Verbale dell`incontro per la discussione delle modalità concrete da

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Verbale dell'incontro per la discussione delle modalità concrete da adottare per dare
attuazione alle disposizioni normative in materia di impianti elettrici, di messa a terra e
di protezione dalle scariche atmosferiche di cantiere
22 marzo 2012, c/o sede del Collegio Periti Industriali di Udine, Via Grazzano 10
Presenti, per gli organi di controllo:
ing. Simoni, ASL 1
dott. Perin, ASL 5
dott. D'Ambrosio, DRL FVG
ing. Di Florio, ing. Perco, DTL Udine
app. sc. Pittalis, NIL Udine
ing. Adamo, DTL Pordenone
l'ASL 4, che era stata delegata a rappresentare la ASL 3, ha dichiarato l'impossibilità a
partecipare all'incontro
per i tecnici:
p.i. Bettuzzi, CISC
geom. Binutti, CISC
ing. Cataldo, CISC, ATER Udine
arch. Dal Santo, CISC
p.i. Del Frate, CISC
geom. Milocco, CISC
ing. Fuso, SDAG spa
ing. Govatto
ing. Marzullo
p.i. Mansutti
p.i. Massarutto
p.i. Passon, coordinatore commissione elettrotecnica del relativo collegio
geom. Fantini, componente commissione sicurezza del relativo collegio
Premessa
Le risposte ai quesiti posti sono elaborate in base alle normative vigenti e con
particolare riguardo alla norma CEI 64/8 – VI° edizione, alla guida CEI 64/17 - 02/2010 e
alla Guida Operativa Itaca 2010.
GENERALE
1.
Dove finisce il vero e proprio impianto elettrico di cantiere, cioè quell’impianto della cui
conformità dei componenti e regolarità di installazione è responsabile la ditta
specializzata incaricata dal Datore di Lavoro dell’impresa edile ? Con i quadri di prese
a spina (quelli fissi) ai quali sono alternativamente connessi gli apparecchi utilizzatori ?
Con le prolunghe e con i quadri di prese a spina mobili? Con ciò che è certificato nella
dichiarazione di conformità ?
Premesso che l’impianto elettrico è definito dalla Norma CEI 64/8 – ed. VI° - cap. 24 e
che il cantiere è disciplinato dalla parte VII- sez. 704 della stessa, nella guida CEI 64/17
punto 1, l'impianto elettrico di cantiere è identificato nell'insieme dei componenti
elettrici, elettricamente dipendenti, installati all'interno dell'area di cantiere, ed è
soggetto alla dichiarazione di conformità di cui al D.M. 37/2008.
Le prolunghe e attrezzature mobili non fanno parte dell'impianto elettrico di cantiere; è
responsabilità di chi le introduce ed utilizza assicurane la rispondenza alla normativa
vigente e la sicurezza nell’impiego.
Fermo restando che l'impiantista è responsabile della corretta esecuzione della
porzione di impianto di cui attesta la conformità, e che è pertanto opportuno che il
datore di lavoro dell'impresa individui a monte le utenze di cui ha bisogno e le
comunichi preventivamente all'impiantista, è chiaro che, qualora si rendano necessarie
modifiche all'impianto che ne determinino la sua trasformazione o l’ampliamento, il
datore di lavoro dell'impresa deve ricorrere all’opera di una impresa installatrice
abilitata ai sensi del D.M. 37/2008, che provvederà alla emissione di una nuova
certificazione di conformità; se invece le varianti introdotte sono di minore entità, tali
da non modificare la struttura dell’impianto, ma finalizzate alla compensazione del
degrado con la riparazione o la sostituzione dei suoi componenti, fermo restando per
l’intervento il riscorso a personale qualificato, non si rende necessaria una nuova
certificazione.
L'as-built allegato alla dichiarazione di conformità deve essere congruente con quanto
realizzato, e dovrà essere aggiornato in funzione delle modifiche successivamente
introdotte.
