La musica e il teatro nelle pagine de il Foglietto

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Grazia Carbonella
La musica e il teatro nelle pagine de il Foglietto:
conclusione del progetto di spoglio (1897-1927).
Grazia Carbonella
Nel corso degli ultimi anni la ricerca musicologica ha iniziato ad interessarsi
ad aspetti fin’ora per lo più trascurati dai tradizionali approcci d’indagine come
la storia delle istituzioni e delle associazioni, il ‘sistema teatrale’, la ricezione e la
fortuna di opere e di compositori, l’evoluzione e il gusto del pubblico, la ‘storia
materiale’ connessa alla produzione e all’esecuzione musicale, ecc… In questi
ambiti di ricerca l’impiego della letteratura periodica quale fonte documentaria
si è rivelata di primissimo ordine, insostituibile soprattutto «nella definizione
di quell’intreccio di istanze culturali, sociali ed economiche spesso riassunte nel
termine un pò vago di vita musicale, locuzione che definisce il contesto nel quale
nascono e vivono gli oggetti principali della ricerca musicologica: vale a dire i
compositori e le loro opere».1
1
Marco CAPRA, Alla ricerca dei periodici musicali. Considerazioni in margine alla pubblicazione del catalogo
dei periodici musicali nelle biblioteche della Campania, in «Rivista italiana di musicologia», XXXII, (1997),
2, pp. 367-382: 369. In seguito al crescente interesse mostrato dalla ricerca musicologica nei confronti della
letteratura periodica, verso la metà degli anni Ottanta è nato a Parma il Centro Internazionale di ricerca sui periodici musicali (CIRPeM), unico istituto in Europa che si occupa in maniera specifica della ricerca sui periodici
musicali e di interesse musicale, coordinando a livello mondiale la redazione di spogli e di indici cronologici
e analitici di periodici musicali. Negli anni si è costituita una biblioteca specializzata che raccoglie periodici di
interesse musicale, italiani e stranieri, dalla fine del Settecento alla prima metà del Novecento. L’importanza di
questa iniziativa risulta tanto più evidente considerando che i periodici musicali sono tutt’oggi l’unica fonte per
la ricerca musicologica ancora poco conosciuta e spesso in cattivo stato di conservazione, oltre che fisicamente
dispersa in diverse biblioteche e archivi, pubblici e privati, a volte difficilmente accessibili. (Marco CAPRA, I
periodici musicali del Novecento, in Conservare il Novecento: la stampa periodica, Atti del 2°Convegno nazionale: Ferrara, 29-30 marzo 2001, (a cura di) Maurizio MESSINA e Giuliana ZAGRA, Roma, AIB-Associazione
Italiana Biblioteche, 2002, pp. 30-44: 39-41.) È possibile leggere un’ampia panoramica internazionale di studi
che si sono avvalsi di pubblicazioni periodiche in Bianca Maria ANTOLINI, La stampa periodica dell’Ottocento
come fonte per la ricerca musicologica: il «Repertoire international de la presse musicale», in «Rivista italiana di
musicologia», XXVI, (1991), 1, pp. 346-385. Una serie di pubblicazioni apparse negli ultimi anni ha dimostrato, inoltre, come sia assai proficua la ricerca anche sui periodici non specificamente musicali. Citiamo a titolo
esemplificativo: Roberto VERTI, La presenza della musica nei periodici bolognesi dal 1800 al 1830, in «Periodica
musica», 1, 1983, pp. 21-26; Maria Giovanna BRINDISINO, Notizie musicali sui periodici politici-letterari salentini
dalla seconda metà del XIX sino al 1911, in «Periodica musica», 3, 1985, pp. 19-25; Marcello CONATI, Fonti
verdiane: i giornali dell’Ottocento, in Nuove prospettive della ricerca verdine, Atti del convegno internazionale
in occasione della prima del Rigoletto in edizione critica (Vienna, 12-13 marzo 1993), Istituto di studi Vediani/
Ricordi, Parma/Milano, 1987, pp. 130-137;
197
La musica e il teatro nelle pagine de «il Foglietto»: conclusione del progetto di spoglio
All’indomani dell’Unità d’Italia il panorama dell’editoria periodica si presenta
ricco di numerose nuove testate giornalistiche: nascono i primi quotidiani che a pieno
titolo possono dirsi nazionali2 pronti a carpire la moltitudine di offerte musicali che
connotano i primi due terzi del Novecento.3 È proprio in questo periodo che la
critica e la cronaca cominciano a separarsi dalla musicologia. I critici cominciano
a privilegiare i quotidiani e le riviste d’informazione, mentre i musicologi si
ritrovano nelle riviste specializzate. Risultano così abbozzate quelli che saranno gli
orientamenti del ‘giornalismo’ musicale novecentesco che annovererà, da un lato,
un prodotto colto pensato per gli addetti ai lavori e, dall’altro, uno destinato alla
crescente massa degli appassionati. Accade così che per lo studioso che si accinge ad
una lettura critica, la pubblicistica locale - quale testimone, e portavoce, della realtà
di periferia - non appaia meno interessante della stampa dei centri più grandi e più
prolifici di eventi culturali.
Da queste premesse è scaturito il progetto di spoglio delle notizie musicali
e teatrali contenute nel periodico il Foglietto realizzato dalla scrivente per conto
della Biblioteca Provinciale di Foggia. Per questo lavoro sono stati consultati
i microfilm relativi agli anni compresi tra il 1897 e il 1927 conservati presso la
Biblioteca comunale di Lucera che non costituiscono, purtroppo, la collezione
completa del giornale. Il Foglietto, infatti, continuò ad essere pubblicato fino
al 1932, anno in cui confluì ne Il Popolo nuovo. Il lavoro di spoglio ha previsto
l’inserimento delle notizie bibliografiche nel catalogo informatico del Sistema
Bibliotecario Provinciale di Foggia per un totale di 1.938 notizie. Ciascuna
notizia è stata indicizzata utilizzando la Classificazione Decimale Dewey e una
lista di descrittori nella maggior parte dei casi costituiti da nomi propri (musicisti,
impresari, attori, cantanti e compagnie teatrali), da istituzioni (scuole di musica,
teatri) e dalle opere (musicali e teatrali) eseguite.
