UMANESIMO E RINASCIMENTO “O suprema liberalità di Dio padre! O suprema e mirabile felicità dell’uomo! A cui concesso di ottenere ciò che desidera, di essere ciò che vuole…Nell’uomo nascente il Padre ripose semi d’ogni specie e germi d’ogni vita. E secondo che ciascuno li avrà coltivati, quelli cresceranno e daranno in lui buoni frutti..” (Pico della Mirandola) “Scuola di Atene” di Raffaello: la corrente orfico-pitagorica e quella mistico-trascendentalista sfociano in Platone, la filosofia della natura e la scienza in Aristotele. Si uniscono così metafisica, filosofia della natura, teologia e magia. Umanesimo: usato da Niethammer, nasce però nella metà del ‘400 con humanista da humanitas (paideia greca), cioè educazione e formazione dell’uomo mediante poesia, retorica, storia e filosofia. Esse portano l’uomo a essere ciò che deve essere. Antesignano il Petrarca nel Trecento, poi i dotti greci trasferitisi in Occidente dopo il 1453. 2 posizioni: 1) Kristeller: non è un rinnovamento filosofico, perché riguarda un settore limitato di studi, quelli letterari e al massimo di filosofia morale. Prova: non viene modificata l’enciclopedia del sapere medioevale, si tratta solo di un Aristotelismo rinascimentale arricchito degli influssi umanistici. 2) E.Garin: è una nuova filosofia, caratterizzata da “…quello che gli Umanisti vollero distrutto, e cioè la costruzione delle grandi cattedrali di idee, delle grandi sistemazioni logicoteologiche: della filosofia che sussume ogni problema, ogni ricerca al sapere teologico, che organizza e chiude ogni possibilità nella trama di un ordine logico prestabilito. A quella Filosofia, che viene ignorata nell’età dell’Umanesimo come vana e inutile, si sostituiscono indagini concrete, definite, precise, nelle direzioni delle scienze morali (etica, politica, economia, estetica, logica, retorica) delle scienze della natura…coltivate iuxta propria principia, al di fuori di ogni vincolo e di ogni auctoritas…”. Questa attenzione “filologica” ai problemi particolari costituisce appunto la nuova filosofia. Inoltre c’è un nuovo “senso della storia”, dove le teorie diventano “pensamenti d’uomini, prodotti di una certa cultura, risultati di parziali e particolari esperienze: non oracoli della natura o di Dio…”. Reale: vanno viste nella loro dialettica e integrate, va smussata l’inerpretazione eccessivamente socio-politica del Garin, ricordando che non si tratta solo di un mutamento politico, ma anche della rilettura di Ermete Trismegisto, dei Profeti-Magi, di Platone e Plotino. Rinascimento: da “La cultura del Rinascimento in Italia”, Jacob Burckhardt, Basilea 1860. Si parla qui di individualismo pratico e teorico, esaltazione della vita mondana, accentuato sensualismo, mondanizzarsi della religione, tendenza paganeggiante, liberazione dalle autorità costituite nella vita spirituale, forte senso della storia, naturalismo filosofico, straordinario gusto artistico: un fenomeno puramente italiano, una cultura opposta alla medievale. Già gli Umanisti contrapposero l’età della luce all’età dell’oscurità e delle tenebre e usarono espressioni come “far rivivere”, rinnovare”, “restituire a nuova vita”, “far rinascere il mondo antico”, ecc. (Valla, Landino, Vasari). Però nell’800 giudicarono davvero il Medioevo un’età di barbarie, mentre gli Umanisti usavano il termine “tenebre” per esaltare la loro nuova “luce”. Rinascita (Renovatio): “Dal Medioevo alla Riforma”, Konrad Burdach, Berlino 1912-1939. Rinascita a nuova vita spirituale (S.Giovanni e S.Paolo), dunque si sfata il mito di un Rinascimento