Guida breve Italiano 1 ˚ piano La corte mobile L’“Ispettorato della mobilia di corte“ fu fondato da Maria Teresa nel 1747 ed è tuttora esistente. Secondo un modello francese, tale istituzione aveva il compito di provvedere al trasporto di mobili, tappeti, arazzi, tendaggi ed altri oggetti d’arredo nei luoghi in cui di volta in volta soggiornava la corte imperiale, e inoltre era preposta alla loro manutenzione e conservazione. Il palazzo imperiale di Vienna, la Hofburg, era la residenza principale degli Asburgo, che accanto ad essa disponevano di numerose altre dimore. Fra tutte le residenze, la Hofburg era l’unica ad essere dotata di arredi permanenti. I vari palazzi di villeggiatura, in cui la corte si trasferiva durante l’estate, erano quasi vuoti e venivano arredati di volta in volta soltanto per la durata del soggiorno della corte. Nelle immediate vicinanze della città sorgevano i castelli di Schönbrunn, Hetzendorf, Augarten e la Favorita (“Theresianum“). I soggiorni al castello di Laxenburg erano spesso legati alla caccia agli aironi, Schlosshof era invece il luogo ideale per le feste d’estate, mentre la Kaiserhaus a Baden o la Kaiservilla a Bad Ischl erano i palazzi in cui si risiedeva per sottoporsi a soggiorni di cura. Per questi cosiddetti “séjours“ era necessario rifornire di mobilia talvolta fino a mille persone. Fu soltanto nel 1808 che l’imperatore Francesco II (I) diede disposizione di dotare “gradualmente” di arredi permanenti i palazzi di villeggiatura, almeno per quanto riguardava la mobilia essenziale. In occasione di incoronazioni, cerimonie di vassallaggio e matrimoni, la dotazione per gli appartamenti e i saloni di rappresentanza veniva spedita in viaggio e doveva essere trasportata su lunghe distanze. L’arrivo della corte era quindi preceduto da oltre un centinaio di carri merci pieni di mobilia. Oltre ai mobili veri e propri si traslocava tutto quanto fosse trasportabile, come tappeti, arazzi, tendaggi, lampadari, quadri, comprese le cosiddette “comode” (mobiletti che celavano un vaso da notte) e le sputacchiere. Particolarmente impegnativi erano i viaggi per le incoronazioni, in cui si davano appuntamento a Francoforte i maggiori potentati del Sacro Romano Impero della Nazione Germanica. Per l’occasione tutti sfoggiavano il proprio vasellame di rappresentanza, per fare a gara con l’imperatore nel banchetto dell’incoro- nazione. Gli Asburgo regnavano anche sulla Boemia e l’Ungheria, e si recavano pertanto a Praga e Presburgo (l’attuale Bratislava), dove si tenevano le incoronazioni dei re. Analogamente fra le loro mete abituali figuravano anche Firenze, Francoforte, Milano, Budapest e Venezia. Prima che la corte vi si recasse, era necessario arredare persino le residenze di Innsbruck e Salisburgo. 1 TRONO DA VIAGGIO Legno, metallo, lino, imbottitura gualdrappa dorata con ricami in oro e ottone Vienna, seconda metà del Settecento 2 L’ARRIVO E L’INGRESSO A FRANCOFORTE DELL’IMPERATORE FRANCESCO STEFANO I E DI SUO FIGLIO GIUSEPPE (II) PER L’INCORONAZIONE DI GIUSEPPE II Olio su tela (riproduzione) Johann Dallinger von Dalling (scuola di Meytens) Vienna, 1764 Kunsthistorisches Museum Vienna Il retaggio storico Nel 1918, alla fine della monarchia, la nuova Repubblica d’Austria ereditò l’Hofmobiliendepot e con esso un immenso deposito di mobili, quadri, lampade e suppellettili un tempo di proprietà imperiale, che servirono ad arredare quei castelli asburgici che furono aperti al pubblico. Occorreva quindi trovare una destinazione per il resto degli oggetti, oltre 165.000. Dapprima si pensò di vendere le raccolte, ma ben presto si levarono voci assennate che mettevano in guardia dal cedere quel retaggio culturale eccezionale. Nel corso dei secoli una massa incredibile di oggetti si era infatti venuta ad accumulare in quello che era divenuto un “deposito della storia”. Fu così che si cercò una strada per valorizzare con avvedutezza quella quantità inaudita di pezzi. Dapprima i mobili furono messi a disposizione dell’amministrazione pubblica per arredarne gli uffici. In cambio di un modesto importo, i funzionari dello Stato potevano inoltre noleggia- re i mobili per arredare le loro abitazioni private. Anche i teatri e l’industria cinematografica emergente poterono utilizzare i mobili storici per le loro produzioni. Fino agli anni Settanta quasi tutti i film girati a Vienna si servirono di questi requisiti di scena: fra questi anche i film di Sissi. I mobili imperiali conferivano autenticità all’atmosfera fiabesca della narrazione cinematografica. La trilogia di Sissi contribuì in maniera determinante a creare il mito dell’imperatrice Elisabetta.* Da allora in poi migliaia di persone visitano Vienna alla scoperta del mito di Sisi. L’Hofmobiliendepot - Museo del mobile possiede un gran numero di oggetti un tempo appartenuti ad Elisabetta o utilizzati come materiale di scena per girare i film di Sissi. Oggi soltanto gli uffici federali e le ambasciate austriache vengono arredati con mobili provenienti dall’Hofmobiliendepot. Rispondendo alla funzione originaria del “deposito della mobilia imperial-regia”, ancora oggi i mobili vengono utilizzati per dare una cornice di rappresentanza a ricevimenti e cerimonie ufficiali. *”Sissi” viene chiamata l’imperatrice Elisabetta nei film interpretati da Romy Schneider, mentre il soprannome storicamente tramandato dell’imperatrice è Sisi. 3 LE SPUTACCHIERE Servivano a sputare il tabacco da fiuto e da masticare, di moda soprattutto nell’epoca del Biedermeier. Queste sputacchiere Biedermeier erano rivestite internamente di lamiera ed erano colme di sabbia o di segatura. 4 BUSTO DELL’IMPERATRICE ELISABETTA Calco di gesso del busto di marmo Victor Tilgner (1844 – 1896), 1896 L’imperatrice è ritratta nell’abito che indossava per l’incoronazione a regina d’Ungheria nel 1867. 5 BUSTO DELLA REGINA MARIA ANTONIETTA DI FRANCIA CON IL MEDAGLIONE DI LUIGI XVI Porcellana biscuit di Sèvres, bronzo argentato L’ultima collocazione di questo busto, realizzato intorno al 1900, fu nell’appartamento detto di Francesco Carlo, situato nella Hofburg. La Sala Asburgo Per sette secoli di storia la “Casa d’Austria” fu indissolubilmente legata alla dinastia asburgica. La continuità della successione ereditaria come presupposto per conservare il potere e garantire il possesso delle Terre della corona fu il fattore determinante cui fu improntata la politica delle alleanze e delle guerre, ma anche la politica matrimoniale e la vita familiare degli Asburgo. Una volta estinta la linea maschile nel Settecento, l’imperatrice Maria Teresa superò le turbolenze politiche dovute alla Guerra di successione, e grazie alla numerosa prole fondò il ramo della famiglia Asburgo-Lorena. Nascite e morti, festeggiamenti ed eventi politici, cerimonie sacre e profane, e naturalmente anche la vita di tutti i giorni, si rispecchiano negli oggetti di cui si circondavano i membri della famiglia. Spesso tali oggetti fanno luce sui vari caratteri dei personaggi. Viceversa queste reliquie storiche d’uso personale acquisiscono valore mnemonico e museale grazie ai miti, alla storia e alle tante vicende che si narrano su questi personaggi. 