422 Recenti Prog Med 2016; 107: 422-433 Elettrochemioterapia: meccanismo d’azione e risultati del trattamento locoregionale nei pazienti con tumori cutanei e metastasi superficiali LUCA GIOVANNI CAMPANA1,2, ROBERTO MARCONATO3, ELISABETTA SIENI4, SARA VALPIONE2,5, LUIGI CORTI6, SIMONE MOCELLIN1,2, CARLO RICCARDO ROSSI1,2 Chirurgia Oncologica, Istituto Oncologico Veneto IOV-IRCCS, Padova; 2Dipartimento di Scienze Chirurgiche Oncologiche e Gastroenterologiche (DISCOG), Università di Padova; 3Scuola di Medicina, Università di Padova; 4Dipartimento di Ingegneria Industriale, Università di Padova; 5Medical Oncology, Christie NHS Foundation Trust, Manchester, UK; 6Radioterapia, Istituto Oncologico Veneto IOV-IRCCS, Padova. 1 Pervenuto il 9 maggio 2016. Accettato dopo revisione il 21 giugno 2016. Riassunto. L’effetto di alcuni chemioterapici viene potenziato dall’applicazione locale di brevi impulsi elettrici. Il campo elettrico prodotto, infatti, è in grado di permeabilizzare temporaneamente la membrana cellulare (elettroporazione reversibile) e di favorire l’ingresso del farmaco all’interno del tumore. La combinazione di chemioterapia e impulsi elettrici è alla base dell’elettrochemioterapia (ECT), un innovativo trattamento locoregionale che si è dimostrato attivo nei pazienti con neoplasie superficiali (cutanee e non) di vario istotipo. La metodica è stata standardizzata nel 2006, grazie a un progetto della Comunità Europea, e quindi introdotta in clinica, dove si è rivelata di agevole applicazione e caratterizzata da tossicità contenuta, perlopiù cutanea. I pazienti con melanoma e carcinoma mammario rappresentano attualmente i due candidati preferenziali, con tassi di risposta completa del 20-50% e 40-75%, rispettivamente, variabili anche in base alle dimensioni delle lesioni. Alcune esperienze preliminari suggeriscono un possibile ruolo dell’ECT anche nel trattamento delle metastasi ossee, dei tessuti molli ed epatiche, oltreché del carcinoma pancreatico localmente avanzato. Electrochemotherapy: mechanism of action and clinical results in the locoregional treatment of patients with skin cancers and superficial metastases. Parole chiave. Elettrochemioterapia, melanoma, carcinoma mammario, tumori cutanei, metastasi. Key words. Electrochemotherapy, bleomycin, cisplatin, melanoma, breast cancer, skin cancer, metastases. Introduzione L’elettrochemioterapia (ECT) è un trattamento locoregionale innovativo per la cura dei tumori cutanei e delle metastasi superficiali1,2. Nel corso degli ultimi dieci anni, questa terapia si è rivelata di provata efficacia locale nei confronti di diversi tumori3,4. L’ECT si basa sulla somministrazione di un farmaco chemioterapico associato all’applicazione di brevi impulsi elettrici a livello del tumore. Gli impulsi hanno la funzione di permeabilizzare transitoriamente la membrana cellulare e di favorire il passaggio di molecole idrofiliche – altrimenti poco permeabili – all’interno della cellula. Attraverso questo fenomeno fisico, noto come elettroporazione reversibile, due Summary. Electrochemotherapy (ECT) has emerged among European centers as an innovative locoregional treatment for patients with unresectable skin cancers or superficial metastases from any histotype. The combined administration of a cytotoxic agent (bleomycin or cisplatin) with properly tuned electric pulses results in locally-enhanced drug delivery (reversible electroporation) into malignant cells and sustained tumor response. Reversible electroporation represents the basis of ECT and allows the potentiation of two low permeant cytotoxic agents such as bleomycin (~8000 fold) and cisplatin (~80 fold). The procedure was standardized in 2006 – thanks to a European project – and shortly after introduced in the clinical practice. In recent years, experience with ECT has accumulated mainly in melanoma and breast cancer patients with cutaneous metastases, in whom complete response rates of 20-50% and 40-75% have been reported, respectively, depending on tumor size. Currently, this therapy is being investigated in deep-seated (i.e. bone, soft tissue) metastases and visceral malignancies (i.e. locally advanced pancreatic cancer), with encouraging results. farmaci chemioterapici di per sé poco permeabili, quali la bleomicina e il cisplatino, possono diffondersi liberamente all’interno del tumore, concentrarvisi, e quindi incrementare sensibilmente il proprio effetto citotossico5. Fin dalle prime esperienze cliniche, il trattamento con l’ECT si è dimostrato di facile applicazione, altamente efficace a livello locale e generalmente ben tollerato dai pazienti1,6-12. Al momento attuale, il suo impiego è indicato nel trattamento di lesioni tumorali superficiali (cutanee o sottocutanee). I risultati clinici incoraggianti finora riportati, unitamente al continuo sviluppo tecnologico, hanno spinto i ricercatori a cercare nuovi campi d’applicazione (vedi paragrafo Prospettive)13,14. Il concetto che sta alla base dell’ECT, cioè l’associazione di chemioterapia ed elettroporazione, è stato sviluppato L.G. Campana et al.: Elettrochemioterapia: il trattamento locoregionale nei pazienti con tumori cutanei e metastasi superficiali Figura 1. Principali tappe dello sviluppo clinico dell’elettrochemioterapia. in Francia nel corso degli anni ’80, presso l’Istituto Gustave Roussy, con l’obiettivo di trasferire del materiale genico all’interno delle cellule15,16. La metodica è stata trasferita a breve distanza in ambito clinico, grazie anche all’elevata attività antitumorale dimostrata in coltura cellulare e nei modelli animali (figura 1). La sua