Atti del Seminario : “Aspetti Meccanici del Calcestruzzo e Comportamento Strutturale” Senise (PZ), 17 gennaio 2015 Progettazione strutturale in zona sismica: considerazioni generali e suggerimenti Edifici in c.a. nuovi - Concezione dell’impianto strutturale Ph. Dott. Ing. Giuseppe Di Palma, Titolare dello Studio Tecnico SG, Prignano Cilento (SA) 1.INTRODUZIONE In occasione della pubblicazione del libro “Effetti differiti della deformazione nel calcestruzzo” (Edizioni EAI), del Dott. Matteo Felitti, presentato il 17 gennaio 2015 nell’ambito del seminario tecnico – scientifico : “Aspetti Meccanici del Calcestruzzo e Comportamento Strutturale”, ho avuto il piacere di presentare delle brevi considerazioni, di carattere generale data l’eterogeneità dei partecipanti al seminario, sulla concezione strutturale degli edifici in c.a., con particolare attenzione al problema sismico, oggi di grande centralità nella progettazione strutturale. La progettazione in zona sismica delle strutture in calcestruzzo armato ha subito notevoli sviluppi negli ultimi decenni; gli studi effettuati in questo periodo su strutture in calcestruzzo armato collassate a seguito di eventi sismici di entità più o meno prevedibile hanno contribuito a evidenziare quali sono i principali fenomeni che portano al collasso, e a differenziare tra i vari tipi di collasso possibili, in termini di elementi (travi, pilastri, pareti) oppure in termini di tipo di sollecitazione (flessione, pressoflessione, taglio). Si analizzano brevemente alcuni aspetti di carattere generale sull’impianto dell’edificio in c.a., allo scopo di indicare dei criteri di buona progettazione innanzitutto architettonica.L’intervento in oggetto ha riguardato alcuni aspetti della progettazione strutturale degli edifici in calcestruzzo armato di nuova realizzazione, aspetti di concezione generale dell’edificio: Regolarità in pianta: Simmetria in termini di rigidezze e di masse - Rigidezza membranale dell’impalcato,rapporto L/B limite tra i lati della pianta, e casi di non applicabilità per eccessivo rapporto tra rigidezze dei telai e rigidezza della soletta, carichi eccessivi, presenza di fori nell’impalcato.Regolarità in elevazione: Richiami propedeutici sulle più comuni tipologie strutturali e strutture deformabili torsionalmente - Presenza di pareti ad un solo piano: il caso del semiinterrato - Uniformità della rigidezza lungo l’altezza: il controllo delle rastremazioni - Presenza del tompagno: il piano pilotis e la vetrata a tutta parete. 2.REGOLARITA’ IN PIANTA: SIMMETRIA IN TERMINI DI RIGIDEZZE Assunto un edificio a pianta rettangolare con rapporto dei lati L/B<4, con una massa per unità di superficie omogenea su tutta la pianta, per garantire un comportamento sismico prevalentemente traslazionale è necessario tenere sotto controllo la distribuzione delle rigidezze dei telai e delle pareti a tutti i livelli, disponendo i telai paralleli in modo abbastanza simmetrico ed evitando l’inserimento di pareti da un solo lato della pianta; ciò permette di mantenere il baricentro delle rigidezze abbastanza vicino al centro geometrico del rettangolo, laddovesi localizza il baricentro delle masse. In tal modo, viene minimizzata (e al limite, per piante perfettamente simmetriche, annullata) l’eccentricità tra la forza sismica in ingresso Organizzazione Seminario Tecnico – Scientifico : Engineering& Concrete Consulting di Matteo Felitti 1 Atti del Seminario : “Aspetti Aspetti Meccanici del Calcestruzzo e Comportamento Strutturale” Strutturale Senise (PZ), 17 gennaio 2015 (applicata nel baricentro delle masse) e la forza di risposta dell’edificio, espressa dagli elementi sismoresistenti (telai e pareti) e localizzata globalmente nel baricentro delle rigidezze. Figura 1. Edificio non regolare in pianta per dissimmetria delle rigidezze Un semplice esempio è qui presentato per evidenziare l’effetto, sulla posizione del baricentro delle rigidezze, di pareti non disposte con simmetria. L’edificio è a pianta rettangolare, con rapporto dei lati L/B<4, e strutture costituite da telai ad eccezione di un elemento perimetrale, costituito da parete (caso tipico in presenza presenza di edifici semi-interrati semi o costruiti verso un fronte in roccia, il cui lato contro terra è risolto con una parete che funge anche da sostegno egno del terrapieno retrostante). La disposizione dei telai nelle due direzioni è all’incirca simmetrica, con differenze non eccessive tra le dimensioni delle campate. La presenza eccentrica della parete su uno dei lati corti, però, genera un notevole allontanamento allo del baricentro delle rigidezze dal centro geometrico del rettangolo che costituisce la pianta, con conseguente notevole eccentricità tra la forza sismica in ingresso, diretta come y, posizionata in prossimità del centro, e la corrispondente reazione reazione degli elementi sismoresistenti, parallela anche essa a y e dello stesso modulo, ma molto più vicina alla parete in c.a.; la coppia che ne nasce genera un moto dell’edificio notevolmente torsionale quando il sisma è parallelo a y. Figura 2. Eccentricità ricità tra baricentri di massa e rigidezza: moto sismico notevolmente torsionale Organizzazione Seminario Tecnico – Scientifico : Engineering& Concrete Consulting di Matteo Felitti 2 Atti del Seminario : “Aspetti Aspetti Meccanici del Calcestruzzo e Comportamento Strutturale” Strutturale Senise (PZ), 17 gennaio 2015 Una delle principali conseguenze di un moto sismico così nettamente torsionale è la grande sollecitazione tagliante scaricata sui pilastri del lato opposto a quello costituito dalla parete, che sono soggetti ai massimi spostamenti; tale aspetto giustifica la prescrizione normativa riportata nel DM 14/01/2008, punto 7.2.2,, al fine di poter assumere la regolarità in pianta dell’edificio. 