La nascita dell`Esercito in Francia

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STORIA MILITARE
Plût au ciel que ce maudit
engin (l’arquebuse) n’ait
jamais été inventé!
Je n’aurais jamais reçu ces
blessures qui maintenant me
font souffrir, et tant de
soldats
si
vaillants
n’auraient
pas
été
assassinés, pour la grande
part, par les hommes les plus
pitoyables, et les plus
lâches...
Blaise de Montluc (1502-1577)
(Avesse voluto il cielo che quel
maledetto arnese (l’archibugio)
non fosse mai stato inventato!
Non avrei ricevuto queste ferite
che oggi mi affliggono, e tanti
soldati, sì valorosi non sarebbero
stati in gran parte assassinati
dagli uomini più miserabili, e
dai più vili...)
La nascita dell’Esercito in Francia
PROF. FRANCESCO FRASCA
Dall’ideale cavalleresco al mestiere
delle armi
I
n Francia, la prima armata che nel Medio
Evo aveva combattuto per l’indipendenza
della propria terra fu un esercito feudale,
reclutato in conformità alle sue regole dinamiche di mobilitazione, per la difesa nazionale.
Schematizzando una delle materie più complesse dell’antico diritto francese, a quel tempo si
distinguevano tre grandi categorie di feudi, nell’ordine regressivo della gerarchia feudale: le
baronnies, grandi feudi, le châtellenies, o signorie medie dipendenti dalle baronie, i bacèles,
feudi di cavalieri e scudieri soggetti ai castellani.
A fianco dei feudi figuravano anche i francsalleaux, terre ecclesiastiche e comunali, tutte
tenute strettamente legate, nei fatti, al sistema
feudale. In caso di guerra, la chiamata alle armi
era denominata Ban. Essa era ordinata dal re ai
grandi baroni del regno, ed era applicata in ogni
banlieu, in altre parole giurisdizione soggetta
all’autorità feudale, fino alla più piccola tenuta
agricola. (1)
Il Ban, dall’antica lingua dei Franchi bannjan (proclamare) designava al tempo del regno
franco di Clodoveo, un annuncio pubblico in
generale, con il quale il sovrano chiamava i suoi
(1) H. Benoit -Guyod, La première arméé française. Le ban et arrière-ban des seigneurs, Revue Internationale d’Histoire Militaire, n° 25,
Comité d’Histoire Militaire Comparée, Paris, 1966, pp. 588-561.
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STORIA MILITARE
vassalli al servizio armato per una determinata
campagna di guerra. Molto presto, per estensione, il ban fu ad applicarsi all’azione che ne
era il risultato, la leva dei signori titolari di
feudi ed infine dell’armata essa stessa così costituita. Spettò ai Merovingi l’aver disciplinato
questo sistema fissandone i limiti. Già prima
del IX secolo toccava i proprietari di almeno
quattro poderi a mezzadria. Coloro che ne ave-
Moschettiere, Anonimo, XVII sec., Museo della Guerra, Praga.
vano di meno dovevano riunirsi per costituire
un quorum di quattro poderi; quando uno dei
proprietari andava in guerra, l’altro o gli altri
gli fornivano l’equipaggiamento e la cavalcatura. Con il regno di Carlo il Calvo solo gli
uomini liberi possessori di cavalli furono obbligati al servizio. Poco tempo dopo la cavalleria
fu riservata ai soli signori, proprietari di feudi,
mentre gli altri uomini liberi costituivano la
fanteria.
La forza principale di questo sistema di
reclutamento era così costituita dalla cavalleria,
(2) Ibidem.
