Da un`iniziativa di prevenzione delle malattie cardiovascolari all

annuncio pubblicitario
“Secondo Antonovsky,
non è sufficiente per promuovere la salute cercare di evitare stress o di
costruire ponti per evitare che le persone cadano nel fiume.
Invece le persone dovrebbero essere aiutate ad imparare a nuotare”
(Antonovsky 1987)
INDICE
1. INTRODUZIONE.............................................................................pag.1
1.1MALATTIE CARDIOVASCOLARI E CEREBROVASCOLARI:
QUADRO EPIDEMIOLOGICO .................................................................. pag.3
1.1.1. La mortalità per le malattie cardiovascolari
nel mondo e in Europa ............................................................................ pag.4
1.1.2.La mortalità per le malattie cardiovascolari in Italia ...............pag.5
1.2LA PREVENZIONE E LA PROMOZIONE
DELLA SALUTE. ................................................................................pag.7
1.2.1.I primi passi verso la promozione della salute fino
alla carta di Ottawa ........................................................................pag.7
1.2.2.La nuova direzione della promozione della salute:
la carta di Bangkok .................................................................................pag.13
1.2.3. La prevenzione: definizione e approfondimento ............... pag.17
1.2.4.La prevenzione nella comunità ....................................................pag.20
1.3. L’INIZIATIVA DI PREVENZIONE “RIGUARDIAMOCI
IL CUORE” 2011 ............................................................................................... pag.22
1.3.1.Riguardiamoci il Cuore: dal 2007 al 2011. .................................pag.22
1.3.2.I professionisti che hanno attuato l’iniziativa di prevenzione .pag.24
1.3.3.L’accessibilità dei cittadini all’iniziativa di prevenzione ..........pag.24
1.3.4.Il percorso dei partecipanti .....................................................pag.24
1.3.5. Iniziative di prevenzione………………………………......pag.24
1.4. LA PERCEZIONE DEL RISCHIO ..............................................pag.28
1.5.IL COINVOLGIMENTO DELLA COMUNITA’ .........................pag.31
1.5.1. Cos’è la comunità………………………………………......pag.31
I
2.LA METODOLOGIA ....................................................................pag.34
2.1. OBIETTIVO DELLA TESI..................................................................pag.34
2.2.INDAGINE SUI SOGGETTI COINVOLTI ALL’INIZIATIVA
DI PREVENZIONE .....................................................................................pag.34
2.2.1.Questionario di gradimento dei partecipanti. ............................pag.35
2.2.2.Lo studio osservazionale di Riguardiamoci il Cuore...............pag.36
2.2.3.Intervista telefonica ai soggetti a medio rischio
cardiovascolare........................................................................................pag.39
2.2.4.Questionario di gradimento dei professionisti sanitari ...........pag.40
2.2.5.Interviste ai volontari come soggetti attivi della comunità......pag.42
2.3.DALL’ANALISI DEI RISULTATI ALL’IPOTESI DI UN
PROGETTO DI COMUNITA’ ...................................................................pag.43
3. RISULTATI INDAGINE ............................................................pag.44
3.1.QUESTIONARIO DI GRADIMENTO DEI PARTECIPANTI .......pag.44
3.2.LO STUDIO OSSERVAZIONALE DELL’INIZIATIVA DI
PREVENZIONE RIGUARDIAMOCI IL CUORE..................................pag.50
3.3.INTERVISTA TELEFONICA: DOMANDA 7................................... pag.51
3.4.QUESTIONARIO DI GRADIMENTO DEI PROFESSIONISTI....pag.55
3.5.INTERVISTA AI VOLONTARI DELLE ASSOCIAZIONI ............pag.57
4. IPOTESI D’INTERVENTO DI PREVENZIONE
CON IL COINVOLGIMENTO DI UNA COMUNITA’ . ..pag.61
4.1.IL RUOLO DELL’ASSISTENTE SANITARIO NELLA
COMUNITA’ ................................................................................................pag.65
4.2.IPOTESI DI INTERVENTO: LINEE GENERALI. ..........................pag.66
4.2.1.Firenze: i quartieri ..................................................................pag.68
4.2.2.Il progetto................................................................................pag.74
II
6. CONCLUSIONI ..............................................................................pag.84
7.BIBLIOGRAFIA E SITOGRAFIA......................................... pag.IV
-RINGRAZIAMENTI
-ALLEGATI
III
1. INTRODUZIONE
Dagli anni ’50 ad oggi si è assistito, nei paesi industrializzati, ad un
cambiamento
in
termini
d’invecchiamento
della
popolazione
(transizione demografica). Ciò ha portato alla conseguente transizione
epidemiologica che ha visto lo spostamento dell’interesse della sanità
pubblica a favore delle malattie cronico- degenerative e non più delle
malattie infettive protagoniste dell’inizio del ‘900. Questo mutamento
ha fatto si che a livello globale crescesse la consapevolezza della
necessità di un nuovo approccio nella sanità pubblica, che andasse a
prevenire ciò che diventava sempre più difficile controllare e curare.
A proposito di questo l’OMS, nel 1946 nella sua costituzione, affronta
per la prima volta la salute nella sua totalità e la definisce come diritto
fondamentale di ogni cittadino. Da quel momento a livello mondiale
inizia un processo volto alla definizione della “Promozione della
salute”, concetto che ha preso vita con la Carta di Ottawa nel 1986,
carta della promozione della salute e che è stato, ed è tutt’oggi, al
centro di dibattiti. Nel 2005, inoltre, con la Carta di Bangkok viene
data un’impronta più attuale e contemporanea, al passo con
l’evoluzione sociale, alla promozione della salute. L’OMS nel corso
degli
anni
promuove
azioni
di
ricerca-intervento
con
il
coinvolgimento della popolazione di comunità territoriali e mette in
evidenza l’importanza, nella promozione della salute e nella
prevenzione, di un approccio comunitario, determinante di un
possibile cambiamento che coinvolga un maggior numero di soggetti.
Dagli anni ’90, infatti, l’OMS Europa raccomanda la realizzazione di
interventi di prevenzione di comunità sugli stili di vita sani, al posto
dei tradizionali interventi preventivi che diffondono messaggi
1
precostituiti e non si fondano sulle interazioni tra i soggetti che vivono
nello stesso territorio.
Su questi presupposti si basa l’argomento della tesi con il titolo “Da
un’iniziativa di prevenzione delle malattie cardiovascolari all’ipotesi
di intervento di promozione della salute nella comunità”. Il tirocinio,
fondamentale per la stesura di questa tesi, ha avuto come obiettivo
quello di seguire lo svolgimento dell’indagine di valutazione
complessiva dell’iniziativa di prevenzione “Riguardiamoci il cuore”,
promossa dalla Società della Salute di Firenze, svoltasi in data 26 e 27
Marzo 2011 presso l’Istituto Degli Innocenti. Ciò è stato possibile
anche grazie alle competenze dell’Assistente Sanitario (professionista
che svolge attività di prevenzione, promozione ed educazione alla
salute rivolte ai singoli individui, alle famiglie e alla collettività in
generale) che ha partecipato alle fasi di progettazione, pianificazione,
attuazione e rendicontazione delle indagini. La valutazione di
Riguardiamoci il cuore comprende sia indagini con i cittadini
partecipanti, sia con i professionisti sanitari coinvolti nell’iniziativa e
comprende l’osservazione della manifestazione. Le indagini si sono
realizzate con questionari che esprimevano i giudizi dei cittadini che
hanno partecipato all’iniziativa di prevenzione; con questionari rivolti
ai professionisti presenti e attraverso interviste telefoniche ad un
campione di cittadini a distanza di un mese dall’iniziativa. In seguito
all’iniziativa sono stati intervistati i volontari delle associazioni che
hanno partecipato all’evento (ANPAS, AssoCuore, Misericordia di
Firenze, Auser e Croce Rossa) per comprendere il loro interesse per la
prevenzione delle malattie cardiovascolari e la loro disponibilità a
partecipare ad un ipotetico intervento di prevenzione che coinvolga la
comunità di un quartiere di Firenze.
2
Infine nella tesi si delinea un’ipotesi d’intervento di prevenzione con
il coinvolgimento della comunità di un quartiere di Firenze grazie
anche ai dati relativi alla valutazione di “Riguardiamoci il cuore” e al
quadro epidemiologico delle malattie cardiache nel mondo, in Europa
e in Italia. In questa ipotesi di promozione della salute in ambito
comunitario, è stato definito il ruolo dell’Assistente Sanitario, la cui
competenza in questo contesto, come delineato nel profilo
professionale,
si
esprime
nella
progettazione,
pianificazione,
attuazione e valutazione dell’intervento.
1.1. MALATTIE CARDIOVASCOLARI E
CEREBROVASCOLARI: QUADRO EPIDEMIOLOGICO
Dal secondo dopo guerra ad oggi nei paesi industrializzati si è avuto
un processo di transizione epidemiologica a fronte della diminuzione
di malattie infettive e dell’aumento di malattie cronico-degenerative.
Per
malattie
cronico-degenerative
si
intendono
le
malattie
cardiovascolari, i tumori, ma anche il diabete, l’enfisema, le bronchiti
croniche e altre patologie respiratorie. Tali malattie non sono apparse
improvvisamente nell’interesse della sanità, ma sicuramente si sono
rilevate maggiormente in seguito al cambiamento della popolazione
(transizione demografica), intendendo per ciò un invecchiamento della
popolazione determinato da una riduzione della natalità e da un
allungamento della vita. Le malattie cronico-degenerative sono
proprie dell’adulto e dell’anziano e in una popolazione molto giovane,
con un’aspettativa di vita corta, non riuscirebbero neanche a
manifestarsi. Un altro motivo che ha portato questo cambiamento
nella società industrializzata è stato l’evoluzione degli stili di vita,
3
quell’insieme di comportamenti di protezione o di rischio che
influenzano l’insorgere o meno delle affezioni croniche.
Le malattie del sistema circolatorio sono tra le patologie cronico
degenerative a più alta morbosità e fra le principali cause di disabilità.
Sotto la definizione generale di malattie cardiovascolari rientrano tutte
le patologie a carico del cuore e dei vasi sanguigni, e cioè:
cardiomiopatie,
cardiopatie
congenite,
ipertensione
arteriosa
sistemica, aritmie e tumori del cuore . Tra le forme più frequenti di tali
patologie sono da annoverare le malattie ischemiche del cuore (tra cui
l'infarto acuto del miocardio e l'angina pectoris) e le malattie
cerebrovascolari (fra cui l'ictus ischemico e l’ictus emorragico). Esse
rappresentano la prima causa di morte nel complesso della
popolazione tra gli anziani e la seconda negli adulti, dopo i tumori,
nonostante un decremento di decessi a partire dalla metà degli anni
settanta.
Gli studi epidemiologici degli ultimi anni hanno dimostrato la
reversibilità del rischio, cioè la possibilità di ridurre o di ritardare la
comparsa degli eventi attraverso la riduzione dei fattori di rischio. La
mortalità e la disabilità che tali patologie possono provocare sono i
motivi che spingono a dedicare un ampio spazio della salute pubblica
verso la loro prevenzione.
1.1.1. La mortalità per le malattie cardiovascolari nel mondo e in
Europa
Nel 2008, nel mondo, ci sono stati 57 milioni di decessi e la prima
causa di morte è stata per le malattie cardiovascolari. Nell’anno 2008,
7,3 milioni di persone sono morte di infarto e 6,2 milioni a causa di
una malattia cerebrovascolare.
4
In Europa, ogni anno le malattie cardiovascolari uccidono più di 4,3
milioni di persone e sono causa del 48% di tutti i decessi (54% per le
donne, 43% per gli uomini). Le principali forme di malattie
cardiovascolari sono le malattie cardiache coronariche e l’ictus. Nei
Paesi
membri
dell’Unione
Europea
i
morti
per
malattie
cardiovascolari sono ogni anno 2 milioni e rappresentano il 42% del
totale dei decessi.
Si osservano differenze nella mortalità con un gradiente Ovest-Est (i
più alti tassi di mortalità si osservano nei paesi dell’est Europa). Nella
regione Oms Europa la mortalità per queste patologie interessa
soprattutto le donne, mentre se ci si restringe alla sola Unione Europea
sono più colpiti gli uomini, ne sono eccezione la Francia, i Paesi Bassi
e la Spagna. Nell’Europa centrale e orientale i tassi di mortalità sono
generalmente più alti e in aumento rispetto all’Europa del Nord, del
Sud e dell’Ovest, dove sia l’incidenza sia la mortalità stanno
diminuendo. Anche la morbilità in Europa è alta: il 23% del carico di
malattie è dovuto alle malattie cardiovascolari, percentuale che scende
al 17% nei Paesi dell’Unione Europea con mortalità infantile e adulta
molto bassa.
1.1.2. La mortalità per le malattie cardiovascolari in Italia
In Italia le malattie cardiovascolari rappresentano ancora la principale
causa di morte, essendo responsabili del 44% di tutti i decessi. In
particolare la cardiopatia ischemica è la prima causa di morte in Italia,
rendendo conto del 28% di tutte le morti, mentre gli eventi
cerebrovascolari sono al terzo posto con il 13%, dopo i tumori. La
stessa transizione demografica ha fatto sì che si assistesse ad una
rapida evoluzione sociale e sanitaria che è andata ad incidere sui
5
livelli di mortalità. Si è assistito ad una drastica riduzione della
mortalità accompagnata dall’aumento dell’età alla morte. Le
statistiche di mortalità che sono basate sulla sola causa iniziale di
morte non permettono di mettere in evidenza un quadro morboso più
complesso, in particolare quando parliamo di malattie croniche. Nello
specifico, nel quadro morboso più complesso delle malattie croniche,
emerge che non è solo una singola causa che va ad incidere
nell’evolversi della patologia, ma tale evoluzione è determinata da un
insieme di cause.
Mortalità per causa iniziale e multipla per le malattie
cardiovascolari in Italia nel 2008
Grafico n. 1
Nel grafico è messa in evidenza la situazione italiana di mortalità per causa iniziale e
multipla di patologia a carico del sistema circolatorio. I dati sono divisi per causa e per
sesso.
(Tavole ISTAT “cause multiple di morte 2008”).
A differenza delle statistiche tradizionali basate sullo studio della sola
causa iniziale di morte, i dati sulle cause multiple (vedi grafico n. 1
pag.6) consentono di fornire un quadro ben più complesso e completo
del contesto patologico in cui il decesso è avvenuto. Tale opportunità
di analisi è certamente di grande rilievo in un'epoca come quella
attuale in cui il ruolo prevalente nella mortalità è giocato dalle
6
malattie cronico-degenerative e l'età media alla morte è sempre più
avanzata. In tali circostanze infatti il decesso spesso non è imputabile
a una singola patologia bensì a una complessa interazione fra più
cause e condizioni che considerate singolarmente potrebbero non
essere letali.
1.2.
LA PREVENZIONE E LA PROMOZIONE DELLA
SALUTE
1.2.1. I primi passi della promozione della salute fino alla carta di
Ottawa
La promozione della salute implica un modo diverso di guardare alla
salute, un nuovo scenario, culturale, sociale e politico in cui reinserire
i concetti di prevenzione ed educazione.
Un primo grande fatto, che ha dato vita a questo processo sempre in
divenire, è l’affermazione dell’ Organizzazione Mondiale della Sanità
(OMS) nella sua costituzione del 1946, quando nel preambolo così era
scritto: “E’ diritto fondamentale di ogni essere umano il possesso del
migliore stato di salute, che ciascuno è capace di raggiungere,
intendendosi per salute non solo assenza di malattia, ma un completo
stato di benessere fisico, psichico e sociale.” Definizione ripresa poi
nel 1948. Tale precisazione ha avuto il pregio di estendere il concetto
di salute dalla sola dimensione fisica a quella psicologica e sociale e
non solo assenza di malattia e infermità, in questo modo viene
superato l’aspetto negativo e si sottolinea la multidimensionalità. Allo
stesso tempo questa definizione presenta dei limiti in quanto la salute
viene vista come qualcosa di statico, immodificabile e ideale, difatti lo
stato di completo benessere non è raggiungibile, viene infatti
rappresentata una salute come un fine e non come un processo. Nel
7
1948, nell’art. 32, la Costituzione italiana recepisce il principio
affermando: “La repubblica tutela la salute come fondamentale diritto
dell’individuo e interesse della collettività.” Mentre l’OMS si
prefigge come obiettivo quello di una salute per tutti i cittadini del
mondo nell’anno 2000 e in Europa si stabilisce, con “Health 21”, il
quadro di riferimento per l’elaborazione delle politiche sanitarie nei
paesi della Regione Europa, continua nel mondo l’evoluzione
concettuale della promozione della salute. Tale percorso evolutivo è
volto ad arrivare alla definizione del termine nel 1984 da parte
dell’ufficio Europeo dell’OMS (definita come un processo che
conferisce alle popolazioni i mezzi per assicurare un maggior
controllo sul proprio livello di salute e migliorarlo) e nel 1986 alla
formulazione della carta di Ottawa, carta per la promozione della
salute.
La carta inizia un nuovo movimento per la sanità pubblica in cui la
giustizia e l’equità sono i prerequisiti chiave. Con la carta di Ottawa si
passa dal concetto di prevenzione al concetto di promozione, centrato
sulla volontà, sulla capacità, sulla responsabilità di ognuno per il
raggiungimento dell’obiettivo della “salute per tutti”. Per il
documento la promozione della salute è quel processo che mette in
grado le persone di aumentare il controllo sulla propria salute,
potendola così migliorare. Tale processo, che può avvenire grazie ad
un approccio responsabilizzato dell’individuo di fronte ai problemi di
salute/malattia, si compie nel riconoscere le possibilità offerte dalle
risorse che la persona ha a disposizione e nel valorizzare le proprie
competenze, sia per le scelte individuali, sia per quelle da prendere in
collettività.
Per mettere in grado tutte le persone di raggiungere appieno il loro
potenziale di salute, l’azione della promozione punta a ridurre le
8
differenze nello stato di salute attuale e ad assicurare pari opportunità
e risorse. La Carta di Ottawa è stata dal 1986, data della sua stesura,
una solida base per la teoria e la pratica della promozione della salute
nel mondo, fonte di guida ed ispirazione.
Negli anni successivi nelle varie conferenze sono stati ripercorsi i temi
cardine della carta:
• la costituzione di una politica pubblica per la salute volta ad
identificare gli ostacoli nei sistemi della politica pubblica allo scopo di
creare un sistema politico che faciliti le scelte sane in ambito di salute;
• la creazione di ambienti favorevoli vale a dire che la società
dovrebbe essere in grado di organizzare il lavoro allo scopo di
migliorare le condizioni lavorative. La promozione della salute genera
condizioni di vita e di lavoro che sono sicure, stimolanti, soddisfacenti
e piacevoli divenendo così fonti di salute per la popolazione;
• rinforzare l’azione della comunità intendendo per ciò agire
attraverso una concreta ed efficace azione della comunità nel definire
le priorità, assumere le decisioni, pianificare e realizzare le strategie
che consentano di raggiungere un migliore livello di salute;
• sviluppare le abilità personali in modo di mettere in grado le
persone di imparare, durante tutta la vita, a prepararsi ad affrontare le
diverse tappe e di saper fronteggiare le lesioni, le malattie croniche e
le difficoltà. E’ importante sviluppare le risorse umane di adulti e
bambini, cioè quel grande patrimonio di capacità e di intelligenze
racchiuso in ogni essere umano che ha bisogno di un “terreno”
(ambiente umano socioculturale) e di “concime” (stimoli appropriati)
per venire alla luce e diventare ricchezza disponibile per la collettività
anche in funzione della salvaguardia del Pianeta;
• la riorientazione dei servizi sanitari intendendo per questo la
partecipazione alla promozione della salute da parte di tutte le
9
istituzioni
coinvolte.
Esse
devono
portare
a
una
modifica
dell’atteggiamento e dell’organizzazione dei servizi sanitari in modo
che si ricalibri la loro attenzione sui bisogni complessivi
dell’individuo visto nella sua interezza e nella ricerca della salute.
Per concludere, con l’introduzione del concetto di promozione della
salute è stata iniziato un processo di potenziamento in cui i
professionisti e le persone sono reciprocamente impegnati.