3. REGOLARITA’ IN PIANTA: SIMMETRIA IN TERMINI DI MASSE Assunto un edificio a pianta rettangolare con rapporto dei lati L/B<4, con telai o pareti disposti in modo pressoché simmetrico in entrambe le direzioni della pianta, per garantire un comportamento sismico prevalentemente traslazionale è necessario anche controllare la uniformità della massa su tutta la pianta. Tale parametro parametro è solo in parte governabile, perché se è vero che i carichi permanenti possono essere essere progettati in modo bilanciato con certe accortezze, i carichi variabili (accidentali) dipendono dalla destinazione d’uso e quindi dalla funzione architettonica dell’edificio, ell’edificio, che non può essere messa in discussione da scelte strutturali. E’ quindi necessario controllare gli effetti di una eventuale disomogeneità della distribuzione delle masse in pianta, pur senza poterla eventualmente neutralizzare, per verificarne ne l’entità degli effetti in termini di componente torsionale del moto sismico. Figura 3. Edificio non regolare in pianta per dissimmetria delle masse mass Un semplice esempio è qui presentato per evidenziare l’effetto di carichi non disposti con omogeneità. L’edificio è a pianta rettangolare, con rapporto L/B<4, e presenta macromacro elementi sismoresistenti verticali abbastanza simmetrici rispetto alla pianta, in particolare telai nelle due direzioni. La massa sismica delle due zonegiustapposte ad ogni livello presenta pr però una netta differenza: l’edificio è infatti adibito a civile abitazione, sui tre livelli dal lato sinistro, e a biblioteca sugli stessi tre livelli dal lato destro. Questa diversa destinazione d’uso nell’ambito di uno stesso impalcato provoca un netto sbilanciamento della posizione del baricentro delle masse rispetto al centro geometrico del rettangolo della pianta, in quanto il carico accidentale della biblioteca è notevolmente maggiore di quello della abitazione (6000 N/m2 contro 2000 N/m2), e viene sismicamente considerato in proporzione maggiore (Ψ ( 2=0.8 contro Ψ2=0.3). Inoltre, il maggiore carico accidentale comporta una progettazione più severa per il solaio della biblioteca, che avrà anche uno spessore maggiore e quindi, ancora, massa maggiore. maggio Avviene così, analogamente all’esempio precedente (che ( riguardava la dissimmetria delle rigidezze) che Organizzazione Seminario Tecnico – Scientifico : Engineering& Concrete Consulting di Matteo Felitti 3 Atti del Seminario : “Aspetti Aspetti Meccanici del Calcestruzzo e Comportamento Strutturale” Strutturale Senise (PZ), 17 gennaio 2015 la eccentricità tra baricentri delle masse e delle rigidezze, in direzione x (sisma parallelo a y), non sia trascurabile, con conseguente aliquota non non trascurabile di torsionalità del moto, per sisma parallelo a y. Figura 4. Edificio non regolare in pianta per dissimmetria delle masse mass Come nell’esempio precedente, conseguenza di tale torsionalità è l’aggravio in termini di taglio su una parte dei pilastri, quelli soggetti ai massimi spostamenti; tale aspetto giustifica la prescrizione normativa riportata nel DM 14/01/2008, punto 7.2.2, al fine di poter assumere la regolarità in pianta dell’edificio. 4. REGOLARITA’ IN PIANTA: RIGIDEZZAMEMBRANALE DELL’IMPALCATO L’ipotesi di infinita rigidezza dell’impalcato nel suo piano è usualmente assunta nel calcolo degli edifici in c.a., ed è richiesta ancheai anche fini della regolarità in pianta. E’ però da notare che in svariati casi, l’impalcato di un edificio in c.a., la cui parte resistente è tipicamente costituita da una soletta dello spessore minimo di 4 cm, non può essere assunto come infinitamente tamente rigido nel suo piano. Di seguito si discutono brevemente alcuni casi di non applicabilità di tale ipotesi, da cui si deduce la necessità di effettuare sempre un calcolo dedicato alla verifica di questa assunzione.Risulta assunzione.Risulta ovviamente importante il rapporto ra di allungamento L/B: si è partiti, nell’esempio, da un caso in cui il limite indicato dalla Norma nazionale,, L/B=4, corrisponde a valori di deformazione membranale al limite dell’accettabilità (secondo la CM 02/02/2009 al punto C7.2.6, C7.2.6 differenza massima ssima del 10% delle deformazioni ottenibili in ipotesi di impalcato rigido).Tale rigido).Tale edificio è denominato Edificio A. Nella successiva Tabella A è riportato, accanto all’indice denominativo di ogni pilastro, lo spostamento in direzione y conseguente ad una forza forza sismica, anche essa diretta come y, applicata nel baricentro della masse dell’impalcato (che data la perfetta simmetria, coincide con il baricentro delle rigidezze). Le colonne U2 RIG e U2 DEF indicano rispettivamente gli spostamenti di ogni nodo nell’ipotesi di impalcato infinitamente rigido oppure di impalcato modellato con la sua effettiva deformabilità, funzione dello spessore della soletta e del modulo elastico del calcestruzzo assunti.. Come si vede, nel caso di impalcato modellato come infinitamente infinitamen rigido, complice la centralità della forza applicata e la simmetria della struttura, ogni pilastro presenta alla sua testa il medesimo spostamento; con tale valore vengono confrontati quelli, variabili, dei singoli pilastri nello schema con impalcato deformabile. de Come si osserva, nell’esempio di Organizzazione Seminario Tecnico – Scientifico : Engineering& Concrete Consulting di Matteo Felitti 4 Atti del Seminario : “Aspetti Aspetti Meccanici del Calcestruzzo e Comportamento Strutturale” Strutturale Senise (PZ), 17 gennaio 2015 partenza le differenze di spostamento postamento tra i due modelli FEM sono vicine al limite del 10% ammesso dalla Norma (e dal buon senso ingegneristico) per poter accettare l’ipotesi di impalcato rigido. Figura 5. Edificio A:: ipotesi di impalcato infinitamente rigido nel suo piano accettabile “al limite” TabellaA. Edificio A: ipotesi di impalcato infinitamente rigido nel suo piano accettabile “al limite” A partire dallo schema appena visto, un