«IdiaridiiWoman»–collanadirettadaSaraManfuso [email protected]àdeiPellegrini1,00186Roma AcuradiSPIN-StrategyPoliticsImageNewsmaking-www.spinteam.it n.2–21marzo2017 «IdiaridiiWoman»–n.2/21marzo2017 2 INDICE 1.Ilcorpo:un’operad’arte?........................................................................................4 2.Ilcorpoeisuoimodelli............................................................................................7 3.Lagenesiimitativadeidisturbialimentari.............................................................11 4.Modellicorporeienew-media..............................................................................14 5.Questononèilmiocorpo.....................................................................................17 Bibliografia.................................................................................................................19 «IdiaridiiWoman»–n.2/21marzo2017 3 Idisturbialimentarinell’eradeinewmedia diClaudioTarditi* Vienitudalcieloprofondoosorgidall’abisso,Bellezza? CharlesBaudelaire 1.Ilcorpo:un’operad’arte? "Il nostro corpo è paragonabile a un’opera d’arte": così si esprime uno dei più grandi filosofi francesi del Novecento, M. Merleau-Ponty, nella sua Fenomenologia della percezione1. Non soltanto un’affermazione poetica o evocativa, ma un’immagine che, cometale,dàapensare.Perchémaiilnostrocorpo,chemoltospessononcipiace,odel quale addirittura in certe occasioni ci vergogniamo, dovrebbe essere considerato addirittura"un’operad’arte"?L’esperienzacomunesembrerebbedirciproprioilcontrario: specieconl’approssimarsidell’estate,lacosiddetta"provacostume"nonè,almenoperla maggiorpartedinoi,un’occasioneprivadiansieepreoccupazioni,allequalicerchiamodi porrerimediosottoponendociadieteoaestenuanti(espessoinutili)seduteinpalestrao afrequentisessionidijoggingneiparchidellenostremetropoli. Tuttavia, al di là degli aspetti un po’ grotteschi di questi fenomeni di costume, traspareundatomoltorilevante:sindallanostrainfanzia,siamocoinvolti‒quasisempre inconsapevolmente‒inunprocessodi"costruzione"delnostrocorpo,cioèinunaseriedi tentativi di renderlo il più possibile conforme a un modello di bellezza a cui vorremmo aderirepienamente.Ora,dadoveprovengonotalimodelliedadovetraggonolaforzacon cui riescono a imporsi su di noi, tanto da influire così fortemente sulla nostra vita quotidiana? *DocentediAntropologiafilosoficaall’UniversitàPontificiaSalesianadiTorino M.Merleau-Ponty,Fenomenologiadellapercezione,2003,p.216. 1 «IdiaridiiWoman»–n.2/21marzo2017 4 Inquestobrevetesto,vorreifornirealcunispuntidiriflessionepercomprendere meglio come l’esperienza che ciascuno fa del proprio corpo sia soggetta a una molteplicità di fattori ‒ psicologici, antropologici, culturali ‒ che, in certi casi tutt’altro che sporadici, possono creare condizioni favorevoli allo sviluppo di vere e proprie patologiepercettivecheconducono,peresempio,avaritipididisturbialimentari,dicui l’anoressiaelabulimiasonoipiùtristementenoti.Certo,incondizioni"normali"ciònon accade: eppure, il confine tra i comportamenti alimentari "normali" e "anormali" è estremamente sottile e, di conseguenza, tutti siamo esposti a rischi di questo genere. A mio parere, iniziare a far luce sulle disfunzioni alimentari nei loro legami con il rapporto che tutti intratteniamo con i nostri modelli significa favorire la diffusione di quel senso criticoingradodiprevenireaboriginel’insorgenzadivereeproprie"patologieesistenziali" edeilorospessotragiciesiti.Infatti,selacostruzionedelcorpoattraversoilconfrontocon i modelli che ci circondano può dare luogo a tali patologie, che in psicologia sono denominate DCA2, la plasticità e il dinamismo che caratterizzano il nostro corpo aprono ampispazientrocuiogniindividuopuòprenderecoscienzadellapropriacorporeitàedei fattori culturali che vi influiscono, causando eventualmente disagi e tensioni. Pertanto, è decisivo comprendere tali dinamiche di imitazione dei modelli che assumiamo, quasi sempreinconsapevolmente:inquestosenso,unachiarapresadicoscienzadelproblema necostituiscegranpartedellasoluzione. ComesostieneilsociologoLeBreton,ilcorpononèun’evidenzaempiricacomelo sonoidatidinatura:nonesisteinsé,maèunadirezionediricerca3.Noinonvediamomai ilcorpo,mailcorpodiuominiedonneincarnati,cioèilcorpodiognisingoloindividuoche incontriamo. Molti antropologi parlano infatti di “incorporazione” piuttosto che di “corpo”4;delresto,lostessoMerleau-Pontyritienecheilcorpononsiasoltantoun’entità biologica,maancheunfenomenostorico-culturale.