STORIA MILITARE Plût au ciel que ce maudit engin (l’arquebuse) n’ait jamais été inventé! Je n’aurais jamais reçu ces blessures qui maintenant me font souffrir, et tant de soldats si vaillants n’auraient pas été assassinés, pour la grande part, par les hommes les plus pitoyables, et les plus lâches... Blaise de Montluc (1502-1577) (Avesse voluto il cielo che quel maledetto arnese (l’archibugio) non fosse mai stato inventato! Non avrei ricevuto queste ferite che oggi mi affliggono, e tanti soldati, sì valorosi non sarebbero stati in gran parte assassinati dagli uomini più miserabili, e dai più vili...) La nascita dell’Esercito in Francia PROF. FRANCESCO FRASCA Dall’ideale cavalleresco al mestiere delle armi I n Francia, la prima armata che nel Medio Evo aveva combattuto per l’indipendenza della propria terra fu un esercito feudale, reclutato in conformità alle sue regole dinamiche di mobilitazione, per la difesa nazionale. Schematizzando una delle materie più complesse dell’antico diritto francese, a quel tempo si distinguevano tre grandi categorie di feudi, nell’ordine regressivo della gerarchia feudale: le baronnies, grandi feudi, le châtellenies, o signorie medie dipendenti dalle baronie, i bacèles, feudi di cavalieri e scudieri soggetti ai castellani. A fianco dei feudi figuravano anche i francsalleaux, terre ecclesiastiche e comunali, tutte tenute strettamente legate, nei fatti, al sistema feudale. In caso di guerra, la chiamata alle armi era denominata Ban. Essa era ordinata dal re ai grandi baroni del regno, ed era applicata in ogni banlieu, in altre parole giurisdizione soggetta all’autorità feudale, fino alla più piccola tenuta agricola. (1) Il Ban, dall’antica lingua dei Franchi bannjan (proclamare) designava al tempo del regno franco di Clodoveo, un annuncio pubblico in generale, con il quale il sovrano chiamava i suoi (1) H. Benoit -Guyod, La première arméé française. Le ban et arrière-ban des seigneurs, Revue Internationale d’Histoire Militaire, n° 25, Comité d’Histoire Militaire Comparée, Paris, 1966, pp. 588-561. 45 STORIA MILITARE vassalli al servizio armato per una determinata campagna di guerra. Molto presto, per estensione, il ban fu ad applicarsi all’azione che ne era il risultato, la leva dei signori titolari di feudi ed infine dell’armata essa stessa così costituita. Spettò ai Merovingi l’aver disciplinato questo sistema fissandone i limiti. Già prima del IX secolo toccava i proprietari di almeno quattro poderi a mezzadria. Coloro che ne ave- Moschettiere, Anonimo, XVII sec., Museo della Guerra, Praga. vano di meno dovevano riunirsi per costituire un quorum di quattro poderi; quando uno dei proprietari andava in guerra, l’altro o gli altri gli fornivano l’equipaggiamento e la cavalcatura. Con il regno di Carlo il Calvo solo gli uomini liberi possessori di cavalli furono obbligati al servizio. Poco tempo dopo la cavalleria fu riservata ai soli signori, proprietari di feudi, mentre gli altri uomini liberi costituivano la fanteria. La forza principale di questo sistema di reclutamento era così costituita dalla cavalleria, (2) Ibidem. 46 la cui gerarchia era quella della nobiltà. I duchi avevano autorità sui conti, che a sua volta l’avevano sui baroni, i quali avevano alle loro dipendenze i signori senza titolo: i châtelains e i bacheliers, denominati rispettivamente banneret e pennoniers titoli militari allusivi agli stendardi da loro portati: le bannières quadrate e i pennons a coda di rondine. Il pennonier comandava una decina di uomini armati o gendarmes, che innalzavano sulla punta delle loro lance una flamme di stoffa appuntita, segnali di aggregazione per i combattenti ausiliari. Un uomo d’arme, più quattro o cinque ausiliari costituiva la lance fournie, gruppo di base della cavalleria francese. (2) Questa gerarchia aveva la massima importanza durante le parate, le riviste, le sfilate, ma non durante il combattimento, dove ciascun nobile cercava di mettere in luce le proprie capacità personali, preoccupandosi di far brillare