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la cui gerarchia era quella della nobiltà. I duchi
avevano autorità sui conti, che a sua volta l’avevano sui baroni, i quali avevano alle loro
dipendenze i signori senza titolo: i châtelains e
i bacheliers, denominati rispettivamente banneret e pennoniers titoli militari allusivi agli stendardi da loro portati: le bannières quadrate e i
pennons a coda di rondine. Il pennonier comandava una decina di uomini armati o gendarmes,
che innalzavano sulla punta delle loro
lance una flamme di stoffa appuntita,
segnali di aggregazione per i combattenti ausiliari. Un uomo d’arme, più quattro o cinque ausiliari costituiva la lance
fournie, gruppo di base della cavalleria
francese. (2)
Questa gerarchia aveva la massima
importanza durante le parate, le riviste,
le sfilate, ma non durante il combattimento, dove ciascun nobile cercava di
mettere in luce le proprie capacità personali, preoccupandosi di far brillare il
suo disprezzo del pericolo e il suo gusto
per il “gioco della guerra”, caratteristiche queste ereditate sia dai guerrieri
galli sia da quelli germanici. Questi
comportamenti influirono nella battaglia medioevale, facendola diventare
un insieme di tanti piccoli duelli personali di difficile coordinamento, con
evidenti conseguenze dal punto di vista
tattico, quando l’avversario presentava
sul campo delle armate ben organizzate e disciplinate, come fatto dagli
Inglesi durante la guerra dei Cento
Anni. I disastri di Courtrai, Crécy, Poitiers e Azincourt portarono i re francesi a fare sempre più a meno dei cavalieri, che in numerose occasioni avevano dato
mostra di straordinario valore ma di assoluta
disorganizzazione, rivolgendosi, a mano a
mano, ad altri strati della società. Oltre all’ost
feudale, al quale ricorreva il re per costringere
i suoi vassalli a 40 giorni di servizio, come si
è sovra accennato, e per utilizzare i loro castelli; il sovrano esigeva inoltre, dalle comunità
ecclesiastiche, dalle abbazie e città dei contingenti di uomini armati o arrière-ban prima
applicazione in Francia del sistema della levée
en masse, che sarà perfezionato dalla Rivolu-
STORIA MILITARE
zione francese e divenuto, nella terminologia
contemporanea, la mobilitazione generale.
Ban e arriére-ban, sono l’espressione del
devoir militaire. In effetti, il servizio militare
personale incombeva non solo ai nobili possessori di feudi e ai loro vassalli ma egualmente alle
milizie locali e alle milizie borghesi. In effetti
era stato Carlo Magno ad imporre l’obbligo ai
proprietari di feudi di condurre all’ost un decimo dei loro servi, non per farne dei combattenti, ma di fornire alle armate in campagna degli
uomini capaci di garantire un’autonomia logistica elementare per le esigenze della guerra del
tempo tipo fabbri ferrai, maniscalchi, ecc. Poco
a poco, i servi entrarono a far parte di una fanteria spesso mediocre costituita da uomini liberi denominata arrière-ban. Sotto i re Capetingi
l’arrière-ban venne ad applicarsi alla massa delle
truppe, senza distinzione di condizione sociale,
fornita dagli arrière-fiefs, feudi di cui i signori
non erano vassalli diretti del re, ma dei suzerains
intermédiaires. In seguito, l’arrière-ban fu costituito dalla fanteria comunale, tratta questa dalle
milizie dei liberi comuni, il cui contingente
seguiva il suo curato reggente la croce parrocchiale, da questo il nome di fanterie delle parrocchie dato alle milizie comunali. In effetti, le
milizie borghesi erano conseguenza delle chartes
de communes che a partire del X secolo per alcune ma soprattutto nel XII secolo (Luigi IV il
Grosso), erano la logica conseguenza dell’acquisita autonomia di fronte ai signori avendo essi
perduto i loro diritti sulle città.
Il servizio militare domandato era personale,
tuttavia era ammesso il rachat, imposta, introdotta da Filippo il Bello, che consentiva il mantenimento di un’armée royale divenuta permanente dal XV secolo. Il servizio imposto dal ban
e dall’arrière-ban era di quaranta giorni in Francia e tre mesi fuori dalle frontiere. Era solo con
il pagamento del soldo che si otteneva un suo
prolungamento. Azione che trovava costante
applicazione quando la monarchia una volta
consolidata e arricchita poteva versare il soldo ai
combattenti del ban e dell’arrière-ban e, con
questo mezzo, impiegarli al di là del loro servizio obbligatorio limitato nel tempo.
Occorre ricordare che i devoir militaire, in
altre parole il dovere di contribuire alla difesa
del proprio paese minacciato, gravava su tutti,
ad eccezione del clero. Un soldo modesto era
stato istituito probabilmente sotto Ugo Capeto
o al più tardi sotto Filippo I (alla fine del XI
secolo). Prima i chevaliers bannerets dovevano
armarsi a loro spese e provvedere all’equipaggiamento dei loro subordinati, che potevano essere altri cavalieri, scudieri, sergenti, ecc. Con i
Merovingi ci si doveva rifornire di viveri per tre
mesi, solo se la campagna eccedeva tale tempo
il re provvedeva a fornire dei viveri supplementari, e per ricevere un’indennità per i cavalli
uccisi o storpiati in combattimento, che poteva
variare con il valore commerciale del cavallo,
occorse attendere il regno dei Capetingi.