“Incorporazione”significadunqueche ilcorpo“prendecorpo”,cioèprendeformainuncorposociale:èsemprel’effettodiuna costruzionesimbolicae,cometale,nonpuòessereseparatodallaproduzionedelleforme 2 AcronimodiDisturbiComportamentoAlimentare. 3 D.LeBreton,Antropologiadelcorpoemodernità,2007. 4 I.Gamelli,Pedagogiedelcorpo,2011. «IdiaridiiWoman»–n.2/21marzo2017 5 culturaliestoricheentrolequalisimanifesta.ÈpropriociòcheintendeFoucaultquando parladicorpidocili,addomesticati,esostienecheognisocietàplasmaicorpi,liorienta,li disciplina, li celebra5. In altre parole, il corpo e i vari tipi di sofferenza psicologica ed esistenzialeaessoconnessisonostrettamentelegatialcontestoculturale:inbreve,sono espressionedeivaloriculturalidominantiinunacertaareaeinuncertotempo. In sostanza, il corpo è ciò che noi facciamo del corpo stesso. Molti studi sperimentali dimostrano che il processo di costruzione del corpo inizia molto presto: il momento in cui il bambino riconosce la propria immagine allo specchio è decisivo per l’emergere del senso della propria identità. Alcuni autori tendono a collocare questo processo nel primo anno di età, mentre altri ne estendono le implicazioni fino alla conclusionedelterzoanno.6Leprimedescrizionicheilbambinoforniscedisésiriferiscono quasi esclusivamente agli attributi fisici: fa grande uso di paragoni comportamentali, ad esempiosipresentacome“piùvelocedialtrinellacorsa”,ecc.Secondomoltipsicologi,il momentodisvoltanelrapportoconilpropriocorposicollocanellafaseadolescenziale,in cuilecertezzerelativealpropriocorpovengonomenoel’individuonesviluppadinuove, tenendo conto sia delle metamorfosi anatomiche e fisiche sia delle attese sociali circa l’identità corporea tipizzata. È proprio in questo periodo che il punto di vista altrui sul proprio corpo diventa essenziale: l’adolescente è sempre “in cerca di conferme”, che diventanodirimentinellafondazionedellasuaidentità. Èunmomentoassaidelicatoperilfuturodiogniindividuo:leeventualifrustrazioni o violenze psicologiche in questa fase di riconfigurazione dell’identità corporea hanno conseguenze gravissime anche in età adulta. Basti pensare a quanto i fenomeni di bullismo, che molto spesso prendono di mira l’aspetto fisico del perseguitato, enfatizzandone le imperfezioni o attribuendogliene altre in modo del tutto infondato e pretestuoso, abbiano gravissime ripercussioni sull’identità corporea in età adulta. Infatti, l’apprendimento di modelli di comportamento e l’esperienza che un’adolescente fa di se stesso nel contesto delle relazioni cui attribuisce valore lo rendono estremamente 5 M.Foucault,Poteriestrategie.L’assoggettamentodeicorpiel’elementosfuggente,1994. 6 C.H.Cooley,HumanNatureandtheSocialOrder,1902. «IdiaridiiWoman»–n.2/21marzo2017 6 suscettibileaquelleformediidentitàchepercepiscecomemigliorgaranziadisuccessoe chebenprestoassumeràcomepropriomodello.Inquest’ottica,indagarealcuniprocessi implicati nella formazione della consapevolezza del sé corporeo consente una miglior comprensionedialcuneimportantiformedidisagiopsicologicogeneratedallafratturatra l’opinione del singolo individuo sul proprio corpo e il “corpo ideale” a cui tende. Le frustrazionichetalecorpoidealegeneranell’individuo,riscontrabiliinparticolareneicasi di disturbi alimentari, possono essere considerate come esempi estremi degli stessi processi psicologici che anche nei cosiddetti "casi normali" generano disaffezione, insoddisfazione,insofferenzaperilproprioaspettofisico. In ultima analisi, la percezione del proprio corpo dipende essenzialmente dal confrontoconglialtriedalleopinionicheessicitrasmettonocostantemente.Sitrattadi un processo di lunga durata che inizia nei primi anni di vita e che, sostanzialmente, non termina mai. Pensiamo, per esempio, a metafore come “sono diventato un barile”, “mi sentounamongolfiera”,“ilmiocorpononbruciacomequellodeglialtri”.