il suo disprezzo del pericolo e il suo gusto per il “gioco della guerra”, caratteristiche queste ereditate sia dai guerrieri galli sia da quelli germanici. Questi comportamenti influirono nella battaglia medioevale, facendola diventare un insieme di tanti piccoli duelli personali di difficile coordinamento, con evidenti conseguenze dal punto di vista tattico, quando l’avversario presentava sul campo delle armate ben organizzate e disciplinate, come fatto dagli Inglesi durante la guerra dei Cento Anni. I disastri di Courtrai, Crécy, Poitiers e Azincourt portarono i re francesi a fare sempre più a meno dei cavalieri, che in numerose occasioni avevano dato mostra di straordinario valore ma di assoluta disorganizzazione, rivolgendosi, a mano a mano, ad altri strati della società. Oltre all’ost feudale, al quale ricorreva il re per costringere i suoi vassalli a 40 giorni di servizio, come si è sovra accennato, e per utilizzare i loro castelli; il sovrano esigeva inoltre, dalle comunità ecclesiastiche, dalle abbazie e città dei contingenti di uomini armati o arrière-ban prima applicazione in Francia del sistema della levée en masse, che sarà perfezionato dalla Rivolu- STORIA MILITARE zione francese e divenuto, nella terminologia contemporanea, la mobilitazione generale. Ban e arriére-ban, sono l’espressione del devoir militaire. In effetti, il servizio militare personale incombeva non solo ai nobili possessori di feudi e ai loro vassalli ma egualmente alle milizie locali e alle milizie borghesi. In effetti era stato Carlo Magno ad imporre l’obbligo ai proprietari di feudi di condurre all’ost un decimo dei loro servi, non per farne dei combattenti, ma di fornire alle armate in campagna degli uomini capaci di garantire un’autonomia logistica elementare per le esigenze della guerra del tempo tipo fabbri ferrai, maniscalchi, ecc. Poco a poco, i servi entrarono a far parte di una fanteria spesso mediocre costituita da uomini liberi denominata arrière-ban. Sotto i re Capetingi l’arrière-ban venne ad applicarsi alla massa delle truppe, senza distinzione di condizione sociale, fornita dagli arrière-fiefs, feudi di cui i signori non erano vassalli diretti del re, ma dei suzerains intermédiaires. In seguito, l’arrière-ban fu costituito dalla fanteria comunale, tratta questa dalle milizie dei liberi comuni, il cui contingente seguiva il suo curato reggente la croce parrocchiale, da questo il nome di fanterie delle parrocchie dato alle milizie comunali. In effetti, le milizie borghesi erano conseguenza delle chartes de communes che a partire del X secolo per alcune ma soprattutto nel XII secolo (Luigi IV il Grosso), erano la logica conseguenza dell’acquisita autonomia di fronte ai signori avendo essi perduto i loro diritti sulle città. Il servizio militare domandato era personale, tuttavia era ammesso il rachat, imposta, introdotta da Filippo il Bello, che consentiva il mantenimento di un’armée royale divenuta permanente dal XV secolo. Il servizio imposto dal ban e dall’arrière-ban era di quaranta giorni in Francia e tre mesi fuori dalle frontiere. Era solo con il pagamento del soldo che si otteneva un suo prolungamento. Azione che trovava costante applicazione quando la monarchia una volta consolidata e arricchita poteva versare il soldo ai combattenti del ban e dell’arrière-ban e, con questo mezzo, impiegarli al di là del loro servizio obbligatorio limitato nel tempo. Occorre ricordare che i devoir militaire, in altre parole il dovere di contribuire alla difesa del proprio paese minacciato, gravava su tutti, ad eccezione del clero. Un soldo modesto era stato istituito probabilmente sotto Ugo Capeto o al più tardi sotto Filippo I (alla fine del XI secolo). Prima i chevaliers bannerets dovevano armarsi a loro spese e provvedere all’equipaggiamento dei loro subordinati, che potevano essere altri cavalieri, scudieri, sergenti, ecc. Con i Merovingi ci si doveva rifornire di viveri per tre mesi, solo se la campagna eccedeva tale tempo il re provvedeva a fornire dei