6 LA SEDIA A ROTELLE DI ELISABETTA CRISTINA (MADRE DI MARIA TERESA) Legno di noce e faggio Vienna, 1740 Elisabetta Cristina von Braunschweig-Wolffenbüttel andò sposa nel 1708 all’arciduca Carlo, re di Spagna e futuro imperatore Carlo VI, dopo essersi convertita al cattolicesimo. Per favorirne la fertilità le furono prescritte cure alimentari che la resero corpulenta. Ormai avanti negli anni, di salute cagionevole per l’herpes zoster, i reumatismi, l’erisipela e le piaghe agli arti inferiori che l’affliggevano, aveva una mobilità sempre più ridotta ed era costretta a ricorrere ad un ausilio per camminare. 7 LO SCRITTOIO DELL’IMPERATORE GIUSEPPE II Ciliegio, intarsi di palissandro Intorno al 1770 Ultima collocazione: castello di Augarten 8 TAVOLO DA GIOCO IN TECNICA AD INTARSIO STILE BOULLE PER L’IMPERATORE CARLO VI ED ELISABETTA CRISTINA Legno di pero tinto di nero, venature di noce Intarsi: tartaruga naturale, ottone, avorio, madreperla, lega d’argento, piedi in ottone Ultima collocazione: sala dell’incoronazione ungherese nel castelletto Franzensburg a Laxenburg 9 TAVOLO AD INTARSIO CON VEDUTE DI ROMA Acero, pero, tinteggiato con mordente nero Dono di Papa Pio VI all’imperatore Giuseppe II in occasione della sua visita a Vienna nel 1782. 10 UTENSILI DA GIARDINO DELL’IMPERATORE FRANCESCO II (I) Acciaio, mogano, noce Sega, zappa, rastrello, pala, cesoie per siepi Ogni arciduca doveva apprendere un mestiere per poter anche esercitare una professione borghese. Francesco apprese il giardinaggio, Francesco Giuseppe invece era mastro carpentiere. La sega qui esposta ha il manico d’ebano per l’imperatore, mentre per il giardiniere era previsto un semplice manico di noce. 11 DUE CANARINI DI PROPRIETÀ DELL’IMPERATORE FRANCESCO II (I): “BIBI E BÜBERL“ Sulla base della gabbia si legge la seguente iscrizione: “Bibi e Büberl, uccellini lieti! Il vostro canto rallegra il migliore degli imperatori. Il suo sguardo amichevole vi sorride! Di quando in quando vi fu concesso di posare sul suo sacro capo! Büberl visse 14 anni e morì il 4 aprile del 1837. Due anni, un mese e due giorni dopo il suo padrone. Bibi lo seguì 7 mesi dopo”. L’iscrizione era un monumento ai due uccelli, come ricordo all’imperatore. E’ tipico dell’epoca Biedermeier che gli interni fossero decorati con un gran numero di oggetti ricordo della famiglia, dei parenti e degli amici. 12 L’IMPERATRICE ELISABETTA D’AUSTRIA IN ABITO DI GALA CON STELLE TEMPESTATE DI DIAMANTI APPUNTATE FRA I CAPELLI Olio su tela Franz Xaver Winterhalter, 1864/65 Dipinto come ritratto ufficiale per l’imperatore. Questo ritratto, il più celebre dell’imperatrice, contribuì molto a diffondere la fama della sua bellezza, ed è considerato l’icona del “mito di Sisi”. Si tratta di una copia autografa del Winterhalter. L’originale è custodito nel Museo di Sisi, nella Hofburg. 13 LETTINO CON LE SPONDE Noce intarsiato e lucidato Intorno al 1860 In questo lettino dormirono Rodolfo e in seguito sua sorella Maria Valeria, figli di Francesco Giuseppe e Sisi. Questo tipo di lettino con il cassetto per le lenzuola ed una rete di cotone (o con le sbarre) per evitare che il bambino cadesse, è un’invenzione del tardo Ottocento. 14 LA CULLA DEL PRINCIPE EREDITARIO RODOLFO Fu donata dalla città di Vienna ad Elisabetta e Francesco Giuseppe I in occasione della nascita del principe ereditario Rodolfo nel 1858. Gli intarsi policromi a mosaico sono opera di Franz Podany, che li realizzò in una tecnica da lui stesso ideata. 15 ABITO DA CERIMONIA Chiffon rosa con intreccio di perle, sopravveste di broccato in seta, sottogonna sostituita, all’interno è ricamata una lettera E coronata, guanti di pelle bianca La bambola di cera è stata fabbricata da Madame Tussaud’s. 16 BILANCIA PROVENIENTE DALLA HOFBURG, ATTRIBUITA ALL’IMPERATRICE ELISABETTA Ghisa verniciata Ditta F. Russ Fine dell’Ottocento Un motivo centrale della vita dell’imperatrice, tramanda- ta ai posteri, furono il suo culto del corpo e dell’estetica e le sue idee relativamente moderne in fatto di igiene, cosmesi e ginnastica, cui dedicava molto tempo. 17 PARAVENTO IN MEMORIA DELL’IMPERATRICE ELISABETTA Paravento a quattro ante con raffigurazioni dell’imperatrice, dal fidanzamento alla morte. Le immagini furono probabilmente collezionate dalla nipote di Elisabetta, l’arciduchessa Elisabetta Maria, l’unica figlia del principe ereditario Rodolfo. 18 PIANOFORTE PER BAMBINI (PICCOLO PIANOFORTE A MARTELLETTI) DEL PRINCIPE EREDITARIO RODOLFO Palissandro, asticelle di ottone Ludwig Bösendorfer, Vienna, 1862 Tastiera ridotta per le mani dei bambini e misura Molti oggetti personali appartenuti al principe ereditario Rodolfo (1858-1889), fra cui la sedia da bambini qui esposta e i quadri, furono lasciati in eredità alla Repubblica d’Austria nel 1963 dalla sua unica figlia, l’arciduchessa Elisabetta Maria. L’arciduchessa aveva sposato in seconde nozze il politico socialdemocratico Leopold Petznek, conquistandosi così il nomignolo di “arciduchessa rossa”. Per evitare che oggetti di proprietà imperiale finissero in vendita alle aste, l’arciduchessa donò circa 500 pezzi alla Repubblica d’Austria nel 1963. 19 IL CONTE RODOLFO D’ASBURGO E IL SACERDOTE Bronzo Wilhelm Seib, 1889 Il bronzetto mostra Rodolfo I, futuro re tedesco, che cede il proprio cavallo ad un sacerdote che porta il viatico ad un infermo. L’episodio narrato è una delle leggende che fondarono la fama della “pietas austriaca”, e quindi della religiosità asburgica, diffuse già anticamente. 20 LA BARA IN CUI VIAGGIARONO LE SPOGLIE DELL’IMPERATORE MASSIMILIANO DEL MESSICO Massimiliano, il cui nome completo era arciduca Ferdinando Massimiliano (Max), futuro imperatore del Messico, secondogenito dell’arciduca Carlo e di Sofia di Baviera, nacque nel 1832 e il 19 giugno 1867 fu giustiziato a Queretaro in Messico. La sua salma fu trasportata in Europa nella bara qui esposta. Tra i fratelli dell‘imperatore Francesco Giuseppe, Massimiliano era quello intellettualmente più dotato e più creativo. Nel ruolo di comandante supremo della marina, si diede dapprima a riorganizzare quest’arma, fino ad allora trascurata. Per soddisfare le sue ambizioni, si lanciò poi nell’”avventura messicana”. Nel 1864 accettò la corona imperiale del Messico, ma Benito Juarez, che capeggiava la rivoluzione messicana, lo sconfisse e lo fece giustiziare nel 1867. 