Interpretazione salutogenica della carta di Ottawa
La teoria della salutogenesi ha influenzato dagli anni ’80 in poi lo
sviluppo delle attività di promozione della salute. La salutogenesi
(dalla parola latina salus, salutis = salute, e dalla parole greca genesi
= origine, inizio, derivazione) si occupa delle “fonti” della salute. In
particolare Antonovsky, ideatore di questa teoria, ha contribuito a far
si che le persone che si occupavano di sanità, si focalizzassero sulla
salute piuttosto che sulla malattia. Questo è un nuovo approccio alla
salute, che presuppone che tutte le persone siano più o meno sane e
più o meno malate: l’obiettivo è capire in che modo un individuo può
diventare più sano o meno malato. La salute, quindi, è vista come un
continuum, in cui una persona, in qualsiasi fase si trovi, potrà sempre
disporre di risorse e opportunità per spostarsi verso il polo della salute.
La salute non sarà più rappresentata come un fine (1946-1948, nella
definizione dell’OMS), ma come un processo. La domanda da porsi
sarà:” Quali sono le fonti della salute, come si crea, e come può essere
rinforzata?”
Antonovsky, il padre di questo nuovo paradigma, dopo alcuni studi
effettuati sulle donne in menopausa di diverse etnie, scoprì che non è
l’agente patogeno in sé a creare la malattia, ma è come una persona sa
attingere alle proprie risorse e a quelle della collettività per attuare un
10
coping positivo rispetto ai fattori di stress dell’esistenza umana. In
questo studio Antonovsky nello specifico si occupò dell’adattamento
alla menopausa di donne di diverse etnie tra cui anche donne
sopravvissute ai campi di concentramento.
I comportamenti che una persona mette in atto sono chiamati da
Antonovsky, “senso di coerenza”. I fattori del senso di coerenza sono:
Il senso di comprensibilità: è una capacità prevalentemente cognitiva
che fa in modo di farci capire ciò che accade intorno a noi,
nell’ambiente circostante. Se la persona riesce a comprendere e a
percepire un rischio, per esempio, riuscirà anche ad affrontare meglio
le difficoltà, trovando delle possibili soluzioni. Il senso di coerenza è
in parte un’esplicazione di uno dei punti fondamentali della carta di
Ottawa, vale a dire lo sviluppo delle abilità personali che riescono a
mettere in grado la persona ad affrontare le difficoltà che la vita le
presenta: da stress quotidiani a patologie.
Il senso di affrontabilità: significa avere una buona capacità di
controllare le situazioni, elemento che è strettamente collegato al
senso di consapevolezza di possedere anche le risorse per affrontarle.
Esercitare la capacità di riuscire a controllare le situazioni aiuta a
vivere meglio e in maniera più salutare.
Il senso di significatività: scaturisce dalle due facoltà già esposte, è
qualcosa che va costantemente ricercato e che include le esperienze di
vita personale e spesso anche una visione d’insieme più estesa.
Trovare un significato per gli eventi che ci accadono
crea
motivazione per affrontare la vita, per combattere e per impegnarsi
nelle cose. Possiamo estendere il senso di significatività alla
prevenzione delle malattie cardiovascolari. Se la persona riesce a
trovare la motivazione per seguire una dieta salutare, per iniziare un
11
percorso d’attività fisica o ancora per smettere di fumare, si potrà
attuare il cambiamento grazie al sovra citato senso di significatività.
L’equilibrio tra i fattori che influenzano la salute, sia positivamente
che negativamente, condiziona infine il livello di salute. Secondo la
teoria di Antonovsky, una persona che possiede un forte “senso di
coerenza” reagisce alle sollecitazioni (eventi stressori) percependole
come sfide e attiva le proprie risorse di resistenza. Mentre con un
senso di coerenza poco sviluppato gli eventi saranno un peso e la
persona avrà minore capacità di affrontarli.
“Il Senso di Coerenza è quindi un orientamento globale che esprime
la misura di una sensazione di fiducia costante, penetrante e dinamica
rispetto al fatto che gli stimoli della vita siano strutturati, spiegabili e
prevedibili, che siano disponibili risorse per poter affrontare le sfide
che questi stimoli comportano, che tali sfide valgano il nostro
impegno e sforzo, perché hanno un significato” (Verena Schmid,
2007).
La teoria, cerca di spiegare perché alcune persone quando si trovano
in situazioni di stress riescano a stare bene e riescono persino a
migliorare il proprio stato di salute; tale teoria potrebbe essere utile
per aiutare le persone a gestire meglio la vita quotidiana e gli eventi
stressori.
L’approccio biomedico nato con la medicina scientifica alla fine del
‘700considera la salute come assenza di malattia e come derivante
dell’eliminazione dei fattori di rischio che la determinano Per quanto
riguarda le patologie cardiovascolari ciò si esprime nell’intervento di
eliminazione dei fattori di rischio quali per esempio: il fumo, l’obesità,
l’ipertensione. Il concetto di salute globale invece porta con sé una
concezione della persona come unità psico-fisica interagente con
l'ambiente circostante, presupposto per "una promozione ed
12
educazione alla salute" e una "medicina della persona" nella sua
totalità. L’approccio salutogenico degli anni 70 di Antonovsky, che si
focalizza maggiormente sulle risorse individuali e sui processi che
promuovono la salute è una svolta ed un aspetto aggiuntivo nella
visione biomedica del concetto di salute. Le due Teorie non sono
contrapposte, secondo Antonovsky per giungere all’eliminazione dei
fattori di rischio occorre un forte processo motivazionale come
emerge dal senso di significatività, che va a completare l’approccio
biomedico, Antonovsky spiega quindi come intraprendere questo
percorso verso l’eliminazione dei fattori di rischio. Per raggiungere il
traguardo “salute” occorre però una società ottimale in cui questo
processo si possa compiere, nella quale le persone possono essere
stimolate ad attivarsi nei confronti della propria salute attraverso il
riconoscimento delle proprie risorse per affrontare i problemi e delle
capacità da saper utilizzare per affrontare la quotidianità. L’ approccio
salutogenico potrebbe essere un punto di forza per la prevenzione e la
promozione
della
salute
anche
nel
campo
delle
malattie
cardiovascolari. Quest’ultime sono un campo ideale d’applicazione.
Capire come rinforzare la propria salute, conoscere le fonti della
salute stessa, il contesto in cui una persona vive sono prerogative
grazie alle quali possiamo conoscere l’evolversi di una patologia,
combatterla o non conoscerla mai.
1.2.2. La nuova direzione della promozione della salute: la carta di
Bangkok
La teoria salutogenica integra la teoria biomedica ed è una visione
interessante che permette una lettura più approfondita del concetto di
promozione della salute. Nel 2005 nella sesta conferenza mondiale:
13
“la carta di Bangkok per la promozione della salute in un mondo
globalizzato” viene dato un nuovo orientamento a questa tematica.
“La promozione della salute è il processo che permette alle persone
di aumentare il controllo sulla propria salute e su i suoi determinanti,
e dunque di migliorare la salute stessa. È una funzione centrale della
sanità pubblica e contribuisce alla lotta contro le malattie
trasmissibili e non trasmissibili e contro altre minacce per la salute”
(Carta di Bangkok, 2005). Orientamento che mette in luce la teoria
salutogenica di Antonovsky nella visione della promozione come
strumento per poter “sorvegliare” la propria salute. La carta di
Bangkok è basata ed integra i valori, i principi e le strategie d’azione
stabilite dalla carta di Ottawa e le raccomandazioni derivate dalle
successive conferenze mondiali sulla promozione della salute. Se la
carta di Ottawa fissava i principi cardine della promozione della
salute, quella di Bangkok conferma le strategie e inquadra le azioni in
un contesto globalizzato.
Questa è rivolta alle persone, ai gruppi e
alle organizzazioni che sono cruciali nel raggiungimento della salute: i
governi e i politici a tutti i livelli, la società civile, il settore privato e
le organizzazioni internazionali.
La promozione offre un concetto di salute positivo e complessivo che
influisce direttamente sulla qualità della vita e comprende lo stato
fisico, mentale e spirituale. E’ un investimento efficace per il
miglioramento della salute e lo sviluppo umano e contribuisce a
ridurre iniquità di salute e di genere.
La carta di Bangkok mette in luce anche quei fattori che vanno ad
influire sulla salute della persona e della collettività che sono i
determinanti di salute.
14
Figura n. 1
Determinanti di salute in Europa
I determinanti di salute sono espressi in una serie di strati concentrici,
corrispondenti a differenti livelli d’influenza.
(www.saluteinternazionale.info,
Maciocco-I determinanti di salute. Una nuova, originale cornice concettuale- 25
Gennaio 2009)
I determinanti della salute possono essere raggruppati in categorie che
sono: comportamenti personali e stili di vita, fattori sociali, condizioni
di vita e di lavoro; accesso ai servizi sanitari, condizioni socioeconomiche, culturali e ambientali, fattori genetici.
Secondo il modello delineato (vedi figura 1 pag. 15) si possono vedere
una serie di strati concentrici, corrispondenti ognuno ad un differente
livello di influenza. Al centro si hanno i determinanti di salute
immodificabili (l’individuo, con le sue caratteristiche biologiche: il
sesso, l’età, il patrimonio genetico) e dagli strati interni a quelli più
esterni si muovono i determinanti di salute detti “modificabili” (gli
stili di vita individuali, le reti sociali e comunitarie, l’ambiente di vita
e di lavoro, il contesto politico, sociale, economico e culturale). I
fattori comportamentali propri degli individui sono quelli che vanno
ad influire maggiormente sullo stato di salute. La promozione della
15
salute e la prevenzione si vanno a focalizzare proprio su questi fattori
modificabili.
Dai tempi della carta di Ottawa il contesto sociale globale è
profondamente cambiato. Le crescenti iniquità all’interno e tra le
nazioni, i nuovi modelli di consumo e di comunicazione, il
commercio, il degrado ambientale e l’urbanizzazione sono alcuni dei
fattori critici che influenzano oggi la salute. Un rapido e spesso
sfavorevole cambiamento sociale influenza le condizioni sociali e la
struttura delle comunità e anche i modelli evolutivi di salute e la
transizione demografica hanno contribuito a questo cambiamento.
La globalizzazione offre nuove opportunità di cooperazione per il
miglioramento della salute e la riduzione dei rischi transnazionali. Il
progresso verso un mondo più sano richiede quindi un’ampia
partecipazione e un sostegno intenso. Nella carta di Bangkok viene
richiesto che tutti i settori e contesti devono operare per sostenere la
salute, investire in politiche, azioni ed infrastrutture, costruire capacità
di sviluppo di politiche e pratiche di promozione della salute,
regolamentare e legiferare al fine di assicurare un alto livello di
protezione da infortuni e associarsi e costruire alleanze con
organizzazioni pubbliche.
Fin dall’adozione della Carta di Ottawa è stato sottoscritto un numero
significativo di risoluzioni a livello nazionale e globale per sostenere
la promozione della salute che non sempre sono state tradotte nella
pratica. I partecipanti alla Conferenza di Bangkok chiedono
fermamente agli Stati membri dell’Organizzazione Mondiale della
Salute di ridurre questa differenza di attuazione e di impegnarsi verso
politiche e alleanze che la mettono in pratica. Per attuare ciò sono
state richieste all’OMS maggiori risorse per la promozione e di
rendicontare periodicamente i progressi ottenuti. I partecipanti infine
16
richiedono l’impegno a tutti gli interessati di realizzare a livello locale
anche le raccomandazioni delle precedenti Dichiarazioni, che sono
ancora in gran parte da attuare, per incidere sui determinanti che
producono le crescenti disuguaglianze di salute.
1.2.3. La prevenzione: definizione e approfondimento
Parallelamente alla promozione della salute, concetto in continua
evoluzione e d’interesse internazionale, è di fondamentale importanza
anche il concetto di prevenzione, quando per prevenzione intendiamo
l’insieme di misure di profilassi non solo mediche, ma anche di natura
economica e sociale volte a tutelare la popolazione sana da una
possibile insorgenza di una patologia.
Il principale ente sanitario internazionale, cioè l’ OMS, ha definito 3
livelli di prevenzione della malattia dell'uomo:
• la prevenzione primaria volta a ridurre l’incidenza della malattia
(comparsa di nuovi casi);
• la prevenzione secondaria volta a ridurre la prevalenza della
malattia (frequenza di casi esistenti);
• la prevenzione terziaria volta a ridurre la gravità e le
complicazione di malattie inguaribili.
Sulla base dei principi che scaturiscono dall’OMS, emerge, nel Piano
Nazionale Italiano di prevenzione 2010/2012, la necessità di rivedere
le attività di prevenzione. I fattori positivi che vanno ad incidere in
questa revisione sono: l’evoluzione sociale come aspetto migliorativo
sia delle condizioni abitative, sia dell’alimentazione e degli stili di vita
e la crescita del livello culturale, che ha portato ad una maggior
consapevolezza delle decisioni riguardanti la salute della popolazione,
responsabilizzando quest’ultima. Tra i fattori negativi ci sono le
17
variabili che impattano sulla salute della popolazione, come ad
esempio gli agenti inquinanti. Non va poi dimenticato che un evento
di per sé positivo, come quello dell'allungamento della vita, grazie
anche alle eccezionali potenzialità diagnostiche e curative, abbia
generato un fenomeno paradossale che è l'incremento del numero di
soggetti fragili e portatori di cronicità.
Ai tre livelli fondamentali per la prevenzione delle malattie,, il Piano
Nazionale Italiano di Prevenzione 2010-2012 inserisce anche la
“Medicina Predittiva” che tendenzialmente si rivolge a tutta la
popolazione ed ha come obiettivo la valutazione del rischio di
insorgenza di una patologia. La “Medicina Predittiva” ha come
approccio quello di scoprire in termini probabilistici, prima e/o dopo
la nascita, i fattori che, per una specifica persona e in un dato contesto,
possono favorire l'insorgenza di una malattia. Per definizione, la
medicina predittiva si rivolge agli individui sani, nei quali cerca la
fragilità o il difetto che conferiscono loro una certa predisposizione a
sviluppare una malattia. Conseguentemente, la medicina predittiva è
probabilistica e individuale e come tale consente la massima
personalizzazione degli interventi. Questa branca della medicina
costituisce un'evoluzione principalmente in termini culturali, perché
supera il dualismo tra persona ed ambiente, leggendo in una visione
più integrata la malattia, non solo come il risultato di un'esposizione
ad agenti patogeni o a fattori di rischio, ma anche come interazione tra
fattori esogeni ed endogeni, ossia la predisposizione individuale, sia
genetica, sia dovuta a fattori evolutivi.
18
Carta del rischio cardiovascolare: applicazione della medicina
predittiva
La carta del rischio cardiovascolare serve a stimare la probabilità di
andare incontro a un primo evento cardiovascolare maggiore (infarto
del miocardio o ictus) nei 10 anni successivi, conoscendo il valore di
sei fattori di rischio: sesso, diabete, abitudine al fumo, età, pressione
arteriosa sistolica e colesterolemia. Oggi non si identificano più le
persone a rischio sulla base dei fattori considerati singolarmente ma
viene presa in considerazione la loro valutazione globale.
Cosa intendiamo per fattore di rischio? I fattori di rischio fanno
riferimento a tutti quegli eventi, esperienze, minacce, pericoli, che
aumentano la probabilità per l’individuo di incorrere in conseguenze
negative per il proprio sviluppo e adattamento psicofisico. Tuttavia,
come sottolineato da alcuni studiosi, il valore di rischio di un fattore
dipende dall’effetto di altri elementi presenti nell’esperienza e nel
contesto di vita.
La valutazione del rischio cardiovascolare, attraverso la carta del
rischio, è attuata dal medico e ha validità se i fattori di rischio
vengono misurati seguendo la metodologia standardizzata. La carta
del rischio è utilizzabile su donne e uomini di età compresa fra 40 e 69
anni che non hanno avuto precedenti eventi cardiovascolari; non è
utilizzabile nelle donne in gravidanza. Non può essere applicata per
valori estremi dei fattori di rischio, quali la
pressione arteriosa
sistolica superiore a 200 mmHg o inferiore a 90 mmHg e quando il
valore di colesterolemia totale è superiore a 320 mg/dl o inferiore a
130 mg/dl. Inoltre, al fine di una corretta valutazione del rischio
cardiovascolare, i valori degli esami clinici di glicemia e
colesterolemia sono utilizzabili se eseguiti da non più di tre mesi.
19
1.2.4. La prevenzione nella comunità
Considerando che fattori di rischio per le malattie cardiovascolari
sono riconducibili agli stili di vita e al comportamento che ne deriva,
appare chiaro che, nell'ambito degli interventi di promozione di stili di
vita salutari, assumano un’ importanza strategica i programmi di
comunicazione e formazione non tanto sul singolo, ma che
coinvolgano la popolazione nel suo complesso. Intervenire per
promuovere la salute diventa un compito che mira a favorire la
realizzazione, da parte delle persone coinvolte all’interno della propria
comunità, delle loro aspirazioni, al soddisfacimento dei bisogni e a far
si che possano imparare ad affrontare con successo i problemi
incontrati. La prevenzione non guarda infatti al singolo individuo
come tale, ma guarda alla persona nel contesto in cui si trova e la
colloca in una situazione dinamica di relazioni con gli altri. La
prevenzione nella comunità mira ad una strategia complessiva che
considera la persona nella sua totalità facendo si che ciò che la
circonda e la compenetra concorra al suo e al benessere della
collettività. Il “California Department of Alcohol and Drug Programs
(ADP)” ha proposto un progetto di assistenza tecnica e di formazione
destinato a servire le agenzie della California e le organizzazioni
coinvolte nella prevenzione comunitaria. Tale progetto prende il nome
di Prevenzione di iniziativa comunitaria (CPI). Nei principi del
programma viene evidenziata l’importanza della collaborazione tra
ricercatori e comunità per creare efficaci strategie di prevenzione. Le
linee chiave delineate nel progetto di prevenzione californiano, che si
occupa in a particolare della prevenzione dei rischi correlati all’alcol,
possono essere trasversali anche ad altri progetti su tematiche diverse
che si attuano nella comunità. A metà degli anni ’90, il Californian
20
Department of Alcohol and drug programs, in collaborazione con il
Center For Applied Research Solutions, la cui missione è quella di
migliorare la vita dei giovani, famiglie e comunità, agevolando lo
scambio di conoscenze ed esperienze tra le comunità di ricerca di
prevenzione, medici, decisori politici e del pubblico, ha iniziato a
lavorare per migliorare lo stato informativo del sistema di
prevenzione. Una componente chiave di ciò è stata la raccolta
continua, il monitoraggio e la comunicazione degli indicatori di
prevalenza e dei problemi connessi all’alcol nel territorio. Questo
sistema informativo è stato progettato per aiutare lo stato e le politiche
nella pianificazione locale per la prevenzione, grazie all’utilizzo di
dati sistemici che mettono in evidenza, attraverso i risultati, le
esigenze di prevenzione e di trattamento nello stato della California.
La prevenzione di comunità non si può attuare se non si parte da una
visione ampia e dettagliata della situazione che si vuol iniziare a
prevenire. Non è sufficiente un solo piano preventivo ma sono
necessarie più azioni preventive integrate tra loro. La specificità
dell’intervento di comunità è di mobilitare le risorse locali attraverso il
loro coinvolgimento a livello di osservazione dei problemi e di piano
di soluzioni dei medesimi. Richiede che venga dato ascolto ai pareri
che vengono discussi localmente, che vengano programmati interventi
che coinvolgano le proposte degli esperti con quelle emerse
localmente e che, per quanto possibile, siano referenti o attivisti locali
le persone che collaborano a realizzare gli interventi. Uno strumento
usato a tal scopo sono i gruppi focali con le “persone-chiave” o
“informatori privilegiati”, condotti da uno o più esperti; un altro sono
le classiche interviste a campione significativo della popolazione.