viveri supplementari, e per ricevere un’indennità per i cavalli uccisi o storpiati in combattimento, che poteva variare con il valore commerciale del cavallo, occorse attendere il regno dei Capetingi. Gli ecclesiastici erano dispensati nella loro persona ma dovevano reclutare un ufficiale per rappresentarli al servizio militare denominato vidame. Fu interdetto agli abati di partecipare personalmente ai combattimenti nel 744 durante il Concilio di Soissons, la proibizione fu rinnovata in seguito da Carlo Magno nella Dieta di Worms. In seguito, le comunità ecclesiastiche che possedevano dei feudi furono obbligati alla fornitura, al posto di uomini d’arme, di equipaggiamenti, cavalli e derrate alimentari per le armate reali. In seguito allo sviluppo dell’armée royale il servizio delle milizie borghesi fu limitato a compiti ausiliari, difesa delle mura delle città, guardia dei prigionieri di guerra, in altre parole ad un ruolo essenzialmente difensivo, che assicurava anche i diversi servizi di polizia. In effetti, nelle società dell’Ancien Régime il devoir militaire incombeva su tutti, ma con un peso differente. Se i nobili, nei primi tempi combattevano tutti e conducevano i loro vassalli al combattimento, i chierici non combattevano, ma potevano fornire del denaro; i non nobili pagavano dei tributi, fornivano delle prestazioni personali (corvées), ed anche brandivano le armi quando il suolo del regno era minacciato. In Francia fu durante la guerra dei Cento Anni che il devoir militaire passava dal piano locale a quello generale. Con una mobilitazione di tutti i sudditi del regno. L’idea di difesa nazionale venne così a configurarsi come un mezzo di difesa locale generalizzata. Nei secoli XVI-XVII il re di Francia levava ancora l’arrière-ban, ma alla nobiltà militare si affiancava una nobiltà non militare. Più rari diventarono gli obblighi militari dei non nobili (milizie borghesi, guardacoste, classi di leva della marina). Facendo 47 STORIA MILITARE leva sul devoir militaire, il ministro Luvois creò la milizia nel 1688, le classi di leva della marina erano state già istituite nel 1669, la milizia guardacoste. Queste due ultime erano bene accettate. Per contro la milizia provinciale era detestata, poiché i Francesi, nel XVIII secolo, non avevano più il senso dell’insicurezza (vedere i cahiers de doléance del 1789). Solo le popolazioni delle province di frontiera (Normandia e Bretagna) si sentivano coinvolti dal problema, per contro di quelle delle regioni centrali o atlantiche fornivano uno scarso contributo alla difesa nazionale. La nascita degli eserciti permanenti non determinò però la sparizione degli antichi obblighi, l’arrière-ban divenne sempre più di qualità mediocre. Col tempo esso era stato esteso dai soli uomini liberi a una folla di servi e di villici. Così il servizio della milizia borghese già riservato a una classe finanziariamente privilegiata, aveva col tempo toccato delle categorie sociali molto meno agiate, incontrando un’opposizione più viva. Così questa prima forma di servizio militare obbligatorio, inizialmente imposto a una minoranza di privilegiati aveva progressivamente toccato altri strati sociali, andando incontro a un’opposizione generalizzata, mentre il suo ruolo andava diminuendo per l’apparizione delle armate permanenti. Ma l’embrione di un esercito permanente si rilevava troppo costoso per il tesoro reale del tempo. Così in tempo di pace, sussistevano solamente qualche guarnigione e la maison militaire del re, che era costituita da una piccola truppa di cavalieri e di alabardieri dotati di feudi e di rendite, ai quali si aggiunsero gli artiglieri dal XIV secolo. Per la costituzione di un esercito permanente si deve attendere l’affermazione del potere monarchico, seguendo il principio della rivendicazione da parte del sovrano del privilegio esclusivo di reclutare le truppe. Tra il 1440 e il 1442 re Carlo VII vietava ogni forma di esercito privato con una sua ordinanza, nella quale si dichiarava che «toute la guerre du royaume