Gruppo di lavoro Brunetti, Camattari, Capuano, Pederiva, Rossi, Superbo 3°A LA TERRA L’INTERNO DELLA TERRA La geologia studia le caratteristiche della terra e i cambiamenti che essa ha subito nel tempo. Per i Geologi è importante sapere com’è fatto l’interno del nostro pianeta. L’uomo è sceso fino a circo 3 kilometri nel sottosuolo invece i macchinari fino ai 10 kilometri nel sottosuolo. Tra il centro della Terra e la superficie del pianeta ci sono quasi 6400 km (che è il raggio della terra). Per scoprire come è fatta all’interno la terra i geologi usano le misurazioni indirette, che effettuano studiando gli effetti di un fenomeno naturale “il terremoto”. I terremoti producono onde sismiche che fanno vibrare il pianeta non diffondendosi soltanto sulla superficie terrestre ma anche nel sottosuolo. Le onde sismiche cambiano velocità e sono deviate. I geologi ritengono che a quelle profondità ci siano discontinuità cioè che si passi da uno strato con certe caratteristiche a un altro stato con caratteristiche diverse. La crosta terrestre è allo stato solido che comprende le masse dei continenti e i fondali del mare. È formata da rocce composte da minerali (silicati di alluminio). Al di sotto della crosta terrestre c’è il mantello (che occupa la maggior parte del volume totale della terra). La litosfera è la parte più superficiale del mantello con la crosta terrestre che è rigida, invece la astenosfera, formata da magma che può emergere in superficie attraverso i vulcani (cioè spaccature e fori nella crosta terrestre), è una parte del mantello fluida. La maggior parte del mantello si trova nella mesosfera, che è rigida e si estende fino a una profondità di circa 2900 km. Verso il centro della terra si trova il nucleo, la parte più interna del nostro pianeta composta per lo più da ferro. Il nucleo esterno e il nucleo interno (4000 e 5000 gradi Celsius). Nel nucleo interno il materiale e tutto allo stato solido perché è sotto posto a una elevatissima pressione dagli altri stati del pianeta. Il nucleo esterno invece è fluido. UNA SFERA BOLLENTE L’ipotesi più verosimile dell’origine della Terra è che il nostro pianeta sia nato dall’accumulo di polveri e rocce. Per azione della forza di gravità la massa di roccia si ingrandì, continuando ad attrarre a sé nuova materia, e si compattò sempre di più. Gruppo di lavoro Brunetti, Camattari, Capuano, Pederiva, Rossi, Superbo 3°A Il pianeta in formazione diventò sempre più caldo per tre ragioni: IL BOMBARDAMENTO LA PRESSIONE DEGLI STRATI PIU' ESTERNI SU QUELLI INTERNI IL FENOMENO DELLA RADIOATTIVITA' Il calore fece fondere i materiali che costituivano la Terra, diventò così una grande sfera di magma. i materiali più densi, come il ferro, affondarono verso il centro e andarono a formare il nucleo, i materiali meno densi verso la superficie. L'EVOLUZIONE DELL'ATMOSFERA Dall'interno della sfera bollente che era allora la Terra uscivano gas simili a quelli che sono emessi ancora oggi dai vulcani. Questi gas formarono la prima atmosfera terrestre era composta soprattutto di vapore acqueo e di diossido di carbonio. La Terra incominciò a raffreddarsi, si formò la crosta terrestre solida e il vapore acqueo condensò formando nubi e iniziò a piovere. Per qualche milione di anni portò alla formazione di mari e oceani. La composizione dell'atmosfera si modificò gradualmente, solo dopo la comparsa dei primi organismi viventi foto sintetici, fino a portare all'aria ricca di ossigeno e povera di diossido di carbonio che respiriamo oggi. Parte dell'ossigeno andò a formare la fascia di ozono della stratosfera che assorbiva la radiazione ultravioletta del sole. L'insieme di questi fenomeni favorì lo sviluppo di forme di vita più complesse ed anche terrestri. L'EROSIONE, IL TRASPORTO E LA SEDIMENTAZIONE Il nostro pianeta è ancora in via di sviluppo grazie a fenomeni geologici molto importanti; i fenomeni endogeni, che hanno origine all'interno della Terra e si svolgono in modo graduale, modificando il territorio a distanza di alcuni milioni di anni, e i fenomeni esogeni, che hanno origine