Perché tutto ciò avvenga, è necessario che la dimensione della o delle
comunità prescelta/e sia limitata per estensione territoriale e per
21
numerosità di abitanti. Una conferma della forza di un intervento con
il coinvolgimento di comunità si ha nel progetto di Holder e Coll.
realizzato nel 2000, per la prevenzione degli incidenti stradali alcol
correlati nell’area di attuazione del progetto. Sono stati raggiunti
risultati importanti, tra questi: la riduzione del 6% del bere ad alto
rischio; la riduzione del 49% di guida dopo una “forte bevuta” e del
10% di incidenti notturni. Tutto ciò è avvenuto grazie all’attivazione
di quel processo che ha creato una rete di coalizione e di forte
motivazione nel riuscire in quel cambiamento che la comunità stessa
si era proposta. Se un intervento così ha dato risultati in campo
alcologico, non vi è motivo per cui non ne possa dare anche in campo
cardiovascolare.
1.3. l’INIZIATIVA DI PREVENZIONE “RIGUARDIAMOCI IL
CUORE”
Figura 2
Immagine dell’iniziativa di prevenzione Riguardiamoci il
cuore di Firenze.
(www.sds.firenze.it)
1.3.1. Riguardiamoci il Cuore: dal 2007 al 2011
Per sensibilizzare i cittadini sul tema della prevenzione delle le
malattie cardiovascolari la Società della Salute di Firenze organizzò
nel 2007 per la prima volta l’iniziativa “Riguardiamoci il Cuore”, due
giorni dedicati alla prevenzione. L’iniziativa si articolò nelle giornate
22
di Sabato 6 e domenica 7 ottobre in piazza della Repubblica a Firenze,
dalle ore 9 alle 18, trasformando la piazza in una sorta di grande
ambulatorio all'aperto dove i cittadini, attraverso un percorso che
toccava vari aspetti della salute grazie alla presenza di infermieri,
medici e specialisti, potevano conoscere il proprio stato di rischio e
quindi, se necessario, effettuare analisi ed esami. Nel 2009, il 21 e 22
marzo, tornarono i controlli gratuiti, ci furono alcune importanti
novità come la location, non più in piazza della Repubblica, ma
all’Istituto degli Innocenti in piazza Santissima Annunziata e per
quanto riguarda la modalità d’accesso che nel 2009, a differenza del
2007 dove l’accesso era stato libero, era su prenotazione.
L’iniziativa di prevenzione del 2011, è stata organizzata sulle
impronte di quella del 2009 e si è svolta nei giorni 26 e 27 Marzo. Le
due giornate sono state organizzate per informare la popolazione
partecipante in merito all’importanza della prevenzione delle malattie
cardiovascolari (in quanto principali cause di invalidità e mortalità in
Italia) e sulla modalità per ridurre i fattori di rischio. I professionisti
sanitari, all’interno dell’iniziativa, erano impegnati, attraverso
l’informazione
sanitaria
e
l’utilizzo
della
carta
del
rischio
cardiovascolare, a responsabilizzare le persone riguardo al proprio
stato di salute. La differenza principale di questa edizione è stata
l’assenza dei medici di medicina generale, presenti invece in quella
del 2009. Pertanto le persone che hanno partecipato sono state
sollecitate, alla fine del percorso, nello stand gestito dagli assistenti
sanitari a recarsi in seguito dal proprio medico di famiglia per
sottoporgli la scheda personale del rischio che era stata consegnata
alla manifestazione. Il medico una volta vista la situazione del proprio
paziente presentata con la carta del rischio avrebbe potuto indirizzare
la persona al cambiamento più opportuno da mettere in atto o a fare un
23
eventuale approfondimento strumentale qualora ve ne fosse stato
bisogno.
1.3.2. I professionisti che hanno attuato l’iniziativa di prevenzione
I professionisti dell’Azienda Sanitaria di Firenze (ASL10) che hanno
effettuato esami inerenti il rischio cardiovascolare e interventi di
informazione sanitaria rivolti alla popolazione partecipante sono stati:
diabetologi, cardiologi, nefrologi, angiologi, medici della medicina
dello sport, dietisti, medici di medicina interna e nutrizionisti, tecnici
della riabilitazione, infermieri, tecnici di laboratorio, educatori
assistenti sanitari e professionisti del centro antifumo. Hanno
partecipato, nelle varie aree della manifestazione,
operatori
dell’Assessorato allo Sport del Comune di Firenze e i volontari di
cinque
diverse associazioni del territorio di Firenze e di Sesto
Fiorentino: ANPAS, Misericordia di Firenze, Croce Rossa, AUSER,
AssoCuore.
1.3.3. L’accessibilità dei cittadini all’iniziativa di prevenzione
I cittadini hanno potuto avere accesso all’iniziativa, prenotando
tramite un numero verde dedicato. Gli ingressi giornalieri previsti
sono stati di circa 500 persone, suddivise in gruppi di 22 partecipanti
per turno. Le entrate erano previste ogni 30 minuti, dalle 8.30 alle
17.30. Le persone che vi hanno partecipato sono circa 800.
1.3.4. Il percorso dei partecipanti
Le persone che hanno prenotato hanno potuto partecipare al percorso
di valutazione del rischio cardiovascolare e di educazione sanitaria
24
articolato attraverso 7 aeree all’interno dell’Istituto degli Innocenti:
•
Ingresso (dalla Sala Grazzini al Cortile degli Uomini);
•
Area Cinema e Salute (Sala Borghini);
•
Area Analisi del sangue (Sala San Giovanni);
•
Area Misurazione Pressione (Salone Brunelleschi);
•
Area Stili di Vita (Salone Brunelleschi);
•
Area degli Specialisti (Salone Brunelleschi);
•
Area del Volontariato (Salone Brunelleschi);
•
Conclusione del percorso (Salone Brunelleschi).
La Sala Grazzini è stata adibita all’Accoglienza. Gli infermieri addetti
all’accoglienza hanno raccolto i dati anagrafici ed anamnestici dei
partecipanti. Hanno fornito informazioni sulla modalità della visita,
consegnato il materiale informativo, la scheda personale per la
Valutazione del Rischio Cardiovascolare, il questionario per valutare
il gradimento della Manifestazione e hanno richiesto la firma del
consenso informato. I volontari, nel Cortile degli Uomini, dedicati alla
guida
dei
partecipanti
nel
percorso
di
prevenzione,
hanno
accompagnato i gruppi di persone attraverso il Ballatoio e il Cortile
delle Donne, fino alla Sala Borghini, posta al piano interrato.
All’interno di questo percorso erano esposti pannelli informativi
riguardanti i fattori di rischio inerenti le malattie cardiache e gli stili di
vita corretti.
Nella Sala Borghini, è stato proiettato un filmato di circa 15 minuti,
contenente brevi spezzoni di film (tratti da: Wall Street, Thank you for
smoking, Il Diario di Bridget Jones, Forrest Gump, La Grande
Abbuffata e Ratatouille), inerenti alimentazione, sport e movimento,
alcol, fumo, con illustrazione e dibattito condotto da un cardiologo,
per una durata complessiva di 30 minuti. La proiezione del filmato ha
25
voluto stimolare le persone presenti a riflettere e discutere sui temi
trattati inerenti la salute e gli stili di vita.
Nella Sala San Giovanni erano presenti infermieri professionali e
tecnici di laboratorio che hanno eseguito un prelievo di sangue
capillare per rilevare i valori di: colesterolo, glicemia e creatinina. I
risultati sono stati riportati sulla scheda personale della Valutazione
del Rischio di ogni singolo partecipante.
Il percorso proseguiva nel Salone Brunelleschi, suddiviso in 4 zone:
Area misurazione della pressione arteriosa, Area degli specialisti,
Area del volontariato (Rianimazione cardiopolmonare – BLS e
AssoCuore) e Area degli Stili di Vita( Alimentazione, Attività fisica,
Fumo). Quattro infermieri per turno misuravano la pressione arteriosa,
coadiuvati dai volontari della Croce Rossa, e riportavano i valori della
pressione sulla Scheda del Rischio. Successivamente le persone, in
seguito ai risultati degli esami ematici e ai valori della pressione
arteriosa, erano libere di muoversi all’interno delle altre tre aree per
iniziativa personale o dietro consiglio degli infermieri. Nell’Area degli
Specialisti erano presenti gli stand di: Diabetologia, Nefrologia,
Angiologia, mentre gli ambulatori di cardiologia e di medicina interna
erano collocati in un’area posta all’esterno del salone Brunelleschi,
con accesso dal cortile delle Donne. Nell’area degli Stili di Vita erano
presenti gli stand di: Educazione alimentare (con dietisti e
nutrizionisti), Medicina dello sport, Attività Fisica Adattata ( AFA),
Attività motoria e sportiva nel territorio del Comune di Firenze e
Centro Antifumo. Infine nell’area del Volontariato erano presenti gli
stand: Rianimazione Cardiopolmonare-BLS e AssoCuore.
26
1.3.5. Interventi di prevenzione
Un approccio simile all’iniziativa di prevenzione “Riguardiamoci il
Cuore” è il progetto di prevenzione cardiovascolare LIMBURGO
HARTSLAG in Olanda, che prende il nome dalla provincia dove ha
avuto luogo. L’Intervento si basa sulla promozione di uno stile di vita
sano in ambito comunitario e si è occupato di prevenzione
cardiovascolare a Maastricht (185.000 abitanti) nei Paesi Bassi negli
anni dal 1999 al 2003. L'intervento consisteva in una registrazione
completa dei fattori di rischio; l'ottimizzazione della terapia medica; la
consulenza per la salute per le persone con alto consumo di grassi, per
i fumatori e per coloro con inattività fisica; è stato affiancato da uno
studio-controllo che ha coinvolto un gruppo di 3000 persone (dai 25
ai 70 anni)e un altro gruppo di riferimento di 895 persone che non era
sottoposto a niente. Hanno completato il follow-up nel 2003, anno di
conclusione dell’intervento, 2414 persone del primo gruppo e 758 del
gruppo di riferimento. Gli operatori del progetto si sono occupati della
registrazione dei fattori di rischio nella popolazione partecipante,
dell'ottimizzazione della terapia medica e della consulenza degli
offerta agli stessi su tematiche di salute. L’obiettivo dello studio è
stato quello di investigare quale fosse l’effetto di un programma di
prevenzione cardiovascolare dopo 5 anni di intervento. Nella
valutazione dei comportamenti è stato somministrato un questionario
ai partecipanti allo studio. I risultati hanno dimostrato che a distanza
di 4 mesi dall’intervento di prevenzione le persone hanno diminuito
l’assunzione di grassi saturi. Tale situazione è stata in parte sostenuta
dopo 18 mesi. Dopo 18 mesi, i pazienti obesi sui quali era stato
effettuato l’intervento avevano una maggiore probabilità di essere
fisicamente più attivi rispetto ai loro omologhi di controllo, mentre
27
non è stato trovato nessun effetto dopo l’intervento per quanto
riguarda il fumo. I dati hanno dimostrato che la registrazione dei
fattori di rischio e l'ottimizzazione delle cure mediche sono stati solo
parzialmente realizzati, che la componente di consulenza per la salute
potrebbe essere ulteriormente migliorata e che l'intervento potrebbe
beneficiare di ulteriori strategie di promozione della salute di
comunità.
Un progetto molto interessante, spostato però nel contesto di
un’azienda lavorativa, è l’intervento svizzero HEARTH@WORK
(progetto salute nell’azienda). Si tratta di promozione aziendale della
salute della Fondazione Svizzera di Cardiologia, ed è destinato a
grandi e medie aziende (a partire da 50 dipendenti) per
l’individuazione
cardiovascolari.
precoce
Tale
e
la
progetto
è
prevenzione
strutturato
delle
in
malattie
moduli,
che
comprendono: a) la rilevazione dei fattori di rischio cardiovascolari;
b) la distribuzione di opuscoli informativi; c) la consulenza per uno
stile di vita salutare per il prevenire le malattie cardiache; d)la
formazione dei dipendenti che comprende corsi d’istruzione, coaching
e
gruppi
di
lavoro
di
educazione
alla
salute
sui
temi
dell’alimentazione, dell’attività fisica e della gestione dello stress;
e)interventi di disassuefazione dal fumo; f) interventi di BLS. Tutto
ciò supportato da un check up completo di esami: misurazione della
pressione arteriosa, determinazione della glicemia (tasso sanguigno
dello zucchero) e dei tassi sanguigni dei lipidi.
1.4. LA PERCEZIONE DEL RISCHIO
Il rischio d’incorrere in una patologia cardiovascolare è determinato
da quei fattori, quali: l’età, il sesso, l’ipertensione, la colesterolemia e
l’obesità. La maggior parte della popolazione è a conoscenza di questi
28
fattori, infatti le persone rispetto a decine di anni fa, sono abbastanza
consapevoli di ciò che nuoce alla salute e di ciò che protegge. Ciò che
contraddistingue una persona da un’altra è come queste percepiscono
il rischio d’incorre in una patologia avendo comportamenti più o meno
errati. E’ proprio la percezione che hanno riguardo al rischio che una
patologia possa insorgere in loro che va a modificare la motivazione al
cambiamento verso uno stile di vita salutare. La componente emotiva
della percezione che la popolazione ha verso un rischio di salute è
fondamentale in quanto tale percezione è soggettiva sia a livello
individuale che collettivo.
La grande utopia igienista che ha caratterizzato la sanità pubblica del
ventesimo secolo: l’avvento di un mondo in cui mano a mano che
saremmo stati in grado di descrivere i rischi li avremmo anche
prevenuti (Lupton, 1995), va a delineare quel percorso verso un
rischio sempre più conosciuto e calcolabile che comincia ad apparire
“maneggiovole” e controllabile. Nella pratica la medicina predittiva
ha fatto grandi passi verso la conoscibilità del rischio. Questa grazie
alla carta del rischio cardiovascolare, ai test genetici ed altre
strumentazioni è riuscita nell’intento di descrivere in termini
probabilistici il rischio d’insorgenza di una malattia, trasformando la
teoria igienista da utopia a concretezza.
Dinanzi all’evidenza che le persone adulte mostrino una grande
avversione per determinati rischi, una relativa indifferenza verso altri,
e al fatto che spesso i loro giudizi non siano in accordo con le opinioni
dei tecnici, questi ultimi sono andati allora alla ricerca delle regole che
governavano la divergenza tra le loro opinioni ed i comportamenti dei
comuni cittadini: ognuno seguendo il proprio paradigma culturale.
Nello studio “Perception of risk” di Slovic del 1987 si presuppone che
coloro che promuovono e regolano la salute e la sicurezza hanno
29
bisogno di capire come la gente pensa e risponde al rischio perché
senza tale comprensione le politiche avrebbero poco successo.
Molti studi sociologici e antropologici hanno dimostrato che la
percezione del rischio ha le sue radici in fattori sociali e culturali,
infatti c’è chi sostiene che la risposta ai rischi sia mediata da risposte
sociali trasmesse da amici, familiari, compagni, colleghi di lavoro e
funzionari politici. Le intuizioni acquisite culturalmente orientano il
nostro giudizio ed è come se la persona fosse all’interno di un sistema
impercettibile, ma costantemente presente. Douglas e Wildavsky
affermano che le persone, agendo all’interno di gruppi sociali,
tendono a minimizzare i rischi certi e a sottolinearli altri per
mantenere e controllare il gruppo.
Alcuni autori affermano che, nella ormai acquisita consapevolezza
dell’esistenza diffusa di rischi collegati ai comportamenti umani, i
soggetti
adulti
sarebbero
spinti
verso
un
processo
di
individualizzazione, altri affermano invece che chi dispone di minori
risorse materiali, ma ancor di più di quelle culturali, reagirebbe invece
all’incertezza riponendo la propria fiducia nelle opinioni di coloro che
conoscono e con i quali condividono la cultura, dando quindi
importanza al confronto con il proprio contesto di riferimento, in un
progressivo processo di aggregazione. Pertanto si osserva quanto nella
comunità il contesto di riferimento e la condivisione con l’altro siano
necessarie per effettuare un efficace intervento di prevenzione che
vada a capire anche come le persone percepiscono il rischio di ciò che
si vuole prevenire.
30
1.5. IL COINVOLGIMENTO DELLA COMUNITA’
Le politiche di promozione della salute mirano ad una società
“salutogenica”, che coltivi i presupposti per un maggior benessere.
Infatti non si può operare efficacemente nell’ambito della salute
pubblica se non interrogandosi sulle dinamiche sociali ed economiche
che producano malessere. Le politiche della salute, un tempo mirate
all’ambito dell’organizzazione sanitaria, devono tradursi oggi in
politiche dell’ empowerment individuale e collettivo.
L’evoluzione culturale, dall’impegno per la cura a quello per la
promozione della salute, aumenta l’interesse per le politiche
decentrate e localizzate a livello locale e tale dimensione fa si che sia
maggiormente possibile per ciascun attore sociale mettere a fuoco la
propria appartenenza alla comunità. L’appartenenza alla comunità
implica,
in
circostanze
d’intervento
di
prevenzione
con
il
coinvolgimento di questa, la partecipazione della comunità. Questo
termine è un termine spesso usato come sinonimo di “coinvolgimento
della comunità” e riguarda il processo attraverso cui una comunità è
coinvolta nella presa di decisioni che la riguardano. La persona
appartenente a questo gruppo sociale non è guidata da altri, ma si
trova in una situazione in cui è autoguidata, essa si muove all’interno
di una realtà comunitaria e utilizza la conoscenza di tale realtà come
linea direttiva e base per un’interpretazione della propria disposizione
ad affrontare la realtà e sfruttare le proprie capacità adattative
all’interno del suo assetto sociale comunitario.
1.5.1. Cos’è la comunità
Per comunità si intende un insieme di individui differenziati, dalla più
ampia collettività in cui sono inseriti, da fattori di coesione, di natura
31
biologica, etnica, religiosa, territoriale, linguistica. La comunità è
caratterizzata da un forte senso di appartenenza e solidarietà da parte
dei suoi membri, la cui unione si fonda su valori ed obiettivi di
carattere più empatico che razionale. Rispetto alla sociologia di fine
secolo che con F. Tonnies concepiva la comunità in contrapposizione
alla società, in quanto, mentre nella comunità gli individui sono
accomunati da una volontà naturale che stabilisce rapporti affettivi di
collaborazione e amore, nella società le relazioni sarebbero basate
sulla volontà razionale finalizzata al perseguimento di specifici
obiettivi. La sociologia contemporanea considera tale distinzione
artificiosa perché nella realtà sociale le due forme di convivenza non
sono separate e le caratteristiche dell’una si ritrovano anche nell’altra
e viceversa. Per A. Adler è proprio il senso di comunità ciò, che
contrapponendosi all’individualistica volontà di potenza, mantiene la
coesione all’interno della società.
La piccola comunità: il quartiere
Già nel 1948 l’antropologo Harskovits definiva l’habitat come “il
territorio nel quale una determinata cultura esiste”. Il termine di
habitat è stato ed è impiegato in senso urbanistico-antropologico,
secondo molti urbanisti “il quartiere è una parte dello spazio sociale
urbano che è proprio di certi tipi di città. Lo stesso quartiere è formato
da un tessuto di relazioni sociali; non si riduce tuttavia in nessun modo
ad un sistema di rapporti sociali primari e informali. E’ una
individuale collettività di un altro livello che, da certi punti di vista,
rassomiglia maggiormente ad un borgo che all’unità di vicinato”(R.
Ledrut, 1969).
In senso socio-culturale il quartiere è un’area urbana provvista di una
denominazione propria e limitata da fattori differenti, che possono
32
essere storici, amministrativi, urbanistici, sociali, economici e
culturali. Dal punto di vista urbanistico non ha una direzione stabilita
e tanto meno una morfologia peculiare. Al contrario l’urbanista lo
intende come un sistema in continua trasformazione costituito da una
varietà di fattori diversi la cui omogeneità è sempre relativa ma
necessaria, entro certi limiti, se si vuol definire un quartiere appunto
tale. Non esiste un tipo di quartiere definibile come standard in quanto
i vari fattori che lo costituiscono, dalla struttura urbanistica alle
componenti demografiche, economiche, sociologiche e culturali, non
trovano mai un coordinamento definibile come esemplare.
Il quartiere è parte di un sistema più grande che è la città e al suo
interno ci sono tanti piccoli microsistemi. Questa rete di microsistemi
crea delle relazioni su livelli diversi e un interconnessione di idee. La
comunità, il quartiere, il piccolo microsistema d’appartenenza
dell’individuo sono l’ambiente in cui la popolazione si riflette.
