B2 - LA SFERA DELL'ARIA - Incontro con le scienze integrate - Zanichelli 1. Le acque della Terra formano l'idrosfera Il colore azzurro del nostro pianeta, per chi lo osserva dallo spazio, dipende dalla presenza dominante dell'acqua. Le acque coprono infatti più del 70% della superficie terrestre, formando mari, laghi e fiumi. Il solo Oceano Pacifico ha una superficie maggiore di quella di tutte le terre emerse messe insieme. Eppure l'acqua rappresenta appena una parte su 800 del volume totale della Terra, formata in prevalenza da materiali rocciosi. Ciò che rende questa sostanza così importante e visibile dallo spazio è il fatto che essa è concentrata sulla superficie. Il complesso delle acque presenti sul nostro pianeta costituisce l'idrosfera. L'idrosfera si può considerare formata da cinque serbatoi: gli oceani e i mari costituiscono il serbatoio principale, che contiene la maggior parte dell'acqua, circa il 97,22%; i ghiacci (calotte glaciali e ghiacciai) costituiscono un serbatoio che ne immagazzina circa il 2,15%; il sottosuolo, fino a circa 5 km di profondità, contiene le acque sotterranee, che rappresentano circa lo 0,61% dell'acqua totale; i fiumi e i laghi, che formano nel loro insieme il serbatoio delle acque continentali, ne contengono appena lo 0,017%; l'atmosfera è il serbatoio del vapore acqueo, che rappresenta lo 0,001% dell'acqua totale. A questi serbatoi va aggiunta l'acqua presente nella biosfera, ossia negli esseri viventi. Pur essendo pari solo allo 0,0001% del totale, quest'acqua è indispensabile per il funzionamento del loro corpo. Caratteristiche chimiche dell'acqua Da un punto di vista chimico, l'acqua è un composto formato da due elementi: idrogeno (H) e ossigeno (0). La formula chimica è nota a tutti: H2O. L'unità chimica base dell'acqua è una molecola in cui due atomi di idrogeno sono legati a un atomo di ossigeno. In un sorso d'acqua ci sono molti miliardi di miliardi di queste molecole, tenute assieme da legami più deboli di quelli che legano l'idrogeno e l'ossigeno all'interno di ciascuna di esse. Questi particolari legami sono chiamati legami a idrogeno. Quando l'acqua viene portata a ebollizione, i legami a idrogeno si spezzano: la loro rottura permette alle molecole dell'acqua di allontanarsi le une dalle altre, per cui l'acqua passa allo stato gassoso, trasformandosi in vapore acqueo. Anche a temperature inferiori a quella di ebollizione (che è 100 °C alla normale pressione atmosferica), le molecole di acqua tendono costantemente ad abbandonare la superficie libera dell'acqua liquida e a passare allo stato di vapore. Questo processo, chiamato evaporazione, è una trasformazione meno rapida di quella che si verifica mediante l'ebollizione. A differenza di altre sostanze, l'acqua rimane liquida entro un intervallo di temperatura piuttosto ampio, tra 0 °C e 100 °C. Quando però la temperatura scende a 0 °C, le molecole dell'acqua si aggregano tra loro in modo stabile: l'acqua passa allo stato solido e si forma il ghiaccio. Nel ghiaccio i legami a idrogeno sono più numerosi che nell'acqua liquida e le molecole sono disposte in modo ordinato a formare un reticolo cristallino. L'acqua è l'unica sostanza, tra quelle più comuni, che esiste in natura in tutti e tre gli stati fisici: è liquida negli oceani, nei laghi, nei fiumi e nelle minuscole goccioline delle nubi; è presente sotto forma di vapore nell'atmosfera: è solida nei ghiacciai montani e nelle calotte glaciali che ricoprono i Poli. L'acqua è basilare per la vita; la vita è nata nell'acqua e tutti gli organismi sono fatti in gran parte di questa sostanza: nel nostro corpo essa rappresenta oltre il 60% della massa. 