Città di Chioggia ... ma io tacqui In Germania i nazisti attaccarono per primi i comunisti; ma io tacqui perché non ero comunista. Poi aggredirono sindacati; ma io tacqui perché non ero sindacalista. Poi si rivolsero agli ebrei; ma io tacqui perché non ero ebreo. Poi fu la volta di omosessuali, zingari e Testimoni di Geova; ma io tacqui perché ero non ero certo omosessuale, né zingaro, né Testimone di Geova. Poi perseguitarono i cattolici; ma io non dissi una parola perché ero protestante. Infine vennero da me; a quel punto non era rimasto nessuno che potesse parlare a mio favore. Pastore Martin Niemoeller (1892-1984) internato nel lager di Auschwitz Assessorati alla Pubblica Istruzione, alla Cultura e alla Comunicazione I PRINCIPALI CAMPI DI STERMINIO I TRIANGOLI COLORATI Così venivano "marcato" i prigionieri del KZ AUSCHWITZ (1940) BELZEC (1942) BERGEN BELSEN (1943) BOLZANO (1944) BUCHENWALD (1937) CHELMNO (1941) DACHAU (1933) DORA MIUELBAU (1943) ESTERWEGEN (1934) FLOSSENBÙRG (1938) FOSSOLI (1943) GROSS ROSEN (1940) MAJDANEK (1941) MAUTHAUSEN (1938) NATZWEILER (1941) NEUENGAMME (1938) RAVENSBRÙCK (1939) RISIERA Dl SAN SABBA (1943) SACHSENHAUSEN (1936) SOBIBOR (1942) STUTTHOF (1939) TREBLINKA (1942) Ebreo Stella di Davide gialla a sei punte Politico ebreo Con triangolo rosso Politico Triangolo rosso Apolide Triangolo azzurro Omosessuale Triangolo rosa "Studioso della Bibbia" (Testimone di Geova) Triangolo marrone Zingaro Triangolo viola Asociale (per i nazisti) Triangolo nero Deliquente costante (condannato per gravi reati) Triangolo verde Sopra il distintivo era stampata le signa di nazionalità del deportato, a fianco del numero di matricola, che ad Auschwitz veniva invece tatuato sul braccio. La Stella di David gialla fu usata già dai primi anni della persecuzione anti-ebraica in Germania per identificare gli appartenenti a questa religione: gli ebrei, infatti, erano obbligati a cucire questo simbolo nei loro indumenti in modo che fosse ben visivo; con l’avvio dell’olocausto, la Stella di David divenne il simbolo indicatore degli ebrei nei campi di sterminio nazisti. Per gli internati nei campi di concentramento e di sterminio nazisti che non rientravano nella definizione “ebrei”, vennero usati, come segni di riconoscimento dei triangoli colorati: VIOLA per i Testimoni di Geova; ROSA per gli omosessuali; ROSSO per i comunisti e i sindacalisti; MARRONE per gli zingari; GRIGIO per i cosiddetti “anti-sociali”. 27 GENNAIO “Giorno della Memoria” In ricordo dello sterminio e delle persecuzioni del popolo ebraico e dei deportati militari e politici italiani nei campi nazisti (Legge 20 luglio 2000, n. 211) Sono trascorsi più di sessant’anni dal genocidio di sei milioni di ebrei e di almeno 500mila zingari, malati psichiatrici, disabili, omosessuali e minoranze etniche e religiose decretato dalla “soluzione finale” e dall’ascesa della follia del Nazifascismo. Si dovette attendere il 1945 e la sconfitta di Hitler per porre fine al periodo più buio del secolo scorso e per scoprire gli obbrobri compiuti dagli aguzzini tedeschi nei campi di sterminio di Auschwitz - Birkenau, Mauthausen , Sobibor e Treblinka. A distanza di tanto tempo tuttavia non si può ancora dimenticare quanto avvenuto e non lo si potrà mai, così come ben ha espresso Primo Levi all’inizio del suo libro “Se questo è un uomo” e dall’istituzione della Giornata della Memoria che si celebra proprio il 