primo parametro da analizzare è il rapporto r tra la rigidezza dei telai in una fissata direzione e la rigidezza rigidezza della soletta nel suo piano. Di seguito, si assume di variare la dimensione dei pilastri che da 45 cm x 45 cm divengono 35 cm x 60 cm, mantenendo inalterate le altre dimensioni strutturali (travi, spessore soletta), i carichi, i materiali e la forza sismica (assunta assunta sempre uguale e parallela a y). Tale edificio, indicato come Edificio B, è mostrato nella seguente Figura 6, seguita poi dalla Tabella B che riporta il confronto tra gli spostamenti dello schema con l’impalcato assunto infinitamente rigido nel suo piano, e lo schema in cui si èmodellata la deformabilità della soletta, tramite il suo spessore e il modulo elastico del calcestruzzo. Come è possibile osservare, si può concludere che telai di maggiore rigidezza, a parità tà di altre condizioni, provocano provoca maggiori differenze di deformazione membranale della soletta tra i casi di impalcato rigido e impalcato deformabile, fino f a rendere inaccettabile l’ipotesi di impalcato infinitamente rigido. Nel caso in esame, a fronte di una Organizzazione Seminario Tecnico – Scientifico : Engineering& Concrete Consulting di Matteo Felitti 5 Atti del Seminario : “Aspetti Aspetti Meccanici del Calcestruzzo e Comportamento Strutturale” Strutturale Senise (PZ), 17 gennaio 2015 differenza massima accettabile del 10%, si giunge ad una differenza, per i telai maggiormente esterni (quelli adiacenti ai lati corti) del 22.4%. Figura 6.. Edificio B: ipotesi di impalcato infinitamente rigido nel suo piano non accettabile (22.4% > 10%) TabellaB.. Edificio B: ipotesi di impalcato infinitamente rigido nel suo piano non accettabile Appare così evidente che al fine di avere un impalcato considerabile rigido nel suo piano, al crescere della rigidezza dei macro-elementi macro elementi sismoresistenti verticali la rigidezza membranale della lla soletta deve crescere, cioè deve crescere il suo spessore, assunto costante il materiale scelto (e quindi ill modulo di Young E dello stesso). Se, tipicamente, lo spessore è limitato da criteri tecnologici, architettonici e finanche strutturali (peso), va accettata l’ipotesi di impalcato deformabile, con la conseguenza che la analisi dinamica lineare da svolgere per l’analisi della struttura non potrà essere es la classica analisi modale dove si assume che per ogni impalcato ci siano tre soli gradi di libertà (due traslazioni orizzontali ed una rotazione attorno all’asse verticale), ma dovrà svolgersi una analisi dinamica di “nodale”,, in cui ogni nodo è associato ad una aliquota di massada eccitare, in funzione delle aree di influenza dei singoli sing pilastri e delle singole pareti. Ciò comporta il dover considerare un numero di modi di vibrare in genere assai maggiore, indice ice della maggiore “libertà” di ogni singolo pilastro, non più costretto a muoversi solidalmente agli altri data la non infinita rigidezza dell’impalcato. Organizzazione Seminario Tecnico – Scientifico : Engineering& Concrete Consulting di Matteo Felitti 6 Atti del Seminario : “Aspetti Aspetti Meccanici del Calcestruzzo e Comportamento Strutturale” Strutturale Senise (PZ), 17 gennaio 2015 Un secondo parametro da controllare è l’entità delle masse sismiche di impalcato; infatti, a parità dii telai (quindi di rapporto tra rigidezza degli stessi e rigidezza estensionale della soletta), maggiori masse sismiche provocano forze sismiche più grandi (a parità di accelerazione all’impalcato), e quindi maggiori deformazioni, le cui differenze possono essere superiori ai limiti accettabili per la regolarità in pianta; viceversa, al diminuire delle sole masse sismiche (magari per diversa destinazione d’uso, con carichi variabili nettamente minori), la stessa soletta può esibire deformazioni differenziali differenziali minori, ed avere perciò un comportamento che può essere approssimato come infinitamente rigido nel suo piano. Ad esempio, con riferimento all’edificio precedente, che aveva come destinazione biblioteca (qk=6000 N/m2), se si varia solamente la destinazione in civile abitazione (qk=2000 N/m2),, si ottiene l’edificio in Figura 7, denominato Edificio C; se si ripete il calcolo delle deformazioni della soletta modellando l’impalcato come deformabile, il confronto con il modello a impalcato rigido fornisce for i risultati riportati nella seguente Tabella C. Figura 7.. Edificio C: ipotesi di impalcato infinitamente rigido nel suo piano non accettabile (12.4% > 10%) TabellaC. Edificio C:: ipotesi di impalcato infinitamente rigido nel suo piano non accettabile accettab Si nota quindi che, nonostante il limite accettabile del 10% sia ancora stato soverchiato, la differenza di deformazione tra lo schema a impalcato deformabile e quello a impalcato rigido, rigido Organizzazione Seminario Tecnico – Scientifico : Engineering& Concrete Consulting di Matteo Felitti 7 Atti del Seminario : “Aspetti Aspetti Meccanici del Calcestruzzo e Comportamento Strutturale” Strutturale Senise (PZ), 17 gennaio 2015 al diminuire della massa sismica, è nettamente diminuita, avvicinandosi molto al 10%, e in particolare scende dal 22.4% al 12.4% per l’esempio in esame. Un terzo aspetto, che non è affatto trascurabile, va attentamente analizzato per verificare la applicabilità dell’ipotesi di impalcato infinitamente infinitamente rigido nel suo piano: la presenza di eventuali fori nel solaio. Questa situazione si presenta tipicamente in presenza di corti interne o vani scala, ma anche se l’architettura dell’edificio prevede ambienti a doppia altezza, o aperture a lucernario nario su impalcati piani di copertura. La presenza del foro produce un decremento della rigidezza membranale di insieme dell’impalcato, e per quantizzare tale decremento, va effettuato un calcolo dedicato in cui si modella l’impalcato come deformabile. Il seguente