1 B2 - LA SFERA DELL'ARIA - Incontro con le scienze integrate - Zanichelli 2. Le proprietà dell'acqua Densità. L'acqua è un composto più denso allo stato liquido che a quello solido. La densità massima dell'acqua si ha a 4 °C; al di sotto di questa temperatura la sua densità diminuisce. Questo fatto comporta che, al contrario delle altre sostanze, l'acqua solida, il ghiaccio, gallleggi su quella liquida. Come conseguenza, quando l'acqua di un lago, di un fiume o di un mare ghiaccia, il ghiaccio rimane in superficie isolando termicamente la massa d'acqua sottostante, che continua a rimanere liquida consentendo la vita al suo interno. Calore specifico. Il calore specifico è la quantità di calore (in calorie) necessaria a scaldare di un grado un grammo di sostanza. Ogni sostanza ha il suo valore caratteristico di calore specifico. Quello dell'acqua è assai alto se confrontato con quello, per esempio, del ferro. La conseguenza di questo dato è che, a parità di calore fornito, l'acqua, rispetto ad altri materiali, scalda lentamente, ma si raffredda altrettanto lentamente, cedendo piano piano il calore accumulato. Le grandi masse d'acqua degli oceani e dei laghi svolgono un'azione mitigatrice molto importante sul territorio circostante, influenzando, così, il clima locale, nel caso di mari chiusi o di laghi, e planetario, nel caso degli oceani. Capacità solvente. L'acqua è un ottimo solvente per una grande quantità di composti chimici. La proprietà di sciogliere molti composti rende l'acqua un mezzo di trasporto ideale per queste sostanze (basti pensare che anche il nostro sangue, proprio per queste caratteristiche, è composto principalmente di acqua). Sul nostro pianeta l'acqua esiste solo come soluzione, nella quale l'acqua è il solvente e i composti disciolti sono il soluto. 3. II ciclo dell'acqua L'acqua è costantemente in movimento tra i vari "serbatoi" che la contengono. L'acqua continentale dei fiumi scorre verso il grande serbatoio del mare, ma, per effetto del calore solare, dal mare evapora di continuo e perciò nell'atmosfera passa una grande quantità di acqua. Il vapore acqueo atmosferico si sposta indifferentemente dai mari sui continenti e sulle regioni coperte dai ghiacci, dove può condensare e precipitare sulla superficie sotto forma di pioggia, di grandine o di neve. In tutta questa serie di eventi non va persa ne' guadagnata una goccia d'acqua: l'acqua semplicemente trasforma il suo stato fisico e si sposta da un serbatoio all'altro, dando vita al ciclo dell'acqua o ciclo idrologico. Alla base del meccanismo che tiene in moto questo ciclo vi sono l'energia apportata dal calore del Sole e la forza di gravità della Terra. Per studiarlo in dettaglio, lo suddividiamo in due fasi principali. La fase atmosferica. Il Sole riscalda la superficie della Terra e provoca una continua evaporazione delle acque superficiali: si formano così masse di vapore che si muovono trasportate dai venti. Buona parte del vapore acqueo è originato dall'acqua contenuta negli oceani, nei mari e nei laghi, ma anche dalle terre emerse, i cui suoli sono impregnati di umidità. Un'altra parte del vapore acqueo proviene dalla biosfera ed è prodotta dalla traspirazione delle piante. La fase terrestre. Raffreddandosi, il vapore acqueo condensa e forma le nuvole, che possono spostarsi su qualsiasi punto della superficie del pianeta. Quando dalle nuvole cadono la pioggia o la neve, l'acqua viene restituita sotto forma liquida al serbatoio marino e ai serbatoi continentali. Dal serbatoio marino l'acqua può subito rievaporare e dunque ricominciare un altro ciclo. Se invece piove sulla terraferma, l'acqua segue altri percorsi prima di evaporare di nuovo. Una parte può rimanere immagazzinata sotto forma di ghiaccio, se precipita ad alte quote o sulle calotte polari. Un'altra può cadere al suolo e qui venire convogliata negli alvei dei corsi d'acqua, che la trasportano di nuovo al mare, passando a volte per il serbatoio temporaneo dei laghi. infine un'altra parte ancora può filtrare lentamente attraverso il terreno e accumularsi nelle fratture e nei minuscoli interstizi delle rocce del sottosuolo. Qui l'acqua forma riserve sotterranee chiamate falde acquifere. In ogni caso la forza di gravità sospinge l'acqua verso il basso. e dunque la sua destinazione ultima è sempre il mare, detto anche livello di base. Quando l'acqua evapora, non porta con sé i sali disciolti e le eventuali altre sostanze che contiene, per esempio 2 B2 - LA SFERA DELL'ARIA - Incontro con le scienze integrate - Zanichelli detriti solidi e sostanze inquinanti. Per questo l'acqua che cade dal cielo (se non incontra strati d'aria inquinati) è quasi pura, come l'acqua distillata prodotta in laboratorio. 