Gli ecclesiastici erano dispensati nella loro
persona ma dovevano reclutare un ufficiale per
rappresentarli al servizio militare denominato
vidame. Fu interdetto agli abati di partecipare
personalmente ai combattimenti nel 744
durante il Concilio di Soissons, la proibizione
fu rinnovata in seguito da Carlo Magno nella
Dieta di Worms. In seguito, le comunità ecclesiastiche che possedevano dei feudi furono
obbligati alla fornitura, al posto di uomini d’arme, di equipaggiamenti, cavalli e derrate alimentari per le armate reali. In seguito allo sviluppo dell’armée royale il servizio delle milizie
borghesi fu limitato a compiti ausiliari, difesa
delle mura delle città, guardia dei prigionieri di
guerra, in altre parole ad un ruolo essenzialmente difensivo, che assicurava anche i diversi
servizi di polizia.
In effetti, nelle società dell’Ancien Régime il
devoir militaire incombeva su tutti, ma con un
peso differente. Se i nobili, nei primi tempi
combattevano tutti e conducevano i loro vassalli al combattimento, i chierici non combattevano, ma potevano fornire del denaro; i non nobili pagavano dei tributi, fornivano delle prestazioni personali (corvées), ed anche brandivano le
armi quando il suolo del regno era minacciato.
In Francia fu durante la guerra dei Cento Anni
che il devoir militaire passava dal piano locale a
quello generale. Con una mobilitazione di tutti
i sudditi del regno. L’idea di difesa nazionale
venne così a configurarsi come un mezzo di
difesa locale generalizzata. Nei secoli XVI-XVII
il re di Francia levava ancora l’arrière-ban, ma
alla nobiltà militare si affiancava una nobiltà
non militare. Più rari diventarono gli obblighi
militari dei non nobili (milizie borghesi, guardacoste, classi di leva della marina). Facendo
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STORIA MILITARE
leva sul devoir militaire, il ministro Luvois creò
la milizia nel 1688, le classi di leva della marina
erano state già istituite nel 1669, la milizia guardacoste. Queste due ultime erano bene accettate. Per contro la milizia provinciale era detestata, poiché i Francesi, nel XVIII secolo, non avevano più il senso dell’insicurezza (vedere i
cahiers de doléance del 1789). Solo le popolazioni delle province di frontiera (Normandia e Bretagna) si sentivano coinvolti dal problema, per
contro di quelle delle regioni centrali o atlantiche fornivano uno scarso contributo alla difesa
nazionale.
La nascita degli eserciti permanenti non
determinò però la sparizione degli antichi
obblighi, l’arrière-ban divenne sempre più di
qualità mediocre. Col tempo esso era stato esteso dai soli uomini liberi a una folla di servi e di
villici. Così il servizio della milizia borghese già
riservato a una classe finanziariamente privilegiata, aveva col tempo toccato delle categorie
sociali molto meno agiate, incontrando un’opposizione più viva. Così questa prima forma di
servizio militare obbligatorio, inizialmente
imposto a una minoranza di privilegiati aveva
progressivamente toccato altri strati sociali,
andando incontro a un’opposizione generalizzata, mentre il suo ruolo andava diminuendo per
l’apparizione delle armate permanenti.
Ma l’embrione di un esercito permanente si
rilevava troppo costoso per il tesoro reale del
tempo. Così in tempo di pace, sussistevano
solamente qualche guarnigione e la maison militaire del re, che era costituita da una piccola
truppa di cavalieri e di alabardieri dotati di
feudi e di rendite, ai quali si aggiunsero gli artiglieri dal XIV secolo.