esempio si riferisce ad un edificio edificio ad un piano, a corte interna, ancora adibito a biblioteca, rappresentato in Figura 8. Figura 8. Edificio a corte interna:: ipotesi di impalcato infinitamente rigido nel suo piano non accettabile (23.6% > 10%) TabellaD. Edificio a corte interna: rna: ipotesi di impalcato infinitamente rigido nel suo piano non accettabile Organizzazione Seminario Tecnico – Scientifico : Engineering& Concrete Consulting di Matteo Felitti 8 Atti del Seminario : “Aspetti Aspetti Meccanici del Calcestruzzo e Comportamento Strutturale” Strutturale Senise (PZ), 17 gennaio 2015 Ripetendo il confronto tra le due ipotesi (impalcato deformabile e impalcato rigido nel suo piano) si ottengono i risultati riportati nella Tabella D. Come si può osservare, la rigidezza membranale della zona centrale è pesantemente decrementata rispetto al caso in cui il solaio fosse privo di foro, e ciò provoca deformazioni molto maggiori nella zona centrale. Infatti, dalla Tabella D si osserva che i nodi 58-59-60, 58 92-93-94, 76-77-78, 110-111-112, 112, appartenenti alle due zone centrali di impalcato, esibiscono spostamenti molto maggiori rispetto agli spostamenti sposta della zona centrale; le differenze di spostamento tra il modello ad impalcato deformabile deform ed il modello a impalcato rigido arrivano in queste zone al 23.6%, sicché non è affatto ammissibile, nel caso in esame, assumere per l’impalcato nel suo insieme l’ipotesi di infinita rigidezza nel piano. 5. REGOLARITA’ IN ALTEZZA: ALTEZZA STRUTTURE TORSIONALMENTE MENTE DEFORMABILI Volendo effettuare alcune considerazioni sulla regolarità in altezza, nell’ambito del seminario si è sono preliminarmente richiamate le tipologie strutturali più ricorrenti nelle strutture in c.a.. Qui si riportano soltanto alcune considerazioni sulla tipologia definita “edifici torsionalmente deformabili”, giacché ad un primo sguardo tali edifici potrebbero essere classificati semplicemente come tipologia a telaio. Gli edifici torsionalmente deformabili deform sono edifici la cui forma in pianta, unitamente alla scelta dei macro-elementi macro elementi sismoresistenti verticali, produce un moto sismico notevolmente torsionale, ovvero caratterizzato da forti rotazioni dell’impalcato attorno ad un asse verticale. La pianta di siffatti edifici, tipicamente, ha forma analoga alle sezioni di travi sottili che soffrono spiccatamente il problema della torsione secondaria: forme a C sono casi tipici. Si riporta nel seguito un esempio di edificio con pianta a forma di C, tipico di alcuni condomini multipiano con cortile di ingresso comune. Tale edificio, edificio indicato come Edificio A, è rappresentato in Figura 9. Figura 9. Edificio A, da considerare deformabile torsionalmente La a presenza di travi a spessore in direzione parallela a y,, o comunque di elementi del telaio con bassa rigidezza flessionale nella direzione parallela alle ali della C, provoca una deformabilità torsionale non trascurabile dell’intera struttura, quando investita da sisma parallelo Organizzazione Seminario Tecnico – Scientifico : Engineering& Concrete Consulting di Matteo Felitti 9 Atti del Seminario : “Aspetti Aspetti Meccanici del Calcestruzzo e Comportamento Strutturale” Strutturale Senise (PZ), 17 gennaio 2015 alla direzione x; ne consegue che he la struttura va correttamente classificata come deformabile a torsione. Tale tipologia può usufruire di un fattore di struttura più basso rispetto a quello che si potrebbe adottare in presenza di tipologia a telaio a più piani e più campate, con conseguente consegu maggiore valore dell’azione sismica di progetto (a parità di altri parametri) e quindi maggiore onerosità del progetto. Inoltre, il comportamento sismico sarebbe comunque non ottimale, perché notevolmente torsionale anche se con elementi strutturali di di opportuna resistenza. resistenza Nella Tabella E si riporta la verifica di deformabilità torsionale per l’edificio A, che risulta positiva: i rapporti r/l a tutti gli impalcati risultano tali che r/l<0.8, e quindi per quanto indicato dal DM 14/01/2008 al punto 7.4.3.1, 3.1, la struttura va considerata deformabile torsionalmente. TabellaE.. Edificio A, A deformabile torsionalmente (r/l<0.8 a tutti i piani) Il fattore di struttura da adoperarsi risulta quindi pari a 2 in CDB, e pari a 3 in CDA.Una CDA. correzione che permette di rientrare nella tipologia di telaio a più piani e a più campate, con conseguente sgravio in termini di input sismico e comportamento più “traslazionale”, “traslazionale” è quella di irrigidire i telai paralleli alle ali (direzione y), sostituendo alle travi a spessore delle travi emergenti. Ciò deve costituire una linea guida in fase di progettazione architettonica, portando a considerare con cautela l’uso eccessivo eccessivo di travi a spessore di solaio, benché architettonicamente più desiderabili. Operando la sostituzione delle delle travi parallele alle ali, l’edificio (rappresentato in Figura 10 come Edificio B) presenta minore deformabilità torsionale. Figura 10. 10 Edificio B, considerabile a più piani e più campate Organizzazione Seminario Tecnico – Scientifico : Engineering& Concrete Consulting di Matteo Felitti 10 Atti del Seminario : “Aspetti Aspetti Meccanici del Calcestruzzo e Comportamento Strutturale” Strutturale Senise (PZ), 17 gennaio 2015 Infatti, i risultati del calcolo del parametro r/l (dove r rappresenta la radice quadrata del rapporto tra la rigidezza torsionale e quella flessionale nella direzione di interesse, mentre l rappresenta il raggio di inerzia polare della pianta dell’impalcato), riportati nella Tabella F, mostrano che a tutti gli impalcati palcati il valore r/l supera il limite di 0.8, indicato dalla succitata Norma per rientrare nella tipologia a più piani e a più campate. TabellaF.. Edificio B, deformabile torsionalmente (r ( / l > 0.8 a tutti i piani) piani Si può così usufruire di un fattore di struttura q0 pari a 3 αu/α1 in CDB e pari a 4.5 αu/α1in CDA, ben più vantaggioso del precedente, ed inoltre il comportamento sismico sarà più regolare.E’ E’ quindi sempre necessario, per quanto evidenziato brevemente nell’esempio riportato, effettuare un calcolo colo di controllo della effettiva rigidezza torsionale disponibile alla struttura, e qualora questa non fosse sufficiente,cercare sufficiente,cercare di individuare quali controventi verticali vanno irrigiditi per guadagnare are un comportamento prevalentemente traslazionale. 