4. Le acque salate Il 97% dell'acqua presente sulla Terra si trova nei tre grandi oceani (Atlantico, Pacifico e Indiano) e nei mari ad essi collegati. L'acqua del mare ha un caratteristico sapore salato, conseguenza dell'alta concentrazione di sali presenti in soluzione. Un litro di acqua marina (ossia poco più di 1000 g) contiene in media 35 gr di saIi disciolti. Si dice che la salinità è pari al 35 per mille e si scrive 35‰. I valori della salinità differiscono da zona a zona. La salinità media del Mediterraneo è circa il 38‰; quella del Mar Rosso il 40‰; nel Mar Baltico si toccano, invece le punte più basse, con una salinità di appena il 5‰. Queste differenze di salinità sono dovute alle diverse intensità di evaporazione, alla quantità di precipitazioni e all'apporto di acqua dolce da parte dei fiumi. Dove l'evaporazione è molto intensa, la salinità è elevata (per esempio nelle acque dei Tropici rispetto a quelle polari). Nei bacini interni come il Mar Morto. fra Israele e Giordania, dove il clima arido favorisce l'evaporazione e l'apporto fluviale è scarsissimo, la salinità raggiunge il 240‰, di conseguenza la densità dell'acqua è molto alta e si galleggia facilmente. Dove si ha un forte afflusso di acqua dolce dalla terraferma la salinità diminuisce, perché i sali vengono diluiti; lo stesso accade dove si ha un clima umido e piovoso. Il cloruro di sodio (NaCl), il comune sale da cucina, costituisce da solo il 77% (circa 27 g/l) dei sali presenti in soluzione nell'acqua dei mari. Seguono il cloruro di magnesio (MgCl2, responsabile del sapore amaro dell'acqua marina), con circa 4 g/l e vari solfati e carbonati che, complessivamente, assommano a circa 3 g/l. I sali disciolti nel mare vengono spesso utilizzati dagli esseri viventi. Alcuni sali costituiscono, insieme all'anidride carbonica (CO2), il "cibo" principale di organismi fotosintetici come le alghe, e sono chiamati nutrienti. La massima concentrazione di nutrienti si ha nelle acque costiere, dove giungono gli scarichi delle attività agricole e industriali dell'uomo. L'acqua del mare contiene anche sostanze non solubili in sospensione, come particelle minerali e sostanze organiche, oltre a numerosi gas disciolti, tra cui soprattutto ossigeno, anidride carbonica e azoto. La temperatura dell'acqua negli oceani diminuisce con la latitudine e con la profondità. In superficie, all'Equatore supera i 25 °C, alle medie latitudini è di 15-20 °C, mentre ai Poli è vicina allo zero. Con la profondità, la temperatura si abbassa dapprima gradualmente e poi, dai 500 ai 1000 m circa, presenta una rapida diminuzione; questo intervallo di profondità è chiamato termoclino. La temperatura media delle acque profonde degli oceani è di circa 2 - 3 °C. A causa del suo contenuto di sali, l'acqua di mare ha un punto di congelamento più basso di quello dell'acqua pura: un mare con salinità del 35‰ ghiaccia soltanto se la temperatura scende a -1,9 °C. Poiché durante il congelamento l'acqua si separa dai sali. il ghiaccio che si forma in superficie non è salato, mentre l'acqua liquida sottostante diventa più salata . È quanto accade nelle regioni polari, dove la formazione del ghiaccio aumenta la salinità dell'acqua. 5. I movimenti del mare: correnti, onde e maree Studiando l'atmosfera abbiamo scoperto che le masse d'aria sono soggette a quei movimenti che chiamiamo venti. Analogamente, anche la grande massa d'acqua degli oceani è soggetta a grandi movimenti che la rimescolano continuamente: le correnti, le onde e le maree. Le correnti marine. Le correnti marine possono essere paragonate a irnmensi fiumi che scorrono in un letto d'acqua seguendo un percorso quasi costante. La loro velocità, di pochi metri al secondo, è molto minore rispetto a quella dei venti. Le cause delle correnti marine sono: 3 B2 - LA SFERA DELL'ARIA - Incontro con le scienze integrate - Zanichelli i venti, che soffiando sulla superficie delle acque ne mettono in moto la massa; essi sono responsabili principalmente delle correnti superficiali; le differenze di densità, dovute alle differenze di temperature o salinità (o a entrambe). Esse sono responsabili soprattutto dei rimescolamenti delle acque in senso verticale. Alle alte latitudini, vicino ai Poli, le acque sono più fredde e più dense, e tendono