E’ responsabilità del C.S.E. richiedere l’eventuale aggiornamento della dichiarazione di
conformità, che si configura come appendice del POS.
QUADRI
2.
Molto spesso trova applicazione in cantiere la messa in opera di quadri di distribuzione
principali o di zona ricavati da quadri comunemente utilizzati negli impianti dei
capannoni industriali (tipo AS ?), protetti con tettoiette in legno o assimilati,
regolarmente inseriti in “dichiarazione di conformità”. Ciò è regolare o sempre e
comunque i quadri di cantiere devono essere certificati ASC ai sensi della CEI 17-13/4 ?
Tutti i quadri per la distribuzione dell’elettricità nei cantieri di costruzione e demolizione
devono essere conformi alle prescrizioni della Norma Europea EN 60439-4 “Apparecchiature assiemate di protezione e di manovra per bassa tensione (quadri BT)
Parte 4: Prescrizioni particolari per apparecchiature assiemate per cantiere (ASC)” (CEI
17-13/4), questo perché devono essere sottoposti a complicate prove di tipo, in
genere non effettuabili dai normali quadristi o elettricisti.
É per questo motivo che abitualmente i quadri ASC (Assiemati di Serie per Cantieri)
vengono acquistati già montati, collaudati e certificati dal costruttore.
3.
E’ noto che uno stesso quadro può svolgere più funzioni (distribuzione principale,
distribuzione di zona, prese a spina) secondo CEI 17-13/4, sez. 101. Però sovente i
quadri di prese a spina sono utilizzati come sostitutivi del quadro di distribuzione
principale. Ciò è regolare ?
La guida CEI 64-17 – sezione 7 - in base a caratteristiche dimensionali, strutturali, di
assorbimento e di utilizzo individua vari livelli dei quadri di cantiere:
 ASC di distribuzione principale;
 ASC di distribuzione;
 ASC di trasformazione;
 ASC di distribuzione finale;
 ASC di prese a spina.
Ogni quadro ASC, indipendentemente dalla funzione svolta, dovrà avere:
in entrata
 un dispositivo di sezionamento con la possibilità di bloccarlo in posizione di
aperto;
 un dispositivo di protezione contro le sovracorrenti, non strettamente necessario
se la protezione è assicurata da un dispositivo a monte;
In uscita
 uno o più circuiti singolarmente protetti contro le sovracorrenti, i contatti diretti e
indiretti.
In base al tipo di cantiere ed al suo sviluppo ed alla sua complessità impiantistica, ogni
quadro può diventare quello principale, di zona, di prese a spina ovvero inglobare in
un unico involucro tutte queste funzioni.
La scelta della tipologia e del numero dei componenti ritenuti necessari deve essere
effettuata attraverso un scelta progettuale; laddove non vi è l’obbligo formale di un
progetto è comunque necessario produrre lo schema elettrico dell’impianto e
l’indicazione dei componenti sulla planimetria.
4.
Quando all’interno dei cantieri, non sempre di grandi dimensioni, vengono posizionati e
serviti dal punto di misura Enel 2 distinti quadri di distribuzione principale, a valle dei
quali si sviluppano in sostanza 2 distinti impianti elettrici spesso accompagnati da due
distinti impianti di terra ma un’unica dichiarazione di conformità, siamo di fronte ad una
applicazione a regola d’arte, oppure è sempre dovuto a monte un unico quadro di
distribuzione principale (come indicato anche dalle linee guida ITACA) che permetta
un interruzione dell’impianto unificata, sia essa effettuata da interruttore o da comando
di emergenza (fungo) ?
A prescindere dal numero e tipo di alimentazioni elettriche del cantiere, si dovrà
prevedere una procedura di intervento tale da garantire con una manovra unica
adeguatamente segnalata (cartellonistica unificata durevole), l’interruzione dei circuiti
in caso di necessità/emergenza.