standardizzazione risale però solo a dieci anni fa, grazie a un progetto della Comunità Europea che ha consentito la messa a punto delle procedure operative standardizzate (European Standard Operating Procedures of Electrochemotherapy - ESOPE) e la conduzione del primo studio clinico basato su un protocollo di trattamento condiviso17,18 (figura 1). La standardizzazione della procedura ha rappresentato un’importante tappa per la diffusione dell’ECT presso i centri oncologici europei, in quanto ha fornito ai clinici delle linee-guida facilmente attuabili (Standard Operative Procedures - SOP) per l’applicazione del trattamento, consentendone di confermare – e addirittura migliorare – i risultati su vasta scala13. Inoltre, il progetto europeo ha consentito un fondamentale avanzamento tecnologico, cioè la realizzazione di un generatore di impulsi elettrici per uso clinico (CliniporatorTM) che ha reso la metodica più semplice, veloce e sicura. L’ECT viene attualmente utilizzata nel trattamento di diversi istotipi tumorali, tra cui il melanoma19-28, il carcinoma mammario29-33, i sarcomi dei tessuti molli superficiali34-36, i tumori cutanei non-melanoma37,38, le neoplasie del distretto cervico-facciale37,39 e alcune neoplasie ginecologiche40,41. In base ai risultati riportati da un numero progressivamente crescente di studi clinici, il trattamento si è dimostrato di agevole applicazione, dotato di un profilo di tossicità favorevole e, soprattutto, ben tollerato dai pazienti42. L’applicazione avviene perlopiù in regime di day-surgery o day-hospital, garantendo quindi una pronta ripresa funzionale. L’elettroporazione L’ECT consiste nel potenziamento selettivo dell’azione citotossica della bleomicina o del cisplatino, attraverso l’applicazione locale di impulsi elettrici che permeabilizzano transitoriamente il tumore. Dal punto di vista operativo, la procedura consiste nella somministrazione, per via intratumorale oppure endovenosa, dell’agente antineoplastico, seguita dall’applicazione del campo elettrico18. Quest’ultimo, quando opportunamente modulato (numero di impulsi, durata, voltaggio, frequenza e corrente elettrica), esercita degli effetti ben precisi sia a livello cellulare che tissutale (figura 2). Durante la procedura, gli impulsi elettrici vengono erogati posizionando, una o più volte, degli applicatori (elettrodi) in corrispondenza della lesione bersaglio. Esistono due tipologie di elettrodo, quelli “ad ago” e quelli “a placca”13,37. Gli elettrodi “ad ago” vengono inseriti nel tessuto tumorale, mentre quelli “a placca” funzionano “per contatto”, cioè vengono appoggiati sulla cute. Ciascuno di questi dispositivi è fornito con una forma e una geometria prestabilite ed è disponibile in modelli con lunghezze diverse, variabili dai 5 mm ai 4 cm. La scelta dell’elettrodo si basa sulle caratteristiche del tumore da trattare, cioè sulle sue dimensioni – spessore ed estensione –, profondità, e sede anatomica. L’effetto antitumorale dell’ECT è complesso. I meccanismi principali d’azione sono due. A livello 423 424 Recenti Progressi in Medicina, 107 (8), agosto 2016 Figura 2. Meccanismo d’azione dell’elettrochemioterapia. cellulare, il campo elettrico aumenta transitoriamente la permeabilità della membrana citoplasmatica (elettroporazione reversibile)5,15. A livello tissutale, invece, esso esercita un articolato effetto anti-vascolare che, complessivamente, consente di prolungare l’esposizione del tumore al chemioterapico e di aumentarne ulteriormente l’azione citotossica43-45. Oltre a questi meccanismi, esistono poi evidenze sperimentali che la morte cellulare indotta dal trattamento possa stimolare il sistema immunitario e indurre una risposta antitumorale non solo locale, ma anche sistemica46,47. Effetti sulla membrana cellulare Durante la procedura, la copertura del tumore con un campo elettrico adeguato rappresenta un aspetto cruciale per assicurare l’efficacia, oltreché la sicurezza del trattamento. Per tale motivo, i parametri elettrici ottimali sono stati incorporati nel generatore, in modo che l’unico compito a carico dell’operatore sia quello di posizionare manualmente l’elettrodo in corrispondenza del tumore, erogare la scarica e infine controllarne l’effetto (indicato in maniera indiretta sul monitor dal livello di corrente elettrica che attraversa il tessuto tumorale)18. È importante sottolineare che gli impulsi elettrici non hanno lo scopo di uccidere la cellula, bensì quello di permeabilizzarne transitoriamente la membrana citoplasmatica. A livello strutturale, il fenomeno fisico dell’elettroporazione non è stato ancora del tutto elucidato48-50. Una delle teorie più accreditate sostiene che l’aumento della permeabilità sia dovuto alla formazione di pori idrofilici. Una teoria alternativa ipotizza invece che il campo elettrico generi una perturbazione del potenziale transmembrana della cellula e produca delle forze elettrocompressive in grado di scompaginare il doppio strato (bilayer) fosfolipidico; questa alterazione strutturale permetterebbe alle molecole di acqua di integrarsi nella membrana, determinando un maggiore grado di idratazione e favorirebbe il passaggio di molecole idrofiliche all’interno della cellula. In base alla regolazione dei parametri degli impulsi elettrici, è possibile ottenere due tipi di permeabilizzazione (elettroporazione irreversibile ed elettroporazione reversibile) e, nell’ambito dell’elettroporazione reversibile, di selezionare il tipo di molecola da veicolare all’interno della cellula (DNA o farmaco chemioterapico). Elettroporazione irreversibile L’elettroporazione irreversibile (irreversible electroporation - IRE) è un fenomeno fisico ben distinto da quella reversibile ed è basata sull’applicazione di impulsi molto brevi e di elevato voltaggio, tali da risultare essi stessi letali per la cellula. Essi non richiedono la co-somministrazione di farmaci antineoplastici. Gli elevati voltaggi impiegati fanno sì che l’IRE richieda un generatore e degli applicatori dedicati, oltre che un’anestesia più profonda. Per tutti questi motivi, questo approccio terapeutico è ancora sperimentale ed è attualmente oggetto di studio nel trattamento dei tumori profondi, quali per esempio le neoplasie del pancreas51,52 o della prostata (ClinicalTrials.gov Identifier: NCT01835977 e NCT02430649). L.G. Campana et al.: Elettrochemioterapia: il trattamento locoregionale nei pazienti con tumori cutanei e metastasi superficiali Elettroporazione reversibile L’elettroporazione reversibile provoca l’apertura temporanea di pori trans-membrana che producono un aumento transitorio della permeabilità cellulare5,11,12,15. Essa rappresenta un valido strumento per veicolare nella cellula delle molecole di dimensioni variabili (citochine, materiale genico, farmaci). Il trasporto di un tipo di molecola piuttosto che di un’altra dipende dai parametri degli impulsi elettrici (forma, numero, ampiezza, durata e frequenza). Nel caso in cui sia veicolato del materiale genico, per esempio un plasmide, si parla di electrogene therapy (EGT)53. L’EGT rappresenta un approccio terapeutico distinto rispetto all’ECT, tecnicamente più complesso, ancorché molto promettente54. Durante il trattamento con l’ECT vengono impiegati dei campi elettrici standardizzati, cioè delle “scariche” composte da otto impulsi di forma quadrata, con una differenza di potenziale di 100-1000 Volt (V), ciascuno della durata di 100 ms, alla frequenza di 5000 Hertz (Hz). L’elevata frequenza consente di erogare gli otto impulsi in soli 1,5 ms e il paziente avverte un’unica “scossa” anziché otto. In tal modo viene garantita la tollerabilità della procedura e una migliore compliance a eventuali ritrattamenti. Durante una seduta di ECT, la massima corrente prodotta è di 20 ampere (A). Dopo l’applicazione di ogni “scarica” di impulsi, il software del generatore permette di verificare in tempo reale, su un monitor, che il voltaggio applicato abbia prodotto una corrente elettrica sufficientemente elevata da produrre il fenomeno elettroporativo. Esistono delle soglie raccomandate di corrente elettrica, in funzione del tipo di elettrodo. Per esempio, quando si impiega il dispositivo a geometria esagonale (tabella 1), viene raccomandato di ottenere una corrente ≥1,5 A17. Il meccanismo con cui l’ECT produce la morte cellulare può variare a seconda della via di somministrazione dei farmaci (endovenosa vs intratumorale)5,55. Nel primo caso, l’ECT produce una morte cellulare mitotica (mitotic cell death, anche nota come “catastrofe mitotica”) provocata dalla rottura, a singolo o doppio filamento, del DNA. La “catastrofe mitotica” interessa selettivamente le cellule in attiva replicazione, come quelle neoplastiche. Nel caso della somministrazione intratumorale, invece, il meccanismo d’azione è quello dell’apoptosi: sia la bleomicina sia il cisplatino funzionano come endonucleasi, enzimi tipicamente attivati nel corso del processo apoptotico56. In queste circostanze, la selettività nei confronti delle cellule tumorali è minore e si può produrre un maggior grado di necrosi tissutale. Effetti sui tessuti La corrente elettrica che passa attraverso un tessuto è direttamente proporzionale alla conduttività del tessuto stesso e al voltaggio a esso applicato in base alla legge di Ohm (I=V/R, dove I è l’intensità della corrente elettrica, V la differenza di potenziale elettrico, R la resistenza). Nel momento in cui la corrente attraversa il tessuto, essa si distribuisce attraverso le sue diverse componenti, a seconda della loro specifica conduttività57. In genere, i tessuti ben perfusi (per es., fegato, muscolo) hanno una maggiore conduttività di quelli meno vascolarizzati (per es., osso, tessuto adiposo). I Tabella 1. Applicatori di impulsi elettrici per l’elettroporazione dei tumori. Elettrodo a contatto Elettrodo “a placca” † ‡ Elettrodi ad ago Elettrodi “finger” Elettrodo lineare Elettrodo esagonale Elettrodo regolabile Indicazioni Trattamento tumori confinati all’epidermide Trattamento di lesioni molto piccole o situate in sedi di difficile accesso (orofaringe, vagina, canale anale) Trattamento di tumori di piccole dimensioni, non limitati all’epidermide Trattamento di tumori grandi, profondi‡ o estesi Trattamento di pazienti con tumori eterogenei per spessore e profondità Limiti Richiede l’applicazione di un gel conduttivo sul tessuto da trattare per migliorare il contatto tra elettrodo e tumore Lunghezza limitata degli aghi†; manovrabilità non sempre ottimale negli spazi stretti Robustezza limitata Eroga impulsi di voltaggio elevato e richiede un maggiore grado di sedazione Costo più elevato rispetto agli altri elettrodi lunghezza massima, 0,5-1 cm lunghezza massima, 3-4 cm 425 426 Recenti Progressi in Medicina, 107 (8), agosto 2016 tumori solidi presentano un’elevata conduttività legata alla loro ricca vascolarizzazione. Come conseguenza, durante il trattamento, la corrente tende a passare preferenzialmente, anche se non esclusivamente, attraverso il tessuto tumorale58. Effetti sul sistema immunitario L’importanza del sistema immunitario nel raggiungimento dell’effetto antitumorale dell’ECT è stata evidenziata fin dalle prime esperienze precliniche46,59. Alcuni studi hanno poi dimostrato