Dalla lettura sistematica e continua del giornale, per l’arco temporale preso
in esame, è stato possibile ricostruire la storia redazionale del periodico e la sua
struttura, oltre che osservare il modo in cui le notizie relative agli eventi musicali e
teatrali sono presentate e come si è evoluta negli anni la scrittura giornalistica e la
critica, musicale soprattutto.
Il primo numero risale al 19 dicembre del 1897 con la direzione di Gaetano
Thomas GRIFFIN, Musical references in the Gazzetta di Napoli 1681-1725, Berkley, Fallen Leaf Press, 1993;
Ausilia MAGAUDDA-Danilo COSTANTINI, Un periodico a stampa di antico regime: la Gazzetta di Milano (sec.
XVII-XVIII. Spoglio delle notizie musicali per gli anni 1686-1699), in «Fonti musicali italiane», 1, 1996, pp.
41-74; ED. – ID., Un periodico a stampa di antico regime: la Gazzetta di Milano (sec. XVII-XVIII. Spoglio
delle notizie musicali per gli anni 1642-1680), in «Fonti musicali italiane», 3, 1998, pp. 65-129.
2
Marco CAPRA, La stampa ritrovata: duecento anni di periodici musicali, in La divulgazione musicale in
Italia oggi, Atti della giornata di studi: Parma, 5-6/11/2004, (a cura di) Alessandro RIGOLLI, Torino, Edt, 2005
(Istituzione Casa della Musica, “Quaderni di Ladimus”, 1), pp. 64-85, anche in <http://cirpem.lacasadellamusica.it/Ladimus2004.pdf> (gennaio 2008).
3
Ricordiamo che nella prima metà del Novecento nascono decine di nuovi teatri anche nei centri più
piccoli che vanno ad aggiungersi e a sostituirsi a quelli già esistenti.
198
Grazia Carbonella
Pitta, edito dalla Stamperia Editrice di Massimo Frattarolo a Lucera. La scelta
del nome, Foglietto, si spiega per le ridotte dimensioni del formato che in origine
lo distinguono, ma anche per le intenzioni del primo gruppo di redattori di fare
un giornale senza grandi ambizioni, un giornale di cronaca e d’informazione4. In
realtà, dopo solo qualche mese di vita il progetto si delinea ben più consapevole e
maturo degli esordi, pur non tradendo le premesse da cui era partito. «Il Foglietto
non ha padroni né patroni: esso esiste e prospera perché il pubblico c’incoraggia
con la sua benevolenza»,5 così al terzo anno di vita scriveva il direttore Pitta sulle
colonne del suo giornale, spiegando poi qual’era l’orientamento politico della
sua redazione: «Sorti con un programma liberale democratico, ad esso abbiamo
tenuto fede, rimanendoci volontariamente lontani dai gruppi, dalle chiesuole, dalle
fazioni così locali che regionali mirando sempre un po’ più in là delle meschine
contingenze presenti e delle misere competizioni personali».6 Nel 1901 la redazione
risulta composta da Gaetano Ottaviano, Giuseppe Colucci, Luigi Prencipe,
Vincenzo Ciampi.7 Pitta guiderà il giornale fino al 1913 mantenendo sempre fede
alla matrice ideologica socialista-radicale e imprimendo al giornale un impianto
strutturale che conserverà anche negli anni seguenti. Nato come settimanale, dopo
soli pochi numeri, e fino al 1913, il Foglietto diventa bisettimanale, edito sempre
dalla Stamperia Editrice ad eccezione di un breve periodo compreso tra il 19071909 durante il quale fu pubblicato dalla Stamperia Pesce con l’amministrazione di
Eugenio Mancino. Anche il sottotitolo del giornale cambierà ben presto: l’originale
Cronaca settimanale (19 dic. 1897) verrà sostituita da Cronaca di Capitanata (24
dic. 1898) che conserverà per molti anni. Dopo la sconfitta nelle elezioni del 1913
per il collegio di Lucera, per cui risulterà eletto Antonio Salandra, Gaetano Pitta
lascierà la direzione del giornale che sarà guidato, solamente per il 1914, da Massimo
Frattarolo, ritornando a essere settimanale. Dal 1915, e fino al 1917, la direzione
sarà assunta da Ciro Angelillis; in redazione ci saranno Gabriele Canelli, Vincenzo
Ciampi, Michele De Meo, Alfonso de Peppo. Da questa data il periodico avrà un
nuovo orientamento, più spiccatamente liberale; continuerà ad essere pubblicato
una sola volta a settimana, il sabato, non più la domenica, e abbandonerà nel 1917 il
grande formato che aveva assunto negli anni precedenti per ritornare a quello piccolo
delle origini, a cinque colonne. Dal 1918 fino al 1932 sarà direttore Vincenzo
4
«Il titolo medesimo del nostro piccolo giornale vi dice, del resto, che noi non abbiamo nessuna pretensione di fare cose straordinarie, né di essere quel che si dice un organo politico o amministrativo, obbligato a
lodare questo o a dir male di quell’altro. Vogliamo essere cronisti e rimanere sempre tali, se il favore del pubblico vorrà confortarci a continuare l’opera intrapresa con sincerità di propositi, con assoluta indipendenza
di opinioni stabilite e da pregiudizi di ogni sorta». Cfr. il Foglietto (d’ora in poi Fglto), 19 dicembre 1897.
5
Gaetano PITTA, Dopo tre anni, Fglto, IV, 3 gennaio 1901.
6
Ibidem.