Èevidentecheil corpo ‒ nostro e altrui ‒ viene giudicato in base a una molteplicità di aspetti inerenti la cultura di riferimento in cui è situato. Poiché il corpo è rivestito dalla pelle, che ne rappresentailconfinecheciseparadalrestodelmondo,permoltigiovani,peresempio, farsi un piercing esprime una volontà di riappropriazione del corpo, al fine dimostrare la propria appartenenza o disapprovazione nei confronti di una certa cultura o di un certo gruppo. Il corpo diventa, pertanto, materia malleabile, da modellare secondo schemi culturali:dasempregliuominilomodellano,loscolpiscono,loabbelliscono.Etalvolta,nei casipiùgravididisturbialimentari,lodistruggono. 2.Ilcorpoeisuoimodelli Che certe culture, come per esempio la nostra, abbiano una forte influenza sui comportamenti alimentari è cosa ben nota da più di un secolo. Tuttavia, non sempre la magrezzaèstataannoverataneicanonidellabellezzafemminile.Giànel1911,ilmedico «IdiaridiiWoman»–n.2/21marzo2017 7 francese F. Heckel7 osservava in alcune sue pazienti una certa resistenza a dimagrire dovutaproprioagliimperatividellamodadiqueglianni.Egliricordacomeognidonna,al fine di avere un vistoso decolté, dovesse cercare di ingrossare la parte alta del proprio corpo,dalcolloalseno,cosaimpossibilesenzacheingrassasseancheilrestodelcorpo.Se, perragionidisalute,lefossestatonecessariodimagrireallivellodellavita,avrebbedovuto accettare di rimpicciolire anche il proprio seno. Si sarebbe trattato di un vero e proprio sacrificio, osserva Heckel, in quanto ciò significava rinunciare a ciò che tutti ritenevano bello. In un passo decisamente spassoso de L’interpretazione dei sogni di Freud, emerge chiaramente come la magrezza non fosse ancora, a quell’epoca, il canone estetico supremo.Freudriportaleseguentiparolediunapazienteapropositodiunsogno:"Volevo organizzareunacena,manonavevonienteincasa,tranneunpo’disalmoneaffumicato. Pensaidiuscireecomprarequalcosa,mamiricordaicheeradomenicapomeriggioeche tuttiinegozieranochiusi.Alloracercaiditelefonareaqualchefornitore,mailtelefonoera guasto. Perciò dovetti abbandonare l’idea di organizzare una cena"8. Durante la seduta psicanalitica,Freudscoprechelapazienteeraappenastataacenadaun’amicagolosadi salmone, di cui è gelosa perché suo marito ne parla molto bene. "Fortunatamente, nota Freud, questa amica era molto magra, e a suo marito piacevano le donne formose." La paziente non si sarebbe affatto preoccupata se l’amica magra non le avesse mostrato apertamenteilsuodesideriodiingrassaredomandandole:"Quandociinviteraidinuovoa cena?Simangiasemprecosìbene[date]!"Freudspiegacosìilsogno: "Ècomeselei[la paziente] si fosse detta: Ma certo! Dovrei invitarti a cena a casa mia, in modo che tu diventipiùgrassaeattiriancoradipiùmiomarito!Piuttosto,nonorganizzeròmaipiùuna cena!"TuttaviaFreudprecisachequestosognonecessitadiun’"altrainterpretazionepiù sottile".Lapazientesperacheildesideriodellasuaamica,quellocioèdiingrassare,nonsi avverimai,manelsuosognoèunodeisuoidesiderichenonsiavvera.Freudviriconosceil segnocheinqualchemodolapazientesièmessaneipannidell’amica,cheinaltritermini 7 F.Heckel,Lesgrandesetpetitesobésités,1911. 8 S.Freud,L’interpretazionedeisogni,2012,p.133. «IdiaridiiWoman»–n.2/21marzo2017 8 "si è identificata con lei", l’ha presa a modello. Così, mentre la prima interpretazione evidenzia la rivalità tra la paziente e la sua amica, la seconda sottolinea una certa identificazionetraleduedonne. Un rapporto di rivalità tra due individui che si identificano reciprocamente, ecco ciòcheR.Girardchiamarivalitàmimetica,ossial’ideacheogninostrodesiderio(epiùin generale ogni comportamento umano) sia determinato da un modello che, più o meno inconsapevolmente, imitiamo e di cui diventiamo molto spesso rivali, con conseguenze violente difficilmente prevedibili9. Tali rapporti rivalitari – suscettibili di aggravamenti improvvisi e sconcertanti – sono strutturati dall’imitazione di un modello. Ne La pietra delloscandalo,Girarddescriveun’esperienzamoltocomune:unindividuotendelamanoa un altro individuo, che ricambia porgendo la sua e compiendo così il rito pacifico della stretta di mano10. La buona educazione esige che, dinanzi alla mano tesa dell’altro, egli faccialostesso.Mase,perunaragionequalsiasi,unodeiduerifiutalamanoall’altro,ecco