UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI TERAMO _________________________ CORSO DI LAUREA IN TUTELA E BENESSERE ANIMALE Corso di : FISICA MEDICA Docente: Dott. Chiucchi Riccardo A.A. 2015 /2016 mail:[email protected] Medicina Veterinaria: CFU 5 (corso integrato con Statistica e Informatica : CFU 5) Tutela e benessere animale: CFU 5 Durata del corso: 35 ore Le leve Una leva è un’asta rigida libera di ruotare attorno ad un punto F, detto fulcro, alla quale sono applicate due forze: la forza resistente F e forza motrice F detta anche la forza potenza. M R Per trovarsi in equilibrio, la leva deve soddisfare le seguenti condizioni: 1) F F N 0 M R 2) 0 M R N Consideriamo il moto della sbarra rispetto al fulcro. La reazione vincolare è nulla e quindi le condizioni precedenti divengono: 1) F F 0 F F M R M R 2) 0 M R M R Applicando la definizione di braccio e momento di una forza alla leva e considerando che l’angolo θ formato da r e F vale π/2, cioè 90° ( il sinθ=1), si può riscrivere la formula del momento nella seguente maniera: r F sin r sin F b F cioè Fb Per calcolare la condizione di equilibrio, assumiamo arbitrariamente come verso di rotazione positivo, il verso anti-orario. Così facendo, il momento della forza motrice sarà positivo mentre il momento della forza resistente sarà negativo. F b F b Fb G F b M R M M R R M M R R Tale rapporto viene chiamato guadagno meccanico della leva. Le leve vengono divise in tre categorie a seconda del valore del guadagno. Si hanno: 1. LEVA SVANTAGGIOSA quando il guadagno G <1 F b G1 1 b b ; F F F b R M M M R R M R 2. LEVA INDIFFERENTE quando il guadagno G =1 F b G1 1 b b ; F F F b R M M M R R R M 3. LEVA VANTAGGIOSA quando il guadagno G >1 F b G1 1 F b R M M b b ; F F M R R M R Le leve inoltre si possono classificare anche in primo, secondo e terzo genere, in base al posizionamento delle forze rispetto al fulcro. 1. Leva di primo genere: il fulcro si trova tra la forza resistente e la forza motrice. Possono essere vantaggiose, svantaggiose o indifferenti. Sono leve di primo genere ad esempio: 2. Leva di secondo genere: la forza resistente si trova tra il fulcro e la forza motrice. Sono sempre vantaggiose. 3. Leva di terzo genere: la forza motrice si trova tra il fulcro e forza resistente. Sono sempre svantaggiose. Dinamica dei corpi rigidi estesi Esaminiamo ora il moto di un corpo rigido esteso, le cui dimensioni quindi, non possono più essere considerate puntiformi. Suddividiamo il corpo in N (moltissime) parti, tali che ognuna possa essere considerata come puntiforme. Ogni i-esima parte avrà una massa mi e sarà identificata dal vettore posizione r (x ,y ,z ) Introduciamo una grandezza r , detta centro di massa del corpo così definita: i CM r (x ,y ,z ) CM CM CM CM m x N x CM i i1 m N i i1 m y N i ;y CM i i1 m N i i1 m z N i ;z CM i i1 m N i i1 i i i i In forma vettoriale il centro di massa è dato da: m r m r N N i i r i1 CM m N i i i1 m tot i i1 dove mtot rappresenta la massa totale del corpo. Velocità e quantità di moto del centro di massa Analizziamo il moto del centro di massa partendo dalla definizione di velocità: m r dr d 1 d 1 v m r dt dt m m dt m 1 v m v m v m v m N i CM i N i1 CM i i tot N tot i i i1 N CM i tot i1 tot d m dt r N i tot CM i1 i i i1 Visto che il corpo ha una massa totale pari alla somma delle masse m ) e la quantità N di tutte le particelle i-esime (mtot ii i1 m v q Q N N i i i i1 tot rappresenta la quantità di moto totale del i1 corpo, l’espressione vista precedentemente si può riscrivere nella seguente maniera: Q m v tot tot CM Da questa formula si può dedurre che la quantità di moto totale di un corpo esteso rigido è uguale alla quantità di moto di una particella puntiforme di massa mtot che si muove solidale con il centro di massa con una velocità pari a Accelerazione del centro di massa v . CM Analogamente a quanto fatto per la velocità, partiamo alla definizione di accelerazione: dv 1 d 1 a m v dt m dt m N CM CM i i i1 tot tot d 1 m v dt m N i i i1 tot m N i a i i1 m a m a F F m a N tot N CM i i i i1 est tot CM i1 indicando con F i la forza risultante di tutte le forze esterne F est agenti sulla particella i-esima del corpo rigido esteso, si deduce che: il centro di massa di un corpo, si muove come se fosse una particella puntiforme, di massa pari alla massa totale mtot del corpo e soggetta alla somma delle forze esterne F est applicate al corpo. Se sul corpo quindi non agiscono forze esterne o è nulla la loro