Monastero - Istituto Vittoria Colonna

ISTITUTO SUPERIORE “V. COLONNA” - AREZZO
Anno Scolastico 2005-2006
Classe II sez. A
Liceo delle Scienze Sociali
Area d’Integrazione STORIA – ARTE – MUSICA
Progetto
IL MONASTERO
IL CANTO GREGORIANO
A cura del prof. Franco Meoli
Monastero Benedettino di Santo Domingo di Silos
IL CANTO GREGORIANO
Prevalentemente tratto da STORIA DELLA MUSICA, di Riccardo Allorto - Ed. Ricordi
Storia del Canto Gregoriano
Il termine “Gregoriano” designa il canto cristiano in lingua latina adottato dalla Chiesa d’Occidente
e si contrappone al Canto Bizantino, in lingua greca (ma anche sira, armena e poi russa), della
Chiesa d’Oriente.
Il C. G. non è solo quello scaturito dall’opera ordinatrice di Gregorio, ma abbraccia il canto
liturgico della Chiesa Romana di tutto un millennio, fino al medio evo.
La Chiesa di Roma essendo nei primi secoli legata alle chiese orientali, ne adottò i canti; Ambrogio,
vescovo di Milano, fu tra i primi adottatori.
Quando verso la fine del IV sec. essa si da un rito proprio in latino, poco alla volta si plasma un
canto proprio, sia pur con reminiscenze orientali ebraiche, greche e bizantine.
A Roma l’opera ordinatrice del canto liturgico benedettino fu sviluppata nel VI sec. da Papa
Gregorio I Magno, già monaco benedettino*; egli istituì seminari per fanciulli (Scholae Cantorum)
ma soprattutto raccolse tali canti nell’Antiphonarium Cento (poi diviso in tre parti: Antifonario –
Graduale – Responsoriale). L’importanza di questa riforma fece dare a questo canto, nel VII sec.,
proprio il nome di “Gregoriano”.
Gli antifonari romani in Gallia subiscono delle trasformazioni secondo i gusti locali; si svilupparono
così il canto gallicano (Francia del Nord – Inghilterra) e mozarabico (Francia del Sud – Spagna),
ma la politica espansiva di Carlo Magno portò all’eliminazione, non senza difficoltà, di questi altri
riti e canti.
In questo periodo, fino al IX sec., diversi monasteri e abbazie, in Inghilterra, Europa centrale,
Svizzera e Italia, divengono centri famosi per la diffusione del C. G.: Canterbury, Glasgow, York,
Soissons, Fulda, Metz, San Gallo, Einsiedeln, Tours, Corbie, Nonantola, Montecassino.
I canti dell’Ordinario della Messa sono: Kyrie, Gloria, Credo, Sanctus, Benedictus, Agnus Dei,
“parti fisse”; mentre Introitus, Graduale, Alleluia, Tractus, Sequentia, Offertorium, Communio,
“parti mobili” o “variabili” (a dipendenza del tempo liturgico) costituiscono il Proprium Missae.
Per esigenza di un rinnovamento, fioriscono tra il IX e il X sec. le sequenze e i tropi, forme di
canto che trasformarono alcune parti suddette, caratterizzate da vocalizzi o melismi, le Sequenze, e
sillabazioni, i Tropi. Il monaco benedettino di San Gallo, Notker Balbulus, “il balbuziente” (840
c.a – 912), fu ritenuto l’introduttore della Sequenza, applicando complicati vocalizzi sull’“Alleluia”,
mentre Tutilone (m. 915), sempre a S.Gallo, introdusse il Tropo, sul Kyrie, Gloria, ecc.
* L’ordine monastico benedettino fu fondato nel 529 da Benedetto da Norcia (480-547). Il monachesimo ha origini in
Egitto, nel 250 c.a., con Paolo di Tebe e Antonio.
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Caratteristiche del Canto Gregoriano
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Testo liturgico in lingua latina
Senza accompagnamento strumentale
Monodico
Modale
Melodia su note vicine
Melodia su un’estensione limitata
Ritmo libero non mensurato
Per tali caratteristiche ritmico-melodiche il C. G. è detto canto piano.
Teoria
Le scale gregoriane a differenza di quelle greche erano ascendenti*, fondate sul genere diatonico
greco i cui modi, chiamati toni, si distinguono in autentici e plagali (quest’ultimi una quarta sotto i
relativi autentici).
