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La corte mobile
L’“Ispettorato della mobilia di corte“ fu fondato da
Maria Teresa nel 1747 ed è tuttora esistente. Secondo un
modello francese, tale istituzione aveva il compito di
provvedere al trasporto di mobili, tappeti, arazzi,
tendaggi ed altri oggetti d’arredo nei luoghi in cui di
volta in volta soggiornava la corte imperiale, e inoltre
era preposta alla loro manutenzione e conservazione.
Il palazzo imperiale di Vienna, la Hofburg, era la
residenza principale degli Asburgo, che accanto ad
essa disponevano di numerose altre dimore.
Fra tutte le residenze, la Hofburg era l’unica ad essere
dotata di arredi permanenti. I vari palazzi di villeggiatura,
in cui la corte si trasferiva durante l’estate, erano quasi
vuoti e venivano arredati di volta in volta soltanto per la
durata del soggiorno della corte.
Nelle immediate vicinanze della città sorgevano i castelli
di Schönbrunn, Hetzendorf, Augarten e la Favorita
(“Theresianum“). I soggiorni al castello di Laxenburg
erano spesso legati alla caccia agli aironi, Schlosshof
era invece il luogo ideale per le feste d’estate, mentre
la Kaiserhaus a Baden o la Kaiservilla a Bad Ischl erano
i palazzi in cui si risiedeva per sottoporsi a soggiorni
di cura. Per questi cosiddetti “séjours“ era necessario
rifornire di mobilia talvolta fino a mille persone.
Fu soltanto nel 1808 che l’imperatore Francesco II (I)
diede disposizione di dotare “gradualmente” di arredi
permanenti i palazzi di villeggiatura, almeno per quanto
riguardava la mobilia essenziale.
In occasione di incoronazioni, cerimonie di vassallaggio
e matrimoni, la dotazione per gli appartamenti e i saloni
di rappresentanza veniva spedita in viaggio e doveva
essere trasportata su lunghe distanze. L’arrivo della corte
era quindi preceduto da oltre un centinaio di carri merci
pieni di mobilia. Oltre ai mobili veri e propri si traslocava
tutto quanto fosse trasportabile, come tappeti, arazzi,
tendaggi, lampadari, quadri, comprese le cosiddette
“comode” (mobiletti che celavano un vaso da notte) e le
sputacchiere. Particolarmente impegnativi erano i viaggi
per le incoronazioni, in cui si davano appuntamento
a Francoforte i maggiori potentati del Sacro Romano
Impero della Nazione Germanica. Per l’occasione tutti
sfoggiavano il proprio vasellame di rappresentanza, per
fare a gara con l’imperatore nel banchetto dell’incoro-
nazione. Gli Asburgo regnavano anche sulla Boemia e
l’Ungheria, e si recavano pertanto a Praga e Presburgo
(l’attuale Bratislava), dove si tenevano le incoronazioni
dei re. Analogamente fra le loro mete abituali figuravano
anche Firenze, Francoforte, Milano, Budapest e Venezia.
Prima che la corte vi si recasse, era necessario arredare
persino le residenze di Innsbruck e Salisburgo.
1 TRONO DA VIAGGIO
Legno, metallo, lino, imbottitura
gualdrappa dorata con ricami in oro e ottone
Vienna, seconda metà del Settecento
2 L’ARRIVO E L’INGRESSO A FRANCOFORTE DELL’IMPERATORE FRANCESCO STEFANO I
E DI SUO FIGLIO GIUSEPPE (II) PER L’INCORONAZIONE DI GIUSEPPE II
Olio su tela (riproduzione)
Johann Dallinger von Dalling (scuola di Meytens)
Vienna, 1764
Kunsthistorisches Museum Vienna
Il retaggio storico
Nel 1918, alla fine della monarchia, la nuova Repubblica
d’Austria ereditò l’Hofmobiliendepot e con esso un immenso deposito di mobili, quadri, lampade e suppellettili
un tempo di proprietà imperiale, che servirono ad arredare quei castelli asburgici che furono aperti al pubblico.
Occorreva quindi trovare una destinazione per il resto
degli oggetti, oltre 165.000. Dapprima si pensò di vendere
le raccolte, ma ben presto si levarono voci assennate che
mettevano in guardia dal cedere quel retaggio culturale
eccezionale. Nel corso dei secoli una massa incredibile di
oggetti si era infatti venuta ad accumulare in quello che
era divenuto un “deposito della storia”.
Fu così che si cercò una strada per valorizzare con
avvedutezza quella quantità inaudita di pezzi. Dapprima
i mobili furono messi a disposizione dell’amministrazione
pubblica per arredarne gli uffici. In cambio di un modesto
importo, i funzionari dello Stato potevano inoltre noleggia-
re i mobili per arredare le loro abitazioni private.
Anche i teatri e l’industria cinematografica emergente
poterono utilizzare i mobili storici per le loro produzioni.
Fino agli anni Settanta quasi tutti i film girati a Vienna
si servirono di questi requisiti di scena: fra questi anche
i film di Sissi. I mobili imperiali conferivano autenticità
all’atmosfera fiabesca della narrazione cinematografica.
La trilogia di Sissi contribuì in maniera determinante a
creare il mito dell’imperatrice Elisabetta.* Da allora in poi
migliaia di persone visitano Vienna alla scoperta
del mito di Sisi. L’Hofmobiliendepot - Museo del mobile
possiede un gran numero di oggetti un tempo appartenuti ad Elisabetta o utilizzati come materiale di scena per
girare i film di Sissi.
Oggi soltanto gli uffici federali e le ambasciate austriache
vengono arredati con mobili provenienti dall’Hofmobiliendepot. Rispondendo alla funzione originaria del “deposito
della mobilia imperial-regia”, ancora oggi i mobili vengono
utilizzati per dare una cornice di rappresentanza a ricevimenti e cerimonie ufficiali.
*”Sissi” viene chiamata l’imperatrice Elisabetta nei film interpretati
da Romy Schneider, mentre il soprannome storicamente
tramandato dell’imperatrice è Sisi.
3 LE SPUTACCHIERE
Servivano a sputare il tabacco da fiuto e da masticare,
di moda soprattutto nell’epoca del Biedermeier. Queste
sputacchiere Biedermeier erano rivestite internamente di
lamiera ed erano colme di sabbia o di segatura.
4 BUSTO DELL’IMPERATRICE ELISABETTA
Calco di gesso del busto di marmo
Victor Tilgner (1844 – 1896), 1896
L’imperatrice è ritratta nell’abito che indossava per l’incoronazione a regina d’Ungheria nel 1867.
5 BUSTO DELLA REGINA MARIA ANTONIETTA DI FRANCIA CON IL MEDAGLIONE DI LUIGI XVI
Porcellana biscuit di Sèvres, bronzo argentato
L’ultima collocazione di questo busto, realizzato intorno
al 1900, fu nell’appartamento detto di Francesco Carlo,
situato nella Hofburg.
La Sala Asburgo
Per sette secoli di storia la “Casa d’Austria” fu indissolubilmente legata alla dinastia asburgica. La continuità
della successione ereditaria come presupposto per
conservare il potere e garantire il possesso delle Terre
della corona fu il fattore determinante cui fu improntata
la politica delle alleanze e delle guerre, ma anche la politica matrimoniale e la vita familiare degli Asburgo. Una
volta estinta la linea maschile nel Settecento, l’imperatrice Maria Teresa superò le turbolenze politiche dovute
alla Guerra di successione, e grazie alla numerosa prole
fondò il ramo della famiglia Asburgo-Lorena. Nascite e
morti, festeggiamenti ed eventi politici, cerimonie sacre
e profane, e naturalmente anche la vita di tutti i giorni, si
rispecchiano negli oggetti di cui si circondavano i membri della famiglia. Spesso tali oggetti fanno luce sui vari
caratteri dei personaggi. Viceversa queste reliquie storiche d’uso personale acquisiscono valore mnemonico e
museale grazie ai miti, alla storia e alle tante vicende che
si narrano su questi personaggi.