L’essere vivente infatti interagisce strutturalmente con l’ambiente sia
in termini di scambi di materia ed energia sia di scambi di
informazioni. La salute quindi ha una forma che è costituzionalmente
connettiva, relazionale e comunicativa. Convenzionalmente si designa
come equilibrio la forma di scambio adeguata fra essere vivente ed
ambiente, come squilibrio la forma che mette in crisi l’autonomia del
vivente e la sua autoriproduzione. Tuttavia lo stress attivato dalle
richieste ambientali può diventare eustress (eu, dal greco, buonobello) qualora sviluppi potenzialità nell’individuo e nella comunità e
porti ad un nuovo assetto, quindi lo squilibrio che si può creare anche
all’interno di un ambiente come il quartiere può portare a dinamiche
positive per un ipotetico cambiamento.
33
2. LA METODOLOGIA
2.1. OBIETTIVO DELLA TESI
L’ obiettivo generale della Tesi è quello di indagare il grado di
interesse riguardo alla prevenzione delle malattie cardiovascolari dei
cittadini, dei professionisti sanitari, dei volontari delle associazioni
partecipanti
all’iniziativa “Riguardiamoci il cuore”, realizzata a
Firenze nel 2011, allo scopo di delineare un intervento di promozione
della salute e di prevenzione delle malattie cardiovascolari , con il
coinvolgimento della comunità territoriale dei quartieri di Firenze.
2.2. INDAGINE SUI SOGGETTI COINVOLTI
NELL’INIZIATIVA DI PREVENZIONE
La rielaborazione dei dati, raccolti con l’indagine sui cittadini
partecipanti e sui professionisti e volontari di “riguardiamoci il cuore”,
si è svolta con la seguente modalità:
a) analisi dei dati della popolazione che ha partecipato, tratti dal
questionario di gradimento compilato alla conclusione dell’iniziativa
di prevenzione;
b) analisi dei dati estratti dallo studio osservazionale dell’iniziativa di
prevenzione;
c) analisi dei dati delle interviste telefoniche, rivolte ad un campione
di partecipanti, realizzate a distanza di un mese dall’iniziativa;
d) analisi dei dati dei professionisti che hanno aderito all’iniziativa,
tratti dal questionario da loro compilato il mese successivo
all’iniziativa;
e) analisi dei dati delle interviste rivolte ai volontari delle associazioni
34
coinvolte nell’iniziativa, realizzate a distanza di due mesi dall’ evento
di prevenzione.
Il metodo e gli strumenti utilizzati nell’indagine sono stati:
¾ Il questionario di gradimento compilato dai partecipanti al termine
dell’iniziativa di prevenzione Riguardiamoci il cuore;
¾ Lo
studio
osservazionale
dell’iniziativa
di
prevenzione
Riguardiamoci il cuore;
¾ L’intervista telefonica somministrata ad un campione di
partecipanti a distanza di 6 settimane dall’iniziativa Riguardiamoci il
cuore;
¾ Il questionario compilato dai professionisti sanitari che hanno
lavorato all’iniziativa di prevenzione Riguardiamoci il cuore;
¾ L’intervista individuale ai volontari delle associazioni che hanno
partecipato a Riguardiamoci il Cuore.
2.2.1. Questionario di gradimento dei partecipanti
Il questionario (vedi allegato A) è stato compilato dai partecipanti al
termine del percorso dell’iniziativa di prevenzione Riguardiamoci il
Cuore in data 26/27 marzo 2011. I rispondenti sono stati 747 su 800
partecipanti. I concetti principali che sono stati indagati, attraverso le
13 domande del questionario, hanno riguardato: gli aspetti socio
demografici,
la percezione dell’efficacia dell’iniziativa e
il
gradimento.
Per l’inserimento e l’analisi dei dati è stato utilizzato un database
sviluppato con EPIINFO. Il questionario è una revisione di quello
utilizzato nella manifestazione Riguardiamoci il Cuore 2009.
Nel questionario di gradimento è stato utile per la tesi prendere in
esame: le domande che hanno dato i dati necessari per un profilo
demografico e sociale della popolazione partecipante, quindi
35
frequenza, età, sesso e titolo di studio; le domande che hanno indagato
sull’interesse verso questa manifestazione; domande che chiedevano
se fossero interessati a manifestazioni future e chi avrebbero voluto
coinvolgere in queste.
2.2.2. Lo studio osservazionale di “Riguardiamoci il cuore”
L’osservazione nel campo della Prevenzione serve a capire come le
persone “si comportano” riguardo alla propria salute e può risultare
utile per
definire meglio come creare condizioni informative ed
educative volte a incoraggiare e suscitare l’interesse dei cittadini nei
confronti della propria salute.
Lo studio ha avuto lo scopo di verificare il grado di interesse dei
partecipanti riguardo ai messaggi di prevenzione delle malattie
cardiovascolari veicolati dai professionisti sanitari e di monitorare
eventuali ostacoli e aspetti favorenti nella logica della manifestazione.
Lo studio è stato effettuato attraverso l’utilizzo di una Scheda di
Osservazione che deriva da una revisione di una precedente scheda,
utilizzata nella Manifestazione “Riguardiamoci il Cuore 2009”.
La revisione della scheda di osservazione prodotta nel 2009 e la
rielaborazione di una nuova scheda ha richiesto 6 incontri di circa 4
ore ciascuno. In questi incontri sono stati individuati i principali campi
di interesse da osservare con i relativi criteri di osservazione
da
adottare. A questi incontri hanno partecipato 7 studenti del Corso di
Laurea in Assistenza Sanitaria e 2 Tutor Assistenti Sanitarie dell’ASL
10. La scheda che è stata utilizzata dagli studenti durante la
Manifestazione “Riguardiamoci il Cuore 2011”, era suddivisa in due
parti
in
base
alla
tipologia
di
Osservazione:
una
relativa
all’Osservazione del comportamento verbale e l’altra relativa
36
all’Osservazione del comportamento non verbale (vedi la scheda di
osservazione in allegato B) allo scopo di verificare
il grado di
interesse dei cittadini partecipanti. Trattandosi di una indagine
qualitativa,
che
poteva
essere
influenzata
dalla
soggettività
dell’osservatore partecipante, è stato necessario cercare di essere più
oggettivi possibile, costruendo appositi indicatori per ottenere risultati
attendibili e condivisibili.
Nei giorni 26 e 27 Marzo 2011 è stata realizzata l’osservazione di 180
persone, un numero rappresentativo delle circa 800 persone che hanno
partecipato alla Manifestazione “Riguardiamoci il Cuore 2011”.
L’osservazione è stata realizzata da studenti, organizzati in coppia,
che hanno effettuato le osservazioni su otto gruppi di utenti. Ogni
coppia di studenti ha coperto turni di circa 5 ore. Ognuno di loro ha
compilato la scheda di osservazione (2 schede per turno per ogni
studente). Ciascuna osservazione è stata fatta su un gruppo di circa 22
persone per una durata media di 1 ora e 30.
E’ stato necessario stabilire un tempo di osservazione per ogni area e
in questo contesto procedere all’osservazione di due gruppi, che
avevano l’ingresso alla manifestazione stabilito ogni 30 minuti
ciascuno, per un numero complessivo di circa 45 persone). È stato
inoltre previsto un tempo dedicato per un confronto tra gli osservatori
e per la valutazione delle criticità e dei punti di forza riscontrate
durante il percorso. Le osservazioni si sono articolate su 5 zone:
Ingresso dell’Istituto Innocenti (dalla Sala Grazzini al Cortile degli
Uomini), Area Filmato (Sala Borghini), zona di attesa Area Prelievi
(Sala San Giovanni), Area Pressioni, Area Stili di Vita, Specialisti e
Volontariato (Salone Brunelleschi).
Uno studente della coppia ha effettuato l’ Osservazione del
37
comportamento non verbale dei cittadini partecipanti all’interno degli
spazi di prevenzione.
L’osservazione si è concentrata sui seguenti aspetti:
•
Gli atteggiamenti corporei dei partecipanti attraverso l’analisi
degli sguardi e della gestualità; La reazione dei partecipanti durante il
dibattito nell’area “cinema e salute” (ascoltano e partecipano al
dibattito mostrando interesse);
•
Gli atteggiamenti delle persone in attesa agli stand ( se parlano
tra loro, se si avvicinano agli operatori per chiedere informazioni, se
mostrano gestualità che esprime interesse);
•
L’interesse delle persone ai pannelli informativi (se si
soffermano ad osservare i pannelli sostando davanti ad essi dedicando
un po’ del loro tempo a leggerli);
•
La gestione del materiale informativo (se le persone prendono il
materiale informativo e se lo prendono, che cosa ne fanno, lo portano
via o lo gettano all’uscita ).
Il secondo studente della coppia ha effettuato l’ Osservazione del
comportamento verbale dei cittadini partecipanti all’interno degli
spazi di prevenzione. L’osservazione si è svolta utilizzando criteri
qualitativi e quantitativi degli interventi verbali. Di seguito si
descrivono gli ambiti di osservazione:
• Numerosità delle persone che intervengono durante il dibattito
dopo la visione del filmato nell’area “cinema e salute”;
• Argomenti di interesse da parte delle persone che intervengono
nell’area “cinema e salute e delle persone che attendono il loro turno
per l’analisi del sangue e la misurazione della pressione;
• Domande più frequenti relative alla propria salute, poste dai
partecipanti ai professionisti sanitari e ai volontari presenti nel Salone
Brunelleschi, rilevate attraverso le interviste.
38
Le interviste venivano effettuate ai professionisti presenti alla
manifestazione per rilevare il contenuto delle informazioni richieste
dai parte dei partecipanti. Complessivamente sono state effettuate 45
interviste da 4 studenti (uno per turno) che si occupavano
dell’osservazione verbale. Essi dedicavano alle interviste un’ora di
tempo, a conclusione della seconda osservazione, recandosi dai vari
specialisti nei momenti di minor affluenza.
Le domande delle interviste erano le seguenti:
a) Per cortesia, potrebbe dirmi quali sono le domande più frequenti
che le persone le hanno rivolto?
b) Le domande sono state rivolte più frequentemente da : donne o da
uomini? Da adulti o da anziani?
Inoltre è stato valutato il clima complessivo delle aree, inteso come
partecipazione. In entrambe le osservazioni del verbale e del non
verbale , si osservavano sia gli ostacoli ovvero le criticità che si
potevano verificare nel corso della manifestazione, sia i provvedimenti
migliorativi che immediatamente venivano presi per risolvere i
problemi che si erano verificati all’interno dell’Istituto. Per la tesi è
stato preso in esame l’interesse che i partecipanti hanno dimostrato per
la manifestazione in generale attraverso gli indicatori, sopra citati e
per quale argomento dimostravano un interesse maggiore, con
l’utilizzo delle domande ai professionisti e gli indicatori d’affluenza
agli stand.
2.2.3. Intervista telefonica ai soggetti a medio rischio
cardiovascolare
A distanza di 6 settimane dalla manifestazione, i 116 soggetti ai quali
è stato attribuito un rischio cardiovascolare medio, sono stati scelti per
39
la valutazione mediante interviste telefoniche. I rispondenti sono stati
108. L’indagine è stata effettuata da 8 intervistatori, di cui 4 assistenti
sanitari dipendenti dell’ASL 10 e 4 studenti del terzo anno del cdl in
Assistenza Sanitaria. Gli intervistatori compilavano un diario per il
monitoraggio delle interviste. Per l’inserimento e l’analisi dei dati
dell’intervista è stato utilizzato un database sviluppato con EPIINFO.
Il questionario per l’intervista è una revisione di quello utilizzato per
le interviste del 2009. Le sette domande del questionario, (vedi
allegato C) utilizzato nell’intervista, avevano lo scopo di valutare le
azioni di prevenzione effettivamente realizzate dagli intervistati, in
seguito alle informazioni ricevute dai professionisti sanitari alla
manifestazione. I concetti principali che sono stati indagati hanno
riguardato: gli aspetti socio demografici, la percezione del rischio
cardiovascolare, le modifiche apportate all’attività fisica, alle abitudini
alimentari, al fumo, l’utilità dell’iniziativa e il motivo della loro
partecipazione alla manifestazione.
La domanda numero 7 che
riguarda il principale motivo per cui l’intervistato ha partecipato è
stata aggiunta ex novo nella stesura del questionario per l’intervista
2011. Nell’intervista telefonica, oltre ai dati generali dell’intervistati, è
l’unica che è stata presa in esame per la tesi.
2.2.4. Questionario di gradimento dei professionisti sanitari
Il questionario (vedi allegato D)compilato dai professionisti sanitari ha
avuto come scopo la rilevazione della soddisfazione di questi coinvolti
nell’iniziativa di prevenzione, relativamente ad alcuni aspetti della
manifestazione. Complessivamente l’indagine è stata effettuata su
135 professionisti che hanno partecipato alle due giornate della
manifestazione. I rispondenti sono stati 88. La rilevazione è stata
40
condotta attraverso la somministrazione di un questionario online
rivolto agli operatori sanitari della ASL, nel periodo dal 27 aprile al 6
giugno 2011. Di questi, 118 sono stati contattati per posta elettronica,
mentre i restanti 17 operatori hanno ricevuto una lettera personalizzata
per posta interna, non essendo provvisti di indirizzo e-mail. Ciascuno
dei dipendenti aziendali in possesso di indirizzo di posta elettronica ha
ricevuto una lettera al proprio indirizzo e-mail aziendale, nella quale
veniva invitato a rispondere al questionario, collegandosi online da un
computer ad internet ed entrando in un’apposita area predisposta nella
prima pagina dell’intranet aziendale. Nei 40 giorni di durata
dell’indagine il questionario è stato accessibile 24 ore su 24 e in quel
periodo sono stati effettuate tre chiamate alla compilazione. Il sistema
di
compilazione
del
questionario,
ha
garantito
il
rispetto
dell’anonimato delle risposte e la sicurezza dei dati trasmessi. I dati
sono stati raccolti in un apposita maschera informatizzata.
Il questionario era strutturato in dodici domande, revisionato in
seguito alla precedente indagine del 2009, le quali hanno riguardato:
1. le opinioni sull’organizzazione dell’iniziativa di prevenzione
2. la percezione del lavoro svolto nell’ambito dell’iniziativa
3. le opinioni sull’efficacia dell’iniziativa
Il professionista è stato invitato a rispondere indicando il grado di
soddisfazione percepito, servendosi di una scala a quattro livelli con
posizioni da “ molto soddisfacente” a “molto insoddisfacente”. Alla
conclusione del questionario è stato chiesto ai rispondenti di proporre
eventuali suggerimenti per migliorare gli aspetti organizzativi e di
riportare per scritto il genere di appartenenza e la professione svolta.
Per l’indagine in corso sono state prese in esame le domande che
hanno indagato sull’eventuale estensione in altre sedi del territorio, il
41
loro grado di soddisfazione della manifestazione
e se hanno
considerato l’iniziativa efficace per la prevenzione.
2.2.5. Interviste ai volontari come soggetti attivi della comunità
Nel mese di luglio 2011 è stata effettuata un’ indagine qualitativa, che
ha avuto come obiettivo quello di comprendere se la figura del
volontario, rappresentando l’Associazione di cui fa parte, si percepisce
come soggetto attivo della comunità e come promotore di stili di vita
sani. In seguito all’iniziativa di prevenzione “Riguardiamoci il cuore”
svoltasi in data 26 e 27 marzo a Firenze sono stati coinvolti nelle
interviste i volontari che hanno lavorato allo stand BLS, allo stand del
comune di Firenze, allo stand di Assocuore.
Il tirocinio del mese di giugno è stato finalizzato in parte allo studio e
alla realizzazione di un questionario per interviste individuali da fare
ai volontari delle associazioni, alla stesura del consenso informato per
la privacy da far firmare ai volontari intervistati e alla realizzazione di
un diario delle interviste.
Il questionario è strutturato in otto domande aperte, uno spazio per le
impressioni dell’intervistatore e gli spazi per l’ora/data d’inizio e fine
dell’intervista(vedi allegato E/a). La scelta di formulare le domanda a
risposta libera, essendo un’indagine qualitativa, ha reso l’intervista più
simile alla normale conversazione, e di conseguenza ha contribuito a
rendere più facile un comportamento spontaneo del soggetto e ha
potuto inoltre rafforzare la sua motivazione a una comunicazione
efficace e completa.
E’ stato intervistato un volontario per ogni associazione ad eccezione
dell’ANPAS che sono stati coinvolti 2 volontari con intervista sempre
individuale, per un totale di 6 persone, che hanno
42
partecipato
all’iniziativa di prevenzione: Asso cuore, Misericordia di Firenze,
Auser, ANPAS e CRI. L’intervista è stata effettuata faccia a faccia con
il volontario e ha avuto in media una durata di 20 min. circa.
Modalità di contatto del volontario intervistato:
• è stato contattato il responsabile di ogni associazione;
• è stato indicato dal responsabile un volontario, che ha partecipato
all’iniziativa, disponibile a fare l’intervista;
• è stata inviata una lettera al volontario indicando che è stato scelto
per essere intervistato e che sarebbe stato chiamato nei giorni seguenti
per fissare un appuntamento. Al momento dell’intervista il volontario
ha letto e firmato il consenso informato (vedi allegato E/b). Una volta
effettuata l’intervista sono state riportate le informazioni (data, ora,
impressioni, nome intervistato, associazione d’appartenenza e
criticità) nel diario delle interviste (vedi allegato E/c), utile per la
rielaborazione dei risultati.
2.3. DALL’ ANALISI DEI RISULTATI ALL’IPOTESI DI UN
PROGETTO DI COMUNITA’
Dall’indagine, delineata nel paragrafo precedente, la tesi è continuata
nella direzione di formulare l’ipotesi di un intervento di prevenzione,
con il coinvolgimento della comunità di uno o più quartieri di Firenze.
L’ipotesi nasce dall’analisi dei dati relativi alla manifestazione di
Riguardiamoci il Cuore. Le linee generali dell’intervento sono state
delineate seguendo le metodologie descritte in libri e documenti
citati in bibliografia.
43
3. RISULTATI INDAGINE
I risultati dell’indagine si articolano nei seguenti strumenti:
¾ Il questionario di gradimento compilato dai partecipanti al termine
dell’iniziativa di prevenzione Riguardiamoci il Cuore;
¾ Lo
studio
osservazionale
dell’iniziativa
di
prevenzione
Riguardiamoci il Cuore;
¾ La domanda numero 7 dell’intervista telefonica somministrata ad
un campione di partecipanti a distanza di 6 settimane dall’iniziativa
Riguardiamoci il Cuore;
¾ Il questionario compilato dagli operatori che hanno lavorato
all’iniziativa di prevenzione Riguardiamoci il Cuore;
¾ L’intervista individuale ai volontari delle associazioni che hanno
partecipato a Riguardiamoci il Cuore.
3.1. QUESTIONARIO DI GRADIMENTO DEI PARTECIPANTI
Il percorso di prevenzione della manifestazione ha avuto inizio nella
sala Grazzini dell’Istituto degli Innocenti, luogo adibito per
l’accoglienza.
Gli infermieri addetti all’accoglienza hanno raccolto i dati anagrafici
ed anamnestici dei partecipanti. Hanno fornito informazioni sulla
modalità della visita, consegnato il materiale informativo, la scheda
personale per la Valutazione del Rischio Cardiovascolare, il
questionario per valutare il gradimento della Manifestazione e hanno
richiesto la firma del consenso informato. Il questionario è stato poi
riconsegnato agli assistenti sanitari, che si trovavano al termine del
percorso, insieme ad una copia della scheda del rischio. I questionari
consegnati sono stati in totale 747, a fronte di circa 800 partecipanti.
44
Nei grafici seguenti si vedono i risultati secondo l’età, il sesso, il titolo
di studio e la provenienza dei partecipanti.
Distribuzione per età
Frequenza
Percentuale
fino a 39 anni
70
9,4%
da 40 a 49 anni
99
13,3%
da 50 a 59 anni
184
24,6%
da 60 a 69 anni
265
35,5%
da 70 a 79 anni
93
12,4%
più di 79 anni
24
3,2%
non noto
12
1,6%
747
100,0%
Totale
Tabella n. 1
Distribuzione per età dei partecipanti alla manifestazione “Riguardiamoci il cuore” che
hanno compilato il questionario e lo hanno consegnato al termine. Come si vede dalla
tabella le persone che hanno partecipato di più all’iniziativa sono quelle di età compresa tra
i 60 e i 69 annui, con una percentuale del 35,5%. (Rapporti conclusivi di “Riguardiamoci il
cuore” edizioni 2009 e 2011: ASL 10 di Firenze, S.S. Epidemiologia, U.O. Assistenza
Sanitaria in A.P.).