cheimmediatamenteanchel’altroloimita,ritiralasuamano,dimostrandounadiffidenza ugualeomaggioreaquelladelprimo.Nientedipiùnormale,sipotrebbepensare.Eppure, se si riflette un istante, è facile comprendere come il rifiuto dell’imitazione generi la riproduzionedelrifiuto,ossiaun’altraimitazione.Pertanto,ancheladdovecisisottraealla mimesi,sigeneranell’altrolamimesidell’attodirifiutodellamimesi,ossiaun’altraforma di mimesi. L’imitazione che avrebbe dovuto confermare l’accordo attraverso la stretta di manoricompareperrafforzareildisaccordo.Sempredipiùl’imitazionetrionfaestruttura ognirapportoumano:anchenelcasoincuiunindividuorinuncialmimetismo,certamente un altro lo ridesterà non per rinsaldare il rapporto in procinto di rompersi, bensì per confermarelarotturariproducendolamimeticamente.Daquest’esempio(edainfinitialtri: bastipensarealleinfinitevariantideitriangoliamorosibasatisullarivalitàdidueindividui per il "possesso" del terzo), Girard conclude che i rapporti umani sono suscettibili di aggravarsi e impregnarsi di violenza in modo improvviso e in un’escalation difficilmente 9 Per un’analisi dettagliata del pensiero di Girard, mi permetto di rimandare al mio Desiderio, sacrificio, Perdono.L’antropologiafilosoficadiRenéGirard,2017. 10 Cfr.RenéGirard,Lapietradelloscandalo,2004. «IdiaridiiWoman»–n.2/21marzo2017 9 controllabile.Infatti,riprendendol’esempiopoc’anzidescritto,l’individuoacuièrifiutata lamano–forsepersemplicedistrazione,dunquesenzaunintentooffensivo–interpretail rifiutodell’altrocomeunattodisfidaeneriproduceilrifiutoamplificandolovistosamente, magari voltando le spalle al primo, atto che genererà certamente in quest’ultimo una reazioneancorapeggiore.Siinnescacosìunaspiraleviolentafattadirivalsereciprocheper cui non c’è un vero responsabile: entrambi, com’è prevedibile, attribuiranno all’altro la responsabilità dell’origine della spirale violenta, nata da un minuscolo e involontario malintesoamplificatoindefinitamentedalmimetismo.Ciòcheemergedaquesteanalisidi Girard è che i rapporti umani sono costituiti da una doppia imitazione costante la cui ambiguità e ambivalenza è ben espressa dal termine reciprocità. Il rapporto può essere benevolo e pacifico – buona reciprocità – o malevolo e violento – cattiva reciprocità – senzamaicessarediesserestrutturalmenteimitativo.Iconflittisigeneranononquandola reciprocità va perduta, cosa che non accade mai, ma quando da buona si trasforma, dapprimalentamentepoisemprepiùvorticosamente,incattivareciprocità. Laletteraturamodernaècosparsadiinnumerevoliesempidirivalità.Sipensiper esempio a uno dei primi romanzi di Dostoevskij, L’eterno marito. Il protagonista, una voltarimastovedovo,decidedirintracciareinumerosiamantidelladefuntamoglie.Del tutto trascurata in vita, questa donna riacquisisce il proprio valore e la propria desiderabilità soltanto dopo la morte e attraverso la mediazione degli altri uomini che l’avevano desiderata. In particolare, il marito stringe un forte legame di (apparente) amicizia con l’ultimo degli amanti della moglie, al quale fa conoscere anche la nuova compagna, quasi sentendo il bisogno di aver nuovamente conferma della desiderabilità dellapropriadonna.Traiduesiinstauracosìunlegamediidentificazione‒sottolefalse sembianzedell’amicizia‒cheèaltempostessorivalità:ilmaritosiidentificaconl’amante della moglie, vorrebbe essere come lui, dunque imita i suoi desideri e cerca la sua approvazione.Allimite,vorrebbeesserelui,eliminarlopersostituirlosottoogniaspetto. Ora,rapportidiquestogenerecaratterizzanomoltofrequentementelenostrevite, anchesenonsiamopernullapropensiadammetterlo.Inlinguaggiobiblico,chinonhamai desideratolarobad’altrioladonnad’altri"scaglilaprimapietra".Checipiacciaono,tutti abbiamodeimodelliche,piùomenofortemente,vorremmoeguagliare.Avolteconesiti «IdiaridiiWoman»–n.2/21marzo2017 10 positivi,altrevolteconrisultatidistruttivi.Comenelcasodiqueltipoparticolaredirivalità imitativachedàluogoaidisturbialimentari. 