6 LA SEDIA A ROTELLE DI ELISABETTA CRISTINA
(MADRE DI MARIA TERESA)
Legno di noce e faggio
Vienna, 1740
Elisabetta Cristina von Braunschweig-Wolffenbüttel
andò sposa nel 1708 all’arciduca Carlo, re di Spagna e
futuro imperatore Carlo VI, dopo essersi convertita al
cattolicesimo. Per favorirne la fertilità le furono prescritte
cure alimentari che la resero corpulenta. Ormai avanti
negli anni, di salute cagionevole per l’herpes zoster, i
reumatismi, l’erisipela e le piaghe agli arti inferiori che
l’affliggevano, aveva una mobilità sempre più ridotta ed
era costretta a ricorrere ad un ausilio per camminare.
7 LO SCRITTOIO DELL’IMPERATORE GIUSEPPE II
Ciliegio, intarsi di palissandro
Intorno al 1770
Ultima collocazione: castello di Augarten
8 TAVOLO DA GIOCO IN TECNICA AD INTARSIO
STILE BOULLE PER L’IMPERATORE CARLO VI ED ELISABETTA CRISTINA
Legno di pero tinto di nero, venature di noce
Intarsi: tartaruga naturale, ottone, avorio, madreperla,
lega d’argento, piedi in ottone
Ultima collocazione: sala dell’incoronazione ungherese
nel castelletto Franzensburg a Laxenburg
9 TAVOLO AD INTARSIO CON VEDUTE DI ROMA
Acero, pero, tinteggiato con mordente nero
Dono di Papa Pio VI all’imperatore Giuseppe II in occasione della sua visita a Vienna nel 1782.
10 UTENSILI DA GIARDINO DELL’IMPERATORE
FRANCESCO II (I)
Acciaio, mogano, noce
Sega, zappa, rastrello, pala, cesoie per siepi
Ogni arciduca doveva apprendere un mestiere per poter
anche esercitare una professione borghese. Francesco
apprese il giardinaggio, Francesco Giuseppe invece era
mastro carpentiere. La sega qui esposta ha il manico
d’ebano per l’imperatore, mentre per il giardiniere era
previsto un semplice manico di noce.
11 DUE CANARINI DI PROPRIETÀ DELL’IMPERATORE FRANCESCO II (I): “BIBI E BÜBERL“
Sulla base della gabbia si legge la seguente iscrizione:
“Bibi e Büberl, uccellini lieti! Il vostro canto rallegra il
migliore degli imperatori. Il suo sguardo amichevole vi
sorride! Di quando in quando vi fu concesso di posare
sul suo sacro capo!
Büberl visse 14 anni e morì il 4 aprile del 1837. Due anni,
un mese e due giorni dopo il suo padrone. Bibi lo seguì
7 mesi dopo”.
L’iscrizione era un monumento ai due uccelli, come
ricordo all’imperatore. E’ tipico dell’epoca Biedermeier
che gli interni fossero decorati con un gran numero di
oggetti ricordo della famiglia, dei parenti e degli amici.
12 L’IMPERATRICE ELISABETTA D’AUSTRIA IN ABITO DI GALA CON STELLE TEMPESTATE DI DIAMANTI APPUNTATE FRA I CAPELLI
Olio su tela
Franz Xaver Winterhalter, 1864/65
Dipinto come ritratto ufficiale per l’imperatore.
Questo ritratto, il più celebre dell’imperatrice, contribuì
molto a diffondere la fama della sua bellezza, ed è considerato l’icona del “mito di Sisi”. Si tratta di una copia
autografa del Winterhalter. L’originale è custodito nel
Museo di Sisi, nella Hofburg.
13 LETTINO CON LE SPONDE
Noce intarsiato e lucidato
Intorno al 1860
In questo lettino dormirono Rodolfo e in seguito sua
sorella Maria Valeria, figli di Francesco Giuseppe e Sisi.
Questo tipo di lettino con il cassetto per le lenzuola ed
una rete di cotone (o con le sbarre) per evitare che il
bambino cadesse, è un’invenzione del tardo Ottocento.
14 LA CULLA DEL PRINCIPE EREDITARIO RODOLFO
Fu donata dalla città di Vienna ad Elisabetta e Francesco
Giuseppe I in occasione della nascita del principe
ereditario Rodolfo nel 1858. Gli intarsi policromi a mosaico sono opera di Franz Podany, che li realizzò in una
tecnica da lui stesso ideata.
15 ABITO DA CERIMONIA
Chiffon rosa con intreccio di perle, sopravveste di
broccato in seta, sottogonna sostituita, all’interno è
ricamata una lettera E coronata, guanti di pelle bianca
La bambola di cera è stata fabbricata da Madame
Tussaud’s.
16 BILANCIA PROVENIENTE DALLA HOFBURG,
ATTRIBUITA ALL’IMPERATRICE ELISABETTA
Ghisa verniciata
Ditta F. Russ
Fine dell’Ottocento
Un motivo centrale della vita dell’imperatrice, tramanda-
ta ai posteri, furono il suo culto del corpo e dell’estetica
e le sue idee relativamente moderne in fatto di igiene,
cosmesi e ginnastica, cui dedicava molto tempo.
17 PARAVENTO IN MEMORIA DELL’IMPERATRICE ELISABETTA
Paravento a quattro ante con raffigurazioni dell’imperatrice, dal fidanzamento alla morte.
Le immagini furono probabilmente collezionate dalla
nipote di Elisabetta, l’arciduchessa Elisabetta Maria,
l’unica figlia del principe ereditario Rodolfo.
18 PIANOFORTE PER BAMBINI
(PICCOLO PIANOFORTE A MARTELLETTI)
DEL PRINCIPE EREDITARIO RODOLFO
Palissandro, asticelle di ottone
Ludwig Bösendorfer, Vienna, 1862
Tastiera ridotta per le mani dei bambini e misura
Molti oggetti personali appartenuti al principe ereditario Rodolfo (1858-1889), fra cui la sedia da bambini
qui esposta e i quadri, furono lasciati in eredità alla
Repubblica d’Austria nel 1963 dalla sua unica figlia,
l’arciduchessa Elisabetta Maria. L’arciduchessa aveva
sposato in seconde nozze il politico socialdemocratico
Leopold Petznek, conquistandosi così il nomignolo di
“arciduchessa rossa”. Per evitare che oggetti di proprietà
imperiale finissero in vendita alle aste, l’arciduchessa
donò circa 500 pezzi alla Repubblica d’Austria nel 1963.
19 IL CONTE RODOLFO D’ASBURGO E IL SACERDOTE
Bronzo
Wilhelm Seib, 1889
Il bronzetto mostra Rodolfo I, futuro re tedesco, che cede
il proprio cavallo ad un sacerdote che porta il viatico ad
un infermo. L’episodio narrato è una delle leggende che
fondarono la fama della “pietas austriaca”, e quindi della
religiosità asburgica, diffuse già anticamente.
20 LA BARA IN CUI VIAGGIARONO LE SPOGLIE DELL’IMPERATORE MASSIMILIANO DEL MESSICO
Massimiliano, il cui nome completo era arciduca
Ferdinando Massimiliano (Max), futuro imperatore del
Messico, secondogenito dell’arciduca Carlo e di Sofia di
Baviera, nacque nel 1832 e il 19 giugno 1867 fu giustiziato a Queretaro in Messico. La sua salma fu trasportata in Europa nella bara qui esposta.