appartient au roi et à ses officiers, et non à autres, nul n’ est si grand qu’ il puisse ou doive mouvoir guerre ni tenir du roi » (3). Il divieto di costituzione di armate private veniva rinnovato succes- sivamente da re Enrico III con l’Ordonnance del 26 dicembre 1583: «Le roi défend expressément à tous ses sujets, de quelque qualité et condition qu’ils soient, quelque dignité, titre d’office et charge qu’ils aient assemblées de gens de guerre, soit de cheval ou de pied, sans exprès commandement de Sa Majesté (4). Nelle compagnies de gens d’armes sotto Carlo V e nelle compagnies d’ordonnance sotto Carlo VII i nobili avevano cessato di partecipare al ban perché ufficiali, semplici gendarmi o arcieri nell’esercito regolare, o volontari senza soldo al suo seguito. La costituzione di un esercito permanente doveva effettuarsi per gradi. Prima fu la cavalleria a farne parte. Nel marzo del 1445 era costituita la Gendarmerie d’ordonnance, comprendente in origine quindici compagnie. Poi fu la volta della fanteria. Nel 1448 si aveva una milizia di francs-archers, delle quali le parrocchie fornivano la leva e l’equipaggiamento di base, in ragione di un uomo per ogni cinquanta famiglie. La leva delle prime “bande” di fanteria chiamata nel 1480 su ordine di re Luigi XI. Questi i primi tentativi di un embrione d’esercito perché anche per il secolo seguente le strutture militari del regno continuavano ad avere base sia su guarnigioni e sia su unità permanenti. Un’organizzazione militare diffusa si estendeva inoltre fuori delle città nelle regioni più minacciate, soprattutto quando i rilievi geografici (montagne) vi si prestavano. La distinzione che attualmente noi facciamo fra “militare” e “civile” non aveva in quel tempo lo stesso valore d’oggi. In Francia questi due termini non erano ancora impiegati come sostantivi che si applicavano ad un individuo. Militare qualificava gli ufficiali e non gli uomini di truppa. La “vocazione” militare tradizionale della società era riconosciuta da tutti gli ordini di lei. Una correlazione veniva a stabilirsi fra etica militare ed etica nobiliare, ma i valori militari non erano confinati solo all’aristocrazia. L’ideale dell’azione ancora agli inizi del XVI secolo è quello della cavalleria. Un’evoluzione si avverte dalla fine del XV secolo alla fine del XVIII secolo che fa passare dalla morale guerriera alla morale militare. Se ne trovano delle testimonianze nella concezione dell’onore, in (3) P. Contamine, Etat et société à la fin du Moyen Age, études sur les armées des rois de France, 1337-1494, Paris-La Hayes, 1972, p. 402-403. (4) G. Girard, Racolage et milice, 1701-1715, Paris, 1921, p. 13. 48 STORIA MILITARE quella dell’eroe, e nelle differenti forme prese delle armi più a un’elite, e la parte crescente dal culto degli eroi. La morale cavalleresca tro- presa dalla fanteria nelle battaglie. Naturalmenvava nei romanzi della cavalleria, di moda nel te l’impiego delle armi da fuoco fece nascere XVI secolo un veicolo di diffusione nella men- un’altra forma di combattimento meno indivitalità del tempo, grazie a questo tipo di lettera- duale e più collettiva. Un contributo a questa tura di evasione dove la prestanza fisica, l’espe- trasformazione fu dato dalla riscoperta dell’anrienza, il sangue freddo, e il coraggio sono le tichità romana, che influenzò tutta la letteratucaratteristiche generose del cavaliere. La morte ra militare per tre secoli. Il modello dell’uomo del cavalier Bayard, presa come esempio spesso di guerra diveniva il legionario romano fino al nel XVI secolo e agli inizi del XVII è il corona- XIX secolo. Questa concezione che andò di pari passo con lo svimento di un lungo luppo dello spirito seguito di exploit di corpo ricondusgloriosi. se a una stessa Le guerre di relietica tutta l’istitugione spezzarono zione militare dal lo specchio dell’isemplice soldato deale cavalleresco, al capo dell’esercicon il contributo to. Tuttavia le notevole dato dal guerre di Religioprogresso delle ne e la guerra dei armi da