laico. Una rinascita anche politica, dello spirito nazionale unito alla fede (Cola di Rienzo per Burdach). La rinascita di un nuovo spirito si serve delle humanae litterae come di strumento: solo alla fine del periodo l’aspetto vivificante si muta in fenomeno letterario e retorico. Dunque Umanesimo e Rinascimento sono due facce dello stesso fenomeno: “la presa di coscienza di una missione tipicamente umana attraverso le humanae litterae concepite come produttrici e perfezionatrici della natura umana, ovvero la Rinascita dello spirito dell’uomo” (Reale). Cronologia: ‘400 e ‘500. Preludi nel ‘300: Cola di Rienzo, F.Petrarca (1304-1374). Epiloghi: nel primo ‘600 (Campanella). Non c’è frattura né continuità col Medioevo, ma diversità, dove si distinguono le differenze e si individuano le tangenze. Ci sono le radici dell’età moderna, laddove la rivoluzione scientifica costituisce l’epilogo del Rinascimento (non l’aspetto peculiare). Tematiche: nel ‘400 prevale il pensiero sull’uomo, nel ‘500 si allarga alla natura. Peculiare del Rinascimento è la “reviviscenza della componente ellenistico-orientaleggiante, piena di risonanze magico-teurgiche, diffuse in alcuni scritti che la tarda antichità aveva attribuito ad antichissimi dei o profeti: in realtà delle falsificazioni prese per autentiche dai Rinascimentali. Perché? I dotti greci portarono interpretazioni radicate, ma errate! Inoltre le fonti latine erano perlopiù limpide, quelle greche imbastardite da “incrostazioni plurisecolari” e gli Umanisti che si occuparono dei testi greci erano più interessati alla teologia e alla filosofia che alla letteratura e alla storia. Per cui il Valla denigrò documenti latini autentici, mentre il Ficino prese per vere falsità storiche. Ermete Trismegisto: non è mai esistito, rappresenta il dio Thoth, lo scriba degli dei Egizi, il logos, profeta e interprete della divina sapienza. I Greci lo identificarono con Ermete (=Mercurio). Gli scritti del Corpus Hermeticum (Pimandro + Asclepio) vennero utilizzati strumentalmente nel II, III sec. d.C. per contrapporli alla rivelazione cristiana, perciò si tratta di Medioplatonismo. I Padri cristiani li presero per veri e antichi, trovandovi degli accenni ai profeti. Così per i Rinascimentali, stupiti di fronte al profeta pagano, contemporaneo di Mosè. Le tematiche sono: Dio Monade, incorporeo, trascendente e infinito, Sommo Bene e Padre, ma anche contraddittoriamente privo di essenza (ineffabile). Nella gerarchia ci sono Dio-Luce (numero infinito di potenze), poi Logos primogenito, Intelletto demiurgico consustanziale al Logos, Anthropos immagine di Dio (Uomo incorporeo), Intelletto (superiore all’anima individuale, però accessibile all’uomo terreno). E’in realtà una dottrina escatologica, sorta dalla “caduta” di Anthropos che ha voluto legarsi alla natura materiale. Se l’uomo sceglie il bene, se si indìa, l’Intelletto non vola via dall’anima individuale. Nell’Asclepio si parla di magia simpatica. Zoroastro e gli Oracoli Caldaici: opera in esametri di contenuto Medioplatonico (schema triadico e trinitario) e Neopitagorico (eliolatria), con elementi magici: tipico dell’ultimo paganesimo. Autore ne è forse Giuliano il Tergo (contemporaneo di Marco Aurelio). Si collegano alla sapienza babilonese per l’eliolatria caldaica. Nella seconda metà del ‘300 un certo Pletone venne da Costantinopoli al Concilio di Firenze e indicò gli Oracoli come espressione del pensiero di Zoroastro (Zaratustra, riformatore religioso iranico del VII, VI a.C.), ritenuto priscus theologus (profeta). Orfeo rinascimentale: il mitico poeta tracio vien distorto da documenti ellenistico-imperiali, denominati nel Rinascimento Inni Orfici (87 + proemio). Secondo Ficino Orfeo fu profeta successore di Ermete e ispiratore di Pitagora, quindi di Platone. Ecco la differenza tra il Platonismo rinascimentale e quello medioevale. Pseudo Dionigi Areopagita: non è infatti quel Dionigi convertito da S.Paolo ad Atene, ma un tardo autore neoplatonico. Però Ficino lo lesse come…quello originale! Teurgia: sapienza e arte della magia per fini mistico-religiosi. Petrarca: cause di decadenza: 1) il “naturalismo” di Averroè; 2) il predominio della dialettica e della logica, connessi alla mentalità razionalistica. Rimedi: 1) ritornare in se stessi riscoprendo l’anima; 2) ritrovare le humanae litterae contro gli esercizi dialettici. Dall’escursione al Ventoso, leggendo in vetta le Confessioni, trasse le parole: “E gli uomini se ne vanno ad ammirare gli alti monti e i grandi flutti del mare e i larghi letti dei fiumi e l’immensità dell’oceano e il corso delle stelle; e trascurano se stessi”. E, ricordando Socrate: “Parla, affinché io ti veda”. Neoplatonismo rinascimentale: Platone viene interamente letto con traduzione latina e anche nell’originale greco (nel Medioevo solo Menone, Fedone e Timeo), però sempre interpretato alla luce del Neoplatonismo. La scissione tra il maestro e gli epigoni cominciò solo nell’ ‘800. Platone non volle rendere sistematici i suoi scritti, pertanto l’Accademia ondeggiò tra lo scetticismo, l’eclettismo, il tentativo di sistemazione metafisica del Medioplatonismo, Plotino e il Neoplatonismo. Dunque i Rinascimentali assorbirono un Neoplatonismo con infiltrazioni magico ermetiche e cristiane, portate in Occidente dai dotti bizantini (dagli inizi del XIV sec., al 1439, al 1453). E dunque emersero i tre autori: Cusano, Ficino (Accademia filosofica fiorentina) e Pico. Niccolò Cusano: Dotta ignoranza, Dio e l’universo, tutto è in tutto, uomo microcosmo. Marsilio Ficino: come traduttore, illuminazione della mente, gradi decrescenti di perfezione, amor platonico, magia naturale. Pico della Mirandola: la Cabala, la dignità dell’uomo (“Non ti ho dato, o Adamo, né un posto determinato, né un aspetto proprio…”). La Cabala, dottrina mistica ebraica come rivelazione speciale di Dio fatta agli Ebrei per meglio comprendere la Bibbia, congiunge l’aspetto di interpretazione allegorica del testo sacro a un’autoipnosi volta alla contemplazione e infine al potere magico della lingua ebraica (22 lettere) con i dieci nomi indicanti gli attributi di Dio (i sefirot). Anch’essa è di origine medioevale. I sefirot corrispondono alle dieci sfere (sette pianeti, stelle fisse, sfere superiori). Gli angeli sono intermediari fondamentali tra le sfere e ad essi corrispondono altrettanti demoni. In particolare si dà un’interpretazione mistica del testo ebraico della Genesi, nella tensione di cogliere il linguaggio creativo di Dio. Furono elaborati molti nomi angelici estranei alle Scritture, che riportano solo Gabriele, Raffaele e Michele. Nomi angelici scritti su talismani, abbreviazioni di parole, anagrammi, la gematria ovvero la combinazione di valori numerici assegnati alle lettere dell’alfabeto ebraico, che portavano a 301.655.172 ospiti celesti. La tradizione aristotelica e Pomponazzi: arrivavano dal Medioevo tre interpretazioni: a) Alessandro di Afrodisia con l’immortalità impersonale legata all’intelletto agente; b) l’intelletto unico ma separato di Averroè, insieme alla dottrina della doppia verità; c) la sintesi di Tommaso. I Rinascimentali si