Per la costituzione di un esercito permanente si deve attendere l’affermazione del potere
monarchico, seguendo il principio della rivendicazione da parte del sovrano del privilegio
esclusivo di reclutare le truppe. Tra il 1440 e il
1442 re Carlo VII vietava ogni forma di esercito privato con una sua ordinanza, nella quale si
dichiarava che «toute la guerre du royaume
appartient au roi et à ses officiers, et non à autres,
nul n’ est si grand qu’ il puisse ou doive mouvoir
guerre ni tenir du roi » (3). Il divieto di costituzione di armate private veniva rinnovato succes-
sivamente da re Enrico III con l’Ordonnance
del 26 dicembre 1583: «Le roi défend expressément à tous ses sujets, de quelque qualité et condition qu’ils soient, quelque dignité, titre d’office et
charge qu’ils aient assemblées de gens de guerre,
soit de cheval ou de pied, sans exprès commandement de Sa Majesté (4). Nelle compagnies de gens
d’armes sotto Carlo V e nelle compagnies d’ordonnance sotto Carlo VII i nobili avevano cessato di partecipare al ban perché ufficiali, semplici gendarmi o arcieri nell’esercito regolare, o
volontari senza soldo al suo seguito.
La costituzione di un esercito permanente
doveva effettuarsi per gradi. Prima fu la cavalleria a farne parte. Nel marzo del 1445 era costituita la Gendarmerie d’ordonnance, comprendente in origine quindici compagnie. Poi fu la
volta della fanteria. Nel 1448 si aveva una milizia di francs-archers, delle quali le parrocchie
fornivano la leva e l’equipaggiamento di base, in
ragione di un uomo per ogni cinquanta famiglie. La leva delle prime “bande” di fanteria
chiamata nel 1480 su ordine di re Luigi XI.
Questi i primi tentativi di un embrione d’esercito perché anche per il secolo seguente le
strutture militari del regno continuavano ad
avere base sia su guarnigioni e sia su unità permanenti.
Un’organizzazione militare diffusa si estendeva inoltre fuori delle città nelle regioni più
minacciate, soprattutto quando i rilievi geografici (montagne) vi si prestavano.
La distinzione che attualmente noi facciamo
fra “militare” e “civile” non aveva in quel tempo
lo stesso valore d’oggi. In Francia questi due termini non erano ancora impiegati come sostantivi che si applicavano ad un individuo. Militare qualificava gli ufficiali e non gli uomini di
truppa. La “vocazione” militare tradizionale
della società era riconosciuta da tutti gli ordini
di lei. Una correlazione veniva a stabilirsi fra
etica militare ed etica nobiliare, ma i valori militari non erano confinati solo all’aristocrazia. L’ideale dell’azione ancora agli inizi del XVI secolo è quello della cavalleria. Un’evoluzione si
avverte dalla fine del XV secolo alla fine del
XVIII secolo che fa passare dalla morale guerriera alla morale militare. Se ne trovano delle
testimonianze nella concezione dell’onore, in
(3) P. Contamine, Etat et société à la fin du Moyen Age, études sur les armées des rois de France, 1337-1494, Paris-La Hayes, 1972, p. 402-403.
(4) G. Girard, Racolage et milice, 1701-1715, Paris, 1921, p. 13.
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quella dell’eroe, e nelle differenti forme prese delle armi più a un’elite, e la parte crescente
dal culto degli eroi. La morale cavalleresca tro- presa dalla fanteria nelle battaglie. Naturalmenvava nei romanzi della cavalleria, di moda nel te l’impiego delle armi da fuoco fece nascere
XVI secolo un veicolo di diffusione nella men- un’altra forma di combattimento meno indivitalità del tempo, grazie a questo tipo di lettera- duale e più collettiva. Un contributo a questa
tura di evasione dove la prestanza fisica, l’espe- trasformazione fu dato dalla riscoperta dell’anrienza, il sangue freddo, e il coraggio sono le tichità romana, che influenzò tutta la letteratucaratteristiche generose del cavaliere. La morte ra militare per tre secoli. Il modello dell’uomo
del cavalier Bayard, presa come esempio spesso di guerra diveniva il legionario romano fino al
nel XVI secolo e agli inizi del XVII è il corona- XIX secolo. Questa concezione che andò di pari
passo con lo svimento di un lungo
luppo dello spirito
seguito di exploit
di corpo ricondusgloriosi.