21 CORONE FUNEBRI Le corone funebri sono riproduzioni di corone storiche apposte in occasione di esequie, per ostentare il rango dei sovrani. Inoltre troviamo anche corone schematizzate, non realmente esistenti, come le corone a mitra, che ricordano le incoronazioni degli imperatori candidati a divenire membro del capitolo di San Pietro a Roma. Le corone funebri esposte risalgono nella maggior parte alla prima metà dell’Ottocento. Vi si vedono fra l’altro la corona ungherese di Santo Stefano e la corona arciducale. 22 SEDUTA DEL TRONO DELL’IMPERATORE FRANCESCO GIUSEPPE I Legno duro, dorato, autentico broccato d’oro marrone con seta, disegno Jacquard Seconda metà dell‘Ottocento DUE TRONI PIEGHEVOLI DA VIAGGIO Gualdrappe d’oro XVIII secolo BALDACCHINO DEL TRONO Velluto di seta con passamaneria di vero oro Seconda metà dell‘Ottocento MOTTO DELL’IMPERATORE FRANCESCO GIUSEPPE I “Viribus Unitis“ Ricami applicati e in rilievo su velluto di seta, fili d’oro e fili d’argento, pittura su seta, punto pittura, perle e vetrini, canutiglia bouillon, filigrana cannetille Il trono è formato da un baldacchino, da una seduta con spalliera diritta alta, braccioli e gambe a forma di zampa di leone, che sin dall’antichità erano ritenute simbolo di forza e di potere. Inoltre il trono è sollevato su gradini, ad altezza variabile a seconda delle occasioni. I simboli araldici, gli stemmi, le insegne o i ritratti possono essere applicati sul baldacchino. I troni mobili sono noti anch’essi sin dall’antichità. Il trono vuoto ha la funzione di simboleggiare la costante presenza del sovrano e la sua autorità, anche quando egli è fisicamente assente. Nell’Ottocento il trono, collocato nella sala detta del “Consiglio intimo” nella Hofburg, veniva utilizzato soltanto per le grandi cerimonie; in occasioni speciali il trono veniva montato nella Sala delle Cerimonie, ad esempio per incoronazioni, avvento al trono, cerimonie di conferimento di ordini e discorsi della corona (Francesco Giuseppe tenne quattro discorsi della corona vita natural durante). 23 IL TRONO DELL’IMPERATORE FRANCESCO II (I) CON LE SFINGI E LE ZAMPE DI LEONE Legno dolce policromo, dorato, velluto di seta rosso con passamaneria di vero oro, nappe con canutiglia bouillon Intorno al 1810 DUE TRONI Legno di noce chiaro, legno dolce dorato, velluto di cotone rosso con ricamo applicato a rilievo, fili d‘argento La Sala Laxenburg Situato nel parco di Laxenburg, il castelletto Franzensburg fu costruito tra il 1798 ed il 1801 come “palazzo in villa sotto forma di fortezza gotica”. All’interno ospitava le sale di un leggendario cavaliere, che si presenta al visitatore sui quadri e sui vetri dipinti, nonché sotto le spoglie dell’imperatore Francesco II (I), committente della costruzione, e dell’imperatore Massimiliano I, detto “l’ultimo cavaliere”. Furono riutilizzate nella decorazione, accanto agli elementi architettonici neogotici, anche diverse vestigia storiche fra cui i soffitti rinascimentali, le tappezzerie storiche di pelle e i mobili dei secoli precedenti. Le sale interne del maniero Franzenburg divennero così fra l’altro un “museo di monumenti tedeschi antichi”, con specifici esempi “patriottici” ossia austriaci, di Rinascimento tedesco. La Franzensburg nel parco di Laxenburg può pertanto essere ritenuta il primo “museo del mobile” imperiale. Alcuni dei pezzi esposti furono trasferiti nel 1901 nell’Hofmobiliendepot - Museo del mobile per essere presentati al pubblico. 24 CONSOLLE Ripiani di tavolo: Firenze o Roma, intorno al 1600 Marmo, agata, lapislazzuli, diaspro Base dei tavoli: Vienna, intorno al 1750 Faggio intagliato e dorato Il commesso in pietra dura è ritenuto una delle forme più eccelse delle arti minori rinascimentali italiane. Nella Roma cinquecentesca si giunse ad una rinascita dell’arte lapidaria, ossia dell’intaglio di pietre dure, come reminescenza dei mosaici dell’età classica. Le pietre semipreziose e i marmi dall’aspetto particolare venivano tagliati in lamine sottili e uniti insieme in un intarsio creando grandiosi disegni figurati destinati a decorare pavimenti, rivestimenti murali, mobili o vasellame ornamentale. Questa moda si diffuse rapidamente oltre i confini italiani. Ma la tecnica del commesso in pietra dura conobbe la sua massima fioritura a Firenze, dove nel 1588 i Medici istituirono una celebre manifattura. Per questo motivo tali intarsi in pietra vengono definiti anche “mosaico fiorentino”. 25 STIPO MUSEALE (ARMADIO CON ALZATA DEL TIPO KABINETTSCHRANK) Pero tinteggiato con mordente nero; colonnine di marmo, intarsi di lapislazuli, pietra ollare e cosiddetto “marmo paesaggio” Probabilmente Augusta, seconda metà del Seicento Accanto a Norimberga e Innsbruck, Augusta era uno dei centri di produzione di stipi e credenze artistici nella Germania meridionale. Questo mobile è una variante dello scrittoio spagnolo dei primi del Cinquecento (il quale a sua volta s’ispira ad un modello moresco). Quando si apriva la parte frontale, mediante una porta a ribalta con apertura in basso, che poteva così fungere da base per scrivere, comparivano vari scomparti provvisti anch’essi di sportellini e cassetti in cui si potevano riporre lettere, documenti e l’occorrente per scrivere, oggetti di valore e pezzi da collezione. Le maniglie laterali facilitavano il trasporto degli stipi, poiché i mercanti e i diplomatici usavano portarli con sé in viaggio. Gli ebanisti delle regioni della Germania meridionale, che ai primi del Cinquecento avevano raggiunto una grande abilità artigianale, avevano probabilmente fatto esperienza di questo tipo di mobile contenitore in occasione delle diete imperiali che si tenevano ad Augusta: l’allora imperatore asburgico Carlo V (1500-58) era infatti anche re di Spagna, e il fratello minore e suo successore Ferdinando I era cresciuto nella penisola iberica. Gli stipi museali di magnifica esecuzione come quello in oggetto erano tuttavia nella maggior parte dei casi pezzi d’esposizione a fini di rappresentanza. palazzo di Schlosshof e diede incarico di tracciare uno dei parchi barocchi più belli che esistano, con fontane e giochi d’acqua. Come si confaceva al suo rango sociale e alle sue ricchezze, il principe fece arredare le sale del palazzo di articoli di lusso di immenso valore, importati dall’Estremo Oriente, com’era di moda all’epoca fra l’alta aristocrazia: mobili di legni esotici, oggetti d’arredamento di lacca cinese o giapponese, parati cinesi di carta di bambù, tessuti chintz stampati a mano provenienti dall’India. Con questi tessuti chintz fece tappezzare le pareti dei suoi appartamenti e foderare i mobili. Nel 1755 Maria Teresa divenne proprietaria di quelle sale dagli arredi esotici, e le adattò in parte ricorrendo a quelle stoffe indiane che aveva acquistato dal lascito del principe Eugenio e che erano state custodite nel magazzino dei mobili. 