………………………………………..…… 2.c Per quanti giorni la settimana? numero di giorni ______ 2.d In questi giorni per quanti minuti in media? meno di 30 min 30 min da 31 a 60 min da 61 a 90 min da 91 a 120 min più di 120 min Se nei vari giorni ci sono tempi diversi, assumere il minore. 2.e Secondo lei l’attività fisica che sta facendo è: Leggere le risposte Adeguata Sufficiente Scarsa Non so Alimentazione Ora le farò alcune domande sull’alimentazione. 3 Alla manifestazione ha ricevuto indicazioni di modificare la sua alimentazione? Si (vai alla dom. 3a) No (vai alla dom. 4) No, già avevo una corretta alimentazione (vai alla dom. 4) Non ricordo (vai alla dom. 4) 3.a (Se sì) Ha seguito le indicazioni che le hanno dato? Si (vai alla dom. 3.b) Per un periodo limitato (vai alla dom. 4) Altro, specificare …………… 3.b Mi può specificare che cosa ha cambiato? No (vai alla dom. 4) Leggere le risposte Aumento del consumo di frutta e verdura Aumento del consumo di pesce Aumento del consumo di carni bianche (pollo, tacchino, coniglio) Aumento del consumo dei legumi (ceci, fagioli, lenticchie) Preferire l’utilizzo di olio di oliva rispetto ad altri condimenti Riduzione dell’uso del sale Riduzione dell’uso del burro Riduzione del consumo di carne rossa, uova, salumi Riduzione del consumo di formaggio Riduzione del consumo di bevande alcoliche Riduzione della quantità giornaliera di alimenti Altro, specificare…………………………………………………………… Fumo Ora le farò alcune domande sul fumo di sigaretta 4 Lei fuma? Sì (vai alla dom. 5) No (vai alla dom. 6) Ex fumatore da …………...........(vai alla dom. 6) 5 (Se si) Alla manifestazione le è stato suggerito di smettere di fumare? Si (vai alla dom. 5a) No (vai alla dom. 6) Non ricordo (vai alla dom. 6) 5.a (Se si) Ha potuto modificare il consumo di sigarette? Si, ho cessato di fumare Si, ho ridotto il consumo giornaliero No, non ho modificato Ora le faccio le ultime due domande. 