fuoco. La Trenta anni non superiorità di querealizzano sempre ste armi trovò il modello dimostrazione nel dell’«uomo di 1503, quando il guerra». L’età del generale spagnolo Barocco fu anche Gonzalo de Corquella dei duellandoba (el Gran ti, dei bravi di Capitan) sbaragliò manzoniana i Francesi a Cerimemoria e di un gnola, uccidendo il certo aumento loro capo il Duca dell’impulsività di Nemour. Qui il nei costumi sociafuoco degli archili. L’onore prese bugieri spagnoli un senso sociale. montati a cavallo, i Si distinsero quelprimi dragoni, lo del gentiluomo respinsero l’attacco e del soldato. Il della cavalleria Scultura Veneta fine secolo XVII primo perseguiva pesante francese e dei picchieri, mercenari svizzeri. La “rivoluzione la gloria, il secondo il profitto. Tuttavia il termilitare” si produsse fra il 1560 e il 1660, mine di soldato, in francese soudoyer, soudard, soprattutto da un tentativo per risolvere l’eter- soldat, in inglese soldier è oggetto dal XVI secono problema tattico: come combinare le armi lo fino al XVIII secolo di una promozione. da getto con l’azione riavvicinata; come unifica- Indicava in origine ogni guerriero che riceveva re la forza d’urto, la mobilità e la potenza difen- il soldo. In Francia il termine di soldat si nobilisiva. Questa rivoluzione si situò in avvenimenti tò a metà del XVI secolo cosa che avvenne in politici e culturali, che portarono ad una tra- seguito nel XVII nelle altre lingue europee. sformazione dell’ideale guerriero. Se ne possono L’introduzione nel linguaggio francese del terindividuare numerose cause: l’aumento degli mine mercenaire l’aveva sbarazzato del disprezzo effettivi nell’esercito, che non riserva il mestiere legato al soldo e il termine soudard era rimasto 49 STORIA MILITARE 50 caricato della paura e dell’odio che ispirava il comportamento degli uomini di guerra. Nel linguaggio militare, il termine soldato conservò il senso stretto di fante e quello più largo di uomo di truppa. Al principio del XVII secolo, resta ancora carico di un senso sociale. In Francia le ordinanze reali usano l’espressione gentilshommes e soldats per designare l’insieme degli hommes de guerre, per rifiutare ai soldati ogni assimilazione alla nobiltà. Con l’età di Luigi XIV si dirà officiers e soldats, l’espressione non fa allusione che al grado. Però il termine soldat prende nel XVII secolo il posto dell’ espressione homme de guerre con un senso laudativo: “soldat se dit de tout homme de guerre qui est brave et qui sait son métier”. A partire dalla fine del XVII secolo, si dice d’ogni gentiluomo o ufficiale di valore che è un bon soldat. Questo riunire più di 100.000 uomini nel 1635, il re cominciò a fare appello alle milizie urbane, le città dovevano fornire e mantenere i miliziani in nome del principio dell’arrière-ban général. In effetti esse non procurano al re dei soldati della borghesia, ma dei mendicanti, vagabondi, poveracci acquistati per la circostanza. I risultati furono mediocri e occorse ricorrere al reclutamento abituale per mezzo d’ufficiali e sottufficiali. Il re divenne così impresario generale per il tramite dei colonnelli generali della fanteria e della cavalleria. Si rivolgeva a degli ufficiali superiori per reclutare dei reggimenti e questi a degli ufficiali subalterni per reclutare delle compagnie. I mestres de camp diventarono proprietari del loro reggimento e i capitani della loro compagnia. Quando nel 1661 la carica di colonnello generale della fanteria fu abolita, i senso cancellerà anche l’idea di condizione particolare, sebbene che nel XVIII secolo s’impiegherà in francese il termine di militare come sostantivo designante ogni uomo arruolato, e questo più spesso in tempo di pace che in tempo di guerra. Questa evoluzione semantica contrassegnò le tappe della trasformazione della morale da guerriera in militare tendente a diventare comune sia agli ufficiali sia ai soldati. Il re ricorse anche all’impresa militare. Il procedimento più frequentemente impiegato fu una sorta d’impresa