dunque a scendere in profondità. Viceversa, alle basse latitudini. vicino all'Equatore, sono più calde e perciò meno dense. Per lo stesso principio che promuove la circolazione dell'aria atmosferica, anche nella massa delle acque oceaniche si hanno grandi movimenti convettivi dovuti alla differenza di densità tra le acque calde delle basse latitudini e le acque fredde polari. Il complesso movimento delle acque superficiali e profonde è influenzato anche da altri fattori, come i venti dominanti e l'effetto Coriolis, dovuto alla rotazione terrestre. Le onde. Le onde sono oscillazioni verticali delle acque prodotte dal vento sulla superficie del mare. Quando vediamo "passare" un'onda abbiamo l'impressione che l'acqua si stia effettivamente spostando orizzontalmente. Ma il movimento dell'acqua è sostanzialmente un movimento verticale, in su e in giù. Ciò risulta evidente se si osserva un qualsiasi oggetto galleggiante: oscilla in su e in giù senza spostarsi in avanti. Ciò che si sposta lateralmente è solo la "forma" dell'onda, cioè l'alterazione causata dalla forza del vento. In realtà, le particelle d'acqua compiono un moto circolare: al passaggio dell'onda vengono sollevate, spostate un po' in avanti, poi abbassate e spostate un po' all'indietro. In prossimità della riva, in acque poco profonde, queste traiettorie circolari diventano ellittiche, cioè schiacciate. In questa situazione, infatti, l'attrito con il fondo rallenta la velocità di spostamento delle particelle d'acqua a contatto con esso, le quali a loro volta rallentano quelle soprastanti, e così via. Pertanto, le particelle d'acqua in superficie si trovano a essere più veloci, e dunque in anticipo, rispetto alle particelle d'acqua sottostanti. Ne consegue il crollo in avanti dell'onda che, come si usa dire, si "rompe", formando il frangente. Nel frangente si ha uno spostamento orizzontale delle particelle d'acqua. Questo fenomeno è sfruttato, per esempio, dai surfisti per "cavalcare" le creste delle onde. Dopo essersi riversata sulla riva, l'acqua del frangente torna al mare con la risacca. Le maree. Le maree sono il periodico elevarsi e abbassarsi del livello dell'acqua del mare, dovuto all'attrazione gravitazionale della Luna e, in misura minore, all'attrazione gravitazionale del Sole. L'attrazione gravitazionale della Luna provoca un sollevamento delle acque oceaniche sulla parte della Terra rivolta verso di essa e in quella diametralmente opposta: è l'alta marea. Al tempo stesso, nelle regioni adiacenti si ha un abbassamento del livello marino dovuto allo spostamento dell'acqua verso le regioni di alta marea: è la bassa marea. A causa della rotazione terrestre, nell'arco della giornata le zone in cui si verifica l'alta marea si spostano sulla superficie del pianeta. In questo modo si hanno, in ogni punto del mare, due alte e due basse maree al giorno. In pratica, il mare avanza e si ritira ogni sei ore circa. Anche il Sole esercita un'attrazione gravitazionale sulla Terra, ma la sua forza sulle acque è decisamente minore. Infatti, pur avendo una massa molto maggiore di quella della Luna, il Sole è di gran lunga più lontano dalla Terra, pertanto il suo effetto gravitazionale è più debole. Nei periodi di Luna piena e di Luna nuova, Terra, Sole e Luna si trovano allineati, e si hanno le massime oscillazioni di marea, perché gli effetti di attrazione del Sole e della Luna si sommano. Invece, al primo e ultimo quarto di Luna, i due effetti si contrappongono e si hanno le maree minime. In Italia, nello stretto di Messina, le differenze di marea tra Tirreno e Ionio e l'incontro-scontro tra le loro acque con caratteristiche (salinità, temperatura, densità) diverse generano correnti ed estesi gorghi, la cui presenza ha alimentato in passato la leggenda di Scilla e Cariddi. due voraci mostri marini in grado di ingoiare le imbarcazioni o di farle naufragare. 