6 Secondo lei, quanto ritiene che la manifestazione le abbia fornito informazioni utili sulle malattie cardiovascolari: Leggere le risposte moltissimo 7 Concludendo l’intervista, questa iniziativa? molto poco per niente qual'è il principale motivo per il quale ha partecipato a per prevenzione per fare i controlli degli esami per fare una visita cardiologica su indicazione del mio medico altro, specificare………………………… L’intervista telefonica è terminata. (Se non è stato dal medico le ricordo che è importante che ci vada e gli/le faccia vedere gli esami). I risultati complessivi dell’Indagine telefonica saranno diffusi dalla Società della Salute di Firenze e pubblicati su internet nei prossimi mesi. La ringrazio per la sua disponibilità. Intervistatore: Cognome …..…………….… Nome…………………. Indagine a cura di: U.O Assistenza Sanitaria in A.P. S.S Epidemiologia Dip. Cardiologia Azienda Sanitaria di Firenze ALLEGATO D )LUHQ]HPDU]R ,VWLWXWRGHJOL,QQRFHQWL 0DQLIHVWD]LRQH³ULJXDUGLDPRFLLOFXRUH´ *HQWLOHFROOHJD FKLHGLDPR GL FROODERUDUH D TXHVWD LQGDJLQH VXOOR VYROJLPHQWR GHOOD PDQLIHVWD]LRQH SHU OD SUHYHQ]LRQH GHOOH PDODWWLH FDUGLRYDVFRODUL D FXL KD UHFHQWHPHQWH SDUWHFLSDWR L JLXGL]L RYYLDPHQWH GHO WXWWR DQRQLPL FL FRQVHQWLUDQQR GL FRQRVFHUH FRPH JOL RSHUDWRUL YDOXWDQR TXHVWR HYHQWR H TXLQGL GL SRWHUOR PLJOLRUDUH 7URYHUj GL VHJXLWR DOFXQH GRPDQGH SHU ULVSRQGHUHqVXIILFLHQWHEDUUDUHORVSD]LRDOODGHVWUDGHOQXPHURFKHFRUULVSRQGHDOOD VXDRSLQLRQHLQGLFDQGR PROWRLQVRGGLVIDFHQWHLQVRGGLVIDFHQWHVRGGLVIDFHQWHPROWRVRGGLVIDFHQWH &KHJLXGL]LRHVSULPHVX ODYLVLELOLWjGHOOHGLYHUVHSRVWD]LRQLGHOSHUFRUVRBBBBBBBB ODIDWWLELOLWjGHOSHUFRUVRSURSRVWRBBBBBBBB O¶RUJDQL]]D]LRQHGHLWXUQLGLDFFHVVRGHLFLWWDGLQLBBBBBBBB LOFRRUGLQDPHQWRQHLPRPHQWLGLGLIILFROWjBBBBBBBB ODJHVWLRQHFRPSOHVVLYDGHOO¶HYHQWRBBBBBBBB 5LJXDUGROHDWWLYLWjFKHKDVYROWRGXUDQWHODPDQLIHVWD]LRQHFRPH FRQVLGHUD O¶HIILFDFLDRSHUDWLYDGHOODVXDSDUWHFLSD]LRQHBBBBBBBB O¶HIILFDFLDGHOODVXDUHOD]LRQHFRQLFLWWDGLQLBBBBBBBB ODVXDFRQRVFHQ]DGHOOHDOWUHSRVWD]LRQLSUHVHQWLBBBBBBBB ODVXDLQWHJUD]LRQHQHOOHDOWUHWDSSHGHOSHUFRUVRBBBBBBBB LOUXRORVYROWRGDLYRORQWDULSUHVHQWLBBBBBBBB O¶HIILFDFLDSUHYHQWLYDGLTXHVWDLQL]LDWLYDBBBBBBBB O¶HYHQWXDOHHVWHQVLRQHLQDOWUHVHGLVXOWHUULWRULRBBBBBBBB &LVRQRHYHQWXDOLPLJOLRUDPHQWLRUJDQL]]DWLYLFKHFLSXzSURSRUUH" «««««««««««««««««««««««««««««««««««««««««««««« &LSXzFRUWHVHPHQWHLQGLFDUHDLILQLGHOO¶HODERUD]LRQHVWDWLVWLFD VHqPDVFKLRBBIHPPLQDBB ODVXDSURIHVVLRQH«««««« ,QGDJLQHDFXUDGL 'LSDUWLPHQWRGL&DUGLRORJLD 82$VVLVWHQ]D6DQLWDULDLQDPELWR3UHYHQWLYR 6&&RPXQLFD]LRQH9DOXWD]LRQHFOLPDLQWHUQR $]LHQGD6DQLWDULDGL)LUHQ]H *5$=,('(//$ &2//$%25$=,21( ALLEGATO E/a Indagine con Interviste ai volontari delle associazioni (Auser, Asso cuore, Misericordia di Firenze, CRI e ANPAS) che hanno partecipato a “riguardiamoci il cuore” Firenze 26 e 27 marzo 2011 Data…………………. Orario d’inizio dell’intervista ………. Ente………………………………………………………………………………………………. Cognome Nome del Volontario…………………………………………………………………… 1. Qual è il ruolo da lei ricoperto all’interno dell’Ente/Istituzione d’appartenenza? ………………………………………………………………………………………………………… 2. Da quanto tempo? ………………………………………………………………………………………………………… 3. Lei, avendo partecipato a “Riguardiamoci il cuore”, che impressione si è fatto dell’iniziativa? ………………………………………………………………………………………………………… ………………………………………………………………………………………………………… 4. In quanto appartenente alla sua Associazione si è sentito coinvolto alla manifestazione? ………………………………………………………………………………………………………… 5. Se sì, in che cosa maggiormente? ………………………………………………………………………………………………………… 6. Se l’iniziativa di prevenzione, come richiesto dai cittadini nel 2009, fossero estese nei quartieri della città con il coinvolgimento di altre istituzioni\associazioni sarebbe interessato a parteciparvi? ………………………………………………………………………………………………………… 7. Se sì, secondo lei, in che cosa potrebbe partecipare la sua Associazione, se fosse attuato un intervento di prevenzione nei quartieri della città? ………………………………………………………………………………………………………… 8. In base alla sua esperienza, l’Associazione di cui fa parte con quali Istituzioni\Associazioni/Gruppi parteciperebbe in iniziative di prevenzione nella città? altre ………………………………………………………………………………………………………… Intervistatore………………………………………………... Impressioni....................................................................................................................................................... .......................................................................................................................................................................... Orario