Diverso è invece il caso dell’impianto di messa a terra in quanto è vietata la formazione
di potenziali differenti in un’area nella quale possano trovarsi contemporaneamente
degli individui, tenendo presente che nei cantieri è abituale l’impiego di prolunghe per
l’alimentazione di utensili portatili, pertanto l’impianto di terra dovrà essere unico.
Quindi la responsabilità delle scelte è in carico alle figure interessate all’allestimento ed
alla conduzione del cantiere: se gli impianti elettrici alimentati da due distinti gruppi di
misura/fornitura (purché della medesima categoria) ed i relativi impianti di messa a
terra sono talmente distanti da non prevedere un contestuale utilizzo energetico o una
presenza di persone all’interno dell’area di pertinenza dell’impianto disperdente, non è
obbligatorio il comando unico di emergenza e l’impianto unico di dispersione.
Si ribadisce però che questi sono casi abbastanza specifici che comunque devono
essere gestiti sia dal punto di vista della sicurezza che della manutenzione e della
conduzione ordinaria, in modo coordinato tra tutte le figure professionali presenti con
particolare rilevanza a quelle di pertinenza “elettrica”.
5.
Rispetto al punto di fornitura e misura Enel, entro quale limite di lunghezza della linea di
collegamento con il quadro di distribuzione principale non è necessario posizionare
l’interruttore automatico differenziale di protezione?
La protezione dai contatti diretti è assicurata dall’isolamento delle parti attive, mentre
la protezione dai contatti indiretti è data dall’interruttore differenziale.
Se la linea elettrica di collegamento tra il punto di consegna della fornitura Enel
(contatore) e il quadro principale di cantiere è realizzata con un isolamento rinforzato o
doppio, in tal caso la protezione con interruttore differenziale non è obbligatoria
immediatamente a valle del contatore (ma potrà essere realizzata sul quadro
principale).
La linea elettrica dovrà comunque essere protetta dai sovraccarichi e dai corto circuiti,
mediante interruttori magnetotermici adeguati che andranno posti entro una distanza
di 3 metri (Norma CEI 64/8 – capitolo 473.2), a condizione che la linea sia realizzata in
maniera da rendere minimo il rischio di corto circuito, non sia vicino a materiali
combustibili, o non sia situata in luoghi a maggior rischio in caso di incendio o con
pericolo di esplosione.
6.
Talvolta la linea di alimentazione dell’impianto elettrico di cantiere è derivata da prese
industriali di capannoni o similari. Anche in questi casi è necessario posizionare un
interruttore automatico differenziale di protezione immediatamente a valle della presa.
O meglio, i dispositivi di protezione (interruttore automatico e differenziale) incorporati
nel quadretto presa del capannone sono sufficienti a proteggere la linea?
Premesso che lo scopo delle protezioni è quello di garantire l’incolumità e la sicurezza
delle persone e delle cose, se la protezione presente nel circuito del capannone
garantisce l’intervento coordinato con il valore di 25V ca e 60V cc relativo ai cantieri
edili, è da ritenersi sufficiente.
E' obbligo dell’installatore accertarsi del corretto funzionamento di tale dispositivo.
A tal proposito, vedere anche quanto riportato al link che segue,
http://www.ciscudine.it/documenti/file/111-linee-guida-ass-regionali-impianto-elettricocantieri-minori .
7.
Cosa significa, in termini semplificati e di applicabilità, la “selettività” degli interruttori
differenziali ?
Per selettività si intende la capacità di intervento della protezione più prossima al punto
di contatto, senza che vengano interessate altre protezioni disposte a monte o in altri
punti dell’impianto. E' fondamentale definire la selettività dell'impianto elettrico di
cantiere in fase di progettazione dell'impianto (o schemi e planimetrie) in modo da
garantirne il corretto funzionamento, in tutte le sue parti.
CAVI
8.
Quali sono le profondità minime prescritte dalla N.T. per i cavi per posa fissa interrata
protetti da tubi rigidi in pvc? E se sono protetti con tubi corrugati?