3.Lagenesiimitativadeidisturbialimentari Com’è noto, da un punto di vista medico, i disturbi alimentari possono essere caratterizzatidallapresenzadianoressia,fortedimagrimento,amenorrea.L’interruzione del ciclo mestruale è un elemento fondamentale per una corretta diagnosi, in quanto la malattia colpisce solitamente le giovani ragazze. Effettivamente il maggior numero di persone che soffrono di anoressia è costituito da ragazze giovani, per quanto anche i ragazzi inizino ad esserne affetti. Dal punto di vista clinico, l’anoressia può presentarsi sotto forma di un semplice rifiuto nei confronti dell’alimentazione o, in modo più complesso, come bulimia seguita da vomito autoindotto. La perdita di peso può essere perseguitaancheattraversoun’eccessivapraticasportivaol’usodilassativiediuretici.In controtendenza rispetto alle interpretazioni psicanalitiche, che individuano la radice del problemanell’inconsciodell’individuo,Girardspiegal’anoressiacomel’estremorisultatodi una rivalità che si sviluppa non solo tra due persone, ma al livello dell’intera società11. Tuttavia, dal momento che noi tutti desideriamo dimagrire, o almeno identifichiamo la bellezzafisicaconlamagrezza,bisognamettereinquestionel’idea,alquantodiffusa,chei disturbi alimentari colpiscano soltanto particolari soggetti affetti da disturbi psicologici oscuramente annidati nella loro psiche. Non è più tempo di chiudere gli occhi dinanzi a questi fenomeni: almeno potenzialmente, i disturbi alimentari possono insorgere in ciascuno di noi. Per una ragione molto semplice: i disturbi alimentari non sono causati unicamentedadisagipsicologicisoggettivimasonoinnanzitutto"patologiedeldesiderio" cheaffondanoleproprieradiciinunadegenerazionedelrapportocoimodellidibellezza che la nostra cultura ci propone costantemente. In breve, tutti siamo in qualche misura espostialrischiodeidisturbialimentari. 11 R.Girard,Anoressiaedesideriomimetico,2009. «IdiaridiiWoman»–n.2/21marzo2017 11 Inaltritermini,anzichéessereprofondamentenascostonellapsichedelpaziente,il motivo è perfettamente rintracciabile nello spirito del nostro tempo. Basta accendere la televisione o sfogliare una rivista femminile per accorgersi della proliferazione di modelli cheinduconoaldesideriodidimagrire.EccoperchéGirardvedenell’attualeaumentodei casidianoressiaunaconfermaeclatantedellaforzasemprepiùirresistibilecheimodelli del desiderio esercitano nella società contemporanea. Bisogna tuttavia sottolineare che, ancheseinizialmenteildesideriodidiventareunoggettodidesideriosessualeèpresente (per esempio, per le donne il piacere agli uomini), le rivalità mimetiche tendono a diventare autonome. Allorché oltrepassano una certa soglia, perdono di vista la posta in giocoiniziale.Tuttociòcherimaneèalloraildesideriodisuperarel’avversario.Inquesto caso,ciòsignificaesserelapiùmagraadognicosto. PerGirard,dunque,ilmotoredelmeccanismorisiedenelladinamicastessadella rivalità. Siccome le attrici e le modelle cercano di superarsi reciprocamente, diventano sempre più magre e, di conseguenza, le ragazze "normali" si percepiscono sempre più grasse.Nel1995,nelmomentoincuiGirardpresentavaadunconvegnonegliStatiUnitiil propriolavorosuidisturbialimentari,unterzodellelicealiamericanepensavadiesserein soprappeso:oggièalmenoil90%delleadolescentichesiritienetale.Lerivalitàmimetiche sono caratterizzate da una forte tendenza ad aggravarsi velocemente. Nelle ragazze anoressicheildesideriodinoningrassaresubiscelostessoprocessodiestremizzazione.È comesedicessero:Piuttostononmangeròmaipiù!Inunsaggioormaiclassicopubblicato nel1963,M.SelviniPalazzoliosserva:"Tuttelepazientihannoincomunedinonmangiare volentieri insieme agli altri. Sono terrorizzate dalla tavola domestica: preferiscono mangiaredasole,inpiedi,incucinaonellalorostanza,senzaprepararelatavola,inmodo aleatorioeprovvisorio"12.ComesottolineaGirard,untalecomportamentofaormaiparte dellospiritodelnostrotempo.Ciòchecontraddistinguelevereeproprieanoressicheèil fatto di mangiare così poco da diventare pericolosamente emaciate e smunte pur sostenendo di non avere fame. Infatti, se l’an-oressia è comunemente definita come mancanzad’appetito,gliautoridellamonografiaintitolataAnorexiaNervosamostranoche 12 M.SelviniPalazzoli,L’anoressiamentale,2006,p.23. «IdiaridiiWoman»–n.2/21marzo2017 12 "l’appetito può essere assente, ma può anche essere presente, aumentato o pervertito. Alcune pazienti soffrono di una vera e propria anoressia, e non sentono assolutamente alcun desiderio di mangiare. Altre desiderano il cibo, ma si rifiutano di mangiare. Altre ancora mangiano, e poi vomitano; in altri casi, nascondono il cibo e se ne liberano di nascosto,pernonessererimproveratidaifamiliariodaimedici.