al di fuori della litosfera e che con la loro continua azione distruggono lentamente le montagne. Quest'ultimi, infatti, compiono sul pianeta un'opera di modellamento; accumulano i detriti in basso dando la tipica forma a V alle valli e demoliscono le parti più alte con un processo chiamato erosione, facendosi aiutare dagli agenti atmosferici, come gli sbalzi di temperatura, la pioggia, che erode la superficie del suolo, e il vento che corrode la roccia, e dalle onde del mare e i salti d'acqua, che erodono la pietra. Allontanandosi dalle montagne, la pendenza dei corsi d'acqua diminuisce e la forza di trascinamento si riduce. E' a questo punto che i detriti si depositano; prima i frammenti di roccia più grande, come ad esempio i ciottoli, poi i frammenti di Gruppo di lavoro Brunetti, Camattari, Capuano, Pederiva, Rossi, Superbo 3°A piccola o media grandezza che formano la ghiaia. Nel corso di milioni di anni i detriti vengono ridotti a frammenti sempre più piccoli e vengono trasportati sempre più in basso, fino a raggiungere il mare o l'oceano. Qui, i detriti, si accumulano, nel processo che è chiamato sedimentazione, formando strati sovrapposti: in alto i sedimenti più recenti, mentre gli strati più profondi sono i più antichi. Con l'accumulo di tutti questi detriti, il loro peso comprime gli strati inferiori: qui l'acqua viene espulsa mentre i sali minerali si legano ai sedimenti, cementandoli. Ha inizio così l'ultimo stadio del processo sedimentario, la diagenesi, che gradualmente trasforma i sedimenti in nuove rocce. Queste rocce sedimentarie potranno poi essere spinte in superficie dai movimenti tettonici, dando origine a nuove montagne. Le rocce sedimentarie, inoltre, preservano al loro interno i fossili, che raccontano la storia della vita sulla Terra di milioni di anni fa. I VULCANI COS’È UN VULCANO? Un vulcano è una spaccatura nella crosta terrestre attraverso cui il magma,cioè la roccia fusa mista a gas che si trova nell’interno della Terra,emerge in superficie attraverso il cratere con il fenomeno chiamato eruzione. NELLO SPECIFICO È FORMATO DA … La roccia fusa emessa dal vulcano è chiamata lava. La lava è incandescente e dunque di colore rosso, e ha una consistenza molto viscosa. Quando si raffredda, la lava forma le rocce ignee estrusive (ad esempio il basalto). Cratere: Il cratere è la bocca del camino principale. Da qui fuoriescono i gas e il materiale incandescente che il vulcano espelle durante le eruzioni. La nube eruttiva: La nube eruttiva contiene ceneri, piccoli frammenti di roccia e gas, che vengono scagliati fino ad alta quota. I gas sono velenosi e possono uccidere le persone che li respirano. Serbatoio magmatico o camera Nube eruttiva magmatica: è situata sotto il vulcano ed è un serbatoio dove si accumula il magma. Il magma è il materiale roccioso fuso, misto a gas, che si trova nelle profondità della crosta terrestre. Quando fuoriesce in superficie, il magma, privo dei gas, prende il nome di lava. Raffreddandosi, la lava forma le rocce ignee estrusive (ad esempio il basalto). Il Colata magma che si raffredda sotto la lavica superficie terrestre forma rocce ignee intrusive (ad esempio il granito). Gruppo di lavoro Brunetti, Camattari, Capuano, Pederiva, Rossi, Superbo 3°A Il camino o cratere principale: La pressione all'interno della camera magmatica si alza fino a quando il magma esplode e spinge per uscire in superficie. Nella sua spinta verso l'esterno il magma crea un camino di collegamento tra la camera magmatica e il cratere. A volte accanto al camino principale si formano anche camini secondari. Eruzioni effusive ed esplosive Eruzione effusiva: quando la lava è fluida forma un fiume incandescente che scende lungo i fianchi del vulcano. Eruzione esplosiva: quando la lava è molto viscosa e non scorre via, forma un “tappo” che blocca il cratere; perciò all’accumulo di magma si aggiunge un accumulo di gas che fa scoppiare il tappo e si ha allora un’eruzione esplosiva. La rocce incandescenti possono essere chiamate: lapilli. I VULCANI POSSONO ESSERE … QUIESCIENTI: Ovvero