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L’industria nelle Alpi, tra memoria e fenomeni di
patrimonializzazione, dall’Otto al Novecento
Giornate di studio 2011-2013
Nelle Alpi, la creazione di un immaginario centrato sulle categorie del pittoresco e
sublime ha alimentato, fin dal XVIII secolo, una diffusa sensibilità verso il loro
patrimonio paesaggistico e naturalistico.
Altri aspetti della realtà storica alpina sembrano invece essere rimasti in ombra.
Così, ancorché ne abbiano punteggiato assai densamente il territorio e ne abbiano
segnato in modo significativo il paesaggio sociale – basti ricordare le diffuse
esperienze della seconda rivoluzione industriale che nelle Alpi hanno dato luogo a
un modello operaio in bilico tra vita contadina e vita di fabbrica – le svariate
attività industriali (e i gruppi sociali che le animano) sembrano in larga misura
escluse dalle rappresentazioni del territorio alpino, né tantomeno sembrano aver
contribuito alla loro costruzione identitaria. Le molteplici esperienze
(proto)industriali che sono cresciute nelle Alpi fin dal XVIII secolo sono perlopiù
apparse come forme a loro estranee, se non addirittura in contrasto con la realtà
contadina e rurale della montagna e della sua cultura, sia essa materiale o
“immateriale”. Ciò sembra spiegare un prolungato atteggiamento di indifferenza
verso le tracce industriali nelle Alpi e il loro ruolo nella definizione di una
coscienza territoriale in cui la memoria non sia affidata solo alle persone ma anche
ai luoghi.
Più recentemente, la riscoperta del passato industriale delle Alpi si è talvolta
tradotta in un processo di “patrimonializzazione”. Si tratta di un processo selettivo
poiché se in alcuni casi le tracce industriali sono state oggetto di protezione,
salvaguardia e di valorizzazione (sovente con intenti turistici), in altri casi –
soprattutto quelli che hanno avuto ricadute più pesanti sul territorio – tali
esperienze sono state rimosse dalla “memoria ufficiale” e dalle rappresentazioni
collettive una volta che le loro funzioni produttive si sono esaurite.
Alla luce di questi aspetti, le giornate di studio proposte dall’Università di Losanna
e dal Laboratorio di Storia delle Alpi dell’Università della Svizzera italiana si
prefiggono di analizzare le forme della memoria e i fenomeni di
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patrimonializzazione dell’industria nel mondo alpino e di verificare in quale
misura e attraverso quali forme le attività industriali hanno rappresentato delle
occasioni di elaborazione e rappresentazione culturale a livello locale e a scala
nazionale.
La proposta si sviluppa su due piani di riflessione. Con il primo ci si prefigge di
indagare le articolazioni tra forme di memoria e di patrimonializzazione e le
riflessioni su una possibile identità alpina. Con il secondo, che includa la storia
industriale delle Alpi negli ultimi due secoli, si intende verificare l’evoluzione delle
forme di memoria e di patrimonializzazione e se esiste un legame diretto tra le
prime e le seconde.
Alla base di questo approccio vi è la volontà di verificare come e in quale misura la
formazione di un atteggiamento favorevole alla patrimonializzazione del fenomeno
industriale derivi da un’assimilazione dell’industria in quanto risorsa e veicolo di
valori economici, sociali e culturali condivisi da un territorio.
In ultima istanza, questa iniziativa si propone di promuovere una piattaforma di
incontro con la quale analizzare attraverso quali forme e modalità le
rappresentazioni identitarie (interne o esterne) delle società alpine hanno
integrato il loro passato industriale.
Organizzazione
L’iniziativa si muove attorno a una prospettiva pluridisciplinare e intende
valorizzare una lettura comparativa che inglobi la dimensione geografica e quella
settoriale del mondo industriale. Essa si struttura attorno a quattro giornate di
studio ognuna delle quali sarà dedicata a un aspetto specifico della costruzione
delle patrimonializzazioni dell’industria alpina. Esse saranno precedute da un
incontro introduttivo volto a illustrare e dibattere i presupposti teorici e
contenutistici dell’iniziativa.
•
Giornata introduttiva (Mendrisio, 21 ottobre 2011)
La giornata introduttiva, articolata attorno a una serie di conferenze e una tavola
rotonda, si prefigge di illustrare e concettualizzare le nozioni di patrimonio e di
patrimonializzazione in modo da coglierne la loro storicità, come pure i molteplici
significati e i diversi usi da parte di varie discipline delle scienze umane, dalla
storia alla geografia, dalla filosofia all’antropologia.
Con questa introduzione si intendono precisare i vari angoli di lettura attraverso i
quali cogliere il senso e il significato dei fenomeni di patrimonializzazione di una
realtà – quella industriale – che nel contesto alpino è stata a lungo percepita come
“estranea” o quanto meno lontana dalle sensibilità e dall’immaginario
contemporaneo. Quali strumenti offrono le diverse discipline per affrontare
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l’analisi della costruzione del fatto patrimoniale e l’articolazione tra memoria e
patrimonio? Quali sono i fattori della costruzione identitaria da considerare in tale
analisi?