Frequenza per età
Grafico n. 2
Il grafico mostra la frequenza dei partecipanti che hanno compilato il questionario.
(Rapporti conclusivi di “Riguardiamoci il cuore” edizioni 2009 e 2011: ASL 10 di
Firenze, S.S. Epidemiologia, U.O. Assistenza Sanitaria in A.P.).
45
Distribuzione per sesso
Grafico n. 3
Il grafico dimostra che i partecipanti all’iniziativa “Riguardiamoci il cuore” sono stati
in prevalenza di sesso femminile con il 57% sul totale.
(Rapporti conclusivi di
“Riguardiamoci il cuore” edizioni 2009 e 2011: ASL 10 di Firenze, S.S. Epidemiologia,
U.O. Assistenza Sanitaria in A.P.).
Distribuzione per titoli di studio
Grafico n.4
Il grafico dimostra che il maggior numero di partecipanti ha un livello d’istruzione alto
(media superiore, laurea).
(Rapporti conclusivi di “Riguardiamoci il cuore” edizioni 2009
e 2011: ASL 10 di Firenze, S.S. Epidemiologia, U.O. Assistenza Sanitaria in A.P.).
46
Distribuzione per zona di residenza
Grafico n.5
Il grafico dimostra che le persone che hanno partecipato alla manifestazione
prevalentemente provengono dalla città di Firenze. (Rapporti conclusivi di “Riguardiamoci
il cuore” edizioni 2009 e 2011: ASL 10 di Firenze, S.S. Epidemiologia, U.O. Assistenza
Sanitaria in A.P.).
Il quartiere 2 di Firenze (vedi grafico n.5 pag.47) è primo con il 24%
dei partecipanti e secondo il quartiere 5 con il 23%. Nonostante che la
manifestazione si sia svolta a Firenze, il 10% dei partecipanti risultano
residenti in altri comuni dell’ASF. Dai questionari emerge che l’89%
delle persone ritiene la manifestazione da molto a moltissimo utile per
le informazioni sulle malattie cardiovascolari ricevute.
Non si notano differenze tra i due sessi e l’età, mentre il grado di
soddisfazione sembra più alto tra le persone con un grado di istruzione
più basso: hanno dichiarato “molto/moltissimo” il 94% di coloro che
hanno le elementari o le medie inferiori contro l’87% di coloro che
hanno le medie superiori o la laurea. Le persone che hanno dichiarato
di aver ricevuto informazioni nuove sulle malattie cardiovascolari
sono state il 12,5%. Mentre per il 76,5% si è trattato di un
approfondimento delle proprie conoscenze.
47
Non si notano differenze tra i due sessi e l’età, mentre sembrano aver
ricevuto maggiormente nuove informazioni o aver approfondito quelle
già avute le persone con un grado di istruzione più basso: 93% di
coloro che hanno nessun titolo o le elementari o le medie inferiori
contro l’88% di coloro che hanno le medie superiori o la laurea.
La manifestazione ad oggi le ha fatto ripensare alle sue
abitudini di vita?
Grafico n. 6
Il grafico riporta le risposte alla domanda che chiedeva se la manifestazione gli avesse
fatto ripensare alle abitudini di vita. (Rapporti conclusivi di “Riguardiamoci il cuore” edizioni
2009 e 2011: ASL 10 di Firenze, S.S. Epidemiologia, U.O. Assistenza Sanitaria in A.P.).
Il grafico (vedi grafico n. 6 pag. 48) dimostra che quasi il totale delle
persone (85%) che hanno risposto alla domanda: “La manifestazione
do oggi le ha fatto ripensare alle su abitudini di vita?” hanno
ripensato alle proprie abitudini. Non si notano differenze tra i due
sessi e l’età, mentre sembrano aver ripensato alle proprie abitudini di
vita maggiormente le persone con un grado di istruzione più basso:
88,5% di coloro che hanno nessun titolo o le elementari o le medie
inferiori contro l’82,5% di coloro che hanno le medie superiori o la
laurea.
48
Tra le persone che hanno specificato su cosa hanno potuto riflettere
riguardo alle proprie abitudini di vita, il 69% ha risposto di dover
aumentare l’attività fisica quotidiana, il 35% di dover ridurre l’uso del
sale e il 31% quello dei formaggi.
Ritiene utile ripetere manifestazioni o altre iniziative simili
a questa?
Grafico n. 7
Il grafico dimostra che la quasi totalità delle persone (97%) ritiene utile ripetere simili
manifestazioni: non ci sono significative differenze tra i due sessi, tra le età ed il grado di
istruzione.
(Rapporti conclusivi di “Riguardiamoci il cuore” edizioni 2009 e 2011: ASL 10
di Firenze, S.S. Epidemiologia, U.O. Assistenza Sanitaria in A.P.).
Nelle risposte del 2011(vedi grafico n. 8) risulta che i partecipanti
hanno un maggior desiderio di vedere coinvolte varie realtà. In primo
piano, come nel 2009, il 78% delle persone pensa che, per future
manifestazioni, debbano essere coinvolti i quartieri.
49
Proposte di coinvolgimento enti
Grafico n. 8
Il grafico compara le risposte di “Riguardiamoci il cuore” del 2009 con quelle del 2011
alla domanda: ”chi dovrebbe essere coinvolto in una manifestazione futura?”.
(Rapporti conclusivi di “Riguardiamoci il cuore” edizioni 2009 e 2011: ASL 10 di Firenze,
S.S. Epidemiologia, U.O. Assistenza Sanitaria in A.P.).
3.2. LO STUDIO OSSERVAZIONALE DELL’INIZIATIVA DI
PREVENZIONE RIGUARDIAMOCI IL CUORE
Lo
studio
di
osservazione
dei
partecipanti
all’iniziativa
di
prevenzione, è stato effettuato sia al fine di monitorare le reazioni dei
cittadini conseguenti ai messaggi di prevenzione diffusi dai
professionisti sanitari sia al fine di identificare gli aspetti favorenti e
gli ostacoli nel contesto dell’iniziativa.
Dall’osservazione del comportamento dei partecipanti durante le due
giornata
della
manifestazione
emerge
un clima
complessivo
abbastanza partecipato. L’organizzazione del volontariato presente a
ogni tappa e la maggior comprensione e visibilità del percorso, hanno
facilitato l’orientamento dei partecipanti.
50
Affluenza agli stand
Grafico n. 9
L’affluenza agli stand è stata calcolata sull’osservazione di 180 persone (campione
d’osservazione) nelle due giornate della manifestazione. Un’affluenza maggiore agli stand
dell’alimentazione. (Rapporto conclusivo di “Riguardiamoci il cuore” edizioni 2011 studio
osservazionale.).
Si è osservato l’interesse manifestato dalle persone che hanno
preferito dirigersi verso alcuni stand, invece di altri.
Il grafico (vedi grafico n. 9 pag. 51) mostra quasi un’ 80% d’affluenza
agli stand dell’alimentazione. Dobbiamo tenere presente che
l’osservazione è stata fatta su un campione e che è stata fatta in
intervalli di tempo T. L’affluenza all’ area degli specialisti e all’area
degli stili di vita è stata nel complesso molto alta, le persone hanno
posto domande di carattere personale, inerenti il proprio stato di
salute. Inoltre sono state richieste informazioni sui servizi sanitari del
territorio e sulle attività proposte dal Comune e dalle associazioni di
volontariato.
3.3. INTERVISTA TELEFONICA: DOMANDA 7
A distanza di 6 settimane dalla manifestazione, i 116 soggetti ai quali
51
è stato attribuito un rischio cardiovascolare medio, sono stati scelti per
la valutazione mediante interviste telefoniche. I rispondenti sono stati
108. In questa indagine gli intervistatori sono andati ad indagare se gli
intervistati avevano portato la scheda del rischio cardiovascolare al
MMG, se avevano attuato dei cambiamenti sia nelle loro abitudini
alimentari sia nell’attività fisica e nell’abitudine al fumo. Inoltre
veniva chiesto se ritenevano importanti iniziative di prevenzione
simili a questa e con la settima e ultima domanda , “Qual è il
principale motivo per cui ha partecipato a questa iniziativa?” è stata
valutata la motivazione che ha spinto gli utenti a partecipare all’evento
“Riguardiamoci il cuore”.
Il 73% dei soggetti ha un’età inferiore ai 70 anni e il 59% ha un’età
compresa tra 60 e 69 anni. L’età media è di 65 anni (con un minimo di
43 anni e un massimo di 86) e la moda è 65 anni. L’80% dei soggetti
a medio rischio si è recato dal medico curante a far vedere la scheda di
valutazione del rischio. Per quanto riguarda l’attività fisica il 42%
degli intervistati ha avuto indicazioni di fare maggiore attività fisica, il
59% di questi hanno seguito i consigli dati; riguardo all’alimentazione
il 42% degli intervistati ha ricevuto indicazione di modificare la
propria alimentazione, il 78% ha eseguito le indicazioni date; per
quanto riguarda il fumo, alla quasi totalità (13 su 15) di coloro che
hanno dichiarato di fumare è stato consigliato di smettere: 4 di essi si
erano rivolti al Centro Antifumo all’interno della manifestazione (2
non hanno modificato la loro abitudine al fumo e 2 hanno ridotto le
sigarette giornaliere).
Le risposte simili alla settima domanda, con cui si indagava la
motivazione che ha spinto gli utenti a partecipare all’evento, sono
state aggregate nelle cinque categorie previste dalla scheda
d’intervista:
52
1)Per prevenzione;
2)Per fare i controlli degli esami;
3)Per fare una visita cardiologia
4)Su indicazione del mio medico;
5)Altro.
Motivazione alla partecipazione
Grafico n. 10
Il grafico dimostra le motivazioni per le quale le persone hanno partecipato. (Rapporto
conclusivo domanda 7 interviste telefoniche Riguardiamoci il Cuore)
Il 54% delle persone intervistate (vedi grafico n. 10 pag.53) hanno
partecipato alla manifestazione per prevenzione. Relativamente alla
distribuzione per sesso, la prevenzione come motivo principale di
partecipazione appartiene più alle donne (63,5% vs il 52,5% degli
uomini). Il poter fare i controlli degli esami, invece, spinge
maggiormente gli uomini (35% vs il 18% delle donne). Per quanto
riguarda le fasce di età, non ci sono particolari differenze tra coloro
che
hanno
partecipato
alla
manifestazione
per
prevenzione;
leggermente più alta tra gli over 70 la percentuale di coloro che
volevano fare i controlli degli esami (38% vs 31,5% degli under 70).
53
Per prevenzione: sono state inserite in questo gruppo le risposte delle
58 persone che dimostrano di aver preso parte all’iniziativa perché
sensibili al tema della prevenzione in generale ed alla prevenzione
delle malattie cardiovascolari in particolare.
Risposta prevenzione
Grafico n. 11
Il grafico rappresenta le due principali categorie di risposte e altro che fanno parte della
risposta “per prevenzione”. (Rapporto conclusivo domanda 7
interviste telefoniche
Riguardiamoci il Cuore)
Parte dei partecipanti (32) (vedi grafico n.11 pag. 57), hanno espresso
il bisogno di valutare il proprio stato di salute e di capire come
intervenire per mantenerlo o migliorarlo.
Citiamo di seguito un esempio di affermazione: “ho partecipato per
cercare conferme, avere pareri da professionisti che non ti
conoscono. Ti dicono qual è la tua situazione, cosa puoi o non puoi
fare e sei libero di decidere da solo che strada prendere. In questo
modo mi sento più responsabilizzato”. Tra gli intervistati,17 hanno
partecipato all’evento per aumentare le proprie conoscenze e avere
informazioni da parte di esperti del settore , anche come conferma
54
delle informazioni già conosciute, dichiarando: “volevo comprendere
se le informazioni riguardanti questi temi, che io già conoscevo, erano
corrette”, o per avere maggiori informazioni e consigli sulle malattie
cardiovascolari e in particolare su come avere un corretto stile di vita:
“per conoscere i comportamenti, lo stile di vita da seguire per evitare
ictus e danni che ne derivano e valorizzare la qualità di vita”.
Le rimanenti 9 risposte inserite nella categoria “altro” sono quelle che
si riferiscono alla prevenzione e l’avanzare degli
anni; alcuni
dichiarano “vista l’età, 58 anni, è importante il proprio stato di
salute”; inoltre si riferiscono ad una preoccupazione e interesse verso
la prevenzione giustificato dal fatto che avevano già avuto episodi di
malattia e infine per paura di avere qualche malattia ora o in un futuro.
Sono 33 gli intervistati che hanno dichiarato chiaramente di aver preso
parte all’iniziativa per l’opportunità che questa dava di effettuare gli
esami ematici e strumentali.
Fra gli intervistati, quattro hanno dichiarato di essere stati motivati a
partecipare all’evento perché volevano fare una visita cardiologia.
Un intervistato ha dichiarato di aver partecipato perché consigliato dal
proprio medico curante. Sono 9 le risposte che rientrano in altro
perché non inseribili. Di queste, sono 3 gli intervistati che hanno
esplicitamente dichiarato di aver partecipato “per curiosità” e sono 6
che dichiarano di aver partecipato su sollecito di amici, parenti e
conoscenti.
3.4. QUESTIONARIO DI GRADIMENTO DEI
PROFESSIONISTI
Il questionario compilato dai professionisti sanitari ha avuto come
scopo la rilevazione della soddisfazione di questi, coinvolti
55
nell’iniziativa di prevenzione, relativamente ad alcuni aspetti della
manifestazione. I professionisti rispondenti all’indagine sono stati 88
su 135 contattati. Pertanto l’adesione è stata del 65%. Tutti i
questionari compilati dai rispondenti risultano essere validi.
Risposte questionario professionisti sanitari
Grafico n. 12
Il grafico riposta una parte delle domande alle quali hanno risposto i professionisti sanitari che
hanno partecipato a Riguardiamoci il Cuore. (Rapporti conclusivi di “Riguardiamoci il cuore”
edizioni 2009 e 2011: ASL 10 di Firenze, S.S. Epidemiologia, U.O. Assistenza Sanitaria in A.P.).
Dai risultati (vedi grafico n. 12 pag. 56) emerge che i professionisti
che hanno partecipato a Riguardiamoci il cuore si dimostrano
soddisfatti con una media superiore dell’80%.
Nella risposta alla domanda che chiede una possibile estensione della
manifestazione in altri territori, i professionisti si dimostrano
interessati con una percentuale dell’88,2% e hanno ritenuto efficace
questa manifestazione con una percentuale del 93%.
56
3.5. INTERVISTA AI VOLONTARI DELLE ASSOCIAZIONI
Nel mese di luglio 2011, a distanza di tre mesi dalla manifestazione, è
stata effettuata un’ indagine qualitativa, che ha avuto come obiettivo
quello di comprendere se la figura del volontario, in quanto
rappresentante dell’Associazione di cui fa parte, si percepisce come
soggetto attivo della comunità e come promotore di stili di vita sani.
Intervistati
ƐƐŽĐŝĂnjŝŽŶĞ
Ě͛ĂƉƉĂƌƚĞŶĞŶnjĂ
ŶŶŝĚ͛ĂƉƉĂƌƚĞŶĞŶnjĂ
Ăůů͛ĞŶƚĞ
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ZƵŽůŽĂůů͛ŝŶƚĞƌŶŽ
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ĚĂůů͛ŝŶƚĞƌǀŝƐƚĂƚŽ
Resp. organizzazione
provinciale “Territorio
Firenze”
ƌŽĐĞZŽƐƐĂ
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Coordinatore di eventi e
emergenza
EW^
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Coordinatore protezione
civile
EW^
ϴ
Direttore sociale
ƐƐŽƵŽƌĞ
ϱ
Membro del consiglio
elettivo
DŝƐĞƌŝĐŝŽƌĚŝĂĚŝ&ŝƌĞŶnjĞ
ϰϬ
Capoguardia- Resp.
Sanitario manifestazioni
Tabella n. 2
La tabella riporta l’ente d’appartenenza dei volontari intervistati, da quanto tempo sono attivi
nell’associazione e il ruolo ricoperto all’interno della stessa. (intervista individuale dei volontari che hanno
partecipato a Riguardiamoci il Cuore)
Lei, avendo partecipato a “Riguardiamoci il cuore”, che impressione
si è fatto dell’iniziativa?
A questa domanda i volontari intervistati si sono mostrati tutti
soddisfatti dell’iniziativa dicendo che : “è’ un’iniziativa “fatta bene”,
ho partecipato personalmente a tutte e tre le iniziative fatte anche
57
negli anni passati, si è trattato di un percorso di prevenzione, di un
insegnamento di stile di vita corretto, tutto ciò è molto importante”; e
ancora “..la prevenzione è un investimento..”; “è’ stata una
manifestazione organizzata abbastanza bene, c’era un bel percorso
per i partecipanti, spiegato chiaramente, inoltre ho notato che le
persone erano molto interessate al tal punto di stare in attesa agli
stand anche più di un quarto d’ora..”.
Gli intervistati non si sono limitati a fare solamente apprezzamenti
sull’iniziativa, difatti i volontari che hanno dato la loro disponibilità
alla realizzazione di questa intervista hanno risposto alla domanda
dando degli spunti per il futuro importanti come: “l’iniziativa è bella,
però le persone nella città
sono molte, quindi sarebbe bello
coinvolgere maggior popolazione…”; “una manifestazione molto
partecipata, per l’offerta dei servizi, per i quali una parte di
popolazione è molto sensibile. Il problema è che le persone che
partecipano a Riguardiamoci il cuore sono, appunto, molto sensibili
all’argomento, dovremo però andare verso le persone che non lo sono
affatto…”.
In quanto appartenente alla sua Associazione si è sentito coinvolto alla
manifestazione? Se sì in cosa?
Tutti gli intervistati si sono sentiti coinvolti nella manifestazione
perché: “..una cosa positiva di questa edizione è quella di averci
lasciato uno spazio tutto nostro.”; “mi sono sentito coinvolto non
tanto nella sorveglianza, quanto partecipando attivamente, parlando
con le persone e guidandoli nel percorso.”
I volontari si sono sentiti soprattutto utili nel guidare i partecipanti nel
percorso infatti così hanno risposto: “..mi sono sentito coinvolto a
guidare le persone nel percorso da fare; c’è stata grande attenzione
58
da parte della Società della Salute verso la figura del volontario”.
Inoltre si sono sentiti utili nel ruolo di informatori:“i volontari
coinvolti hanno una sensibilità forte verso gli altri e soprattutto nel
percepire la volontà delle persone..”. Infine emerge la soddisfazione
del dedicare del tempo al volontariato: “il volontario partecipa, fa una
cosa perché la vuole fare, no perché la deve fare, a differenza
dell’operatore dipendente”.
Se l’iniziativa di prevenzione, come richiesto dai cittadini nel 2009,
fosse estesa nei quartieri della città con il coinvolgimento di altre
istituzioni\associazioni, sarebbe interessato a parteciparvi in quanto
appartenente ad un’associazione?
Gli intervistati hanno risposto positivamente a questa domanda
dicendo che: “all’associazione interessa tutto ciò che serve a
raggiungere le persone” inoltre: “come fiorentino lo estenderei a
tutta la città senza restringimenti, come volontario dico che sarà un
po’ problematico per la struttura pubblica.” Chiedendo di che cosa
potrebbero occuparsi si vede che i volontari hanno voglia di fare, di
essere coinvolti e di partecipare attivamente. Gli intervistati
rispondono così: “il mondo del volontariato mette a disposizione il
proprio tempo e lo mette a servizio degli altri per parlare con le
persone, ci vorrebbe più counselling e non tanti esami. L’intervento di
prevenzione dovrebbe partire soprattutto dai più giovani..”; e ancora
“se il quartiere avesse risposta sarebbe una cosa buona. Sarebbe
opportuno che il medico di famiglia comunicasse queste iniziative ai
propri pazienti. Il problema principale d’intervento in un quartiere
può essere in termini materiali, si dovrebbe fare ricorso a sponsor..”;
“Non solo esami, ma parlare con i cittadini nel territorio. Sarebbe
bello fare iniziative con i cittadini aperte a tutti. I volontari devono
59
trasmettere ai cittadini le nozioni di base, anche come comportarsi
con i propri familiari in caso di bisogno (nell’ambito dell’emergenza).