mista, conforme all’ordinanza del 1583, per la quale solo il re aveva il diritto di levare truppe nel regno, principio che però fu violato durante la guerra civile. Per mestres de camp della fanteria presero il titolo di colonnello mentre gli ufficiali che comandavano la cavalleria mantennero il titolo di mestre de camp. Questi ufficiali, proprietari della loro unità, erano a volte dei grandi signori che non le comandavano personalmente. Si trovavano allora come capi effettivi dei colonnelli-tenenti e dei capitani-tenenti da non confondere con i tenenti-colonnelli e i tenenti. Queste denominazioni restano in uso fino al 1789. Così i reggimenti svizzeri furono costituiti in virtù di “capitolazioni” stipulate sia con dei colonnelli, sia con dei cantoni svizzeri. I reggimenti o la compagnia diventavano elementi del patrimonio, trasmissibile e cedibile, ma occorreva che il STORIA MILITARE re desse il suo gradimento all’ acquirente che to che per gli uomini presenti. Questo sistema doveva soddisfare delle qualità di competenza, funzionava male. Il re pagava male e in ritardo. Il capitano doveva anticipare il denaro di tasca propria per conservare i suoi uomini. Così le diserzioni erano frequenti. Per contro gli ammutinamenti, sorta di scioperi, erano rari. Un capitano onesto non poteva vivere, tanto più che doveva far curare i malati e ancora nei primi anni della guerra riscattare eventualmente gli uomini prigionieri. Spesso il capitano non era onesto. Oltre al saccheggio del paese occupato, per incassare di più utilizzava ingrossare gli organici durante le poiché il sovrano conservava in suo potere la riviste con degli altri soldati presi a prestito da nomina a queste cariche. Questo sistema si capitani, o più spesso con dei civili che seguivacombinava con la venalità delle cariche che si no l’esercito o degli abitanti del paese affittati era introdotta nell’esercito nel XVI secolo. La per l’occasione. Queste frodi erano difficili da proprietà della carica del colonnello o capitano scoprire. Non è stupefacente che si possa, e la proprietà del reggimento o della compa- tenendo conto in più delle perdite reali, valutagnia potevano essere separate. I due problemi re gli effettivi presenti al 60% degli effettivi teoessenziali che si ponevano erano il reclutamen- rici che il re pretendeva di avere (5). I capitani di nomina regia erano così proto degli uomini e il mantenimento dell’esercito. Il reclutamento dei soldati sfuggiva comple- prietari della loro compagnia, di cui garantitamente al re. Era nelle mani dei capitani che vano il reclutamento e il mantenimento grazie agivano per l’intermediario dei sergenti addetti al denaro ricevuto dal sovrano. Il sistema al reclutamento. Un contratto orale (bere alla “imprenditoriale” fu abolito in Francia nel salute del re) o scritto legava il capitano e la 1763, i capitani cessarono di essere i proprierecluta per il servizio del re. Il capitano versava tari della propria compagnia e successivamenalla recluta il premio d’ingaggio argent du roi, te anche della carica d’ufficiale. In questo alto secondo l’età, la taglia fisica, l’esperienza modo si costituì un esercito nazionale sempre militare. Questo denaro serviva spesso ad estin- più controllato dallo Stato e legato al sovrano guere un debito o pagare un’ammenda. Il capi- (6). Oramai era in atto un’evoluzione dell’etano equipaggiava il soldato. Per queste opera- sercito, che lo portava a diventare più “ammizioni il capitano riceveva dal re una somma di nistrativo”, rispondente alle esigenze di uno denaro per recluta. Così doveva presentare i Stato, che tra mille difficoltà, si trasformava suoi uomini alle “mostre”, le riviste, fatte per i in nazionale e moderno, come noi tutti oggi commissari delle guerre. Il soldo non era paga- lo intendiamo. (5) A. Corvisier, La France de Louis XIV (1643-1715) . Ordre intérieur et place en Europe, SEDES, 1989, pp. 175-183. (6) A. Corvisier, Armée et sociétés en Europe de 1494 à 1789, Presses Universitaires de France, 1976, pp. 78-99. 51