se a una stessa
Le guerre di relietica tutta l’istitugione spezzarono
zione militare dal
lo specchio dell’isemplice soldato
deale cavalleresco,
al capo dell’esercicon il contributo
to. Tuttavia le
notevole dato dal
guerre di Religioprogresso
delle
ne e la guerra dei
armi da fuoco. La
Trenta anni non
superiorità di querealizzano sempre
ste armi trovò
il
modello
dimostrazione nel
dell’«uomo
di
1503, quando il
guerra». L’età del
generale spagnolo
Barocco fu anche
Gonzalo de Corquella dei duellandoba (el Gran
ti, dei bravi di
Capitan) sbaragliò
manzoniana
i Francesi a Cerimemoria e di un
gnola, uccidendo il
certo aumento
loro capo il Duca
dell’impulsività
di Nemour. Qui il
nei costumi sociafuoco degli archili. L’onore prese
bugieri spagnoli
un senso sociale.
montati a cavallo, i
Si distinsero quelprimi
dragoni,
lo del gentiluomo
respinsero l’attacco
e del soldato. Il
della
cavalleria
Scultura Veneta fine secolo XVII
primo perseguiva
pesante francese e
dei picchieri, mercenari svizzeri. La “rivoluzione la gloria, il secondo il profitto. Tuttavia il termilitare” si produsse fra il 1560 e il 1660, mine di soldato, in francese soudoyer, soudard,
soprattutto da un tentativo per risolvere l’eter- soldat, in inglese soldier è oggetto dal XVI secono problema tattico: come combinare le armi lo fino al XVIII secolo di una promozione.
da getto con l’azione riavvicinata; come unifica- Indicava in origine ogni guerriero che riceveva
re la forza d’urto, la mobilità e la potenza difen- il soldo. In Francia il termine di soldat si nobilisiva. Questa rivoluzione si situò in avvenimenti tò a metà del XVI secolo cosa che avvenne in
politici e culturali, che portarono ad una tra- seguito nel XVII nelle altre lingue europee.
sformazione dell’ideale guerriero. Se ne possono L’introduzione nel linguaggio francese del terindividuare numerose cause: l’aumento degli mine mercenaire l’aveva sbarazzato del disprezzo
effettivi nell’esercito, che non riserva il mestiere legato al soldo e il termine soudard era rimasto
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caricato della paura e dell’odio che ispirava il
comportamento degli uomini di guerra.
Nel linguaggio militare, il termine soldato
conservò il senso stretto di fante e quello più
largo di uomo di truppa. Al principio del XVII
secolo, resta ancora carico di un senso sociale.
In Francia le ordinanze reali usano l’espressione
gentilshommes e soldats per designare l’insieme
degli hommes de guerre, per rifiutare ai soldati
ogni assimilazione alla nobiltà. Con l’età di
Luigi XIV si dirà officiers e soldats, l’espressione
non fa allusione che al grado. Però il termine
soldat prende nel XVII secolo il posto dell’
espressione homme de guerre con un senso laudativo: “soldat se dit de tout homme de guerre qui
est brave et qui sait son métier”. A partire dalla
fine del XVII secolo, si dice d’ogni gentiluomo
o ufficiale di valore che è un bon soldat. Questo
riunire più di 100.000 uomini nel 1635, il re
cominciò a fare appello alle milizie urbane, le
città dovevano fornire e mantenere i miliziani in
nome del principio dell’arrière-ban général. In
effetti esse non procurano al re dei soldati della
borghesia, ma dei mendicanti, vagabondi,
poveracci acquistati per la circostanza. I risultati furono mediocri e occorse ricorrere al reclutamento abituale per mezzo d’ufficiali e sottufficiali. Il re divenne così impresario generale per
il tramite dei colonnelli generali della fanteria e
della cavalleria. Si rivolgeva a degli ufficiali
superiori per reclutare dei reggimenti e questi a
degli ufficiali subalterni per reclutare delle compagnie. I mestres de camp diventarono proprietari del loro reggimento e i capitani della loro
compagnia. Quando nel 1661 la carica di
colonnello generale della fanteria fu abolita, i
senso cancellerà anche l’idea di condizione particolare, sebbene che nel XVIII secolo s’impiegherà in francese il termine di militare come
sostantivo designante ogni uomo arruolato, e
questo più spesso in tempo di pace che in
tempo di guerra. Questa evoluzione semantica
contrassegnò le tappe della trasformazione della
morale da guerriera in militare tendente a
diventare comune sia agli ufficiali sia ai soldati.