Le associazioni, l’Asl e la Sds potrebbero fare ancora tanto insieme.
(risorse di diverso tipo, ma tutte importanti)”; “..ci dobbiamo
trasformare in promotori”. In particolare uno dei volontari suggerisce
modalità di intervento nella comunità: “la cosa fondamentale di un
ipotetico intervento nei quartieri è la continuità, ad esempio
potrebbero essere fatti corsi di cucina, passeggiate che coinvolgono
un gran numero di popolazione, ma ci dovrebbe essere maggiore
pubblicità, anche in tv. Inoltre per iniziare si potrebbe coinvolgere un
campione di persone, (facilmente valutabile anche dopo un tempo T)
motivarle, in quanto senza motivazione non c’è cambiamento e far
crescere in loro la consapevolezza di quanto potrebbe essere ed è
importante un piccolo cambiamento; il fatto però è che questi
interventi dovrebbero iniziare da bambini piccoli, nelle scuole, con la
partecipazione delle famiglie, coinvolgendo gli i insegnanti.
Dobbiamo far passare il messaggio di un “BUON STILE DI VITA”
fin dai primi passi.”
Infine gli intervistati si rendono disponibili a creare una rete di
collaborazione con le Associazioni e le Istituzioni per raggiungere
l’obiettivo comune della prevenzione.
60
4. IPOTESI D’INTERVENTO DI PREVENZIONE CON
IL COINVOLGIMENTO DI UNA COMUNITA’
“I programmi di promozione della salute hanno un maggior successo
se sono integrati nella vita quotidiana della comunità, basati sulle
tradizioni locali e condotti dai membri della comunità stessi” (I. U P.
H. E., 2007).
Nell’estratto sovrastante viene esplicitato come siano i programmi di
promozione ad integrarsi nel contesto comunitario e non viceversa. La
comunità pertanto non è un oggetto passivo che deve essere studiato e
diagnosticato dall’esterno, è invece descritta come un soggetto che
costruisce significati, che ha un’intenzionalità e che agisce nel tempo
per modificarsi e modificare le condizioni in cui è inserita. La
comunità, definita come attore sociale, è infatti un soggetto che
possiede un sapere e un saper fare, aspetti che possono essere utili
nella risoluzione dei problemi nella quotidiana vita della comunità
stessa. Esiste però una differenza tra “essere” comunità e “sentirsi”
comunità: nel primo caso si intende un insieme di persone che
condividono un qualche aspetto della propria vita, mentre nel secondo
caso le persone hanno sviluppato un senso di reciproca appartenenza
(Martini e Sequi, 1988).
L’intervento in una comunità locale
che
ipotizzerò in questo
paragrafo, dovrebbe fare in modo di agevolare la creazione e lo
sviluppo del senso di comunità, inteso come quel sentimento che fa si
che una persona si senta parte di un insieme significativo, “un
sentimento che i membri hanno di appartenere e di essere importanti
gli uni per gli altri e per il gruppo e una fiducia condivisa che i
bisogni dei membri saranno soddisfatti dal loro impegno di essere
insieme.” (McMillan, 1976).
61
La delimitazione spaziale della comunità permette di coinvolgere i
settori della comunità stessa, di affinare e moltiplicare gli interventi e
di poterli valutare, anche, quando possibile, con aree di controllo in
cui l’intervento non viene fatto.
Il lavoro di comunità, oltre che impiegare metodi e tecniche specifici,
è una pratica che deve tenere conto dei valori inerenti la comunità e
della cultura locale che orientano l‘azione preventiva. Si fonda sulla
pianificazione degli interventi basata sull’approccio per moduli che
coinvolgono più settori e sull’analisi dei bisogni locali, cioè con la
metodologia della competenza di comunità.
Nella maggior parte delle ricerche statunitensi o australiane quando si
parla di senso di comunità ci si riferisce all’isolato (block) o ai
neighborhood (con il significato di quartiere o di vicinato); le ricerche
italiane di contro si riferiscono più spesso al paese, cittadina, città e
più raramente al quartiere. Le persone però, secondo Puddifoot, si
riferiscono a un territorio mentale, un territorio che non ha limiti
chiaramente definiti e quindi le percezioni e i sentimenti collegati alla
casa, al quartiere alla città a volte si sovrappongono e si confondono.
Nella società contemporanea, secondo Antony P. Cohen, le persone,
nonostante l’individualismo sempre più protagonista dei nostri tempi,
continuano ad alimentare un senso d’appartenenza ad una o più
comunità. Gli interventi di prevenzione di comunità sugli stili di vita
sani si propongono come approccio in tutti quei contesti in cui si
perseguono obiettivi di cambiamento partecipato. In quei contesti in
cui si ritiene necessario sostenere i processi di responsabilizzazione
dei membri della comunità d’intervento e l’impiego delle loro
“risorse” per la risoluzione dei problemi nella comunità stessa.
Alla comunità non ci si rivolge tanto per definire il messaggio
persuasivo che si vuole far arrivare alla popolazione target, bensì per
62
creare condizioni educative che permettano di promuovere una
comunicazione che si proponga di riferire il senso che assume il
rischio percepito in quel momento e in quella comunità ancor prima di
negoziare le soluzioni utili a rimuoverlo. Tutto ciò non avviene se la
comunità non partecipa attivamente al processo di cambiamento,
mentre se ciò accade la popolazione sarà protagonista del proprio
essere e riuscirà, con le proprie potenzialità, a ridurre la frattura tra
quella che è la percezione del rischio da parte di esperti (operatori che
intervengono) e quella invece da parte della popolazione. Intervenire
in una popolazione non significa solo comprendere quale sia la loro
specifica definizione del rischio e come questa interagisca con i loro
comportamenti, ma anche capire a quali soggetti essi siano propensi a
concedere la fiducia necessaria per rimettere in discussione i propri
comportamenti. Difatti la difficoltà, che è possibile riscontrare in un
contesto di prevenzione dove si intende lavorare attraverso il
coinvolgimento della comunità, consiste principalmente nella
collaborazione che dovrà avvenire tra i professionisti e la comunità
stessa. Ciò sarà più facile in una condizione di fiducia reciproca,
prerogativa con cui potrà essere fatto un intervento di prevenzione con
la partecipazione della comunità e di attuazione delle politiche del
territorio.Le politiche di promozione sono infatti basate sulla fiducia
tra la comunità e le persone che lavoreranno con essa.
L’OMS Europa crede che la comunità costituisca il punto focale della
promozione in genere, inoltre crede che il suo studio costituisca uno
strumento indispensabile e la premessa necessaria di qualunque
operazione sul gruppo e sull’individuo. In sostanza non si può parlare
di individuo se non come individuo comunitario. L’attuazione di
interventi con il coinvolgimento di comunità sono raccomandati
dall’OMS europea dagli anni ’90.
63
Alla base dell’intervento di comunità ci sono questi tre principi:
1.
La comunità ha la capacità di attuare interventi di prevenzione e
può essere coinvolta nell’identificare i problemi/bisogni percepiti e
stabilirne le priorità attraverso focus groups o interviste individuali e
con l’attivazione delle figure chiave (stakeholders) a livello locale,
scelte tra i membri più attivi della comunità.
2. I programmi di intervento riescono meglio se le azioni preventive
sono integrate, cioè mirano a influire su tutta l’area implicata,
attraverso azioni contemporanee o sequenziali (moduli d’intervento)
dirette alla popolazione interessata, con l’attivazione di un gruppo di
coordinamento locale che pianifica e realizza le iniziative di
prevenzione. Questo approccio è completo se inserito in un sistema di
comunità percepita a settori, ogni modulo d’intervento si occuperà di
un settore della comunità, concorrendo tutti per lo stesso obiettivo,
intraprendendo però strade diverse.
3.
Gli interventi a livello locale sono in grado di influenzare le
politiche sociali e sanitarie anche sul piano locale e regionale.
Nel processo di promozione della salute il ruolo degli operatori
sanitari dovrebbe
occuparsi dell’aiuto verso i cittadini a farli
esprimere e indirizzare i propri bisogni sanitari e ad evitare i fattori di
rischio, favorendo in loro uno stile di vita sano. Il ruolo del
professionista non potrà che “favorire” l’attenzione dei cittadini e
“comunicare” efficacemente con loro, interagendo con le loro
percezioni del bisogno, piuttosto che educarli dall’alto delle loro
diagnosi e del proprio sapere. Quindi tale approccio di prevenzione
prevede la presenza sul campo di operatori competenti, capaci di
leggere le necessità e le opportunità e di predisporre ad hoc le azioni
utili. L’operatore nella comunità sarà protagonista nel processo di
progettazione
partecipata, vale a dire quel processo che vede
64
l’attivazione e il coinvolgimento della comunità; nell’ascolto dei
problemi espressi dalla
comunità e nel metterli in evidenza. Nel
lavoro di comunità la partecipazione è intesa come il processo
attraverso il quale i normali cittadini possono contribuire alla presa di
decisioni rispetto a questioni che riguardano la comunità e, di
conseguenza, la loro vita.
4.1. IL RUOLO DELL’ASSISTENTE SANITARIO NELLA
COMUNITÀ
Secondo il DECRETO del 17 gennaio 1997, n.69. "Regolamento
concernente la individuazione della figura e relativo profilo
professionale dell'assistente sanitario" (Gazzetta Ufficiale del 27
marzo 1997, n.72), IL MINISTRO DELLA SANITÀ identifica
nell'ASSISTENTE SANITARIO l'operatore sanitario che si rivolge
alla persona, alla famiglia e alla collettività per contribuire alla
diffusione di una cultura di prevenzione, allo sviluppo della
promozione della salute ed al successo delle relative strategie.
Nel contesto di un intervento con il coinvolgimento di una comunità la
figura dell’assistente sanitario aiuta i cittadini ad esprimere e
indirizzare i bisogni sanitari, così è scritto nel profilo professionale,
che l’assistente sanitario “Identifica i bisogni di salute sulla base dei
dati epidemiologici e socio-culturali, individua i fattori biologici e
sociali di rischio ed è responsabile dell'attuazione, della soluzione e
degli interventi.” In linea con ciò che è scritto nel profilo, questo
operatore si occupa dell’attivazione e del coinvolgimento della
comunità, dell’ascolto dei problemi espressi dalla
stessa
e nel
metterli in evidenza. Le sue competenze gli permettono di
65
“Progettare, programmare, attuare e valutare gli interventi di
educazione alla salute in tutte le fasi della vita della persona.”
Il lavoro in comunità dell’assistente sanitario è un lavoro di equipe, in
cui più professionalità collaborano insieme nella pianificazione,
progettazione, valutazione e rendicontazione. Il lavoro d’equipe
dell’assistente sanitario è in molti contesti di applicazione della sua
professionalità, difatti il profilo professionale emana che l’assistente
sanitario: “agisce sia individualmente, sia in collaborazione con altri
operatori sanitari, sociali e scolastici(…)” Per concludere, nel
contesto di interventi come questo, l’assistente sanitario “svolge
attività didattico-formativa e di consulenza nei servizi”.
4.2. IPOTESI DI INTERVENTO: LINEE GENERALI
In linea con i principi sopraelencati si intende delineare un’ipotesi di
progetto di prevenzione delle malattie cardiovascolari che potrebbe
essere applicato ad uno o più quartieri della città di Firenze.
Tale ipotesi è in seguito all’analisi dei risultati dell’indagine
dell’iniziativa di prevenzione “riguardiamoci il cuore” descritti nel
paragrafo Analisi dei risultati dove emerge che:
1. La quasi totalità dei partecipanti è rimasta soddisfatta dell’utilità
dell’evento e della disponibilità degli operatori sanitari
2. Il grado di interesse relativamente ai messaggi di prevenzione
diffusi nell’iniziativa sembra essere più elevato nei cittadini con
scolarità medio-bassa, anche se la partecipazione all’iniziativa è
spostata sulle fasce di istruzione medio-alte
3. I cittadini considerano utile estendere l’iniziativa e la prevenzione
più in generale sul territorio, in particolare nei quartieri, avvicinando
gli interventi alla comunità
66
4. I volontari che hanno partecipato all’iniziativa di prevenzione si
mostrano interessati a partecipare a interventi di promozione della
salute con il coinvolgimento della comunità.
Per mettere in atto un intervento di comunità è fondamentale,
conoscere gli aspetti demografici della città, ma soprattutto dobbiamo
conoscere la città nel suo profilo di salute e nello specifico conoscere
lo stato di salute della città di Firenze per quanto riguarda le malattie
cardiovascolari. L’intervento di prevenzione cardiovascolare, con il
coinvolgimento di comunità, intendendo per questa uno o più quartieri
di Firenze, parte quindi da una diagnosi sulla salute e sociale con
l’utilizzo e l’analisi dei dati epidemiologici.
Tale intervento deve avere l’approvazione delle autorità locali. Il
coinvolgimento della popolazione, anche quella più difficilmente
raggiungibile, non si riuscirà ad attuare se non si pensa al quartiere
come un sistema che racchiude in sé sistemi più piccoli. Il metodo
della competenza di comunità (o “dal basso verso l’alto”) significa che
i problemi individuati sono quelli percepiti dalla popolazione,
piuttosto che quelli diagnosticati da esperti. A tal fine dovrebbe essere
fatta un’indagine con la partecipazione dei residenti attraverso la
raccolta delle loro opinioni, discutendone con loro i risultati e
proponendo su tale base le iniziative preventive da prendere.
Per arrivare al coinvolgimento di un numero cospicuo di persone,
dobbiamo coinvolgere nel progetto, un maggior numero di istituzioni
utili. Si parla di approccio a moduli (o più componenti) vale a dire
che le iniziative preventive devono essere più d’una, possibilmente
concomitanti o successive, ma comunque interagenti e coordinate tra
loro. Dal versante sanitario e sociale le
malattie cardiovascolari
rappresentano un problema non indifferente per la società attuale. Nel
2008, nell’area fiorentina,
si sono verificati più di 1.500 casi di
67
infarto. Complessivamente le malattie cardio e cerebrovascolari
colpiscono ogni anno 4.700 persone nell’area fiorentina. Sempre
maggiori
evidenze
scientifiche
indicano
come
le
patologie
cardiovascolari siano legate fra loro da fattori di rischio riconducibili
a stili di vita non corretti come fumo, abuso di alcol, sedentarietà,
diete scorrette e ipercaloriche. La promozione della salute e la
prevenzione si vanno a focalizzare proprio su questi determinanti di
salute detti “fattori modificabili” fattori modificabili.
E’ ormai accertato che gli interventi di educazione sanitaria
tradizionali quali la distribuzione a pioggia di materiale informativo,
producano scarsi risultati. Invece stanno dimostrando efficacia
interventi preventivi limitati ad un’area definita, che coinvolgano più
settori interagenti tra loro, e che tengano conto delle esigenze locali.
Come
già
citato
nell’introduzione,
un
importante
progetto
dimostrativo di quanto l’approccio preventivo per essere efficace
debba essere multisettoriale, è stato attuato dal professor H.Holder e
collaboratori nel 2000, in tre cittadine degli Stati Uniti impegnate in
una diminuzione dei traumi stradali alcol correlati. Il Progetto ha
coinvolto Scuole Statali, Scuole Guida, Formazione degli Addetti alla
vendita, mentre, la Polizia locale ha attuato gli specifici controlli
alcologici lungo la strada.
4.2.1. Firenze: i quartieri
Firenze, foto panoramica.
(www.hotel.italia.it/firenze)
68
Il comune di Firenze è diviso ufficialmente in cinque quartieri
amministrativi. In senso socio-culturale il quartiere è un’area urbana
provvista di una denominazione propria e limitata da fattori differenti,
che possono essere storici, amministrativi, urbanistici, sociali,
economici e culturali. Sono la parte della città vissuta dal cittadino
che vi abita, sono il punto di riferimento sociale per i piccoli e per gli
anziani. I quartieri di Firenze sono:
• Quartiere 1: centro storico, Ponte alle Mosse, piazza Puccini,
Oltramo, Porta Romana; (Area in kmq 11,396)
• Quartiere 2: Campo di Marte, Coverciano, Le Cure, Bellariva;
(Area in kmq 23,406)
• Quartiere 3: Gavinana, viale Europa, Galluzzo; (Area in kmq
22,312)
• Quartiere 4: Isolotto, Legnaia, Soffiano, Ugnano; (Area in kmq
16,991)
• Quartiere 5: Statuto, Rifredi, Careggi, Peretola, Novoli, Brozzi.
(Area in kmq 28,171)
Figura n. 3
Mappa dei quartieri di Firenze
Divisione territoriale dei 5 quartieri di Firenze
69
(Comune di Firenze)
Anche se la suddivisione in quartieri (vedi figura n. 3 pag. 69)
risponde a logiche amministrative, è lecito pensare che all’interno di
ogni quartiere si possano creare situazioni che lo caratterizzano,
proprio come se ci trovassimo all’interno di una piccola città, che ha
quindi un suo modo di essere diverso dalle altre.
Il Quartiere 1 comprende il Centro Storico, anima della città,
frequentatissima
meta
di
turismo
e
inestimabile
patrimonio
dell'umanità dell'UNESCO, sede di importanti musei come la Galleria
degli Uffizi, delle principali istituzioni cittadine, della stazione
centrale di Firenze, dell’Ospedale di S.M.Nuova e di numerose
attività. Il
Quartiere
2
Campo
di Marte
comprende
aree
prevalentemente residenziali oltre che le principali strutture sportive
della città, tra le quali lo Stadio Artemio Franchi e il Centro Tecnico
Sportivo Federale della FIGC, il Nelson Mandela Forum e l'omonima
stazione ferroviaria. Il Quartiere 3, composto dalle zone di Gavinana,
Galluzzo e viale Europa occupa la parte a sud-est della città e contiene
al suo interno il presidio sanitario dello IOT, fino a qualche anno fa
importante ospedale della città. Il Quartiere 4 è composto dall'Isolotto
e dalla zona di Legnaia è situato nella parte a sud-ovest della città, in
prossimità dell'inizio della superstrada FI-PI-LI e dell'autostrada del
Sole. Il Quartiere 5, il più esteso e popolato, occupa il quadrante nordovest della città e comprende al suo interno varie zone urbanistiche
come lo Statuto, Rifredi, Novoli e alcuni sobborghi come Brozzi e
Peretola. Il quartiere 5 ospita molte strutture di ampio rilievo urbano e
metropolitano quali il grande Policlinico di Careggi, l'Ospedale
Pediatrico Meyer, il Centro Traumatologico Ortopedico, le sedi di
numerose Facoltà dell'Università degli Studi, la Stazione di Firenze
Rifredi, il nuovo Palazzo di Giustizia, l'Aeroporto di Firenze e l'inizio
dell'autostrada A11. Nel Quartiere 5 è presente poi la maggioranza
70
degli insediamenti industriali rimasti dentro i confini del comune di
Firenze e non spostatisi nell'hinterland.
La popolazione totale della città di Firenze, come risulta dai dati
dell’Ufficio di statistica associato dell’area fiorentina, al 31 agosto
2011, è di 374.023 di cui stranieri 52.761. Come emerge dal grafico
(vedi grafico n. 13 pag. 71 ) e in specifico nella tabella (vedi tabella n.
3 pag. 71 ) è una popolazione che si differenzia nei 5 quartieri.
Popolazione di Firenze
Grafico n. 13
Popolazione del comune di Firenze divisa per quartieri del periodo di Agosto 2011. Maschi,
Femmine, Totale e di cui stranieri.
(Ufficio di Statistica associato dell’area Fiorentina)
Popolazione del comune di Firenze
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Tabella n. 3
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Popolazione del comune di Firenze divisa per quartieri del periodo di Agosto 2011.