risultante, l’accelerazione del centro di massa è nulla cioè il centro di massa è in quiete o si muove di moto rettilineo uniforme. F 0 a 0 v cos tante o v 0 est CM CM CM Quantità di moto del centro di massa Scomponendo l’espressione precedente si ha: dv dm v dp F m a m dt dt dt CM est tot CM tot CM tot tot dp F dt tot est Si conclude quindi che la risultante delle forze esterne F est agenti su un corpo è pari alla derivata fatta rispetto al tempo della quantità di moto totale p tot del corpo. Conservazione della quantità di moto Se un corpo non è soggetto a forze esterne, si ha: dp F 0 F 0 p costante dt tot est est tot Che costituisce il PRINCIPIO DI CONSERVAZIONE DELLA QUANTITA’ DI MOTO DI UN SISTEMA: se in un sistema la risultante delle forze esterne è nulla, la quantità di moto totale del sistema rimane costante nel tempo. Momento angolare di una particella Si definisce momento angolare muove con velocità vettoriale data da: L di una particella di massa m che si v rispetto ad un punto O, la grandezza L r q r mv mr v Il momento angolare L quindi è un vettore perpendicolare al piano determinato da r e v il cui verso è determinato dalla regola della mano destra. Momento angolare di un sistema di particelle Consideriamo ora un sistema composto da più particelle ed indichiamo con L tot il momento angolare totale del sistema. L r q N tot i i i1 Derivando rispetto al tempo si ottiene: d d d d L r q r q r q dt dt dt dt N tot N i N i i1 i i i i1 i i1 Se il punto O rispetto al quale sono riferiti i vettori posizione ri è in quiete o coincide con il centro di massa del sistema, allora il termine d r q è nullo e quindi si ha: dt i i d d L r q r (F F ) dt dt N tot N i i1 i i i1 int est int est Dove con int e est vengono indicati rispettivamente il momento totale delle forze interne e il momento totale delle forze esterne. Da notare è che int è dato dalla somma delle forze interne agenti sulle singole particelle che, per il principio di azione reazione, a due a due si annullano. Quindi l’espressione precedente si riduce a: d L dt tot est Conservazione del momento angolare Analizzando la formula precedente, si deduce che quando il momento delle forze esterne est è nullo, il momento angolare totale del sistema non varia nel tempo cioè si conserva. d Se 0 L 0 L costante dt tot est tot Momento d’inerzia Consideriamo il moto circolare di un corpo di massa m che si muove con velocità angolare ω. L’energia cinetica del corpo sarà: 1 1 1 E mv m R m R 2 2 2 2 2 2 2 k denotando con I mR la grandezza detta momento di inerzia I della massa m rispetto al centro di rotazione O. 2 Si osserva che più esteso il corpo e maggiore è il suo momento di inerzia. L’unità di misura del momento d’inerzia nel SI è il kg m2. L’energia cinetica rotazionale quindi varrà: 1 E I 2 2 k Di seguito vengono riportati dal sito https://it.wikipedia.org/ i valori del momento d’inerzia per alcune figure geometriche. Momento angolare di un corpo rigido Dalla formula del momento angolare abbiamo che se l’angolo r e v è di 90°, si ha: r mr v L mrv mrv I L I r r formato tra 2 Si può in generale dimostrare che ogni corpo ha almeno tre direzioni mutuamente perpendicolari per le quali il momento angolare L è parallelo all’asse di rotazione. Questi assi vengono detti assi principali di inerzia. Quando un corpo ruota attorno un asse principale di inerzia, il momento angolare totale Ltot è parallelo alla velocità angolare ω che è diretta come l’asse di rotazione. Urti Urti anelastici: dopo l’urto corpi si fondono in un solo corpo muovendosi con un unico valore della velocità. Supponiamo per esempio di considerare l’urto perfettamente anelastico tra due corpi. Indicando con mAe mB le masse dei due corpi e con v A e vB le loro velocità prima dell’urto, si ha: m v m v m m v A A B B dove con A B C v si è indicata la velocità comune ai due corpi. C Urti elastici: durante l’urto i corpi si deformano per poi ritornare alla forma originaria. Negli urti elastici viene conservata oltre alla quantità di moto anche l’energia cinetica del sistema. Supponiamo per esempio di considerare l’urto elastico tra due corpi, per semplicità nel caso unidimensionale. Indicando con mAe mB le masse dei due corpi e con v A e vB le loro velocità prima dell’urto, si ha: m v m v m v m v 1 1 1 1 2 m v A 2 m v B 2 m vA 2 m vB A A B B A 2 B 2 A dove con A B B 2 A 2 B v e v si è indicata la velocità dei due corpi dopo l’urto. A B Applet utili per la dinamica: http://www.walter-fendt.de/ph14i/collision_i.htm