Il re ricorse anche all’impresa militare. Il procedimento più frequentemente impiegato fu
una sorta d’impresa mista, conforme all’ordinanza del 1583, per la quale solo il re aveva il
diritto di levare truppe nel regno, principio che
però fu violato durante la guerra civile. Per
mestres de camp della fanteria presero il titolo di
colonnello mentre gli ufficiali che comandavano la cavalleria mantennero il titolo di mestre de
camp. Questi ufficiali, proprietari della loro
unità, erano a volte dei grandi signori che non
le comandavano personalmente. Si trovavano
allora come capi effettivi dei colonnelli-tenenti
e dei capitani-tenenti da non confondere con i
tenenti-colonnelli e i tenenti. Queste denominazioni restano in uso fino al 1789. Così i reggimenti svizzeri furono costituiti in virtù di
“capitolazioni” stipulate sia con dei colonnelli,
sia con dei cantoni svizzeri. I reggimenti o la
compagnia diventavano elementi del patrimonio, trasmissibile e cedibile, ma occorreva che il
STORIA MILITARE
re desse il suo gradimento all’ acquirente che to che per gli uomini presenti. Questo sistema
doveva soddisfare delle qualità di competenza, funzionava male. Il re pagava male e in ritardo.
Il capitano doveva
anticipare il denaro di
tasca propria per conservare i suoi uomini.
Così le diserzioni
erano frequenti. Per
contro gli ammutinamenti, sorta di scioperi, erano rari. Un capitano onesto non poteva vivere, tanto più
che doveva far curare i
malati e ancora nei
primi anni della guerra riscattare eventualmente gli uomini prigionieri. Spesso il
capitano non era onesto. Oltre al saccheggio del paese occupato, per incassare di più
utilizzava ingrossare
gli organici durante le
poiché il sovrano conservava in suo potere la riviste con degli altri soldati presi a prestito da
nomina a queste cariche. Questo sistema si capitani, o più spesso con dei civili che seguivacombinava con la venalità delle cariche che si no l’esercito o degli abitanti del paese affittati
era introdotta nell’esercito nel XVI secolo. La per l’occasione. Queste frodi erano difficili da
proprietà della carica del colonnello o capitano scoprire. Non è stupefacente che si possa,
e la proprietà del reggimento o della compa- tenendo conto in più delle perdite reali, valutagnia potevano essere separate. I due problemi re gli effettivi presenti al 60% degli effettivi teoessenziali che si ponevano erano il reclutamen- rici che il re pretendeva di avere (5).
I capitani di nomina regia erano così proto degli uomini e il mantenimento dell’esercito. Il reclutamento dei soldati sfuggiva comple- prietari della loro compagnia, di cui garantitamente al re. Era nelle mani dei capitani che vano il reclutamento e il mantenimento grazie
agivano per l’intermediario dei sergenti addetti al denaro ricevuto dal sovrano. Il sistema
al reclutamento. Un contratto orale (bere alla “imprenditoriale” fu abolito in Francia nel
salute del re) o scritto legava il capitano e la 1763, i capitani cessarono di essere i proprierecluta per il servizio del re. Il capitano versava tari della propria compagnia e successivamenalla recluta il premio d’ingaggio argent du roi, te anche della carica d’ufficiale. In questo
alto secondo l’età, la taglia fisica, l’esperienza modo si costituì un esercito nazionale sempre
militare. Questo denaro serviva spesso ad estin- più controllato dallo Stato e legato al sovrano
guere un debito o pagare un’ammenda. Il capi- (6). Oramai era in atto un’evoluzione dell’etano equipaggiava il soldato. Per queste opera- sercito, che lo portava a diventare più “ammizioni il capitano riceveva dal re una somma di nistrativo”, rispondente alle esigenze di uno
denaro per recluta. Così doveva presentare i Stato, che tra mille difficoltà, si trasformava
suoi uomini alle “mostre”, le riviste, fatte per i in nazionale e moderno, come noi tutti oggi
commissari delle guerre. Il soldo non era paga- lo intendiamo.
(5) A. Corvisier, La France de Louis XIV (1643-1715) . Ordre intérieur et place en Europe, SEDES, 1989, pp. 175-183.
(6) A. Corvisier, Armée et sociétés en Europe de 1494 à 1789, Presses Universitaires de France, 1976, pp. 78-99.
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