editoriale numeri di scienza L’Universo bambino di Planck L4 L3 Macchina del tempo, o anche paleontologo astronomico: non mancano le metafore suggestive per Planck, il satellite dell’Agenzia spaziale europea (Esa) lanciato nel maggio 2009 con l’obiettivo di studiare l’origine e le prime fasi di vita dell’Universo: in altre parole, nascita e infanzia. Nell’estate del 2010 e all’inizio di quest’anno sono arrivati i primi risultati della missione, che è riuscita a “scattare” una foto molto accurata della radiazione cosmica di fondo, la “traccia fossile” del big bang, e a identificare un ricco catalogo di sorgenti galattiche ed extragalattiche. L1 L2 L5 1,5 milioni di km Distanza di Planck dalla Terra. Il satellite orbita attorno a un punto di equilibrio del campo gravitazionale combinato della Terra e del Sole chiamato punto lagrangiano L2, situato dalla parte opposta rispetto al Sole. Durante l’anno L2 si muove intorno al Sole insieme al nostro pianeta. Questa collocazione offre a Planck la possibilità di osservare l’Universo con minime interferenze da parte delle emissioni (di calore ed elettromagnetiche) del Sole e della Terra. Inoltre, garantisce ai suoi pannelli solari un’alimentazione continua. 1964 Anno in cui venne identificata la radiazione cosmica di fondo, una radiazione a microonde che pervade tutto l’Universo ed è ritenuta uno degli indizi più importanti a sostegno della teoria del big bang. Secondo questa teoria, circa 13,7 miliardi di anni fa l’Universo avrebbe iniziato a espandersi e a raffreddarsi a partire da una condizione iniziale di altissima densità e temperatura. Per i cosmologi la radiazione cosmica di fondo, che risale ad “appena” 380 000 anni dopo il big bang, rappresenta la “traccia fossile” del big bang stesso. Per questo, studiarla accuratamente, come sta facendo Planck, dovrebbe permetterci di saperne di più su quello che è successo nelle prime frazioni di secondo dopo il big bang. 6 aprile 2011 ESA / Thales / EADS Don Wilkie / istockphoto valentina murelli 1,5 metri Apertura effettiva del telescopio di Planck, che raccoglie la radiazione cosmica di fondo per indirizzarla agli strumenti scientifici di rilevazione posti a bordo del satellite: LFI (Low Frequency Instrument) e HFI (High Frequency Instrument). Lo specchio del telescopio è stato realizzato in fibra di carbonio ricoperta da un sottilissimo strato di alluminio. LFI è uno strumento tutto italiano, progettato e realizzato grazie alla collaborazione tra centri di ricerca, Agenzia spaziale italiana e, sul fronte industriale, Thales Alenia Space Italia. sorgenti 2,75 kelvin Oggetti astronomici, galattici ed extragalattici, osservati da Planck: è il più grande catalogo di sorgenti “fredde” mai realizzato. Tra gli oggetti identificati nella nostra galassia figurano stelle avvolte nella polvere e nuclei di nubi molecolari, mentre al di fuori della Via Lattea si segnala l’identificazione di 189 ammassi di galassie, 20 dei quali finora sconosciuti (come l’ammasso PLCK G214.6+37.0 nell’immagine). 9 frequenze “Catalogo” delle frequenze di radiazione elettromagnetica analizzate da Planck. Le basse frequenze, comprese tra 30 GHz e 70 GHz, sono intercettate dai 22 ricevitori radio dello strumento LFI, mentre le alte frequenze, tra 100 e 857 GHz, sono intercettate dai 52 bolometri (dispositivi che misurano la radiazione elettromagnetica) di HFI. Questa ampia copertura dello spettro è necessaria per riuscire a distinguere dati scientifici rilevanti (cioè quelli relativi alla radiazione cosmica di fondo), da segnali indesiderati, vale a dire radiazioni della stessa lunghezza d’onda emesse da altri corpi celesti (il cosiddetto rumore di fondo). Nell’immagine una delle antenne di LFI. 0,1 kelvin Temperatura alla quale sono mantenuti alcuni dei rivelatori di Planck, così bassa da renderli i punti più freddi attualmente presenti nel Sistema solare (e forse nell’intero Universo). Questa temperatura, resa possibile da un sofisticato sistema di raffreddamento (nell’immagine), è necessaria per un corretto funzionamento degli strumenti, che sono in grado di misurare variazioni di temperatura dell’ordine dello 0,001%. ESA / AOES MEDIALAB INAF / RENATO CERISOLA Temperatura media della radiazione cosmica di fondo. Alcune regioni dell’Universo mostrano piccolissime variazioni dalla media: per i cosmologi, queste sono tracce di eventi cosmici successivi al big bang, come la formazione delle prime strutture a grande scala dell’Universo (galassie e ammassi di galassie). Planck funziona come un termometro supersensibile, in grado di rilevare piccolissime fluttuazioni di temperatura. Sopra è riportata l’immagine a tutto cielo, elaborata a partire dai primi dati del satellite, della radiazione cosmica di fondo, ben visibile con le sue fluttuazioni (“granulosità” di colori differenti) nelle porzioni superiore e inferiore dell’immagine stessa. La porzione centrale è occupata da una diffusa emissione di gas e polveri nella Via Lattea, nelle stesse frequenze “viste” da Planck. ESA / Planck Collaboration ESA / Planck Collaboration 15 000 ? L’accurata analisi dei dati raccolti da Planck potrebbe aiutare a rispondere ad alcune delle grandi questioni cosmologiche. Per esempio: che cosa e quando ha dato il via al Big Bang? Qual è la densità precisa della materia nell’Universo e qual è la vera natura di questa materia? E, naturalmente, quale sarà il destino dell’Universo? Continuerà a espandersi per sempre oppure collasserà su sé stesso? aprile 2011 7