Tra i fratelli dell‘imperatore Francesco Giuseppe, Massimiliano era quello intellettualmente più dotato e più creativo. Nel ruolo di comandante supremo della marina, si
diede dapprima a riorganizzare quest’arma, fino ad allora
trascurata. Per soddisfare le sue ambizioni, si lanciò poi
nell’”avventura messicana”.
Nel 1864 accettò la corona imperiale del Messico, ma
Benito Juarez, che capeggiava la rivoluzione messicana,
lo sconfisse e lo fece giustiziare nel 1867.
21 CORONE FUNEBRI
Le corone funebri sono riproduzioni di corone storiche
apposte in occasione di esequie, per ostentare il rango
dei sovrani. Inoltre troviamo anche corone schematizzate, non realmente esistenti, come le corone a mitra, che
ricordano le incoronazioni degli imperatori candidati a
divenire membro del capitolo di San Pietro a Roma. Le
corone funebri esposte risalgono nella maggior parte
alla prima metà dell’Ottocento. Vi si vedono fra l’altro la
corona ungherese di Santo Stefano e la corona arciducale.
22 SEDUTA DEL TRONO DELL’IMPERATORE
FRANCESCO GIUSEPPE I
Legno duro, dorato, autentico broccato d’oro marrone
con seta, disegno Jacquard
Seconda metà dell‘Ottocento
DUE TRONI PIEGHEVOLI DA VIAGGIO
Gualdrappe d’oro
XVIII secolo
BALDACCHINO DEL TRONO
Velluto di seta con passamaneria di vero oro
Seconda metà dell‘Ottocento
MOTTO DELL’IMPERATORE FRANCESCO GIUSEPPE I
“Viribus Unitis“
Ricami applicati e in rilievo su velluto di seta, fili d’oro
e fili d’argento, pittura su seta, punto pittura, perle e
vetrini, canutiglia bouillon, filigrana cannetille
Il trono è formato da un baldacchino, da una seduta con
spalliera diritta alta, braccioli e gambe a forma di zampa
di leone, che sin dall’antichità erano ritenute simbolo di
forza e di potere. Inoltre il trono è sollevato su gradini,
ad altezza variabile a seconda delle occasioni. I simboli araldici, gli stemmi, le insegne o i ritratti possono
essere applicati sul baldacchino. I troni mobili sono noti
anch’essi sin dall’antichità.
Il trono vuoto ha la funzione di simboleggiare la costante
presenza del sovrano e la sua autorità, anche quando
egli è fisicamente assente.
Nell’Ottocento il trono, collocato nella sala detta del
“Consiglio intimo” nella Hofburg, veniva utilizzato soltanto per le grandi cerimonie; in occasioni speciali il trono
veniva montato nella Sala delle Cerimonie, ad esempio
per incoronazioni, avvento al trono, cerimonie di conferimento di ordini e discorsi della corona (Francesco
Giuseppe tenne quattro discorsi della corona vita natural
durante).
23 IL TRONO DELL’IMPERATORE FRANCESCO II (I) CON LE SFINGI E LE ZAMPE DI LEONE
Legno dolce policromo, dorato, velluto di seta rosso con
passamaneria di vero oro, nappe con canutiglia bouillon
Intorno al 1810
DUE TRONI
Legno di noce chiaro, legno dolce dorato, velluto di
cotone rosso con ricamo applicato a rilievo,
fili d‘argento
La Sala Laxenburg
Situato nel parco di Laxenburg, il castelletto Franzensburg fu costruito tra il 1798 ed il 1801 come “palazzo in villa sotto forma di fortezza gotica”. All’interno ospitava le sale di un leggendario cavaliere, che si presenta
al visitatore sui quadri e sui vetri dipinti, nonché sotto
le spoglie dell’imperatore Francesco II (I), committente
della costruzione, e dell’imperatore Massimiliano I, detto
“l’ultimo cavaliere”.
Furono riutilizzate nella decorazione, accanto agli
elementi architettonici neogotici, anche diverse vestigia
storiche fra cui i soffitti rinascimentali, le tappezzerie
storiche di pelle e i mobili dei secoli precedenti.
Le sale interne del maniero Franzenburg divennero così
fra l’altro un “museo di monumenti tedeschi antichi”, con
specifici esempi “patriottici” ossia austriaci, di Rinascimento tedesco.
La Franzensburg nel parco di Laxenburg può pertanto
essere ritenuta il primo “museo del mobile” imperiale. Alcuni dei pezzi esposti furono trasferiti nel 1901
nell’Hofmobiliendepot - Museo del mobile per essere
presentati al pubblico.
24 CONSOLLE
Ripiani di tavolo: Firenze o Roma, intorno al 1600
Marmo, agata, lapislazzuli, diaspro
Base dei tavoli: Vienna, intorno al 1750
Faggio intagliato e dorato
Il commesso in pietra dura è ritenuto una delle forme
più eccelse delle arti minori rinascimentali italiane.
Nella Roma cinquecentesca si giunse ad una rinascita
dell’arte lapidaria, ossia dell’intaglio di pietre dure, come
reminescenza dei mosaici dell’età classica. Le pietre
semipreziose e i marmi dall’aspetto particolare venivano
tagliati in lamine sottili e uniti insieme in un intarsio
creando grandiosi disegni figurati destinati a decorare pavimenti, rivestimenti murali, mobili o vasellame
ornamentale. Questa moda si diffuse rapidamente oltre
i confini italiani. Ma la tecnica del commesso in pietra
dura conobbe la sua massima fioritura a Firenze, dove
nel 1588 i Medici istituirono una celebre manifattura. Per
questo motivo tali intarsi in pietra vengono definiti anche
“mosaico fiorentino”.
25 STIPO MUSEALE (ARMADIO CON ALZATA
DEL TIPO KABINETTSCHRANK)
Pero tinteggiato con mordente nero; colonnine di
marmo, intarsi di lapislazuli, pietra ollare e cosiddetto
“marmo paesaggio”
Probabilmente Augusta, seconda metà del Seicento
Accanto a Norimberga e Innsbruck, Augusta era uno
dei centri di produzione di stipi e credenze artistici nella
Germania meridionale. Questo mobile è una variante dello scrittoio spagnolo dei primi del Cinquecento
(il quale a sua volta s’ispira ad un modello moresco).
Quando si apriva la parte frontale, mediante una porta a
ribalta con apertura in basso, che poteva così fungere da
base per scrivere, comparivano vari scomparti provvisti anch’essi di sportellini e cassetti in cui si potevano
riporre lettere, documenti e l’occorrente per scrivere, oggetti di valore e pezzi da collezione. Le maniglie laterali
facilitavano il trasporto degli stipi, poiché i mercanti e i
diplomatici usavano portarli con sé in viaggio. Gli ebanisti delle regioni della Germania meridionale, che ai primi
del Cinquecento avevano raggiunto una grande abilità
artigianale, avevano probabilmente fatto esperienza di
questo tipo di mobile contenitore in occasione delle
diete imperiali che si tenevano ad Augusta: l’allora imperatore asburgico Carlo V (1500-58) era infatti anche re di
Spagna, e il fratello minore e suo successore Ferdinando I
era cresciuto nella penisola iberica. Gli stipi museali
di magnifica esecuzione come quello in oggetto erano
tuttavia nella maggior parte dei casi pezzi d’esposizione
a fini di rappresentanza.
palazzo di Schlosshof e diede incarico di tracciare uno
dei parchi barocchi più belli che esistano, con fontane e
giochi d’acqua. Come si confaceva al suo rango sociale
e alle sue ricchezze, il principe fece arredare le sale del
palazzo di articoli di lusso di immenso valore, importati
dall’Estremo Oriente, com’era di moda all’epoca fra l’alta
aristocrazia: mobili di legni esotici, oggetti d’arredamento
di lacca cinese o giapponese, parati cinesi di carta di
bambù, tessuti chintz stampati a mano provenienti dall’India. Con questi tessuti chintz fece tappezzare le pareti
dei suoi appartamenti e foderare i mobili. Nel 1755 Maria
Teresa divenne proprietaria di quelle sale dagli arredi esotici, e le adattò in parte ricorrendo a quelle stoffe indiane
che aveva acquistato dal lascito del principe Eugenio e
che erano state custodite nel magazzino dei mobili.