27 gennaio. È necessario infatti ricordare la sofferenza dei campi di sterminio, far vivere la memoria perché “la cultura dell’oblio – come scrisse il presidente nazionale degli ex deportati Maris – è veleno per la coscienza degli uomini”. SE QUESTO È UN UOMO Voi che vivete sicuri Nelle vostre tiepide case Voi che trovate tornando a sera Il cibo caldo e visi amici Considerate se questo è un uomo Che lavora nel fango Che non conosce pace Che lotta per un pezzo di pane Che muore per un sì o per un no. Considerate se questa è una donna, Senza capelli e senza nome Senza più forza di ricordare Vuoti gli occhi e freddo il grembo Come una rana d’inverno Meditate che questo è stato: Vi comando queste parole. Scolpitele nel vostro cuore Stando in casa andando per via, Coricandovi alzandovi; Ripetetele ai vostri figli. O vi si sfaccia la casa, La malattia vi impedisca I vostri nati torcano il viso da voi. Primo Levi LEGGE 20 LUGLIO 2000, N. 211 Istituzione del “Giorno della Memoria” in ricordo dello sterminio e delle persecuzioni del popolo ebraico e dei deportati militari e politici italiani nei campi nazisti. 1. La Repubblica Italiana riconosce il giorno 27 gennaio, data dell’abbattimento dei cancelli di Auschwitz, “Giorno della Memoria”, al fine di ricordare la “Shoah” (sterminio del popolo ebraico), le leggi razziali, la persecuzione italiana dei cittadini ebrei, gli italiani che hanno subito la deportazione, la prigionia, la morte, nonché coloro che, anche in campi e schieramenti diversi, si sono opposti al progetto di sterminio, ed a rischio della propria vita hanno salvato altre vite e protetto i perseguitati. 2. In occasione del “Giorno della Memoria” di cui all’articolo 1, sono organizzati cerimonie, iniziative, incontri e momenti comuni di narrazione dei fatti e di riflessione. in modo particolare nelle scuole di ogni ordine e grado, su quanto è accaduto al popolo ebraico e ai deportati militari e politici italiani nei campi nazisti in modo da conservare nel futuro dell’Italia la memoria di un tragico ed oscuro periodo della storia nel nostro Paese e in Europa, e affínchè simili eventi non possano mai più accadere. L’OLOCAUSTO Il termine “Olocausto” si riferisce al periodo dal 30 Gennaio 1933, quando Hitler divenne Cancelliere della Germania, all’8 Maggio 1945, la fine della guerra in Europa, in questo periodo furono milioni le persone soppresse dalla follia razziale nei confronti non solo degli ebrei. Pur essendo impossibile accertare l’esatto numero di vittime ebree, le statistiche indicano che il totale fu di oltre 5.860.000 persone. La maggior parte delle autorità generalmente accettano la cifra approssimativa di sei milioni a cui si devono sommare 5 milioni circa di civili non ebrei uccisi. In tutto quindi, ma la cifra precisa ha ben poca importanza, oltre 10 milioni di persone furono uccise dall’odio nazionalsocialista. Tra i gruppi assassinati e perseguitati dai nazisti e dai loro collaboratori, vi erano: zingari, serbi, membri dell’intellighentia polacca, oppositori della resistenza di tutte le nazionalità, tedeschi oppositori del nazismo, omosessuali, testimoni di Geova, delinquenti abituali, o persone definite “anti sociali”, come, ad esempio, mendicanti, vagabondi e venditori ambulanti. La maggior parte delle persone soppresse passarono per i campi di sterminio, che erano campi di concentramento con attrezzature speciali progettate per uccidere in