26 PARURE PER IL PALAZZO DI SCHLOSSHOF E FRAMMENTI DI TAPPEZZERIA Legno di noce intagliato, tappezzerie originali di chintz Vienna, intorno al 1720 Questi mobili di legno di noce facevano parte degli arredi del palazzo di Schlosshof. I tessuti chintz indiani furono utilizzati per rivestire i mobili e i pannelli murali. I frammenti tessili qui presentati dimostrano che in India, per tessere le stoffe destinate al mercato europeo, si ricorreva a disegni che provenivano dall’Europa. La Sala Maria Teresa La Sala Principe Eugenio Il feldmaresciallo imperiale principe Eugenio di Savoia (1663-1736), comandante supremo di tutte le truppe imperiali e passato alla storia come colui che “sconfisse i turchi”, fu anche mecenate, appassionato d’arte e committente di opere architettoniche. L’arte della guerra ne fece uno dei più facoltosi principi europei. Nel 1725 acquistò il possedimento di “Herrschaft Hof“ per potersi dedicare alla sua passione venatoria. Commissionò a Lukas von Hildebrandt i rifacimenti ed ampliamenti del L’imperatore Carlo VI seguì la tradizione del padre Leopoldo I (1640/1658-1705) e del fratello, l’imperatore Giuseppe I (1678/1705-1711), e scelse come residenza per i mesi invernali il palazzo imperiale della Hofburg a Vienna; in primavera si trasferiva quindi a Laxenburg e in estate nella Favorita nel sobborgo di Wieden, mentre nella stagione della caccia in autunno risiedeva a Kaiserebersdorf nel castello di Neugebäude. Alla morte del sovrano nel 1740 gli successe al trono delle terre della corona austriaca la figlia Maria Teresa (1717-1780), il cui marito Francesco Stefano di Lorena fu eletto nel 1745 con il nome di Francesco I imperatore del Sacro Romano Impero della Nazione germanica. La giovane coppia di sovrani si accontentò dapprima di due palazzi come residenza, invece di quattro. Nei mesi invernali Maria Teresa e Francesco Stefano abitavano nell’appartamento di Carlo VI, che in un primo momento non subì trasformazioni, nell’ala Leopoldina del palazzo imperiale Hofburg a Vienna. Durante l’estate la corte si trasferiva al palazzo di Schönbrunn, che da castelletto estivo fu trasformato in residenza imperiale. Infine Maria Teresa fece ristrutturare anche gli appartamenti imperiali e le sale di rappresentanza nella Hofburg. La sovrana commissionò la maggior parte di quei rifacimenti all’architetto di corte Nikolaus Pacassi, che ricorse alle boiserie rococò in policromia bianco-dorata che divennero peculiari dello stile di arredi dell’epoca mariateresiana. Maria Teresa fu appassionata committente di opere architettoniche. Già nel 1742 aveva acquistato per sua madre il castello di Hetzendorf, che per lei aveva fatto trasformare. In seguitò acquistò il palazzo detto “Blauer Hof”, a Laxenburg. Dagli eredi del principe Eugenio Maria Teresa acquistò e fece adattare infine, oltre al palazzo di Schlosshof anche il castello del Belvedere, in cui fu poi allestita la pinacoteca imperiale. 27 SCRITTOIO DI MARIA TERESA Palissandro e impiallacciatura d’acero, intarsi di diversi tipi di legno colorato, intarsi d’osso, guarnizioni di bronzo dorato Questo scrittoio fu realizzato dall’insigne ebanista dell’Italia settentrionale Giuseppe Maggiolini (17371814), e reca la firma “GMP”. Fu donato a sua madre Maria Teresa dall’arciduca Ferdinando Carlo (17541806), governatore di Milano. Mentre nell’ebanisteria italiana ci si atteneva ancora abitualmente al repertorio formale del rococò, Maggiolini invece attinse alla tradizione rinascimentale degli intarsi. Gli intarsi dello scrittoio di Maria Teresa raffigurano fra l’altro il duomo di Milano. 28 SEDIE DAL RIVESTIMENTO IMBOTTITO Faggio, policromia in bianco e oro, imbottitura originale Vienna, intorno al 1770/75 I ricami delle spalliere e delle sedute furono eseguiti da Maria Teresa e dalle sue figlie. 29 STIPO MUSEALE Questo stipo è un manufatto in lacca del Giappone di altissima qualità, come dimostrano i forti rilievi della superficie e la cosiddetta tecnica makie, con intarsi in finissima polvere d’oro. La lacca è prodotta mediante la resina del cosiddetto “albero della lacca”. Maria Teresa aveva una grande predilezione per questi lavori di lacca asiatica e in generale per tutto quanto fosse “indiano”, come all’epoca si definivano i manufatti dell’Estremo Oriente. In questo ella seguiva i dettami di una moda allora molto diffusa in Europa, la passione per le cineserie che conobbe il suo apogeo durante il rococò. Un altro esempio della passione di Maria Teresa per i prodotti di lacca sono i pannelli di lacca cinese che venivano utilizzati come rivestimenti murali, e che in origine facevano parte di paraventi. Trattandosi di oggetti dispendiosi, di sicuro essi non erano consoni al dettame mariateresiano di una “gestione finanziaria dettata dalla sobrietà”. Inoltre Maria Teresa, ispirandosi ad una politica economica mercantilistica, nei limiti del possibile era contraria ad importare prodotti costosi. Per poter mitigare queste contraddizioni, gli artigiani viennesi si accinsero con successo ad imitare la lacca asiatica. L’imperatore Giuseppe II Alla morte di sua madre, Giuseppe II assunse nel 1780 un’eredità alquanto difficile, sotto tutti i punti di vista. Il suo assolutismo durò dieci anni, e fu caratterizzato da profonde riforme e innovazioni. Egli non trasformò quasi per nulla gli appartamenti imperiali. Gli arredi commissionati da Maria Teresa nello stile del rococò rimasero quasi immutati sia al piano nobile della Hofburg di Vienna che nelle residenze destinate alla villeggiatura: Schönbrunn, Hetzendorf e Laxenburg. I rinnovamenti si ebbero soprattutto a Schlosshof e nell’appartamento di Giuseppe nel palazzo detto Blauer Hof a Laxenburg, le due residenze preferite dell’imperatore. I mobili realizzati in stile “giuseppino” segnano il passaggio dal rococò al neoclassicismo. Gli ornamenti curvilinei più appariscenti sono ridotti, mentre viene conservata la lavorazione delle superfici con la policromia in bianco e oro o bianco e grigio, ma anche con altre particolari impiallacciature. il pregio dei materiali e la sobria eleganza. È caratteristica dell’epoca di Francesco II (I) la coesistenza di stile impero e Biedermeier nelle stanze private imperiali. Era arredata in stile di rappresentanza e alla moda dell’epoca la parte destinata all’imperatrice, mentre Francesco II (I) preferì rinunciare ad ogni lusso eccessivo nelle proprie stanze. 