La scelta delle condutture di cantiere viene effettuata secondo quanto disposto dalle
Norme CEI 64/8, a partire dalla modalità di posa, tenendo presenti le caratteristiche
ambientali tipiche dei cantieri. Al punto 5.3.5 della guida 64/17, si indica come
profondità minima consentita 0,5 m (estradosso del tubo) con interposizione di
protezione meccanica (tubazione) e nastro segnalatore ad almeno 0,2 m dal tubo
medesimo.
Deve essere sempre valutato il rischio di schiacciamento dei tubi; in caso di transiti di
mezzi pesanti, va valutato se è necessario procedere a protezione (ad es. calottatura)
o se va aumentata la profondità di posa (vedi Codice della strada, per cui l'estradosso
va posizionato a 1 m di profondità).
Il tipo di posa scelto non deve risultare di intralcio alle persone o ai mezzi di trasporto
(anche per evitare danneggiamenti ai cavi stessi), i cavi devono essere
opportunamente protetti meccanicamente contro i danneggiamenti e devono essere
facilmente individuabili e rimovibili quando il cantiere verrà smantellato
9.
Quali sono le altezze minime prescritte dalla N.T. per i cavi per posa fissa aerea protetti
o non protetti da tubi corrugati ?
L’altezza di posa di un cavo come di qualsiasi altro ostacolo, è determinata dalle
condizioni prescritte oltre che dal Codice della Strada, anche dalle condizioni
specifiche di rischio all’interno del cantiere.
La guida CEI 64/17, al punto 5.3.7 e seguenti, indica delle altezze minime con
conseguenti sistemi di posa atti a garantire dalla sollecitazione meccanica (freccia) la
durata del cavo.
Già in fase di redazione del PSC va definita l'altezza a cui collocare il cavo, in funzione
dei transiti, movimentazioni, sbracci previsti nell'area. In caso di attraversamenti di
rilevante consistenza, va valutata la necessità di calcolare plinti, sostegni, cavo di
supporto, ecc.
10.
I cavi per posa mobile sono ritenuti normalmente dal datore di Lavoro cavi che
possono stare “liberi” e “sparsi” nell’area di cantiere perché dotati di particolari
caratteristiche costruttive e di resistenza. E’ giusto che un coordinatore, per contro,
chieda che questi cavi alla fine della giornata lavorativa siano raccolti e depositati in
baracca?
Premesso che i cavi ammessi sono quelli dichiarati idonei dal costruttore per la posa
all’esterno in ambienti bagnati (H07VV-F, N1VV-K, FG7OK, H07RN-F) e non a giudizio
insindacabile del “datore di lavoro”, vale sempre il criterio del buon senso che prevede
come ogni componente del cantiere debba essere posizionato, utilizzato ed
eventualmente immagazzinato, in condizioni tali da non pregiudicarne le
caratteristiche meccaniche.
Ciò anche nel corso del tempo sia per il cantiere medesimo che per i successivi
cantieri.
Pertanto, dal punto di vista elettrotecnico, il fatto che il cavo rimanga in loco senza
che ne vengano pregiudicate le caratteristiche non è di per sé da ritenersi dannoso;
talvolta, soprattutto in caso di basse temperature, i frequenti spostamenti del cavo lo
danneggiano. D'altra parte, la rimozione e ricollocazione in baracca dei cavi a fine
giornata potrebbe costituire un momento di ordine in cantiere, nonché di controllo
della consistenza e integrità del cavo.
Pertanto, è in capo al coordinatore decidere, caso per caso, considerando tutti i fattori
in campo, il corretto comportamento da adottare, ed è legittimo che esso possa
richiedere la raccolta e il deposito dei cavi in baracca alla fine della giornata
lavorativa.
PRESE E SPINE
11.
Sono ammesse in cantiere, e se si entro quali limiti, le prese e spine domestiche nonché
gli adattatori domestico/industriale?
E’ preferibile evitare l’uso di adattatori e di spine domestiche.
In caso di necessità, le prese a spina ad uso “domestico” possono essere utilizzate nei
cantieri edili purché siano presi opportuni accorgimenti atti ad evitare particolari rischi
nei confronti della presenza di acqua, di polveri ed urti e rotture accidentali.