4 B2 - LA SFERA DELL'ARIA - Incontro con le scienze integrate - Zanichelli 6. Le acque dolci del ghiacciai, del fiumi e del laghi Analizziamo ora la parte di idrosfera costituita dalle acque dolci dei ghiacciai e dalle acque dolci continentali che scorrono sulla superficie terrestre. Il volume delle acque continentali, costituite soprattutto dai laghi e, in minor 3 misura, dai fiumi, ammonta a circa 200.000 km . I ghiacciai. La maggior parte dell'acqua dolce del pianeta è ghiacciata ed è concentrata nelle calotte polari. Al Polo sud un'immensa calotta glaciale ricopre l'Antartide, un continente grande come l'Europa e la Russia europea messe assieme. Al Polo nord la maggior parte del ghiaccio è marino, e copre il Mar Glaciale Artico, mentre una calotta glaciale, molto più piccola di quella antartica, copre la Groenlandia. I ghiacciai si formano Ià dove il clima è abbastanza freddo da far sì che la quantità di precipitazioni nevose invernali superi la quantità di neve che fonde quando fa più caldo. Le nuove nevicate alimentano la massa del ghiacciaio, come la pioggia alimenta i fiumi. La neve che si accumula nei bacini di raccolta si compatta sotto il peso della neve sovrastante e si trasforma gradualmente in ghiaccio. Dai bacini di raccolta i ghiacciai scendono come grandi lingue lungo le valli. Per azione del proprio peso, il ghiaccio si muove, scorrendo alla velocità di qualche decina di centimetri al giorno (per i ghiacciai alpini). Nel suo movimento frantuma le sporgenze rocciose dei pendii e trasporta detriti che poi deposita sia ai lati sia sulla parte frontale del ghiacciaio, formando accumuli di materiali rocciosi di diverse dimensioni, chiamati morene. Al di sotto di una certa quota il ghiaccio tende a fondere e l'acqua di fusione dà origine a un corso d'acqua. I fiumi. Un fiume è un corso d'acqua alimentato in modo diretto dalle acque piovane o di fusione dei ghiacciai o anche, indirettamente, dalle sorgenti sotterranee delle falde che fuoriescono in superficie. Le acque fluviali si raccolgono negli alvei (o letti), in cui scorrono verso il basso guidate dalla forza di gravità. Nelle zone più elevate, in montagna o in collina, piccoli corsi d'acqua si formano a partire dalle sorgenti; poco alla volta confluiscono a formare torrenti, che a loro volta si uniscono in corsi d'acqua maggiori, fino a formare il ramo principale del fiume. Risalendo un fiume dalla foce troveremo via via un gran numero di ramificazioni. L'insieme di tutte queste ramificazioni costituisce il reticolo idrografico. L'area su cui si sviluppa il reticolo idrografico di un flume viene chiamata bacino idrografico o bacino imbrifero del fiume. Il percorso di un fiume può subire delle variazioni nel tempo, tanto da essere deviato, come accade, per esempio, in seguito a un fenomeno detto cattura fluviale. Tale fenomeno avviene di solito quando la capacità erosiva di un corso d'acqua che scende da un versante è abbastanza forte da demolire un tratto di spartiacque e integrare le acque di un corso del versante opposto dalla minore capacità erosiva. Nella parte alta del loro bacino idrografico i fiumi hanno caratteristiche torrentizie. Ciò significa che, per via dell'alta pendenza del loro alveo, qui le acque scorrono impetuose, trasportando con sé detriti più o meno grossolani. Più a valle, dove la pendenza diminuisce e il fiume entra nelle zone pianeggianti, i rami minori si uniscono a formare un grande corso d'acqua principale, che scorre più lentamente, trasportando anche grandi quantità d'acqua. Durante un periodo di forte pioggia tutti i corsi d'acqua portano contemporaneamente a quello principale ingenti quantità d'acqua: si può avere cosi una piena. Giunto al mare, il fiume può sfociare in diversi modi. Se la sua corrente è molto forte e la capacità di trasporto dei detriti alta, a patto che le correnti marine siano abbastanza deboli lungo la riva e il mare non presenti dislivelli significativi di maree, si può formare un accumulo di materiale alla foce, che in questo caso viene detta a delta e ha una caratteristica forma a ventaglio. Se invece è la forza del mare a prevalere, si formerà una foce a estuario, con il mare che penetra all'interno della costa asportando i materiali che si sono depositati. I laghi. Un lago si forma quando l'acqua proveniente da uno o più fiumi si accumula prima di arrivare al mare. Ciò accade in presenza di particolari situazioni, come l'esistenza di una conca o lo sbarramento del fiume da parte di un ostacolo, che permettono all'acqua di raccogliersi in grande quantità. Esempi