26 PARURE PER IL PALAZZO DI SCHLOSSHOF
E FRAMMENTI DI TAPPEZZERIA
Legno di noce intagliato, tappezzerie originali di chintz
Vienna, intorno al 1720
Questi mobili di legno di noce facevano parte degli
arredi del palazzo di Schlosshof. I tessuti chintz indiani
furono utilizzati per rivestire i mobili e i pannelli murali. I
frammenti tessili qui presentati dimostrano che in India,
per tessere le stoffe destinate al mercato europeo, si
ricorreva a disegni che provenivano dall’Europa.
La Sala Maria Teresa
La Sala Principe Eugenio
Il feldmaresciallo imperiale principe Eugenio di Savoia
(1663-1736), comandante supremo di tutte le truppe
imperiali e passato alla storia come colui che “sconfisse i turchi”, fu anche mecenate, appassionato d’arte e
committente di opere architettoniche. L’arte della guerra
ne fece uno dei più facoltosi principi europei. Nel 1725
acquistò il possedimento di “Herrschaft Hof“ per potersi
dedicare alla sua passione venatoria. Commissionò a
Lukas von Hildebrandt i rifacimenti ed ampliamenti del
L’imperatore Carlo VI seguì la tradizione del padre
Leopoldo I (1640/1658-1705) e del fratello, l’imperatore
Giuseppe I (1678/1705-1711), e scelse come residenza
per i mesi invernali il palazzo imperiale della Hofburg a
Vienna; in primavera si trasferiva quindi a Laxenburg e
in estate nella Favorita nel sobborgo di Wieden, mentre
nella stagione della caccia in autunno risiedeva a Kaiserebersdorf nel castello di Neugebäude.
Alla morte del sovrano nel 1740 gli successe al trono
delle terre della corona austriaca la figlia Maria Teresa
(1717-1780), il cui marito Francesco Stefano di Lorena fu
eletto nel 1745 con il nome di Francesco I imperatore del
Sacro Romano Impero della Nazione germanica.
La giovane coppia di sovrani si accontentò dapprima di
due palazzi come residenza, invece di quattro. Nei mesi
invernali Maria Teresa e Francesco Stefano abitavano
nell’appartamento di Carlo VI, che in un primo momento
non subì trasformazioni, nell’ala Leopoldina del palazzo
imperiale Hofburg a Vienna. Durante l’estate la corte si
trasferiva al palazzo di Schönbrunn, che da castelletto
estivo fu trasformato in residenza imperiale. Infine Maria
Teresa fece ristrutturare anche gli appartamenti imperiali
e le sale di rappresentanza nella Hofburg.
La sovrana commissionò la maggior parte di quei
rifacimenti all’architetto di corte Nikolaus Pacassi, che
ricorse alle boiserie rococò in policromia bianco-dorata
che divennero peculiari dello stile di arredi dell’epoca
mariateresiana.
Maria Teresa fu appassionata committente di opere
architettoniche. Già nel 1742 aveva acquistato per sua
madre il castello di Hetzendorf, che per lei aveva fatto
trasformare. In seguitò acquistò il palazzo detto “Blauer
Hof”, a Laxenburg. Dagli eredi del principe Eugenio
Maria Teresa acquistò e fece adattare infine, oltre al
palazzo di Schlosshof anche il castello del Belvedere,
in cui fu poi allestita la pinacoteca imperiale.
27 SCRITTOIO DI MARIA TERESA
Palissandro e impiallacciatura d’acero, intarsi di diversi
tipi di legno colorato, intarsi d’osso, guarnizioni di bronzo
dorato
Questo scrittoio fu realizzato dall’insigne ebanista
dell’Italia settentrionale Giuseppe Maggiolini (17371814), e reca la firma “GMP”. Fu donato a sua madre
Maria Teresa dall’arciduca Ferdinando Carlo (17541806), governatore di Milano. Mentre nell’ebanisteria
italiana ci si atteneva ancora abitualmente al repertorio formale del rococò, Maggiolini invece attinse alla
tradizione rinascimentale degli intarsi. Gli intarsi dello
scrittoio di Maria Teresa raffigurano fra l’altro il duomo
di Milano.
28 SEDIE DAL RIVESTIMENTO IMBOTTITO
Faggio, policromia in bianco e oro, imbottitura originale
Vienna, intorno al 1770/75
I ricami delle spalliere e delle sedute furono eseguiti da
Maria Teresa e dalle sue figlie.
29 STIPO MUSEALE
Questo stipo è un manufatto in lacca del Giappone
di altissima qualità, come dimostrano i forti rilievi della
superficie e la cosiddetta tecnica makie, con intarsi in
finissima polvere d’oro. La lacca è prodotta mediante la
resina del cosiddetto “albero della lacca”. Maria Teresa
aveva una grande predilezione per questi lavori di lacca
asiatica e in generale per tutto quanto fosse “indiano”,
come all’epoca si definivano i manufatti dell’Estremo
Oriente. In questo ella seguiva i dettami di una moda allora molto diffusa in Europa, la passione per le cineserie
che conobbe il suo apogeo durante il rococò. Un altro
esempio della passione di Maria Teresa per i prodotti di
lacca sono i pannelli di lacca cinese che venivano utilizzati come rivestimenti murali, e che in origine facevano
parte di paraventi.
Trattandosi di oggetti dispendiosi, di sicuro essi non erano consoni al dettame mariateresiano di una “gestione
finanziaria dettata dalla sobrietà”. Inoltre Maria Teresa,
ispirandosi ad una politica economica mercantilistica,
nei limiti del possibile era contraria ad importare prodotti
costosi. Per poter mitigare queste contraddizioni, gli
artigiani viennesi si accinsero con successo ad imitare la
lacca asiatica.
L’imperatore Giuseppe II
Alla morte di sua madre, Giuseppe II assunse nel 1780
un’eredità alquanto difficile, sotto tutti i punti di vista. Il
suo assolutismo durò dieci anni, e fu caratterizzato da
profonde riforme e innovazioni. Egli non trasformò quasi
per nulla gli appartamenti imperiali. Gli arredi commissionati da Maria Teresa nello stile del rococò rimasero
quasi immutati sia al piano nobile della Hofburg di
Vienna che nelle residenze destinate alla villeggiatura:
Schönbrunn, Hetzendorf e Laxenburg. I rinnovamenti
si ebbero soprattutto a Schlosshof e nell’appartamento
di Giuseppe nel palazzo detto Blauer Hof a Laxenburg,
le due residenze preferite dell’imperatore. I mobili realizzati in stile “giuseppino” segnano il passaggio dal
rococò al neoclassicismo. Gli ornamenti curvilinei più
appariscenti sono ridotti, mentre viene conservata la
lavorazione delle superfici con la policromia in bianco
e oro o bianco e grigio, ma anche con altre particolari
impiallacciature.
il pregio dei materiali e la sobria eleganza.