occuparono di problemi logico-gnoseologici e fisici, distinguendo tra le fonti del conoscere: l’auctoritas di Aristotele, il ragionamento applicato ai fatti, l’esperienza diretta. Soprattutto quest’ultima li fece definire empiristi. La teoria della doppia verità non tese a rendere la filosofia indipendente dalla teologia, cosa che avverrà solo nel ‘700, ma portò a puntualizzare una certa indipendenza per la filosofia da parte di quei filosofi che non erano contemporaneamente teologi, in particolare a Parigi e a Padova. Pietro Pomponazzi viene ricordato per il de immortalitate animae e per l’oportet stare sensi, cioè l’esperienza, e non Aristotele, ha sempre ragione. Michel de Montaigne: La riscoperta di Sesto Empirico serve a ridimensionare la ragione nei confronti della fede: i mezzi umani non sono in grado di cogliere pienamente Dio e i principi. Ciononostante l’uomo deve poter conoscere se stesso e raggiungere la felicità e lo Scetticismo, che rinuncia a conoscere la verità, potrebbe risolvere il problema della felicità (Apelle, citato da Sesto Empirico). Il saggio deve dire sì alla vita, compreso il suo ultimo atto, la morte. Erasmo da Rotterdam: filosofia come conoscenza sapienziale di vita e pratica di vita cristiana, attraverso: fede sincera, carità non ipocrita, speranza che non si vergogna. Il concetto di Pazzia. Martin Lutero: negativo verso i filosofi, perché solo la grazia salva l’uomo e non la sua natura. “Posso ben dire che un pentolaio ha maggior conoscenza delle cose naturali di quel che non sia scritto nei libri di Aristotele. Mi fa male al cuore che quel maledetto, presuntuoso e astuto idolatra abbia traviato e turlupinato con le sue false parole tanti tra i migliori cristiani; Dio ci ha inviato in lui una piaga per punirci dei nostri peccati…”. Rinnovamento religioso, rinascita a nuova vita, ritorno alle origini come ritorno al Vangelo portano Lutero a essere antiumanista. L’uomo si salva per pura fede, solo la Scrittura costituisce autorità infallibile, il rifiuto dei sacramenti fuori dai Vangeli è anche il ripudio del clero organizzato. Salvo poi, dalla fine del 1525, esortare i principi tedeschi a reprimere “i delitti pubblici, gli spergiuri, le bestemmie manifeste del nome di Dio”. Zwingli, Calvino, Zelantone, Michele Servito, Lelio e Fausto Socino, Sebastian Frank e Jakob Böhme (allucinazioni mistiche non risolvibili in idee, ma care ai Romantici). Controriforma, Riforma cattolica, Concilio di Trento e seconda Scolastica. Machiavelli: realismo politico: “…nondimeno colui che non vuole pigliare quella prima via del bene, quando si voglia mantenere conviene che entri in questo male. Ma gli uomini pigliono certe vie di mezzo che sono dannosissime; perché non sanno essere né tutti cattivi, né tutti buoni”. La virtù del principe, libertà e fortuna, virtù dell’antica repubblica romana. Francesco Guicciardini: vorrebbe 1) vivere in una ben ordinata repubblica, 2) vedere l’Italia liberata dai barbari, 3) vedere il mondo liberato dalla tirannia dei preti. Giovanni Botero: Della ragion di Stato. Tommaso Moro: Utopia. Di particolare, contro i ricchi, il paradosso: sarebbe tanto più facile procurarsi di che vivere, se non lo impedisse proprio la ricerca di quel denaro che, nelle intenzioni di chi lo ha inventato, avrebbe dovuto agevolarci proprio in tale scopo. Jean Bodin: governo giusto con potere sovrano sulle famiglie. Lo Stato è l’unione di un popolo sotto una sola signoria sovrana, pertanto è la sovranità il fondamento di uno Stato. Essa si esplica principalmente nel dar leggi ai sudditi; ha