7
I collaboratori sono: Benedetto de Luca, Giuseppe Checchia, Michele Longo, Antonio Lo Re, Leone
Mucci, Nicola Pescatore, Raffaele Santolillo, Domenico Mezzini, Giuseppe Ricci, Michele Strizzi, Saverio
Pugliese, Enrico Viglione, Francesco Giancola, Vincenzo Paolillo, Yessi, Benoni, Raffaele Centonza, L. Gaetano del Conte. Cfr. il Foglietto, III, 2 dicembre 1901.
199
La musica e il teatro nelle pagine de «il Foglietto»: conclusione del progetto di spoglio
Ciampi.8 La nostra indagine, per questo periodo, si ferma al 1927 e in questo
arco di tempo abbiamo notato che il sottotitolo cambia frequentemente da
Settimanale della Capitanata (1919), a Politico-amministrativo della Capitanata
(1920), per diventare Bisettimanale della Capitanata (dal 6 marzo al dicembre
1921), cambiare ancora in Cronaca della Capitanata (gennaio-9 aprile 1922), e
diventare nuovamente Politico-amministrativo della Capitanata (aprile 19221924), e infine Giornale della Capitanata (1924-1927). Anche la periodicità non
è costante: settimanale, solo la domenica, dal 1918 al 1921; bisettimanale, giovedì
e domenica, dal marzo 1921 fino al 1922, anno in cui ritorna settimanale per
«deficienza di mano d’opera» con uscita domenicale, con un formato più grande
a sei colonne. Dal 1925, con il trasferimento del tribunale da Lucera a Foggia,
anche l’editore cambia. Alla Stamperia Editrice e alla Tipografia Pesce che si
erano alternati nel periodo lucerino, subentra lo Stabilimento tipografico del cav.
Umberto Zobel di Foggia, sostituito, dal 22 ottobre 1927, dalla Società Editrice
Fiammata di Foggia. In quest’ ultimo periodo il Foglietto sarà settimanale e uscirà
il giovedì. Con la direzione di Ciampi l’offerta editoriale si arricchisce inoltre di
due supplementi mensili: dal 9 aprile 1922, infatti, vengono pubblicati il Foglietto
giudiziario (Supplemento mensile di Dottrina, Cronaca e Giurisprudenza) e il
Foglietto scolastico (Organo delle scuole medie e primari).
La struttura del giornale resta sostanzialmente invariata negli anni, fedele
all’impronta che il primo direttore, Gaetano Pitta, gli aveva impresso. Costituito
quasi sempre da quattro pagine, presenta nel ‘taglio alto’ della prima pagina
notizie di politica nazionale o di eventi locali di grande rilevanza, nel ‘fondo’ si
presenta il commento o l’approfondimento della notizia d’apertura. La seconda
pagina è sempre caratterizzata dalle corrispondenze dai comuni della provincia e
dal capoluogo, fonte principale delle notizie musicali e teatrali di nostro interesse.
La terza pagina contiene stelloncini, articoli monografici su artisti di rilievo
(sezione intitolata Note d’arte), la cronaca lucerina (In Lucera), approfondimenti
culturali, brevi novelle, la cronaca giudiziaria e, dal 1921, una sezione specifica
dedicata agli eventi teatrali (Cronaca teatrale). La quarta pagina è interamente
dedicata alla pubblicità.
Sin dagli inizi il Foglietto raccoglie larghi consensi, sebbene sia difficile
accertare la reale entità delle vendite e degli abbonamenti sottoscritti; risulta
largamente diffuso non solo nella provincia di Foggia, ma anche nell’intera
regione, soprattutto quando vengono riportate notizie di grande scalpore. Sino
8
«Il Foglietto sarà quello che è stato sempre. Sarà cioè la cronaca viva e fresca – spesso sobriamente commentata - dei più importanti avvenimenti amministrativi, giudiziari, economici e sociali della Capitanata.
Alieno da pettegolezzi, dalle diatribe velenose e, peggio, dalle lotte personali, agiterà e discuterà solo le questioni ed i problemi più gravi ed urgenti della nostra terra». In questo articolo il nuovo direttore si presenta
ai lettori e spiega come sarà il Foglietto sotto la sua guida. Chiarisce che non si parlerà molto di politica e se
pure qualche volta «di politica questo giornale s’occuperà lo farà solo per dovere civico, per insorgere contro
le intemperanze demagogiche, le colpevoli debolezze o il pernicioso assenteismo delle classi dirigenti». Cfr.
Vincenzo CIAMPI, Propositi, Fglto, XXI, 6 gennaio 1918.
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al 1922 viene distribuito a Lucera in tre punti vendita, mentre nei giorni di
pubblicazione viene venduto dagli ‘strilloni’ per le strade del paese, dalle otto
alle undici del mattino. Nella maggior parte dei comuni della provincia e della
regione - risulta infatti diffuso anche a Bari, Trani e Barletta - il giornale arriva
in abbonamento. Mentre viene diffuso con regolare distribuzione a Foggia, San
Severo, Sannicandro Garganico, Cerignola, Poggio Imperiale, Manfredonia.9
Dalla lettura del periodo preso in esame le notizie relative agli eventi musicali e
teatrali, oggetto della nostra indagine, appaiono presentate con maggior rilievo durante
la direzione di Gaetano Pitta e di Massimo Frattarolo. Negli anni seguenti, e in modo
particolare con la direzione di Vincenzo Ciampi, saranno presentate progressivamente
come marginali, relegate nella sezione Cronaca teatrale, spesso come notizie brevi.
Scompaiono le lunghe recensioni e le cronache minute degli spettacoli che avevano
caratterizzato i primi anni. Non solo, negli ultimi tempi il giornale appare meno
impegnato nell’affrontare questioni relative alla vita culturale della comunità lucerina,
di cui ovviamente si occupa maggiormente. Ricordiamo nei primi anni i solleciti
interventi dello stesso direttore Pitta sulla questione relativa all’ampliamento e alla
ristrutturazione del teatro Garibaldi,10 al riordinamento del concerto civico, a cui
9
Luigi MANCINO, Storia e vita sociale de il Foglietto di Lucera, Torino, Edizioni Pentarco 1990, p. 34.