in riposo,perché anche quando non eruttano danno segni di attività: può produrre getti di vapore o di acqua calda e piccoli terremoti. SPENTI: Al termine della loro attività,che può durare per millenni, un vulcano ha un’ultima eruzione,talvolta esplosiva. La camera magmatica si svuota definitivamente ed il vulcano non da più segni di attività. La gravità poi ha il sopravvento e fa collassare l’edificio,i condotti e la stessa camera magmatica: si forma così una caldera in cui può accumularsi l’acqua della pioggia e formare nei secoli laghi dalla caratteristica forma circolare. E’ questa l’origine dei laghi dell’Italia centrale (es. Lago di Bolsena). DOVE POSSIAMO TROVARE I VULCANI? Vulcani e terremoti sono concentrati lungo le dorsali oceaniche e nelle zone di subduzione. A causa dei moti convettivi,le placche della litosfera si muovono lentamente le une rispetto alle altre. Alcuni vulcani,però, si trovano lontani dai bordi delle placche della litosfera, l’esempio più famoso di questo vulcanismo di interplacca sono le isole Hawaii. Gruppo di lavoro Brunetti, Camattari, Capuano, Pederiva, Rossi, Superbo 3°A I TERREMOTI I terremoti, detti anche sismi, sono delle vibrazioni o oscillazioni improvvise della crosta terrestre che sono provocate dal movimento sotterraneo, che avvengono a qualche decina di kilometri di profondità. Ogni scossa del terremoto può durare fino a qualche decina di secondi. I terremoti possono solamente spaventare gli abitanti o provocare dei disastri. I terremoti che si verificano vicino ai vulcani sono dovuti dal movimento delle grandi masse di magma sotterranee; i sismi che si verificano sul fondo del mare possono dare origine a maremoti e tsunami e generare onde enormi. LA TEORIA ELASTICA DEI TERREMOTI La teoria che spiega il fenomeno dei terremoti si chiama teoria elastica dei terremoti o teoria del rimbalzo elastico. Cosa avviene all’interno della terra? -le forze spingono e muovono delle enormi masse di roccia; -inizialmente le rocce si deformano e accumulano energia; -poi però la deformazione è troppo forte e la litosfera si rompe, rilasciando l’energia che aveva accumulato. A volte la frattura delle rocce si manifesta anche in superficie ed è detta faglia. Il punto in cui avvengono gli spostamenti delle rocce che generano il terremoti si chiama ipocentro. Il punto della superficie terrestre che si trova sulla verticale dell’ipocentro si chiama epicentro. MISURARE I TERREMOTI Lo strumento che permette la misurazione delle caratteristiche di un terremoto è il sismografo. Funzionamento C’è una massa, o peso, che è sospesa con un pendolo ed è dotata di un pennino. Questo scrive su un foglio di carta le oscillazioni di un terremoto; quando si verifica un sisma, il pennino compie oscillazioni più ampie a seconda della scossa. Gruppo di lavoro Brunetti, Camattari, Capuano, Pederiva, Rossi, Superbo 3°A LE ONDE SISMICHE Dall’epicentro di un terremoto si propagano le onde sismiche. Ci sono le onde primarie (P) che si propagano come onde di compressione. Poi troviamo le onde secondarie (S). Le prime sono più veloci delle seconde e sono trasversali. Fanno vibrare il sottosuolo in direzione verticale. Per ultimo ci sono le onde lunghe (L) che si propagano in superficie sempre a partire dall’epicentro; queste sono le più pericolose perché possono scuotere violentemente le costruzioni e causare spaccature nel terreno. onda P onda S onda L IL RISCHIO SISMICO Il rischio sismico indica la probabilità che un terremoto colpisca una regione considerando i danni a persone e strutture che potrebbe causare il sisma. Essa è legato alla presenza di insediamenti umani ed è un rischio riducibile ma non eliminabile. valutare il rischio sismico significa prevedere: il numero delle vittime, la grandezza dei danni subiti dalle abitazioni e il costo dal punto di vista economico-sociale. Gli studiosi utilizzano al zonazione sismica suddividendo il territorio in zone che abbiamo più o meno probabilità di rischio di un terremoto. Da ciò si ricavano el carte del rischi sismico che indicano con colori diversi le