E’ ammesso inoltre l’uso di specifici adattatori (secondo CEI EN-50250) in condizioni
sempre di uso temporaneo; è opportuno ricordare l’obbligo di 'impiego di adattatori
aventi marchio CE.
Vanno vietate nel modo più assoluto le diramazioni e/o le prese multiple.
Da ricordare che la norma obbliga l’uso di prese industriali per correnti nominali
superiori a 16 A e che le prese domestiche hanno portata 10/16 A.
IMPIANTO DI TERRA e PROTEZIONE dai FULMINI
12.
La norma CEI 64-8/7, art. 704.410.1, evidenzia che una parte metallica estranea
all’impianto elettrico (es. ponteggio, baracche di cantiere) è da considerarsi una
massa estranea solo quando questa ha una resistenza verso terra inferiore a 200 Ohm.
Solo in questo caso è dovuto il collegamento equipotenziale al conduttore di terra
contro il rischio di natura elettrica derivante da contatto indiretto?
E’ sufficiente effettuare il collegamento in un solo punto della struttura?
Il collegamento a terra di un ponteggio è necessario se:
A. è una struttura metallica di notevoli dimensioni situata all’aperto e deve essere
protetta contro i fulmini;
B. è un massa e deve essere protetta contro i contatti indiretti;
C. è una massa estranea.
A. Per stabilire se il ponteggio è di notevoli dimensioni, non si può giudicare ad occhio
o misurare con il metro, poiché per definizione una struttura metallica è di notevoli
dimensioni quando il rischio relativo al fulmine supera quello ritenuto tollerabile
dalla Norma. Ciò si evince da uno specifico calcolo.
B. Una massa è una componente metallica di un componente elettrico che può
andare in tensione per un guasto all’isolamento principale.
Nei casi specifici:
a. quando le apparecchiature a contatto con il ponteggio sono a doppio
isolamento ( classe II), quest’ultimo non diventa mai una massa.
b. quando le apparecchiature sono di classe I (hanno solo un isolamento
principale e l’involucro metallico), non sempre il ponteggio diventa una massa.
Infatti,
o se si tratta di un cavo ad isolamento normale, la sua posa non è ammessa
quindi il caso non deve sussistere;
o se si tratta di un montacarichi la cui carcassa è a contato con il ponteggio,
non è una massa in quanto vi è un contatto tra due masse e non tra parti in
tensione ed una massa;
o se si tratta di un apparecchio di classe I (es. lampada) a contatto con il
ponteggio, questi diventa una massa e come tale va collegata a terra
C. Una massa estranea è una parte metallica non facente parte dell’impianto
elettrico che presenta una bassa resistenza verso terra. Quando la resistenza verso
terra del ponteggio è inferiore a 200 Ω, deve essere collegato a terra. Per
determinare tale valore è necessario effettuare le opportune misurazioni. In linea di
massima, pavimentazioni asfaltate, ghiaiose o rocciose, determinano a priori
condizioni di resistenza superiore. La presenza di tavole di legno o di elementi
plastici negli appoggi non è rilevante ai fini dell'isolamento.
Nel caso in cui si debba collegare a terra il ponteggio, detta operazione deve avvenire
in ossequio a quanto previsto dalle Norme CEI 64/8 in almeno due punti alla base dello
stesso. Non sono necessari i “cavallotti” o ponticelli in quanto la struttura stessa del
ponteggio in condizioni di corretto montaggio, garantisce valori di resistenza di
contatto inferiori a quelli che il ponticello stesso darebbe. La foratura del tubolare del
ponteggio per la realizzazione dei cavallotti è solo controproducente ai fini statici.
Nel caso di ponteggi realizzati all'interno di fabbricati, non ricado nel caso di
esposizione a fulmini e vale quanto precedentemente esposto a proposito di masse e
masse estranee.
13.