È caratteristica dell’epoca di Francesco II (I) la coesistenza di stile impero e Biedermeier nelle stanze private
imperiali. Era arredata in stile di rappresentanza e alla
moda dell’epoca la parte destinata all’imperatrice, mentre
Francesco II (I) preferì rinunciare ad ogni lusso eccessivo
nelle proprie stanze.
31 SEDIA DA SCRITTOIO DI GIUSEPPE II
Noce, rivestimento di pelle
Vienna, seconda metà del Settecento
32 LO STUDIO DELL’IMPERATORE FRANCESCO II (I ) NELLA HOFBURG DI VIENNA
I mobili d’uso comune nello studio imperiale erano di
tipo funzionale: 13 armadi, due tavoli, sei sedie intrecciate, due sputacchiere ecc.; straordinari sono i tanti oggetti
personali che vi si trovavano e che si sono conservati,
come l’archivio documenti e i numerosi manufatti realizzati a mano dai figli dell’imperatore Francesco insieme
a fratelli e sorelle. L’ambito lavorativo e la sfera privata erano quindi in stretta correlazione. Nello “studio”
l’imperatore trascorreva probabilmente gran parte della
giornata.
L’imperatore Francesco II (I)
SCRITTOIO E LEGGIO
Legno di noce, guarnizioni di bronzo dorato
Vienna, intorno al 1815
30 L’IMPERATORE GIUSEPPE II
Olio su tela
Anonimo
Intorno al 1780
L’imperatore Francesco II (I) non abitò in quelle sale
sfarzose della Hofburg di Vienna che erano state
trasformate ancora durante il regno di Maria Teresa.
La decorazione e gli arredi delle sue stanze, al secondo
piano dell’ala detta degli Svizzeri, si ebbe durante il regno
di Giuseppe II, che chiamò da Firenze a Vienna l’allora
sedicenne Francesco nel 1784 per poterlo qui preparare
ai suoi futuri compiti di reggente.
Le stanze dell’imperatore Francesco furono arredate
dapprima in stile giuseppino, con preziosi parati e mobili
in policromia bianco-dorata dalle forme sobrie. Poiché
Francesco II (I) si sposò ben quattro volte, altrettanto
spesso fu necessario rinnovare gli arredi. Particolare influenza sullo stile degli arredi alla corte viennese esercitò
la terza moglie dell’imperatore, Maria Ludovica d’Este.
Donna colta e appassionata d’arte, ella si fece arredare
un grande appartamento in cui mobilia e decorazioni
formavano un’opera d’arte totale in stile impero. Carolina
Augusta, quarta moglie dell’imperatore, si accontentò di
un appartamento assai più piccolo, che si distingueva per
POLTRONA
Legno di noce, incannicciata
Vienna, intorno al 1815
SELLA
Legno di quercia, rivestimento di pelle
Vienna, intorno al 1815
ARCHIVIO DOCUMENTI
Pitture di lacca, ricami sotto vetro, legno dolce policromo
Vienna, intorno al 1810
CESTINO PER LE CARTE
Impagliatura, ricami
Vienna, intorno al 1810
GABBIA DA UCCELLO
Metallo verniciato, piede in legno di noce
Vienna, intorno al 1820
SPUTACCHIERE
Legno di noce
Vienna, riproduzioni intorno al 1900
LAMPADARIO
Bronzo, vetro
Vienna, intorno al 1815
PLASTICO DELLO STUDIO
Legno dolce policromo, basamento di legno di noce
Vienna, intorno al 1835
L’IMPERATORE FRANCESCO NEL SUO STUDIO
Olio su tela
Anonimo, intorno al 1900
33 ARREDI DEL SALOTTO DELLA MUSICA DELL’IMPERATRICE MARIA LUDOVICA D’ESTE NELLA HOFBURG DI VIENNA
Nel 1808 l’imperatore Francesco II (I) sposò Maria
Ludovica d’Este, alla quale fu messo a disposizione un
nuovo appartamento nell’Ala Leopoldina della Hofburg
di Vienna che riprendeva il linguaggio formale dello stile
impero, allora in auge. L’imperatrice incaricò il conte
Anton Josef Harrach, architetto “per hobby”, di rinnovare
a suo piacimento il proprio appartamento, composto da
ventiquattro camere. Gli arredi realizzati ex novo intorno
al 1810 per Maria Ludovica sono caratterizzati da forme
fantasiose, dettagli scultorei lavorati ad intaglio e
ricchezza di sfumature cromatiche.
La consolle, i lampadari e candelieri servivano ad
arredare il salotto della musica. L’elegante accostamento
cromatico albicocca e grigio delle pareti della stanza
trovò una raffinata integrazione nella consolle argentata,
voluta dall’imperatrice, e nelle otto statue dalla tenue
policromia, figure femminili dalle vesti classiche che un
tempo reggevano sul capo candelabri argentati a vari
bracci.
Le magnifiche statue candelabro furono utilizzate nella
terza parte della trilogia di Sissi, Schicksalsjahre einer
Kaiserin (Sissi, il destino di un‘imperatrice), per decorare
il salotto milanese.
Lo “stile impero“ e la sua diffusione sono direttamente
legati alla figura di Napoleone Bonaparte (1769-1821)
e alle sue campagne militari. Autoproclamatosi imperatore dei francesi nel 1804, Napoleone riteneva di essere
l’erede degli imperatori romani. Il concetto stilistico di
“impero” si è costituito soprattutto negli arredi interni
delle sale e nelle arti minori dell‘epoca. Si tratta di un linguaggio formale che mira all’effetto di rappresentanza.
CONSOLLE
Figure e fregio: legno dolce policromo
Basamento: mogano
Johann Haunold (basamento)
Intorno al 1810
STATUA CANDELABRO
Statua: gesso
Basamento: legno policromo
Joseph Mayer (policromia)
Joseph Regnault (ornamenti)
August Robatz (statua)
Intorno al 1810
SEDIA
Legno d’acero tinteggiato con mordente nero
Spalliera con decori in pittura a inchiostro
Aquila: legno dolce policromo, rivestimento di stoffa
sostituito
Vienna, intorno al 1810
SEDIA
Legno di pero tinteggiato con mordente nero
Traverse di legno d’acero tinteggiato con mordente
marrone e mogano, guarnizioni di ottone, rivestimento di
stoffa sostituito
Vienna, intorno al 1810
34 ARREDI DELLA CAMERA DA LETTO DELL’IMPERATORE FRANCESCO II (I) E DELL’IMPERATRICE CAROLINA AUGUSTA
NELLA HOFBURG DI VIENNA
Alla morte precoce di Maria Luodvica, Francesco II (I)
sposò nel 1816 Carolina Augusta di Baviera. Per la nuova
imperatrice furono arredati ex novo una camera da letto,
un salottino privato e un salone di rappresentanza.
Caratteristica degli sviluppi dello stile imperiale degli
arredi di quegli anni è la distinzione sempre più funzionale delle camere. Alla corte di Vienna ciò andò di pari
passo con una separazione degli spazi abitativi da quelli
cerimoniali. L’appartamento in cui risiedevano l’imperatore e consorte costituiva pertanto (come quello degli
arciduchi) un’entità privata a sé all’interno della corte. In
tal modo si crearono i presupposti della nascita di forme
di vita privata paragonabili alla vita borghese dell’epoca.
La camera da letto comune dell’imperatore e consorte
era una stanza privata. I nuovi mobili furono fabbricati
in mogano e decorati di guarnizioni di bronzo. I pannelli
che rivestivano le pareti, la coperta e l’imbottitura delle
poltrone erano di seta verde. In seguito la stanza fu
dotata di una moquette a disegni di color verde realizzata dal lanificio di Linz Wollzeugfabrik, come si vede in
un acquerello eseguito da Johann Stephan Decker nel
1826. (Vedi vetrinetta dinanzi alla finestra.)