[…]Tuttavia,intuttiicasi, e anche se i motivi e gli stratagemmi possono variare, il risultato finale è: riduzione dell’introduzionedicalorie,perditadipesoesemi-infermità"13. Le pazienti affermano sempre che erano molto grasse nel momento in cui hanno iniziatolalorodietadimagrante.Nellamaggiorpartedeicasinoneranodavveroobese,ma piuttosto mal sopportavano il fatto di essere cresciute o leggermente ingrassate nel periododell’adolescenza.Bruchriportauncasotipicorisalenteall’epocaincuil’anoressia è stata riconosciuta per la prima volta dalla medicina moderna come vera e propria malattia. Nel 1868 una ragazza di quindici anni, descritta come piccola di statura ma graziosa, "guardava con invidia le sue amiche snelle lamentandosi per la sua pinguedine esagerata”14.Unannodopo,essendoilsuopesoaumentatoinmodoimbarazzante,simise adietaenelgirodiottomesisitrasformòcompletamente,diventandogracile,pallidaecol visorugoso.Parlandodellepropriepazienti,Bruchosservachenientesembradistinguere lalorodecisioneinizialedimettersiadietadall’analogadecisionepresada"innumerevoli adolescenti che tengono sotto controllo il loro peso nella nostra società così interessata allamagrezza."ComesottolineaGirard,lamaniadellamagrezzafapartedellospiritodel tempo.Ladifferenzatraquesteragazzeelealtresimanifestasoltantopiùtardi,quando "unadietainiziataconl’intentoesplicitodidiventarepiùaffascinantiepiùrispettatenon produce un miglioramento delle relazioni con gli altri man mano che il loro peso diminuisce, ma le porta ad una sorta di ritiro dalla società, che spesso si aggrava in un estremo isolamento". Per tradurre quest’osservazione in termini girardiani, si potrebbe direchel’obiettivoinizialesparisceneicasiincuiildesideriocompetitivodiesserelapiù magrahalamegliosuqualunquealtracosa. 13 E.L.Bliss,C.H.Branch,Anorexianervosa,1960. 14 H.Bruch,EatingDisorders,1974,pp.18-19. «IdiaridiiWoman»–n.2/21marzo2017 13 Come si è detto, le rivalità mimetiche tendono ad aggravarsi velocemente. Alimentarsinonèforseilbisognopiùirrinunciabileditutti?Dunquelarivalitàconipropri modelli può addirittura dominare il più elementare degli appetiti e far sì che il corpo si abbandonisinoalpropriodisfacimento? 4.Modellicorporeienew-media A partire dal periodo in cui Girard sviluppava la propria lettura mimetica dei disordini alimentari,unnumerosemprecrescentedistudiscientificihamessoinluceilruolosvolto in questo ambito dall’imitazione dei modelli mediatici. Per esempio, in uno studio sulle giovaniragazzeamericane,il69%dellepartecipantihaaffermatochelefotodidonnesulle riviste influenzava la propria concezione di corpo perfetto e il 47% che avrebbe voluto perdere peso dopo aver visto quelle foto; la percentuale totale delle partecipanti che avrebbero voluto dimagrire (66%) rappresentava più del doppio di quelle realmente in soprappeso (29%). Un esperimento condotto in un laboratorio inglese ha testato direttamente l’influenza esercitata da alcune foto di donne tratte da riviste di moda su pazienti anoressiche o bulimiche. Dopo aver trascorso soltanto sei o sette minuti a guardarequellefoto,l’impressionedellepazientidiesseretroppograsseèaumentatadel 25%. Perquantoriguardaleimmaginitelevisive,illoroenormeeffettohapotutoessere verificatoinmododrammaticoinunaregionedelleisoleFidjiincuilatelevisionefecela sua prima comparsa nel 1995. In passato, era raro trovare degli indigeni osservare una dieta,inquantolaculturatradizionalediquelleisoleconsiderasintomodibuonasaluteun forteappetitoeuncorporobusto.Ora,soltantotreannidopol’arrivodelpiccoloschermo, il74%dellelicealiintervistateaffermavaalmenoqualchevoltadisentirsi"troppograssa"e il69%avevagiàintrapresounadietaperperderepeso.Malacosapiùsconvolgenteèche l’11%diesse(inluogodello0%del1995)avevafattoricorsoall’autoinduzionedelvomito. Durante le interviste, le ragazze confermavano che i personaggi visti in televisione erano divenutideimodelliperloro.Unaragazzahaespressoildesideriodidiventarepiùaltae «IdiaridiiWoman»–n.2/21marzo2017 14 magraperesserecomeCindyCrawford,un’altrahariferitodellesueamichecheavrebbero voluto assomigliare ai ricchi studenti californiani della serie Beverly Hills 90210. Un’altra ancorahaaffermato:"VoglioimitarelestardellaserieaustralianaShortlandStreet,illoro mododivita,ciòchemangiano…".Maalloraècosìdifferentequestagiovanefidjianadalla ragazzaanoressicadescrittadaBruch,che"osservavaledonnesnelleeiragazzialti[…]e imitavaciòcheessimangiano"? Alcune anoressiche si spingono ancora più lontano nell’imitazione. Bruch riporta il casoestremodiunapazientedidiciottoannichearrivavaasoddisfareilproprioappetito osservandoipropricommensali,comesesimettessedirettamentealloroposto.Questa paziente"assumeval’identitàdichiunquesitrovassevicinoe,guardandoglialtrimangiare, li lasciava in un certo senso mangiare per lei, sentendosi poi sazia senza aver mangiato assolutamente nulla". Dopo un periodo di digiuno, la stessa ragazza spiega: "Vivo nell’eternapreoccupazioneperlamialineasperandosemprechediventipiùfine.Sedevo mangiare–questorichiedetroppaenergiamentaleperdeciderechecosamangiare,come eperché.Ognigiornomirisveglioinunaprigione,contentadelfattodiesservirinchiusa". È difficile non pensare qui al racconto di Kafka citato da Girard, Un artista della fame, il cui protagonista, incapace di trovare del cibo di suo gradimento, sceglie di diventare un campione di digiuno vivendo letteralmente rinchiuso in una gabbia senza nutrimento. Per garantire al pubblico di non barare mangiando di nascosto, alcuni guardianilosorveglianotuttalanotte,e"ilmomentoincuieglierapiùfeliceeraproprio quando, al mattino, veniva loro portata un’abbondante colazione a sue spese": esattamentecomeseessimangiasseroperlui.LepazientidiM.SelviniPalazzoliesprimono spesso la loro grande passione per il cibo sotto forma di "hobby di cucinare per gli altri, anche durante la malattia, dei piatti e dei dolci molto elaborati". Si capisce facilmente come questo apparente interesse nasconda in realtà un inconfessabile secondo fine. All’interno del gioco in cui "vince chi perde più peso", chi accetta di ingrassare perderà. Facendomangiareglialtri,l’anoressicasiassicuraunvantaggiosupplementarenellacorsa verso la magrezza. Tutto avviene come se dicesse: Piuttosto non andrò mai più a una cena…mainviteròteperfartiingrassare! «IdiaridiiWoman»–n.2/21marzo2017 15 Considerazioni analoghe possono essere fatte per il multiforme mondo del web e deisocialnetwork,chefungonodacassadirisonanzadeicomportamentiimitativi.Nonsi trattatuttaviadidemonizzareimedia,tutt’altro.Essiposseggonoaltissimepotenzialitàper creare una vera e propria cultura della consapevolezza delle rivalità imitative e, dunque, dellaspiraledistruttivaincuichiunquepuòcadereneltentativodiperderepesoinmodo incontrollato. Tuttavia, non va sottovalutato il rischio che alcuni luoghi associativi, come per esempio i gruppi Facebook, per loro natura difficilmente rintracciabili e in continua evoluzione, possano diffondere messaggi che incoraggiano un pessimo rapporto con la nutrizione e, di conseguenza, i disturbi alimentari. Qui, com’è ragionevole pensare, si aprirebbe lo spazio di discussione sulla possibilità di introdurre codici etici a cui gli amministratori dei social network dovrebbero attenersi15. Ma siamo ancora ben lungi da soluzionipraticabili. A una prima ricerca in rete, moltissimi siti riportano i risultati di unostudio israelianocondotto daYael Latzerall’Università di Haifa che imputerebbe ai social network,eaFacebookinparticolare,unagranderesponsabilitànelladiffusionedidisturbi alimentarifraleadolescenti.Secondolaricerca,condottasucirca150adolescentifrai12e i 19 anni, quanto più a lungo le ragazze passano il tempo su Facebook, tanto più è probabile che soffrano di disturbi alimentari come bulimia o anoressia. Tuttavia non bisogna sovrastimare i risultati di questo studio: l’esistenza disiti pro-anoressiaè una realtà diffusa da molto tempo, ben prima chei social network abbiano fatto la loro comparsa e si siano diffusi capillarmente.Pertanto, Facebook e i social network non possono essere identificati come causa dei disturbi alimentari,ma piuttosto come un ulteriore canale, di enorme