come la combinazione dell’ECT con l’immunoterapia (citochine, linfochine) possa stimolare la risposta immunitaria e, possibilmente, aumentare i tassi di risposta locale e sistemica60,61. Effetto anti-vascolare L’applicazione di un campo elettrico a un tessuto esercita diversi effetti vascolari, sia nel breve che nel lungo termine43-45.La risposta a breve termine è legata alla vasocostrizione riflessa, dovuta alla stimolazione del sistema nervoso simpatico. Tale reazione è direttamente proporzionale all’entità del voltaggio applicato ed è più duratura (alcune ore) nel tessuto tumorale rispetto ai tessuti normali (alcuni minuti). Questo produce il cosiddetto effetto “vascular lock”, che riduce il deflusso (wash-out) del farmaco dal tessuto bersaglio. La risposta a lungo termine, invece, è dovuta a un’azione selettiva del campo elettrico – e successivamente del farmaco – sulle cellule endoteliali. Le cellule endoteliali dei vasi tumorali, infatti, sono metabolicamente molto attive e quindi più sensibili alla chemioterapia. Grazie a questo articolato effetto anti-vascolare, il trattamento con l’ECT si è dimostrato particolarmente efficace nel controllare il sanguinamento delle metastasi cutanee, contribuendo così a preservare la qualità di vita dei pazienti62-64. tumorali, risultano maggiormente sensibili alla bleomicina rispetto a quelle quiescenti. In base alle SOP, la bleomicina può essere somministrata sia per via intratumorale sia per via endovenosa, a seconda delle dimensioni e del numero dei noduli tumorali18. L’eliminazione avviene attraverso le urine. Per tale motivo, è raccomandabile controllare preliminarmente la funzionalità renale dei pazienti. In genere, il farmaco è caratterizzato da un profilo di tossicità favorevole. Ciò nonostante, sono riportate, seppur raramente, alcune forme di tossicità, sia acuta sia ritardata, non trascurabili. Quella acuta include possibili reazioni allergiche, comparsa di febbre e ipotensione. La tossicità ritardata è rappresentata da effetti collaterali a livello polmonare, cutaneo e mucoso. La tossicità “dose-limitante” è di tipo polmonare: essa si presenta sotto forma di polmonite interstiziale e/o fibrosi polmonare con tosse, dispnea, rumori secchi inspiratori e infiltrati parenchimali all’esame radiologico66. Il danno parenchimale può risultare permanente e, in alcuni casi, fatale. L’incidenza di questo effetto avverso è maggiore nei pazienti di età superiore a 70 anni, in quelli trattati con dosi cumulative di bleomicina superiori a 400 UI, con malattie polmonari preesistenti, o precedentemente esposti a radioterapia polmonare o mediastinica66. La tossicità cutanea si può manifestare con iperpigmentazione, prurito, ipercheratosi, rash cutaneo, strie, vesciche, onicopatia, alopecia transitoria e parestesie67. Tali effetti sono perlopiù di grado lieve-moderato, sono ben tollerati dai pazienti e, in genere, regrediscono spontaneamente. Cisplatino I chemioterapici utilizzati nell’ECT – bleomicina e cisplatino – hanno in comune l’elevata idrofilicità e di conseguenza una scarsa capacità di diffondere attraverso la membrana cellulare. Fra i diversi agenti antitumorali testati, essi rappresentano quelli dotati di maggiore attività antitumorale quando combinati con l’elettroporazione del tumore13. Il cisplatino è un agente alchilante che forma legami con le basi azotate del DNA ed è in grado di causare la morte della cellula in tutte le fasi del ciclo cellulare. L’associazione con l’elettroporazione ne potenzia l’efficacia antitumorale di circa 80 volte16,68,69. In base alle SOP, il cisplatino può essere somministrato esclusivamente per via intratumorale18. Questo lo rende indicato nel trattamento di pazienti con un basso carico tumorale (pochi noduli, di piccole dimensioni). L’eliminazione del cisplatino avviene attraverso le urine. Questo può richiedere una riduzione di dose nei pazienti con insufficienza renale, tuttavia, l’esclusiva somministrazione per via intratumorale riduce pressoché completamente la possibilità dei noti effetti sistemici quali nefrotossicità, neurotossicità, ototossicità, mielosoppressione e tossicità gastrointestinale. Bleomicina Studio ESOPE La bleomicina è un antibiotico glicopeptidico che si lega al DNA e ne causa rotture a singolo oppure a doppio filamento, attraverso la formazione di radicali dell’ossigeno65. Tali alterazioni determinano l’arresto del ciclo cellulare e l’innesco dell’apoptosi. Le cellule caratterizzate da un elevato turnover, come quelle Lo studio ESOPE, uno studio clinico prospettico e multicentrico, è stato condotto con l’obiettivo di valutare l’attività e la tollerabilità dell’ECT, applicata secondo un protocollo condiviso, nei pazienti con metastasi cutanee. I criteri di inclusione sono stati i seguenti: a) noduli tumorali di diametro inferiore a 3 cm; b) un intervallo Farmaci L.G. Campana et al.: Elettrochemioterapia: il trattamento locoregionale nei pazienti con tumori cutanei e metastasi superficiali libero da precedenti trattamenti di almeno 2 settimane; c) normale funzionalità renale ed ematologica; d) un’aspettativa di vita >3 mesi; un performance status >70% secondo Karnofsky. I criteri di esclusione sono stati i seguenti: a) malattia viscerale sintomatica o rapidamente progressiva; b) allergia alla bleomicina o al cisplatino; c) neuropatia periferica; d) coagulopatie; e) aritmie; f) epilessia; g) gravidanza o allattamento. Lo studio ESOPE ha arruolato 61 pazienti da quattro centri: Lubiana (Slovenia), Cork (Irlanda), Copenhagen (Danimarca), e Villejuif (Francia). La distribuzione dei pazienti per istotipo è stata la