LETTI
Mogano e legno di pero tinteggiato di mordente nero,
guarnizioni di ottone dorato
Vienna, 1816
COMODINI
Mogano e legno di pero tinteggiato di mordente nero,
guarnizioni di ottone dorato
Vienna, intorno al 1810
“POLTRONA DA RIPOSO” (POLTRONA CON BRACCIOLI)
Mogano, testata reclinabile, rivestimento di stoffa
sostituito
Vienna, 1816
ETAGÈRE
Mogano
Vienna, intorno al 1820
35 CANAPÉ E SEDIA PROVENIENTI DALL’ALTES SCHLOSS A LAXENBURG
Legno di pero tinteggiato con mordente nero, gambe
anteriori della sedia: legno dolce intagliato, tinto di nero
a imitazione del bronzo e dorato
Intorno al 1808
In vista delle nozze con Maria Ludovica d’Este nel 1808
Francesco I (d’Austria) fece rinnovare quasi tutte le
camere dell’appartamento comune nell’Altes Schloss di
Laxenburg. Dei mobili realizzati per l’occasione fa parte
anche questo salottino per la sala del biliardo. Quando
gli appartamenti imperiali furono trasferiti al Blauer Hof
nel 1810 il salottino fu utilizzato per arredare il “Kabinett“. Come già nella Hofburg, Maria Ludovica esigeva
probabilmente anche per Laxenburg un appartamento
più spazioso e maggiormente rappresentativo.
Per quanto concerne la superficie di legno, il pero locale
tinteggiato con mordente nero e lucidato a specchio
(all’epoca molto diffuso come surrogato dell’ebano),
veniva considerato di valore equivalente ad un mobile
di mogano impiallacciato. Com’è frequente nei salottini
stile impero, le gambe anteriori delle sedie sono a forma
di zampe di leone e la spalliera è decorata di mascheroni. Un pregevole esempio di creatività nello scegliere il
decoro con animali scolpiti a tutto tondo è la forma dei
braccioli del canapé, un serpente stilizzato. La spalliera
è cinta di pomelli dorati a forma di pigna. L’impressione
generale di questi mobili stile impero è quella di arredi
senz’altro di rappresentanza, ma dall’eleganza piuttosto
leggera e caratterizzati da una libertà formale giocosa, piuttosto che da quella possanza monumentale ed
elegante serietà che si ritrova ad esempio tipicamente
nel modello francese. Rispetto a quest’ultimo, gli arredi
viennesi sono quindi più accoglienti.
36 APPARTAMENTO DI VILLEGGIATURA DELL’ARCIDUCHESSA SOFIA E DELL’ARCIDUCA FRANCESCO CARLO AL BLAUER HOF DI LAXENBURG
Nel 1824 l’arciduca Francesco Carlo, secondogenito
dell’imperatore Francesco, sposò Sofia di Baviera. Figlia
del re di Baviera Massimiliano Giuseppe I, l’arciduchessa
Sofia era una donna sicura di sé, volitiva e soprattutto
ambiziosa. Soltanto nel 1830, dopo sei anni di matrimonio e di trattamenti con bagni in acque salse a Bad Ischl,
nacque il primogenito, l’arciduca Francesco Giuseppe, il
che rese nettamente più solida la sua posizione a corte.
Seguirono quindi i figli Ferdinando Massimiliano, Carlo
Ludovico e Ludovico Vittorio.
A differenza dal consorte, l’arciduchessa Sofia nutriva
interesse per la politica, ed era abile nel trovare alleati
e confidenti. Ella s’impegnò con tenacia in vista di un
obiettivo: che il suo primogenito salisse al trono imperiale. L’imperatore Ferdinando I, primo figlio maschio di
Francesco I e fratello dell’arciduca Francesco Carlo, fu
costretto ad abdicare in seguito alla rivoluzione del 1848.
Il sogno di Sofia poté così realizzarsi: Francesco Giuseppe divenne imperatore austriaco.
Nel palazzo imperiale Hofburg Francesco Carlo e Sofia
abitavano nell’appartamento che era appartenuto a
Maria Ludovica. L’appartamento di villeggiatura estiva
della coppia a Laxenburg fu invece arredato a nuovo nel
palazzotto detto Blauer Hof nello stile del Biedermeier,
molto in voga a quell’epoca. Le stanze furono arredate
con grande creatività dal tappezziere di corte Friedrich
Stöger. Le stoffe policrome e i parati a disegni creavano
un’atmosfera accogliente e stimolante. Le forme dei nuovi mobili si ritrovano anche nel catalogo del mobilificio
Danhauser´sche Möbelfabrik.
L’ARCIDUCHESSA SOFIA
Olio su tela
Joseph Stieler, 1825
SCRITTOIO PROVENIENTE DALLA CAMERA DA LETTO
E SOGGIORNO DEL BLAUER HOF
Merita particolare attenzione lo scrittoio femminile che
si vede anche in Sissi, la giovane imperatrice, nella
cameretta di Sissi a Possenhofen (ciliegio, palissandro),
dalle pregevoli forme morbide e tondeggianti, in cui è integrato un cuscinetto poggiapiedi. Il pezzo qui esposto è
una copia datata intorno al 1900 della scrivania collocata nella camera da letto e soggiorno nell’appartamento
a Laxenburg dell’arciduchessa Sofia. Il mobile originale
è stato ceduto alcuni decenni orsono al MAK, Museo di
arti applicate di Vienna.
La Sala Francesco Giuseppe
37 SEDIA ROSSO-BIANCO-ORO
L’imperatore Ferdinando e subito dopo anche l’arciduca
Francesco Carlo (fratello minore del monarca) e l’arciduchessa Sofia, fecero arredare i loro appartamenti nella
Hofburg di Vienna e al castello di Schönbrunn con mobi-
li in stile neo-rococò, commissionando il decoro di intere
sale nello stile detto “blondel”. La rivisitazione dell’epoca di Maria Teresa aveva senz’altro anche un intento
politico. Il mondo formale del “neo-rococò” divenne così
lo stile di rappresentanza e di arredi prediletto alla corte
viennese.
A posteriori si può dire che quegli arredi fondarono
una tradizione. Dapprima soltanto all’interno dell’appartamento arciducale nella Hofburg, essi diedero vita ad
uno stile imperiale la cui triade cromatica rosso-biancooro avrebbe determinato l’intero regno di Francesco
Giuseppe I. Le stanze imperiali si offrivano quindi come
un insieme unitario. Nei vani che avevano funzioni di
rappresentanza, lo stile degli arredi imperiali era sinonimo di mobilia neo-rococò in policromia bianco-dorata,
per lo più tappezzati di damasco in seta rosso.
Quando nel 1946 nella Hofburg di Vienna si insediarono
gli uffici della presidenza della Repubblica federale, nacque finalmente uno stile di rappresentanza dell’Austria
repubblicana.
38 SEDIA DELL’IMPERATRICE ELISABETTA
Legno dolce intagliato e policromia in bianco e oro
Intorno al 1855
Questa sedia proviene dall’appartamento dell’imperatrice Elisabetta nel castello di Schönbrunn. Dopo le nozze
fra Francesco Giuseppe I ed Elisabetta nel 1854, per la
giovane imperatrice furono arredate le sale adiacenti
all’ala della Cancelleria imperiale, nella Amalienburg. Vi
rimase il decoro rococò originale, integrato da nuove decorazioni nel medesimo stile. Nel castello di Schönbrunn
furono allestite per Elisabetta, adiacenti all’appartamento
dell’imperatore suo marito, delle camere in “stile Blondel” con mobili in policromia bianco e oro tappezzati di
damasco di seta rosso.