Tutte le attrezzature elettriche di cantiere (betoniera, gru, sega da banco, ecc.) sono di
solito connesse al nodo di terra del quadro principale e da questi al conduttore di terra
(spesso a sua volta connesso ai ferri di fondazione) tramite il conduttore di protezione,
oramai normalmente inglobato nei cavi di alimentazione. Tenuto conto di ciò, le
attrezzature non sono già protette contro il rischio di natura elettrica derivante da
contatto indiretto, oppure l’eventuale collegamento equipotenziale trattato alla
domanda 10 è necessario per il caso in cui, prendiamo ad esempio la gru, non sia
provvisoriamente collegata all’impianto elettrico?
La normativa prevede un collegamento diretto con l’impianto di terra di cantiere per
tutti gli apparecchi fissi, mentre per apparecchi portatili o trasportabili è obbligatorio
l’utilizzo del conduttore di protezione del cavo di alimentazione.
Nel caso, ad esempio, di una betoniera di classe I, collegata a terra attraverso il cavo
di alimentazione, non é necessario un ulteriore collegamento se il cavo è
correttamente collegato. Quindi, se il cavo di alimentazione è integro e collegato alla
messa a terra, non serve collegare alla messa a terra il dado collocato sulla carcassa
della macchina.
14.
E’ girata voce di una prescrizione degli O. di V. inerente la messa a terra dei puntelli di
sostegno dei solai in costruzione contro il rischio di natura elettrica derivante da
contatto indiretto. E’ congruente alla N.T. e al buon senso?
Se per “puntelli di sostegno dei solai” si intendono quelli volgarmente chiamati “cristi”,
vale quanto indicato nella risposta alla domanda 12 sul collegamento a terra dei
ponteggi e quindi, salvo rarissimi casi particolari, non andranno mai collegati a terra.
15.
E’ ammessa la valutazione sul rischio di fulminazione delle masse metalliche presenti in
cantiere da parte del datore di lavoro (magari non diplomato o laureato ma sveglio !)?
Per quanto esistano software per l'elaborazione delle verifiche, allo stato attuale, solo
un tecnico abilitato ha la competenza necessaria per firmare la relazione di verifica.
GRUPPI ELETTROGENI
16.
Quando il punto di generazione dell’energia è dato da un gruppo elettrogeno posto a
servizio di un cantiere comune, è corretto mettere a terra il gruppo oppure l’impianto di
terra va gestito come nei cantieri con punto di fornitura Enel?
Un gruppo elettrogeno piccolo (3 - 6 kW e alimenta una sola utenza, non ha il centro
stella e quindi non va messo a terra.
Se alimenta un quadro da cui si dipartono più utenze, vanno messi a terra sia quadro
che gruppo.
Se il gruppo elettrogeno è di potenza superiore (≥ 10 kW) ed alimenta vari utilizzatori, il
sistema di terra è equivalente a quello che si ha in presenza di una cabina di
trasformazione (TN-S) e quindi si dovranno collegare all’impianto di terra tutte le masse
nonché il centro stella del generatore.
Per casi diversi, bisogna valutare la potenza del gruppo, la consistenza dei circuiti di
alimentazione e la natura del cantiere.
Se il gruppo sostituisce la fornitura ENEL ed ha una potenza dell’ordine dei 6/10 kW, è
lecito pensare che ricada nel caso precedente.
17.
Quando il punto di generazione dell’energia è dato da un gruppo elettrogeno posto a
servizio di un cantiere piccolo ove viene alimentato un unico apparecchio utilizzatore,
è corretto mettere a terra solo il gruppo?
In questo caso siamo in presenza di “separazione elettrica” e quindi non è necessario
l’impianto di terra.
Tale condizione dovrebbe essere altresì evidenziata nel POS e documenti correlati.
18.
Quando il punto di generazione dell’energia è dato da un gruppo elettrogeno, è
corretto non posizionare un interruttore differenziale ed automatico fra il gruppo e il
quadro principale di distribuzione?