Questo argomento sarà oggetto di numerosi articoli sin dai primi numeri. Così il direttore Pitta scriveva, intitolando Quel che ci manca un suo articolo: «È proprio quel che abbiamo. Vi parrà uno scherzo, un gioco di parole,
un paradosso, un non senso, e che so io: ma è così. Quel che manca a noi è precisamente quello che abbiamo, o
meglio che diciamo di avere. […] quando un forestiere giunge qui e cerca il teatro, non lo trova più. Forse è sparito? No; è diventato semplicemente una spelonca, un antro, un’orribile topaia: o è chiuso; o, se è aperto, ci si va per
prendere i reumatismi d’inverno e, d’estate, a farvi il bagno russo. Oh! – pensa il forestiere – perché mi han fatto
credere che qui esiste un teatro?». G. PITTA, Quel che ci manca, Fglto, I, 2 gennaio1898. Ritorna sull’argomento
a proposito dell’arrivo di Scarpetta a Foggia: «Quando fu annunziato che Scarpetta, il cav. Eduardo Scarpetta,
avrebbe dato un corso di recite a Foggia, pensate voi, o lettori amanti del buonumore e dell’onesto riso, che egli
fosse per dare una capatina anche a Lucera, e che si potesse fermare per parecchie sere al nostro massimo, ahimè!
ora divenuto non solo minimo, ma addirittura incalcolabile, nullo? No, e vero? Perché ci voleva il miracolo. Buon
per noi che il miracolo si è compiuto senza troppe preghiere e tridui, e lo ha compiuto – pare fino inutile dirlo
– Daniele Damiani». L’impresario Damiani rivestirà un ruolo di primissimo piano nell’allestimento di numerosi
spettacoli al Teatro Garibaldi e il suo nome ricorre spesso nelle colonne del giornale. Le riflessioni del direttore
Pitta proseguono sull’argomento: «Perché mai deve accadere, nella città nostra, e ritenersi un miracolo ciò che
nelle altre città della provincia non desta né meraviglia, né stupore? All’infuori del teatro, che come dicevamo, è
divenuto addirittura un luogo…indefinibile, nessun’altra ragione vi si può trovare. Del pubblico, né artisti, né
impresari possono lamentarsi: è intelligente, colto, ama la buona e vera arte e, quel che vale più di tutto, paga.
Così a occhio e croce se si fa la proporzione fra il numero dei nostri abitanti e quelli di Foggia, di Sansevero e di
Cerignola, si trova che in media la città nostra dà un maggior contingente al teatro, che è divenuto ecc.ecc… la
ragione per cui a teatro non si va più tanto volentieri, né così spesso, è appunto che di spettacoli buoni se ne danno
raramente, da quando specialmente è cominciata l’invasione delle operette e di tutto il resto. […]». G. PITTA, La
ragione per cui…, Supplemento de il Foglietto, I, 29 maggio 1898. La questione sarà ripresa ancora confrontando
i due progetti di ampliamento e ristrutturazione messi a punto dall’architetto Barone di Napoli e dal costruttore
Vacca di Bari (Cfr. RIEGO, Il progetto del teatro, Fglto, II, 9 luglio 1899; R. SANTOLLINO, La questione del teatro,
Ivi, II, 28 dicembre 1899). Nelle colonne del giornale compare per la prima volta il pubblico di Lucera su cui il
giudizio non sarà, come vedremo, sempre così benevolo; comincia, inoltre, la lamentela sulla frequente presenza
delle operette che, ancor più negli anni a venire, domineranno le scene di tutti i teatri, non solo lucerini.
10
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La musica e il teatro nelle pagine de «il Foglietto»: conclusione del progetto di spoglio
sarà riservato addirittura un supplemento,11 e ancora alla filarmonica e alla scuola
di canto corale di Lucera. Nell’ articolo intitolato Trilogia musicale di T. Rivella,
pseudonimo dello stesso Pitta,12 si legge:
«A Lucera esiste da anni una questione musicale, che dapprima era unica – la
banda - poi divenne duplice – la banda e la filarmonica – e infine ora è triplice
– la banda, la filarmonica e la Cappella del Duomo. Per la banda la questione
è oramai risolta grazie all’ingegno, al buon valore, all’istancabile operosità e
allo zelo del maestro Silvio Mancini. […] La filarmonica! La scuola di canto
corale! Di queste due scuole, per le quali il Municipio paga pure la bellezza, di
più di tremila lire l’anno, si può affermare e con miglior fondamento di verità,
ciò che l’anima candida di Pietro Trapassi cantava dell’Araba Fenice: “Che ci sia
ciascun lo dice, / Dove sia nessun lo sa!” O meglio, e senza l’idea di offendere
Metastasio: “Che vi sia ciascun lo dice, / Perché sia nessun lo sa!”. Ecco la
questione: perché si tiene una filarmonica e una scuola di canto corale? […]
Sentiamo appena un concerto – e quali concerti sconcertati! – ogni quattro o
cinque anni e il saggio è tale da far inorridire i sordi nati. Assistiamo ogni tanto a
qualche rappresentazione di operette e, se non fosse per la rarità degli spettacoli,
ci verrebbe la voglia di far ammanettare gli artisti cani e professori strimpellatori
e spedirli d’urgenza a Tremiti o a Lampedusa. Della scuola di canto corale non
dico. […] Parliamo chiaro: io conosco appena il signor Angelo Napoli, direttore
della scuola di canto corale, e conosco da tempo, stimo e amo Don Enrico
Cornamusa, direttore della scuola di strumenti ad arco: nessuno può sospettare
che io voglia togliere il pane di bocca a questi due egregi rispettabili signori. […]
Io dico a buon conto che poiché il Comune paga per avere un servizio pubblico
che può e deve riuscir utile ai cittadini, non basta che questo ci sia, ma dev’essere
ben regolato. […] Terza questione: la Cappella del Duomo. […] il regio Capitolo
lucerino si è reso benemerito dell’arte musicale fra noi dotando il nostro Duomo
di un organo orchestrale, il quale per perfezione di meccanismo, per novità di
registri come affermò il maestro Bossi e coma ha confermato il maestro Quirino
Lazzarini, organista della Cattedrale di Recanati, uno delle migliori delle Marche
– è superiore di molto a parecchi organi famosi. Ma avere un organo eccellente
non basta, perché ci vuole anche, e sopra tutto, il buono organista. Anzi non
l’organista si richiede, ma un maestro di cappella, che noi non abbiamo e che,
guardandoci d’attorno, non vediamo chi possa essere».13
Colpisce la volontà di aprire un dibattito su una questione di largo interesse,
evidenziando da un lato i buoni risultati raggiunti, come nel caso dell’operato di Silvio
Mancini, senza tuttavia risparmiare critiche, quando necessario. Il suggerimento
avanzato dal Pitta sarà poi quello giusto: lo stesso Lazzarini verrà infatti nominato
11
Riordinamento del concerto civico di Lucera. Relazione della commissione comunale, Supplemento de il
Foglietto, XV, 4 luglio 1912.