6. REGOLARITA’ IN ALTEZZA: PRESENZA ENZA DI PARETI AD UN SOLO PIANO, IL CASO DEL SEMI-INTERRATO Il caso che qui si vuole discutere descrive una situazione tipica per gli edifici in c.a., riscontrabile spesso in costruzioni erette su un pendio: un edificio con semi-interrato, semi interrato, realizzato da pareti in c.a. per quanto riguarda i lati contro terra, e da telai telai tamponati per quanto riguarda le pareti del semi-interrato interrato non a contatto con il terreno, terreno, dove si ritrovano gli accessi e le prese di luce e aria. I livelli superiori sono tipicamente realizzati con strutture a telaio. Un esempio di edificio siffatto è rappresentato in Figura 11. Figura 11. Edificio in c.a., c.a. con semi-interrato, in parte a telaio e in parte con pareti in c.a. Organizzazione Seminario Tecnico – Scientifico : Engineering& Concrete Consulting di Matteo Felitti 11 Atti del Seminario : “Aspetti Aspetti Meccanici del Calcestruzzo e Comportamento Strutturale” Strutturale Senise (PZ), 17 gennaio 2015 In primo luogo, la a presenza di pareti al solo piano interrato genera ambiguità nella scelta della tipologia strutturale di appartenenza e quindi del fattore di struttura, giacché la struttura non risulta a telaio (per la presenza di pareti), ma non risulta nemmeno a pareti (perché le pareti si interrompono dopo il livello interrato). In secondo luogo,, il baricentro delle rigidezze viene vi fortemente attratto verso i lati con pareti, risultandone una notevole eccentricità tra baricentri delle e masse e delle rigidezze, con conseguente comportamento notevolmente torsionale al primo impalcato. Appare cosìì desiderabile una ottimizzazione di tale situazione, per dare una risposta ad entrambe questi difetti. Una U soluzione contemporanea dei due problemi si persegue con la totale chiusura del livello semi-interrato semi interrato in un box di pareti in c.a., in modo da formare forma un livello semi-interrato “scatolare”. ”. Tale scatolare, scatolare, che include all’interno anche pilastri interni ed eventuali pareti interne, cioè non di perimetro, va considerato un prolungamento delle fondazioni, e pertanto,, coerentemente a quanto si fa per le fondazioni, f va protetto da ogni possibile plasticizzazione, dovendo rimanere in campo elastico. Di seguito si riporta un esempio svolto to per mostrare che, se si realizza il piano scatolare, come rappresentato nella Figura 12,è 12, lecito considerare la struttura al di sopra di esso come un telaio a più piani e più campate, incastrato al piano scatolare che costituisce la sommità delle fondazioni (spiccato). Figura 12. 12 Edificio in c.a. con semi-interrato scatolare in c.a.. La seguente Figura 13 mostra qualitativamente i primi tre modi di vibrare di una struttura intelaiata identica alla struttura in elevazione al di sopra del piano scatolare dell’edificio in esame. Si osservano nella tabella inclusa i valori dei tre periodi propri associati a tali modi. Figura 13.. Modi di vibrare e periodi della struttura in elevazione assunta incastrata al suolo Organizzazione Seminario Tecnico – Scientifico : Engineering& Concrete Consulting di Matteo Felitti 12 Atti del Seminario : “Aspetti Aspetti Meccanici del Calcestruzzo e Comportamento Strutturale” Strutturale Senise (PZ), 17 gennaio 2015 In Figura 14 si riportano invece i primi tre modi di vibrare, e i corrispettivi periodi propri, della struttura reale, munita di semi-interrato semi scatolare sovrastato vrastato dalla cosiddetta struttura in elevazione. Figura 14.. Modi di vibrare e periodi della struttura reale comprensiva di semi-interrato semi interrato scatolare Essendo ssendo i modi di vibrazione ed i periodi delle due strutture molto simili, simili resta dimostrato che il comportamento delle due strutture è dinamicamente paragonabile. Siccome però nella struttura privata dello scatolare e incastrata al suolo la massa partecipante raggiunge l’85% del totale già nei primi tre modi, mentre nella struttura struttura reale con piano scatolare-fondazione scatolare la massa partecipante nei primi tre modi è notevolmente più esigua, nell’esempio il 65% del totale, va osservato che è necessario per questa ultima considerare un numero di modi più elevato. Infatti al primo impalcato ato compete una massa notevole, che comprende la metà superiore delle pareti in c.a., e anche delle strutture interne che, dovendo restare in campo elastico, sono notevolmente robuste. Il problema qui brevemente descritto è preso in considerazione dall’Eurocodice ocodice 8, in misura più dettagliata di quanto non faccia la Norma nazionale. Enfasi va infine posta nel garantire che le cerniere plastiche possano formarsi al di sopra della soletta di impalcato che costituisce il soffitto del piano semi-interrato, semi che deve eve costituire l’incastro della struttura spiccante dalle pareti stesse.A stesse.A tal fine, opportune staffature devono essere previste nei pilastri e nelle eventuali pareti proseguenti in elevazione, in corrispondenza delle zona a cavallo di tale soletta, sia al di sopra di essa, sia al di sotto. 