seguente: melanoma, 31; “carcinoma” (mammella, squamoso della cute, cervice uterina, colon), 27; sarcoma, 2. I pazienti sono stati trattati con bleomicina o cisplatino e con l’applicazione locale di impulsi elettrici erogati per mezzo di un generatore di impulsi per uso clinico (CliniporatorTM, IGEA s.r.l., Carpi). In caso di somministrazione endovenosa della bleomicina, fu stabilito che gli impulsi elettrici dovessero essere erogati all’interno di una finestra temporale che andava dagli 8 ai 28 minuti seguenti all’infusione del farmaco. Diversamente, nel caso della somministrazione per via intratumorale, gli impulsi elettrici avrebbero dovuto essere erogati entro 1-2 minuti dall’iniezione del farmaco. La risposta al trattamento è stata valutata clinicamente, secondo i criteri WHO, a distanza di 60 giorni. La risposta è stata giudicata valutabile in 41 dei 61 pazienti trattati, per un totale di 171 noduli tumorali (98 da melanoma, 64 da carcinoma e 9 da sarcoma). Complessivamente, il tasso di risposta locale “per tumore” è stato dell’84,8% con un tasso di risposta completa pari al 73,7%17. Il controllo locale di malattia a distanza di 150 giorni è stato molto elevato, a prescindere dal tipo e dalla via di somministrazione del farmaco. In particolare, esso è stato dell’88,2% con la bleomicina endovenosa, del 75,4% con il cisplatino intratumorale, e del 73,1% con la bleomicina intratumorale. Dallo studio ESOPE sono emerse anche le seguenti osservazioni, risultate di importante risvolto pratico ai fini della standardizzazione del trattamento: a) una maggiore efficacia della bleomicina endovenosa rispetto alla chemioterapia intratumorale nel trattamento dei tumori di maggiori dimensioni (>0,5 cm3); b) nel sottogruppo di tumori localizzati agli arti, una maggiore risposta di quelli trattati con bleomicina per via endovenosa, rispetto a quelli trattati per via intratumorale; c) una maggior efficacia del trattamento con impulsi di frequenza pari a 5000 Hz rispetto a 1 Hz, particolarmente nel caso di impiego di elettrodi a geometria esagonale; d) una più elevata risposta antitumorale con corrente elettrica superiore a 1,5 A nel caso di impiego dell’elettrodo esagonale17. Il trattamento è risultato ben tollerato dai pazienti. In particolare, in base a una valutazione con scala VAS (Visual Analogue Scale) per il dolore con ampiezza da 0 a 100(0= assenza di dolore, 100= dolore massimo), il valore medio riportato dai pazienti era di 35 nell’immediato postoperatorio e di 20 a 2 giorni di distanza. Il 93% dei pazienti trattati ha dichiarato che avrebbe accettato un’eventuale nuova seduta di trattamento, qualora si fosse resa necessaria. Procedure operative Lo studio europeo ESOPE ha posto le basi per la definizione delle SOP dell’ECT 18. In particolare, le SOP rappresentano un riferimento per i seguenti aspetti operativi: 1) la selezione del paziente; 2) l’individuazione delle controindicazioni – assolute o relative – (per es., anamnesi di aritmie, presenza di un pacemaker, terapia anticoagulante o coagulopatie, insufficienza renale, precedenti reazioni allergiche all’anestesia locale, oppure alla bleomicina o al cisplatino, fibrosi polmonare); 3) la scelta del farmaco chemioterapico, il suo dosaggio e la sua via di somministrazione; 4) il tipo di gestione anestesiologica; 5) la preparazione del paziente; 6) la scelta del tipo di elettrodo; 7) l’esecuzione del trattamento; 8) la gestione peri- e post-operatoria. Sono state codificate quattro diverse modalità operative, definite in base al tipo di anestesia e alla via di somministrazione del farmaco (tabella 2). In linea di massima, è raccomandata l’anestesia locale quando i noduli da trattare sono pochi e di piccole dimensioni o nel caso in cui la sedazione non sia praticabile a causa delle condizioni generali del paziente. Si preferisce la sedazione profonda, invece, nei casi in cui vi sia un elevato numero di noduli da trattare (indicativamente più di 5-7), o in presenza di tumori di grandi dimensioni, molto estesi, oppure localizzati in aree anatomiche particolarmente sensibili, come per esempio quelli in prossimità del periostio. Per quanto riguarda il tipo di elettrodo, la scelta dipende dalle dimensioni e dalla localizzazione del tumore (tabella 1). Tabella 2. Modalità operative dell’elettrochemioterapia ● Modalità operativa● Anestesia Chemioterapia (via di somministrazione◊) “A” locale* intratumorale† “B” locale* endovenosa‡ “C” sedazione° intratumorale† “D” sedazione° endovenosa‡ Basato su Mir, EJC Suppl 200618 lidocaina al 2% con adrenalina 0,5% ° Sedazione: propofol (0,5 mg/kg, poi 2-4 mg/kg/h); analgesia: remifentanil (bolo 0,5 µg/kg, poi 0,1-0,15µg/kg/min) † bleomicina o cisplatino (dose dipendente dal volume tumorale, calcolato con la formula V = ab2π/6 (dove “a” corrisponde al diametro tumorale maggiore e “b” al diametro perpendicolare ad “a”). La soluzione di bleomicina viene preparata alla concentrazione di 1.000 UI/ml e la dose varia a seconda del volume tumorale: 1 ml (1000 UI)/ cm3 per un volume <0,5 cm3; 0,5 ml (500 UI)/cm3 per un volume >0,5 cm3 e <1 cm3; 0,25 ml (250 UI)/cm3 per un volume tumorale >1 cm3. La soluzione di cisplatino è preparata a una concentrazione di 2 mg/ ml e la dose varia in funzione del volume tumorale da trattare: 1 ml (2 mg)/cm3 per volume tumorale <0,5 cm3; 0,5 ml (1 mg)/cm3 per volume tumorale >0,5 cm3 e <1 cm3; 0,25 ml (0,5 mg)/cm3 per volume tumorale >1 cm3 ‡ bleomicina (dose standard, 15.000 UI/m2 di superficie corporea) ◊ da scegliere in relazione alle caratteristiche del paziente e alla numerosità e dimensioni dei noduli tumorali