E’ necessario che un tecnico abbia valutato che la linea è protetta; in tal caso vale
quanto detto al precedente quesito 5.
CONTROLLI E VERIFICHE
19.
Quali sono le raccomandazioni, disposizioni, periodicità della N.T., in materia di
controllo sull’efficienza dei dispositivi di sicurezza dell’impianto elettrico di cantiere,
intendendo con ciò non il controllo da parte delle Autorità ma quello che deve essere
compiuto dal Datore di Lavoro?
L’obbligo del datore di lavoro è quello di mantenere in efficienza tutti i dispositivi
elettrici e di protezione.
Fermo il controllo a vista costante del datore di lavoro sulle componenti dell’impianto
(integrità involucri ed isolamenti, caratteri dei quadri, ecc.) descritte al successivo
punto 20, la verifica sull’efficienza dell’impianto di terra è effettuata con periodicità di
due anni dalla data della dichiarazione di conformità ai sensi del d.p.r. 462/2001; per
tale verifica il datore di Lavoro può fare ricorso alla stessa Autorità (ASS/ARPA) o ad un
organismo abilitato dal Ministero delle A.P..
20.
I controlli periodici per il Datore di Lavoro devono essere effettuati da imprese che
dispongono di personale formato secondo la CEI 11-27 (le PES, le PAV, ecc.) anche se
viene staccata la tensione all’impianto?
Vi sono due categorie di verifiche: esame a vista e prove strumentali.
Per la prima categoria, in carico al Datore di Lavoro, non sono necessari particolari
requisiti.
Esse possono riassumersi in:
 verifica della protezione contro i contatti diretti e presenza di involucri adeguati
con grado di protezione minimo IP44,
 verifica della presenza di quadri ASC da cantiere, dell’integrità dell’isolamento
dei vari componenti elettrici e della corretta scelta delle sezioni dei cavi in
relazione alla portata e alla caduta di tensione;
 verifica della corretta taratura dei dispositivi di protezione;
 verifica della colorazione dei conduttori protezione (giallo-verde) e della
corretta identificazione dei circuiti nei quadri;
 verifica della presenza di eventuali cartelli monitori.
Le prove strumentali richiedono invece l’applicazione di strumenti e la conoscenza di
grandezze elettriche specifiche, date da una adeguata professionalità. E' opportuno
pertanto che il CSE chieda che gli addetti alle manutenzioni ed ai controlli strumentali
degli impianti elettrici abbiano la qualifica di PES.
21.
Il Coordinatore in esecuzione deve vigilare sulla qualità della dichiarazione di
conformità, sui risultati delle prove e verifiche, sugli allegati prescritti dalla D.M. 37/2008
e sulla tipologia di verifiche e prove prescritti dalla CEI 64/8 – parte 6 ?
La veridicità della Dichiarazione di Conformità e degli atti ad essa relativi è a carico del
firmatario e del suo Committente. Il CSE dovrà controllare :
 che sia redatta sul modulo ministeriale;
 che sia completa di tutti gli allegati obbligatori, progetto escluso;
 che sia completa dello schema elettrico as built corrispondente all’eseguito,
aggiornato;
 che presenti sul frontespizio entrambe le due firme: quella del datore di lavoro e
quella del responsabile tecnico dell'impresa anche se coincidenti in un unico
soggetto;
 che sia presente, in corso di validità ed indichi le competenze coerenti con i
lavori dichiarati della copia del modulo di iscrizione alla C.C.I.A.A. del firmatario.
I verbalizzanti:
geom. Paolo Binutti
arch. Emanuela Dal Santo
ing. Pierluigi Marzullo
p.i. Diego Passon
Per gli enti di controllo:
ing. Renzo Simoni, ASL 1
dott. Giovanni Perin, ASL 5
dott. Giovanni D'Ambrosio, DRL FVG
ing. Giuseppe Di Florio, ing. Claudio Perco, DTL Udine
app. sc. Giovanni Pittalis, NIL Udine
ing. Luigi Adamo, DTL Pordenone
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