12
Cfr. Un giornale tra due città, Roma, Staderini, 1960, p. 220.
13
T. RIVELLA, Trilogia musicale, Fglto, III, 13 settembre 1900.
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Grazia Carbonella
maestro di Cappella e organista del Duomo di Lucera, ben cinque anni più tardi.14
Con lui, primo maestro di Beniamino Gigli,15 le sorti della musica sacra a Lucera
miglioreranno sensibilmente e numerose sono le notizie riportate da il Foglietto di
ottimi concerti eseguiti in cattedrale16.
Il tono con cui vengono riportate le notizie di musica e teatro è sempre piuttosto
misurato, pur non mancando appunti di critica relativi all’esecuzione17 oppure
all’opera stessa, come nel caso de La Celeste di Francesco Pisano.18 È sempre vigile
l’attenzione del cronista per l’orchestra, per i cori e per gli allestimenti scenici degli
spettacoli e accade anche che senta la necessità di rivendicare la propria autonomia di
giudizio contro qualsiasi pressione esterna.19
Sono molti gli spunti di ricerca che gli articoli riportati nelle pagine de il
Foglietto suggeriscono, ma non possiamo seguire il filo di ciascun evento, non è
l’obiettivo di questo scritto, ci sembra però opportuno evidenziare alcuni filoni
d’indagine, come la possibilità di ricostruire la storia degli edifici teatrali. Abbiamo
già accennato come sia possibile seguire le alterne fasi che hanno caratterizzato
la ristrutturazione e l’ampliamento del teatro Garibaldi, riaperto nel 1908 e
nuovamente chiuso nel 1912. Il Foglietto riferisce dell’attività di un altro teatro
lucerino, il Politeama Gifuni e Caso che viene descritto come «adatto a qualsiasi
genere di spettacoli, dall’opera lirica ed operetta al café chantant, dal circo equestre
alle rappresentazioni cinematografiche; capace di almeno milledugento spettatori;
con due ordini di comodi palchi, dugentocinquanta poltroncine, posti di platea,
14
La notizia ufficiale del suo insediamento viene data da il Foglietto il 9 dicembre 1905. Quirino Lazzarini
era giunto a Lucera per la prima volta per le feste patronali del 1900. Per l’occasione era stato invitato, in
qualità di organista, a tenere un concerto di musica sacra con i cantori della Cappella di Loreto con la direzione del maestro Roberto Amadei. Cfr. Le feste patronali, Fglto, III, 30 agosto 1900; DURANTE, La cappella
di Loreto, ivi 6 settembre 1900.
15
Luigi INZAGHI, Beniamino Gigli, Varese, Zecchini 2005, p. 11.
16
Il Foglietto ne dà notizia il 5 ottobre 1905, 1 luglio 1905, 22 agosto 1909, 22 agosto 1912, 21 agosto
1913.
17
A proposito dell’esecuzione della Cavalleria rusticana di Mascagni allestita al Teatro Dauno di Foggia
nel maggio del 1900, dall’impresa Bellomo, così il Pitta, sotto il nome di Rivella, scriveva: «I cori, ahimè! I
cori lasciavano molto a desiderare, anzi si fecero in qualche punto desiderare addirittura, specialmente in
Cavalleria. L’egregio maestro Guerriera sudò parecchie camicie, si arrabbiò, agitò furiosamente in aria la
bacchetta per richiamare quella quarantina fra uomini e donne al rispetto delle leggi del tempo e dell’accordo,
e per protestare, credo anche, verso il pubblico che la colpa di ciò che accadeva non era sua; ma invano». T.
RIVELLA, Cavalleria e Pagliacci al Dauno di Foggia, Fglto, III, 6 maggio 1900.
18
«[…] A me pare, dunque, che la musica della Celeste sia come composta di vari spezzoni cui manchi
il filo che li armonizzi fra loro. […] Mi sembra, ho detto innanzi, ch’essa non abbia un carattere proprio e
neppure, aggiungo ora, un carattere purchessia. Di più si nota una grande sproporzione tra la musica e il
libretto. Però v’hanno nell’opera di dolci motivi originalissimi che fanno comprendere e prevedere che meglio avrebbe potuto darci il Pisano se altro libretto avesse avuto da musicare, e meglio ci darà domani senza
dubbio […]». Arcangelo DI STASO, Celeste di Francesco Pisano, Fglto, II, 2 aprile 1908.