Per un erroneo scambio di trascrizione i nomi dei modi non corrispondono a quelli greci.
* Alcuni studiosi fanno osservare che in ciò si riflette l’evento della Risurrezione.
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Stili e forme
Le esecuzioni potevano essere responsoriali, quando il coro risponde a un solista (ovvero, in
seguito, i fedeli che rispondono al celebrante) e antifoniche, quando due gruppi si alternano.
L’Accentus, che deriva dalla salmodia ebraica, ha il canto vocalizzato ed era lasciato a tutti i fedeli.
Il Concentus, dal ritmo libero, ha il canto sillabato ed era lasciato ai cantori (Scholae).
Inizi della polifonia
A partire dal IX sec. cominciò a diffondersi l’uso di accompagnare il canto sacro (cantus firmus)
con un’altra melodia (punctum contra punctum, da cui il termine “contrappunto”).
Nascono le prime forme polifoniche quali l’Organum (IX-X sec.), in cui la vox principalis è
accompagnata dalla vox organalis una quarta o una quinta sotto; le due voci potevano essere
raddoppiate.
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Il primo esempio di organum fu attribuito al monaco benedettino, franco fiammingo, Ubaldo di S.
Amand (840 c.a. - 930).
Successivamente si affermò il Discanto (XI sec.), dove la vox principalis è posta al basso ed è
accompagnata da una vox organalis che procede per moto contrario, formando intervalli di quarta,
quinta, ottava e unisono.
Esempio:
In Spagna nel XII sec. si affermò una nuova forma: l’organum melismatico in cui la melodia
originale, posta al basso, veniva accompagnata da movimenti melodici liberi, ricchi di fioriture.
La polifonia vocale sacra uscirà dalla fase delle origini e dagli esperimenti, per affermarsi
compiutamente nelle cantorie di molte cattedrali francesi, inglesi e spagnole nel periodo chiamato
Ars Antiqua (1260 – 1320 c.a.).
La scrittura musicale
Nei codici musicali medievali si incontrano tre differenti tipi di notazione: alfabetica (latina),
neumatica (segni) e mensurale, che fissava la durata dei suoni.
(Altri esempi a pagina successiva)
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Guido d’Arezzo
Guido d’Arezzo (Talla, Arezzo, 980 c.a. – 1050), ovvero Guittone, monaco benedettino,
insegnante di teologia e di musica, tra le mura dell’abbazia S. Maria di Pomposa (Ferrara) sviluppò
un metodo per scrivere e leggere la musica. Trasferitosi nel 1023 ad Arezzo, scrisse il Micrologus
de Musica. Un trattato in cui sono esposte le sue esperienze e teorie musicali. Egli, dopo aver
contribuito a dare un valore definitivo alle notazioni alfabetiche e neumatiche, ideò la
nomenclatura delle note, elaborò il metodo della solmisazione e teorizzò l’esacordo.
Per la nomenclatura delle note si valse dell’Inno di S. Giovanni, da cui prese la prima sillaba di ogni
verso, i quali cominciavano con ogni progressiva nota della scala (che erano sei).
Molto dopo sarà introdotto il si, che
deriverà da “Sancte Johannes”, a cura
del teorico spagnolo Ramis de Pereja
(1440 c.a – dopo il 1491); l’ut diverrà
nel 1600 “do”, con il teorico Giovanni
Battista Doni (Firenze, 1594 – 1647),
dall’iniziale del suo cognome.
Nell’esacordo il semitono è collocato in posizione centrale.
La solmisazione (da “sol-mi”), (un solfeggio cantato), permetteva di ampliare una melodia mutando
gli esacordi; la mano di Guido comunicava i gradi della scala corrispondenti alle falangi delle dita.
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Il monastero
– Tratto da: NELLA MUSICA, di Romano Becatti e Emma Bisson - Fabbri Editori
I primi monasteri europei furono quelli benedettini, dal fondatore S. Benedetto da Norcia (480-547),
creati per accogliere i monaci e gli eremiti che, dagli albori del cristianesimo, vivevano in penitenza
nella solitudine delle grotte e dei deserti. Entrando nell’ordine monastico essi facevano voto di
povertà, di obbedienza, di castità e, lontano dalle tentazioni e dal caos del mondo esterno,
conducevano vita di preghiera, di contemplazione e di lavoro. La povertà era condizione inevitabile,
in quanto si riteneva fosse più facile resistere alle lusinghe del Maligno in assenza di beni terreni.