poi dei limiti oggettivi nelle norme etiche, nelle leggi di natura e in quelle divine. Ugo Grozio: giusnaturalismo. Il diritto naturale ha un fondamento natural-razionale, il diritto civile ha come scopo l’utilità. Il diritto internazionale si fonda sulla identità di natura degli uomini. Lo scopo della detenzione non è punitivo, ma correttivo. Vi è una religione naturale alla base di tutte le religioni positive. Leonardo: ordine meccanicistico della natura – cogitatione mentale ed esperientia: si parte dall’esperienza problematica, se ne scopre la ragione, si torna poi all’esperienza per controllare le nostre ragioni. Telesio: la natura iuxta propria principia significa: 1) togliere i presupposti magico-ermetici e neoplatonici; 2) svincolarsi dalla metafisica aristotelica, cioè eliminare il nesso tra la fisica I e la fisica II (quest’ultima è autonoma). La sua fisica è qualitativa, ma spera che altri la portino a quantitativa. Tre principi alla base degli enti: caldo e freddo (incorporei) e massa corporea. La morale naturale parte dall’autoconservazione, piacere e dolore hanno uno scopo funzionale. Esiste un Dio creatore e reggitore del mondo, trascendente, ma a lui non si fa ricorso per la ricerca fisica. Bruno: Il suo pensiero di fondo, il suo neoplatonismo, è di carattere magico-ermetico (Yates). Utilizza l’Asclepius, bandito da Agostino perché vi si insegna a costruire idoli e amuleti. L’egizianismo di Bruno è una religione, il vero neoplatonismo a suo parere. Prese da Ficino e da Pico. Seguì un Divino e un Infinito neo-pagani. Mnemotecnica: utilizzando l’antica teoria dei loci, si trattava di inserire in essi delle immagini archetipiche e talismaniche, per formare una personalità dotata di poteri magici, in sintonia con le potenze cosmiche. Mondo: non ha una visione creazionistica, ma processionistica plotiniana dai tratti panteistici e immanentistici (la vita del cosmo è quella divina). Dunque l’universo, coincidendo con Dio, viene a essere Uno, infinito ed (eleaticamente) immobile. Dio è “sfera avente il centro ovunque e la circonferenza in nessun luogo” (Cusano): vale anche per Bruno. Gli eroici furori sono la contemplazione plotiniana e il farsi uno col tutto. Nel mito di Atteone che vide Diana e fu tramutato in cervo e sbranato dai suoi cani, si riprendono i mastini, forza e volizioni, e i veltri, velocità e pensiero. Perché Atteone diventa preda? Perché la verità è da ricercare in noi stessi e l’uomo sbranato si stacca dal “carnal carcere della materia”. Campanella: filosofare è imparare a leggere “il libro di Dio” per tactum intrinsecum, immedesimandosi nelle cose. C. è infatti un sensista. Contro lo scetticismo propone l’autocoscienza e per questo viene avvicinato a Cartesio, ma la sua visione è panpsichistica, totalmente diversa da quella cartesiana. Metafisica: le tre primalità dell’essere, cioè ogni ente è “potenza” di essere, “sa” di essere, “ama” il proprio essere. Per il non essere le primalità sono impotenza, insipienza e odio. Solo Dio è puro essere, perciò rientra appieno nelle primalità positive. Nel mondo c’è panpsichismo ed esistono tre magie: quella divina, di Dio e dei profeti; quella naturale, che ricomprende praticamente le arti, le invenzioni e le scoperte; quella demoniaca, propria degli spiriti malvagi. La Città del Sole è la sintesi delle aspirazioni rinascimentali: vuole essere riforma del mondo e liberazione dai mali attraverso la magia e i benefici influssi degli astri, mentre i suoi abitatori sono in attesa messianica. In sintesi “A diveller l’ignoranza io vegno”.