Comunità “Eccomi, manda me!”
Cellule di Evangelizzazione
37° Incontro - settimana dal 13 al 19 Giugno 2016
I 7 momenti dell’incontro di CELLULA:
5) Comunione e partecipazione
I sette momenti sono: 1) Lode e ringraziamento 2) Condivisione 3) Insegnamento
4) Condivisione sulla Parola ascoltata 5) Notizie utili e Gioiosa 6) Preghiera di
Intercessione 7) Preghiera di guarigione.
Carissimi fratelli e sorelle, il 5 momento dell’incontro di Cellula ci rivela
l’appartenenza della stessa ad un corpo ecclesiale, al corpo di Cristo. La cellula
non viaggia da sola, non vive da sola ma vive solamente se inserita in un corpo.
La cellula fa parte di una comunità più grande.
In questo momento della cellula si rivolge lo sguardo a tutti gli altri incontri
fuori dalla cellula che ci permettono di allargare gli orizzonti e di camminare nella
Chiesa e come Chiesa. Non sono semplici notizie da ascoltare ma doni da
ricevere e da fare proprie secondo la disponibilità di ciascuno. Incontri diocesani,
comunitari, di tutte le cellule, corsi, ritiri, ecc. sono necessari per il cammino di
ogni membro di cellula e per la crescita nella fede, nell’amore e nella propria
identità di cristiani.
Anche la partecipazione economica alle spese che la realtà delle cellule
sostiene per l’evangelizzazione contribuisce come in una famiglia a farci sentire
corresponsabili e appartenenti ad una famiglia dove ciascuno contribuisce per
quello che può alla edificazione della famiglia stessa. La destinazione della
raccolta settimanale che si fa in cellula viene usata parte per le spese di
segreteria, parte per l’evangelizzazione in genere, e una parte per aiutare i poveri
non solo di Dio ma anche di pane. L’attenzione ai poveri è parte integrante del
cuore della cellula.
Detto questo vogliamo meditare due brani della Parola di Dio che ci fanno
comprendere il cuore di questo 5 momento dell’incontro di cellula:
“Invece molte sono le membra, ma uno solo è il corpo. Non può l'occhio dire alla
mano: «Non ho bisogno di te»; né la testa ai piedi: «Non ho bisogno di voi». Anzi
quelle membra del corpo che sembrano più deboli sono più necessarie;e quelle parti
del corpo che riteniamo meno onorevoli le circondiamo di maggior rispetto, e quelle
indecorose sono trattate con maggior decenza, mentre quelle decenti non ne hanno
bisogno. Ma Dio ha composto il corpo, conferendo maggior onore a ciò che ne
mancava, perché non vi fosse disunione nel corpo, ma anzi le varie membra
avessero cura le une delle altre.” (1 Cor 12,20-25)
“Ciascuno dia secondo quanto ha deciso nel suo cuore, non con tristezza né per
forza, perché Dio ama chi dona con gioia.” (2 Cor 9,7)
La Parola di Dio ci dice con chiarezza il bisogno che abbiamo di appartenere
ad un corpo ecclesiale concreto e più grande. Nessuno basta a se stesso ma per
incontrare Dio e crescere nell’amore e nella fede ha bisogno delle altre membra
del Corpo di Cristo che è la Chiesa. Il legame della cellula al Corpo di Cristo passa
attraverso la Comunità “Eccomi, manda me!” approvata dal Vescovo della Diocesi
di Ragusa e guidata da un moderatore generale eletto dal capitolo e confermato
dal Vescovo. Il Vescovo a sua volte è nominato dal Papa. Il Papa sotto la guida
dello Spirito Santo è eletto dal collegio dei cardinali.
Tutto questo ci deve portare allo stupore e alla consapevolezza di quanto sia
importante lo scheletro in un corpo, la struttura in un edificio. Una struttura al
servizio dell’unità e dell’edificazione vicendevole. Il Papa è il primo servo dell’unità
e a seguire tutti gli altri e ciascuno di noi. Rimanendo obbedienti (in profondo
ascolto e docili) alla struttura voluta da Dio per il bene del corpo si conserva
l’unità che è il bene più grande che rende possibile la credibilità del vangelo. Per
questo Gesù ha anche pregato: “Padre che siano una sola cosa perché il mondo
creda.”
Per noi cellule di Ragusa il momento in cui manifestiamo e riveliamo l’unità
è soprattutto l’incontro mensile di tutte le cellule dove sempre Celebriamo
l’Eucaristia in comunione con il nostro vescovo Carmelo e Papa Francesco.
Il brano della seconda lettera ai Corinti :
“Ciascuno dia secondo quanto ha deciso nel suo cuore, non con tristezza né per
forza, perché Dio ama chi dona con gioia.” (2 Cor 9,7)
ci rivela la libertà e la gioia che devono contraddistinguere ogni dono e ogni forma
di partecipazione all’economia fisica e spirituale del corpo ecclesiale, del Corpo di
Cristo. P. Salvatore diceva spesso che la fede passa attraverso il portafoglio.
Ovvero che la fede e l’amore per essere autentico deve incarnarsi e farsi concreta
partecipazione. E siccome le realtà spirituali sono invisibili agli occhi, almeno a
prima vista, la concretezza di un offerta può rivelare l’amore del cuore alla
famiglia e a Cristo e al Vangelo.
Come la povera vedova al tempio che getta nella cassetta poco, ma era tutto
quello che aveva per vivere così nel dono non ha importanza la quantità che si
mette ma la qualità del dono, la totalità e la integrità e purezza con cui si ama. La
gioia diventa il segno della purezza e dell’integrità dell’amore con cui si dona.
Come vedete anche questo momento è ricco di spiritualità e di grazia ed è
importante e fondamentale per crescere nel nostro cammino di fede e per
diventare cristiani adulti e maturi in cammino verso una perfezione che sarà
sempre davanti a noi. Una perfezione, l’amore di Dio, che non ci condanna mai
ma che ci incoraggia sempre perché possiamo fare il passo possibile di oggi per
crescere e avanzare nel cammino.
La beata vergine Maria, donna di comunione, di obbedienza, di ascolto e
della gioia del dono ci accompagni e ci custodisca con la sua materna
intercessione. Amen. Alleluia