di conclusione dell’Intervista ………. ALLEGATO E/b UO Assistenza sanitaria in Area preventiva Azienda Sanitaria di FI KE^E^K/E&KZDdK /ŶĚĂŐŝŶĞƋƵĂůŝƚĂƚŝǀĂ͘>ƉĞƌĐĞnjŝŽŶĞĚĞŝǀŽůŽŶƚĂƌŝ͕ĐŽŵĞƐŽŐŐĞƚƚŝĂƚƚŝǀŝŶĞůůĂ ĐŽŵƵŶŝƚă͕ƌĞůĂƚŝǀĂĂůůĂƉƌĞǀĞŶnjŝŽŶĞĐĂƌĚŝŽǀĂƐĐŽůĂƌĞĞĂůůĂƉƌŽŵŽnjŝŽŶĞĚĞůůĂ ƐĂůƵƚĞ͘ ĐĐŽŶƐĞŶƚŽ Ă ƉĂƌƚĞĐŝƉĂƌĞ ĂůůĂ ĨĂƐĞ Ěŝ ǀĂůƵƚĂnjŝŽŶĞ ƌĞůĂƚŝǀĂ ĂůůĂ ƉĞƌĐĞnjŝŽŶĞ ĚĞů ǀŽůŽŶƚĂƌŝŽ͕ ƌĂƉƉƌĞƐĞŶƚĂŶĚŽ ů͛ƐƐŽĐŝĂnjŝŽŶĞ Ěŝ ĐƵŝ ĨĂ ƉĂƌƚĞ͕ĐŽŵĞ ƐŽŐŐĞƚƚŽ ĂƚƚŝǀŽ ŶĞůůĂ ĐŽŵƵŶŝƚăŝŶĂŵďŝƚŽĚĞůůĂƉƌĞǀĞŶnjŝŽŶĞ͕ƉƌĞǀŝƐƚĂĚĂůƉƌŽŐĞƚƚŽĚŝƚĞƐŝ͞Ăůů͛ŝŶĚĂŐŝŶĞƐƵŝ ƐŽŐŐĞƚƚŝ ĐŽŝŶǀŽůƚŝ ŝŶ ƵŶĂ ŝŶŝnjŝĂƚŝǀĂ Ěŝ ƉƌĞǀĞŶnjŝŽŶĞ ĚĞůůĞ ŵĂůĂƚƚŝĞ ĐĂƌĚŝŽǀĂƐĐŽůĂƌŝ Ăůů͛ŝƉŽƚĞƐŝ Ěŝ ĐŽŝŶǀŽůŐŝŵĞŶƚŽ ĚĞůůĂ ĐŽŵƵŶŝƚă ƚĞƌƌŝƚŽƌŝĂůĞ ŶĞůůĂ ƉƌŽŵŽnjŝŽŶĞ ĚĞůůĂ ƐĂůƵƚĞ͟ĚĞůůĂƐƚƵĚĞŶƚĞƐƐĂ͕ĚĞůĐŽƌƐŽĚŝůĂƵƌĞĂŝŶƐƐŝƐƚĞŶnjĂ^ĂŶŝƚĂƌŝĂ͕ŶŶĂůŝƐĂZŽƐĞůůŝ͕ŝŶ ƐĞŐƵŝƚŽĂůů͛ŝŶŝnjŝĂƚŝǀĂĚŝƉƌĞǀĞŶnjŝŽŶĞ͕ĂůůĂƋƵĂůĞŚŽƉĂƌƚĞĐŝƉĂƚŽ͕͞ZŝŐƵĂƌĚŝĂŵŽĐŝŝůĐƵŽƌĞ͟ ƚĞŶƵƚĞƐŝŝŶĚĂƚĂϮϲĞϮϳDĂƌnjŽϮϬϭϭƉƌĞƐƐŽů͛ŝƐƚŝƚƵƚŽĚĞŐůŝŝŶŶŽĐĞŶƚŝĂ&ŝƌĞŶnjĞ͘ ƵƚŽƌŝnjnjŽ ŝŶŽůƚƌĞ ĐŚĞ ůĞ ŝŶĨŽƌŵĂnjŝŽŶŝ ƌĂĐĐŽůƚĞ ƐŝĂŶŽ ĐŽŶƐĞƌǀĂƚĞ Ğ ƚƌĂƚƚĂƚĞ ŝŶ ĨŽƌŵĂ ĂŶŽŶŝŵĂĂŝĨŝŶŝĚĞůů͛ƵƚŝůŝnjnjŽĚĞůůĞŝŶĨŽƌŵĂnjŝŽŶŝŶĞĐĞƐƐĂƌŝĞƉĞƌŝůƉƌŽŐĞƚƚŽ͖ĂĐŽŶĚŝnjŝŽŶĞ ĐŚĞ͗ ¾ >Ğ ŝŶĨŽƌŵĂnjŝŽŶŝ ƌĂĐĐŽůƚĞ ƐƵ Ěŝ ŵĞ ĂďďŝĂŶŽ ĐŽŵĞ ƵŶŝĐŽ ĨŝŶĞ ůΖƵƚŝůŝnjnjŽ ŝŶ ƉƌŽŐƌĂŵŵŝĚŝƌŝĐĞƌĐĂ͖ ¾ 'ůŝ ŽƉĞƌĂƚŽƌŝ ĐŚĞ ŚĂ ĂĐĐĞƐƐŽ ĂůůΖŝŶĨŽƌŵĂnjŝŽŶĞ ƐŝĂŶŽ ƚĞŶƵƚŝ ĂůůΖŽďďůŝŐŽ ĚĞůůĂ ƌŝƐĞƌǀĂƚĞnjnjĂ͖ ¾ YƵĂůƐŝĂƐŝĚŝĨĨƵƐŝŽŶĞĚĞŝƌŝƐƵůƚĂƚŝĚĞůůĂƌŝĐĞƌĐĂƐŝĂƐĞŵƉƌĞƉƌŝǀĂĚŝƌŝĨĞƌŝŵĞŶƚŝĐŚĞ ĐŽŶƐĞŶƚĂŶŽůΖŝĚĞŶƚŝĨŝĐĂnjŝŽŶĞƉĞƌƐŽŶĂůĞ͘ >ĞŐŐĞƐƵůůĂƉƌŝǀĂĐLJĞƐƵůƚƌĂƚƚĂŵĞŶƚŽĚĞŝĚĂƚŝƉĞƌƐŽŶĂůŝ͗͘>'^ϭϵϲͬϮϬϬϯͿ ŝĐŚŝĂƌŽĚŝĞƐƐĞƌĞĂĐŽŶŽƐĐĞŶnjĂĚĞůůĂĨŝŶĂůŝƚăĚĞůůĂƌŝĐĞƌĐĂ͗/ŶĚĂŐŝŶĞƋƵĂůŝƚĂƚŝǀĂ͘>Ă ƉĞƌĐĞnjŝŽŶĞ ĚĞŝ ǀŽůŽŶƚĂƌŝ͕ ĐŽŵĞ ƐŽŐŐĞƚƚŝ Ăƚƚŝǀŝ ŶĞůůĂ ĐŽŵƵŶŝƚă͕ ƌĞůĂƚŝǀĂ ĂůůĂ ƉƌĞǀĞŶnjŝŽŶĞĐĂƌĚŝŽǀĂƐĐŽůĂƌĞĞĂůůĂƉƌŽŵŽnjŝŽŶĞĚĞůůĂƐĂůƵƚĞ͘ >ĂŵŝĂƉĂƌƚĞĐŝƉĂnjŝŽŶĞğĚĞůƚƵƚƚŽǀŽůŽŶƚĂƌŝĂ͘ ĂƚĂ͙͙͙͙͙͙͙͙͙͙͙͙͙͙͙͙ &ŝƌŵĂ͙͙͙͙͙͙͙͙͙͙͙͙͙͙͙͙͙͙͙͙͙͙͙͙ ALLEGATO E/c Diario interviste telefoniche VOLONTARI NOME E ASSOCIAZIONE DATA/ORA DATA/ORA CRITICITA’ ALTRO COGNOME INIZIO FINE