31 SEDIA DA SCRITTOIO DI GIUSEPPE II Noce, rivestimento di pelle Vienna, seconda metà del Settecento 32 LO STUDIO DELL’IMPERATORE FRANCESCO II (I ) NELLA HOFBURG DI VIENNA I mobili d’uso comune nello studio imperiale erano di tipo funzionale: 13 armadi, due tavoli, sei sedie intrecciate, due sputacchiere ecc.; straordinari sono i tanti oggetti personali che vi si trovavano e che si sono conservati, come l’archivio documenti e i numerosi manufatti realizzati a mano dai figli dell’imperatore Francesco insieme a fratelli e sorelle. L’ambito lavorativo e la sfera privata erano quindi in stretta correlazione. Nello “studio” l’imperatore trascorreva probabilmente gran parte della giornata. L’imperatore Francesco II (I) SCRITTOIO E LEGGIO Legno di noce, guarnizioni di bronzo dorato Vienna, intorno al 1815 30 L’IMPERATORE GIUSEPPE II Olio su tela Anonimo Intorno al 1780 L’imperatore Francesco II (I) non abitò in quelle sale sfarzose della Hofburg di Vienna che erano state trasformate ancora durante il regno di Maria Teresa. La decorazione e gli arredi delle sue stanze, al secondo piano dell’ala detta degli Svizzeri, si ebbe durante il regno di Giuseppe II, che chiamò da Firenze a Vienna l’allora sedicenne Francesco nel 1784 per poterlo qui preparare ai suoi futuri compiti di reggente. Le stanze dell’imperatore Francesco furono arredate dapprima in stile giuseppino, con preziosi parati e mobili in policromia bianco-dorata dalle forme sobrie. Poiché Francesco II (I) si sposò ben quattro volte, altrettanto spesso fu necessario rinnovare gli arredi. Particolare influenza sullo stile degli arredi alla corte viennese esercitò la terza moglie dell’imperatore, Maria Ludovica d’Este. Donna colta e appassionata d’arte, ella si fece arredare un grande appartamento in cui mobilia e decorazioni formavano un’opera d’arte totale in stile impero. Carolina Augusta, quarta moglie dell’imperatore, si accontentò di un appartamento assai più piccolo, che si distingueva per POLTRONA Legno di noce, incannicciata Vienna, intorno al 1815 SELLA Legno di quercia, rivestimento di pelle Vienna, intorno al 1815 ARCHIVIO DOCUMENTI Pitture di lacca, ricami sotto vetro, legno dolce policromo Vienna, intorno al 1810 CESTINO PER LE CARTE Impagliatura, ricami Vienna, intorno al 1810 GABBIA DA UCCELLO Metallo verniciato, piede in legno di noce Vienna, intorno al 1820 SPUTACCHIERE Legno di noce Vienna, riproduzioni intorno al 1900 LAMPADARIO Bronzo, vetro Vienna, intorno al 1815 PLASTICO DELLO STUDIO Legno dolce policromo, basamento di legno di noce Vienna, intorno al 1835 L’IMPERATORE FRANCESCO NEL SUO STUDIO Olio su tela Anonimo, intorno al 1900 33 ARREDI DEL SALOTTO DELLA MUSICA DELL’IMPERATRICE MARIA LUDOVICA D’ESTE NELLA HOFBURG DI VIENNA Nel 1808 l’imperatore Francesco II (I) sposò Maria Ludovica d’Este, alla quale fu messo a disposizione un nuovo appartamento nell’Ala Leopoldina della Hofburg di Vienna che riprendeva il linguaggio formale dello stile impero, allora in auge. L’imperatrice incaricò il conte Anton Josef Harrach, architetto “per hobby”, di rinnovare a suo piacimento il proprio appartamento, composto da ventiquattro camere. Gli arredi realizzati ex novo intorno al 1810 per Maria Ludovica sono caratterizzati da forme fantasiose, dettagli scultorei lavorati ad intaglio e ricchezza di sfumature cromatiche. La consolle, i lampadari e candelieri servivano ad arredare il salotto della musica. L’elegante accostamento cromatico albicocca e grigio delle pareti della stanza trovò una raffinata integrazione nella consolle argentata, voluta dall’imperatrice, e nelle otto statue dalla tenue policromia, figure femminili dalle vesti classiche che un tempo reggevano sul capo candelabri argentati a vari bracci. Le magnifiche statue candelabro furono utilizzate nella terza parte della trilogia di Sissi, Schicksalsjahre einer Kaiserin (Sissi, il destino di un‘imperatrice), per decorare il salotto milanese. Lo “stile impero“ e la sua diffusione sono direttamente legati alla figura di Napoleone Bonaparte (1769-1821) e alle sue campagne militari. Autoproclamatosi imperatore dei francesi nel 1804, Napoleone riteneva di essere l’erede degli imperatori romani. Il concetto stilistico di “impero” si è costituito soprattutto negli arredi interni delle sale e nelle arti minori dell‘epoca. Si tratta di un linguaggio formale che mira all’effetto di rappresentanza. CONSOLLE Figure e fregio: legno dolce policromo Basamento: mogano Johann Haunold (basamento) Intorno al 1810 STATUA CANDELABRO Statua: gesso Basamento: legno policromo Joseph Mayer (policromia) Joseph Regnault (ornamenti) August Robatz (statua) Intorno al 1810 SEDIA Legno d’acero tinteggiato con mordente nero Spalliera con decori in pittura a inchiostro Aquila: legno dolce policromo, rivestimento di stoffa sostituito Vienna, intorno al 1810 SEDIA Legno di pero tinteggiato con mordente nero Traverse di legno d’acero tinteggiato con mordente marrone e mogano, guarnizioni di ottone, rivestimento di stoffa sostituito Vienna, intorno al 1810 34 ARREDI DELLA CAMERA DA LETTO DELL’IMPERATORE FRANCESCO II (I) E DELL’IMPERATRICE CAROLINA AUGUSTA NELLA HOFBURG DI VIENNA Alla morte precoce di Maria Luodvica, Francesco II (I) sposò nel 1816 Carolina Augusta di Baviera. Per la nuova imperatrice furono arredati ex novo una camera da letto, un salottino privato e un salone di rappresentanza. Caratteristica degli sviluppi dello stile imperiale degli arredi di quegli anni è la distinzione sempre più funzionale delle camere. Alla corte di Vienna ciò andò di pari passo con una separazione degli spazi abitativi da quelli cerimoniali. L’appartamento in cui risiedevano l’imperatore e consorte costituiva pertanto (come quello degli arciduchi) un’entità privata a sé all’interno della corte. In tal modo si crearono i presupposti della nascita di forme di vita privata paragonabili alla vita borghese dell’epoca. La camera da letto comune dell’imperatore e consorte era una stanza privata. I nuovi mobili furono fabbricati in mogano e decorati di guarnizioni di bronzo. I pannelli che rivestivano le pareti, la coperta e l’imbottitura delle poltrone erano di seta verde. In seguito la stanza fu dotata di una moquette