da trattare * 427 428 Recenti Progressi in Medicina, 107 (8), agosto 2016 Indicazioni al trattamento Risultati clinici Attualmente, l’indicazione all’ECT è perlopiù palliativa e il livello di evidenza scientifica ancora basso, a causa della mancanza di studi prospettici comparativi. Ciò nonostante, il trattamento è stato inserito all’interno di diverse linee-guida nazionali (“Linee Guida Melanoma AIOM”, dell’Associazione Italiana di Oncologia Medica) e internazionali (“Melanoma: assessment and management”, del National Institute of Health and Clinical Excellence [NICE]; “Diagnosis and Treatment of Merkel Cell Carcinoma: European Consensus-based Interdisciplinary Guideline”, dell’European Dermatology Forum [EDF], European Association of Dermato-Oncology [EADO], European Organization for Research and Treatment of Cancer [EORTC]). In linea generale, i pazienti candidati al trattamento presentano metastasi cutanee: a) multiple o diffuse e comunque non asportabili chirurgicamente; b) non responsive o recidivate dopo radioterapia o trattamento sistemico; c) sintomatiche (ulcerate, sanguinanti o dolorose). In casi selezionati, il trattamento può essere proposto al fine di ottenere una riduzione di volume del tumore per agevolarne l’asportazione. È in genere raccomandabile che, prima di porre indicazione all’ECT, si tenga conto delle linee-guida di patologia e, possibilmente, che ogni caso sia discusso nell’ambito del gruppo multidisciplinare di riferimento. A oggi, l’esperienza più consistente è stata accumulata nei pazienti con metastasi superficiali di melanoma21,22,25,26,28,70 e nelle pazienti con recidiva da carcinoma mammario29-33. Melanoma cutaneo Il melanoma, anche a causa della propensione a recidivare a livello cutaneo, rappresenta la neoplasia in cui è stata raccolta l’esperienza maggiore con l’ECT. In letteratura, sono disponibili diversi studi condotti su popolazioni eterogenee, che includevano un sottogruppo di pazienti con melanoma62; inoltre, sono stati pubblicati sei studi di coorte dedicati ai pazienti con melanoma (tabella 3), generalmente in stadio III-IV di malattia. Il tasso di risposta completa riportato oscilla tra il 20 e il 50%, mentre gli effetti collaterali sono stati perlopiù limitati alla cute, dove la tossicità più frequentemente riportata è stata l’ulcerazione (18-26% dei pazienti). In alcuni casi, l’applicazione dell’ECT ha consentito di gestire in maniera efficace situazioni particolarmente complesse e di pesante impatto sulla qualità di vita del paziente62. Alcune di queste includono la recidiva a livello della regione zigomatica71, della cavità orale62, oppure del canale anale20. Non sorprende, quindi, che il feed-back dei pazienti Tabella 3. Studi clinici con ECT nei pazienti con melanoma. Autore, anno N. pazienti Follow-up (mesi) Risposta locale alla 1a ECT (criteri WHO) Mir-Bonafè, 2015 31 12 CR: 23% PR + SD: 49% PD: 28% 55% (1 anno) –– Dolore, edema, eritema di grado lieve (<48 ore): 100% –– Ulcerazione: 26% –– Nausea e vomito –– Un decesso per insufficienza respiratoria* Ricotti, 2014 30 20 CR: 20% PR: 80% 72% (2 anni) n.r. Caracò, 2013 60 27,5 CR: 48,4% PR: 38,3% 21% (LDFS a 2 anni) –– Dolore lieve: 36,6% –– Mialgia: 13,3% Campana, 2012 85 26 CR: 48% ° PR: 46% SD: 4% PD: 2% 87% (2anni) –– Dolore G1-2: 92% –– Tossicità cutanea G3: 18% –– Nausea/vomito G1-2: 13% –– Bradicardia G2: 1 paziente –– Febbre G1-2: 4,7% Kis, 2011 9 6,5 CR: 23%† PR: 39% SD: 30% PD: 8% n.r. Dolore, eritema, edema di grado lieve (< 48 ore) Quaglino, 2008 14 21 CR 50% PR 43% 74,5% (2 anni) Eritema ed edema di grado lieve (< 72 ore): 21% Controllo locale (LPFS) Tossicità Legenda: CR, complete response; PR, partial response; SD, stable disease; PD, progressive disease; LDFI, local disease-free interval; LPFS, local progression-free survival; n.r., non riportato. * paziente con preesistente fibrosi polmonare, trattato con bleomicina per via endovenosa. ° valutazione della risposta con criteri RECIST. † Risposta valutata “per tumore” su 158 metastasi. L.G. Campana et al.: Elettrochemioterapia: il trattamento locoregionale nei pazienti con tumori cutanei e metastasi superficiali trattati (patient-reported outcome) sia in genere positivo. Infatti, secondo i risultati di una valutazione della qualità di vita effettuata tramite un questionario dedicato presso il nostro Istituto, la maggioranza dei 35 pazienti intervistati ha riportato un miglioramento dei disturbi legati alla presenza delle metastasi cutanee (dolore, sanguinamento, aspetto estetico) e degli aspetti a esse collegati (relazioni sociali, attività quotidiane)62. Carcinoma mammario Le pazienti con carcinoma mammario, in particolare quelle affette da recidiva sulla parete toracica, rappresentano un gruppo di pazienti suscettibili al trattamento con l’ECT29-33. Benché l’esperienza clinica sia ancora molto limitata, gli studi pubblicati indicano tassi di risposta completa molto elevati, con valori che oscillano fra il 40 e il 75% (tabella 4). Nei pazienti con malattia “bulky”, invece, il tasso di risposta tumorale sembra essere inferiore, intorno all’8%, secondo quanto riportato in uno studio danese di fase 233. Complessivamente, inoltre, il trattamento si è dimostrato ben tollerato dalle pazienti anziane31, tanto più efficace nel garantire il controllo locale di malattia quanto più precocemente applicato32, ed ef- ficace anche nelle pazienti già irradiate sulla parete toracica32. Sarcomi dei tessuti molli superficiali Nel sarcoma di Kaposi sono stati riportati tassi di risposta completa del 65% (dopo una o più sedute di trattamento) e un controllo locale