di conche in cui si raccolgono le acque lacustri sono i crateri di vulcani spenti (laghi vulcanici) e le cavità formate dall'azione erosiva di un ghiacciaio (laghi di escavazione glaciale). Esempi di laghi di sbarramento sono quelli provocati da grandi frane, che bloccano il corso del fiume, e i laghi artificiali che si formano alle spalle delle grandi dighe. I laghi rappresentano comunque una fase di transizione 5 B2 - LA SFERA DELL'ARIA - Incontro con le scienze integrate - Zanichelli del paesaggio, e in un periodo di tempo che va da 5000 a 20.000 anni possono sparire, colmati dai sedimenti. Alcuni fra i laghi più duraturi si trovano in profonde valli tettoniche formate da spaccature della crosta createsi in seguito ai movimenti delle placche litosferiche. Sono detti laghi tettonici e tra essi troviamo il lago Bajkal in Russia e il già citato Mar Morto, impropriamente denominato mare: in realtà è un lago di origine tettonica che occupa una profonda depressione della crosta terrestre. 7. Le acque sotterranee Il sottosuolo è spesso costituito da ghiaie e sabbie, o da rocce porose e fratturate. In questi casi l'acqua delle precipitazioni si infiltra lentamente nei piccolissimi pori tra i granuli detritici o lungo le fratture, penetrando in profondità e imbevendo il sottosuolo come una spugna. I terreni e le rocce in cui è possibile la circolazione dell'acqua sono detti permeabili. Tipici materiali permeabili sono le ghiaie e le sabbie già citate, le arenarie e i calcari fratturati. Quelli in cui, invece, la circolazione è impossibile o estremamente difficoltosa sono detti impermeabili. Tra questi ultimi abbiamo, per esempio, i terreni e le rocce argillose o i calcari compatti. Per effetto della gravità, le acque possono penetrare a profondità notevoli, finché non incontrano uno strato impermeabile che ferma la loro discesa e le costringe ad accumularsi nelle rocce porose soprastanti, formando riserve d'acqua dolce. La zona occupata dalle acque sotterranee prende il nome di falda acquifera o falda freatica. Le acque sotterranee sono presenti anche dove non ce l'aspetteremmo mai. Al di sotto del deserto del Sahara si trova un'enorme falda acquifera, con una superficie complessiva pari a due volte l'Italia. L'origine di questo immenso serbatoio risale a un passato remoto in cui il clima della regione era molto più piovoso dell'attuale e le acque che scorrevano in superficie filtravano nel sottosuolo. A causa della sua antichità, quest'acqua è definita "fossile". In Libia un monumentale acquedotto preleva l'acqua fossile dal cuore del deserto e la convoglia alle rive del Mediterraneo, dove viene utilizzata per la popolazione e le colture agricole. Nelle falde, il cui spessore può variare da una decina a un centinaio di metri, l'acqua si muove lentamente attraverso le porosità del terreno. Quando la superficie di falda interseca la superficie terrestre, l'acqua può uscire all'esterno formando una sorgente. La superficie della falda può essere raggiunta anche scavando pozzi. Nel suo lento cammino, l'acqua delle falde acquifere può sciogliere i sali contenuti nei terreni attraversati e così, quando esce dalla sorgente, può essere più o meno ricca di sali minerali. Controllando l'etichetta di una bottiglia d'acqua minerale ci si può rendere conto del gran numero di sali (sotto forma di ioni) in essa presenti. Nel sottosuolo può avvenire che l'acqua di una falda resti imprigionata tra due strati impermeabili e vada sotto pressione. In questo caso, se si perfora lo strato impermeabile superiore, l'acqua sotto pressione sale spontaneamente nel pozzo e può anche zampillare in superficie. Falde e pozzi di questo tipo sono detti artesiani. Le falde acquifere rappresentano, dopo i ghiacciai, la maggiore riserva d'acqua dolce del globo. In molti casi l'acqua degli acquedotti delle nostre città viene prelevata da questi serbatoi sotterranei tramite profondi pozzi. I liveIli delle falde non rimangono sempre costanti, ma oscillano a seconda degli apporti (piogge, irrigazioni) e dei prelievi dai pozzi. Quando in una regione sono concentrati numerosi pozzi che estraggono grandi quantità d'acqua, il livello della falda nel sottosuolo si può abbassare notevolmente. 6