forma sistematica. Storicamente il partito nazista prese la decisone di dare avvio alla cosiddetta “soluzione Finale” (Endl’sung), in realtà molti ebrei erano già morti a causa delle misure discriminatorie adottate contro di loro durante i primi anni del Terzo Reich, ma lo sterminio sistematico e scientifico degli ebrei non ebbe inizio fino all’invasione, da parte della Germania, dell’Unione Sovietica nel Giugno 1941. Per i nazisti ebreo era: chiunque, con tre o due nonni ebrei, appartenesse alla Comunità Ebraica al 15 Settembre 1935, o vi si fosse iscritto successivamente; chiunque fosse sposato con un ebreo o un’ebrea al 15 settembre 1935 o successivamente a questa data; chiunque discendesse da un matrimonio o da una relazione extraconiugale con un ebreo al o dopo il 15 settembre 1935. Ma il Terzo Reich considerava nemici non solo gli ebrei, ma anche, zingari, oppositori politici, oppositori del nazismo, Testimoni di Geova, criminali abituali, e “anti-sociali”. In sostanza ogni individuo che poteva essere considerato una minaccia per il nazismo correva il rischio di essere perseguitato, ma gli ebrei erano l’unico gruppo destinato ad un totale e sistematico annientamento. Per sottrarsi alla sentenza di morte imposta dai Nazisti, gli ebrei potevano solamente abbandonare l’Europa occupata dai tedeschi. La persecuzione, certamente all’epoca nota a tutti i tedeschi, e lo sterminio degli ebrei da parte dei nazisti, venne conosciuta in tutta la sua terribile violenza fatta di camere a gas e forni crematori, dopo la liberazione dei campi di concentramento da parte degli Alleati nel maggio del 1945. I DIVIETI “Stanotte non riuscivo a prender sonno e ripensavo e catalogavo nella mente tutti questi divieti che in qualche modo, anche se in misura minima, mi riguardano. E poiché è domenica pomeriggio (da due giorni sta nevicando... ) trascriverò qui i divieti di cui riesco a ricordarmi e, dopo averli trascritti, lascerò ancora molto spazio in bianco per gli altri che d’ora in avanti si aggiungeranno alla lista. ➧ Non posso uscire di casa dopo le otto di sera. ➧ Non posso prendere un alloggio indipendente. ➧ Non posso cambiare casa al di fuori dei quartieri di Praga I o V, e sempre in subaffitto. ➧ Non posso frequentare fiaschetterie, caffè, osterie, cinema, teatri e concerti, tranne uno o due caffè per me autorizzati. ➧ Non posso andare nei parchi e nei giardini pubblici. ➧ Non posso andare nei boschi della città. ➧ Non posso allontanarmi dalla cerchia urbana di Praga. ➧ Non posso andare (quindi) a casa mia, a Kutná Hora e in nessun altro luogo, se non con un permesso speciale della Gestapo. ➧ Non posso salire in tram sulla vettura motrice, soltanto nell’ultimo rimorchio, e, se l’ingresso è al centro, solo nella parte posteriore della vettura. ➧ Non posso fare acquisti nei negozi in altri orari che dalle 11 alle 13 e dalle 15 alle 17. ➧ Non posso recitare in teatro, né svolgere qualsiasi altra attività in pubblico. ➧ Non posso essere membro di alcuna associazione. ➧ Non posso frequentare scuole di sorta. ➧ Non posso avere rapporti con membri della Comunità Nazionale, che a loro volta non dovranno avere rapporti con me, non dovranno rivolgermi il saluto, né fermarsi con me, e dirmi altre parole che quelle strettamente indispensabili (quando vado a comprar qualcosa, ecc.)” Da “La cosa chiamata poesia”, Einaudi, 1969, di Jiri Orten (1919 - 1941) poeta ceco, destinato al