7. REGOLARITA’ IN ALTEZZA: IL CONTROLLO DELLE RASTREMAZIONI Nella progettazione per carichi verticali degli edifici in c.a. si è assistito per decenni alla applicazione delle rastremazioni dei pilastri, ed eventualmente delle pareti, nel passare da un piano inferiore ad uno adesso superiore. Tale scelta, se appariva corretta nell’ottica di carichi gravitazionali,non non lo è più in ambito di progettazione antisismica, oggi prevalente su tutto il territorio nazionale. Infatti, a questa rastremazione si associa necessariamente anche la diminuzione di larghezza delle eventuali travi a spessore, per il rispetto della condizione normativa (DM 14/01/2008) riportata al 4.4.6.1.1, per la quale la la larghezza di tali travi deve essere non n maggiore della larghezza del pilastro, aumentata da ogni lato di metà dell’altezza della sezione trasversale della trave stessa.Tutto stessa. ciò comporta complessivamente la diminuzione di rigidezza dei telai man mano che si procede verso i piani superiori. Tale riduzione, anche in funzione del numero di campate e delle altezze di interpiano, può anche Organizzazione Seminario Tecnico – Scientifico : Engineering& Concrete Consulting di Matteo Felitti 13 Atti del Seminario : “Aspetti Aspetti Meccanici del Calcestruzzo e Comportamento Strutturale” Strutturale Senise (PZ), 17 gennaio 2015 risultare eccessiva rispetto ai limiti imposti dalla normativa ai fini della regolarità in i elevazione. Anche in casi di apparente regolarità in elevazione è quindi quindi sempre necessario procedere al calcolo delle rigidezze traslazionali di piano, in ognuna delle due direzioni orizzontali, e al loro confronto. Segue un esempio di edificio multipiano (in Figura 15) con rastremazioni ai pilastri e conseguenti diminuzioni della larghezza rghezza della base delle travi, in cui al di sopra del piano terra, le rastremazioni dei pilastri sono di 10 cm alla volta ogni due livelli. Figura 15.. Edificio multipiano con rastremazioni ai pilastri di 10 cm TabellaG. Controllo della variazione ariazione di rigidezza flessionale non soddisfatto: edificio non regolare in altezza Nella Tabella G seguente è riportato il controllo della variazione di rigidezza flessionale in direzione x (parallela allato lungo) da un piano al successivo. Come si vede, vede le variazioni tra gli impalcati 1 e 2 e tra i piani 3 e 4, quelli a cavallo della rastremazione di 10 cm, superano il 40% e determinano perciò la non regolarità in altezza della costruzione. Se si osserva, invece, che il taglio sismico non diminuisce ai piani superiori con la stessa velocità con cui diminuisce lo sforzo normale per effetto deii carichi verticali, si capisce che in zona sismica è desiderabile limitare, o evitare se possibile, le rastremazioni dei pilastri, anche in vista di garantire agli stessi s una sufficiente resistenza al taglio. In tal modo il comportamento sismico della costruzione risulterà regolare lungo l’altezza, con resistenze flessionali dei controventi più omogenee da piano a piano. Nella Figura 16 e nella successiva Tabella H sono sono riportati l’edificio modificato portando o le rastremazioni a 5 cm distribuite su tutti i piani, e il calcolo di controllo delle variazioni di rigidezza. Come si può osservare, le variazioni sono tutte praticamente inferiori o pari al 30%, limite massimo indicato dal punto 7.2.2 7.2.2 del DM 14/01/2008:con la diminuzione delle Organizzazione Seminario Tecnico – Scientifico : Engineering& Concrete Consulting di Matteo Felitti 14 Atti del Seminario : “Aspetti Aspetti Meccanici del Calcestruzzo e Comportamento Strutturale” Strutturale Senise (PZ), 17 gennaio 2015 rastremazioni da 10 a 5 cm, la struttura in esame rientra nel caso di regolarità in altezza, e ha un comportamento sismico migliore. Figura 16.. Edificio multipiano con rastremazioni ai pilastri di 5 cm TabellaH. Controllo della variazione variazio di rigidezza flessionale soddisfatto: edificio regolare in altezza Data la sensibilità della rigidezza alle dimensioni degli elementi dei telai o delle pareti, par è importante eseguire sempre un calcolo dedicato al controllo della regolarità in questo senso, non potendosi sempre stimare “ad occhio” se una struttura rientri o meno in tale classe. Laddove la verifica non fosse positiva, se si vuole raggiungere la regolarità in elevazione è necessario introdurre dei controventi che assorbano almeno il 50% delle azioni sismiche, tipicamente pareti, nel caso di edifici in c.a., c.a., e sgravare in tal modo, almeno parzialmente, il resto della struttura dal compito di controvento contr sismico. 8. REGOLARITA’ IN ALTEZZA: PRESENZA DEL TOMPAGNO, IL PIANO PILOTIS E LA VETRATA A TUTTA PARETE La presenza delle lle tamponature rende il comportamento strutturale dell’edificio sotto sisma ben diverso da quello della struttura pensata priva di qualsiasi chiusura tra le maglie dei telai,alla alla quale ci si riferisce di norma nell’eseguire il calcolo. Infatti, le tamponature (tipicamente in laterizio pieno o semipieno, in tufo, tufo oppure in blocchi di calcestruzzo), inserite all’interno delle maglie strutturali rutturali delineate dai telai, producono un notevole incremento di rigidezza nella struttura reale, che possiamo definire “vestita”, rispetto alla rigidezza dei soli telai (struttura Organizzazione Seminario Tecnico – Scientifico : Engineering& Concrete Consulting di Matteo Felitti 15 Atti del Seminario : “Aspetti Aspetti Meccanici del Calcestruzzo e Comportamento Strutturale” Strutturale Senise (PZ), 17 gennaio 2015 “nuda”). Tale incremento remento è molto sensibile in fase sismica nel caso di terremoto rremoto di esercizio (sisma di bassa entità) oppure nella fase iniziale di un sisma che può poi raggiungere una elevata forza.Infatti,, in tali condizioni i pannelli murari non hanno ancora subito danni sensibili, e sono quindi integri, potendo così offrire un notevole contributo in termini di rigidezza. Ci si riferisca dapprima a tompagni a tutta altezza, che si estendono cioè su tutto l’interpiano. In assenza di aperture, il tompagno forma una biella compressa diagonale tra nodi opposti della maglia