Fitorimedio Biorimedio Rita Baraldi Istituto di Biometeorologia IBIMET CNR Bologna Italy PROCESSI COINVOLTI NEL FITORIMEDIO Accumulo Volatilizzazione Stabilizzazione • Fitostabilizzazione: • Fitoestrazione: • Fitovolatilizzazione: • degradazione/accumulo: Degradazione Immobilizzazione dei contaminanti Estrazione dei contaminanti dal suolo Rimozione di contaminanti dal suolo e successivo rilascio nell’atmosfera Metabolizzazione microbica dei contaminanti nella rizosfera Metabolizzazione dei contaminanti nella pianta Fitostabilizzazione Immobilizzazione dei contaminanti La fitostabilizzazione “fitosequestro” è l’uso delle piante per immobilizzare i contaminanti nel suolo e nell’acqua attraverso l’assorbimento e accumulo nelle radici o precipitazione nelle zone radicali Questo processo reduce la mobilità del contaminate e previene la migrazione nell’aria o nelle acque profonde e reduce la biodisponibilità e il rischio di contaminazione della catena alimentare. Fitoestrazione Estrazione dei contaminanti dal suolo, traslocazione e accumulo nelle radici o parte aerea Fitovolatilizzazione Il contaminante, o la sua forma metabolizzata, viene trasportato nelle foglie e liberato nell’atmosfera nel processo della traspirazione Fitodegradazione La fitodegradazione/rizodegradazione, conosciute anche come fitotrasformazione, consiste nella “rottura del contaminante” assorbito dalle piante attraverso processi metabolici che avvengono all’interno della pianta o all’esterno della pianta (nella rizosfera) attraverso enzimi Rizodegradazione Interazioni con microrganismi Il fitorimedio è applicabile per la bonifica di aree industriali dismesse, la rivegetazione di cave, discariche, di siti dove siano avvenuti episodi di inquinamenti acuti (fuoriuscita di solventi da autobotti), aree golenali inquinate, bonifiche “leggere” di terreni periurbani da adibire a coltura (orto degli anziani) Piante efficienti Robinia (Robinia pseudoacacia) Ailanto (Ailanthus altissimus) Con il nostro progetto di sperimentazione applicheremo tecniche di fitorimedio e biorimedio ecologicamente compatibili per una efficiente riduzione e bonifica dei livelli di inquinamento nei terreni della IES, attraverso l’impiego di piante, microrganismi e ammendanti del terreno. Principali inquinanti sono gli idrocarburi totali del carbonio (TPH) che contengono composti monoaromatici come il benzene, toluene, etilbenzene e xilene (BTEX) e gli idrocarburi policiclici aromatici (PAHs) come il naftalene o il benzo[a]pirene, e i composti alifatici (alcani, alcheni etc). Le specie che vengono maggiormente utilizzate per il fitorimedio di questa tipologia di inquinati sono abbastanza limitate. Tra queste le più studiate e diffuse sono i salici e i pioppi perché sono tolleranti a diversi inquinanti, hanno una crescita veloce e un apparato radicale profondo e con una superficie ampia. Anche il gelso rosso (Morus rubra) è stato usato per la sua tolleranza all’inquinamento, la sua rapida produzione di biomassa e la capacità di aumentare la degradazione dei PAHs. Anche le specie erbacee possono essere efficaci nella fitodepurazione dei suoli anche se non hanno un apparato radicale profondo come quello delle piante arboree. Metodologia sperimentale Per la sperimentazione che si propone sull’area messa a disposizione dalla IES, si prevede di utilizzare un numero di specie abbastanza ampio, considerando quelle piante già testate in vivo, come salice, pioppo e tamarice e altre specie ornamentali mai sperimentate e che quindi rappresenterebbero il primo importante caso studio. Si sceglieranno le specie tra le più diffuse sui nostri territori insieme ad arbusti che quindi possono avere un’attività fitodepuratrice su strati del terreno meno profondi. Prima di iniziare la sperimentazione sarà necessario effettuare una lavorazione del terreno per rendere omogeneo il sito sperimentale ed eseguire ulteriori e più approfondite analisi chimiche/strutturali del terreno e della popolazione microbica eventualmente presente per avere quindi la situazione ex ante e successivamente quella ex post alla fine della sperimentazione. Sarà poi indispensabile effettuare tutte quegli interventi necessari per il successo del trapianto delle piante oltre ad una fertilizzazione su tutta l’area sperimentale con N/P/K. Le specie vegetali verranno così utilizzate in 3 tesi sperimentali: 1) Tesi A di controllo (solo fertilizzazione) 2) Tesi B in cui verranno utilizzati microorganismi 3) Tesi C in cui verrà utilizzato un ammendante La sperimentazione verrà effettuata secondo un disegno a blocchi randomizzati per eliminare le possibili variabilità dovute alla localizzazione della pianta. Ciascuna tesi sarà replicata 3 volte e in ciascuna replica saranno piantate 6 esemplari di ciascuna specie arborea ed arbustiva. Una fila di bordo non soggetta a sperimentazione garantirà l’eliminazione di un eventuale effetto “bordo”. Oltre a queste tesi nel sito inquinato, si effettuerà un’ulteriore tesi di controllo su terreni non inquinati limitrofi, per poter verificare la crescita delle specie oggetto di indagini in condizioni naturali. Durante la stagione vegetativa verrà valutata la crescita e lo sviluppo delle piante attraverso misure periodiche dello sviluppo dei germogli e del numero delle foglie per valutare la tollerabilità alla presenza di inquinanti. Prima della fine della stagione vegetativa si effettuerà il completo espianto di 2 piante per ciascuna replica per la valutazione della biomassa radicale e aerea (fusto e foglie). Un campione di questi tessuti sarà utilizzato per determinare l’eventuale assorbimento e traslocazione dei composti inquinanti dalla radici alle parti aeree, e misurare la concentrazione nei tessuti vegetali. La sperimentazione durerà due anni alla fine dei quali le piante rimaste rimarranno in situ. Si effettueranno analisi del terreno in vari punti del sito per verificare la qualità e quantità degli inquinanti oltre alla presenza dei microorganismi.