“E’ più facile che un cammello passi attraverso la cruna di un ago, che un ricco entri nel regno dei
cieli”: questa massima evangelica aveva, a quel tempo, quasi il valore di un dogma.
Ora et labora: era questo l’impegno di ogni giorno dall’alba al tramonto. Il lavoro non era inteso
come un momento di salutare e gioiosa attività e meno ancora come un impegno per creare
benessere; esso era prima di tutto un indispensabile strumento per mortificare le passioni ed evitare
la caduta nel peccato.
Raccolto intorno alla chiesa, l’edificio del monastero offriva un sicuro rifugio contro possibili
incursioni allo stesso tempo costituiva un sistema abitativo razionale e assolutamente autarchico.
Chiostri, aule, laboratori, officine, orti, stalle, pollai, magazzini, cucine, refettori, dormitori, cantine,
biblioteche, scriptoria, infermeria, foresteria; erano collegati fra loro in base ad una planimetria che
prevedeva l’ottimale distribuzione di ogni spazio utile. Nella chiesa, grande importanza veniva data
al coro, che giungeva talvolta a occupare l’intera abside. Nelle biblioteche e negli scriptoria, i
monaci amanuensi trascrivevano gli antichi testi che, grazie al loro paziente lavoro, sono potuti
giungere fino a noi.
Ascolti
RESURREXIT – Messa e Canti Gregoriani della Pasqua di Resurrezione – Coro dei Monaci
Cistercensi dell’Abbazia di Calamari
LA MUSICA BIZANTINA Con Orchestrazione (arrangiamenti orchestrali: Ionescu Florin).
CANTO GREGORIANO – Coro dei monaci del Monastero Benedettino di Santo Domingo de Silos
– voll. 1.-2.
GREGORIAN CHANT – Choralschola der Wiener Hofburgkapelle (P. Hubert Dopf S.J.)
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CODEX BAMBERG – Camerate Nova & Chominciamento di Gioia
IL GREGORIANO – Mille anni di Musica – Kantores 96
Victimae Paschali Laudes – Originale, monodico (voci maschili) e organum (voci femminili) –
versione solistica con accompagnamento strumentale.
Victimae Paschali Laudes – Sequenza
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Brani classici ispirati al canto gregoriano
Franz Liszt (1811-1886)
Totantanz, per pianoforte e orchestra
Hector Berlioz (1803-1869)
Sogno di una notte del Sabba, III mov. dalla Sinfonia Fantastica
Alexander Borodin (1833-1887)
Au Couvent, per pianoforte
Claude Debussy (1862-1918)
La Cattedrale Engloutie, per pianoforte
Erik Satie (1866-1925)
Ogives, per pianoforte
Ottorino Respighi (1879-1936)
Da I PINI DI ROMA, Pini presso una catacomba
Tre preludi su temi gregoriani, per pianoforte
Concerto in Modo Misolidio, per pianoforte e orchestra
Film
IL NOME DELLA ROSA, con Sean Connery e F. Murray Abraham – Regia di Jean-Jaques
Annaud (dall’omonimo romanzo di Umberto Eco).
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La musica nel Monastero: il Canto Gregoriano
Questionario
1.
Perché il canto liturgico dei primi secoli del cristianesimo è stato chiamato “Gregoriano”? Quale periodo
abbraccia?
2.
A quale altro canto liturgico si contrappone? Perché?
3.
Come sorse, di chi e quale fu l’opera decisiva? (Cita i secoli).
4.
Come si sviluppò successivamente?
5.
A che proposito ricordiamo Notker Balbulus?
6.
Da quali canti è composto l’ordinario della Messa?
7.
Quali sono le caratteristiche del C. G.? (Non citarle in maniera arida, ma cerca di spiegarle).
8.
Quali differenze vi erano tra i modi greci e quelli gregoriani?
9.
Quali forme principali si svilupparono e quali sono le loro caratteristiche? Cita a tal proposito i due canti che
sono stati messi a confronto.
10. Che cos’è un Organum? Come si svolge?
11. In quante versioni hai ascoltato Victimae Paschali Laudes?
12. Quali impressioni ti hanno suscitato gli ascolti dei Canti Gregoriani e Bizantini e quali differenze hai notato.
Alunno _________________________________
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