39 “SISSI“
Tanti film storici girati a Vienna nei decenni passati si
servirono come accessori di scena dei mobili dell’Hofmobiliendepot: naturalmente fra questi anche i film di
Sissi. I depositi offrivano un fondo inesauribile. Schönbrunn e la Hofburg non erano a quell’epoca a disposizione per le riprese di interni, per cui si girava in studio.
I mobili imperiali usati per le scenografie donavano
autenticità alla favola cinematografica. Il fatto che i mobili fossero spesso mescolati in un pot-pourri di stili, non
disturbava poi più di tanto. Poiché nel corso del tempo i
danni e le perdite non si contavano, negli anni Settanta
si pose fine a tale abitudine.
STIPO MUSEALE
Legno di rosa
Seconda metà dell’Ottocento
Appartenuto all’imperatrice Elisabetta, Hermesvilla
SCRITTOIO
Neo-barocco, tecnica Boulle
Metà dell’Ottocento
FRANCESCO STEFANO DI LORENA IN CORAZZA,
GIACCA ROSSA E MANTO FODERATO DI ERMELLINO
Olio su tela
Bottega di Martin van Meytens
Metà del Settecento
40 ARREDI DEL CASTELLO MIRAMARE PRESSO TRIESTE
Rovere intagliato, rivestimenti di stoffa originali
1860/65
Nel 1856 l’arciduca Ferdinando Massimiliano, fratello
minore dell’imperatore Francesco Giuseppe I, acquistò
la lingua di terra di Grignano, presso Trieste, e vi fece
costruire il castello di Miramare nello stile dello storicismo
romantico, secondo i progetti di Carl Junker.
Egli affidò gli elaborati arredi interni allo scultore Franz
Hofmann e al figlio di questi, Julius. Gli arredi presentati
sono in stile neo-rinascimentale. All’inizio degli anni
Trenta dell’Ottocento si riscontra una tendenza generale
all’impiego di diversi stili storici nell’arredo di interni, il
che diede origine, accanto ad esempi di neo-gotico e
neo-rinascimento, soprattutto ad un “secondo rococò”.
Non era però destino che Massimiliano, dal 1864 imperatore del Messico, potesse vedere ultimato il castello
Miramare: fu infatti giustiziato dai rivoluzionari nel 1867.
La sua bara è esposta qui nella Sala Asburgo.
41 TAVOLO DI RAPPRESENTANZA
Impiallacciatura di palissandro con legno di rosa e
intarsi di zinco, guarnizioni di bronzo dorato
Anton Müller, 1861/62
L’ebanista viennese Anton Müller (1821-1884), originario della Boemia, eseguì il tavolo di rappresentanza qui
esposto ricorrendo al repertorio formale opulento del
“secondo rococò” nel 1861/62 in omaggio all’imperatore Francesco Giuseppe I. Trovandosi in ristrettezze
finanziarie, nell’udienza del 31 gennaio 1862 egli offrì il
mobile in vendita all’imperatore, ricevendone in cambio
la generosa somma di 2.000 fiorini.
La madre dell’imperatore, l’arciduchessa Sofia, rimase
talmente colpita da quel sontuoso mobile da ordinare un
tavolo pendant per il secondogenito, arciduca Ferdinando Massimiliano, futuro imperatore del Messico: questo
tavolo è retto da aquile messicane intagliate, ed è collocato al castello Miramare vicino Trieste.
42 ARREDI DELLA FATTORIA PRIVATA DELL’IMPERATRICE ELISABETTA A SCHÖNBRUNN
Legno morbido policromo
Fabbricati in Ungheria
Intorno al 1895
Elisabetta attribuiva grande importanza alle cure
estetiche e a tutto quanto le consentisse di conservare
una figura asciutta. Il latte e i latticini avevano un ruolo
importantissimo nella sua alimentazione.
Per poter avere continuamente a disposizione latte
fresco, nel 1895 ella fece trasformare il casino di caccia
nel Fasanengarten del parco del castello di Schönbrunn
in una fattoria. Elisabetta selezionava le mucche per la
propria Fattoria di corte personalmente durante i suoi
viaggi in giro per l’Europa, e le faceva trasportare a
Vienna da molto lontano. Oltre all’abitazione per il
mungitore, soprannominato lo “svizzero”, nella Fattoria
di corte furono arredati vari locali anche per Elisabetta:
ingresso, sala da pranzo, toilette, con mobili in stile
rustico ungherese. I mobili di legno morbido, tinteggiati
di un rosso vivace che ispirava ottimismo, erano un dono
degli ungheresi all’imperatrice.
Gli arredi rustici furono utilizzati nei film di Sissi per
alcune scene girate in Ungheria.
POSATE PROVENIENTI DALLA FATTORIA DI CORTE
DI SCHÖNBRUNN
Argento alpacca
Arthur Krupp, Berndorf
Intorno al 1895
Incisione IMK: Ihrer Majestät Kammermeierei
(la Fattoria di corte di Sua Maestà)
CAMICIA DA NOTTE DELL’IMPERATRICE ELISABETTA
Collo e maniche plissettati
SERVIZIO DI POSATE DA TAVOLA E DA DESSERT
DELL’IMPERATRICE ELISABETTA PROVENIENTE
DALLA FATTORIA DI CORTE DI SCHÖNBRUNN
Ceramica
Holloháza, Ungheria
44 SALOTTINO PROVENIENTE DAL CASTELLO
DI HETZENDORF
Legno dolce intagliato, in parte dorato
Vienna, intorno al 1862
Il castelletto di caccia di Hetzendorf, costruito alla fine
del Seicento secondo i progetti di Johann Lukas v. Hildebrandt, fu acquistato da Maria Teresa nel 1742 come
residenza estiva per sua madre Elisabetta Cristina. A tal
fine Maria Teresa ne fece ristrutturare gli interni dal suo
architetto di corte Nikolaus Pacassi. Dopo il 1835 Maria
Anna, una delle sorelle dell’imperatore Ferdinando I,
se ne servì per la villeggiatura. Quando morì nel 1858,
Hetzendorf fu sottoposto a grandi interventi di restauro,
nel corso dei quali fu dotato di nuovi mobili eseguiti
dall’ebanista Philipp Schmidt nel 1862 in stile neorococò, che ben si abbinavano alle pannellature murali
settecentesche già presenti, nelle tonalità del bruno e
dell’oro.
43 IL LETTO DI ELISABETTA DEL CASTELLO
DI GÖDÖLLÖ
Nel 1886 l’imperatrice Elisabetta scoprì il castello di
Gödöllö, a una trentina di chilometri ad est di Budapest, costruito alla metà del Settecento. Fu un colpo di
fulmine: ma l’imperatore Francesco Giuseppe non poteva
comprare il castello, perché erano “tempi duri” di guerra
contro la Prussia, e doveva “risparmiare più che mai”,
come scrisse alla moglie. Fu così che i galanti ungheresi
donarono alla coppia reale il possedimento in occasione
dell’incoronazione, nel 1867.
Elisabetta fece arredare Gödöllö a gusto suo. I rifacimenti durarono tre anni. L’appartamento di Sisi fu direttamente collegato alle stalle e alla cavallerizza. Da allora
in poi Elisabetta si recò a trascorrere intere settimane e
talvolta persino mesi a Gödöllö. Il castello le offriva una
dimora lontano da Vienna, in cui la giornata era scandita secondo i suoi desideri, non vi erano quasi per nulla
obblighi di rappresentanza, l’etichetta non era severa e
l’ambiente era influenzato esclusivamente da lei.