efficienza e velocità, attraverso cui i modelli culturali più pericolosipossonotrovareespressione. Come già accennato, manca nel nostroPaese, a differenza di Francia e Stati Uniti, unaregolamentazioneprecisasulfenomenopro-anasuwebesocialnetwork.Tuttavia,va sottolineato come sia possibilearginare il fenomeno dall’internoattraverso un utilizzo 15 Vaperaltronotatocheuntalecodiceeticononriguardasoltantoimessaggipresentinelwebafavoredei disturbialimentari,mamoltialtriambitiincuilareteveicolacontenutiviolentieillegali. «IdiaridiiWoman»–n.2/21marzo2017 16 intelligente degli stessi strumenti che internet e i social network offrono. Per esempio, il sito americanoPinterestha inserito unfiltro nel proprio motore di ricercaper cui, digitando espressioni come “thinspiration”, uno dei termini più rappresentativi della culturaana,nonappaionoimmaginischeletriche,cheavrebberounimpattoimmediatoe pericolosissimo sulle adolescenti, ma unmessaggio che informa sui rischi dei disturbi alimentarie mette in evidenza il contatto dellaDisorders Association Helplinee del sitowww.nationaleatingdisorders.org. Inoltre, uno studio del 2012 pubblicato suCyberpsychology, Behavior and Social Network16 mostra che,analizzando le ricerche suGoogle AdWordsdiparole associate più di frequente asiti pro-anoressia,tali siti ricevonopiùdi13milionidicontattil’anno.Gliautorisuggerisconoquindicometaliparole chiave, come appunto “thinspiration”, potrebbero essere considerate daisiti web che tentanodifareprevenzioneefornireinformazionisucomeaffrontareseriamenteidisturbi alimentari.Inaltreparole,sitrattadicompeterequotidianamente,suinternetesuisocial network, coi contenuti pro-anoressiaal fine di mettere in campo una sorta di controinformazione che impedisca il più possibile a quei contenuti di diffondersi e porsi come modelloditanteetantiadolescenti. 5.Questononèilmiocorpo Inconclusione,vasottolineatocheunaseriaazioneoppositivaneiconfrontidiogniforma di sotto-cultura che veicola contenuti pro-disturbi alimentari non può ridursi a mere strategie informatiche volte a impedire la diffusione di tali contenuti. Anche qualora si riuscisse a espungere dall’intero web tutti i messaggi pro-anoressia, cosa peraltro improbabile, tale sotto-cultura migrerebbe in altri luoghi. La difesa e la prevenzione sul pianotecnicoèimportante,marestaimpotentesenonèaccompagnata,anzipreceduta, daunarobustaattivitàdi"alfabetizzazionealimentare"chepermettaainostriadolescenti diriconoscereautonomamenteipericoliderivantidall’assunzionedicertimodelli. 16 Lewis S.P., Arbuthnott A.E.,Searching for thinspiration: the nature of internet searches for pro-eating disorderwebsites,2012. «IdiaridiiWoman»–n.2/21marzo2017 17 Ancoraunavolta,siconfiguraunabattagliaditipoculturale.Senzaunacampagnadi sensibilizzazioneche,sindallaprimaetàscolare,educhiiragazzieleragazzeadalimentarsi correttamente e a diventare consapevoli del senso del nutrirsi insieme, fenomeni come l’anoressiaolabulimiacontinuerannoaproliferare.Perché,benprimadelrifiutodelcibo,i disturbi alimentari nascondono un radicale bisogno di senso, un senso che le nostre vite fannospessofaticaariconoscereeperseguire.Riempirelenostreesistenzedisensopuò forsepreveniredall’insanotentativodisvuotarledicibo,dienergie,divita. Dobbiamodunqueriappropriarcidelnostrocorpocomeplessoviventediformeche ci permettono di accedere al mondo, non soltanto inteso sul piano materiale, ma soprattutto come mondo di significati che possiamo e dobbiamo quotidianamente scegliere per dare senso alle nostre vite. Quando un individuo che soffre di disturbi alimentari potrà finalmente dire consapevolmente "questo non è il mio corpo", potremo alloradirediavercompiutoqualchepassoinavantiversounasocietàpiùcivileesentirci "cittadini di un mondo dotato di senso". Soltanto allora il nostro corpo potrà diventare davvero,comesuggerisceMerleau-Ponty,un’operad’arte. «IdiaridiiWoman»–n.2/21marzo2017 18 Bibliografia • BLISSE.L.-BRANCHC.H.,Anorexianervosa.NewYork:Hoeber,1960 • BRUCHH.,EatingDisorders.London:Routledge,1974 • COOLEY C.H., Human Nature and the Social Order. New York: Charles Scribner’s Sons,1902 • FOUCAULT M., Poteri e strategie. 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