duraturo35,36. Ciò sembra dovuto a due motivi: la localizzazione superficiale del tumore e la sua ricca vascolarizzazione. La localizzazione superficiale delle lesioni – unitamente alle loro dimensioni limitate – rende il sarcoma di Kaposi un target di agevole accesso per il posizionamento degli elettrodi durante l’ECT. Dall’altro lato, la preminente vascolarizzazione consente un’esposizione ottimale al farmaco e permette di sfruttare la peculiare azione anti-vascolare del trattamento44. I sarcomi dei tessuti molli di vario istotipo sono stati oggetto di indagine di uno studio bicentrico di fase 2, i cui risultati sono stati incoraggianti (tasso di risposta completa intorno al 30%). Tuttavia, l’elevato volume delle lesioni – tipico di questo tipo di tumori – comporta una maggiore difficoltà nella corretta applicazione degli elettrodi (accuratezza intorno al 50%) e, di conseguenza, nella copertura del tumore con il campo elettrico34. Tabella 4. Studi clinici con ECT nei pazienti con carcinoma mammario Autore, anno Cabula, 2015 Campana, 2014 N. pazienti Follow-up (mesi) Risposta locale alla 1a ECT (criteri RECIST) LPFS 113 5,9 CR 58,4% PR 31,8% SD 7,1% PD 1,8% NE 0,9% 86,2% (1 anno) –– Dolore severo (< 48 ore): 10,4% –– Ulcerazione G3: 8% –– Iperpigmentazione G2: 8,8% 27 (<70 aa) 32 CR 40% PR 47,3% SD 12,7% 93% (2 anni) –– Dolore ≥ 3* (primi 2 mesi): 28% –– Ulcerazione G3: 14% 28 (>70 aa) Benevento, 2012 67% (2 anni) CR 75,3%* PR 17% SD 7,7% n.r. 32 CR 54,3% PR 37,1% SD 8,6% 81% (3 anni) 2,5 CR 8% PR 8% SD 76% PD 8% 12 7 Campana, 2012 35 Matthiessen, 2012 12 Tossicità (criteri CTCAE) n.r. –– Dolore (prime 48 ore): 8,3% –– Ulcerazione: 8,3% –– Dolore G2 a 1 mese: 6% –– Ulcerazione G3 a 2 mesi: 6% –– Iperpigmentazione G2 a 2 mesi: 20% –– Orticaria G1: 3% –– Alopecia G1: 8,5% –– Febbre G1-2: 17% –– Nausea/vomito G1-2: 11% –– Dolore G3: 44% –– Ulcerazione G2: 6% –– Iperpigmentazione G1: 19% –– Nausea G2: 31% Legenda: CR, complete response; PR, partial response; SD, stable disease; PD, progressive disease; NE, not evaluable; LPFS, local progression free survival; n.r., non riportato; VAS, visual analogue scale. * Risposta valutata “per tumore” su 142 noduli. * Seconda una scala VAS da 1 a 10 429 430 Recenti Progressi in Medicina, 107 (8), agosto 2016 Tumori cutanei non-melanoma I tumori cutanei non-melanoma sono stati trattati riportando tassi di risposta completa del 60-72%, unitamente a scarsi effetti collaterali38,72. Gli istotipi studiati comprendono principalmente il carcinoma basocellulare e il carcinoma squamoso. Particolare attenzione è stata posta ai pazienti con lesioni cutanee multiple (per es., quelli con sindrome di GorlinGoltz oppure xeroderma pigmentoso), in cui si vuole cercare di contenere la morbilità legata a multiple asportazioni chirurgiche73,74. Neoplasie del distretto cervico-facciale Benché tecnicamente complesso, il trattamento con ECT dei tumori del distretto testa-collo ha prodotto risultati preliminari promettenti che hanno portato all’avvio di nuovi studi, tutt’ora in corso, al fine di definire meglio le possibili aree di applicazione37,38. In questo settore, alcune indicazioni potrebbero essere rappresentate dal trattamento dei pazienti con carcinoma basocellulare, soprattutto se multiplo, oppure il trattamento del carcinoma squamoso del labbro in fase precoce, nei casi in cui il paziente non accetti o non sia candidabile al trattamento chirurgico. Gli studi finora pubblicati includono perlopiù pazienti con tumori cutanei38, tuttavia esistono report di pazienti in cui l’ECT è stata applicata con successo, anche se nella maggior parte dei casi a scopo palliativo, a livello dell’orofaringe oppure in sede peristomale37,39,75. Neoplasie dell’apparato genitale femminile L’ECT è stata recentemente impiegata nel trattamento del carcinoma squamoso della vulva in pazienti anziane, non candidabili a trattamenti più invasivi40,41. In uno studio di fase 2, 13 delle 25 pazienti trattate hanno ottenuto una regressione completa del tumore a un mese dal trattamento. Va osservato che, a distanza di sei mesi, il controllo locale di malattia è stato del 53%, associato al contenimento dei sintomi locali nel 40% delle pazienti trattate41. Metastasi cutanee da tumori viscerali L’ECT ha trovato spazio – in casi ben selezionati – anche nel trattamento palliativo di lesioni metastatiche superficiali originate da neoplasie viscerali, quali per esempio il carcinoma del colon, del rene, del polmone e dello stomaco62,75-77. Prospettive Lo sviluppo tecnologico, e in particolare la disponibilità di nuovi generatori e applicatori di impulsi, ha consentito di estendere le indicazioni dell’ECT a lesioni di dimensioni o profondità maggiori rispetto a quelle finora trattate13,14. Inoltre, la migliore comprensione degli effetti prodotti dalla terapia a livello del tumore e del suo microambiente78, la recente individuazione di nuovi bersagli cellulari – soprattutto nel campo del melanoma79 – unitamente alla disponibilità di nuove ed efficaci immunoterapie, ha aperto la strada all’esplorazione di nuovi approcci combinati60,61. Associazione con immunoterapia L’apoptosi e l’elevato grado di necrosi tumorale indotta dall’ECT hanno fatto ipotizzare che il trattamento possa determinare una liberazione massiva di antigeni tumorali e quindi stimolare il sistema immunitario a sviluppare una reazione sistemica nei confronti del tumore. In uno studio preliminare condotto in pazienti con melanoma, è stata valutata l’associazione dell’ECT con ipilimumab, un anticorpo anti-CTLA4 in grado di stimolare l’azione dei linfociti T. Anche se i numeri sono