lager Orten morì il giorno del suo ventiduesimo compleanno sotto le ruote di un’autoambulanza tedesca. LE CIFRE DEL MASSACRO La galassia dei campi di concentramento nazista sfruttò, di fatto, dal 1933 circa 25.000.000 di schiavi di 28 nazioni, dei quali 9.250.000 prigionieri militari (di cui 5.300.000 russi e 700.000 italiani - IMI); 4.350.000 deportati politici (di cui 2.300.000 tedeschi); 7.900.000 deportati razziali e “diversi” (ebrei, zingari, omosessuali, alienati, criminali...); 3.850.000 lavoratori sedicenti liberi, emigrati o rastrellati, dalla Francia, Italia ed Europa Orientale. I Lager di detenzione furono: 24 di sterminio diretto o col lavoro duro sottoalimentato (KL, KZ) (con 1.700 dipendenze e 9.950 siti); 850 Lager militari e dipendenze (St., Of., etc., di cui 142 principali); 2.000 Battaglioni di lavoratori militarizzati (Bau-Btl); alcune decine di migliaia di Arbeits Kommando di fabbrica (AK). I morti, in prevalenza ebrei e russi, furono 16.000.000 (per inedia, tifo, tbc, bombardamenti, gas e pallottole) dei quali 4.600.000 militari, 4.700.000 civili e 6.700.000 “diversi” (razziali, etc.). I superstiti furono solo 9.000.000. GLI ITALIANI NEI LAGER NAZISTI Gli schiavi italiani furono in tutto 1.000.000, di cui 716.000 i cosiddetti internati militari (IMI e KGF) iniziali, 44.000 deportati in KZ, 170.000 lavoratori liberi civili (volontari e precettati) ed infine 78.000 altoatesini emigrati, che avevano optato per la nazionalità tedesca, ma riscopertisi italiani a guerra perduta! In queste cifre non sono compresi gli schiavi sfruttati direttamente dai tedeschi in Italia, nella Todt e, indirettamente, nei battaglioni di disciplina: alcune migliaia di coscritti renitenti della “leva Graziani” e poi trasferiti in parte nel Reich come ausiliari della RSI. I deportati politici e razziali nei KZ e Straflager/Gestapo furono in tutto circa 44.000, dei quali 8.900 ebrei e zingari (6.750 ebrei italiani, alcune centinaia di stranieri catturati in Italia e 1.900 ebrei del Dodecaneso), forse 30.000 “oppositori” (inclusi dei partigiani arrestati senz’armi), alcune centinaia di ufficiali antifascisti rastrellati, 2200 carcerati militari di Peschiera. A questi si aggiungono 3000 coatti IMI transitati nei KZ e Straflager (con oltre 900 ufficiali, di cui 374 nello Straflager di Colonia), per lo più per resistenza ideologica, sabotaggi, tentata evasione, infrazioni gravi. Tra i deportati di truppa (molti nelle fabbriche sotterranee di Dora) ci furono dei bravi minatori senza colpe, ma validi capi squadra. I sopravvissuti furono circa 4.000 “politici” ed ex IMI, 830 ebrei italiani e 179 dell’Egeo. Tra i lavoratori civili, detti ipocritamente “liberi”, all’8 settembre 1943 erano presenti in Germania 80/120.000 italiani civili, residuo di un numero maggiore di emigrati dal 1940, in parte rimpatriati per fine contratto o per ferie e sorpresi in Italia dall’“8 settembre”. Parecchi erano fascisti, non avendo vissuto in Italia il crollo del regime. Agli emigrati si aggiunsero, nel ’44, 74.000 operai volontari o rastrellati in Italia (per un decimo donne), così da raggiungere 170.000 civili presenti, a fine guerra, dei 246.000 emigrati dal 1940. I deceduti per malattia o sotto i bombardamenti sarebbero stati 10.000. I militari lavoratori “ausiliari” (volontari e obbligati) erano al seguito diretto delle FF.AA. germaniche (Wehrmacht, Luftwaffe, Flak, nebbiogeni) o della “Todt”, mentre i “combattenti” erano inquadrati come “legionari RSI” nelle divisioni allogene delle SS (italiana, sud tirolese e miste di varie nazionalità). Degli 810.000 militari italiani catturati dai tedeschi, 94.000 optarono alla cattura, per coerenza od opportunismo, come combattenti (14.000) o ausiliari (80.000). Dei 716.000 IMI restanti, durante l’internamento, 43.000 optarono nei Lager come combattenti (nei primi 8 mesi) e 60.000 (in tutto l’internamento) come ausiliari (nei Bti di lavoratori militarizzati, assegnati in prevalenza alla Luftwaffe) in alternativa alla “civilizzazione”. 16 OTTOBRE 1943 Inizia da Roma l’Olocausto degli ebrei Italiani “Mentre gli ebrei romani decidevano di stare in guardia, continuava ad essere difficile l’interpretazione dei segnali. I soldati tedeschi trattavano i civili con cortesia e rispetto. Acquistavano orologi e souvenir dal negozianti del ghetto. Gli ebrei si sentivano rassicurati, appunto come volevano le SS. Il loro destino, infatti, era già stato deciso. Il 12 settembre il maggiore delle SS Kappler, capo della polizia della sicurezza tedesca a Roma, aveva ricevuto una telefonata dall’ufficio berlinese del capo delle SS Himmler, ed era stato informato che gli ebrei romani dovevano essere deportati. Il 25 settembre, Kappler ricevete l’ordine: “Tutti gli ebrei, senza distinzione di nazionalità, età, sesso e condizioni, dovranno essere trasferiti in Germania e Ivi liquidati. Il successo dell’impresa dovrà essere assicurato mediante un’azione di sorpresa...”L’inganno era all’ordine del giorno. Il primo colpo fu sferrato la sera dopo, il 16 ottobre 1943 ... I romani che si aggiravano per le vie intorno al vecchio ghetto dovettero comprendere subito che l’apparente tranquillità delle prime sei settimane di occupazione tedesca era finita: nel buio, sotto la pioggia, le SS stavano circondando il ghetto ... Molti ebrei furono caricati immediatamente sul camion; molti altri furono trascinati dal vecchio ghetto verso il Teatro di Marcello, dove furono costretti ad attendere sotto la pioggia. I vecchi e i malati stentavano a reggersi in piedi. 1 bambini piangevano. Le famiglie cercavano di rimanere unite. (…) La razzia dei tedeschi non si riversò solo sulle persone, ma su tutto il patrimonio della comunità ebraica romana compreso le due storiche biblioteche della Sinagoga che furono imballate e trasferite in Germania. La razzia del 16 ottobre aveva colpito anche fuori dal ghetto, in tutti i gruppi sociali ed economici della comunità ebraica romana. in totale 365 SS avevano arrestato 1259 persone prima che l’azione s1 concludesse dopo nove ore.” dal libro “Thìe italians and the Olocaust” di Susan Zuccotti pubblicato a cura dell’Università del Nebraska nel 1966. IL “PORRAJMOS” ZINGARO NELLA GERMANIA NAZISTA Per “Porrajmos” si intende l’Olocausto zingaro nell’Europa centrale durante la seconda guerra mondiale ad opera della Germania nazista. Come per gli ebrei, gli oppositori politici, gli omosessuali, i Testimoni di Geova, gli zingari subirono la violenza pianificata del regime nazista: perseguitati, internati nei campi di sterminio, eliminati con il gas e poi bruciati nei forni crematori. Il carattere prevalentemente nomade degli zingari, a quel tempo ancora prevalente, ha reso difficile quantificare il numero degli zingari sopravissuti all’Olocausto. Tale situazione è accentuata dal fatto che a liberazione avvenuta molti