a disegni di color verde realizzata dal lanificio di Linz Wollzeugfabrik, come si vede in un acquerello eseguito da Johann Stephan Decker nel 1826. (Vedi vetrinetta dinanzi alla finestra.) LETTI Mogano e legno di pero tinteggiato di mordente nero, guarnizioni di ottone dorato Vienna, 1816 COMODINI Mogano e legno di pero tinteggiato di mordente nero, guarnizioni di ottone dorato Vienna, intorno al 1810 “POLTRONA DA RIPOSO” (POLTRONA CON BRACCIOLI) Mogano, testata reclinabile, rivestimento di stoffa sostituito Vienna, 1816 ETAGÈRE Mogano Vienna, intorno al 1820 35 CANAPÉ E SEDIA PROVENIENTI DALL’ALTES SCHLOSS A LAXENBURG Legno di pero tinteggiato con mordente nero, gambe anteriori della sedia: legno dolce intagliato, tinto di nero a imitazione del bronzo e dorato Intorno al 1808 In vista delle nozze con Maria Ludovica d’Este nel 1808 Francesco I (d’Austria) fece rinnovare quasi tutte le camere dell’appartamento comune nell’Altes Schloss di Laxenburg. Dei mobili realizzati per l’occasione fa parte anche questo salottino per la sala del biliardo. Quando gli appartamenti imperiali furono trasferiti al Blauer Hof nel 1810 il salottino fu utilizzato per arredare il “Kabinett“. Come già nella Hofburg, Maria Ludovica esigeva probabilmente anche per Laxenburg un appartamento più spazioso e maggiormente rappresentativo. Per quanto concerne la superficie di legno, il pero locale tinteggiato con mordente nero e lucidato a specchio (all’epoca molto diffuso come surrogato dell’ebano), veniva considerato di valore equivalente ad un mobile di mogano impiallacciato. Com’è frequente nei salottini stile impero, le gambe anteriori delle sedie sono a forma di zampe di leone e la spalliera è decorata di mascheroni. Un pregevole esempio di creatività nello scegliere il decoro con animali scolpiti a tutto tondo è la forma dei braccioli del canapé, un serpente stilizzato. La spalliera è cinta di pomelli dorati a forma di pigna. L’impressione generale di questi mobili stile impero è quella di arredi senz’altro di rappresentanza, ma dall’eleganza piuttosto leggera e caratterizzati da una libertà formale giocosa, piuttosto che da quella possanza monumentale ed elegante serietà che si ritrova ad esempio tipicamente nel modello francese. Rispetto a quest’ultimo, gli arredi viennesi sono quindi più accoglienti. 36 APPARTAMENTO DI VILLEGGIATURA DELL’ARCIDUCHESSA SOFIA E DELL’ARCIDUCA FRANCESCO CARLO AL BLAUER HOF DI LAXENBURG Nel 1824 l’arciduca Francesco Carlo, secondogenito dell’imperatore Francesco, sposò Sofia di Baviera. Figlia del re di Baviera Massimiliano Giuseppe I, l’arciduchessa Sofia era una donna sicura di sé, volitiva e soprattutto ambiziosa. Soltanto nel 1830, dopo sei anni di matrimonio e di trattamenti con bagni in acque salse a Bad Ischl, nacque il primogenito, l’arciduca Francesco Giuseppe, il che rese nettamente più solida la sua posizione a corte. Seguirono quindi i figli Ferdinando Massimiliano, Carlo Ludovico e Ludovico Vittorio. A differenza dal consorte, l’arciduchessa Sofia nutriva interesse per la politica, ed era abile nel trovare alleati e confidenti. Ella s’impegnò con tenacia in vista di un obiettivo: che il suo primogenito salisse al trono imperiale. L’imperatore Ferdinando I, primo figlio maschio di Francesco I e fratello dell’arciduca Francesco Carlo, fu costretto ad abdicare in seguito alla rivoluzione del 1848. Il sogno di Sofia poté così realizzarsi: Francesco Giuseppe divenne imperatore austriaco. Nel palazzo imperiale Hofburg Francesco Carlo e Sofia abitavano nell’appartamento che era appartenuto a Maria Ludovica. L’appartamento di villeggiatura estiva della coppia a Laxenburg fu invece arredato a nuovo nel palazzotto detto Blauer Hof nello stile del Biedermeier, molto in voga a quell’epoca. Le stanze furono arredate con grande creatività dal tappezziere di corte Friedrich Stöger. Le stoffe policrome e i parati a disegni creavano un’atmosfera accogliente e stimolante. Le forme dei nuovi mobili si ritrovano anche nel catalogo del mobilificio Danhauser´sche Möbelfabrik. L’ARCIDUCHESSA SOFIA Olio su tela Joseph Stieler, 1825 SCRITTOIO PROVENIENTE DALLA CAMERA DA LETTO E SOGGIORNO DEL BLAUER HOF Merita particolare attenzione lo scrittoio femminile che si vede anche in Sissi, la giovane imperatrice, nella cameretta di Sissi a Possenhofen (ciliegio, palissandro), dalle pregevoli forme morbide e tondeggianti, in cui è integrato un cuscinetto poggiapiedi. Il pezzo qui esposto è una copia datata intorno al 1900 della scrivania collocata nella camera da letto e soggiorno nell’appartamento a Laxenburg dell’arciduchessa Sofia. Il mobile originale è stato ceduto alcuni decenni orsono al MAK, Museo di arti applicate di Vienna. La Sala Francesco Giuseppe 37 SEDIA ROSSO-BIANCO-ORO L’imperatore Ferdinando e subito dopo anche l’arciduca Francesco Carlo (fratello minore del monarca) e l’arciduchessa Sofia, fecero arredare i loro appartamenti nella Hofburg di Vienna e al castello di Schönbrunn con mobi- li in stile neo-rococò, commissionando il decoro di intere sale nello stile detto “blondel”. La rivisitazione dell’epoca di Maria Teresa aveva senz’altro anche un intento politico. Il mondo formale del “neo-rococò” divenne così lo stile di rappresentanza e di arredi prediletto alla corte viennese. A posteriori si può dire che quegli arredi fondarono una tradizione. Dapprima soltanto all’interno dell’appartamento arciducale nella Hofburg, essi diedero vita ad uno stile imperiale la cui triade cromatica rosso-biancooro avrebbe determinato l’intero regno di Francesco Giuseppe I. Le stanze imperiali si offrivano quindi come un insieme unitario. Nei vani che avevano funzioni di rappresentanza, lo stile degli arredi imperiali era sinonimo di mobilia neo-rococò in policromia bianco-dorata, per lo più tappezzati di damasco in seta rosso. Quando nel 1946 nella Hofburg di Vienna si insediarono gli uffici della presidenza della Repubblica federale, nacque finalmente uno stile di rappresentanza dell’Austria repubblicana. 38 SEDIA DELL’IMPERATRICE ELISABETTA Legno dolce intagliato e policromia in bianco e oro Intorno al 1855 Questa sedia proviene dall’appartamento dell’imperatrice Elisabetta nel castello di Schönbrunn. Dopo le nozze fra Francesco Giuseppe I ed Elisabetta nel 1854, per la giovane imperatrice furono arredate le sale adiacenti all’ala della Cancelleria imperiale, nella Amalienburg. Vi rimase il decoro rococò originale, integrato da nuove decorazioni nel medesimo stile. Nel castello di Schönbrunn furono allestite per Elisabetta, adiacenti all’appartamento dell’imperatore suo marito, delle camere in “stile Blondel” con mobili in policromia bianco e oro tappezzati di damasco di seta rosso. 