strutturale, urale, biella che offre il suo contributo similmente ad una diagonale compressa di una travatura reticolare, fino a quando, al crescere della forza del sisma, la biella si rompe e perde consistenza, fino a lasciare la struttura quasi “nuda”, in condizioni simili a quelle di calcolo. L’azione descritta presenta inconvenienti locali (danneggiamento spinto dei nodi travetrave pilastro), ma allo stesso tempo protegge i pilastri nella fase sismica iniziale, provocando su essi una diminuzione di deformazione e quindi di danneggiamento. In presenza di aperture centrali al pannello e di modesta entità (finestre classiche) il meccanismo della biella viene in qualche modo riprodotto, sul che non è il caso di approfondire in questa sede. Ma in presenza di aperture di ampiezza piezza paragonabile alla maglia o in assenza totale di campi di tamponatura ad un certo piano dell’edificio,tale piano presenterà rispetto a quelli superiori e inferiori una netta diminuzione di rigidezza, il che provocherà, in fase sismica, la concentrazione conce delle deformazioni sui pilastri a quel livello, livello non affiancati dal tompagno. Il problema descritto è particolarmente frequente negli edifici che a piano terra non hanno tompagni, presenti invece ai piani superiori (edificio su pilotis); anche un edificio multipiano che, ad un livello intermedio abbia ad esempio una esposizione commerciale,, con assenza di tompagni sostituiti da vetrate a tutta altezza, presenta analogo problema. Queste strutture sono soggette al fenomeno del “piano soffice”, ossia un meccanismo di collasso sismico caratterizzato dalla labilizzazione dello schema strutturale per formazione di cerniere plastiche alla testa e al piede di tutti e soli i pilastri del piano non tompagnato, per ili motivo prima elencato (concentrazione delle dell deformazioni al piano nettamente meno rigido degli altri). Figura 17.. Meccanismi di collasso globale, globale e locale (piano soffice) Organizzazione Seminario Tecnico – Scientifico : Engineering& Concrete Consulting di Matteo Felitti 16 Atti del Seminario : “Aspetti Meccanici del Calcestruzzo e Comportamento Strutturale” Senise (PZ), 17 gennaio 2015 Come si può immaginare, il meccanismo descritto di piano soffice è molto poco duttile, in quanto la labilità dello schema viene raggiunta dopo la formazione di un numero ridotto di cerniere, quindi con pochissima dissipazione. Un meccanismo che presentasse la formazione del maggior numero possibile di cerniere (meccanismo “globale”) sarebbe assai più dissipativo, e quindi più duttile, e va perseguito in una corretta progettazione antisismica.In Figura 17 è riportato un confronto qualitativo dei due meccanismi, con riferimento ad un edifico tutto tompagnato e ad un edifico su pilotis. In fase di progettazione architettonica andrebbero evitati, per quanto possibile, squilibri notevoli di rigidezza “reale” della struttura vestita tra un piano e l’altro. In ogni caso, se per esigenze architettoniche o funzionali si debba necessariamente prevedere la presenza di un piano potenzialmente soffice per assenza di tompagno, è necessario progettare le strutture a quel piano maggiormente rigide di quelle ai piani in cui è presente una sostanziosa tamponatura: in tal modo, si evita che la maggiore deformabilità del piano in oggetto provochi la concentrazione delle deformazioni ai suoi nodi (lasciando praticamente intatti quelli agli altri piani) e portando la struttura ad un poco dissipativo collasso (locale) di piano. Secondo il DM 14/01/2008, bisogna incrementare la resistenza del piano non tamponato (o tamponato con elementi meno rigidi) portandola a 1.4 volte quella dei piani (intesi nudi) che saranno invece muniti di tamponature, come specificato nel punto 7.2.3. Altra problematica strettamente collegata ai tompagni è quella del danneggiamento concentrato dei tronchi di pilastro adiacenti ad eventuali finestre a nastro. In tali casi, la parte di pilastro «libero» da tompagno si comporta approssimativamente come se fosse una asta incastrata agli estremi ma di lunghezza pari all’altezza dell’ apertura: la sua rigidezza risulta molto maggiore di quella di un pilastro a tutta altezza, dato che, almeno in fase elastica, è funzione di L-3 , per cui, se ad esempio l’altezza della finestra a nastro è Lf=1.00 m, su un interpiano di Lp=3.00 m, la rigidezza aumenta di [1/(1.00)3 ]/ [1/(3.00)3 ] = 9 volte. Il taglio sollecitante aumenterà di conseguenza, rendendo «illusoria» la sufficienza della staffatura, a meno che la presenza di finestre a nastro sia stata tenuta in conto dal progettista strutturale. In generale, l’effetto negativo delle finestre a nastro sul tronco di pilastro che rimane nudo è maggiormente sensibile all’aumentare della rigidezza della muratura di tompagno; quindi i danni peggiori si verificano in presenza di mattoni pieni in laterizio, murature particolarmente rigide. In tali casi, quando esigenze architettoniche non permettono la eliminazione della finestra a nastro, una soluzione potrebbe essere quella di interromperela tamponatura in muratura prima di raggiungere il pilastro, anche di pochi centimetri, completando il vuoto con un rinfianco molto deformabile, in modo da non vincolare la estremità inferiore del tronco nudo di pilastro: in tal modo la sua altezza libera resterebbe quella pari all’interpiano, evitando la concentrazione del danno per eccesso di taglio. Vediamo un semplice esempio che evidenzi la problematica delle finestre a nastro. Si considera un edificio ad un piano, con altezza di interpiano 3.20 m, tre campate da 5.00 m in una direzione, campata da 5.0 m nell’altra direzione, pilastri in c.a. 30 cm x 30 cm, travi in c.a. 30 cm x 40 cm, tompagno in mattoni di laterizio (blocchi semipieni) spessore 30 cm, con Em=4000 N/mm2; carichi: G=3000 N/m2, G’=2000 N/m2, Q=1000 N/m2 (copertura praticabile). Si immagina una