19
«[…] è assolutamente sconveniente e provocante pretendere che per un posto di poltrona che si ottiene
per il disimpegno del proprio dovere un giornalista debba bruciare l’incenso là dove occorre far lavorare la
scopa! Alla malora la poltrona, allora», cfr. La Tosca al Dauno, Fglto, XI, 21 maggio 1908.
203
La musica e il teatro nelle pagine de «il Foglietto»: conclusione del progetto di spoglio
anfiteatro; bene aerato durante l’estate, ben riscaldato nell’inverno; con sei porte di
sicurezza e comode vie di accesso alla platea, all’anfiteatro, ai palchi; con vestibolo
adatto, foyer, buvette, eccetera».20 Il nuovo teatro, costruito «nella parte alta della
città, a fianco della chiesa di San Domenico, in via degli Svevi […] si propone di dare
ogni sorta di spettacoli […] con prezzi popolari in rapporto agli spettacoli stessi».21
Qualche anno più tardi anche a Foggia si costruirà un nuovo contenitore culturale,
il ‘Politeama Arena’ Cicolella. Il nuovo teatro, dalla capienza di 1500 posti, sarà
impiegato anche per gli spettacoli lirici grazie all’ampio palcoscenico. Verrà infatti
inaugurato il 13 luglio 1921 con un applaudito Rigoletto eseguito da Francesco Izal
(Rigoletto), Rina Di Bitonto (Gilda), Renzo Salanti (Duca di Mantova), Margherita
Cisbani (Maddalena), Nino Marotta (Sparafucile), con la direzione di Arturo
Sigismondo.22 In quella stessa stagione fu allestita anche un’Aida memorabile con
Esmeralda Pucci (Aida), Maria Luisa Lampeggi (Amneris), Iulian Brunet (Radamès),
Francesco Izal (Amonasro), con la direzione del maestro Sigismondo.23
Mancano ne il Foglietto riferimenti a rivendite di spartiti musicali o di
strumenti, i primi probabilmente acquistati per corrispondenza, mentre per i secondi
è ipotizzabile che ci si recasse nella vicina Napoli. Gli unici strumenti di cui si fa
menzione sono l’organo della chiesa del Carmine di Cerignola24 - realizzato da Carlo
Fantesca di Candida in provincia di Avellino e inaugurato da Luigi Iandoli - e quello
del Duomo di Lucera, inaugurato il 1 gennaio 1900.25 Quest’ultimo, realizzato dalla
Ditta Vegezzi Bossi e Consoli di Torino su progetto del maestro Bossi, direttore del
Liceo musicale Marcello di Venezia, viene descritto nei minimi dettagli:
«L’organo conta circa 1300 canne di stagno tigrato; la cassa, tutta di larice rosso
e larice americano, è stata fabbricata a Torino nella Casa dei Salesiani fondata
da Don Bosco. Ha una doppia tastiera, una inferiore per il grand’organo,
l’altra superiore per l’organo espressivo, e una pedaliera cromatica di 30
pedali, 6 pedaletti di richiamo, 2 pedali a bilico, uno per l’espressione, l’altro
– una specialità della Ditta fabbricante – per il crescendo e decrescendo dei due
organi. Ha poi 24 registri interi a sistema liturgico. Ciascuna tastiera è fornita
di 5 pistoncini che servono per il piano, il mezzo forte, il forte e il fortissimo.
Il movimento è tubolare-pneumatico, con mantici a manubrio e a lanterna; ma
la costruzione è fatta in guisa da potervisi adattare quando si voglia un motore
a gaz o un motore elettrico».26
20
Cfr. Per un teatro, Fglto, XVI, 10 agosto 1913.
Ivi.
22
Cfr. Politeama Cicolella, Fglto, XXIV, 12 giugno 1921; L’inaugurazione del Politeama Cicolella con
un’ottima edizione di Rigoletto, Fglto, 14 luglio 1921.
23
Cfr. Aida all’Arena Cicolella, Fglto, XXIV, 11 agosto 1921.
24
Cfr. TELL (Saverio PUGLIESE), Inaugurazione di un organo, Fglto, II, 26 gennaio 1899
25
Cfr. La tribuna per l’organo, Fglto, II, 9 febbraio 1899; L’organo del Duomo, Fglto, III, 15 febbraio
1900.
26
Cfr. Il nuovo organo del Duomo, II, 21 dicembre 1899.
21
204
Grazia Carbonella
Tra le notizie relative agli spettacoli largo spazio viene riservato agli
allestimenti operistici presentati, a mio parere, con maggior enfasi rispetto alle
stagioni di prosa. Dalla lettura di questi articoli - in alcuni casi veri e propri
resoconti in cui il cronista nulla tralascia di riferire dalla toilette delle signore,
all’allestimento scenico, dall’addobbo floreale alle esibizioni dei cantanti, dai cori
alla direzione d’orchestra…- è possibile estrapolare una miriade di informazioni.
In primis è possibile ricostruire la cronologia degli spettacoli relativi al teatro
Dauno di Foggia, al teatro Garibaldi di Lucera e al teatro Comunale di San Severo
- centri in cui corrispondenti stabili riferivano regolarmente a il Foglietto sugli
eventi cittadini; è possibile acquisire notizie sui cantanti che hanno calcato le scene
dei teatri di provincia: dai giovanissimi Bernardo Muro e Claudia Muzio, impegnati
nella stagione lirica primaverile del 1911 al teatro Mercadante di Cerignola, a Ines
Maria Ferraris impegnata nel 1908 al Teatro Garibaldi di Lucera - cantanti che
ebbero carriere e fama internazionale a distanza di pochi anni dal loro passaggio in
Capitanata; è, inoltre, possibile approfondire la conoscenza di alcune personalità
di artisti locali che, partendo dalla provincia, hanno proseguito le loro carriere nei
grandi teatri d’Italia, come il baritono lucerino Michele De Padova e il direttore
d’orchestra sannicandrese Armando Petrucci. Ma, ovviamente non c’è solo
la lirica, anche il teatro di prosa è ampiamente documentato con la presenza di
numerose compagnie tra cui quella di Italia Vitaliani, di Edoardo Scarpetta, della
famiglia Ambrosioni. E poi l’operetta, il varietà, il café chantant con le compagnie
di Carmen Mariani, di Adolfo Martinez, di Emma Mery.