zingari rifiutarono di fornire i propri dati agli Alleati. Mancano dati ufficiali, ma una stima attendibile quantifica in 250 mila gli zingari sterminati nei campi nazisti. Lo sterminio ha riguardato zingari provenienti prevalentemente dalla stessa Germania (zingari “Zigeuwer”); dalle repubbliche baltiche, dalla Polonia, dalla Cecoslovacchia e dall’Ungheria (zingari “Sinti” e “Rom”); dall’Olanda, dal Belgio e dalla Francia (zingari “Manouches”), ma anche dall’Italia (zingari “Rom”) e persino dalla Spagna (zingari “Gitani”) e dalla Turchia (zingari “Farauwni”). Identificati da un triangolo marrone o nero e da un tatuaggio di una Z sul braccio, gli zingari furono usati come cavie umane per esperimenti medici e poi mandati ai lavori forzati e infine nelle camere a gas. Il Tribunale di Norimberga liquidò la questione dell’Olocausto zingaro in poche righe senza ascoltare nessun esponente delle Comunità zingare. Solo di recente, con la Legge n. 249, la Germania ha riconosciuto un indennizzo agli zingari sopravvissuti allo sterminio nei campi nazisti. GLI INNOMINABILI CON IL TRIANGOLO ROSA Creare un dipartimento speciale per combattere l’omosessualità diventò una parola d’ordine. Fu il primo passo fermo dei nazisti compiuto nello sterminio degli omosessuali. Fu preceduto dalla “notte dei lunghi coltelli”: il 30 giugno 1934 in Germania le SS di Himmler massacrarono le SA, le truppe d’assalto (impiegate dagli albori del nazismo e fino a quella data a combattere violentemente i comunisti, gli anarchici, i sindacalisti e gli uomini di cultura democratici) e arrestarono il loro capo Ernst Rohm la più potente personalità dopo Hitler. Rohm e moltissime SA erano omosessuali. Nell’ottobre 1934 fu creata la “sezione SD 11-S”, il dipartimento speciale per combattere l’omosessualità. Questa campagna causò la diaspora di oltre 200 mila omosessuali tedeschi, tra cui moltissimi intellettuali, verso altri paesi europei. Si calcola che furono almeno 150 mila gli omosessuali condannati dal regime nazista come “criminali degenerati”. Di questi circa 60 mila finirono nei lager, soprattutto a Mauthausen, Dachau e Buchenwald con un triangolo rosa cucito sulla divisa, quasi tutti senza farne più ritorno. I TESTIMONI DI GEOVA PERSEGUITATI DAI NAZISTI PER LA LORO FEDE Già dai primi anni della loro presa di potere, i nazisti si rivolsero contro la Congregazione Cristiano dei Testimoni di Geova presente in Germania. I Testimoni di Geova venivano dipinti dalla propaganda nazista come degli affiliati al sionismo ebraico o come diffusori delle teorie comuniste. Con lo scoppio della secondo guerra mondiale e l’occupazione della Germania dell’Europa centrale, la compagna contro i Testimoni di Geova si estese anche a questi territori e, dal 1942, contro di loro vennero aperte le porte dei campi di detenzione. Nel 1939, all’inizio della guerra, i Testimoni di Geova presenti in Germania, Austria, Belgio, Francia, Italia, Lussemburgo, Olanda, Polonia, Cecoslovacchia, Ucraina, Ungheria, erano 31.387; di questi, 8.586 vennero internati nei campi e adibiti ai lavori forzati; 3.138 furono quelli che morirono per i sistemi di vita imposti nei campi o che furono uccisi dai nazisti. I Testimoni di Geova italiani rinchiusi nei lagher nazisti furono solo tre un numero certamente esiguo di fronte al numero di Testimoni deportati dalla Germania e dagli altri Stati europei, ma in Italia i Testimoni di Geova avevano