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Seminario I. Pratiche di integrazione territoriale (Mendrisio, 23 marzo 2012)
In questo seminario si intendono analizzare i molteplici processi di natura sociale,
politica e culturale attraverso i quali le industrie si sono integrate nel tessuto
territoriale alpino, evidenziando nel contempo le reazioni a questi processi sia sul
piano individuale che su quello collettivo. Oggetto delle analisi sono, ad esempio, le
pratiche di stabilizzazione e di “fidelizzazione” della manodopera messe in atto
dalle imprese industriali (siano esse private o promosse da enti pubblici), come
pure le strategie del paternalismo imprenditoriale, ma anche le iniziative volte a
creare immagini di identificazione reciproca tra la realtà locale e regionale e
l’impresa industriale attraverso forme di auto-rappresentazione (ad esempio la
pubblicità o pubblicazioni commemorative).
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Seminario II. La memoria del lavoro: lo sguardo dall’interno (Sion, 9 novembre
2012)
Al centro dell’attenzione di questo seminario vi sono le dinamiche della
trasmissione della memoria e della storia del lavoro industriale. In particolare, si
intende verificare e discutere in quale modo e in quale misura i mutamenti
economici, tecnologici e sociali succedutisi nel corso del XX secolo, abbiano
influenzato tali dinamiche. Un’attenzione particolare verrà data ai processi di
deindustrializzazione nelle sue varie forme (ristrutturazione delle filiere
produttive, destrutturazione del tessuto socio-economico locale, terziarizzazione
dell’economia, fenomeni di delocalizzazione, …) e al loro impatto sulla memoria
industriale. Essi offrono lo spunto per l’analisi e la discussione di diversi quesiti:
cosa resta nel ricordo dei lavoratori e della popolazione del passato industriale?
Quali gli elementi di una realtà industriale valorizzati in senso identitario? Quali le
correlazioni tra la memoria e il territorio (luoghi di memoria)?
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Seminario III. La memoria del lavoro: lo sguardo dall’esterno (Losanna, 22
marzo 2013)
Il terzo seminario affronta la memoria del lavoro e le sue molteplici
rappresentazioni attraverso gli sguardi esterni. In particolare, esso intende
analizzare quale immagine dell’industria nelle Alpi è stata promossa e veicolata dai
vari attori che indirettamente contribuiscono alla costruzione di una memoria
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collettiva di un territorio. Un’attenzione particolare verrà data ai media (stampa,
radio, TV, …), al loro ruolo nell’elaborazione di una memoria industriale specifica,
(senza città o senza una classe operaia organizzata), come pure ai tratti e ai
contenuti che la caratterizzano (memoria condivisa, integrativa, conflittuale, …).
Inoltre, ci si soffermerà sulla posizione del mondo delle istituzioni (discorso
politico, politica culturale), così come della scuola (ad es. strumenti didattici e
scrittura scolastica) e più in generale della cultura (produzioni letterarie,
fotografiche e cinematografiche, forme di impegno delle donne e degli uomini di
cultura). Questi vari elementi dovrebbero permettere di interrogarsi sull’esistenza
di forme di patrimonializzazione, di costruzione della memoria del fatto industriale
e del suo inserimento nella dialettica del “ritardo” e del “progresso” nelle Alpi.
Inoltre, essi chiamano in gioco il ruolo dell’industria (in particolare quella pesante)
quale simbolo della forza della nazione.
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Seminario IV. Le forme della patrimonializzazione (Aosta, 8 novembre 2013)
L’ultimo seminario è dedicato ai fenomeni di patrimonializzazione industriale e
alle strategie di conservazione e di valorizzazione, con particolare attenzione ai
cambiamenti avvenuti nella seconda parte del XX secolo. Durante i lavori verranno
messi in evidenza e analizzati il ruolo dei vari attori promotori della
patrimonializzazione industriale: dai musei etnografici agli istituti culturali,
pubblici e privati, dai media audiovisivi agli enti responsabili dell’economia
turistica, alle industrie stesse. Come si sviluppa la dinamica dei meccanismi di
inclusione e di esclusione? Come sono accolte dalla popolazione le varie forme di
patrimonializzazione? Come sono integrate o come utilizzano una memoria locale?
Quale il carattere innovativo-inventivo di queste produzioni culturali? Infine, in
quale modo le forme di patrimonializzazione superano la materialità dei luoghi per
raggiungere le azioni dei soggetti e la riflessione sugli effetti, positivi e negativi
dell’industria sul territorio?
Coordinazione scientifica: Nelly Valsangiacomo (Università di Losanna) e Luigi
Lorenzetti (LabiSAlp, Università della Svizzera italiana)
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