forza sismica all’impalcato di 80 KN. Tale edificio è mostrato in Figura 18, dove è stato calcolato come nudo, ottenendo un taglio sul pilastro scelto come riferimento, e indicato come P, di 22 KN. Questo valore non sarebbe ovviamente quello usato in progetto per le armature a taglio, giacché il criterio di gerarchia delle resistenze impone che il taglio sollecitante sul pilastro derivi dai suoi momenti resistenti. Ai soli fini di confronto concettuale tra situazioni di Organizzazione Seminario Tecnico – Scientifico : Engineering& Concrete Consulting di Matteo Felitti 17 Atti del Seminario : “Aspetti Aspetti Meccanici del Calcestruzzo e Comportamento Strutturale” Strutturale Senise (PZ), 17 gennaio 2015 vincolo differenti del pilastro, volendo evidenziare l’effetto della tamponatura, registriamo per il valore di sollecitazione di struttura nuda quellocosì quell ottenuto. Figura 18. Taglio elastico sul pilastro P per telaio nudo Considerando ora la presenza del tompagno, si distingue tra l’ipotesi di tompagno a tutta altezza e tompagno con finestra a nastro. Pur essendo in letteratura disponibili molti modelli, di varia precisione, per il calcolo della larghezza della biella di muratura muratura in funzione del grado di danneggiamento accumulato, come il modello di Mainstone, qui si s preferisce semplicemente modellare il tompagno come puntone largo Ldiag/10,, valore non lontano da quelli ottenibili con modellazioni più complesse.L’edificio edificio con tompagno a tutta altezza è mostrato in Figura 19, 1 quello con finestra a nastro in Figura 20. In entrambi i casi, la biella ella che simula il tompagno lavora a sola compressione. Figura 199. Effetto del tompagnoa tutta altezza sul pilastro P Organizzazione Seminario Tecnico – Scientifico : Engineering& Concrete Consulting di Matteo Felitti 18 Atti del Seminario : “Aspetti Aspetti Meccanici del Calcestruzzo e Comportamento Strutturale” Strutturale Senise (PZ), 17 gennaio 2015 Come si vede dalla Figura 19, 19 il taglio elastico sul tronco di pilastro tutto affiancato dal tompagno risulta essere circa 6.5 volte minore m del taglio sul pilastro nudo; ciò conferma quanto detto sull’effetto protettivo del tompagno nei confronti del pilastro, perlomeno perlome nella fase di integrità della muratura. . Figura 20.. Effetto del tompagno con finestra a nastro sul pilastro P Osservando invece la Figura 20, è possibile vedere che il taglio elastico sul tronco di pilastro sguarnito di tompagno e che ora risulta tozzo, tozzo, vale circa 10 volte di più di quello con tompagno a tutta altezza, e risulta soprattutto maggiore del taglio elastico sul pilastro pensato come nudo (30.4 KN contro 22 KN). Questo confronto, seppur effettuato sui tagli elastici e non su quelli di progetto derivati, come correttamente va fatto, dal criterio della gerarchia delle resistenze, riesce sce comunque ad evidenziare la pericolosità delle finestre a nastro per i pilastri ad esse adiacenti, e induce alla conclusione che, in presenza di finestre a nastro o di situazioni analoghe in cui un tronco di pilastro risulti tozzo, è fondamentale effettuare uare una analisi dedicata al calcolo delle vere sollecitazioni sui pilastri, in vista della loro reale condizione di vita, se si vuole garantire all’edificio un comportamento duttile ed un collasso conveniente in fase sismica. I alternativa, bisogna prendere re opportuni provvedimenti di tipo tecnologico (arresto del tompagno prima del contatto con il pilastro). 9. CONCLUSIONI Nelle presenti note, tratte dagli atti del seminario tecnico – scientifico : “Aspetti Meccanici del Calcestruzzo e Comportamento Strutturale”, Strut organizzato in n occasione della pubblicazione del libro “Effetti differiti della deformazione nel calcestruzzo” (Edizioni EAI), del Dott. Matteo Felitti,, sono state prese in considerazione e brevemente discusse alcune problematiche della progettazione one in zona simica di edifici in c.a.. Lungi dal rappresentare una trattazione rigorosa ed approfondita di ognuno degli argomenti menzionati, questo breve lavoro si intende rivolto principalmente agli attori della progettazione progettazio architettonica degli edifici.. Gli argomenti trattati, che riguardano sostanzialmente la verifica operativa di alcuni dei requisiti richiesti dalla Normativa vigente al fine di poter considerare una costruzione regolare in pianta o in altezza, sono stati solo esemplificati con l’ausilio l’ausilio di elementari modelli, finalizzati alla presentazione di Organizzazione Seminario Tecnico – Scientifico : Engineering& Concrete Consulting di Matteo Felitti 19 Atti del Seminario : “Aspetti Meccanici del Calcestruzzo e Comportamento Strutturale” Senise (PZ), 17 gennaio 2015 risultati numerici in grado di destare l’attenzione del Progettista pur se non è uno specialista del settore strutturale, e pertanto la trattazione è stata volutamente volta alla presentazione di aspetti fenomenologici senza entrare nel merito di formulazioni analitiche o numeriche accurate. Ognuno dei temi appena sfiorati può essere approfondito, da parte del Lettore interessato, sulla copiosissima letteratura scientifica disponibile, anche in lingua italiana, su aspetti sismici riguardanti edifici in c.a.. Essendo impossibile farne qui un elenco, si riporta solo l’indicazione di pochi, peraltro pregevoli, testi sulla materia, unitamente alle Normative di uso quotidiano. 10. BIBLIOGRAFIA ESSENZIALE [1] E.Cosenza, G.Maddaloni, G.Magliulo, M.Pecce, R.Ramasco, Progetto antisismico di edifici in cemento armato, IUSS Press; [2] L.Petrini, R.Pinho, G.M.Calvi, Criteri di progettazione antisismica degli edifici, IUSS Press; [3]A.Ghersi, P.Lenza, Edifici antisismici in cemento armato, Flaccovio; [4] EC2, parte 1; [5] EC8, parte 1; [5] DM 14/01/2008; [6] CM 02/02/2009. Organizzazione Seminario Tecnico – Scientifico : Engineering& Concrete Consulting di Matteo Felitti 20