E il pubblico? C’è posto anche per il pubblico nei resoconti teatrali. A volte
elogiato per la sua composta partecipazione e per la sua competenza, viene anche
bacchettato quando necessario, come nel caso della rappresentazione del dramma
Bufere di Sabatino Lopez, rappresentata dalla Compagnia Ambrosioni al Teatro
Garibaldi di Lucera il 5 ottobre 1909. Il cronista, oltre ad evidenziare come durante
lo spettacolo «non tutti gli attori par che siano perfettamente a posto» e di come
il teatro fosse «gremito, elegantissimo», si dilunga a esprimere il proprio dissenso
proprio sul suo contegno.
«E ora il pubblico nostro ci consenta di dir di lui poche parole, ma chiare
e schiette. Noi non lo riconosciamo più, o per essere più precisi, noi non
riconosciamo più quella parte di esso – la più popolare, quella che occupa le
ultime file di platea e il loggione – la quale un tempo per la sua compostezza,
pel suo educato riserbo e pel suo aborrimento delle manifestazioni chiassose
e piazzaiuole, formava l’ammirazione di quanti capitavano qui da altri paesi.
Ora non più; ora ci accorgiamo tutti che essa risente delle pessime abitudini
acquistate in un decennio e più d’operette, di café chantant e simili prodotti…
artistici modernissimi. Fa chiasso e manifesta ad alta voce con parole non del
tutto parlamentari le sue simpatie o antipatie. E poi durante la rappresentazione
v’è un brusio ininterrotto di spettatori catarrosi che tossiscono e scaracchiano,
di quelli che sbattono sedie e chiudono aprono e tornano a chiudere usci
205
La musica e il teatro nelle pagine de «il Foglietto»: conclusione del progetto di spoglio
di palchi, di quelli che si esercitano a stropicciare i piedi continuamente, a
parlare a voce alta, nulla curandosi, tutti, della molestia che arrecano agli artisti
sulla scena e all’altra parte del pubblico, la più numerosa, che vuol godersi lo
spettacolo tranquillamente e pretende a ragione di non essere in alcun modo
disturbata durante lo spettacolo».27
E se ne il Foglietto manca qualunque riferimento alle tradizioni popolari, si
riferisce sempre e puntualmente delle manifestazioni organizzate per le varie feste
patronali nei comuni della provincia. Il punto di vista di questi resoconti è sempre
un punto di vista ‘colto’ in cui il cronista oltre a dilungarsi, inevitabilmente, sulla
«illuminazione elettrica» e sui fuochi d’artificio ci fornisce informazioni relative
alle funzioni religiose, alle processioni e all’impiego della musica in ambito sacro.
Onnipresente, tanto nelle feste patronali, quanto nella vita cittadina, occasione
di ritrovo per la comunità che così rinsalda i propri legami di appartenenza e di
coesione, è la banda del paese che solitamente si esibiva due volte a settimana in
piazza. Ne il Foglietto si parla diffusamente di quella di Lucera, ovviamente, con
la direzione di Silvio Mancini,28 vera istituzione cittadina, ma c’è posto anche per
quella di San Severo, di Foggia e di molte altre bande di piccoli comuni del barese
e del subappennino, spesso ospiti durante le feste. Ne vengono riferiti i progressi,
ma anche i decadimenti, le competizioni e, con orgoglio, se ne riportano i successi,
soprattutto durante le trasferte nei paesi vicini in occasioni di feste patronali.
La lettura di queste notizie suggerisce anche la possibilità di ricostruire
la storia delle istituzioni musicali e teatrali a cavallo tra Otto e Novecento. E
così affiorano i concerti organizzati dall’Associazione Santa Cecilia di Lucera,
le rappresentazioni teatrali del Circolo Ferrari di Foggia, la vivace attività delle
Filodrammatiche e delle Filarmoniche sparse un po’ in tutta la provincia. Ancor
più proficua appare la consultazione del Foglietto a quanti vogliano ricostruire
27
Cfr. Cronaca del Garibaldi, Fglto, XII, 7 ottobre 1909.
Il nome di Silvio Mancini ricorre molto spesso nelle colonne del giornale. Già nel numero del 23 gennaio
1898 in un’articolo a lui dedicato si legge: «Chi non l’ha visto, almeno una volta, dirigere un concerto della
nostra banda musicale […] Chi non l’ha visto con gli occhi fuori dall’orbita, anzi fuori dagli occhiali, con la
faccia paonazza, agitare convulso la bacchetta, muovere la testa qua e là e non l’ha udito accompagnare gli
strumenti con la voce, una voce rauca, ma perfettamente intonata? Chi non ha udito le frequenti interiezioni,
schiettamente ed energicamente abruzzesi, che egli suole intercalare nel motivo musicale, quando il pezzo
non va? E badate che per Mancini il pezzo non va mai, tanto egli è incontentabile. […] è capace alle prove
di far ripeter la battuta 230 volte di seguito e lagnarsi che gli manca il tempo di farla ripeter altrettanto». La
banda di Lucera sotto la sua direzione viene spesso descritta quasi come un’orchestra e molti suoi allievi
emigrati in altre regioni d’Italia e negli Stati Uniti ebbero fortuna, portando lontano gli insegnamenti del
maestro. Lodando i risultati raggiunti dalla banda, così Gaetano Pitta spiega il metodo di lavoro impiegato
da Mancini: «Il concerto lucerino non suona soltanto per suonare, ma segue ed esegue le intenzioni dell’autore; e se trattasi di opera, interpreta con intelligenza e gusto così che chi conosce l’opera trova una perfetta
corrispondenza tra ciò che si suona e l’azione scenica. Questo, che a me pare un mirabile risultato, il Mancini
ottiene studiando il libretto prima di ridurre il pezzo, e spiegando ai suoi musicanti l’azione scenica prima che
essi lo eseguano». Cfr. G.[aetano] P.[itta], Il concerto musicale lucerino, Fglto, II, 7 luglio 1898.