allora iniziato da poco la loro testimonianza e gli affiliati erano molto pochi. I CHIOGGIOTTI MORTI NEI LAGER Guido Lionello Guido Lionello nacque a Chioggia il 16 novembre 1911 La sua, peraltro numerosa, famiglia subì per le proprie convinzioni politiche la persecuzione dei fascisti chioggiotti, tanto da essere costretta a trasferirsi a Venezia già dal 1920; in particolare il padre Antonio, pescatore, anarchico, anch’egli schedato come “comunista” subì il carcere a la tortura e fu condannato al confino. Guido, emigrò clandestinamente negli USA nel 1932, arrestato come attivista sindacale e comunista, fu espulso dal Paese. Dopo aver girovagato per mezzo mondo, rientrò a Chioggia nel 1934 da dove dovette quasi subito fuggire perché ricercato dalla polizia fascista. Nel marzo del 1936, da Marsiglia si trasferì in Spagna per partecipare alla difesa della Repubblica e aderì alle milizie armate del Poum (Partito Obrero de Unificacìon Marxista). Sfuggito in qualche modo alle fucilazioni di massa seguite alla sconfitta della Repubblica Spagnola, Guido Lionello nel luglio del 1939 si trova a Tolosa e, nell’aprile dell’anno dopo, viene arrestato e internato nel campo di concentramento di Gours, dove viene rilasciato due mesi dopo. Nel 1942 fu nuovamente arrestato, questa volta dai tedeschi della Gestapo, e inviato come “lavoratore volontario” a Saarburg. Con l’8 settembre 1943, subì la sorte di tutti gli italiani presenti in Germania e quindi, venne inviato nel lager nazista di Dachau. La conferma ci è fornita dalla comunicazione della sua morte registrata all’Ufficio anagrafe di Chioggia: morto a Dachau, in Germania, il 22 maggio 1945, poche settimane dopo la fine di Mussolini e del Furer. Il lager, tremendo, di Dachau era stato liberato dalle truppe USA appena il 29 aprile; ma dopo due lunghi anni di lavoro coatto in una fabbrica tedesca, 13 mesi di carcere nazista e 21 mesi di detenzione nel lager, le condizioni fisiche di Guido dovevano essere allo oramai allo stremo e, così come tanti altri, riuscì appena a sfiorare il ritorno alla libertà dopo una vita errante dedicata alla causa dell’emancipazione sociale. A lui il 22 febbraio 2002 è stata dedicata una piazza nel quartiere Saloni. Ma furono molti i chioggiotti che persero la vita nei campi di concentramento Stendiamo una prima lista (senz’altro incompleta) di queste vittime: Bergo Giulio di Sante, Boscolo Arduino di Angelo, Boscolo Fiorello di Giuseppe, Boscolo Giuseppe di Federico, Boscolo Vittorino di Vincenzo, Bullo Giovanni fu Umberto, Ciriello Emilio di Antonio, De Toni Sisto di Cesare, Dorigo Emilio fu Emiliano, Dughiero Gino di Angelo, Duse Angelo fu Nicolò Fiotto Aldo di Napoleone Fonsato Antonio di Emilio, Frezzato Silvio di Napoleone, Gianni Marcello di Antonio Grasso Carlo di Tranquillo, Grego Giusto di Umberto, Mattiazzi Antonio di Vincenzo, Modonese Emilio di Tullio, Penzo Fioravante fu Erminio, Pozzato Rolando fu Giovanni, Redi Italo di Attilio, Rinaldo Attilio di Augusto, Siviero Giovanni di Sante, Tiozzo Orlando di Cherubino, Vallese Giovanni di Antonio, Vendramin Amleto di Amedeo, cl. 1919, cl. 1902, cl. 1913, cl. 1919, cl. 1924, cl. 1916, cl. 1912, cl. 1907, cl. 1921, cl. 1922, cl. 1923 cl. 1923 cl. 1916 cl. 1912, cl. 1911, cl. 1917, cl. 1915, cl. 1917, cl. 1919, cl. 1915, cl. 1916, cl. 1915, cl. 1921, cl. 1915, cl. 1923, cl. 1915, cl. 1912, morto il 17.08.1944 morto il 25.02.1945 morto il 