limitati, lo studio sembra suggerire la sicurezza dell’associazione tra ECT e ipilimumab e la possibilità di innescare una risposta immunitaria tale da controllare non solo le lesioni trattate localmente con l’ECT, ma anche quelle localizzate al di fuori del campo di trattamento61. Associazione con terapia genica In un futuro non lontano, l’ECT potrebbe essere combinata con l’EGT, in cui, grazie all’elettroporazione, sono veicolati degli acidi nucleici (per es., oligonucleotidi, SiRNAs) diretti a sequenze specifiche del DNA. Un approccio di questo tipo è stato testato in un modello animale, in cui è stato somministrato il gene dell’IL-12 combinato con la bleomicina associata a elettroporazione80. Uno studio clinico di fase 1 ha valutato invece la somministrazione intratumorale di un plasmide contenente il gene dell’interleuchina (IL-12) seguita dall’elettroporazione in 19 pazienti con melanoma. Il trattamento, applicato solo su alcune delle metastasi cutanee presenti, ha evocato una risposta immunitaria sistemica e, in alcuni casi, la regressione parziale (8 su 19 pazienti) o completa (2 su 19 pazienti) delle lesioni a distanza54. Trattamento dei tumori viscerali (metastasi epatiche, cerebrali, carcinoma del pancreas) Uno studio di fase 2 condotto presso l’Istituto di Oncologia di Lubiana ha esplorato l’applicazione intraoperatoria dell’ECT nei pazienti con metastasi epatiche da carcinoma del colonretto81. La procedura è risultata eseguibile in tutti i casi, senza complicazioni intra- e post-operatorie. Nei 16 pazienti arruolati, il tasso di risposta radiologica completa è stato dell’85%. L.G. Campana et al.: Elettrochemioterapia: il trattamento locoregionale nei pazienti con tumori cutanei e metastasi superficiali Sempre in ambito intra-addominale, va segnalata la recente, preliminare esperienza nel trattamento del carcinoma pancreatico localmente avanzato82. Infine, lo sviluppo di elettrodi mini-invasivi potrebbe consentire, in un futuro non lontano, anche il trattamento delle neoplasie cerebrali83. Trattamento delle metastasi ossee Alla base del trattamento con l’ECT delle metastasi ossee sta una solida base sperimentale che documenta l’efficacia e la sicurezza del trattamento a livello del tessuto osseo84. Il primo studio clinico è stato condotto presso l’Istituto Rizzoli di Bologna, con risultati incoraggianti sia in termini di fattibilità della metodica sia di risposta al trattamento13,14. Trattamento delle metastasi dei tessuti molli Uno studio di fase 2 ha concluso la fase di arruolamento presso l’Istituto Oncologico Veneto di Padova. I pazienti trattati presentavano metastasi dei tessuti molli di grandi dimensioni (>3 cm), oppure profondi (>3 cm). Il trattamento è stato applicato per mezzo di un nuovo generatore di impulsi elettrici e di elettrodi ad ago lunghi 20 cm, liberamente posizionabili nel tumore (cosiddetto “trattamento a geometria variabile”)14. Take home messages ■■ I tumori primitivi cutanei (quando localmente avanzati o multipli), così come le metastasi cutanee (specialmente se ulcerate e sanguinanti), rappresentano un problema di difficile gestione nel paziente oncologico. ■■ L’azione antitumorale di due chemioterapici, la bleomicina e il cisplatino, viene potenziata localmente tramite brevi impulsi elettrici che aumentano transitoriamente (elettroporazione reversibile) la permeabilità del tumore. ■■ L’elettrochemioterapia (ECT) rappresenta un consolidato trattamento locoregionale per i tumori cutanei e per le metastasi a localizzazione cutanea/sottocutanea, laddove la chirurgia non sia indicata, e i trattamenti oncologici standard non siano applicabili o efficaci. ■■ La procedura è poco invasiva, ben tollerata e ripetibile. Essa viene generalmente eseguita in anestesia locale e/o sedazione, a seconda del carico di malattia. ■■ La maggiore esperienza clinica riguarda i pazienti con melanoma e carcinoma mammario (recidiva su parete toracica), in cui sono stati riportati tassi di riposta completa del 20-50% e del 40-75%, rispettivamente. ■■ Lo sviluppo di nuovi dispositivi potrebbe consentire di ampliare le indicazioni dell’ECT al trattamento delle metastasi epatiche, ossee e dei tessuti molli, oltreché del carcinoma pancreatico localmente avanzato. Neoplasie endoluminali (colon) Lo sviluppo tecnologico ha fatto sì che i campi elettrici possano essere applicati anche a tumori localizzati all’interno di organi cavi, come per esempio l’intestino14. Questo è stato reso possibile grazie alla creazione di elettrodi endoscopici dedicati, di dimensioni contenute, e quindi dotati di una buona manovrabilità all’interno degli spazi anatomici ristretti13. Gli studi disponibili sono stati condotti su modelli animali e indicano che i nuovi dispositivi endoscopici sono sicuri ed efficaci85. Conflitto di interessi: C.R. Rossi dichiara di aver ricevuto fondi per la ricerca e un grant educazionale di Igea SpA, Carpi (MO) non collegato al presente lavoro. Tutti gli altri autori dichiarano l’assenza di conflitto di interessi. Bibliografia 1. Sersa G, Miklavcic D, Cemazar M, Rudolf Z, Pucihar G, Snoj M. Electrochemotherapy in treatment of tumours. Eur J Surg Oncol 2008; 34: 232-40. 2. Gothelf A, Mir LM, Gehl J. Electrochemotherapy: results of cancer treatment using enhanced delivery of bleomycin by electroporation. Cancer Treat Rev 2003; 29: 37187. 3. Mali B, Jarm T, Snoj M, Sersa G, Miklavcic D. Antitumor effectiveness of electrochemotherapy: a systematic review and meta-analysis. Eur J Surg Oncol 2013; 39: 4-16. 4. Spratt DE, Gordon Spratt EA, Wu S, et al. 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