28
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Grazia Carbonella
la storia del Conservatorio di musica di Foggia, dalla nascita della Cooperativa
musicale Umberto Giordano,29 di cui si dà notizia il 9 gennaio 1912, alla proposta
avanzata da Giuseppe Nigri, allora docente di musica a Napoli, di istituire a Foggia
«un grande Liceo Musicale».30
E proprio il nome di Umberto Giordano ricorre spessissimo. Presentato
come vera gloria cittadina, in cui genuinamente si rispecchiava con apprensione
quasi materna l’intera comunità, nelle pagine de il Foglietto è possibile seguire le
varie tappe della sua carriera e i successi conseguiti. Così si legge il 24 novembre
1898 riportando la notizia del successo della prima di Fedora rappresentata al
Lirico di Milano il giorno 17 dello stesso mese:
«Oh! lasciatemi tirare un grosso sospiro di soddisfazione, lasciate che io
esprima tutta la mia esultanza, poiché finalmente un fatto nuovo, un fatto
veramente grande e bello è venuto a scuotere l’antipatica monotonia, l’uggiosa
uniformità, l’atonia deprimente di questa vita foggiana. Che importa che il
fatto, del quale esulto, è accaduto a Milano invece che qui! Un foggiano che
trionfa nella ‘capitale morale’ dell’Italia entra, diciamo così, di pieno diritto
nella cronaca della sua città».
E ancora, il 26 novembre del 1925 si dà notizia del successo scaligero della
prima de La cena delle beffe, a cui assistette anche Medoro Pecorella, impresario
del Teatro Dauno di Foggia. Si seguono le varie fasi di lavoro31 del compositore
foggiano, con uno slancio popolare di cui non sempre la sua città natale, con la sua
amministrazione e l’impegno degli enti pubblici e privati, riuscì a farsi portavoce.
Presentando la stagione del Teatro Dauno del 1899, il cronista riferisce ad esempio
come «le inesorabili difficoltà finanziarie strozzano ogni nobile iniziativa. E la
nobile iniziativa era dapprima onorare, sia pur tardi, il cittadino illustre, la cui gloria
29
La Scuola di musica Umberto Giordano, come spesso viene chiamata, diretta da Roberto Consagro,
risulta avere un corso di violino, tenuto dal maestro Antonio Tassaro del Conservatorio di Napoli e un corso
di violoncello, tenuto dal maestro Abelardo Veretti, del Conservatorio di Bologna, tre corsi di pianoforte,
tenuti dallo stesso Consagro e dai maestri Ferdinando Petrilli e Ester Sartori. Dal 1927 viene chiamato da
Bergamo Walter Castaldelli per l’insegnamento del violino e della viola. (Cfr. Alla Scuola U. Giordano, Fglto,
XXIV, 14 agosto 1921; Alla “U. Giordano”, ivi XXV, 1 ottobre 1922; Alla scuola di musica Giordano, ivi
XXVI, 18 marzo 1923; Nella scuola di musica “U. Giordano”, ivi XXX, 16 giugno 1927; Scuola di musica
“U. Giordano”, ivi XXX, 21 luglio 1927). Negli articoli, oltre a dare notizia dei corsi attivati e dei docenti
impegnati nelle attività didattiche, si forniscono anche ampi resoconti dei saggi finali degli allievi e dei concerti ospitati nei locali della scuola tenuti da virtuosi di passaggio per la città di Foggia, come il violinista
Arrigo Serato (cfr. Il violinista Serato alla “Giordano”, Fglto, XXVI, 18 novembre 1923). Si riferisce, inoltre,
dell’insediamento della Scuola nell’attuale sede occupata dal Conservatorio di Foggia (cfr. Mentre la Scuola
“U. Giordano” si avvia a più degna sede, Fglto, ivi XXX, 3 novembre 1927; La nuova sede della scuola “U.
Giordano”, XXX, 6 novembre 1927).
30
Cfr. Un liceo musicale, Fglto, XXVIII, 12 febbraio 1925.
31
Il 14 aprile del 1927 si riferisce come Giordano si fosse ritirato nella sua villa a Santa Margherita Ligure
per lavorare al completamento de Il Re, programmato nel cartellone del Teatro alla Scala del 1927-8 (allestito
il realtà il 12 gennaio del 1929).
207
La musica e il teatro nelle pagine de «il Foglietto»: conclusione del progetto di spoglio
Foggia segue con trepidanza ed orgoglio di madre – dico Umberto Giordano – il
quale purtroppo aspetta indarno l’omaggio ambito della patria. […] ma innanzi alle
esigenze non ingiustificate dell’impresa il cuore del cittadino ha dovuto soffocare
ogni sentimento e la rigidezza dell’amministrazione ha vinto, sacrificando, suo
malgrado, ancora una volta il nome caro di Umberto Giordano».32
Da queste brevi note, che crediamo utili per illustrare il progetto di spoglio
appena concluso, appare evidente come la lettura critica delle notizie relative agli
eventi musicali e teatrali riportate ne il Foglietto siano una nuova, inedita fonte
documentaria che va a volte ad arricchire dati già acquisiti, a volte a colmare lacune
storiche; una fonte che in ogni caso fornisce elementi di conoscenza utili per
tracciare un panorama di fondo, per indagare la realtà musicale dall’interno, dal
punto di vista della fruizione ‘contemporanea’ e che, per questo, si presenta come
un termometro degli orientamenti dei gusti musicali e teatrali nella Capitanata del
Novecento.
32
Cfr. La stagione al Dauno, Fglto, II, 9 aprile 1899.
208
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