LETTO, COMODINO E BIDET
Massello di noce
Proveniente dal castello di Gödöllö, in stile neorinascimentale
COPERTA
Broccato dorato, aquila imperiale
ELISABETTA CON LA CORONA E I GIOIELLI DI GALA
NEI COLORI NAZIONALI UNGHERESI
Olio su tela
45 MOBILI DELL’APPARTAMENTO DI GISELLA E DELL’APPARTAMENTO GOESS NEL CASTELLO
DI SCHÖNBRUNN
Legno dolce intagliato policromo
Vienna, intorno al 1893/95
Quando nel 1891 ci si accingeva a trasformare l’ex
Appartamento Goess al pianterreno dell’ala di Meidling
del castello di Schönbrunn in pied-à-terre per l’arciduca Francesco Ferdinando, sotto i rivestimenti murali
vennero alla luce le pitture murali del pittore boemo
Johann Wenzel Bergl (1718-89), eseguite in parte in olio
su tela e in buono stato di conservazione. Si trattava di
pitture trompe l’oeil di fauna e flora esotiche che Maria
Teresa aveva commissionato nel settimo decennio del
Settecento per decorare alcune sale private in cui risiedere durante l’estate. Poiché i rivestimenti murali ormai
asportati erano dipinti di grigio, i mobili esistenti non
erano più in armonia con le stanze. Il Gran Maggiordomo decise allora di commissionare nuovi arredi “in stile”.
I mobili furono realizzati dallo scultore di corte Johann
Müller nello stile del neorococò. Grazie alla policromia
verde, erano ben integrati nelle pitture murali.
A quanto pare i nuovi mobili incontrarono il favore della
corte per cui degli arredi simili furono adottati anche per
l’Appartamento dell’arciduchessa Gisella (sorella maggiore del principe ereditario Rodolfo), situato al pianterreno dell’ala detta di Hietzing, poiché anche in quelle
sale c’erano pitture paesistiche di Bergl.
46 MOBILI PROVENIENTI DALL’APPARTAMENTO
DEL PRINCIPE EREDITARIO NELLA HOFBURG
Alla morte dell’imperatrice Carolina Augusta nel 1873,
il suo appartamento al secondo piano della Hofburg
nell’ala detta degli Svizzeri fu sottoposto ad interventi di
rifacimento per l’allora quindicenne principe ereditario
Rodolfo (1858-89). Le stanze furono arredate a nuovo
nello stile di rappresentanza imperiale dell’epoca, secondo il repertorio formale del neo-rococò.
I disegni dei mobili e dei rivestimenti murali furono
eseguiti da Ferdinand Kirschner (1821-98), architetto
e direttore del capitanato della Hofburg. I lavori furono
eseguiti dall’ebanista di corte Philipp Schmidt e dallo
scultore di corte Auguste La Vigne, responsabile degli
intagli. Il risultato di questa collaborazione mostra
delle forme che si differenziano nettamente dallo stile
“blondel“ prima e dopo la metà del secolo. I mobili e le
boiseries presentano esempi di “terzo rococò”, lo stile
che negli anni Ottanta dell’Ottocento subentrò nelle
case borghesi fino ad allora dominate dal neo-rinascimento come moda di arredi ispirata dalla Francia e con
ripercussioni internazionali. Era uno stile che copiava
pedissequamente i modelli storici; quantomeno nell‘appartamento del principe ereditario il risultato fu però un
decoro alquanto schematico e poco fantasioso. Sullo
scrittoio sono esposti diversi oggetti simbolicamente
legati ad episodi della biografia di Rodolfo.
47 IL SALOTTO TURCO DEL PRINCIPE EREDITARIO RODOLFO NELLA HOFBURG DI VIENNA
Le nozze fra Rodolfo e Stefania del Belgio (1864-1945)
nel 1881 resero necessario un ampliamento con
parziale ristrutturazione dell’appartamento arciducale.
I lavori furono affidati alla ditta di arredi Portois & Fix.
In un primo momento la residenza fu stabilita nel
castello (Hradschin) di Praga, dove Rodolfo prestava
servizio nell‘ambito della sua attività militare.
Quello stesso anno, poco prima delle nozze, Rodolfo
aveva intrapreso un viaggio in Oriente durante il quale
aveva visitato l’Egitto del nord e la Terra Santa, e aveva
raccolto le sue esperienze di viaggio in un libro dal titolo
“Un viaggio in Oriente”. Profondamente colpito da quel
viaggio, Rodolfo si fece arredare nel suo appartamento
nella Hofburg un “salotto turco” che usava come studio
privato e conteneva numerosi oggetti ricordo come
tappeti, armi, accessori da fumo e inoltre gli sgabelli
turchi qui esposti, con intarsi di madreperla e avorio,
e un’ottomana turca.
48 GLI ARREDI DEL CASTELLO DI CACCIA
DI MAYERLING
In una riserva di caccia a sud-ovest di Vienna il principe ereditario Rodolfo acquistò un podere, il cosiddetto
Mayerlinghof, per farlo trasformare nel 1886/87 in un
castello di caccia con edifici annessi. Dopo la morte
del principe ereditario, avvolta nel mistero, suo padre
Francesco Giuseppe diede ordine che il castelletto di
caccia fosse trasformato in convento dedicato all’ordine
delle Carmelitane scalze, che ancora oggi pregano per la
salvezza dell’anima di Rodolfo. In particolare fu costruita
una cappella neogotica al posto della camera in cui la
mattina del 30 gennaio 1889 Rodolfo fu ritrovato morto
insieme alla baronessa Mary Vetsera disteso nel letto.
LETTO E POLTRONA
Della camera in cui morì il principe ereditario Rodolfo
nel castelletto di caccia di Mayerling.
NUDO DI MARY VETSERA
Olio su tela
Pittore anonimo
Intorno al 1888
49 OMBRELLINO PARASOLE E VENTAGLIO
DELL’IMPERATRICE ELISABETTA
A quanto pare la giovane imperatrice nutriva sentimenti contrastanti riguardo alla propria bellezza, che era
sulla bocca di tutti: da una parte era importante per la
sua autostima, ma allo stesso tempo rappresentava un
peso, poiché la obbligava ad esporsi costantemente allo
sguardo curioso e critico soprattutto della corte. Per
questo i ventagli e gli ombrelli divennero ben prima della
vecchiaia degli accessori utilissimi per Elisabetta, poiché
grazie ad essi poteva tenere lontani gli sguardi indiscreti.
Col passare del tempo Elisabetta, sempre più schiva, non
permise più che la fotografassero.
50 TAVOLINO PORTAFIORI E COMÒ DEL
SALOTTO DELLA HERMESVILLA
Questo tavolino portafiori faceva parte di un insieme
di mobili liberamente ispirati allo stile Luigi XVI che
troneggiavano nel salotto dell’imperatrice Elisabetta
nella Hermesvilla. Situata nel lato est del parco Lainzer
Tiergarten, la villa fu costruita nel 1882/86 secondo i
progetti degli architetti Carl von Hasenauer e Gottfried
Semper nello stile del tardo Rinascimento francese.
Francesco Giuseppe I aveva probabilmente previsto di
trascorrervi la vecchiaia insieme a sua moglie.
51 L’IMPERATRICE ELISABETTA A CORFÙ
Pastello su carta
Friedrich August Kaulbach
Post 1898
Meta frequente delle “fughe” di Elisabetta dall’odiata
corte di Vienna era Corfù. Il primo soggiorno sull’isola
del Mediterraneo risale al 1861. Presa dall’entusiasmo
per la Grecia e la sua cultura, vi si sarebbe in seguito
fatta costruire l ”Achilleion”: un castello in stile pompeiano che prendeva il nome da Achille, suo personaggio
mitologico preferito.
Per proseguire la visita, recatevi adesso a destra,
salite le scale e procedete poi a destra.