(Ufficio di statistica associato dell’area fiorentina)
71
Nel quartiere 1 (centro storico) si ha, nel mese di agosto dell’anno
2011, una popolazione molto vicina quantitativamente al quartiere 4
(Isolotto), inoltre entrambi i quartieri sono caratterizzati da una
popolazione femminile di qualche migliaio più numerosa di quella
maschile; pertanto questi due quartieri sono simili per quanto riguarda
il profilo demografico, la sola differenza si ha nella quantità di
stranieri che risulta essere maggiore nel quartiere 1. Questo fenomeno
è in linea con la transizione residenziale degli ultimi decenni, che ha
visto lo spostamento dei facoltosi, che un tempo erano residenti nel
centro storico, verso le zone residenziali e gli stranieri, nuovi arrivati
nel paese, verso la zona del centro della città. Il quartiere 2 (Campo di
Marte) è secondo per numerosità solamente al quartiere 5 (Rifredi),
con caratteristiche demografiche simili al quartiere 4. Il quartiere 5,
invece, come il quartiere 1 ospita la quantità più numerosa di stranieri.
Infine il quartiere 3 (Gavinana) risulta essere quello numericamente
più piccolo, ma non territorialmente.
Indice di vecchiaia per quartiere
Grafico n. 14
Il grafico rappresenta in percentuale l’indice di vecchiaia, vale a dire il rapporto tra gli
over 65enni e la popolazione >14, per quartiere della città di Firenze. (Ufficio di statistica
associato dell’area fiorentina)
72
La popolazione residente a Firenze si differenzia da un quartiere ad un
altro anche per età (vedi grafico n. 14 pag. 72 ).
Dal grafico risulta che il quartiere meno popolato, il quartiere 3, è
anche quello con un indice di vecchiaia più alto (18%), insieme con il
quartiere 2. Il quartiere con l’indice di vecchiaia più basso è il centro
storico (quartiere 1).
Le nazionalità maggiormente rappresentate in base alla percentuale sul
totale della popolazione residente al 31 dicembre 2010 sono: la
Romania, l’Albania, il Perù, le Filippine e la Cina (vedi grafico n. 15
pag. 73)
Popolazioni straniere a Firenze
Grafico n. 15
Popolazione residente per cittadinanza al 31 dicembre 2010 a Firenze. (dati demoistat.it tavole
“Cittadini Stranieri. Popolazione residente per sesso e cittadinanza al 31Dicembre 2010 Comune:
Firenze - Tutti i Paesi”)
Come già descritto a pag. 10, alla data di agosto del 2011, gli stranieri
residenti erano 52.761.
La città di Firenze è abitata da una popolazione eterogenea per età e
73
cultura. Ciò che è stato descritto in questo paragrafo è solo un
primissimo quadro della città di Firenze delineato attraverso uno
studio generale e parziale della città nei suoi quartieri. In uno o più di
questi quartieri è possibile ipotizzare l’intervento di prevenzione delle
malattie cardiovascolari di comunità, che delineerò nel prossimo
paragrafo.
4.2.2. Il progetto
1. Lo scopo generale del progetto è che la popolazione del quartiere
coinvolto possa acquisire conoscenze su come prevenire le malattie
cardiovascolari e partecipare attivamente ad iniziative promosse da
enti e associazioni locali, finalizzate all’adozione di stili di vita sani.
In tal modo essa potrà riconoscere le proprie risorse ed essere
protagonista del proprio sviluppo.
2. La struttura dell’intervento
Lo sviluppo del progetto conta tre livelli organizzativi: a) un gruppo
di coordinamento del progetto, che potrebbe comprendere le autorità
sanitarie locali, un servizio di prevenzione di “secondo livello” del
Servizi Sanitario Nazionale, oppure un Istituto universitario; b) un
gruppo locale di professionisti socio-sanitari, che costituiscono anche
i referenti locali dopo la fine del Progetto; c) un gruppo di risorse
locali diverse dal servizio sanitario, costituito da “figure chiave” quali
rappresentati di servizi pubblici, delle organizzazioni di volontariato e
da gruppi di cittadini. Il gruppo di coordinamento del progetto (a) si
occupa
della
pianificazione;
coinvolge
il
gruppo
locale
di
professionisti (b) nella fase attuativa dell’intervento; mantiene coesi il
gruppo dei professionisti e il gruppo di risorse locali (b e c) e procede
alla valutazione; il gruppo di risorse locali (c) può definirsi via via
74
durante lo sviluppo del Progetto. Si tratta di “attivisti” interessati allo
sviluppo di interventi locali che a loro volta possono spingere le
autorità a sponsorizzare iniziative.
3. Le fasi
Un progetto d’intervento di comunità prevede 7 fasi d’attuazione.
Un lavoro a fasi fa sì che l’intervento si strutturi in un sistema che
vede per ogni fase delle tempistiche stabilite a priori, personale
competente e obiettivi da raggiungere per passare alla fase successiva.
¾ Fase 1: raccolta delle adesioni delle risorse locali;
¾ Fase2: indagine sulla percezione dei problemi e sulle risorse con
interviste individuali e focus ai testimoni privilegiati;
¾ Fase 3 restituzione dei risultati e attivazione dei membri della
comunità;
¾ Fase 4 progettazione iniziative per sub progetti;
¾ Fase 5 attuazione dei progetti;
¾ Fase 6 valutazione complessiva;
¾ Fase 7 restituzione dei risultati alla popolazione.
Fase 1
Raccolta delle adesioni e della disponibilità di risorse locali
Proposta e condivisione del progetto di comunità con le autorità locali
e le “figure chiave” della comunità.
Fase 2
Indagine sulla percezione dei problemi e sulle risorse con interviste
individuali e focus ai testimoni privilegiati
Coinvolgimento a livello di quartiere della popolazione attraverso
interviste focus group alle figure chiave della comunità.
Fase 3
Restituzione dei risultati dell’indagine e attivazione dei membri della
75
comunità.
Attuazione di un gruppo locale di risorse per la realizzazione delle
iniziative di prevenzione nei quartieri, denominati sub progetti.
Fase 4 e 5
Progettazione delle iniziative per sub progetti e loro attuazione
Il coinvolgimento di più enti, associazioni e istituzioni fa sì che questo
intervento possa presentarsi con un meccanismo sistemico. Si parla,
come già detto in precedenza, di lavoro a moduli. Questo metodo
permette il coinvolgimento di tutta la popolazione tramite l’attivazione
di sub progetti che concorrono al raggiungimento dello scopo generale
dell’intervento e che devono avere una loro valutazione che farà a sua
volta parte di una valutazione complessiva dell’intervento stesso.
Figura n. 4
Enti, gruppi, Associazioni coinvolte nell’ipotesi d’intervento
Pubblica
Amministrazi
one
Centri
d’aggregazio
ne
Scuole
Associazio
ni di
cittadini
stranieri
PROGETTO
DI
COMUNITA’
A’
Sanità
Settore
economico
Associazioni
di
volontariato
Media
I settori da coinvolgere in un intervento di prevenzione delle malattie cardiovascolari.
La Sanità partecipa in quanto promotrice dell’intervento e come
sostegno e parte fondante dello stesso.
I moduli d’intervento potrebbero coinvolgere uno o più settori sovra
citati (vedi figura n. 4 pag. 76 ) ogni modulo settore sviluppa un sub76
progetto, interdisciplinare, con un unico obiettivo raggiungibile, che
concorrerà al raggiungimento dell’obiettivo generale dell’intervento
congiuntamente agli altri sub- progetti.
I moduli potrebbero essere:
A) Un sub progetto che coinvolga gli operatori della sanità pubblica
in una formazione specifica dei sanitari. Nel progetto si richiede la
partecipazione delle cooperative dei medici di medicina generale
(MMG), diretti informatori della popolazione che potrebbero applicare
la scheda del rischio ai loro assistiti del quartiere. Previo, se
necessario e richiesto da loro, un corso d’aggiornamento. Altrettanto
potrebbe essere fatto con gli operatori sanitari attraverso un corso di
formazione, non tanto per imparare ad utilizzare la carta del rischio,
strumento destinato ai MMG, quanto per individuare pazienti/utenti a
rischio cardiovascolare per poi indirizzarli verso un percorso di
prevenzione;
B) Le scuole hanno il compito di educare i bambini, l’educazione
comprende sia insegnare loro l’italiano, la matematica e la storia, ma
anche promuovere in loro una crescita ottimale. Le scuola primarie e
secondarie potrebbero essere coinvolte con un sub-progetto che veda
lavorare congiuntamente insegnanti, genitori, alunni e operatori
sanitari per promuovere
corretti stili di vita. Nello specifico è
auspicabile la costituzione di un gruppo di lavoro tra insegnanti e
operatori sanitari. I bambini sono un punto di forza della famiglia. Se
in un progetto si riuscisse a coinvolgere, in ambiti diversi ma nello
stesso momento, genitori e figli, sarà più facile che il genitore, a sua
volta coinvolto, possa portare avanti in famiglia un percorso di
prevenzione e di cambiamento verso uno stile di vita salutare;
C) Gli enti e le istituzioni coinvolte della Pubblica amministrazione
potrebbero essere: i quartieri, luogo d’attivazione dell’iniziativa; il
77
Comune sostegno dello svolgersi del progetto; le biblioteche, luogo in
cui potrebbero svolgersi iniziative che coinvolgano in prevalenza
giovani studenti e tutta la comunità che frequenta questo luogo. La
biblioteca è uno spazio aperto a tutta la comunità;
D) Sarebbe inoltre importante il coinvolgimento del Settore
economico attraverso, per esempio, la
Confcommercio e la
Confesercenti al fine di coinvolgere i commercianti del quartiere
dell’intervento e le grandi distribuzioni . Potrebbe essere realizzato un
sub-progetto con il coinvolgimento dei negozianti del quartiere
interessato, i quali potrebbero mettersi in moto per organizzare feste
nei rioni dove si valorizzano i prodotti della zona e soprattutto prodotti
salutari. Le grandi distribuzioni potrebbero contribuire a uno stile di
vita sano mettendo a disposizione le proprie risorse economiche e di
persone, ricevendone un ritorno di immagine.
Un punto di forza per promuovere uno stile di vita sano a favore della
prevenzione delle malattie cardiovascolari è la palestra/piscina.
Coinvolgere la palestra/piscina vorrebbe dire far proporre da questa un
offerta per la comunità. Potrebbe proporre un abbonamento a favore
della promozione della salute per un solo corso di un’ora al giorno da
il lunedì al venerdì a prezzo nettamente ridotto. Questo farebbe
guadagnare sicuramente l’ente e favorirebbe una larga risposta
all’intervento;
E) I centri d’incontro e d’aggregazione che potrebbe essere coinvolti
sono i circoli ricreativi, culturali e le parrocchie. In un sub-progetto
questi centri, se pur diversi tra loro parteciperebbe al medesimo
progetto. La parrocchia è un luogo d’aggregazione che comprende
persone di ogni età e ceto sociale. In questo contesto ai fini della
promozione di stili di vita sani sarebbe possibile dar vita a piccoli
seminari, a feste a tema per i bambini e se ci fosse un centro salesiano
78
un torneo di pallavolo, calcetto o basket che coinvolga le famiglie e i
giovani; oppure camminate a piedi a scopo religioso con il
coinvolgimento anche dei più anziani. I circoli ricreativi, frequentati
soprattutto dagli over 65 potrebbero proporre cene salutari (come
imparare a mangiare), corsi di cucina e gite a piedi nelle colline che
circondano Firenze;
F) Le associazioni di volontariato che potrebbero dare il loro
contributo,
come
emerge
dall’indagine
con
interviste
di
Riguardiamoci il cuore sono: la Misericordia di Firenze, la Croce
Rossa, l’ANPAS, AssoCuore e l’Auser ed è auspicabile la
partecipazione di altre associazioni di Firenze. Un’altra associazione
da coinvolgere potrebbe essere quella dei soci coop, promotrice già in
passato di numerose iniziative. Queste sono un bene prezioso e una
risorsa importante per la comunità che loro stesse conoscono e vivono.
In modo diverso potrebbero organizzare camminate, ad esempio
l’associazione AssoCuore, che nell’intervista esprimeva questa
proposta, oppure potrebbero essere formati i volontari della
Misericordia e della Croce Rossa, che si occupano di emergenza e di
servizi sociali, per essere pillole di prevenzione a contatto con le
persone divenendo informatori/formatori della popolazione. Infine
l’Auser e l’Anpas potrebbero creare, insieme ad altre associazioni,
feste di quartiere con gli anziani, risvegliare in loro la voglia di fare
cose per la loro salute e rendersi attivi per la comunità. Gli anziani
sono loro stessi risorse per la comunità in quanto educatori dei giovani
e dei nipotini che accudiscono. Sono coloro che passano più tempo
con la futura generazione, quindi sono uno strumento importante e
mezzo di comunicazione ed educazione;
F) Settore dei media. Per quanto riguarda la pubblicità dell’intervento
sarebbe importante poter coinvolgere le radio, le televisioni e i
79
giornali locali. Questo non solo per far conoscere l’intervento alla
comunità, ma soprattutto per diventare canali di promozione di uno
stile di vita sano per la prevenzione delle malattie cardiovascolari.
G) Nel Settore delle associazioni dei cittadini stranieri, potrebbe
nascere un sub progetto che coinvolga
le comunità dei residenti
stranieri del quartiere interessato. Ogni comunità ha un rappresentante,
che spesso è mediatore tra gli stranieri e il resto della comunità, che
sarebbe auspicabile coinvolgere. Potrebbero essere
formati i
rappresentanti, per quanto riguarda l’acquisizione di tematiche inerenti
gli stili di vita sani, così che essi a loro volta potrebbero essere
promotori nella loro stessa comunità. Questo potrebbe essere un primo
passo verso un secondo livello di sub progetto in cui si potrà vedere
questo settore interagire con gli altri settori dei quartieri.
Fase 6
La valutazione
Ogni modulo esplicato dovrà essere valutato singolarmente e in
seguito assieme agli altri moduli nel contesto dell’intervento globale.
Il gruppo locale dei professionisti e quello delle risorse locali saranno
coinvolti nella valutazione di ogni singolo modulo. Una volta fatto
questo passaggio, dovrà essere valutato l’intervento nel suo
complesso. Della valutazione complessiva e dei singoli moduli ne è
responsabile il gruppo di coordinamento del progetto.
Fase 7
Restituzione dei dati alla popolazione
In seguito alla valutazione complessiva dovranno essere restituiti i
dati alla popolazione del quartiere i che ha partecipato all’intervento,
agli enti coinvolti e all’amministrazione pubblica e alla popolazione
della città di Firenze .
80
4. I tempi si differenziano nelle fasi di pianificazione, attuazione e
valutazione. La fase di pianificazione può richiedere alcuni mesi.
L’attuazione degli interventi preventivi richiede tra uno e due anni e
si può prevedere che la valutazione di risultato richieda ulteriori sei
mesi. Complessivamente si prevedono dai due a i tre anni tra la
pianificazione e la valutazione di risultato.
Riassumendo
Figura n. 5
schema riassuntivo del processo di coinvolgimento-partecipazione di una
comunità
>KDhE/d͛
ϭ͘ ĂĞƌŝĐĞǀĞϮ͛͘ĐŽŶƐƵůƚĂƚĂϯ͘WŝĂŶŝĨŝĐĂϰ͘>ĞǀŝĞŶĞϱ͘,Ăŝů
ŝŶĨŽƌŵĂnjŝŽŶŝĐŽŶŐŝƵŶƚĂŵĞŶƚĞĚĞůĞŐĂƚĂů͛ĂƵƚŽƌŝƚăĐŽŶƚƌŽůůŽ
WZd/W/KE
Come avviene il coinvolgimento della comunità è spiegato in questo schema riassuntivo, che mette in
evidenza le fasi principali in relazione alle singole azioni: gradi di partecipazione. Negli ultimi tre gradi di
partecipazione si attiva un processo di progettazione partecipata. (Una comunità in salute. Metodi e
strumenti- DORS).
Quanto è stato descritto sopra delinea un intervento di comunità di
prevenzione cardiovascolare che potrebbe essere attuato nella città di
Firenze interessando uno o più quartieri di questa. Come introdotto
all’inizio del capitolo il senso d’appartenenza alla comunità, la
partecipazione attiva della popolazione attraverso i suoi “attivisti
locali” (figure chiave o stakeholder) e il coinvolgimento delle autorità
e degli enti locali sono prerogative fondamentali per la riuscita di un
81
progetto di comunità. E’ un lavoro impegnativo, i risultati sono attesi
non solo sulla singola persona, ma principalmente sulla comunità nel
suo insieme. Nasce in questa un cambiamento, che potrebbe diventare
il primo di un susseguirsi.
Già nel 1986 con la carta di Ottawa è stato sottolineata l’importanza di
dover rinforzare l’azione della comunità intendendo per ciò agire
attraverso una concreta ed efficace azione della comunità nel definire
le priorità, assumere le decisioni, pianificare e realizzare le strategie
che consentano di raggiungere un migliore livello di salute.
L’interpretazione salutogenica di Antonovsky mette in evidenza un
punto in aggiunta al rafforzamento di comunità, per raggiungere il
traguardo “salute” occorre una società ottimale in cui si possa
compiere un processo di rafforzamento delle risorse individuali di
ogni singola persona e della comunità che parte dal riconoscimento
delle proprie risorse per affrontare i problemi e delle capacità da saper
utilizzare per affrontare la quotidianità. Nel 2005 con la carta di
Bangkok l’OMS, che raccomanda dagli anni ’90 interventi di
comunità per la promozione della salute, si rivolge alle persone, ai
gruppi e alle organizzazioni, definendole come cruciali nel
raggiungimento della salute: i governi e i politici a tutti i livelli, la
società civile, il settore privato e le organizzazioni internazionali.
Dai risultati dello Studio nazionale “Passi 2009” emerge che per
contrastare l’insorgenza delle malattie cardiovascolari è importante
adottare un approccio integrato, di popolazione e individuale. Le
strategie di popolazione sono rivolte a spostare in senso favorevole la
distribuzione dei fattori di rischio nell’intera comunità. Le
raccomandazioni dello studio Passi nei risultati delle malattie
cardiovascolari
dicono
che
è
82
necessario
attivare
strategie
intersettoriali, basate su azioni che prevedono il coinvolgimento di
settori diversi della società e delle istituzioni.
Nel progetto California Department of Alcohol and Drug Programs
(ADP) viene raccomandato un approccio con più azioni preventive
integrate tra loro e con l’utilizzo di un monitoraggio continuo sul
territorio. Partire dalla diagnosi con i dati epidemiologici per
intervenire più efficacemente.
83
6. CONCLUSIONI
Il cambiamento, transizione epidemiologica, che vede la diminuzione
di malattie infettive e l’aumento di malattie cronico-degenerative che
caratterizza i nostri tempi, è stato causato prevalentemente
dall’evoluzione degli stili di vita, quell’insieme di comportamenti di
protezione o di rischio che influenzano l’insorgere o meno delle
affezioni croniche. Le malattie del sistema circolatorio sono tra le
patologie cronico degenerative a più alta morbosità e fra le principali
cause di disabilità in Italia, in Europa e nel Mondo͘
A fronte di ciò è auspicabile che la società, insieme di enti, istituzioni
e persone, si orienti sempre di più sulla prevenzione di queste
patologie per diventare promotrice di uno stile di vita sano.
In questa tesi è stata presa in esame, l’indagine di valutazione
complessiva dell’iniziativa di prevenzione “Riguardiamoci il Cuore”,
svoltasi a Firenze nel marzo 2011. Di seguito si esplicitano i risultati
che indagano il grado di interesse riguardo alla prevenzione delle
malattie cardiovascolari manifestato dai cittadini, dai professionisti
sanitari, dai volontari delle associazioni partecipanti all’iniziativa:
1. Dal questionario di gradimento, compilato dai partecipanti al
termine della manifestazione, emerge che la fascia d’età che ha
partecipato prevalentemente all’iniziativa di prevenzione è compresa
tra i 50 e i 70 anni, in prevalenza è di genere femminile e di scolarità
elevata, possedendo il diploma di media superiore o laurea.
In correlazione a ciò risalta che la maggior parte dei partecipanti,
coloro che hanno un titolo di studio alto, sono anche coloro che hanno
ricevuto meno informazioni nuove riguardo alla prevenzione delle
malattie cardiovascolari a Riguardiamoci il Cuore. D’altro canto è
interessante osservare che i partecipanti con il titolo di studio più
84
basso sono coloro che hanno beneficiato maggiormente delle
informazioni ricevute all’iniziativa.