zone in cui si trovano o meno i terremoti. Negli osservatori vengono misurati i terremoti attraverso sismografi, che registrano i movimenti del suolo. L’intensità di un terremoto viene definita attraverso 2 scale: la scala Mercalli (assegna un grado all’intensità del terremoto in base ai danni causati all’ambiente) e la scala Richter (assegna al terremoto una grandezza da 1 a 9, indicandone l’energia). Più elevata è l’energia del terremoto, più esso è devastante. Però bisogna anche considerare quanto un territorio sia vulnerabile al fenomeno sismico. Un parametro che determina la differenze di vulnerabilità è data dalle tecniche di costruzione dei vari paesi: ad esempio in California le costruzioni sono di tipo anti-sismico, cioè in grado di resistere ai terremoti. Non è ancora possibile prevedere l’intensità di un terremoto, però si può ridurre la sua azione attraverso misure di prevenzione: costruire in nuovi edifici con criteri anti-sismici; intervenire sugli Gruppo di lavoro Brunetti, Camattari, Capuano, Pederiva, Rossi, Superbo 3°A edifici antichi e sul patrimonio culturale, per ridurre la loro forza; contrastare l’edilizia abusiva e fare in modo che tutte le costruzioni siano in regola con le leggi. L’OROGENESI In geologia il termine orogenesi indica il processo di formazione di un qualsiasi rilievo. Nel linguaggio geologico, il termine si riferisce alla formazione di masse rocciose, che hanno subito un cambiamento per delle spinte laterali, arrivando quindi ad impilarsi creando una catena montuosa. Le rocce che compongono la crosta non possono essere subdotte (accavallamento tra due rocce con densità diversa) data la loro densità; per questo motivo, durante uno scontro fra placche, cambiano la loro forma e si impilano sulla superficie a formare le catene rocciose. Gli elementi strutturali caratteristici della crosta terrestre sono: i cratoni, gli orogeni, le grandi fosse tettoniche e i margini continentali. I cratoni sono i nuclei più antichi dei continenti. Essi sono composti da rocce metamorfiche (rocce create dall’alta pressione e alta temperatura possono essere create da altre rocce metamorfiche, magmatiche o sedimentarie), secondariamente rocce magmatiche. Le fasce orogeniche (dette anche orogeni) sono quelle in cui l'orogenesi si è verificata in tempi meno antichi (in genere entro gli ultimi 500 milioni di anni) e si estendono intorno ai cratoni; queste fasce presentano un’intensa attività magmatica e metamorfica e si formano ai margini dei cratoni quando questi sono coinvolti in fenomeni di collisione tra placche. L'orogenesi più recente (denominata Alpino-Himalayana) non si è ancora conclusa e le fasce di crosta in cui si è manifestata mostrano le tracce di un'intesa attività geologica, come vulcanismo, sismicità, rilievi accentuati e in forte erosione. Le fosse tettoniche sono depressioni prodotte da movimenti di rilassamento che provocano la formazione di sistemi di faglie parallele e l’abbassamento del blocchi di crosta fra loro compresi. I margini continentali possono essere passivi o attivi. Quelli attivi coincidono con i margini di una placca tettonica e sono molto instabili perché sono sottoposti a compressione o subduzione. Quelli passivi sono lontani dai margini di placca e segnano il limite tra un continente e un oceano della stessa placca. L'analisi di un orogeno, permette di riconoscere una determinata zonazione della crosta terrestre in funzione della posizione del settore crostale analizzato rispetto alla catena montuosa; questa zonazione è normalmente indicata come sistema catena (montuosa)-avanfossa-avampaese. Gruppo di lavoro Brunetti, Camattari, Capuano, Pederiva, Rossi, Superbo 3°A L' avanfossa è un'area depressa che da sulla catena montuosa e verso cui convergono le falde delle rocce deformate costituenti la catena montuosa; costituisce una zona subsidente, di forte accumulo sedimentario sin-post orogenetico, spesso indicato col termine di sedimenti "molassici" derivanti dallo smantellamento per veloce erosione delle rocce della catena montuosa in fase di innalzamento.