39 “SISSI“ Tanti film storici girati a Vienna nei decenni passati si servirono come accessori di scena dei mobili dell’Hofmobiliendepot: naturalmente fra questi anche i film di Sissi. I depositi offrivano un fondo inesauribile. Schönbrunn e la Hofburg non erano a quell’epoca a disposizione per le riprese di interni, per cui si girava in studio. I mobili imperiali usati per le scenografie donavano autenticità alla favola cinematografica. Il fatto che i mobili fossero spesso mescolati in un pot-pourri di stili, non disturbava poi più di tanto. Poiché nel corso del tempo i danni e le perdite non si contavano, negli anni Settanta si pose fine a tale abitudine. STIPO MUSEALE Legno di rosa Seconda metà dell’Ottocento Appartenuto all’imperatrice Elisabetta, Hermesvilla SCRITTOIO Neo-barocco, tecnica Boulle Metà dell’Ottocento FRANCESCO STEFANO DI LORENA IN CORAZZA, GIACCA ROSSA E MANTO FODERATO DI ERMELLINO Olio su tela Bottega di Martin van Meytens Metà del Settecento 40 ARREDI DEL CASTELLO MIRAMARE PRESSO TRIESTE Rovere intagliato, rivestimenti di stoffa originali 1860/65 Nel 1856 l’arciduca Ferdinando Massimiliano, fratello minore dell’imperatore Francesco Giuseppe I, acquistò la lingua di terra di Grignano, presso Trieste, e vi fece costruire il castello di Miramare nello stile dello storicismo romantico, secondo i progetti di Carl Junker. Egli affidò gli elaborati arredi interni allo scultore Franz Hofmann e al figlio di questi, Julius. Gli arredi presentati sono in stile neo-rinascimentale. All’inizio degli anni Trenta dell’Ottocento si riscontra una tendenza generale all’impiego di diversi stili storici nell’arredo di interni, il che diede origine, accanto ad esempi di neo-gotico e neo-rinascimento, soprattutto ad un “secondo rococò”. Non era però destino che Massimiliano, dal 1864 imperatore del Messico, potesse vedere ultimato il castello Miramare: fu infatti giustiziato dai rivoluzionari nel 1867. La sua bara è esposta qui nella Sala Asburgo. 41 TAVOLO DI RAPPRESENTANZA Impiallacciatura di palissandro con legno di rosa e intarsi di zinco, guarnizioni di bronzo dorato Anton Müller, 1861/62 L’ebanista viennese Anton Müller (1821-1884), originario della Boemia, eseguì il tavolo di rappresentanza qui esposto ricorrendo al repertorio formale opulento del “secondo rococò” nel 1861/62 in omaggio all’imperatore Francesco Giuseppe I. Trovandosi in ristrettezze finanziarie, nell’udienza del 31 gennaio 1862 egli offrì il mobile in vendita all’imperatore, ricevendone in cambio la generosa somma di 2.000 fiorini. La madre dell’imperatore, l’arciduchessa Sofia, rimase talmente colpita da quel sontuoso mobile da ordinare un tavolo pendant per il secondogenito, arciduca Ferdinando Massimiliano, futuro imperatore del Messico: questo tavolo è retto da aquile messicane intagliate, ed è collocato al castello Miramare vicino Trieste. 42 ARREDI DELLA FATTORIA PRIVATA DELL’IMPERATRICE ELISABETTA A SCHÖNBRUNN Legno morbido policromo Fabbricati in Ungheria Intorno al 1895 Elisabetta attribuiva grande importanza alle cure estetiche e a tutto quanto le consentisse di conservare una figura asciutta. Il latte e i latticini avevano un ruolo importantissimo nella sua alimentazione. Per poter avere continuamente a disposizione latte fresco, nel 1895 ella fece trasformare il casino di caccia nel Fasanengarten del parco del castello di Schönbrunn in una fattoria. Elisabetta selezionava le mucche per la propria Fattoria di corte personalmente durante i suoi viaggi in giro per l’Europa, e le faceva trasportare a Vienna da molto lontano. Oltre all’abitazione per il mungitore, soprannominato lo “svizzero”, nella Fattoria di corte furono arredati vari locali anche per Elisabetta: ingresso, sala da pranzo, toilette, con mobili in stile rustico ungherese. I mobili di legno morbido, tinteggiati di un rosso vivace che ispirava ottimismo, erano un dono degli ungheresi all’imperatrice. Gli arredi rustici furono utilizzati nei film di Sissi per alcune scene girate in Ungheria. POSATE PROVENIENTI DALLA FATTORIA DI CORTE DI SCHÖNBRUNN Argento alpacca Arthur Krupp, Berndorf Intorno al 1895 Incisione IMK: Ihrer Majestät Kammermeierei (la Fattoria di corte di Sua Maestà) CAMICIA DA NOTTE DELL’IMPERATRICE ELISABETTA Collo e maniche plissettati SERVIZIO DI POSATE DA TAVOLA E DA DESSERT DELL’IMPERATRICE ELISABETTA PROVENIENTE DALLA FATTORIA DI CORTE DI SCHÖNBRUNN Ceramica Holloháza, Ungheria 44 SALOTTINO PROVENIENTE DAL CASTELLO DI HETZENDORF Legno dolce intagliato, in parte dorato Vienna, intorno al 1862 Il castelletto di caccia di Hetzendorf, costruito alla fine del Seicento secondo i progetti di Johann Lukas v. Hildebrandt, fu acquistato da Maria Teresa nel 1742 come residenza estiva per sua madre Elisabetta Cristina. A tal fine Maria Teresa ne fece ristrutturare gli interni dal suo architetto di corte Nikolaus Pacassi. Dopo il 1835 Maria Anna, una delle sorelle dell’imperatore Ferdinando I, se ne servì per la villeggiatura. Quando morì nel 1858, Hetzendorf fu sottoposto a grandi interventi di restauro, nel corso dei quali fu dotato di nuovi mobili eseguiti dall’ebanista Philipp Schmidt nel 1862 in stile neorococò, che ben si abbinavano alle pannellature murali settecentesche già presenti, nelle tonalità del bruno e dell’oro. 43 IL LETTO DI ELISABETTA DEL CASTELLO DI GÖDÖLLÖ Nel 1886 l’imperatrice Elisabetta scoprì il castello di Gödöllö, a una trentina di chilometri ad est di Budapest, costruito alla metà del Settecento. Fu un colpo di fulmine: ma l’imperatore Francesco Giuseppe non poteva comprare il castello, perché erano “tempi duri” di guerra contro la Prussia, e doveva “risparmiare più che mai”, come scrisse alla moglie. Fu così che i galanti ungheresi donarono alla coppia reale il possedimento in occasione dell’incoronazione, nel 1867. Elisabetta fece arredare Gödöllö a gusto suo. I rifacimenti durarono tre anni. L’appartamento di Sisi fu direttamente collegato alle stalle e alla cavallerizza. Da allora in poi Elisabetta si recò a trascorrere intere settimane e talvolta persino mesi a Gödöllö. Il castello le offriva una dimora lontano da Vienna, in cui la giornata era scandita secondo i suoi desideri, non vi erano quasi per nulla obblighi di rappresentanza, l’etichetta non era severa e l’ambiente era influenzato esclusivamente da lei. LETTO, COMODINO E BIDET Massello di noce Proveniente dal castello di Gödöllö, in stile neorinascimentale COPERTA Broccato dorato, aquila imperiale ELISABETTA CON LA CORONA