I cittadini hanno inoltre mostrato interesse al coinvolgimento di enti e
istituzioni in una futura manifestazione. Dai risultati emerge che la
gran parte dei partecipanti è interessata al coinvolgimento dei quartieri
e circa un terzo alla partecipazione sul territorio delle associazioni di
volontariato. Questi dati sono un punto di forza per un possibile
intervento con il coinvolgimento di comunità. Sono risultati che
giustificano l’ipotesi delineata nel capitolo 5 di questo lavoro di tesi.
2. Dallo studio osservazionale emerge che la popolazione che vi ha
partecipato si è mostrata interessata all’iniziativa di prevenzione, ciò è
dimostrato dal risultato del clima della manifestazione che è stato
abbastanza partecipato nel complesso e che ha visto il campione dei
cittadini partecipanti osservati, interessati a chiedere informazioni
inerenti la propria salute e come fare per migliorarla. Inoltre, si evince
che gran parte dei partecipanti osservati si è dimostrato interessato in
particolare verso i temi dell’ “alimentazione” e dell’“attività fisica”, si
può ipotizzare quindi che le persone sono interessate ad un
cambiamento, visto che l’alimentazione e l’attività fisica fanno parte
dei determinanti di salute modificabili.
3. Dall’intervista telefonica effettuata a distanza di 6 settimane dalla
manifestazione, emerge un particolare interesse verso la prevenzione,
un’acquisizione del significato di prevenzione giustificato dai
commenti degli intervistati.
Non va sottostimato però il numero di intervistati che ha dato come
motivazione “per poter fare il controllo degli esami”, questo dato
porta a pensare che la partecipazione a iniziative di prevenzione come
Riguardiamoci il Cuore può avere anche un secondo fine, per la
85
comodità di poter fare esami ematici in un solo pomeriggio e
gratuitamente.
Più della metà del campione intervistato ha partecipato “per
prevenzione”. Questo risultato è positivo se preso come dato a sé
stante, ma messo in relazione con i dati relativi ai partecipanti, il
risultato viene leggermente deviato dal fatto che i partecipanti sono in
prevalenza persone consapevoli dell’importanza della prevenzione e
con un alto livello di studio.
4. Dal questionario compilato dai professionisti sanitari che hanno
partecipato a Riguardiamoci il Cuore è interessante quello che emerge
quando si chiede l’opinione sulla possibile estensione della
manifestazione in altri territori. La quasi totalità dei professionisti
ritiene efficace la manifestazione, risulta soddisfatta dell’iniziativa e si
dimostra interessata all’estensione della prevenzione nel territorio.
5. Dall’intervista effettuata su un campione di volontari che ha
partecipato a Riguardiamoci il Cuore si evince che sono persone
attive,
risorse
della
società. Si
sono
sentiti
coinvolti
alla
manifestazione, soprattutto per quanto riguarda il guidare i
partecipanti nel percorso; essi credono nella prevenzione come un
investimento da fare. Dall’intervista emerge che
rispetto agli
operatori sanitari si ritengono più vicini ai cittadini. Inoltre emerge il
fatto che il volontario lavora perché è una cosa che vuole fare e non
perché gli viene imposta. In un ipotetico intervento di comunità, come
descritto nel capitolo 5 i volontari si mostrano interessati ad un loro
coinvolgimento e dall’intervista emergono proposte inerenti ad un
ipotetico intervento. Le proposte sono quelle di essere coinvolti
nell’informazione, nel proporre iniziative come corsi di cucina e
camminate, nella formazione per quanto riguarda interventi di primo
soccorso, inoltre c’è la volontà di collaborare ancora con la Società
86
della Salute di Firenze e con altre associazioni che non hanno
partecipato a Riguardiamoci il Cuore, ma che hanno lavorato con
queste in altre occasioni. I volontari hanno il desiderio di diventare
promotori di stili di vita sani. Ciò dà supporto all’ipotesi d’intervento
con il coinvolgimento di uno o più quartieri della città di Firenze. Concludendo,
è
possibile
ipotizzare
che
iniziative
come
Riguardiamoci il cuore, con accessibilità prenotabile da un numero
limitato di persone, riescano a coinvolgere prevalentemente persone
già interessate alla prevenzione, persone con un senso di
responsabilità verso la propria salute e con un livello culturale elevato;
mentre coloro che non sono consapevoli dell’importanza della
prevenzione, persone con un livello culturale più basso vengono
coinvolte in maniera minore in virtù del fatto che è più difficile per
loro accedere ai servizi, interessarsi alla prevenzione e prenotare
telefonicamente.
I risultati delle indagini complessive sui partecipanti a Riguardiamoci
il cuore hanno dato supporto all’ipotesi di un intervento di promozione
della salute e di prevenzione delle malattie cardiovascolari, con il
coinvolgimento di uno o più quartieri di Firenze, attraverso un
processo di cambiamento partecipato della comunità stessa.
L’ intervento di prevenzione avrebbe la possibilità di:
•
Coinvolgere la popolazione della comunità dell’intervento,
attraverso un approccio “down-top” cioè dal basso verso l’alto, in
modo che si attivi un processo di responsabilizzazione dei membri
della comunità e l’impiego delle loro “risorse” per la risoluzione dei
problemi nella comunità stessa. In tal senso la popolazione potrà
essere coinvolta attraverso i suoi “attivisti locali” (figure chiave o
stakeholder) e per fare ciò è necessario la adesione delle autorità e
degli enti locali. L’intento è di arrivare alle categorie di persone con
87
scolarità più bassa, incoraggiando anche la partecipazione dei più
giovani e le persone più difficilmente raggiungibili dalla prevenzione.
Per arrivare al coinvolgimento di un numero cospicuo di persone,
dobbiamo coinvolgere nel progetto, un maggior numero di istituzioni
utili.
• Mettere in atto l’intersettorialità della salute, come prodotto di
diversi settori della vita collettiva, attivando azioni che prevedono il
coinvolgimento di settori diversi della società e delle istituzioni. Nello
specifico di questa ipotesi d’intervento dovrebbero essere coinvolti i
seguenti settori: la sanità, la pubblica amministrazione, il settore
economico, le associazioni di volontariato, i media, le scuole, i centri
d’aggregazione
e
le
associazioni
di
cittadini
stranieri.
Il
coinvolgimento di più enti, associazioni e istituzioni fa sì che questo
intervento possa presentarsi con un meccanismo sistemico, attraverso
un lavoro per sub-progetti o moduli, come già esplicitato nel capitolo
5 della tesi.
•
Mirare a ritenere etica la consapevolezza dei destinatari riguardo
alla partecipazione ad un intervento di prevenzione di comunità
scientificamente approvato e valutabile nella sua complessità͘
E’ un lavoro impegnativo, i risultati sono attesi non solo sulla singola
persona, ma principalmente sulla comunità nel suo insieme. Nasce in
questa un cambiamento, che potrebbe diventare il primo di un
susseguirsi. Tutto ciò non avviene se la comunità non partecipa
attivamente al processo di cambiamento, riconoscendo in essa anche
le risorse, mentre se ciò accade la popolazione sarà protagonista del
proprio essere, con le proprie potenzialità. In tal modo si riuscirà a
ridurre la frattura tra quella che è la percezione del rischio da parte
degli
esperti sanitari e la percezione del rischio da parte della
popolazione. Se venisse messo in atto un intervento con il
88
coinvolgimento della comunità nel territorio di Firenze, verrebbero
rispettate le raccomandazioni dell’Oms Europa, che sollecita la sanità
pubblica alla realizzazione di interventi di prevenzione di comunità
sugli stili di vita sani, al posto dei tradizionali interventi preventivi che
diffondono messaggi precostituiti e non si fondano sulle interazioni tra
i soggetti che vivono nello stesso territorio.
89
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Bibliografia
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Meli, Ufficio di Statistica dell’ Istituto Superiore di Sanità,
www.epicentro.iss.it, 5-6 Dicembre 2006;
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www.cooperazioneallosviluppo.esteri.it ¾ Shaping the future of health promotion: Priorities for action
www.dors.it - - IUHPE 2007- pag.3-4;
¾ Articolo, Tre conferenze internazionali a Firenze sulla
promozione della salute di T N, pubblicato in
www.tretronaturale.it in tracce salute il 19 novembre 2006, n. 46
anno 4;
¾ I determinanti di salute. Una nuova, originale cornice
concettuale, www.saluteinternazionale.info, Maciocco- - 25
Gennaio 2009;
¾ Dichiarazioni internazionali sulla promozione della salute- La
carta di Bangkok per la promozione della salute in un mondo
globalizzato, www.dors.it- - pag.1-7- Conferenze globali
dell’OMS.- traduzione di Anna Girardi;
¾ Prevenzione controllo eradicazione- unità 2, cap. 4, Ezio
Bottarelli, www.quadernoepidemiologia.it, 2011;
¾ Carta del Rischio cardiovascolare, www.cuore.iss.it – Il
progetto Cuore- Epidemiologia e prevenzione delle malattie
cerebro e cardiovascolari-, ultimo aggiornamento 27 giugno 2007;
¾ Strategic prevention documents, www.ca-cpi.org – Community
prevention initiative- Resources and Tools-;
VIII
¾ Riguardiamoci il cuore: sabato 6 e domenica 7 ottobre
controlli gratuiti in piazza della Repubblica- Cronaca- Nove da
Firenze; ottobre 2007;
¾ Riguardiamoci il cuore: il 21 e 22 marzo all'Istituto degli
Innocenti controlli gratuiti per la prevenzione delle malattie
cardiovascolari- Cronaca- Nove da Firenze; marzo 2009;
¾ Cardiovascular prevention in the Hartslag Limburg project:
effects of a high-risk approach on behavioral risk factors in a
general practice population. Harting J, van Assema P, van Limpt
P, Gorgels T, van Ree J, Ruland E, Vermeer F, de Vries NK. Pub
med. Abstract; settembre 2011;
¾ Progetto hearth@ work, www.swisshear.cn - Fondazione
svizzera di cardiologia-; settembre 2010;
¾ “Can che abbaia non morde?” percezione del rischio
www.dors.it; asl 4 liguria;
¾ “Una comunità in salute- Metodi e strumenti” www.dors.itCentro di documentazione per la promozione della salute
Piemonte
¾ www.comune.firenze.it;
¾ Profilo di salute e dei servizi socio sanitari, Relazione sullo
stato di salute di Firenze, www.sds.firenze.it, anni 2005-2007
edizione 2008, Osservatorio della SdS Firenze;
¾ Ufficio di Statistica
www.statistica.fi.it,
associato
dell’Area
Fiorentina
¾ “Cittadini Stranieri. Popolazione residente per sesso e
cittadinanza al 31Dicembre 2010 Comune: Firenze-Tutti i
Paesi”, www.demoistat.it tavole;
IX
Ringraziamenti
Desidero innanzitutto ringraziare la Dott.ssa Ilaria Basetti Sani, che mi ha
seguita in questo percorso, per le numerose ore dedicate alla mia tesi, per
avermi ascoltata e per avermi insegnato come un professionista, assistente
sanitario, deve lavorare nell’ambito dell’educazione alla salute.
Inoltre, ringrazio il Dott. Filice per avermi dato fiducia nella realizzazione
di questo lavoro e per la sua disponibilità. Intendo poi ringraziare la Società
della Salute, che mi ha dato la possibilità di realizzare questa tesi.
Fondamentale è stata la collaborazione dei volontari dell’ANPAS, di Asso
Cuore, dell’Auser, della Croce Rossa e della Misericordia di Firenze, che
hanno donato del loro tempo, dimostrandosi pienamente disponibili,
interessati e collaborativi nell’indagine, fondamentale ancora l’ASL 10 di
Firenze, S.S. Epidemiologia, U.O. Assistenza Sanitaria in A.P. per i
rapporti conclusivi di “Riguardiamoci il Cuore” edizioni 2009 e 2011, per
questo gli ringrazio.
Inoltre vorrei esprime la più sincera gratitudine alla Dott.ssa Belli, alla
Dott.ssa Martinez e alle mie compagne di corso con cui ho condiviso questi
tre anni, in particolare Carolina, amica nella vita.
Infine ho desiderio di ringraziare i miei genitori, senza i quali non avrei
potuto conseguire questo traguardo e tutte le persone che hanno condiviso
con me questo momento.
…Grazie di cuore per aver creduto in me,
per avermi sostenuto e aiutato…
ALLEGATO A
ALLEGATO B
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ALLEGATO C
Riguardiamoci il cuore - 26 e 27 marzo 2011
INTERVISTA TELEFONICA
N…………. (riportare lo stesso numero
della scheda rischio)
Data…………………….
INTERVISTATO: Cognome…………………………….. Nome ………………………...………..…
Data di nascita……………………………..
n.tel….………………………………..
1 Le chiedo se dalla manifestazione “Riguardiamoci il cuore” ad oggi è andato/a dal
suo medico curante?
‰ Si (vai alla dom. 1.a )
‰ No (vai alla dom. 2)
‰ Non ricordo (vai alla dom.2)
1.a (Se SI) Ha potuto mostrare la scheda con gli esami fatti, rilasciata alla
manifestazione?
‰ Si (vai alla dom. 2)
‰ No (vai alla dom. 1.a NO)
‰ Non ricordo (vai alla dom. 2)
1.a NO (Se no) Mi può cortesemente dire il motivo per cui non ha mostrato gli esami?
‰ per dimenticanza
‰ ho perso la scheda
‰ non l’ho ritenuto importante
‰ non ricordo
‰ altro (specificare )…………………………………………
Attività fisica
Ora le farò alcune domande sull’attività fisica.
2 Alla manifestazione ha ricevuto indicazioni di fare maggiore attività fisica?
‰ Si (vai alla dom. 2.a)
‰ No (vai alla dom. 3)
‰ No, già la facevo (vai alla dom. 3)
‰ Non ricordo (vai alla dom. 3)
‰ Altro, specificare……………………………………………
2.a (Se sì) Ha seguito le indicazioni che le hanno dato?
‰ Si (vai alla dom. 2.b)
‰ No (vai alla dom. 3)
‰ Per un periodo limitato (vai alla dom. 3)
2.b Quale attività fisica sta facendo, tra quelle suggerite? Leggere le risposte
‰ Camminare a passo svelto
‰ Correre
‰ Andare in bicicletta
‰ Fare ginnastica dolce, (yoga, Qi Gong, ..)
‰ Fare ginnastica in palestra ( corpo libero, aerobica, pesi..)
‰ Andare in piscina (nuoto, acquagim, acquabike..)
‰ Ballare
‰ Fare giardinaggio
‰ Altro,specificare………………………………………..……
2.c Per quanti giorni la settimana?
numero di giorni ______
2.d In questi giorni per quanti minuti in media?
‰ meno di 30 min
‰ 30 min
‰ da 31 a 60 min
‰ da 61 a 90 min
‰ da 91 a 120 min
‰ più di 120 min
Se nei vari giorni ci sono tempi
diversi, assumere il minore.
2.e Secondo lei l’attività fisica che sta facendo è: Leggere le risposte
‰ Adeguata
‰ Sufficiente
‰ Scarsa
‰ Non so
Alimentazione
Ora le farò alcune domande sull’alimentazione.
3 Alla manifestazione ha ricevuto indicazioni di modificare la sua alimentazione?
‰ Si (vai alla dom. 3a)
‰ No (vai alla dom. 4)
‰ No, già avevo una corretta alimentazione (vai alla dom. 4)
‰ Non ricordo (vai alla dom. 4)
3.a (Se sì) Ha seguito le indicazioni che le hanno dato?
‰ Si (vai alla dom. 3.b)
‰ Per un periodo limitato (vai alla dom. 4)
‰ Altro, specificare ……………
3.b Mi può specificare che cosa ha cambiato?
‰ No (vai alla dom. 4)
Leggere le risposte
‰ Aumento del consumo di frutta e verdura
‰ Aumento del consumo di pesce
‰ Aumento del consumo di carni bianche (pollo, tacchino, coniglio)
‰ Aumento del consumo dei legumi (ceci, fagioli, lenticchie)
‰ Preferire l’utilizzo di olio di oliva rispetto ad altri condimenti
‰ Riduzione dell’uso del sale
‰ Riduzione dell’uso del burro
‰ Riduzione del consumo di carne rossa, uova, salumi
‰ Riduzione del consumo di formaggio
‰ Riduzione del consumo di bevande alcoliche
‰ Riduzione della quantità giornaliera di alimenti
‰ Altro, specificare……………………………………………………………
Fumo
Ora le farò alcune domande sul fumo di sigaretta
4 Lei fuma?
‰ Sì (vai alla dom. 5)
‰ No (vai alla dom. 6)
‰ Ex fumatore da …………...........(vai alla dom. 6)
5 (Se si) Alla manifestazione le è stato suggerito di smettere di fumare?
‰ Si (vai alla dom. 5a)
‰ No (vai alla dom. 6)
‰ Non ricordo (vai alla dom. 6)
5.a (Se si) Ha potuto modificare il consumo di sigarette?
‰ Si, ho cessato di fumare
‰ Si, ho ridotto il consumo giornaliero
‰ No, non ho modificato
Ora le faccio le ultime due domande.
6 Secondo lei, quanto ritiene che la manifestazione le abbia fornito informazioni utili
sulle malattie cardiovascolari:
Leggere le risposte
‰ moltissimo
7 Concludendo l’intervista,
questa iniziativa?
‰ molto
‰ poco
‰ per niente
qual'è il principale motivo per il quale ha partecipato a
‰ per prevenzione
‰ per fare i controlli degli esami
‰ per fare una visita cardiologica
‰ su indicazione del mio medico
‰altro, specificare…………………………
L’intervista telefonica è terminata.
(Se non è stato dal medico le ricordo che è importante che ci vada e gli/le faccia vedere gli
esami).
I risultati complessivi dell’Indagine telefonica saranno diffusi dalla Società della Salute di
Firenze e pubblicati su internet nei prossimi mesi.
La ringrazio per la sua disponibilità.
Intervistatore: Cognome …..…………….… Nome………………….
Indagine a cura di:
U.O Assistenza Sanitaria in A.P.
S.S Epidemiologia
Dip. Cardiologia
Azienda Sanitaria di Firenze
ALLEGATO D
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ALLEGATO E/a
Indagine con Interviste ai volontari delle associazioni (Auser, Asso cuore,
Misericordia di Firenze, CRI e ANPAS) che hanno partecipato a “riguardiamoci il
cuore” Firenze 26 e 27 marzo 2011
Data………………….
Orario d’inizio dell’intervista ……….
Ente……………………………………………………………………………………………….
Cognome Nome del Volontario……………………………………………………………………
1. Qual è il ruolo da lei ricoperto all’interno dell’Ente/Istituzione d’appartenenza?
…………………………………………………………………………………………………………
2. Da quanto tempo?
…………………………………………………………………………………………………………
3. Lei, avendo partecipato a “Riguardiamoci il cuore”, che impressione si è fatto dell’iniziativa?
…………………………………………………………………………………………………………
…………………………………………………………………………………………………………
4. In quanto appartenente alla sua Associazione si è sentito coinvolto alla manifestazione?
…………………………………………………………………………………………………………
5. Se sì, in che cosa maggiormente?
…………………………………………………………………………………………………………
6. Se l’iniziativa di prevenzione, come richiesto dai cittadini nel 2009, fossero estese nei quartieri
della città con il coinvolgimento di altre istituzioni\associazioni sarebbe interessato a parteciparvi?
…………………………………………………………………………………………………………
7.
Se sì, secondo lei, in che cosa potrebbe partecipare la sua Associazione, se fosse attuato un
intervento di prevenzione nei quartieri della città?
…………………………………………………………………………………………………………
8.
In base alla sua esperienza, l’Associazione di cui fa parte con quali
Istituzioni\Associazioni/Gruppi parteciperebbe in iniziative di prevenzione nella città?
altre
…………………………………………………………………………………………………………
Intervistatore………………………………………………...
Impressioni.......................................................................................................................................................
..........................................................................................................................................................................
Orario di conclusione dell’Intervista ……….
ALLEGATO E/b
UO Assistenza sanitaria in Area preventiva
Azienda Sanitaria di FI
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ALLEGATO E/c
Diario interviste telefoniche VOLONTARI
NOME E
ASSOCIAZIONE DATA/ORA DATA/ORA CRITICITA’ ALTRO
COGNOME
INIZIO
FINE
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