23.03.1944 morto il 05.09.1944 morto il 23.06.1944 morto il 18.05.1945 morto il 08.12.1944 morto il 06.04.1945 morto il 17.05.1944 morto il 22.02.1945 morto il 09.04.1944 morto il 18.12 1944 morto il 30.07.1944 morto il 15.02.1945 morto il 28.06.1944 morto il 18.06.1944 morto il 23.04.1945 morto il 04.04.1945 morto il 20.03.1945 morto il 25.05.1944 morto il 24.01.1945 morto il 22.08.1944 morto il 28.03.1945 morto il 26.10.1941 morto il 16.03.1945 morto il 18.07.1944 morto il 04.12.1944 cl. 1922, cl. 1919, cl. 1910, cl. 1924, disperso il 21.08.1944 disperso il 07.03.1945 disperso il 19.05.1944 disperso il 06.01.1943 Inoltre: Boscolo Angelo di Cherubino, Doria Sergio di Giulio, Frizziero Costantino di Giovanni, Garziero Antonio fu Attilio, Siti ufficiali dei campi http://www.auschwitz-muzeum.oswiecim.pl/ Complesso concentrazionario di Auschwitz (in lingua polacca/inglese/tedesca). http://www.buchenwald.de/ Lager di Buchenwald (in lingua tedesca/inglese/francese). http://www.kz-gedenkstaette-dachau.de/ Lager di Dachau (in lingua tedesca/inglese). http://www.flossenbuerg.de/ Lager di Flossenbürg (in lingua tedesca). http://www.fondazionefossoli.org/ Lager di Fossoli (in lingua italiana). http://www.mauthausen-memorial.gv.at/ Memorial del Lager di Mauthausen (in lingua tedesca/inglese). http://www.ravensbrueck.de/ Lager di Ravensbrück (in lingua tedesca/italiana/francese/inglese/polacca). Altri siti sull’argomento http://www.deportati.it/ ANED, Associazione Nazionale ex Deportati politici nei campi nazisti (in lingua italiana/inglese/francese/tedesca). http://www.cdec.it/ CDEC, Fondazione Centro di Documentazione Ebraica Contemporanea (in lingua italiana). http://www.kora.it/mauthausen Sito italiano sul campo di sterminio di Mauthausen, realizzato nell’anno scolastico 1998-99 da una classe di studenti e vincitore del Concorso Ministeriale “Il ‘900. I giovani e la memoria” (in lingua italiana). http://www.vhf.org/ Survivors of the Shoah Visual History Foundation (in lingua inglese). http://www.yad-vashem.org.il/ Yad Vashem, Holocaust Martyrs’ and Heroes’ Remembrance Authority (in lingua inglese/ebraica). http://www.ushmm.org/ Archivio USHMM, United States Holocaust Memoriale Museum (in lingua inglese). http://www.wiesenthal.com/ Simon Wiesenthal Center (in lingua inglese). http://www.shoa.de/ Sito tedesco dedicato ai temi, ai luoghi e ai nomi dell’olocausto. LIBRI SULLA SHOAH FILM SULLA SHOAH Una lapide in Via Mazzini di Giorgio Bassani La tregua di Francesco Rosi La Banalità del bene di Enrico Deaglio Il cielo cade di Andrea e Antonio Frazzi 16 ottobre 1943 di Giacomo Debenedetti La settima stanza di Marta Meszaros La principessa delle ombre di Cordelia Edvardson La vita è bella di Roberto Benigni Rosa Bianca di Roberto Innocenti Schindler’s List di Steven Spielberg Il fumo di Birkenau di Liana Millu Train de vie di Radu Mihaileanu L’amico ritrovato di Fred Uhlman Vincitori e Vinti di Stanley Kramer Dossier a cura di Sergio Ravagnan Testi, dati, notizie e immagini liberamente tratti dai siti internet che trattano la questioni relative alla Shoah e ai deportati nei lager nazisti. La biografia di Lionello è dedotta da una ricerca di Marco Rossi. L’elenco dei morti chioggiotti nei campi di concentramento tedeschi è stato ricavato dal numero speciale di Cronache Clodiensi, A. Terzo, n. 11, novembre 1955. Si ringraziano le associazione ANPI e ANCR sezioni di Chioggia.