E I GIOIELLI DI GALA NEI COLORI NAZIONALI UNGHERESI Olio su tela 45 MOBILI DELL’APPARTAMENTO DI GISELLA E DELL’APPARTAMENTO GOESS NEL CASTELLO DI SCHÖNBRUNN Legno dolce intagliato policromo Vienna, intorno al 1893/95 Quando nel 1891 ci si accingeva a trasformare l’ex Appartamento Goess al pianterreno dell’ala di Meidling del castello di Schönbrunn in pied-à-terre per l’arciduca Francesco Ferdinando, sotto i rivestimenti murali vennero alla luce le pitture murali del pittore boemo Johann Wenzel Bergl (1718-89), eseguite in parte in olio su tela e in buono stato di conservazione. Si trattava di pitture trompe l’oeil di fauna e flora esotiche che Maria Teresa aveva commissionato nel settimo decennio del Settecento per decorare alcune sale private in cui risiedere durante l’estate. Poiché i rivestimenti murali ormai asportati erano dipinti di grigio, i mobili esistenti non erano più in armonia con le stanze. Il Gran Maggiordomo decise allora di commissionare nuovi arredi “in stile”. I mobili furono realizzati dallo scultore di corte Johann Müller nello stile del neorococò. Grazie alla policromia verde, erano ben integrati nelle pitture murali. A quanto pare i nuovi mobili incontrarono il favore della corte per cui degli arredi simili furono adottati anche per l’Appartamento dell’arciduchessa Gisella (sorella maggiore del principe ereditario Rodolfo), situato al pianterreno dell’ala detta di Hietzing, poiché anche in quelle sale c’erano pitture paesistiche di Bergl. 46 MOBILI PROVENIENTI DALL’APPARTAMENTO DEL PRINCIPE EREDITARIO NELLA HOFBURG Alla morte dell’imperatrice Carolina Augusta nel 1873, il suo appartamento al secondo piano della Hofburg nell’ala detta degli Svizzeri fu sottoposto ad interventi di rifacimento per l’allora quindicenne principe ereditario Rodolfo (1858-89). Le stanze furono arredate a nuovo nello stile di rappresentanza imperiale dell’epoca, secondo il repertorio formale del neo-rococò. I disegni dei mobili e dei rivestimenti murali furono eseguiti da Ferdinand Kirschner (1821-98), architetto e direttore del capitanato della Hofburg. I lavori furono eseguiti dall’ebanista di corte Philipp Schmidt e dallo scultore di corte Auguste La Vigne, responsabile degli intagli. Il risultato di questa collaborazione mostra delle forme che si differenziano nettamente dallo stile “blondel“ prima e dopo la metà del secolo. I mobili e le boiseries presentano esempi di “terzo rococò”, lo stile che negli anni Ottanta dell’Ottocento subentrò nelle case borghesi fino ad allora dominate dal neo-rinascimento come moda di arredi ispirata dalla Francia e con ripercussioni internazionali. Era uno stile che copiava pedissequamente i modelli storici; quantomeno nell‘appartamento del principe ereditario il risultato fu però un decoro alquanto schematico e poco fantasioso. Sullo scrittoio sono esposti diversi oggetti simbolicamente legati ad episodi della biografia di Rodolfo. 47 IL SALOTTO TURCO DEL PRINCIPE EREDITARIO RODOLFO NELLA HOFBURG DI VIENNA Le nozze fra Rodolfo e Stefania del Belgio (1864-1945) nel 1881 resero necessario un ampliamento con parziale ristrutturazione dell’appartamento arciducale. I lavori furono affidati alla ditta di arredi Portois & Fix. In un primo momento la residenza fu stabilita nel castello (Hradschin) di Praga, dove Rodolfo prestava servizio nell‘ambito della sua attività militare. Quello stesso anno, poco prima delle nozze, Rodolfo aveva intrapreso un viaggio in Oriente durante il quale aveva visitato l’Egitto del nord e la Terra Santa, e aveva raccolto le sue esperienze di viaggio in un libro dal titolo “Un viaggio in Oriente”. Profondamente colpito da quel viaggio, Rodolfo si fece arredare nel suo appartamento nella Hofburg un “salotto turco” che usava come studio privato e conteneva numerosi oggetti ricordo come tappeti, armi, accessori da fumo e inoltre gli sgabelli turchi qui esposti, con intarsi di madreperla e avorio, e un’ottomana turca. 48 GLI ARREDI DEL CASTELLO DI CACCIA DI MAYERLING In una riserva di caccia a sud-ovest di Vienna il principe ereditario Rodolfo acquistò un podere, il cosiddetto Mayerlinghof, per farlo trasformare nel 1886/87 in un castello di caccia con edifici annessi. Dopo la morte del principe ereditario, avvolta nel mistero, suo padre Francesco Giuseppe diede ordine che il castelletto di caccia fosse trasformato in convento dedicato all’ordine delle Carmelitane scalze, che ancora oggi pregano per la salvezza dell’anima di Rodolfo. In particolare fu costruita una cappella neogotica al posto della camera in cui la mattina del 30 gennaio 1889 Rodolfo fu ritrovato morto insieme alla baronessa Mary Vetsera disteso nel letto. LETTO E POLTRONA Della camera in cui morì il principe ereditario Rodolfo nel castelletto di caccia di Mayerling. NUDO DI MARY VETSERA Olio su tela Pittore anonimo Intorno al 1888 49 OMBRELLINO PARASOLE E VENTAGLIO DELL’IMPERATRICE ELISABETTA A quanto pare la giovane imperatrice nutriva sentimenti contrastanti riguardo alla propria bellezza, che era sulla bocca di tutti: da una parte era importante per la sua autostima, ma allo stesso tempo rappresentava un peso, poiché la obbligava ad esporsi costantemente allo sguardo curioso e critico soprattutto della corte. Per questo i ventagli e gli ombrelli divennero ben prima della vecchiaia degli accessori utilissimi per Elisabetta, poiché grazie ad essi poteva tenere lontani gli sguardi indiscreti. Col passare del tempo Elisabetta, sempre più schiva, non permise più che la fotografassero. 50 TAVOLINO PORTAFIORI E COMÒ DEL SALOTTO DELLA HERMESVILLA Questo tavolino portafiori faceva parte di un insieme di mobili liberamente ispirati allo stile Luigi XVI che troneggiavano nel salotto dell’imperatrice Elisabetta nella Hermesvilla. Situata nel lato est del parco Lainzer Tiergarten, la villa fu costruita nel 1882/86 secondo i progetti degli architetti Carl von Hasenauer e Gottfried Semper nello stile del tardo Rinascimento francese. Francesco Giuseppe I aveva probabilmente previsto di trascorrervi la vecchiaia insieme a sua moglie. 51 L’IMPERATRICE ELISABETTA A CORFÙ Pastello su carta Friedrich August Kaulbach Post 1898 Meta frequente delle “fughe” di Elisabetta dall’odiata corte di Vienna era Corfù. Il primo soggiorno sull’isola del Mediterraneo risale al 1861. Presa dall’entusiasmo per la Grecia e la sua cultura, vi si sarebbe in seguito fatta costruire l ”Achilleion”: un castello in stile pompeiano che prendeva il nome da Achille, suo personaggio mitologico preferito. Per proseguire la visita, recatevi adesso a destra, salite le scale e procedete poi a destra.